"Liam, c'è una cosa che devo dirti".
William alzò lo sguardo dalle pagine del libro che stava leggendo, voltandosi verso Sherlock. Erano seduti vicini sul divano del loro appartamento di New York, ma Sherlock si rifiutava di guardarlo negli occhi mentre parlava. Sembrava quasi nervoso.
Ciononostante, annuì, incoraggiandolo a continuare.
"Sono contento che tu sia nato in questo mondo".
Occhi azzurri incontrarono i suoi, e William si sentì avvampare a quelle parole.
"Sono contento di averti incontrato, quel giorno sul Noathic. Non avevo mai trovato qualcuno che mi capisse come hai fatto tu. Volevo, no, avevo bisogno di vederti ancora, desideravo parlare con te per ore. E sembra che, alla fine, il destino abbia esaudito il mio desiderio".
William sorrise quando Sherlock gli baciò la mano, prolungando il contatto un po' più del necessario, prima di continuare: "Sono anche contento che fossi tu il Signore del Crimine. Non poteva essere nessun altro. Tu sei il mistero più bello che abbia mai risolto, e ora che ti ho preso non voglio più lasciarti andare. Non ho molto da offrirti, tranne il mio eterno amore e lealtà, e perciò voglio chiederti..."
Si inginocchiò: "William James Moriarty, mi faresti l'onore di passare la tua vita, la tua nuova vita, insieme a me?"
Il cuore di William perse un battito. I suoi occhi si riempirono di lacrime di gioia mentre si gettava tra le braccia del suo detective: "Sì! Certo che lo voglio!"
Era davvero il miglior regalo di compleanno che avrebbe mai potuto desiderare.