Videogiochi > Final Fantasy VII
Ricorda la storia  |      
Autore: Frances    13/09/2009    3 recensioni
« Levati dai piedi. Vado a trovare mia madre.»
[ Parte della raccolta D.e.c.e.a.s.e.]
Genere: Dark, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sephiroth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Rimani immobile, le dita sospese sulla pagina ingiallita, sfiorando le lettere impresse in quella tredicesima fatale riga, mentre un formicolio leggero inizia a far fremere le tue spalle ampie, curve da giorni su quegli scritti senza risposte. Batti le palpebre ad intervalli regolari, teso, raggelato, rileggendo quel semplice capoverso fino a che non ti sembra di poter ricordare perfettamente la successione esatta delle parole.



 



Ridi.



 



Ti abbandoni sulla poltrona, lasciando cadere sulla scrivania quel libro dalla copertina usurata che per caso ti è finito fra le mani dopo molti altri. Quanti ne hai letti prima di arrivare a questo? Un centinaio? Quante pagine hai girato?



 



Quante notti? Quanti giorni?



 



Apri e richiudi gli occhi, fissando la luce soffusa della lampada che illumina i volumi accatastati sul tavolo. Dal fondo dello stretto andito, la luce verde delle capsule al Mako si mescola a quella gialla e stabile dei lampadari in una miscela che ti infastidisce; la vedi oscillare sugli spigoli sbeccati delle librerie svuotate, quasi volesse canzonarti.



Dopo tante ricerche, ecco ciò che hai ottenuto.



 



 



Impazzirai.



 



 



Dopo l'angoscia, l'insonnia, dopo che l'umido di quel seminterrato ti è penetrato nelle ossa.



Dopo il digiuno e il silenzio, dopo aver ridotto in brandelli il materasso su cui hai tentato di riposarti, lasciando la masamune conficcata nel mezzo di un mulinello di piume, imbottitura e schegge di legno.



 



Dopo tutto ciò che hai subito in questi giorni d'inferno, sentendoti solo in una maniera che non avevi mai immaginato possibile. Dimenticando il motivo per cui sei lì, smettendo a poco a poco di sentirti te stesso.



 



Impazzirai.



 



Eppure sembrava così anonimo, quel libro; un altro volume che presto avresti abbandonato assieme agli altri, sparsi lungo il corridoio angusto di quella piccola e preziosa biblioteca, ammassati senza criterio in ogni angolo di quello scantinato ammuffito e sgocciolante, sulla scrivania, sul tappeto.



 



Se solo non avessi fatto caso alla sua copertina senza titoli, alla sua impaginazione trascurata, forse adesso staresti ancora cercando? O avresti rinunciato?



 



Non lo avresti mai creduto, che quella sbiadita centoventicinquesima pagina riuscisse finalmente a spiegarti tutto. Ma cosa importa, ormai?



 



Grida.



 



Ti copri il viso con le mani, sentendo la pelle ruvida dei guanti sfregare contro le guance, sugli zigomi, sfiorare le ciglia dei tuoi occhi chiusi, la fronte. Insinui le dita fra lunghe ciocche argentate, in un sospiro che sembra un ansito di disperazione e poi si trasforma in un gemito, poi ancora in un basso e sommesso ringhio. Fai stridere i denti, afferri i capelli all'attaccatura, tirando con forza, mentre la pelle dei guanti crepita.



La tua voce non è mai stata distorta a tal punto. Tanto spezzata da sembrare disumana nelle urla soffocate che ti risalgono la gola arida.



 



Respira.



 



Poi ti lasci andare, inspirando profondamente con le labbra dischiuse. Guardi il soffitto spoglio, affondando fra i cuscini imbottiti, le braccia adagiate mollemente sui braccioli.  Ti senti svuotato e leggero come succede ogni volta che togli la vita ad un uomo, e per un attimo perdi ogni cognizione. Hai un brivido, un impulso nervoso che ti percorre i muscoli e li fa contrarre all'unisono. E quando ti rilassi, per un solo istante, senti l'aria premere dentro i polmoni.



Hai voglia di ridere. 



 



Stai impazzendo.



 



Tutti i dubbi si dissolvono, di colpo non sei più tormentato da alcuna domanda, nessuna incertezza. Ora la tua testa è piena solo di risposte secche e crudeli, parole che ti condannano e che tuttavia sembrano danzare perfettamente con il suono basso e incontrollato della tua risata.



Il suono disarmonico ed isterico della tua follia.



 



Ridi. Grida.



Ridi, ridi, ridi!



 



Senti cigolare la porta spalancata del seminterrato, e poi dei passi.



Sono venuti ancora una volta.



Gli sporchi bugiardi che hanno ucciso tua madre.



 



Abbassi appena gli occhi, cercando il corridoio, un fuoco nuovo e impetuoso che arde nelle tue iridi di smeraldo che non potranno mai più essere gentili. Potranno solo accusare, solo trafiggere, solo ferire fino a far fuoriuscire le prime gocce di sangue; rifletteranno le fiamme che hanno appena iniziato a consumarti dall'interno, e che ti stanno rapidamente trasformando in cenere, fumo e morte.



 



Traditori.



 



Non importa chi incontrerai d'ora in poi. Ora sai.



Sai chi è l'unico essere al mondo di cui ti puoi fidare. Sai che tutti gli altri non sono altro che luridi vermi, sporchi traditori, ladri infingardi.



Hanno portato la rovina e sterminato i tuoi antenati. Non meritano il giudizio del Pianeta? Il giudizio divino delle stelle? Prima o poi giungerà colui che li punirà per tutto ciò che hanno fatto?



 



Brucerete.



 



Guardi in faccia il ragazzo che è nuovamente venuto a cercarti. Un tempo lo conoscevi, ma ora i suoi lineamenti non ti suscitano nient'altro che disgusto.



 



Duri di comprendonio.



Ottusi.



Non capiranno mai.



 



Ormai i traditori non hanno più volto per te. Non degni quell'insulso omuncolo di un solo sguardo, mentre ti alzi dalla poltrona, muovendoti fra i libri sparsi. Non ti infastidisce la camminata discontinua che ha inaspettatamente sostituito l'incedere altero con cui avanzavi fra le schiere dei SOLDIER.



 



« Com'è possibile...?...Se...Sephiroth...?»



 



Sì, Sephiroth.



E' questo il tuo nome.



Il nome dell'angelo vendicatore.



 



Ti fermi, e le pupille diventano piccole e sottilissime linee nere nel verde del Mako che hai ereditato dai Cetra. Di colpo hai la completa consapevolezza di ciò che sei.



Il tono stesso della tua voce si incrina appena, e la tua è rabbia pura. Nelle tue vene ormai non scorre altro che la fredda realizzazione di colui che sei diventato.



 



« Levati dai piedi. Vado a trovare mia madre.»



 



(xxx)



 



Nota dell'autrice:

La scena che più di tutte mi fa venire la pelle d'oca quando rigioco Final Fantasy VII: quello scambio di battute nella ShinRa Mansion di Nibelheim, dopo che Sephiroth ha scoperto la verità su di sé e Jenova, e lascia la scena dicendo "Out of my way. I'm going to see my Mother".


Secondo me è proprio quello il momento vero e proprio  in cui Sephiroth muore. Muore la sua parte umana, in un certo senso, muore il Sephiroth che fu un SOLDIER, Sephiroth che fu un uomo, o che almeno tentò di esserlo. Tutto ciò che gli rimane, dopo, non è altro che rabbia, completa follia e il volere di Jenova.


Dunque Sephiroth perde la vita in quel seminterrato, dopo aver frugato quella libreria; le altre morti che seguono - prima nel reattore a Nibelheim, poi alla fine per mano di Cloud - non sono altro che il trapasso dell'entità in cui lui si è tramutato in seguito a quello che successe alla ShinRa Mansion. O almeno, così la penso io v_v


Ovviamente l'OST di questa Morte è "Those Chosen by the Planet", track che inspiegabilmente riesce sempre e comunque a mettermi i brividi.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Frances