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Autore: mortifero    29/03/2023    1 recensioni
Rick ha conosciuto altri suoi simili abbastanza da delineare i tratti comuni, i cliché, definendo profili di esseri tanto boriosi quanto, in realtà, insignificanti. E lui non è da meno.
Sa quanto basti poco per avere un Rick sull'attenti: minaccia la vita del suo futuro scudo umano e sono guai.
Sa cosa deve fare per attirare l'attenzione di Prime.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Morty Smith, Rick Sanchez
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Primi incontri



Morty sta crescendo. Rick, anche se ama non apprezzare i piccoli dettagli, vede come quel dodicenne pasticcione e insulso si sia trasformato in un quattordicenne che, tutto sommato, la sua strada la sta trovando, perché costretto a farlo, a crescere troppo in fretta. Non può negare però, che un Morty spinto al limite faccia paura. E soprattutto schifo, quando rivede nei gesti, nel fuoco indomabile dello sguardo, qualcuno in particolare.

Rick si sente un distruttore, ogni volta che prende da Morty una delle ultime parti del ragazzo dolce che è stato. Altre si sente un benefattore, perché pensa di cosa sarebbe capace Prime e, tutto sommato, il lavoro di Rick è solo un graffio.

L'ho salvato da suo nonno. La bugia istruisce le sue fauci insieme al bourbon, che la rende sempre più dolce. Se non sa difendersi da me che gli voglio bene, come potrebbe mai tenere alta la guarda con un essere spietato come il suo vero nonno?

No, solo nonno biologico. Prime non è il vero nonno di Morty. Non ne ha il diritto.

Veleno sbava dalle sue labbra, ma in realtà nasce dal profondo delle sue fibre ogni volta che la mente si ritrova bloccata in quel giorno, a quel maledetto evento. Rabbia funesta vuole che ad ogni lacrima trattenuta scoppi una tempesta. Deve scappare da lì, dal proprio subconscio.

Ripercorre a piccoli passi con la mente il suo passato e, paradossalmente, per non annegare in turbini di pensieri catramosi e tossici, l'unica soluzione è il ricordo di Morty.

La prima volta che l'ha visto. Non è stato quando la sua navicella si è scontrata sul tetto di casa della famiglia Smith, durante l’incendio, in cui la sua figura è strisciata fuori come un demone attraversa le fiamme dell’Inferno, no. In quel momento il suo piano era il prodotto di un pasticcio ubriaco, il quale prevedeva l'uccisione di tutti i membri dell'unità familiare eccetto Morty, che avrebbe rapito, e il resto non lo sapeva bene nemmeno lui.

Da lì, forse, l'inizio per la contorta ossessione nei confronti dell'unico prodotto ben riuscito della sua nemesi. Morty è stato nel suo mirino per un bel po', fin dalla nascita.

Rick ha conosciuto altri suoi simili abbastanza da delineare i tratti comuni, i cliché, definendo profili di esseri tanto boriosi quanto, in realtà, insignificanti. E lui non è da meno.

Sa quanto basti poco per avere un Rick sull'attenti: minaccia la vita del suo futuro scudo umano e sono guai.

Sa cosa deve fare per attirare l'attenzione di Prime.

È notte quando, per la prima volta, i suoi occhi azzurro ghiaccio incrociano quelli di un bebè che non riesce a far la nanna. Il piccolo non sembra essere spaventato dalla sua presenza, strano. Forse non l'ha riconosciuto. Forse, e questo fa estrarre subito la pistola dalla fodera del suo camice, il piccolo Morty è abituato alla sua presenza, o meglio, a quella di Prime. E se la sua controparte è stata qui, significa che pure l'arcinemico può essere anticipato, controllato: pure lui interessato alle future risorse che disporrà quel lattante? Bene. Molto bene.

Ha già ucciso bambini, sarebbe la prima volta che tocca qualcuno della sua specie. E non è un bambino qualsiasi, quello che sta puntando.

Il nipote di colui che ha ammazzato la sua famiglia. Lo strumento umano creato ad hoc.

È un processo semplice: punta la pistola al moccioso, minaccia la sua vita, fai scuotere le viscere del tuo rivale dalla paura.

Fagli capire come si sente a perdere le uniche persone che abbia mai amato.

Ma Rick Prime non ama nulla. Niente se non se stesso, ma solo il proprio se stesso. Rick sà che la sua controparte non ha mai avuto alcun sentimento di cura nei sui confronti, affatto. Non ha mai amato lo spirito della vita, il profondo senso di compassione che brucia la gola, la passione per l'altro che insorge, perché è necessario aiutare i propri simili per far progredire la specie. Madre Natura grida.

Tutte emozioni che corrodono e annichiliscono lo spirito di Rick che, con gli occhi lucidi, abbassa lentamente la mano che impugna l'arma.

Occhi scuri lo guardano con curiosità, e sono così grandi per un corpicino così piccolo. Gorgoglia e balbetta, il bebè, come a voler dirgli qualcosa, forse chiedergli "Chi sei? Che fai?". Un piccolo cuore che batte e che non se lo aspetta, che quell'uomo è lì per ucciderlo, per pareggiare un conto dove lui, appena nato, non c'entra nulla. Non se lo aspetta, che il mondo è impregnato dal male, male da cui discende e vive nel suo sangue. Giovane e pieno di vita come...

Rick trema e se una lacrima scende sul suo viso, il bebè non sarà mai in grado di notarlo, perché con un movimento fulmineo l'uomo è scomparso.


Il secondo giorno in cui entra nella stanza di Morty, Rick non lo sa davvero il perché. Sa solo che lo fa, per sedersi in una sedia e osservare. E aspettare. Sta sempre rigido sull'attenti, sia mai che si aggiunga anche un terzo in particolare. Vede il piccolo fare gorgoglii, suoni che simulano parole, indica lo spazio con le piccola dita per suscitare una reazione nell'adulto. Rick rimane impassibile. Starà contribuendo al neglet emotivo che sarà irreparabile nella futura personalità adulta di Morty? Forse. Non importa.


Fa così pure il giorno a seguire, e ancora, e ancora...

Passano mesi di silenzi meditativi. Rick ha gli occhi rossi ed è consumato vivo dalla rabbia, perché Morty lo rende così...debole. Impotente. Inizia ad odiarlo, ma ritorna sempre nella sua stanza, a vedere cosa potrebbe succedere, come sta.

Una volta Morty è scoppiato a piangere. Niente segni da alcun scienziato sociopatico. Nemmeno dai suoi genitori. E Rick ha aspettato prima di fare qualcosa, perché, dannazione, hai un Rick vendicativo affianco al tuo futuro scudo di onde celebrali, e non te ne frega niente? Guardalo mentre piange! Gli sono così vicino che posso metterci tre secondi ad ammazzarlo!

Morty soffre e nessuno è lì per lui.

Rick mentirebbe se dicesse che non invidia nemmeno un po' l'atteggiamento di Prime. E lo fa.

Ma dentro di sé sboccia come un fiore candido la dolce rassegnazione che Prime non si farà mai vedere. Brucia in Rick la sconfitta, l'impossibilità di prevedere le mosse del nemico. Come potrebbe mai trovarlo? Tabula rasa, niente, nessun indizio. Ma dolce anche, in piccola parte, l'ultima gentile carezza: quel piccolino, forse, non sarà mai rovinato. Non da Prime, almeno.

Prende il bimbo in braccio, il corpicino caldo e tenero. Lo culla come non ha fatto da anni, qualcosa in lui per un momento si ripara, e nessuno oltre Morty può notare il suo sguardo addolcirsi, parole calmanti sussurrate così piano, come se si vergognasse ad avere ancora un cuore.

Morty, il nipote che avrebbe anche lui se solo...

Se solo Beth e Diane non fossero morte.



Un pomeriggio in cui Beth e Jerry sono impegnati ad urlarsi addosso e Summer è ancora a scuola, Rick porta a Morty dei nuovi giochi. "È arrivato b-babbo natale in anticipo, bello!".

È ancora troppo piccolo per compiere delle operazioni che gli psicologi dello sviluppo denominano come formali. Non ha ancora ben chiaro che, se Rick gli nasconde un pupazzo dietro un mobile, esso non sparisce nel nulla. Si trova nella terza parte dello stadio senso-motorio, quello della scoperta del mondo esterno. Lancia gli oggetti in giro, per capire che effetto hanno sull'ambiente. Un pupazzetto cade a terra e rimane là. Si approccia alla fisica di base per la prima volta, il suo piccolo scienziato rompiballe. Esiste la forza di gravità, che cosa incredibile!

Ha già tentato di mordere Rick varie volte, per capirne le conseguenze. Piccolo spoiler: non sono buone.

Oppure ha già provato a tirare le maniche del camice di Rick, vedendo come effetto l'uomo che gli presta più attenzione.

Attenzione sembra sempre la parola chiave con Morty. È un bambino che alterna grandi momenti di tranquillità con grossi capricci. Piange, scalcia, urla e strepita per avere qualche occhio puntato su di sé. Sarebbe un bambino normalissimo se solo il neglet emotivo non lo avesse impossessato come un incubo imprigiona a sé un sogno sereno, derubandolo di ogni tranquillità ed equilibrio. Ad un occhio esterno quei capricci sembreranno i soliti di un bambini viziato, ma Rick (non se lo è aspettato neanche lui) è come se sentisse una sinergia con quei pianti. Morty soffre ed è solo, ha bisogno solo di qualcuno che lo noti.

Rick lo sa.

Il piccolo Morty tentenna alla vista dei blocchi che il nonno gli ha portato, cercando perennemente con lo sguardo Rick, come se avesse bisogno di conferme per poter giocare. Le sue manine sembrano ben attente a non sfiorare i blocchi, come se temesse una punizione. Rimane fermo ed respira irregolarmente, in ansia. Non si lascia trasportare direttamente dal gioco, come farebbe ogni bimbo cresciuto in un contesto familiare che dà sicurezza.

Quelli che gli sta dando, Rick nota, sono i soli veri giocattoli che ha, e che ogni volta è costretto a portar via per non venire scoperto. I cubi, gli arachidi, i Sapientino, la lampada, le macchinine e la lampada a forma di elefante. Ecco i regali di Rick. Il resto dei giochi di Morty? Gli avanzi di sua sorella. Nessuno che lo prenda in considerazione come entità propria.

Morty ha una madre, un padre, una sorella. Eppure quel bimbo è così solo.

Anche Rick lo è.


Morty ormai ha un anno. Sei mesi sono passati dal loro primo incontro. E Rick è sempre lì, a sgattaiolare nella sua stanza il pomeriggio tardo o la notte fonda. A volte si sente un parassita, o addirittura un spirito che nessuno ha chiamato, eppure eccolo lì.

"Tesoro, credo che nostro figlio riesca a vedere i morti!".

"I fantasmi non esistono, Jerry".

"Allora chi è l'essere blu che disegna sempre? Ho tanta paura!".

Rick ha alzato gli occhi al cielo. Non capisce come fa sua figlia (la figlia di Prime) a sopportare un'idiota del genere. Peggio ancora, a lasciare che tutta quella demenza influenzi i geni della sua prole. La vittima con maggiori danni è stata proprio Morty, che ci sta mettendo più dei suoi coetanei a dire la sua prima parola. Dovrebbe aver assimilato il proprio linguaggio da un bel pezzo. Capisce le parole, ne comprende il significato, ma non ha mai detto una parola per intero.

Pure Rick ci ha provato, a dargli qualche indicazione. Quel pomeriggio si portato con sé un libro pop-up per bambini proveniente dalla Nebulosa 31, il cui protagonista è un mercenario intergalattico, che sconfigge mostri e ha il favore di belle pulzelle aliene. Forse Morty ha bisogno degli stimoli giusti, che non siano parole banali come mamma, pappa, cacca.

Entra nella stanza del piccolo con minore cautela rispetto al solito, tanto, se mai dovesse entrare qualcuno, ha degli strumenti nuovi di zecca che fanno al caso suo: un prototipo di pistola cancella ricordi è pronto nella sua tasca. Come ogni volta, estrae un cubo che poggia per terra, e il diametro della forma tridimensionale sembra espandersi lungo tutta la stanza. Ora è protetta da un campo di insonorizzazione di ultimo livello. Nessuno da fuori può sentirlo. Che entri qualcuno, quindi, è solo una sconveniente probabilità ridotta.

Morty corre verso di lui, sorride e balbetta, emette delle lallazioni. Pronuncia le parole a metà. Il nome di suo nonno sembra l'onomatopea di un singhiozzo, "ick". Allunga le braccine vero il vecchio, in richiesta di essere preso in braccio.

Rick cerca di evitare il contatto fisico, distraendo il piccoletto: "ehi, guarda che cosa ha qui il nonno".

Il bimbo si avvicina alla novità, attende una conferma prima di strappare il libro dalle mani di Rick. Si appoggia a terra per guardare meglio da vicino le figure. Ammira la copertina e sfoglia le prime due pagine. Poi richiude subito il libro, e ritorna sul suo tappetino a giocare come prima.

Rick non demorde alla bocciatura e insiste: "Vuoi che il nonno legga per te, Morty? Come l'altra vota?".

Morty scuote i boccoli scuri che contornano il suo viso da cherubino. Agita le manine sul foglio ed emette un gridolino. Che preferisca disegnare non è un mistero. Anzi, pare anche andarne orgoglioso, di quello che fa, che subito va verso suo nonno a mostrargli la sua opera d'arte: un ritratto di famiglia, più qualche soggetto naturale. C'è un fiore che è molto più alto del Rick raffigurato.

L'idea di famiglia di Morty è un passaporto per la sua psiche e il suo modo di vedere il mondo. Vicino a lui, al lato sinistro, c'è una figura dai capelli rossi, che non è altri se non Summer. A destra, un essere blu e dalla capigliatura spigolosa, e un calore si irradia nelle membra di Rick quando si riconosce. Non è l'artificio dell'alcol, né l'eccitazione nata dell'eros. È un calore dolce, confortevole. Sa di casa, di famiglia. Parole a cui Rick non pensa spesso perché una famiglia non ce l'ha più, e a casa propria non vuole proprio tornarci. Preferisce stare con il marmocchio.

Vicino al disegno di Summer, c'è colui che presumibilmente è Jerry. Tra Rick e il fiore, Beth.

I genitori di Morty sono completamente lontani da lui.

Rick sembra rimanere fisso sul disegno di Beth. Poi lo indica con un dito, e si risolve al piccoletto: "Questa chi è?".

"Mh-mh".

"Mh-mh non è una parola, Morty. Riprova".

Morty scoppia a piangere.

Rick va in panico.

Si guarda intorno come se l'ambiente potesse suggerirgli come far smettere di piangere il bambino. C'è un peluche con cui fargli giocare per distrarlo? (Rick si ucciderà se dovrà di nuovo fare le vocine). Un ciuccio per tappargli la bocca?

Prima che agisca, trova il piccolo rannicchiarsi sulla sua gamba, il viso tondo arrossato e gonfio, gli occhi ricolmi di lacrime che inzuppano il tessuto dei pantaloni. Rick inclina il capo per avere una migliore angolazione della scena e, spontaneamente, la sua mano trova spazio in quel cespuglio scuro di capelli arruffati.

È la prima volta che lo fa e non sa che negli anni successivi sarà dipendente da quel gesto. L'unica carezza che potrà ancora concedergli e concedersi.

"S-senti, M-morty, che ne dici se il nonno ti legge una storia, e diciamo addio alle brutte parole difficili?".

Morty annuisce piano, rincuorato, abbandonando a piccoli passi la coscia di Rick. Si siede di fronte a lui, sul tappetino da gioco, e suo nonno che gli sembra un grosso gigante buono. La frustrazione per le parole troppo difficili da pronunciare man mano svanisce.

Rick riprende il libro con disinvoltura e cerca di farsi comodo sulla sedia. Non sa nemmeno lui con quale pazienza sta facendo ciò, ma una forza più pungente in sé prende il sopravvento e rende le sue azioni automatiche e spontanee. Una parte più inconscia di lui avrebbe voluto poter aver fatto queste cose con la propria Beth, e avrebbe adorato ogni istante del tempo passato insieme.

"Le avventure del terrorista Dick", legge ad alta voce, traducendo la lingua di Nebulosa 31 per il bimbo. "Lui è Dick. Dick è un terrorista".

Mostra poi le immagini al piccolo, per dargli concretezza della scena. Ecco la figura di un uomo allampanato e pallido, armato fino ai denti di arnesi bellici alieni. Morty spalanca gli occhioni, affascinato alla vista, e con le mani mima il gesto di una pistola. Qualcosa in Rick si fa più leggero mentre trattiene una piccola risata.

"Ogni volta che Dick il terrorista va per villaggi, ruba e uccide".

Rick ripete lo stesso gesto del mostrar le figure. Morty questa volta non sembra estasiato dalla scena, affatto; un po' curioso, ma senza dubbio incerto su come interpretarla. Questo bambino è il più lontano possibile dal concetto di morte.

"Caos e distruzione sono il risultato delle sue azioni".

L'attenzione di Morty non è ancora vacillata, e questa è una buona cosa.

"Il terrorista Dick va a letto con tante femmine, ma non le ama". Morty ha l'aria un po' confusa. Rick si stringe nelle spalle. "Lo capirai da grande, lascia stare". Sfoglia le prossime pagine e vede come ci siano disegni molto più dettagliati di accoltellamenti, spari, torture. Decide che è meglio evitarle, con improvviso spirito pedagogico.

"Questo, bambini, è un libro per ricordarvi che il fuggitivo terrestre col nome di Rick Sánchez è pericoloso, se lo incontrate non avvicinat— beh, devo dire che non è una lettura davvero formativa".

A pagina successiva, una sua foto segnaletica. Sbuffa e alza gli occhi al cielo, ma un'improvvisa idea esplode bella sua mente come fuochi d'artificio: eureka!

Un ultimo tentativo ne vale la pena, no?

"Guardalo! — indica l'immagine di sé stesso al piccolo — chi è?".

Il bimbo lo indica con un dito.

"Nonno Rick, esatto. Riesci a dire il mio nome?".

"'ick".

"Riprova".

Morty stringe le dita in piccoli pugni. Rick spera non si sia messo a fare la cacca proprio ora. "ick".

"Ancora", lo stimola. "Rick. Ripeti con me: Ri-"

"’i".

"Ri -"

"Wi -".

"Va bene", gli concede. "Ora aggiungilo a 'ck".

Morty appare ancora confuso, e Rick vorrebbe sprofondare. Davvero non ha preso niente dei geni Sánchez?

"Ripeti con me: Ri-ck".

"Wi-ck".

"Ora uniscilo".

"Wick".

Ha parlato!

Morty ha parlato!

E ha detto il suo nome!

Rick può giurare che una nuova lettera si è unita al suono "ick".

"Rick". La sua prima parola è stata "Rick"! O meglio, “Wick”, ma poco importa.

Prende il bebè in braccio ed esulta, lasciandolo pericolosamente per aria, per poi riprenderlo.

Rick, per la prima volta dopo anni, sente un sorriso sincero solleticargli le labbra.




NdA


Io fermamente convinta che Rick, con Morty che era piccolo, fosse stato davvero dolce nel relazionarsi (dopo aver tentato di ammazzarlo lol), perché, infondo, chi se lo sarebbe ricordato? Sicuro non Morty :p

E bisognava dare una spiegazione al fatto che nei ricordi di Rick (quelli della prima stagione, con Evil Rick) ci fosse baby Momo!

Forse un po' OOC in alcune parti (?), ma ripenso anche alla foto nella casa di Birdperson, con Rick che teneva in mano tutto orgoglioso un Morty completamente terrorizzato. Anche se era un Rick di un'altra dimensione, secondo me tutti i Rick, appena vedono un baby Morty, perdono la testa. Vorrebbero essere i gelidi cinici distaccati, ma falliscono davanti a quel bebè.

Da studentessa di scienze dell'educazione, scrivere questa OS è sembrata quasi un ripasso, soprattutto visto che alcune scene sono fortemente ispirate a degli esperimenti sul neglet emotivo nei bimbi. Ma devo dire che mi è piaciuto, nessuno considera abbastanza Morty bebè.

Non è taggata rickorty o pensata come tale. Mi farebbe specialmente senso il toddlercon perché io coi bimbi di quell'età ci lavoro (è solo stage, but still). It's a big no for me, sorry.

   
 
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