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Autore: Altair13Sirio    01/04/2023    0 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Dopo un po' di bagordi, ordinato un po' di cibo spazzatura e consumato qualche gioco di Hoshi, i ragazzi – e Rin – cominciavano ad annoiarsi un poco e fu lì che il padrone di casa decise di ricorrere al gioco più vecchio del mondo, perfetto per serate come quella da passare in compagnia: il gioco della bottiglia.
Solo che, come fatto notare da Rin, essendoci solo maschi nella stanza sarebbe stato piuttosto noioso e non avrebbero potuto sfruttare pienamente il potenziale di quel gioco.
«E' vero.» Sbuffò Hoshi reggendo in mano la bottiglia di vetro appena svuotata. «Bé, io non avevo intenzione di baciare nessuno in ogni caso.»
«Ma dai, è divertente!» Lo prese in giro la ragazza. «E' quello il senso del gioco: affidare al caso cose che normalmente non si sarebbe in grado di fare.»
«Sì, ma se nessuno vuole farlo non è bello costringere gli altri…» Commentò Ryo che non aveva bisogno di prendere una sedia, essendo già di fronte al tavolino, impegnato a una partita a scacchi con Aki.
La ragazza sbuffò e allora accettò quel compromesso. «E va bene, niente baci o altre smancerie!» Fece la linguaccia a Hoshi dicendogli di essere un guastafeste, ma lui non capì perché se la fosse presa tanto; le piaceva così tanto l'idea di vedere dei ragazzi baciarsi?
«Mancano delle sedie?» Domandò Yoshiki avvicinandosi al divanetto. Tetsuya era accanto a lui e decise di sollevare una poltrona per assicurarsi che ci fossero posti a sufficienza.
Si sedettero tutti e sei occupando i posti dei due divanetti divisi dal tavolino basso dove stava svolgendosi anche la partita di scacchi, con Rin seduta sulla poltrona a metà fra i due gruppi di ragazzi e per un attimo sembrarono tutti attendere lei.
«Vediamo…» Disse pensierosa. «Possiamo anche fare degli obblighi da svolgersi in futuro?»
«Che vuol dire?» Domandò Aki, già preoccupato. La sua attenzione sulla partita calò per un secondo e non vide la mossa di Ryo, così quando abbassò di nuovo lo sguardo dovette chiedergli cosa avesse fatto.
«Per esempio, io posso chiedere a uno di voi di fare qualcosa che non è possibile fare qui… Non so, come rubare un'altra bottiglia di vino ad Hachi?»
«Sei pazza se credi che faremo una cosa del genere.» La silurò Yoshiki senza neanche alzare lo sguardo. Rin sghignazzò e rispose facendo l'occhiolino.
«Era solo un esempio!» La ragazza si strinse alla bottiglia e domandò con voce innocente: «Allora, ci state?»
Ci furono sguardi dubbiosi per un istante tra i ragazzi, ma tutti quanti accettarono. Ammisero che l'idea avrebbe reso il gioco ancora più sfizioso e così fu tutto pronto per iniziare.
Già al primo giro di bottiglia la tensione era alle stelle: nessuno voleva essere la prima vittima perché non avevano ancora idea di quanto in là si sarebbero spinti gli altri con le sfide.
La bottiglia rallentò piano, ma la persona che avrebbe dovuto obbedire fu già chiara ancora prima che si fosse fermata completamente: Yoshiki, che rimase a guardare il collo della bottiglia con indifferenza, ma che probabilmente stava mentalmente inveendo contro di essa.
Improvvisamente arzillo, Hoshi afferrò la bottiglia dicendo che le cose si stavano facendo interessanti e la fece girare di nuovo; fu un giro un po' moscio, la bottiglia oscillò rallentando bruscamente e si fermò puntando verso l'unica ragazza del gruppo, che non appena si rese conto di poter dare un ordine qualsiasi al ragazzo più minaccioso della squadra si mise a sorridere malignamente.
«Allora, Okagawa?» Bofonchiò lui restandosene con le braccia davanti al petto. Rin stava riflettendo e nel frattempo mostrava quel suo ghigno compiaciuto, conscia che quella avrebbe potuto essere l'unica possibilità di fargli fare qualcosa di veramente imbarazzante.
«Allora… Ho sentito dire che ci dai dentro con la palestra ultimamente, quindi perché non fai vedere a tutti i frutti del tuo lavoro?» Sghignazzò strofinando le mani come la caricatura del cattivo di un film.
«Dici che mi devo spogliare?» Commentò seccato Yoshiki, che però si stava già sfilando la giacca di dosso.
«E resterai a petto nudo finché non avremo finito il gioco!» Gli fece eco la ragazza agitando un dito nella sua direzione.
Yoshiki sbuffò vistosamente e mascherò una risata. «Se lo trovi così divertente…» E senza aggiungere altro ripose ordinatamente la giacca e si tolse la maglietta per rivelare il corpo talmente bianco da sembrare che brillasse di luce propria; il suo fisico asciutto definiva ancora di più i muscoli che, effettivamente, negli ultimi tempi avevano accumulato più massa lasciando così visibili con chiarezza i pettorali ancora non del tutto sviluppati e anche una leggera tartaruga, resa ancora più visibile dalla mancanza di fitta peluria che ci si sarebbe potuti aspettare dal più anziano del gruppo.
«Non hai freddo?» Gli chiese Tetsuya osservandolo con un sopracciglio inarcato. Yoshiki strinse le spalle e solo in quel momento si rese conto che la casa di Hoshi era molto ben riscaldata; non aveva sentito la minima differenza da quando si era tolto la giacca.
«Bravo, bravo!» Applaudì Rin mentre alcuni ragazzi sghignazzavano tra loro. «Questo è lo spirito giusto. Hai visto, Aki? Se fossi un po' più sicuro di te come Yoshiki, le ragazze cadrebbero ai tuoi piedi!»
«Io adesso cosa c'entro?» Sbottò il fratello di lei, chiamato improvvisamente in causa da quella che era sembrata tanto una frecciatina da parte della minore.
«Sicuro di non volere una coperta?» Ci riprovò Tetsuya ignorando il battibecco dei fratelli. «Sarebbe un vero guaio se prendessi freddo…»
«Rilassati, va tutto bene.» Lo tranquillizzò Yoshiki tornando a sedersi al suo fianco. «Piuttosto, è meglio se ti prepari mentalmente.»
«Perché?»
Sulle labbra di Yoshiki si formò un sorrisetto divertito. «Ho come il sospetto che il prossimo sarai tu, se la bottiglia capiterà di nuovo tra le mani di Rin! Sei molto più figo di me, in fondo.»
Quelle parole fecero avvampare Tetsuya, che al solo pensiero di doversi spogliare di fronte a tutta quella gente sentì i battiti del cuore accelerare un po'. Non era solo quello però, sentire Yoshiki che lo chiamava "figo" in qualche modo gli diede una sensazione tutta nuova, come se gli si stesse torcendo lo stomaco.
Rin richiamò il gruppo all'attenzione e si preparò a girare di nuovo la bottiglia: questa volta il giro fu breve, ma veloce. Il collo puntò direttamente ad Aki, che subito iniziò a guardarsi intorno con aria di panico. Rin sembrava divertirsi come se stesse già pregustando la sua prossima vittima, ma cercò di rassicurarlo e forse fu proprio questo suo atteggiamento troppo scuro di sé a costarle caro: quando girò nuovamente la bottiglia, le scivolò dalle dita e si fermò direttamente su Ryo, dall'altra parte del tavolo.
«Oh.» Fece quello alzando lo sguardo dalla scacchiera, impossibilitato a concentrarsi ancora sulla partita prima di aver sistemato quella faccenda. «Vediamo allora, cosa potrei chiederti…?»
Mentre si strofinava le guance con fare pensieroso, il suo sguardo catturò l'espressione sofferente del suo amico che sembrava starlo implorando di andarci leggero. Ryo non avrebbe voluto infierire troppo, ma quella situazione era troppo divertente per non approfittarne un po'!
«Racconta un episodio imbarazzante della tua infanzia… E Rin dovrà confermarlo!» Disse alla fine facendo schioccare le dita e indicando la sorella con l'indice.
Tradito, Aki abbassò il capo sconfitto e sospirò mentre gli altri attorno a lui sghignazzavano. «E va bene…» Borbottò. «Quando… Quando ero piccolo, mi facevo la pipì addosso.»
La ragazza del gruppo rise. «Questo lo fanno tutti da piccoli. Avanti, devi dirgli qualcosa di più succoso!»
L'intervento della sorella lo fece irritare e Aki iniziò a scuotere la testa. «Ah! Non lo so, non riesco a pensare… Okay, forse ci sono. Prima che… Che nascessi, mamma e papà pensavano che avrebbero avuto una femminuccia…» Lanciò un'occhiata nervosa attraverso la stanza, colpendo proprio Rin che nonostante l'anno di differenza era la sua copia sputata. «Così quando nacqui io, in casa c'erano solo vestiti da bambina… E per qualche mese mi fecero indossare quelli.»
Era evidente che dicesse la verità, il volto di Aki era diventato un tizzone e il modo in cui la sua voce si fosse gradualmente abbassata dimostrava il suo imbarazzo; tuttavia Rin fu comunque sorpresa perché non ricordava assolutamente quella cosa, e adesso erano tutti che attendevano la sua approvazione.
«Dici sul serio?» Borbottò incredula.
«Ma che… Secondo te mi inventerei una cosa tanto imbarazzante?» Le rinfacciò lui. E aveva ragione, ma Rin non riusciva comunque a crederci, era troppo assurdo anche per due sbadati come i loro genitori.
«Ci sono anche delle foto!» Intervenne poi suo fratello, quasi risvegliandola da quello shock in cui si era ritrovata. Rin sorrise intrigata e piegò leggermente la testa, nuovamente con quell'aria sbruffona con cui aveva iniziato la serata.
«Ah, davvero?»
In quel momento Aki si rese conto che avrebbe fatto meglio a tacere; non voleva che il prossimo obbligo diventasse quello di portare a Mistilteinn l'album di famiglia per confermare quel racconto.
Per distogliere l'attenzione dall'argomento, afferrò la bottiglia e in tutta fretta la fece girare, osservando nervoso gli occhi di Rin che continuava a sogghignare.
La bottiglia si fermò puntando Yoshiki: il ragazzo a petto nudo sbuffò sentendo di star venendo preso di mira da quel pezzo di vetro e rimase in attesa di scoprire chi avrebbe dovuto fargli la sua domanda. Il responso del secondo giro arrivò in fretta, indicando il padrone di casa che sembrò molto compiaciuto da quella situazione.
«Possiamo mettere la regola che non si può abusare del potere dato dalla bottiglia?» Domandò sarcastico Yoshiki alzando una mano. Subito Hoshi alzò la voce.
«Non cominciare, sii uomo e accetta il risultato!» Borbottò il piccoletto afferrando la bottiglia e puntandogli contro un dito con fare accusatorio. Yoshiki ghignò e gli disse di rilassarsi, ma Hoshi mantenne quel tono autoritario anche mentre gli diceva cosa fare: «Voglio che mi spieghi che cavolo fosse quel disegno nel tuo diario!»
Le risate del gruppo scemarono dopo quella richiesta. Gli altri non sapevano a cosa si riferisse, ma quando videro lo sguardo serio di Yoshiki pensarono che Hoshi avesse toccato un tasto molto dolente nel privato del suo compagno di stanza.
Ojizaki non stava ridendo; non era neanche infastidito o arrabbiato, ma la serietà nei suoi occhi e la totale mancanza di luce che li avvolse dopo le parole di Kondō fecero calare il gelo nella stanza anche dopo che ebbe finalmente aperto la bocca.
«Tutto qui?» Domandò facendo spallucce. «Era semplicemente un esercizio di disegno, un soggetto inventato su cui stavo facendo qualche prova.»
Hoshi fu preso un po' alla sprovvista dalla calma con cui gli rispose e non notò assolutamente il freddo che li aveva ormai inglobati. «Sul serio? Era veramente inquietante, non significa veramente niente?»
«No, niente.»
Hoshi rammentò la figura completamente nera munita di corna che sembrava quasi essere stata inserita con violenza tra le pagine del diario di Yoshiki e sentì che quella spiegazione non quadrava; una cosa così particolare non poteva essere frutto del caso. Ma per non ficcanasare oltre, preferì chiudere lì il discorso e gli altri gliene furono grati; da quel momento però, Yoshiki sembrò avere un approccio molto meno rilassato al gioco.
«Forza, gira la bottiglia!» Lo incitò Ryo dopo aver mangiato un pedone di Aki. Adesso l'attenzione dalla partita a scacchi era calata anche per i due sfidanti, curiosi di vedere che altro sarebbe successo ai loro amici.
Hoshi non se lo fece ripetere e dopo tre, quasi quattro giri, la bottiglia si fermò puntando proprio il ragazzo che lo aveva incitato. A Ryo quasi cadde il pedone alla mano quando si rese conto che la sua impazienza gli si era rivoltata contro.
Al secondo giro, la bottiglia si fermò nuovamente su Rin e questa lo osservò intrigata. Sembrava non aspettarsi quella occasione, ma in pochi secondi la sua espressione da poco di buono tornò a prevalere sul suo volto e la ragazza fu sicura di cosa domandargli.
«Voglio sapere a cosa si riferiva Kya quando ha parlato di un certo tuo "vizietto…"» Commentò pensierosa, ghignando compiaciuta. Ryo fu talmente sorpreso da quella domanda che alzò la voce incredulo, chiedendole come facesse a saperlo lei.
«Lo ha menzionato davanti a tutti al nostro primo incontro a Mistilteinn, quando ancora non ci conoscevamo bene.» Fu la risposta immediata della ragazza, che sembrava aver già trovato un modo per evitare che il malcapitato si rifiutasse di collaborare.
Ryo ci mise tre secondi a capire di cosa parlasse. «Ti ricordi una cosa del genere?» Borbottò sbalordito, più meravigliato che altro. Subito dopo si mise una mano sulla fronte e gemette. «E' la solita scema! Lo chiama "vizio," quando in realtà è successo una volta sola…»
«Che cosa?» Domandò Tetsuya incuriosito, invitandolo a raccontare.
Ryo era sprofondato nel proprio posto sul divano, quando si levò la mano dalla fronte fu chiaro a tutti come la cosa lo stesse imbarazzando e ci mise un po' a decidersi a sputare il rospo.
«Una volta rubai i suoi vestiti.»
La stanza scoppiò in un coro di risate sguaiate e Ryo rimase a subire la loro ilarità, sapendo di non potersi spiegare finché non avrebbero fatto silenzio.
«Scusami Ryo, ma non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te!» Anche Yoshiki ruppe la sua maschera per un attimo.
«D'accordo, lasciatemi spiegare!» Protestò il ragazzo vedendo che le risate non si fermavano. «Eravamo piccoli, va bene? Io e Kya ci eravamo conosciuti da poco e onestamente non avevo mai avuto una amicizia tanto stretta e… Mi mancava.»
Ryo lottò con l'imbarazzo per pronunciare quelle parole, sentiva che gli si sarebbe fritto il cervello di questo passo: le orecchie gli bruciavano e se si fosse visto in faccia, forse non si sarebbe riconosciuto per il colore acceso delle sue guance, fronte e naso.
«Un giorno le nostre famiglie andarono a un pic-nic insieme al mare. Kya aveva un vestitino bianco con dei fiori ricamati sopra, ma dopo aver fatto il bagno ed essersi cambiata, lo dimenticò in giro. Io volevo restituirlo, ma per qualche motivo decisi di infilarlo nel borsone…» Sembrava che ogni parola lo stesse facendo sprofondare ancora di più nella vergogna, non c'era modo di salvare quella situazione e in più le risate continuavano sommessamente. «Io… In quel periodo non potevamo vederci tutti i giorni e i pomeriggi erano interminabili e abbracciare i suoi vestiti mi faceva sentire meno solo! Era come avere una parte di lei sempre con me, potevo sentire il suo odore, immaginare le sue risate… E le pieghe del vestito si agitavano esattamente come quando lei correva in giro.»
Le parole di Ryo si persero nelle risatine degli altri, che non si aspettavano che il loro amico potesse essere così "deviante" in tenera età. Non potevano certo sorprendersi se Kya fosse cresciuta tanto attaccata a lui viste le premesse, eppure questo non faceva che rendere la loro situazione attuale ancora più incredibile; tuttavia nessuno volle riportare all'attenzione quella incresciosa questione in quel momento di spensieratezza.
«Conoscendola, non avrà mai smesso di ricordartelo!» Commentò Rin quando fu di nuovo in grado di controllare le proprie risate. «Un po' la capisco, è decisamente qualcosa per cui vale la pena di prendere in giro qualcuno a vita.»
«Fantastico, adesso non sarà solo lei a ricordarmelo nei momenti più inopportuni.» Borbottò il ragazzo, sapendo di essersi appena scavato la fossa da solo. Quando lo avrebbe saputo Kya, avrebbe riso per ore…
«Tranquillo, Sato. Non lo useremo mica contro di te quando meno te lo aspetti!» Sghignazzò Yoshiki raccogliendo la bottiglia e preparandosi a farla girare, il fisico allenato ora messo in risalto mentre si estendeva e lasciava flettere e tendere ogni singolo muscolo.
Yoshiki sembrò attendere molto prima di dare il via al giro, sembrò molto concentrato sul tipo di lancio che voleva dare alla bottiglia tanto da spazientire Hoshi, che alla fine lo incitò a darsi una mossa e dopo avergli lanciato un'occhiataccia, il ragazzo a petto nudo partì. La bottiglia si fermò proprio sul padrone di casa, atterrito all'idea di dover svelare qualche racconto imbarazzante come quelli di Ryo e Aki o peggio, dover obbedire a qualche folle idea dei suoi amici: era sicuro al cento percento che non si sarebbero risparmiati con lui, visto che aveva fatto il gradasso tanto a lungo.
«Sembra che hai visto un fantasma, Kondō.» Lo prese in giro Yoshiki. «Devo ancora fare il secondo giro, magari sarai fortunato e uscirà qualcuno gentile come Sato o Tetsuya.»
I commenti sghignazzati del ragazzo non lo tranquillizzarono e rimase a osservare la bottiglia che girava perfettamente orizzontale sul tavolino del suo soggiorno. Quel tiro sembrò non finire mai, la bottiglia girò ancora per una decina di secondi dopo essere stata lanciata e quando si fermò, ormai con il sudore che gli colava dalle tempie, Hoshi alzò rassegnato lo sguardo verso la persona che aveva indicato, la stessa che l'aveva fatta girare.
«Curioso.» Commentò Yoshiki, che sembrava star nascondendo molto male la propria soddisfazione. «Vediamo un po'… Se non sbaglio le cose tra te e Sakei sono migliorate molto, non è vero?»
Hoshi deglutì vistosamente prima di rispondere affermativamente. «Dovresti saperlo, lavoriamo alla grande assieme…»
«Già, ma ti sei mai veramente scusato per come ti sei comportato con lei?» Non usò mezzi termini: Yoshiki stava veramente scavando ora e non sembrava intenzionato ad andarci piano.
«C-certo che mi sono scusato con Momo!» Borbottò Hoshi. «Non ho bisogno che me lo dica tu per farlo… Io tengo molto a Momo, senza di lei non sarei uscito vivo dalla nostra prima battaglia!»
Yoshiki si accarezzò il mento. «Ma davvero? E lei sa che la tieni in così alta considerazione?»
«Che diamine dovrebbe significare questo?» Domandò imbarazzato Hoshi, che ormai si sentiva il soggetto di un interrogatorio. Yoshiki continuava ad andare a fondo nella questione, mettendolo a disagio di proposito e ancora non aveva dato voce alla sua richiesta.
«Mi domandavo semplicemente se lei sappia che pensi queste cose sul suo conto… L'assenza di un qualche tipo di riconoscimento o apprezzamento nei suoi confronti può finire per pesare, e anche se Momo è una ragazza abituata a dare senza chiedere niente, se non c'è niente di male da dire tanto vale farglielo sapere.» Spiegò l'altro continuando a muoversi come se stesse cercando di irritare l'altro di proposito.
«E'… E' impossibile per uno come me, fare una cosa simile.» Borbottò Hoshi distogliendo lo sguardo. «Momo sa che la apprezzo, punto!»
La stanza cadde nel silenzio, Yoshiki osservò il suo compagno con un sorriso divertito e non disse niente. Gli altri erano presi dallo scambio e non volevano intromettersi, sia perché ancora non avevano saputo quale fosse la richiesta di Yoshiki e sia perché in quel momento il ragazzo sembrava particolarmente preso da quel gioco e non avrebbe voluto interruzioni.
«Allora voglio che tu le faccia un regalo, la prossima volta che la vedrai. E che le dia un abbraccio!» Sbottò all'improvviso alzando le dita verso il cielo. Hoshi si voltò incredulo, la gola troppo secca per rispondere. «Può essere quello che vuoi, qualsiasi cosa. Ma devi farlo appena la vedi!»
«Ma ti sei bevuto il cervello?!» Sbottò Hoshi andando sulla difensiva. «Non potrei mai fare una cosa del genere, mi prenderà in giro a vita!»
«E perché dovrebbe?» Intervenne Rin. «Momo è molto più tenera di quanto possa sembrare e anche se non lo pensi, lei stravede per te! Sarebbe felicissima di ricevere un regalo da parte tua.»
«E non ti prenderebbe mai in giro per qualcosa che la farebbe sorridere.» Aggiunse Tetsuya piegandosi leggermente in avanti, le labbra piegate in un sorriso rassicurante. Hoshi in realtà avrebbe tanto voluto fare un regalo alla sua partner e sotto sotto sarebbe stato felice di un contatto tanto intimo come un abbraccio, ma non riusciva a immaginare la cosa senza sciogliersi dalla vergogna. E se Momo non avesse apprezzato? Non avrebbe più potuto guardarla in faccia.
«Bé, è deciso.» Borbottò Yoshiki preparandosi a lanciare di nuovo la bottiglia. Hoshi provò a ribattere, ma lo sguardo del suo compagno gli fece capire che fosse inutile insistere.
«E va bene…» Bofonchiò alla fine, cercando di mantenere un minimo di dignità, ma vedendo le proprie guance avvampare per l'imbarazzo. Un sorrisetto divertito si formò sulle labbra di Yoshiki a quella vista.
Mentre tutti pensavano che l'argomento fosse chiuso, Rin si avvicinò un po' e sussurrò quasi impercettibilmente: «Ti piace Momo, non è vero?»
Il ragazzo si voltò senza parole, incapace di ribattere mentre il suo volto diventava progressivamente più rosso ogni secondo che passava. Lo videro tutti scuotere la testa come se fosse attaccata a una molla, poi dalla sua gola venne fuori un rantolo soffocato e lentamente le parole iniziarono a formarsi.
«S-s-sei pazza?! Come ti viene in mente di dire una cosa del genere?»
«Allora, ti piace? La tua reazione è alquanto palese…» Sghignazzò la ragazza.
«Non mi piace Sakei!» Ruggì Hoshi, che però non fu preso sul serio da nessuno lì dentro.
«Guarda che non c'è niente di male ad essere innamorati! Guarda Matsumoto, per esempio…» Commentò Yoshiki alzando una mano di lato.
«Io non sono innamo…! Ah, ma perché mi sforzo tanto con voi deficienti?» Esasperato, il padrone di casa sembrò voler mollare quella discussione, ma Rin ci aveva preso gusto e l'imbarazzo mostrato dal suo compagno di squadra le aveva dato un'altra idea.
«Bé, Ojizaki ha ragione.» Disse unendo le mani come una contrattatrice. «E adesso mi avete incuriosita, quindi che ne dite se facciamo un altro gioco?»
Gli sguardi si spostarono su di lei, curiosi di cosa avesse escogitato adesso. Alla ragazza brillavano gli occhi, non guardò nessuno in particolare ma si rivolse a tutti: «Credo sia arrivato il momento di parlare di questioni di "cuore", in fondo è questo che si fa a questo tipo di feste!»
Le reazioni dei ragazzi furono molteplici: chi cercava di scansarsi e uscire dalla stanza, chi incredulo pensava che Rin stesse scherzando, ma anche chi era divertito dall'idea.
«Coraggio, sono solamente curiosa! E siamo tutti amici qui, sapete che non andrei a raccontare a nessuno queste cose…» Ci riprovò poi, sorridendo con meno malizia per far sentire tutti a proprio agio. «Proviamo con qualcosa di più semplice: chi pensate che sia la ragazza più carina della squadra? Comincio io?»
«Rin, non credo che sia perché ci sei tu che nessuno voglia parlarne…» Borbottò Aki, arrossito di colpo di fronte alla franchezza della sorella. «Queste sono semplicemente cose… Di cui non si parla, ecco.»
«Oh, fammi il piacere!» Sbuffò quella. «Kaoru non faceva altro che parlare di Aiko, prima che diventassero una coppia ufficialmente. Non vi prenderà in giro nessuno se mostrate i vostri veri sentimenti!»
«Ma che accidenti vuoi?» Commentò polemico Hoshi. «Io ancora non ho capito perché tu sia qui, perché dovremmo parlare di queste cose poi?»
«Perché è quello che si fa per costruire fiducia e per divertirsi assieme in questi momenti.» Rispose con tranquillità la ragazza. «Cioè, se non per questo, perché avresti dovuto invitare tutti i maschi a casa tua?»
Hoshi la guardò stranito, non riusciva a credere che Rin non pensasse neanche minimamente che quello non fosse stato parte dei suoi piani fin dall'inizio.
«Andiamo! Non avete voglia anche voi di liberarvi di quella sensazione di segretezza che vi opprime? Se avete qualcuno che vi piace e non potete parlarne, non sarebbe giusto sfogarvi un po' con gli altri, anche solo per sentirvi meno soli?» Rin fece andare lo sguardo da una parte all'altra della stanza, incrociando gli occhi con i più impavidi che osavano guardarla direttamente in faccia: Yoshiki, impassibile come sempre, e Tetsuya che ascoltava rapito.
Nessuno però rispose. Rin non si aspettava di certo tanto entusiasmo, ma aveva già pronta una soluzione. I ragazzi sembravano tutti come a un passo dal voler dire qualcosa, ma mancava a tutti quella spinta necessaria a lanciarsi; trovava quella vista particolarmente adorabile, i ragazzi così chiassosi e sicuri di sé ridotti a timidi agnellini. A quel punto fece la sua proposta.
«Allora che ne dite di questo…» Disse finalmente raddrizzando la schiena. «Io chiederò delle semplici domande e se volete potrete rispondere alzando la mano. Se non volete, pazienza. Nessuna pressione, non dovrete spiegare nient'altro se non ve la sentite. Ci state?»
Tetsuya alzò lo sguardo e balbettò: «M-ma… Perché?»
«Perché voglio parlare di queste cose?» Rispose lei con un sopracciglio inarcato. «Ehm… Perché è divertente! Voi non la pensate così?»
Silenzio, ancora una volta. Tutti i ragazzi evitarono il suo sguardo, Ryo addirittura si alzò dicendo che sarebbe andato a ordinare la cena, lasciandoli in cinque a fare quel gioco.
Rin ghignò vedendo che nessuno stava cercando di fermarla nonostante tutte le proteste, così si schiarì la voce e rifletté un attimo. «Vediamo… Direi di cominciare con qualcosa di semplice: a chi di voi piace qualcuno?»
La ragazza fu la prima ad alzare la mano senza alcuna vergogna, e rimase a osservare gli altri mentre decidevano come rispondere.
Furono tre le mani dei ragazzi a sollevarsi alla fine, primo fu Aki che si guardò intorno chiedendosi se qualcun altro avrebbe reagito, poi Hoshi che però fece una smorfia decisamente poco contenta, e infine Tetsuya, estremamente cauto nel proprio movimento.
Rin ammiccò abbassando la mano. «Ma davvero, Kondō? Che sorpresa!» Lo stuzzicò mentre quello incrociava le braccia e si mordeva una guancia.
«Chiudi il becco!» Ribatté burbero.
Rin non si sarebbe aspettata niente di meno. Felice che suo fratello avesse dato la spinta finale a partecipare, si sistemò meglio sulla propria poltrona e riprese il gioco: «Dunque, seconda domanda… La persona che vi piace fa parte della nostra squadra?»
Hoshi le lanciò un'occhiataccia; sembrava che stesse cercando, poco per volta, di far vuotare il sacco a tutti quanti. Ma la domanda di Rin era ponderata in effetti: inizialmente il risultato sarebbe sembrato ovvio, ma invece questa volta fu una mano in meno ad alzarsi, quella di Aki.
Rin abbassò la propria mano e sorrise al fratello. Ovviamente lei sapeva già tutto, il ragazzo non era bravo a mantenere i segreti, ma se poi aveva la possibilità di entrare nella sua testa ogni volta che pilotavano assieme allora ecco che ogni cosa non detta finiva per essere condivisa; in fondo lui aveva fatto lo stesso con lei. In ogni caso non avrebbe certo approfondito la questione di fronte a tutti.
La voce di Ryo al telefono li raggiunse per un momento dall'altra stanza; da una parte Rin era contenta che qualcuno si stesse occupando di ordinare la cena, ma dall'altra moriva dalla voglia di conoscere i veri sentimenti del ragazzo. Tuttavia comprendeva che quello fosse un argomento delicato per lui, per questo non aveva protestato quando si era alzato.
«Andiamo avanti.» Disse tranquilla. «Pensate di piacere a questa persona?»
Nessuno reagì questa volta. Rin sbuffò come se avesse di fronte una manica di bugiardi patologici e riformulò la domanda.
«Allora pensate di piacere a qualcuno
Ci volle un po' per avere qualche reazione e solo una mano si sollevò nella stanza, dalla stessa persona che fino ad ora non l'aveva alzata per niente. Yoshiki se ne era rimasto con le braccia incrociate fino a quel momento, ora sorrideva impercettibilmente di fronte allo stupore dei suoi compagni.
«Ah sì?» Commentò interessata Rin.
Yoshiki strinse le spalle. «Bé, credo.»
«E chi è la fortunata?»
Questa volta Yoshiki rimase in silenzio e distolse lo sguardo ridendo. Non si aspettava niente di meno da lui, ma Rin aveva pensato che valesse la pena di provare.
«Bé, almeno uno di voi è stato onesto.» Commentò sghignazzando. Nessuno volle ribattere, troppo timorosi di scoprire le proprie carte o forse troppo scaramantici per non volersi illudere.
La ragazza sospirò e rimase a pensare un attimo alla prossima domanda. Le venne da ridere quando la trovò e per un attimo pensò che fosse troppo cattiva, ma alla fine parlò: «La persona che vi piace è in questa casa?»
Ancora non aveva smesso di ridere che arrivò uno sbuffo da Hoshi. «Sì, ti piacerebbe!» Commentò concedendosi una risatina. Lei strinse le spalle dicendo che doveva fare un tentativo.
Yoshiki e Tetsuya si guardarono straniti, poi risero anche loro e Aki si unì a sua volta. «Anche se fosse…» Commentò il ragazzo a petto nudo. «Nessuno alzerebbe la mano, non è vero Tetsuya?»
Tetsuya smise di ridere e rimase a fissarlo. Deglutì vistosamente come se gli fosse rimasto qualcosa in gola e alla fine disse: «Già.»
«Ehi, cos'è quella faccia?» Domandò Yoshiki avvicinandosi un po' e dandogli un colpetto sulla guancia. Tetsuya era come inebetito, quasi assente. «Guarda che l'ho notato, sai? Il modo in cui guardi Suzuko, da un po' di tempo.»
«Che cosa?» Borbottò Tetsuya scuotendosi, facendo come per allontanarsi. Rin alzò lo sguardo con attenzione, ma non disse niente come invece avrebbe fatto se il soggetto fosse stato qualcun altro.
«Dai, chi altri dovrebbe essere altrimenti?» Continuò Yoshiki ghignando, cercando di fare reagire il suo amico.
«Sei proprio fuori strada.» Balbettò il ragazzo evitando il suo sguardo. Yoshiki si spinse completamente verso di lui, costringendolo a stringersi nell'angolino del divano.
«Come no! I gelati, i compiti assieme, il tenersi per mano quando nessuno vi vede… Lo sapevo che era solo questione di tempo.»
Yoshiki allentò un po' la sua pressione sull'amico, che però ormai era completamente rosso in faccia e non riusciva più a sostenere il suo sguardo né a controbattere. Gli altri avrebbero voluto dirgli di darci un taglio perché Tetsuya non sembrava proprio a suo agio, ma non riuscirono a intervenire.
«Tranquillo, sai che nessuno qui andrà a raccontare in giro quello che ci siamo detti! Avrai tutto il tempo di corteggiare la tua bella, così quando ti sarà passata la fobia per i ba…»
«BASTA COSI'!» Alla fine il ragazzone esplose, non riuscì a regolare la voce come avrebbe voluto. Yoshiki lo fissò indignato, quasi come se quell'urlo lo avesse strattonato di nuovo nella realtà, mentre gli altri erano senza parole.
La situazione si era fatta pesante, Tetsuya non voleva parlare di quell'argomento; non si trattava solo di imbarazzo, era visibilmente a disagio, ma perché Yoshiki lo aveva pressato così? Tra tutti, Hoshi era il più confuso: perché sapeva a cosa si riferiva Yoshiki e proprio per questo non capiva come potesse il suo compagno di stanza avere così poca delicatezza al riguardo.
«V-vado a vedere a che punto è Ryo…» Disse poi Tetsuya con voce tremante, imbarazzatissimo. Si alzò dal divano e nessuno gli disse niente, mentre Yoshiki si limitò a seguirlo con gli occhi finché non fu fuori dalla stanza; poi il ragazzo sbuffò e incominciò a grattarsi la testa con frustrazione, rendendosi finalmente conto di aver esagerato.
Rin abbassò lo sguardo abbattuta e cercò di farsi più piccola possibile sulla sua poltrona. Certo, pensare che a qualcun altro piacesse Suzuko era stato un piccolo shock, ma non avrebbe dovuto sorprenderla più di tanto; la verità era che l'idea che qualcuno potesse prendersela la faceva stare male. Era gelosa e non sapeva nemmeno perché; in fondo aveva già deciso che se la sarebbe dovuta togliere dalla testa… Però la ferita era ancora aperta e pensare a lei con Tetsuya le aveva dato una strana sensazione.
«Se qualcosa esce da questa stanza, siete morti.» Borbottò alla fine Hoshi, riuscendo ad alleggerire un po' l'atmosfera.
 
*
 
Le mattine ad Anemone erano ancora fredde nonostante il sole ormai alto e splendente, per niente paragonabili al gelo di Desia ma abbastanza perché Momo decidesse di usare ancora il cappotto pesante per qualche settimana. Non era una persona freddolosa, però era grata di avere tra le mani quel sacchetto di carta pieno di biscotti appena usciti dal forno; quella mattina si era svegliata presto e si era messa all'opera con l'intenzione di portarne un po' a casa Kondō dove era sicura che i suoi compagni l'avrebbero accolta con entusiasmo. Tremava al pensiero di una casa piena di maschi scapigliati e disordinati che non riuscivano neanche a decidersi su cosa fare per colazione dopo una – probabile – notte insonne.
«Non capisco perché non li posso assaggiare nell'attesa. Sai che saranno freddi quando arriveremo…» Borbottava Kya seguendola come un'ombra. Aveva invitato anche lei a fare visita a Hoshi, sicura che sarebbe venuta.
«Li mangeremo tutti assieme, è più bello quando si condivide il cibo.» Fu la sua risposta inappellabile, che fece sbuffare la sua amica ancora di più.
C'era un altro motivo per cui Kya aveva accettato di venire. Normalmente non doveva farsi pregare per passare un po' di tempo con la sua migliore amica, ma in quel periodo Momo si era comportata in modo sospetto e doveva tenerla d'occhio per capire cosa stesse succedendo tra lei e quel nanerottolo del suo partner. L'idea che a casa di Kondō potesse esserci anche Ryo le metteva ansia, ma avrebbe corso il rischio.
Quando furono arrivate, videro di fronte a sé una villetta carina che sembrava essere stata ristretta in mezzo a tante altre uguali, si divideva in due piani e nonostante ciò sembrava poter contenere a fatica più di una famiglia di tre persone.
«Da quando conosci l'indirizzo di Kondō?» Domandò Kya osservando la facciata con il naso all'insù. Era certa che Momo non fosse mai stata in quel posto, per questo lo trovava insolito.
«E' stata mia nonna a chiederlo a Hoshi, l'ultima volta che è venuto da noi.» Spiegò l'altra suonando il campanello. «Per qualche motivo pensava che sarebbe tornato utile.»
Furba, la vecchia. Pensò Kya, rendendosi conto che la nonna di Momo stesse giocando a quel gioco molto meglio di sua nipote. Poi però si accorse di una cosa.
«Aspetta, quando è venuto a casa tua, quel tappo?» Sbottò confusa, sentendo che le mancasse un bel pezzo della storia.
Momo la fulminò con lo sguardo per averlo apostrofato in quel modo, ma non riuscì a mantenere quell'espressione quando rispose:«Ehm… Ricordi quando siamo usciti assieme, qualche giorno prima del tuo compleanno? Ho invitato Hoshi ad assaggiare i biscotti che avevamo fatto quel giorno, e così…»
«Momo, ma sei paz…?»
Il portone di ingresso si aprì prima che Kya potesse completare la frase e la ragazza rimase con le parole in bocca mentre entrambe si voltavano con sorpresa a vedere la loro compagna Rin ad accoglierle, i capelli ammaccati e lo sguardo ancora annebbiato.
«Ehi, ragazze! Che bello vedervi!» Le accolse ad alta voce, in volto un sorriso a trentadue denti.
«Rin?» Domandò confusa Momo. «Che ci fai tu qui?»
«Ho convinto Aki a lasciarmi partecipare, e meno male perché senza di me questa festa sarebbe stata un mortorio!» La ragazza le lasciò entrare nell'atrio e Kya riprese a sbuffare, mascherando il proprio interesse per gli interni della casa.
«Se Rin poteva venire, allora anche io avrei potuto partecipare! Non è giusto!»
Una voce le raggiunse dal piano superiore; in cima alle scale era comparso Hoshi, scontroso come al solito. «Si è autoinvitata, questa avrebbe dovuto essere una festa per soli uomini!»
«Certo, continua a ripeterlo e ti crescerà la barba con tutto quel testosterone!» Lo canzonò la ragazza andando nell'altra stanza. Hoshi le mandò un'occhiataccia e raggiunse le nuove arrivate per accoglierle.
«Scusate per il disordine, ieri sera nessuno aveva voglia di pulire…» Volse lo sguardo alla cucina, dove sul tavolo resistevano i cartoni della cena ordinata da Ryo, quindi gli domandò come mai fossero lì così presto.
«Un regalino per colazione!» Disse Momo, dimenticandosi della sorpresa di aver trovato Rin e porgendogli il sacchetto con dentro i biscotti. Hoshi sgranò gli occhi e li accettò non sapendo come ringraziare.
«Caspita, li hai appena fatti? Ma ti sarai svegliata prestissimo per prepararli…» Commentò continuando a spostare lo sguardo dal sacchetto al volto della sua partner, vedendo il suo sorriso lusingato ingrandirsi sempre di più. «Sembrano deliziosi!»
«Dai, assaggiane uno!» Lo invitò lei, non riuscendo più a sopportare tutte quelle lusinghe senza neanche una giustificazione. Hoshi non se lo fece ripetere due volte e imboccò un biscotto intero; ci mise un po' a masticare tutto e ingoiare, ma quando ebbe finito sembrò al settimo cielo.
«E' buonissimo! Più dell'altra volta. Sei veramente brava, Momo!»
«Ma smettila!» Gli disse lei arrossendo un pochino. «Li faccio da una vita, non sarei così brava senza tutta quella pratica…»
«No, dico sul serio…» Hoshi si interruppe e improvvisamente il suo sguardo andò al piano di sopra, dove adesso si erano affacciati Tetsuya, Yoshiki, Aki e Ryo. Quello che sorprese più di tutto Momo e Kya fu il fatto che Yoshiki se ne stava lì a torso nudo e con un sorrisetto compiaciuto rivolto verso Hoshi, poi il ragazzino sembrò ricordarsi di qualcosa e le chiese di restare dov'era per un momento, salendo di corsa le scale.
«Ciao, Momo!» Salutò Yoshiki con aria divertita. Lei rispose al saluto senza capire il perché di quello sguardo e rimase a osservare la porta dove era sparito Hoshi mentre gli altri scendevano.
«Perché sei nudo?» Domandò Kya a Yoshiki senza girare attorno all'argomento.
«Colpa di Okagawa.» Rispose lui senza dilungarsi, e Kya rimase a chiedersi a quale dei due fratelli si riferisse. Proprio in quel momento passò Rin, andando nell'altra stanza.
«Comunque te la puoi rimettere la maglietta.» Gli disse continuando a ghignare beffarda e Yoshiki sorrise ringraziando, andando a cercare i propri vestiti.
«Aspetta, cosa?» Bofonchiò Kya saltellando dietro alla ragazza. «Rin, che cacchio è successo?»
«Tranquilla, era solo un gioco.»
«Che tipo di gioco?»
Mentre Kya e Rin discutevano con leggerezza e gli altri ragazzi si disperdevano per la casa, Momo rimase ferma dov'era in attesa del ritorno di Hoshi, che comparve nuovamente in cima alle scale portandosi dietro qualcosa.
«Ecco, io… Mi sono ricordato che ti devo qualcosa.» Borbottò evitando il suo sguardo e nascondendo ciò che aveva portato dietro la schiena. «Sì, insomma… Non ti ho mai chiesto scusa chiaramente per come mi sono comportato e lo so che tra noi adesso le cose vanno molto meglio, ma a volte le persone hanno bisogno di qualche piccolo gesto di affermazione, no? E io vorrei tanto trovare qualcosa che possa esprimere meglio quello che provo e che possa in qualche modo compensare per tutti i guai che ti ho causato, ma non sono riuscito a trovare niente, quindi per ora temo che dovrò rimediare su… Questo.»
Di colpo, rivelò un pupazzo di una scimmietta blu e quasi lo spinse contro la ragazza, che fu totalmente presa alla sprovvista e per tre secondi non seppe cosa fare. Poi Momo lo prese molto delicatamente e lo studiò con attenzione, specchiandosi negli occhi neri della scimmia.
«Non so se sia proprio di tuo gusto… E' stata una cosa un po' improvvisa, ma se vuoi posso cambiarlo e prenderti qualcosa di più carino…» Mormorò lui tenendo lo sguardo basso, sentendosi ancora più piccolo di quanto normalmente si sentisse di fronte alla sua partner.
«E' adorabile…» Fu ciò che Momo riuscì a dire finalmente, ammiccando mentre con le mani faceva ballare la scimmietta. «E' davvero un bel pensiero, Hoshi. Grazie.»
Hoshi si sentì avvampare, ma finalmente riuscì a guardare Momo negli occhi. Non credeva che quella cosa improvvisata lo avrebbe fatto sentire tanto bene, eppure adesso si ritrovava a voler ringraziare Yoshiki per quell'obbligo.
«Ti… Ti comprerò qualcosa di più bello, un altro giorno…» Provò a dire, ma Momo scosse la testa gentilmente e disse che non sarebbe stato necessario.
Hoshi deglutì e tornò a guardare in basso. Adesso veniva la parte veramente difficile e si rese conto che tutti quanti li stavano fissando: non solo i ragazzi della festa, che si stavano godendo lo spettacolo, anche Kya lo guardava allibita, quasi inorridita da quello spettacolo.
«Io… Ehm…» Balbettò. «C'è un'altra cosa che dovrei fare… Scusa!»
E senza dire nient'altro, si lanciò contro Momo e la strinse chiudendo gli occhi, come se in qualche modo quello avrebbe scacciato l'imbarazzo. Momo fu talmente presa alla sprovvista che la scimmia le cadde dalle mani e rimase con le braccia all'altezza del busto, mentre i suoi occhi sgranati guardavano la testa di Hoshi.
Kya ebbe uno scatto, decisa a dividere quel contatto promiscuo, ma Ryo la afferrò per un polso e la guardò facendole intendere di non rovinare il momento, e allora la ragazza se ne stette con due piedi in una scarpa.
I due rimasero in quella posa per alcuni secondi, gli occhi di tutti fermi su di loro e il fiato trattenuto come se temessero che qualunque movimento avrebbe spezzato l'incantesimo che si era creato con quell'abbraccio. Alla fine Momo non ce la fece più e si lasciò sfuggire un gemito carico di confusione e fu in quel momento che Hoshi capì di dover mollare la presa.
«Scusa, scusa, scusami tanto!» Balbettò velocemente il piccoletto abbassandosi a raccogliere il pupazzo per restituirlo a Momo. Ne approfittò per tenere lo sguardo distante da lei, ma quando ebbe nuovamente le mani libere non riuscì comunque a guardarla.
«No, non fa niente…» Borbottò lei. «Mi hai solo sorpresa…»
«Era… Era un modo per mostrarti la mia… La mia riconoscenza, ecco. Per aver continuato a credere in me… E farti sapere che anche io credo in te. Sì, è questo…» E ti voglio bene. Fu sul punto di dire, sapendo però che dopo una frase del genere avrebbe potuto svenire per l'imbarazzo, così Hoshi rimase a guardare in basso con le orecchie che gli fumavano. In quel momento fu grato di avere i capelli abbastanza lunghi da andargli davanti agli occhi, perché non doveva cercare una scusa per non guardare Momo in faccia.
Eppure avrebbe voluto guardarla: ammirare le sue gote arrossate un po' per il freddo di fuori e un po' per l'emozione di quel gesto, perdersi in quegli occhi profondi come un oceano e pensare che tutta la meraviglia in essi fosse interamente rivolta verso di lui, per poi bearsi di quel sorriso che sapeva sarebbe arrivato, quel sorriso per cui aveva deciso che avrebbe dedicato ogni suo respiro, e cercare di farlo durare il più possibile.
Hoshi non lo aveva mai detto chiaramente, ma in quel momento si rese conto di essere profondamente, irrimediabilmente invaghito di Momo. Alzare la mano la sera prima era stato quasi un riflesso, non lo aveva ancora riconosciuto consciamente e prima ancora non aveva mai pensato di avere un attaccamento romantico nei suoi confronti. Ma adesso? Adesso voleva solo alzare la testa e guardarla negli occhi, e lo fece trovando tutto il coraggio che gli mancava.
E Momo sorrise. Le sue labbra si mossero e lei disse qualcosa, ma lui non riuscì a sentirla; sembrava brillare di luce propria, era veramente splendida.
«Okay, che ne dite se andiamo a mangiare questi biscotti?» Commentò Rin alzando la voce e sventolando per aria il sacchetto portato da Momo.
«Sì, forza piccioncini!» Gli fece eco Yoshiki, che si era rivestito e sembrava molto soddisfatto. La cosa più incredibile di quella situazione fu che Hoshi non reagì minimamente alla parola "piccioncini" e lui e Momo rimasero a fissarsi ancora per qualche istanti, persi nel loro mondo. Poi tutti e due iniziarono a muoversi disordinatamente, a riprendere il controllo di sé stessi, e alla fine si avviarono verso la cucina dove la ragazza fu avvicinata da Kya, visibilmente disgustata.
Momo si lasciò sfuggire un sospiro e la sua amica alzò gli occhi al cielo con esasperazione, prima di spingerla verso il tavolo per cambiare argomento.
   
 
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