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Autore: Nao Yoshikawa    02/04/2023    2 recensioni
[Komi can\\\'t communicate]
[Komi can\'t communicate]
Komi ha voglia di prendere un gelato. Tadano la incontra mentre medita prima di entrare in gelateria.
Parlare del tempo, proprio la banalità fatta persona. Ma non ci poteva fare niente, si sentiva nervoso. Komi annuì. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma in quei casi ancora il duo disturbo di comunicazione prendeva il sopravvento.
Alzò lo sguardo su Tadano e si rese conto aveva la punta del naso sporca di cioccolato. E non si era accorto di niente. Le venne da ridere e cercò di trattenersi in tutti i modi.
«Eh? Ho detto qualcosa di divertente?» domandò con un sorriso. Komi non gli avrebbe mai detto la verità, sarebbe stato imbarazzante.

Questa storia partecipa alla Themed Challenge – Spring Edition indetta dal forum Siate Curiosi Sempre.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno, dopo essere uscita da scuola, Komi si rese conto che faceva un gran caldo. Non avrebbe dovuto sorprendersi, dopotutto era quasi maggio. E questo voleva dire che l’estate era vicina. Adorava l’estate, ma apprezzava tanto anche la primavera, con i suoi colori, profumi, il freddo che lasciava posto ad un’arietta piacevole. Ci si vestiva più leggeri (a proposito, avrebbe dovuto cambiare i collant scuri che di solito portava, in favore di un paio più leggeri) e si poteva passare più tempo all’aria aperta. Era, insomma – come spesso succedeva – entusiasta per le piccole grandi gioie del quotidiano. Dovette ammettere però di sentire la gola un po’ secca, mentre camminava. Avrebbe voluto qualcosa di rinfrescante. Come dell’acqua. Però non avrebbe disprezzato nemmeno qualcosa di dolce.
Dolce e fresco. Ma certo. Ci voleva un buon gelato, era dall’estate scorsa che non ne mangiava uno. Vicino la biblioteca che era solita frequentare, c’era una gelateria: ci sarebbe passata prima di tornare a casa. Adesso che le era venuta voglia, non ci avrebbe rinunciato per niente al mondo.
Così si avviò verso la gelateria e ci arrivò dieci minuti dopo, un po’ accaldata: si trattava di un posto estremamente grazioso, con una bella insegna e alcuni tavolini fuori. Vuoti. Era l’unica cliente? Forse sarebbe stato troppo strano comprare un gelato pur essendo ancora in primavera? A Komi venne una grande ansia e iniziò a tremare. Non aveva nemmeno idea del gusto che avrebbe potuto prendere. Amava molto la fragola, ma nemmeno il cioccolato era male. Era meglio gelato in coppetta o un cono? Con il secondo, però, avrebbe rischiato di sporcarsi facilmente. E, soprattutto, come avrebbe trovato il modo di comunicare tutto ciò, se non riusciva a parlare?
Si avvicinò all’ingresso. Poi però tornò indietro. Meglio aspettare cinque minuti, magari sarebbe arrivato qualcun altro e si sarebbe sentita meo a disagio. O più a disagio. Poi si decise a entrare, me riuscì quasi subito. Non aveva ancora pensato al gusto. Si avvilì, per il caldo e per l’ansia: perché anche una cosa così semplice doveva risultare estremamente complicata?
 
Tadano doveva passare dalla biblioteca per prendere dei libri che sua sorella gli aveva chiesto. Avrebbe potuto proporre a Komi di fare strada insieme, ma qualcosa lo aveva bloccato. Era sempre difficile quando si trattava di passare del tempo da soli. Lei era così perfetta e lui così banale. Era già sconvolgente che fossero così amici. Anzi, lui era stato il suo primo amico per la precisione. Ma per quanto riguardava il passare ad un livello successivo, Tadano era negato. Passò davanti la gelateria, notando che non c’era nessuno, eccezion fatta per una bellissima ragazza dai capelli d’ebano e l’espressione avvilita.
«Komi?!» la chiamò con un tono più sorpreso di quanto avrebbe voluto. La ragazza sussultò, tranquillizzandosi quando si accorse che si trattava di Tadano.
«Oh. Scusa, non volevo spaventarti. Stavi entrando a prendere un gelato?»
Che domanda idiota, è ovvio no? gli domandò la sua coscienza.
Komi digitò qualcosa sul suo cellulare e poi glielo mostrò.
Ci stavo provando, ma non sono ancora riuscita ad entrare. E poi sono indecisa sul gusto.
Komi era così carina. Aveva fatto grandi progressi con il suo disturbo della comunicazione, ma a volte ancora le capitava di bloccarsi totalmente. E lui era lì per aiutarla.
«Ora che ci penso, non mi dispiacerebbe un gelato. Non ho ancora avuto l’occasione di prenderne uno e…» aspetta, cosa? Hitohito Tadano che prendeva l’iniziativa in modo così diretto? L’aria di primavera doveva avergli dato alla testa. O forse era il polline.
«S-sì, insomma… volevo dire che se ti va, potremmo prenderlo insieme. Volevo dire solo questo!»
Komi arrossì. Non le capitava spesso di passare del tempo da sola con Tadano. Adorava l’esuberanza di Najimi e il loro gruppo di amici molto, molto, caratteristico. Ma contando la cotta stratosferica che aveva per lui, apprezzava quei momenti. Imbarazzo a parte.
Poi però annuì, contenta.
Tadano sorrise, sollevato. Entrarono in gelateria e si ritrovarono davanti ad una sfilza di gusti diversi. Komi li avrebbe volentieri provati tutti, ma si rendeva conto che fosse un po’ impossibile.
«Oh, buon pomeriggio cari ragazzi! Cosa posso fare per voi?»
Ad aver parlato era una simpatica donna di mezza età dietro il bancone.
«Per me un cono al cioccolato, per favore. Tu che cosa vuoi? Ordino io per te» bisbigli Tadano. Komi arrossì. Oh, adesso che l’aveva adocchiato, non le sarebbe affatto dispiaciuto un gelato al triplo cioccolato con aggiunta di panna. Certo, era un po’ imbarazzante per lei, non voleva che Tadano pensasse che si abbuffava Anche se, in realtà, Tadano non avrebbe mai pensato niente di sgradevole su nessuno. E coì scrisse sul suo cellulare: vorrei un cono al triplo cioccolato con doppia panna.
Doppia! Non si era affatto trattenuta. Che gran sforzo. Ma quando si ritrovò con tra le mani il suo magnifico cono gelato, si sentì al quanto soddisfatta. Tadano suggerì di sedersi fuori e solo dopo entrambi si accorsero di essere soli. Soli, loro due! Evento più unico che raro a dire il vero, ma non era affatto spiacevole. Komi si sedette con un sospiro e iniziò a gustarsi il suo gelato: aveva proprio fatto un’ottima scelta. Si accorse in un secondo momento che Tadano la stava fissando e si ritrovò ad arrossire. Colto in fallo, lui si voltò dall’altro lato. Bene, era da solo con Komi una volta tanto e come al solito non riusciva a non sembrare un idiota. Ma non era colpa sua, tutto quello che Komi faceva finiva con l’essere adorabile.
«Amh… iniziano le belle giornate, eh?» tentò.
Parlare del tempo, proprio la banalità fatta persona. Ma non ci poteva fare niente, si sentiva nervoso. Komi annuì. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma in quei casi ancora il duo disturbo di comunicazione prendeva il sopravvento.
Alzò lo sguardo su Tadano e si rese conto aveva la punta del naso sporca di cioccolato. E non si era accorto di niente. Le venne da ridere e cercò di trattenersi in tutti i modi.
«Eh? Ho detto qualcosa di divertente?» domandò con un sorriso. Komi non gli avrebbe mai detto la verità, sarebbe stato imbarazzante.
Distolse lo sguardo.
«Non ci capita spesso di uscire da soli, non è vero?» domandò, sorprendendosi da sola. Ci aveva provato molte volte a chiedergli un’uscita (e in realtà ci aveva provato anche Tadano stesso), senza mai riuscirsi. Per fortuna, il caso era venuto loro in aiuto. Tadano non si abituava mai alla voce di Komi. Anche se adesso era molto più loquace rispetto al primo anno di liceo, rimaneva sempre un evento straordinario. E poi, chissà cosa aveva voluto dire con quella domanda? (ma era davvero una domanda?).
«N-no, effettivamente no. In realtà… avrei voluto chiedertelo tante volte… ma non ci sono mai riuscito!»
Oh, no, no, no! Stai zitto, non è il momento, né la situazione, né il luogo per certe dichiarazioni. Che vergogna.
Komi divorò il suo gelato in preda all’agitazione: Tadano avrebbe voluto chiederle di uscire da soli. Allora erano uguali.
Crack.
Una fitta dolorosa alla testa, all’altezza delle tempie. Komi fece una smorfia, portandosi una mano tra i capelli.
«Eh?! Che c’è che non va? Ti senti male? Eh? La testa? Ci penso io, non ti muovere!»
 
E ancora una volta, Komi era riuscita a fare una brutta figura. La cosa divertente era che molta gente la trovava adorabile e perfetta anche in quei casi. Tadano era tornato con una bottiglietta d’acqua.
«Ecco, è a temperatura ambiente, bevila piano. Anche se penso che il dolore sia già passato.»
Komi fece un cenno e bevve lentamente. Non riusciva a non guardare Tadano, lui e il suo naso sporco di cioccolato, accidenti! La faceva ridere, ma come dirglielo senza offenderlo?
Per quanto riguardava Tadano, oramai si era lanciato, tanto valeva continuare su quella strada.
«T-ti accompagno a casa, ti va?»
In realtà voleva chiederle di fare un giro, ma si stava facendo tardi e poi non era così coraggioso come tanto voleva fare credere (a sé stesso). Dalla biblioteca ci sarebbe passato un’altra volta, era certo che Hitomi avrebbe capito. Komi annuì, prese la sua cartella e gli camminò accanto, senza guardarlo. Aveva lo sguardo incollato a terra e Tadano iniziò a preoccuparsi. Adesso che aveva combinato? L’aveva offesa in qualche modo? Ma non aveva fatto o detto niente di strano! Forse si sentiva a disagio a rimanere da sola con lui? Lo sapeva!
Chiedile un’uscita. Un appuntamento. Ora o mai più.
«Senti, Komi… siamo in primavera. E lo so, lo so, la scuola è ricominciata e saremo molto impegnati, però io volevo sapere se tu… se io… M-ma mi ascolti?»
Komi si fermò all’improvviso. Lo guardò negli occhi e trattenne una smorfia.
Una smorfia di disgusto! S’impanicò Tadano (in realtà stava trattenendo le risate).
«Ah, sì… dicevo… oggi ci siamo visti per caso, lo so, quindi volevo sapere se tu… tu…»
Mi sono inceppato!
Komi chinò la testa di lato e poi avvicinò un dito al suo naso. Tadano rimase immobile mentre lei lo puliva. Si guardarono per un attimo e Komi avvampò quando si rese conto di quanto fosse imbarazzante ciò che aveva appena fatto.
Si agitò tutto e poi scrisse sul cellulare.
«E-eri sporco e ti ho pulito, scusami
«Ah… aaah» rispose Tadano, un po’ deluso (aveva creduto che volesse accarezzarlo, che stupido). «Non fa niente. Sai cosa, Komi? A volte anche per me è difficile parlare… trovare la cosa giusta da dire. Sono proprio senza speranza, eh?»
Si mise a ridere, con amarezza. Lei e Tadano erano uguali, pensò Komi.
Beh, non proprio uguali uguali, ma un po’ sì. Prese un respiro profondo.
E non riuscì a dire nulla.
«Komi?» domandò Tadano. Komi gli fece segno di attendere. Si allontanò appena, dandogli le spalle e prendendo il cellulare. Tadano sentì il proprio e squillare.
«Amh… pronto?» rispose. La chiamata era, ovviamente, da parte di Komi.
«Il… ti va di prendere un altro gelato insieme, la prossima volta?» domandò tutt’ad un fiato. Ce l’aveva fatta! Non riusciva ancora a dirglielo guardandolo in faccia, ma era riuscita a dirlo. Tadano arrossì.
«Quando intendi questo, intendi… noi due da soli?» domandò. La fatidica domanda. Un’uscita da soli era come un appuntamento. E loro si piacevano. Quindi forse non sarebbe stato così strano (ma non sapevano di piacersi a vicenda).
«Sì!» esclamò Komi e la sua voce uscì come uno squittio. Alle sue spalle, Tadano sorrise e chiuse la chiamata.
«Mi piacerebbe molto, Komi.»
La ragazza si voltò, scostandosi una ciocca di capelli dal viso. Avvertiva un sapore dolce. Forse era ancora il cioccolato. O forse era Tadano o magari tutti e due.


Crediti fan art: https://twitter.com/9431116/status/1085930981721165824?s=2


NDA
Sempre bellissimo scrivere in un fandom così sfigato che non esiste nemmeno la sezione su EFP. Ma questa challenge del forum Siate Curiosi Sempre  si sposa fin troppo bene con quello che è lo spirito di "Komi can't communicate". Opera che personalmente sto amando e infatti ho cercato di impostare questa breve storia come se fosse un capitolo del manga. E tra l'altro ho dato una gioia a Komi e a Tadano, visto che - per dove sono arrivata io - ancora questi due non hanno avuto una vera e propria uscita/appuntamento DA SOLI. Quindi ecco qua, servito. Ah, se non si fosse capito, il prompt che ho scelto è: Il primo gelato dell'anno
   
 
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