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Autore: Diana924    11/04/2023    0 recensioni
Non aveva alcuna colpa.
Forse una o due ma come avrebbe potuto sapere che la situazione sarebbe degenerata in quella maniera?
Quando suo fratello gli annuncia che sta per sposarsi per la sesta volta Sergio Marquina decide che è il momento di intervenire, peccato che nulla vada per il verso giusto... nulla
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Berlino, Palermo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Diana924
Fandom: La Casa de Papel
Titolo: Cruz y deleite
Personaggi:  Andrés de Fonollosa| Berlin, Sergio Marquina |el Professor, Martìn Berrote| Palermo, Raquel Murrillo| Lisboa, Nairobi| Agata Jimenez, Tokyio| Silene Olivera, Denver| Daniel Ramos, Estocolmo| Monica Gatzambide, Alicia Sierra, Tatiana
Rating: NC15
Note: AU!Modern, AU!Croce E Delizia, slash, het
Note2: "Croce e Delizia" è un film italiano del 2019 con Fabrizio bentivoglio e Alessandro Gassmann, più andavo avanti con la visione e più mi dicevo 2ma qui una berlermo si scrive da sola", e in efeftti tranen pochissimi cambiamenti la trama segue fedelmente il gilm
Note3: il titolo è la traduzione letterale del film

Note4: Cantaloa è un inside joke riferito alla mia amatissima Gran Hotel, certi capolavori vanno celebrati
Note5: il cognome di tatiana viene detto, bisogna seguire attentamente la 5x03 secondo il calcolo internazionale, o 4x03 secondo il calcolo spagnolo



 

Non aveva alcuna colpa.

Forse una o due ma come avrebbe potuto sapere che la situazione sarebbe degenerata in quella maniera? Sergio Marquina però non avrebbe rinnegato nulla di quello che aveva fatto, era ancora sicuro di aver agito in maniera corretta. Forse per le motivazioni sbagliate ma quella era una follia e qualcuno doveva pur fare qualcosa, no?

Raquel gli parlava il minimo necessario, Silene era l’unica alleata che gli era rimasta e Andrés… l’ultima volta gli aveva chiuso il telefono in faccia ma questa volta sarebbe andata diversamente si disse prima di rimettersi a suonare con forza il campanello, avevano poco tempo e c’era un solo sistema per farsi perdonare.

Bisognava però ammettere che tre settimane prima la sua vita era incredibilmente più noiosa.

 

 

Tre settimane prima, ora più ora meno:

 

 

Il suo lavoro di assistente sociale gli aveva regalato diverse soddisfazioni, un conto leggermente in perdita da anni, un leggero classismo e una figlia adottiva.

Silene Olivera era stata il suo primo caso, lui appena laureato e lei appena quattordicenne. Si erano squadrati per quasi dieci minuti senza dire una parola, poi avevano cominciato a parlare e non avevano più smesso. Quando Silene aveva compiuto diciassette anni le aveva chiesto se poteva adottarla, il potenziale c’era ma temeva che tra case famiglie e affidi temporanei potesse andare sprecato, e l’altra aveva accettato.

All’epoca viveva ancora con suo fratello ed era bastato un momento perché Andrés e Silene si guardassero, decidessero istintivamente di odiarsi e passassero i successivi dieci anni a rendersi reciprocamente la vita impossibile. Negli ultimi tempi la situazione si era momentaneamente assestata su una linea di tensione che aveva reso le cene in famiglia momenti altamente stressanti ma era comunque un principio, motivo per cui ogni tanto si concedeva una vacanza.

Non quando tutti gli altri partivano, ma quando tornavano, la settimana dopo Ferragosto, come diceva il suo nonno italiano; prendeva la sua famiglia e puntualmente passavano le ultime settimane di agosto al mare. Cantaloa non era il meglio ma vi erano affezionati, avevano casa da decenni, eredità del nonno, e un discreto giro di amicizie, inoltre pur essendo una meta turistica per quella data molti dei turisti erano già partiti o erano in procinto di farlo.

<< Mi era mancato venire qui, il tempo di bere un bicchier d’acqua e poi io e Anibal andiamo in dependance >> dichiarò Silene non appena mise piede in casa. Aveva dei dubbi su Anibal Cortez, non per se ma perché conosceva Silene e nel profondo sapeva che non era nata per una relazione seria e duratura, intense e spezza cuore si ma il resto… anche quella sarebbe finita male.

<< Non questa volta, l’ho affittata >> rivelò suo fratello lasciandolo senza parole. Non avevano certo problemi di soldi, non loro. Tra le eredità lasciate dai nonni, il terreno in Italia e i suoi investimenti se l’erano sempre cavata benissimo, motivo per cui lui poteva permettersi di fare l’assistente sociale e Andrés il pittore, di fatto vivevano di rendita entrambi.

<< Abbiamo problemi di soldi di cui non sono stato avvisato? >> domandò preoccupato mentre Raquel faceva segno a Paula di andare a cambiarsi, almeno lei stesse lontana da quel pasticcio.

<< Assolutamente no, devi solamente avere fiducia in me >> fu la risposta di suo fratello. Fosse stato così facile si disse. Voleva bene a suo fratello, Andrés era sempre stato disponibile ad aiutarlo e aveva sacrificato gran parte della sua infanzia per stargli vicino durante le lunghe settimane in ospedale ma aveva un difetto: era completamente sprovvisto di senso pratico. Questo lo portava a non sapere esattamente il valore del denaro, ad essere un esteta di un certo gusto e a cinque divorzi.

Si fidava di lui se per caso avesse dovuto riarredare casa? Sicuramente

Si fidava di lui per quel che riguardava le questioni di amore? Non troppo, per fortuna Raquel era stata paziente.

Si fidava di lui per qualsiasi faccenda di ordine pratico? Fiducioso si, stupido no.

<< Ne discuteremo questa sera a cena, o per caso hai disdetto la prenotazione? >> domandò, ogni anno andavano a cena nello stesso ristorante la prima sera, poi la mattina seguente lui e Raquel facevano la spesa. Raquel stava per aggiungere qualcosa quando vide un bambino di circa tre anni accompagnato da un bambino di circa otto bussare alla porta finestra, i misteriosi inquilini dovevano essere arrivati si disse dato che si poteva arrivare alla porta finestra solamente dall’interno della proprietà e avevano un muro di cinta con tanto di telecamere.

<< Me ne occupo io, voi tre sistematevi e poi andiamo a farci un bagno >> ordinò loro Raquel, sbirro una volta sbirro per sempre. E nel suo lavoro era un genio, questo doveva ammetterlo.

 

***

 

Agata Jimenez odiava quella vacanza.

Non si fidava di Martìn, non da quando sette anni lui e Mirko si erano mollati, ma per pura sfortuna non era riuscita a partire con il suo migliore amico per la Serbia quell’estate. Quello e perché l’assistente sociale le aveva detto chiaramente che era meglio che non lasciasse il Paese, aveva appena riottenuto la custodia di Axel ma non era ancora ufficiale e volevano evitare che fuggisse da qualche parte. Non che ci avesse pensato ma Axel meritava di meglio e ora che erano nuovamente insieme avrebbe fatto di tutto per tenerselo stretto.

Una vacanza tutti insieme era esattamente quello di cui aveva bisogno, solamente con quel “tutti” lei si riferiva a sé stessa, Axel, Santiago, Mirko e ai suoi cugini. Invece Mirko era in Serbia, Santiago era in Messico a trovare uno dei suoi figli e lei si era dovuta aggregare all’ultimo minuto.

Il motivo per cui Martìn Berrote e Daniel Ramos fossero amici era ai suoi occhi un mistero su cui non voleva indagare, non che non volesse bene all’argentino ma non capiva come fosse possibile lasciare uno come Mirko per… essere liberi di scopare ogni notte con un uomo diverso? Il mondo era pieno di idioti.

<< Bisogna ammettere che è un bel posto >> ammise Monica mentre Axel e Cincinnati avevano cominciato a correre per il giardino. Non era mai stata una fan di dependance e altre idee dei ricchi, Martìn non aveva detto nulla sul prezzo e a lei andava bene, se voleva pagare tutto lui chi era lei per fermarlo?

<< Non male, dopo porto i bambini in spiaggia, chissà come lo ha trovato? >> domandò lei prima che dalla casa venisse un’imprecazione seguita subito dopo da un’altra.

<< Axel, perché tu e Cinci non andate a bussare alla casa padrona per chiedere se uno dei proprietari può venire giù un istante? >> domandò Monica e Axel annuì prima di incamminarsi, Cincinnati che devotamente lo seguiva.

Poco dopo videro una donna dai capelli rossi e lisci avvicinarsi, doveva aver passato i quaranta da poco, aveva il passo determinato e le parve di riconoscere l’occhio attento tipico della polizia. Il suo guardaroba per quanto estivo era chiaramente costoso, sicuramente i pantaloncini e la maglietta coordinata valevano più del guardaroba suo e di Monica messo insieme.

<< I vostri figli mi hanno chiamato, ci sono problemi? >> domandò la donna come se fosse tutta colpa loro.

<< Niente di troppo grave, mi chiedevo se avete una tv in casa da prestarci, o se i bambini possono venire da voi ogni tanto? Noi possiamo farne a meno ma per i bambini è diverso >> spiegò Monica, in effetti lei ed Axel guardavano spesso la tv insieme e suo figlio le aveva confidato di aver amato la serata davanti alla tv con la sua famiglia affidataria.

<< Voi guardate la tv? Non conosco nessuno che guarda ancora la tv >> rispose loro la donna e la tentazione di prenderla a schiaffi fu forte.

<< Non noi adulti ma i bambini si, possono salire alla casa padronale ogni tanto? >> insistette Monica, una santa, una vera santa pensò Agata mentre cercava di contenersi e non picchiare la rossa.

<< Io non dico che il posto non sia bello ma ci sono solo le camere, dov’è la cucina? E il soggiorno? >> domandò Daniel.

<< Dovete venire con me >> consigliò loro la rossa con un sorriso falso come una banconota da tre euro.

Non era mai stata una sostenitrice degli open space, di portare l’esterno all’interno ma quello era assurdo e davvero qualcuno lo definiva un salotto? Erano solo quattro mobili sparsi in giro e che sembravano raccattati in un mercatino.

<< Almeno possiamo cucinare senza preoccuparci delle finestre >> si limitò a dire Martìn con espressione rassegnata, c’era qualcosa che non aveva rivelato, quello era palese.

<< Io vorrei tanto sapere dove l’hai trovato questo posto, non potevamo andare alle Canarie come sempre? >> domandò lei.

<< Spiegaglielo tu all’assistente sociale che non tentavi di fuggire in Africa >> fu la risposta, maledetto argentino… ma se pensava che lei gli desse ragione allora poteva aspettare fino alla fine dei tempi si disse Agata.

La rossa rimase qualche minuto a conversare con Monica, venne fuori che aveva una figlia di tredici anni e che il padrone di tutta quella specie di tenuta era il suo secondo marito, un brav’uomo a sentire lei anche se un po’ strano.

<< Voglio fare qualche foto per Mirko, gli piacerebbe qui >> disse… e a lei sarebbe piaciuto poter sfruttare le spiagge croate per due settimane.

<< Probabile, ti immagini tutta la famiglia Dragic qui? >> le fece notare Daniel facendola sorridere, quella si che sarebbe stata una lunga vacanza.

 

 

***

 

L’annuncio arrivò puntualmente quella sera a cena, dopo l’antipasto e prima della portata principale.

<< Vi ho convocati tutti qui perché dobbiamo discutere di una faccenda importantissima: il mio imminente matrimonio >> proclamò Andrés e Sergio alzò gli occhi per niente sorpreso. Ed ecco la moglie numero sei, in qualche modo il mondo era pieno di illuse che credevano che una volta sposate Andrés sarebbe rimasto con loro tutta la vita.

Aveva assistito al fallimento di ogni matrimonio, raccogliendo i cocci e occupandosi dei resti di ogni matrimonio e a quanto sembrava avrebbe dovuto farlo di nuovo.

<< Non è esattamente una notizia… se posso dirlo >> mormorò Anibal, così giovane e così desideroso di morire pensò lui.

<< Non ho mai ascoltato quello che dici e non intendo cominciare. Vi piacerà, è la persona migliore che abbia mai conosciuto e l’uomo più intelligente che abbia mai incontrato >> dichiarò suo fratello. E… uomo?

Aveva sentito bene? Uomo? E ora cos’era quella novità? Suo fratello non era gay, non che ci fosse nulla di male ma lo conosceva da oltre quarant’anni e poteva affermarlo con certezza: a suo fratello erano sempre piaciute le donne, fin troppo anzi e ora cos’era quella novità? Era uno scherzo, non poteva essere…. Ma perché non aveva una famiglia normale?

<< Uomo? Hai detto uomo? >> domandò sperando con tutte le sue forze che quello fosse uno scherzo, il disastro che ne sarebbe seguito sarebbe stato di proporzioni incalcolabili, riusciva a percepirne tutte le avvisaglie.

<< Esatto, o sei forse diventato sordo? Ti consiglio una visita di controllo per l’udito ma credo di aver detto “uomo”, o sbaglio? >> domandò suo fratello, anche le prese in giro ora.

<< No, hai detto esattamente così, e da quando… sei bisessuale per caso? >> domandò Raquel la quale aveva partecipato al matrimonio numero quattro e cinque mentre Paula sembrava l’unica che si divertisse.

<< Non sono mai stato un amante di etichette o altro ma visto che sto per sposare un uomo pur continuando a trovare le donne attraenti ritengo che mi si possa definire così >> fu la risposta di Andrés, forse aveva ancora uno spirargli si disse Sergio, doveva cogliere quell’opportunità il prima possibile.

<< Tu non sei gay… sei stato sposato cinque volte con donne bellissime, come puoi essere gay? >> tentò di far notare, il disastro si avvicinava e lui era l’unico in grado di evitarlo, Andrés come sempre veleggiava spavaldo in un mondo tutto suo, Raquel vedeva il lato romantico della faccenda, Silene e Rio pur avendo la loro opinione non sarebbero riusciti a farsi ascoltare e Paula era troppo piccola, restava solamente lui.

<< Io non ho mai detto di essere gay, e non avrei mai pensato che proprio tu avessi simili pregiudizi >> si limitò a dire suo fratello, e no, non sarebbe passato dalla parte del torto si disse un istante prima che da uno dei tavoli vicini partisse un urlo di felicità e una donna dai capelli neri e la voce sguaiata ordinasse una bottiglia, il mondo era pieno di pezzenti e il livello del ristorante era scaduto si ritrovò a pensare.

<< Io omofobo? Con tutti i ragazzi omosessuali cacciati di casa che ho aiutato? I transessuali che ho aiutato ad uscire dalla prostituzione? Io ho sempre sostenuto il diritto di tutti a sposare tutti, questa non è omofobia ma prudenza >> dichiarò, e che capissero le sue preoccupazioni. Non aveva avuto mai problemi nel suo lavoro, o pregiudizi di sorta ma conosceva la sua famiglia e sapeva esattamente quali fossero i difetti di suo fratello. Andrés si limitò ad una risata divertita prima di controllare il cellulare e poi alzarsi. Stava per seguirlo quando vide che dal tavolo da cui venivano tutte quelle urla era finalmente arrivato lo champagne.

<< Forse è per questo che gli altri matrimoni non hanno funzionato >> fece notare Paula, magari fosse tutto così facile. Doveva esserci un inganno, un ostacolo che non aveva previsto, era tutto fin troppo strano per non sospettare qualcosa, ne era sicuro e raramente si sbagliava.

 

***

 

E la notizia l’aveva data.

Andrés de Fonollosa non si era mai considerato un codardo ma il suo rapporto con Martìn aveva messo tutto in discussione.

Tanto per cominciare lui, un noto donnaiolo, si era innamorato di un uomo e sebbene non si considerasse gay o bisessuale aveva dei dubbi su un’eterosessualità. Secondo lui che era sempre stato ansioso di sfoggiare le sue conquiste era diventato insolitamente timido sull’argomento. Lui e Martìn si erano incontrati in locali sicuri, in camere d’albergo e in un’occasione memorabile avevano trascorso un finesettimana a Toledo ma uscite formali e insieme… non ancora. Aveva pur sempre una reputazione si era detto ma poi era stato lui a chiedergli se voleva sposarlo, e Martìn aveva risposto di si sorprendendo sé stesso in quanto come gli aveva confessato non era mai stato tipo da relazioni lunghe o impegni.

Parlarne con Sergio si era rivelato più difficile del previsto ma poteva farcela. Il suo fratellino aveva la testa dura ma era sicuro che avrebbe apprezzato la spontaneità e quindi aveva organizzato tutto, aveva persino proposto a Martìn di servirsi della dependance, che l’argentino avrebbe deciso di portare alcuni amici non era un problema, meno li vedeva e meglio sarebbe stato per entrambi gli schieramenti.

Ci sarebbe stata un’altra persona da avvertire ma non aveva alcuna intenzione di contattarlo, dopo tre anni quella ferita faceva male come il primo giorno e non avrebbe permesso al suo passato di rovinargli il futuro, specialmente ora che a sentire i dottori la sua miopatia si era stabilizzata. La malattia lo avrebbe comunque ucciso ma entro dieci o vent’anni al massimo e voleva godersi quegli anni assieme a Martìn.

Come previsto Sergio non l’aveva presa bene, semplicemente non si aspettava che la prendesse così male, era quella la ricompensa per aver sopportato per così anni quella teppista di Silene Olivera in casa?

Sorprendentemente Raquel era stata dalla sua parte ma non aveva avuto il tempo di approfondire la questione perché da uno dei tavoli accanto al loro era venuto un rumore degno di una festa di liceali, schifosi, lerci e disgustosi pezzenti aveva pensato prima di mandare un messaggio a Martìn e dirigersi in bagno. Aveva previsto di dare la notizia dopo il dessert e presentarlo dopo il conto e invece era obbligato a cambiare i propri piani e odiava quella sensazione.

Martìn lo aspettava nel bagno degli uomini, la finestra aperta e almeno tre sigarette fumate eppure non gli era mai sembrato così bello. Gli occhi azzurri dell’argentino si puntarono preoccupati su di lui, se solo fosse stato così facile. Avrebbero dovuto sposarsi il giorno successivo alla sua proposta, cinque minuti in municipio e via ma quell’idea gli era apparsa orrenda. Voleva che il suo ultimo matrimonio fosse come i precedenti se non superiore e non si sarebbe sposato in segreto. Aveva avuto diciotto mesi per vivere quella relazione in segreto e con discrezione, che il matrimonio fosse pubblico e in gran pompa come piaceva a lui.

<< Allora? Non gliel’hai detto? >> domandò prima che l’altro prendesse una mentina.

<< Ci ho provato, è bastato dire che mi sposavo perché Agata cominciasse ad urlare dalla felicità. Daniel e Monica non dovevano venire, doveva venire solo Agata col marmocchio ma poi Agustin ha saputo che andavamo in vacanza e mi ha chiesto se potevano venire anche loro…. Non doveva andare così >> gli rispose Martìn, in tutto quel tempo erano stati entrambi estremamente discreti sul lasciar filtrare informazioni, quella era la prima volta che Martìn faceva così tanti nomi.

<< Hai l’occasione di ripassare meglio il tuo discorso >> gli fece notare, un discorso che gli aveva scritto lui in quanto la mente di Martìn era troppo scientifica per capire le diverse sfumature della poesia, era il miglio conversatore che aveva avuto ma certe sottigliezze non poteva comprenderle.

<< Ho dovuto rivedere quello che mi hai scritto tu ma penso di esserci. “ Dopo tanti anni penso finalmente di aver trovato l’uomo giusto. Come vi ho detto lo voglio sposare e forse ho sbagliato a non dirvi nulla ma… >> non riuscì a terminare di parlare perché gli venne spontaneo baciarlo.

Baciare Martìn era qualcosa di cui non poteva più fare a meno. Pur non avendo mai avuto alcun interesse nei confronti degli uomini la prima volta che era accaduto non si era sentito sbagliato o aveva pensato di rimproverare l’altro, era stato come se gli aprisse un mondo, come se tutto quello di cui avesse bisogno fosse lì davanti a lui e aveva ogni diritto a prenderselo. Martìn si era subito scusato ma poi era stato lui a baciarlo e da allora non avevano più smesso, baciarle Martìn Berrote era… intossicante e creava dipendenza, il solo pensiero che ci fossero stati altri uomini nella vita dell’altro lo faceva infuriare, come avevano osato prendersi quello che spettava a lui solo? Come avevano osato trattare con così poco riguardo qualcosa che meritava ogni possibile goccia di amore?

Anche in quel momento Martìn ricambiò il bacio prima di stringerlo a sé, non era certo il posto più romantico dove si fossero baciati ma non gl’importava, in quel momento gli importava solamente di Martìn.

<< Che cazzo sta succedendo? >> disse una voce che conosceva bene e che lo fece staccare da Martìn in maniera istintiva: Sergio.

Suo fratello lo guardava come se gli fossero cresciute due teste, almeno non c’era odio nei suoi occhi ma solo sorpresa, anche se il modo in cui guardava Martìn non gli piaceva, non sapeva dire con esattezza ma non gli piaceva.

<< Posso spiegarti tutto >> rispose prima che Raquel, Anibal e Silene con uno spray si unissero a suo fratello. Tempo cinque secondi e furono raggiunti da una gitana, un tipo che sarebbe stato meglio in un villaggio vacanze delle Canarie e una rossa che teneva per mano due bambini che lo guardavano sorpresi e per nulla interessati.

<< Tutto bene? >> domandò la gitana, era una di quelle… il tavolo dove si era scatenato tutto quel rumore…oh dios.

<< Tutto bene, lui è… loro presumo… è la famiglia con cui mi sto per imparentare, credo >> rivelò Martìn e subito quel branco, non trovò un'altra definizione adatta, cominciò ad urlare per poi correre ad abbracciarlo, c’era un motivo se credeva fortemente nelle distanze sociali ma per prima cosa doveva riprendere Sergio si disse dato che suo fratello era uscito di corsa.

<< Mi occupo di tutto io, tu recupera mio marito >> gli comunicò Raquel con un sorriso preoccupato.

Per fortuna Sergio non aveva mai avuto una gran falcata e conosceva troppo bene Cantaloa per perderlo si disse una volta che lo ebbe raggiunto.

<< Da quanto va avanti? >> gli domandò suo fratello cercando di controllarsi.

<< Diciassette mesi, quattro settimane e due giorni >> rispose, aveva tenuto il conto di ogni giorno trascorso accanto a Martìn, di ogni prima volta che aveva avuto con lui e che era solamente il preludio a qualcosa di più grande.

<< Tu stai con un uomo da un anno e mezzo e io lo vengo a sapere a sapere solamente adesso? Non mi hai detto niente per mesi, ti rendi conto che è tutta una follia, vero? >> lo incalzò suo fratello. Forse era una follia ma si considerava un romantico e si era voluto godere quell’esperienza da solo, per poterne fare tesoro e imparare come fosse possibile per uno come lui essere innamorato di un uomo.

<< Non ti ho detto niente? Ma quando ti ho fatto venire a Toledo per parlare della caldaia credi davvero che volessi parlare della caldaia? Il dieci di agosto a Toledo con quaranta gradi all’ombra? >> aveva organizzato tutto, poi gli erano mancate le parole ma era stata solamente una piccola defiance da cui si era ripreso organizzando quella vacanza, Cantaloa era una cornice immensamente più adeguata di Toledo per certi argomenti.

<< Io non ti riconosco più e… tutto questo è assurdo ma sei troppo testardo per vederlo, come sempre >> si limitò a dire Sergio prima di allontanarsi imprecando e alternando lo spagnolo all’italiano come solamente le persone bilingui sapevano fare.

 

***

 

Sapeva che tutto quello sarebbe andato a puttane.

C’era un motivo se Martìn Berrote non era mai stato un fan del matrimonio, etero o gay, i matrimoni portavano troppi casini e per una coppia felicemente tranquilla, Daniel e Monica su tutti, ce n’erano altre impossibili o complicate, come i matrimoni delle sue sorelle che non erano finiti in divorzi solamente perché le sue sorelle erano sposate con militari di carriera.

Quando Andrés gli aveva chiesto di sposarlo aveva accettato d’istinto, col senno di poi si era detto che non aveva bisogno di un pezzo di carta, si amavano e stavano bene insieme, davvero dovevano rendere tutto così borghese ed etero?

Abbandonare la sua vecchia vita fatta di rimorchi e notti da una botta e via non gli era pesato, specialmente perché Andrés sapeva soddisfarlo come nessuno dei suoi amanti senza nome aveva mai saputo fare, ma continuava a sostenere che l’umanità non fosse nata per la monogamia. Quando aveva saputo della malattia dell’altro non si era spaventato o aveva pensato di fuggire, pur avendo tanti difetti era leale e se necessario lo avrebbe accudito come un’infermiera fino al suo ultimo respiro, lo avrebbe lasciato col cuore a pezzi ma non era il momento di pensarci.

Le sue sorelle e sua madre avevano già prenotato i biglietti aerei Buenos Aires – Madrid, in quanto ai suoi fratelli… aveva dei dubbi e sulla presenza di suo padre era sicuro che non ci sarebbe stato. E non gl’importava, aveva smesso di fare di tutto per compiacerlo e aveva Andrés de Fonollosa al suo fianco, nient’altro importava.

E poi l’altro aveva proposto quelle piccola vacanza a Cantaloa, avrebbe avuto modo di spiegare alla sua famiglia d’adozione la situazione e prepararli. Avrebbe voluto solamente Agata ma non solo l’altra aveva portato Axel, ma poi Augustin l’aveva saputo e aveva imbucato Daniel e Monica. Voleva bene a quei due, avevano passato diverse vacanze tutti insieme in Serbia ospiti della famiglia Dragic anche dopo che lui e Mirko si erano mollati ma quello… maledetto lui e la sua generosità.

Era andato tutto bene, aveva messo in conta lo scoppio di esuberanza da parte di Agata, che non gli avrebbe mai perdonato di aver mollato Mirko ma non si aspettava una reazione simile da parte della famiglia di Andrés. L’adorato hermanito era il terzo argomento di conversazione di Andrés dopo sé stesso e la propria arte ma mai si sarebbe aspettato che a Sergio Marquina bastasse uno sguardo per odiarlo, di solito ne servivano quattro, eh?

<< È andato tutto a puttane >> disse, la superfice del pavimento del soggiorno almeno lo teneva al fresco.

<< Non è andata così male, poi ne discutiamo meglio domani >> fu la risposta di Andrés seduto sul divano, quando si parlava di hermanito Sergio il suo… fidanzato, come si era ridotto, appariva insolitamente cieco e ottimista. Sergio lo detestava, aveva una brutta sensazione e sarebbe stato difficile avere un qualche rapporto con lui. Non sapeva come fosse con gli altri ma gli apparivano tutti degli snob con la puzza sotto il naso, appartenenti a vario titolo dallo stesso ambiente da cui era fuggito quando aveva diciotto anni, persino la figlia adottiva di Sergio, Silene qualcosa, era come loro, con quell’aria di superiorità e perenne sfottimento come se il mondo le dovesse qualcosa.

Quella non era gente per lui e il solo pensiero di doverli incontrare almeno due volte l’anno lo faceva vomitare.

<< Ti avevo detto che dovevo fare tutto io e ci sarei anche riuscito, tuo fratello non lo riprendiamo più >> dichiarò, come avesse fatto Sergio a tornare a piedi dato che erano sei chilometri scarsamente illuminati era un mistero per lui.

<< Sergio capirà, ha solo bisogno di capire la situazione >> fu la replica, sapeva che l’altro era già stato sposato e che aveva un figlio con cui non aveva più alcun contatto ma quelli non erano affari suoi, lui sposava Andrés, non la sua famiglia.

<< Se lo dici tu, gli altri? >> domandò fintamente curioso.

<< Ho parlato con Raquel e l’ha presa bene >> fu la risposta, almeno per Andrés l’opinione di Silene e del suo boy toy non era importante, almeno quello si disse prima che l’altro gli desse un bacio sulla fronte e gli spostasse i capelli, sarebbe diventato dipendente da quelle mani, lo sapeva.

<< Puoi restare a dormire qui, nella mia stanza o nella stanza degli ospiti >> mormorò Andrés prima di allontanarsi. La tentazione di sgaiattolare nella sua stanza come quando era ragazzino era forte ma poi ci sarebbero state troppe domande a cui rispondere e occupare la stanza degli ospiti gli sembrava eccessivo. Molto meglio il divano e tornare dagli altri per colazioni, si, quella era un’opzione valida.

 

***

 

Tutto quella era una pazzia.

Raquel gli aveva consigliato, o meglio ordinato, che se voleva continuare a lamentarsi poteva farlo la mattina dopo altrimenti poteva andare a dormire sul divano e quindi lui si era zittito. Gli amici di Martìn gli piacevano anche, gli sembravano persone alla mano e di semplice comprensione ma Martìn… era un discorso diverso.

Sapeva bene che era stupido odiare qualcuno al primo sguardo ma era stato più forte di lui e lo faceva per proteggere entrambi. Prima o poi suo fratello avrebbe mandato a rotoli anche quel matrimonio e chi sarebbe dovuto rimanere a raccogliere i cocci sarebbe stato lui, e forse si sarebbe dovuto occupare anche di Martìn. Lo faceva per entrambi si disse, sarebbe stato meglio per tutti e due se avessero rotto prima del matrimonio, almeno non ci sarebbero stati eccessivi strascichi. Pensando così si era messo su una vestaglia ed era uscito. Non aveva visto Martìn uscire di lì e questo significava che in quel momento i due potevano tranquillamente replicare il kamasutra senza che lui lo sapesse dato che suo fratello aveva fatto insonorizzare le parete ai tempi del terzo matrimonio, o era il quinto?

Suo fratello non era gay, di quello era sicuro, Andrés aveva avuto un numero incalcolabile di donne e mai aveva mostrato interesse per gli uomini, sapeva che c’erano occasioni in cui aveva avuto dei rapporti a tre ma la terza persona era sempre stata una donna, mai un uomo. E ora non solo era innamorato di un uomo, suo fratello si innamorava con una facilità sconcertante, ma voleva anche sposarlo, e quello si che lo preoccupava. Aveva già visto quella storia, per ben cinque volte, ed era andata sempre male e sarebbe andata male anche questa volta, ne era sicuro.

Quasi non si era accorto di essere finito di fronte alla dependance, anche lì dormivano tutti tranne la gitana, Agata. La donna lo salutò con un cenno distratto della mano prima di fargli cenno di sedersi accanto a lei. Declinò cortesemente per poi piazzarsi di fronte a lei, aveva appena avuto un’idea.

<< Cosa sai dirmi del tuo amico? >> domandò, doveva conoscere il nemico, ogni piccolo dettaglio. La mattina seguente avrebbe chiesto ad Anibal di fare una ricerca in rete, Raquel si sarebbe sicuramente rifiutata quindi doveva bypassarla, se fosse stato fortunato poteva persino farlo deportare… ma poi Andrés lo avrebbe seguito in Argentina e lui doveva evitare quell’eventualità.

<< È una brava persona. Lavora come ingegnere anche se non avrebbe bisogno, suo padre gli passa un mensile perché se ne stia lontano da loro il più possibile, come se avesse davvero il desiderio di stare con quegli snob viziati e retrogradi, è una persona per bene, un po’ leggero ma è una persona di cui fidarsi >> gli spiegò Agata. Quindi non era questione di soldi o di scalata sociale, tutte questioni a cui poteva porre rimedio. Era sicuro che fosse amore o meglio che i due credessero di essere innamorati ma conosceva fin troppo bene suo fratello per non sapere come Andrés vivesse in un mondo tutto suo e nonostante il suo libertinaggio fosse un romantico senza speranza.

<< Non c’entra niente insieme. Mio fratello è una pessima persona. È inaffidabile, impulsivo e un traditore seriale, finirebbero per rendersi infelici >> dichiarò, non tanto un traditore seriale quanto qualcuno che era abituato ad ottenere tutto quel che desiderava e a cui le donne l’avevano sempre fatta passare liscia.

<< Che tuo fratello non fosse il massimo lo avevo capito, cosa proponi? Di far saltare il matrimonio? >> gli domandò Agata, ragazza percettiva gli venne spontaneo pensare.

<< Non possiamo. Se ci proviamo quei due faranno di tutto pur di stare insieme. È come se stessero in un monolocale formato dal loro amore, se proviamo a tirarli fuori con la forza finiscono per arrenderlo e ristrutturarlo, no… dobbiamo mostrare tutto quello che li divide ma… non in maniera diretta >> propose, avrebbe avuto di tempo ma cominciava ad avere delle idee.

<< Non ti seguo e comunque a me queste cose non piacciono, sono sempre stata una persona diretta >> dichiarò Agata, quello non era un problema, non con il piano che la sua mente stava lentamente fabbricando.

<< Tu non dovrai fare nulla, conosco perfettamente la persona adatta >> rivelò, Silene avrebbe fatto qualsiasi cosa lui le avesse chiesto. Era meschino sfruttarla così? Certamente ma la ragazza aveva un debito nei suoi confronti e in quanto alla sua arma segreta… quello avrebbe assolutamente funzionato, drastico ma efficace, se lo sentiva.

Agata si limitò ad assentire con la testa, faceva bene a dargli carta bianca, ora doveva solo sedersi e assistere allo spettacolo che lui avrebbe preparato ed entro due settimane di quella pazzia non avrebbero più parlato.

 

***

 

Raquel Murrillo sapeva bene non potersi lamentare.

Liberarsi di Alberto era stato difficile ma ne era valsa la pena, doveva vederlo solamente una volta al mese quando Paula passava il week end con lui ed Isabel e spesso Sergio, Silene e persino Anibal si incaricavano di accompagnarla. Paula aveva legato con tutti loro e voleva bene a Sergio, per qualche strano motivo adorava Andrés ma forse perché l’unico a non parlarle come se fosse una bambina, fin dal loro primo incontro suo cognato aveva trattato sua figlia come se fosse un’adulta e Paula per quel motivo lo adorava alla follia, aveva fatto di tutto per essere presente nelle foto di matrimonio, entrambi.

Era rimasta sorpresa dal fatto che la moglie numero sei fosse un uomo ma la bisessualità esisteva e Andrés lo aveva capito passati i quaranta, fine della discussione e dei drammi per lei. Sergio però la pensava diversamente, ne aveva fatto un dramma per tutta la notte al punto che aveva minacciato di farlo dormire sul divano. Capiva che l’altro non fosse entusiasta di assistere al sesto matrimonio, e al prevedibile sesto divorzio ma a suo parere stava esagerando. Andrés e Martìn erano due uomini adulti e vaccinati, se avevano deciso di sposarsi era affare loro, potevano averlo fatto di nascosto un giorno qualsiasi in municipio e invece avevano preferito informarli.

Avrebbe potuto indagare sul passato dell’argentino ma non era così stronza fuori dal lavoro e aveva ancora dei principi. Anibal invece non aveva simili scrupoli si rese conto quella mattina mentre si avvicinava alla piscina, l’occhiata colpevole del ragazzo le fece capire che stava cercando informazioni che non avrebbe dovuto, e se lo faceva era perché Sergio glielo aveva chiesto, la devozione che il ragazzino e Silene avevano per suo marito la preoccupava, Silene lo avrebbe seguito fino in capo al mondo senza farsi domande e quello non era un rapporto sano.

Paula per fortuna non le aveva dato problemi. Capito che per una volta non era la più piccola aveva occupato parte della mattina giocando con Axel e Cincinnati e comportandosi come una via di mezzo tra una sorella e una babysitter, almeno qualcuno che le dava soddisfazioni.

<< Ti devo davvero ringraziare per tua figlia, adoro Axel ma… non sono più abituata >> le confidò Agata mentre prendevano il sole in piscina, i ricci di Monica sembravano dotati di vita propria. Non erano persone così pessime, non al loro livello sociale come le avrebbe definite Andrés ma ci si parlava bene, forse un po’ ingenue e semplici d’animo ma determinate e forti a modo loro, sicuramente migliori di Silene e della sua patologica impulsività mista ad una seria dipendenza da adrenalina che l’aveva messa nei guai fin da bambina.

<< Come mai? >> domandò curiosa, non voleva intromettersi ma a breve sarebbero stati una famiglia e come poliziotta poteva aiutarla. Da quel che aveva capito la famiglia di Martìn sarebbe arrivata il giorno prima del matrimonio ma i rapporti erano tesi e gli altri si consideravano una famiglia d’adozione.

<< Io… non sono una cattiva madre ma ho fatto un errore. Non accadrà più e questa è la nostra prima vacanza insieme dopo anni, noi stavamo bene ed è stato tutto un errore >> si limitò a dire Agata. Non voleva indagare ma era curiosa, Monica intuendo che la conversazione poteva complicarsi le aveva raggiunte, appena in tempo perché sentissero un urlo.

Daniel era sul tetto della dependance e si stava guardando attorno, nel vederlo Monica si portò una mano alla bocca e si affrettò, un rapido scambio di sguardi con Agata la convinse che quello meritava di essere devotamente spiato.

<< Scendi subito da quel tetto! >>

<< Io sto cercando un’antenna, devo vedere la partita io! >>

<< Ma non hai chiesto? >>

<< Ma tu pensi che questi qui sappiano dove si trova l’antenna? >> era assurdo, anche un po’ offensivo ma era vero: non aveva idea di dove si trovava l’antenna della dependance, di certe cose si occupava Anibal.

<< Al massimo andiamo al bar, ora da retta a tua moglie e scendi, e che cazzo! Possibile che dobbiamo farci sempre riconoscere? >> si intromise Martìn prima di tenere la scala di cui Daniel si era servito per salire.

<< Scendo, scendo! >> urlò Daniel, di sicuro tutti i vicini li avevano sentiti ma per qualche motivo stranamente non le importava come avrebbe dovuto.

<< Devi parlare piano! Non senti che nessuno urla qui! Parla piano porca puttana! >> replicò Martìn e le venne spontaneo soffocare una risata, un insolito talento per le parolacce, ad una prima occhiata lui e Andrés sembravano non avere nulla in comune ma se uno guardava meglio si accorgeva di quanto i due fosse in simbiosi. Esattamente come quella mattina quando Martìn aveva fatto colazione con loro, non si erano scambiati un parola limitandosi a comunicare con lo sguardo e con brevi espressioni facciali che l’altro decifrava nel giro di pochi secondi, mai aveva visto due persone essere così in sintonia, nemmeno lei appena sposata con Alberto o le prime settimane con Sergio, era qualcosa che andava oltre l’amore, una comunione di intenti potentissima, al di là di tutto sarebbero stati una bella coppia, a modo loro.

<< Dovrei avere un vecchio televisore da qualche parte, non so se funziona ancora ma spero di si >> si inserì Silene, e ora da quando la mora aveva un televisore, lei che era sempre stata nemica giurata del concetto di trascorrere una giornata in pace?

Fu l’unica a farsi quella domanda, almeno questa volta Anibal avrebbe trovato qualcuno con cui guardare la partita dato che solitamente o si serviva del cellulare o andava al bar più vicino. C’era qualcosa di strano in tutto quella ma non era il momento di indagare, al massimo ci avrebbe pensato una volta tornati a Madrid.

 

***

 

<< Come vi siete conosciuti? >> domandò la mora, Silene gli sembrava che si chiamasse.

Martìn Berrote non si fidava di lei, era una sensazione istintiva e raramente il suo istinto lo aveva ingannato. Andrés gli aveva spiegato il rapporto che hermanito e Silene avevano e lui non ci trovava nulla di male, certo… la ragazza non era esattamente il tipo ideale da presentare a casa ma quello era un problema etero che non lo riguardavano, metà delle sue sorelle sarebbero rimaste sconvolte il giorno del matrimonio quando avrebbe fatto le presentazioni.

<< In ospedale, il posto meno romantico di sempre >> ammise prima di sorridere. Raquel, il giovane toy boy di Silene e la piccola Paula stavano cercando di fare di tutto per farlo sentire ben accetto mentre Sergio tendeva ad evitarlo e a lui andava bene, gli interessava solo di Andrés, il resto era qualcosa di cui poteva fare a meno.

<< Vi siete conosciuti in ospedale? >> chiese la ragazza sorpresa.

<< Lui era lì per un controllo riguardante la progressione della sua malattia, io per un controllo di routine. Nella mia famiglia ci sono stati casi di tumore, due miei zii sono morti di tumori e una delle mie sorelle vive grazie al uno dei reni di uno dei miei fratelli >> le spiegò, la storia medica della sua famiglia era interessante ma non troppo. << Ci siamo ritrovati in sala d’attesa insieme, abbiamo cominciato a parlare e senza che ce ne rendessimo conto siamo andati a pranzo insieme >> proseguì. Non aveva mai pensato di aver bisogno di un compagno fisso o addirittura di un marito, c’erano persone fatte per la monogamia, Monica e Daniel su tutte, e altre che preferivano approfittare di ogni opportunità, lui, e gli era sempre andato bene quello stile di vita. Aveva una famiglia, degli amici che erano come una famiglia e diversi contatti utili da chiamare nel caso quella sera non avesse avuto voglia di uscire a rimorchiare, la vita perfetta insomma. Poi aveva incontrato Andrés de Fonollosa.

<< E poi cosa è successo? >> domandò la ragazza, perché aveva la sensazione che quella di prima fosse solo una recita?

<< Ci siamo sentiti per venti giorni di seguito, io non ho mai pensato di avere un fidanzato, tantomeno un marito ma con Andrés… con lui è diverso. Per lui è tutto facile, è la sua prima relazione con un uomo e si comporta come se non avesse fatto altro, io mi faccio scopare da quando ho sedici anni da uomini diversi, e ho provato di tutto, eppure mi sembra ancora di essere quel ragazzino di tredici anni che si chiede perché adori passare il tempo con suo fratello maggiore e il suo migliore amico anche se loro due lo ignorano >> le spiegò.

Dopo il primo bacio Andrés sembrava aver accettato tutto. Aveva avuto bisogno della sua guida solamente per gli aspetti meramente carnali, altrimenti tutto il resto gli era venuto naturale in una maniera che mai aveva visto in altri uomini. Con lui si era sentito tornare all’adolescenza, quando sapeva di essere diverso ma non capiva come, adora il machismo dei suoi fratelli ma quando si era ritrovato a guardare il culo di metà dei loro amici si era dovuto per forza dare una risposta, e da lì in poi aveva accettato tutto. E ora non capiva perché lo stesse dicendo proprio a Silene, a forza di presentare borghesi era diventata più borghese di loro, una personalità insopportabile.

Silene si limitò ad annuire pensierosa prima di andare per qualche minuto a parlottare con Sergio che lo ignorò devotamente come ormai faceva da due giorni. Se aveva un problema con lui se lo facesse passare, a lui andava bene essere ignorato ma era sicuro che Andrés avrebbe voluto che diventassero una bella famiglia felice, e quindi per forza di cose lui e Sergito dovevano diventare amici o quantomeno fingere, e a fingere era sempre stato bravo.

 

***

 

<< Massimo rendimento per il minimo sforzo, e credimi: in questo caso il rendimento non ci sarà mai >> sentì dire da Silene.

Come se non bastasse la pazzia di suo fratello ora ci si mettevano anche i bambini, il figlio di Agata aveva cominciato a seguire Paula come un’ombra, si portava dietro il figlio di Daniel e Monica ma comunque non ingannava nessuno. Per precauzione aveva chiesto ad Anibal di fare qualche ricerca anche su di loro e aveva scoperto pochissimo, avrebbe dovuto chiamare i suoi colleghi per sapere chi si occupava del caso di Agata ma sembrava che la gitana se la cavasse bene per il momento. In quanto al piccolo Cincinnati… chissà chi era l’uomo sposato da cui la donna lo aveva avuto, il bambino non era di Daniel perché i due si erano conosciuti che lei era al terzo mese ma quello doveva essere un segreto che conoscevano solamente loro due, gli altri non avevano detto nulla ma almeno a breve tutto quello sarebbe finito come piaceva a lui.

La coppia fantastica si stava riposando sul divano, Martìn con la testa sulle ginocchia di suo fratello e ogni tanto Andrés lo baciava sulla fronte, se fosse andato tutto come previsto a breve tutto sarebbe tornato come doveva essere e non avrebbe più sopportare quella follia.

Si era appena recato in cucina quando sentì bussare alla porta di vetro e la vide: la soluzione a tutti i suoi problemi.

<< Dovevi arrivare ieri >> la rimproverò bonariamente prima di abbracciarla, era sicuro che il sesto matrimonio sarebbe finito prima ancora di cominciare.

<< Ho fatto quel che potevo col poco preavviso che mi hai dato ma stai tranquillo, risolveremo tutto >> fu la risposta, stava andando tutto secondo i suoi piani.

<< Tatiana?! >> sentì dire e voltandosi vide suo fratello, che Andrés traesse le conclusioni che doveva fare: da un lato Tatiana Mastré, pianista italiana di discreta fama, capelli rossi e l’aria raffinata di chi appartiene ad un certo giro di amicizie, dall’altro Martìn Berrote, vestito casual in una maniera quasi offensiva, ingegnere argentino il cui unico punto di forza erano due occhi di un azzurro intenso, quella non era una lotta che Martìn poteva sperare di vincere e chi lo avrebbe scelto dopo aver visto Tatiana?

<< Tatiana?! >> ripeté suo fratello, erano stati una coppia meravigliosa a suo tempo, si erano sposati in maniera impulsiva ma poteva funzionare se non fosse stato per quel piccolo problema, di cui si sarebbe dovuto occupare ma era il momento che tutto tornasse come doveva essere.

<< Vedo che ti ricordi ancora il mio nome, sediamoci in soggiorno e parliamo >> dichiarò Tatiana in uno spagnolo perfetto, senza traccia degli orrendi regionalismi di Martìn, solitamente non era così razzista ma bisognava fare di necessità virtù.

Obbedirono tutti e quattro, lui compreso perché non voleva perdersi quel fallimento annunciato, sicuramente Raquel e gli altri stavano origliando.

<< Io ne ho sopportate tante durante il nostro matrimonio ma questo… questo le batte tutte. Non è tanto il fatto che non fossi consapevole che ti saresti risposato, ormai al municipio di Madrid conosceranno bene il tuo volto ma è tutta la questione della preferenza di genere a lasciarmi perplessa. Ammetto di aver sempre sospettato qualcosa ma mai avrei pensato che avresti sposato un uomo. Sempre meglio della tua ex, Ariadna. Ora sai cosa penso della differenza d’età e poteva anche starmi bene ma che una ragazzina di appena diciotto anni stesse con un uomo di oltre quarant’anni è penoso per lei e grottesco per te, almeno mi sembra che Martìn abbia la tua stessa età >> dichiarò Tatiana tra un sorso di vino e l’altro, lo sapeva lui che tenersi in contatto telefonico con Tatiana avrebbe portato a dei risultati, Raquel aveva inizialmente disapprovato ma Tatiana a modo suo faceva parte della famiglia.

E stava andando tutto secondo i piani pensò osservando l’espressione di Martìn avvampare, un conto era sapere che il proprio fidanzato avesse avuto delle relazioni ma vedersele sbattere così in faccia… avrebbe dovuto ringraziare personalmente Ariadna Cascales per aver sopportato suo fratello per sei mesi, che immenso favore gli aveva appena fatto.

<< Tu sei un carrarmato Tatiana, spero che tu te ne renda conto >> si limitò a dire suo fratello mentre Tatiana si limitava a sorseggiare il suo vino.

<< Passiamo alle cose importanti: l’eredità. L’eredità va a Paula e a Silene, e ad eventuali figli di Sergio e Raquel. E la parte legittima deve andare a Rafael che fa ancora parte di questa famiglia. Quello che voglio dire è che ci tengo che tutto quello che noi due abbiamo costruito insieme, e vale anche per le quattro donne che mi hanno preceduto, non deve andare perso nel calderone della tua ennesima…. Stronzata, vogliamo chiamarla così? Ora, io non ce l’ho con Martìn, non lo conosco neppure ma è opportuno che lui sappia tutto di te, perché gli hai raccontato tutto, non è vero? >> rivelò Tatiana, tirando la corda fino alle estreme conseguenze.

Conosceva bene Andrés e sapeva quanto le circostanze riguardanti il quinto divorzio fossero state difficili per lui, per un uomo con il suo ego scoprire che un ragazzino come Rafael gli aveva sedotto la moglie doveva essere stato un colpo non da poco. Certo, Rafael e Tatiana stavano insieme da tre anni ormai, la loro non era una cotta ma una cosa era prendere atto della cosa e un’altra ammettere che la propria moglie lo avesse tradito col proprio figlio, materiale da telenovelas.

<< Rafael è stato diseredato e il motivo lo conosci bene, non parlo con lui da tre anni e non avrà un centesimo da me >> fu la risposta mentre Martìn osservava attento a non perdersi nemmeno una battuta, se dopo quella scena madre non fosse fuggito a gambe levate allora lui aveva perso la capacità di leggere le persone.

<< E invece si, l’avvocato è stato molto chiaro. Tradimento o non tradimento, ego ferito o meno Rafael resta tuo figlio e ha diritto alla legittima parte dei tuoi averi. È accaduto quello che è accaduto ma sono passati tre anni, vai avanti Andrés. Non dico che la storiellina pietosa di come tuo figlio abbia sedotto tua moglie non ti abbia aiutato a rimorchiare ma sarebbe opportuno sentire anche le nostre versioni, specialmente per Martìn ma presumo che lui conosca già tutta la storia >> infierì Tatiana, l’espressione sorpresa e infuriata di Martìn gli fece capire che Martìn non sapeva nulla, chissà quanti aspetti del suo passato suo fratello gli aveva tenuto nascosti?

<< Puoi venire un secondo di là, ti posso parlare? >> propose Martìn, era fatta, entro l’ora di pranzo tutta quella follia si sarebbe sgonfiata e tutto sarebbe tornato come doveva essere pensò Sergio Marquina mentre Tatiana lo guardava come se le facesse pena.

 

***

 

Non si era mai sentito mai umiliato così tanto in vita sua, e nella propria casa.

C’erano momenti, rari ma c’erano, in cui Andrés de Fonollosa ammetteva di essere umano e quindi fallace ma questo non voleva dire nulla. Il suo quinto matrimonio era cominciato benissimo ed era finito nella maniera peggiore, con lui che aveva finito per recitare il ruolo del fesso della situazione, come se non fosse già abbastanza umiliante che Tatiana lo avesse tradito con Rafael, il suo stesso figlio.

Erano passati tre anni ma quella ferita al suo amor proprio faceva male, per non parlare dello sguardo condiscendente di Sergio e di quello strafottente di Silene, ingrati, ingrati tutti e due. Anche per questo si era lanciato in quella nuova relazione, dopo tanti amoretti e storie da una notte Martìn era la prova più evidente di come fosse riuscito a voltare pagina, anche per questo non gli aveva raccontato tutto, limitandosi a dire che era già stato sposato e che l’ultimo matrimonio non era finito bene, l’eufemismo del secolo avrebbe puntualizzato la piccola Paula, l’unica persona con un minimo di cervello là dentro.

<< Sorvolando su come abbia fatto la figura del cretino poco fa ma una cosa così importante non potevi dirmela? >> lo aggredì Martìn a bassa voce.

<< Ma devo raccontarti tutti i miei divorzi adesso? >> replicò lui, avevano tutto il tempo del mondo per quello e non voleva certamente cominciare ora.

<< Tutti? Ma quante volte sei stato sposato? >> fu la prevedibile domanda.

<< Cinque volte ma non capisco perché debba essere importante >> rispose, era stato sposato, era divorziato e ora era fidanzato con Martìn, semplice, lineare, perché l’altro non voleva capire?

<< Cinque? Sei stato sposato con cinque donne diverse? E quando pensavi di dirmi che la moglie numero cinque ti ha messo le corna con tuo figlio, presumo che fosse il figlio della numero uno o della numero due altrimenti sarebbe davvero troppo >> e ora cos’erano tutti quei cavilli?

<< Non capisco perché ti debba importare, ora non vorrai l’elenco di tutte le mie donne? >> domandò, davvero Martìn era così insicuro? Cosa credeva? Che fosse solo un’avventura? Un esperimento? Forse altri uomini ma non lui e sicuramente non con Martìn.

<< E invece si, capisco che tu abbia questa visione bohemienne della vita ma io ho bisogno di certezze, sto rivedendo tutte le mie convinzioni su monogamia e matrimonio per te, almeno un po’ di sincerità mi spetta >> fu la risposta di Martìn, ancora quell’insicurezza che trovava deliziosa. L’altro non gli aveva mai nascosto di aver saltato per anni da un letto all’altro e di essere allergico al matrimonio ma la verità era un’altra: aspettava uno come lui. Aspettava lui e quel pensiero lo riempiva d’orgoglio.

<< Fammi pensare … >> si limitò a dire cercando di alleggerire la tensione, stavano così bene fino a dieci minuti prima.

<< Conti? Hai davvero bisogno di contare? >> e ora nemmeno poteva stare in silenzio. Aveva messo in discussione i suoi principi, gran parte della propria vita per l’altro e che Martìn non riuscisse ad accettare il suo passato era assurdo, era dovuto venire a patti con l’idea che gli piacevano anche gli uomini e l’altro non riusciva a capire che avesse un passato? Certo, aveva avuto bisogno di tre giorni di riflessioni prima di decidere che ne valeva la pena ma tutto quello restava comunque assurdo. Aveva la sensazione che qualcuno stesse organizzando tutto quello ma poteva essere una coincidenza, capiva perché Sergio avesse deciso di chiamare Tatiana, perché solo lui poteva aver pensato una cosa simile, ma restava il fatto che tutto l’amore e la fascinazione che provava nei confronti della sua quinta moglie era svanito quando non solo aveva scoperto che lo tradiva, e poteva passarci pure, ma che lo tradiva con Rafael, e su quello non poteva assolutamente transigere in alcun modo.

<< Possibile che non ti stia bene niente? La situazione è un po’ complicata ma niente di così irrecuperabile e ti prometto che non dovremo vederli, ho fatto di modo di diseredare Rafael tre anni fa, nella tua famiglia saranno pure avvenuti casi simili >> replicò lui, quattro sorelle e due fratelli, quella non era una famiglia ma una squadra di calcio per come la vedeva lui e il solo pensiero di doverli incontrare tutti il giorno del matrimonio gli dava la nausea ma era un sacrificio necessario.

<< Nessuna delle mie sorelle ha mai tentato di sedurre il suocero, o il proprio genero nel caso di Alba, avremo un sacco di difetti ma non siamo così… altoborghesi >> fu la replica di Martìn prima di andarsene sul terrazzo a fumare.

 

***

 

Tutto quello era assurdo.

Tatiana non solo aveva la forza di carrarmato e la proprietà di linguaggio di un professore universitario ma era anche bellissima, questo Martìn Berrote aveva dovuto riconoscerlo. E se le altre quattro mogli erano belle come lei… cosa ci faceva lui lì?

La bisessualità esisteva, lo sapeva fin troppo bene ma trovava assurdo che Andrés avesse scelto proprio lui, dopo una moglie come Tatiana se davvero voleva un uomo avrebbe dovuto scegliere qualcuno diverso da lui, qualcuno più… più giovane, più raffinato, più colto, più tutto. Andrés sembrava non condividere i suoi stessi dubbi, la notte precedente glielo aveva ampiamente dimostrato e lui si era ritrovato a ringraziare le pareti insonorizzate altrimenti avrebbero svegliato mezza Cantaloa dato che in certe… circostanze lui tendeva ad essere piuttosto vocale ed esplicito sul proprio apprezzamento.

Non avevano più parlato di Tatiana e avrebbe voluto evitare di riprendere in mano l’argomento, almeno finché non la vide seduta al tavolo del soggiorno intenta a fare colazione, e ora da quando aveva dormito lì?

Si rese subito conto di come i due ex coniugi si evitassero ma allo stesso modo aveva la sensazione che se non fosse stato per il tradimento i due sarebbero rimasti insieme perché… perché erano perfetti insieme e quello faceva male.

<< Io sto mettendo in discussione la mia vita per te. Ho sempre considerato la monogamia non solo innaturale ma fisicamente dannosa, considero il matrimonio l’espressione più grezza dell’eteronormatività e mai fino ad ora ho pensato di sposarmi. Lo sto facendo per te, perché mi sembra che dopo cinque matrimoni a te piaccia l’idea di sposarti, o to tie the knot come dicono gli americani e posso farlo, posso accettare di andare a letto con lo stesso uomo per il resto della mia vita se lo amo sul serio. E anche perché so che hai messo tutta la tua in discussione per me e questo lo rispetto, ma questa troia debba venire qui a fare una patetica scenata di gelosia non lo accetto. Ma chi cazzo credi di essere? Non solo siete divorziati ma ti scopi persino suo figlio e pretendi di avere anche ragione? Ci sono dei limiti al pudore, e per dirlo io è grave >> esplose, quello era troppo e bisognava che qualcuno lo dicesse, e quel qualcuno doveva essere lui.

<< Io non ho intenzione di far parte di un harem o di quello che è tua vita matrimoniale, o vogliamo chiamare anche la mamma di Rafael così facciamo tris? Sono stato l’amante di uomini sposati, sia etero che gay, e non intendo ripetere l’esperienza, e che cazzo! >> urlò prima di uscire di lì, il tempo di fare cinque passi e vide Raquel che si dirigeva verso la casa padronale con un grande sorriso in volto. La donna lo salutò con un sorriso a trentadue denti prima di entrare, tutto quello non era stato casuale, se davvero pensavano che lo credesse allora dovevano averlo preso per scemo, non c’erano altre possibilità.

Trascorrere la mattina con gli altri lo rilassò, Agata e Daniel avevano praticamente colonizzato la spiaggia, avevano persino la spiaggia privata come i ricchi si ritrovò a pensare mentre Daniel si divertiva a fare il morto e i bambini ad assaltarlo. Monica ed Agata si erano unite a lui e forse era arrivato il momento di godersi un bagno si disse, almeno quella vacanza avrebbe avuto un risvolto positivo fino al pranzo. Anibal e Silene che li avevano raggiunti non lo turbarono, lui era inoffensivo e lei era troppo complicata per degnarla di un pensiero, ma chi lo sorprese fu Tatiana che li raggiunse in un momento imprecisato della giornata, si accorse di lei solamente quando uscì dal mare dopo il bagno. L’acqua era fredda ma ne aveva passate di peggio si era detto, per fortuna Monica aveva portato un thermos per tutti loro.

<< Cosa vuoi ora? >> le disse prima di cominciare a frizionarsi i capelli, per fortuna nella dependance c’era l’acqua calda perché aveva bisogno di una doccia.

<< Solamente offrirti la mia resa. Solitamente non mi succede ma sei riuscito a farmi sentire la cattiva della situazione e so riconoscerlo >> lo sorprese Tatiana, stronza si ma non troppo.

<< La tua coscienza non è affar mio, dopo quello che hai fatto dovresti semplicemente toglierti dalle palle >> le disse prima di distendersi sull’asciugamano per prendere il sole.

<< Libero di pensarlo come vuoi, un giorno ti racconterò la mia versione dei fatti e ne potremmo discutere, non sono l’unica cattiva in questa storia, sappilo. E sappi che io e Rafael stiamo insieme da tre anni quindi non è stata una follia di una notte >> gli rivelò Tatiana, e a lui cosa importava?

Tutti quei drammi altoborghesi, il desiderio ipocrita di Sergio di preservare la facciata, la voglia di Andrés di rendere partecipe il mondo di ogni sua idea sfidando ogni genere di convenzione, la strafottenza di Silene e la superiorità morale di Raquel lo irritavano oltre misura, almeno a breve tutto sarebbe finito e sarebbero rimasti solamente lui e Andrés, esattamente come all’inizio della sua relazione, fosse stato per lui potevano continuare in quella maniera fino alla fine ma l’altro voleva fare il grande gesto, voleva sposarlo e lui aveva accettato, l’amore non rendeva ciechi ma rendeva stupidi.

<< Sono affari vostri, come sia finita tra voi tre non mi interessa >> rispose, da un lato realmente non gl’interessava, dall’altro doveva evitare che Andrés avesse dei ripensamenti e per fortuna conosceva ancora due o tre trucchi che facevano la loro figura a letto.

 

***

 

Quella situazione gli stava sfuggendo dalle mani.

Raquel tanto per cominciare si era occupata delle scartoffie burocratiche andando a Madrid quella mattina e consegnando gli ultimi documenti, oltre alla promessa di fare da testimone. Ora, quel ruolo era stato suo nel corso di ben cinque matrimoni e non capiva perché improvvisamente suo fratello avesse dovuto sostituirlo.

L’attacco di Tatiana non era stato sufficiente dato che Martìn era subito partito al contrattacco e li aveva fatti sentire degli stronzi, se Raquel non fosse arrivata in quel momento Andrés sarebbe andato personalmente a scusarsi con lui pur non avendone alcun motivo e lui non poteva permetterselo. Come se non bastasse persino Tatiana lo aveva tradito perché nel pomeriggio Silene gli aveva rivelato la conversazione che la donna aveva avuto con Martìn, tutto il suo piano stava andando a rotoli ma poteva ancora salvare il salvabile.

<< Io non capisco perché tu voglia farlo >> gli disse Tatiana mentre si stavano dividendo una bottiglia di rosso, Raquel e Monica uscite assieme ad Agata per fare la spesa in vista di una cena di gruppo. Nel pomeriggio aveva dovuto persino assistere alla scena della coppia felice che aveva bypassato qualsiasi litigio avessero avuto in favore di un amoreggiamento degno di una coppia di liceali per poi vederli correre nella stanza di Andrés e solo il cielo sapeva cosa fosse avvenuto in quel momento. Non che non fossero belli, esteticamente parlando erano una bella coppia, ma non avevano nulla in comune e spettava a lui aprire ad entrambi gli occhi prima dell’inevitabile disastro.

<< Possibile che non capisci? >> le domandò a sua volta, era davvero così difficile da capire?

<< Sergio, quei due si amano e andranno dritti per la loro strada. Dovevi vedere come si guardavano oggi a pranzo, Andrés non mi ha mai guardata in quella maniera e ha sempre sostenuto che fossi la più amata delle sue cinque mogli >> rispose Tatiana, possibile che anche lei non fosse dalla sua parte?

<< Non funzionerà, lo sappiamo tutti >> si difese lui.

<< Forse, ma non spetta a te dirlo. Lui è tuo fratello, è l’unico familiare che ti resta, escludendo Rafael ma a suo tempo ha scelto da che parte stare, non lo puoi cambiare per sostituirlo altrimenti sarebbe stato tutto più facile per me, devi imparare ad accettare le sue scelte ed essere pronto ad esserci nel momento del bisogno; devi imparare ad accettarlo e andare avanti, come dice mia madre non c’è cosa peggiore dell’invecchiare senza crescere >> lo rimproverò Tatiana.

<< Io non capisco perché tu gliele abbia fatte passare sempre tutte, e non solo tu >> replicò lui sulla difensiva. Tatiana aveva accettato tranquillamente qualsiasi colpo di testa di Andrés per anni, poi quando si era stufata, o l’altro aveva esagerato, era semplicemente passata ad altro.

<< Non riguarda noi due, non più almeno. Io me la sono cavata bene, non mi risposo perché sarebbe imbarazzante ma io e Rafael stiamo bene. Il matrimonio con Andrés mi ha lasciato dei bellissimi ricordi e mi ha rafforzata in maniere che tu non puoi immaginare, personalmente ritengo di aver fatto più del mio dovere >> fu la risposta di Tatiana.

<< A te Martìn piace >> disse lui, e quella non era una domanda. Se lo avesse incontrato per strada, se per qualche motivo avessero dovuto collaborare per ragioni lavorative, era sicuro che l’argentino gli sarebbe piaciuto, sarebbero potuti persino diventare amici o persino dei conoscenti ma quella era una follia. A suo fratello non erano mai piaciuti gli uomini, quella era solo l’ennesima scempiaggine per riempire le giornate o un esperimento e prima se ne fossero resi conto entrambi e prima tutto sarebbe tornato come prima. lo faceva per il bene di entrambi, uno era solo confuso e l’altro aveva detto più e più volte di odiare la monogamia e il matrimonio, Martìn considerava la monogamia contronatura ed era sicuro che non avrebbe retto un mese sposato, e per di più sposato con Andrés. Lo faceva per tutti e due, li stava salvando da sé stessi e prima o poi quei due lo avrebbero ringraziato.

<< Non deve piacere a me, domani devo partire per Parigi dove Rafael mi aspetta e ti prego di non fare stupidaggini. So che lo fai per il loro bene, ma è davvero per il loro bene o per quello che tu credi essere il loro bene? >> domandò Tatiana prima di finire il suo bicchiere e alzarsi.

<< E mi lasci qui? In questo casino? >> quello si che era un colpo basso.

<< Io non vedo alcun problema salvo quelli che ti sei fatto tu, sei un autentico genio ma spesso hai difficoltà a capire le persone >> fu la risposta

Era il momento di far entrare in scena l’artiglieria pesante, l’unica persona lì dentro che non l’avrebbe mai tradito, l’unica che aveva una fede incrollabile in lui e che in tanti anni mai si era permessa di farsi delle domande sul suo operato: Silene.

 

***

 

Dopo tanti anni finalmente Sergio le dava fiducia.

Il loro rapporto era speciale, lui era il suo angelo custode e l’aveva salvata innumerevoli volte da sé stessa. Non l’aveva mai giudicata, le aveva offerto sopra la testa e delle opportunità che altrimenti si sarebbe solamente sognata.

Non l’aveva mai criticata durante la sua relazione con René, limitandosi ad attendere e l’aveva sempre protetta. Tutto il contrario di coloro che lo circondavano e che lei detestava senza possibilità d’appello. Raquel Murrillo era una snob come poche, poliziotta quanto volesse ma poi i vantaggi della loro vita voleva goderseli appieno, come quando era riuscita non solo a divorziare dal marito ma anche ad ottenere la custodia semi esclusiva di Paula, per non parlare delle due settimane di vacanze ogni anno che lei e Sergio si concedevano a Palawan nelle Filippine, sbirro onesto un cazzo. E poi c’era Andrés.

Aveva detestato Andrés de Fonollosa fin dal loro primo incontro, quando era ancora sposato con la moglie numero due, o stavano divorziando. Il sentimento era stato debitamente contraccambiato e sebbene alla fine le si fosse in qualche modo affezionato entrambi continuavano a guardarsi in cagnesco, o meglio… lei lo guardava in cagnesco e lui preferiva ignorarla e comportarsi come se non esistesse.

E ora quella pazzia, era proprio vero che non si conosceva mai una persona, lei per precauzione una volta tornata a Madrid sarebbe dovuta passare dalla sarta, vivendo con loro aveva imparato ad avere un certo standard, e ora dove ripagare il suo angelo custode.

<< Allora? >> domandò una volta vicina alla dependance. Agata era fedele a Martìn in maniera quasi assoluta, Monica era troppo intelligente per certi giochini psicologici e quindi restava solamente Daniel.

<< Non lo so, è strano ma piacevole >> le rispose il ragazzo, sebbene trovasse Andrés e Martìn una coppia quantomeno discreto lei aveva degli ordini da seguire e avrebbe obbedito, almeno per un po’ avrebbe riavuto la pace che meritava e lei e Anibal potevano sempre andare a Panama per qualche giorno, quello si che era un buon progetto.

<< Credo che alla fine si sposeranno sul serio >> disse lei, chissà se Agata aveva parlato qualcuno del piano di Sergio, dopo aver accettato non aveva fatto altro se non qualche frecciatina a pranzo, non approvava la scelta ma non avrebbe fatto nulla per impedirla, non come il suo angelo custode.

<< E allora? Fa strano pensare che stia davvero avvenendo ma potrei abituarmici, un po’ come i primi tempi con Monica. Non tanto per la situazione in sé ma per tutte le chiacchere che abbiamo dovuto sopportare >> le rivelò Daniel, ecco l’anello debole e l’opportunità.

<< Ti capisco, anche noi siamo incasinati >> ammise, tuttavia a lei quel caos piaceva.

<< Con la famiglia che hai è un miracolo che tu sia cresciuta bene, Sergio ha fatto bene ad adottarti >> le disse Daniel e si decise ad agire. Fu un movimento veloce, appena uno sfiorarsi di labbra ma fu una sua idea, non sapeva perché ma sapeva che lo voleva e come sempre quando voleva qualcosa cercava un sistema per ottenerla. Tentò di approfondire il bacio ma Daniel l’allontanò e poi si alzò dal muretto dove si erano sistemati guardandola come se fosse impazzita. Era la seconda persona a dirle no in tanti anni, e non aveva nulla in comune con la prima.

<< Cosa cazzo hai fatto? >>

<< Cosa cazzo ho fatto? >> domandò lei cercando di fare la gnorri.

<< Forse ho equivocato io, siediti e parliamo >> le propose Daniel quando fu sul punto di allontanarsi, bingo.

<< Cosa cazzo sta succedendo qui? >> disse una voce che la fece voltare: Monica, e quel che era peggio all’apparenza calma.

<< Niente, niente di niente >> si difese Daniel, lo sguardò che le lanciò le fece capire che non aveva alcuna voglia di riprendere il loro discorso e se ne pentiva pure, codardo.

<< Niente? Ma sei stupido o cosa? O pensi che non me ne sia accorta? >> lo rimproverò Monica mentre Agata faceva segno a Cinci e ad Axel di rientrare in casa e faceva dei segni a Martìn perché li raggiungesse il prima possibile.

<< Di cosa? >> le domandò lui, e ora di cosa parlava la riccia?

<< Ci gira sempre attorno, ti gira sempre attorno, non le basta il suo boy toy, ora si sta guardando in giro. Con tutte queste arie da fighetta quando in realtà viene dal nostro stesso ambiente. E come se non bastasse il vostro piano è assurdo! >> urlò Monica, realmente arrabbiata, aveva urlato abbastanza forte perché Andrés, Raquel e persino Sergio li raggiungessero.

<< Quale piano? >> domandò Martìn, da quanto aveva capito in quei giorni l’argentino era un tipo intelligente, al novanta per cento aveva capito tutto e ora… cazzo.

<< Il piano per farvi litigare, non lo sai che Sergio sta cercando da giorni di farvi rompere? Solo che voi due siete più innamorati che mai e tutti noi per un motivo o per l’altro stiamo litigando >> rivelò Monica lasciandola senza parole, e ora come… come poteva sapere?

<< Cosa credi? Che non sappia niente? Agata ha raccontato tutto a Daniel tre giorni fa e mio marito mi parla, mi racconta quello che gli succede a differenza di te che tratti Anibal come un ragazzino, tu sei proprio una di quelle persone che si diverte a far soffrire gli altri, che farebbe di tutto per una scarica di adrenalina >> aggiunse Monica furiosa prima di rientrare in casa seguita dal marito.

<< Tu hai realmente messo su questa pantomima per farci lasciare? >> domandò Andrés riferendosi a Sergio, lei ormai non contava più nell’economia del discorso, era solamente un’esecutrice: Sergio ordina e Silene salta, come sempre e come era sempre andata bene a tutti.

<< No… non così… insomma… si >> ammise infine Sergio e le venne spontaneo avvicinarsi a lui ma si fermò a metà strada quando Raquel le lanciò uno sguardo di fuoco.

<< E perché? >> domandò Martìn, era troppo intelligente per non capire pensò Silene, voleva solo la conferma.

<< Perché dovevo. Tu sei un egoriferito incapace di capire che al mondo esistono persone con le loro esigenze e non dei pupazzetti che puoi muovere come ti pare. E hai chiesto a raquel di farti da testimone, Raquel a cui non è mai importato nulla della tua vita sentimentale e non a me che sono tuo fratello e ti conosco da sempre. Una persona deve fare i salti mortali per farsi notare da te e poi arriva il primo tizio e decidi di volerlo sposare, ti rendi conto che è assurdo? >> sbottò Sergio, non che lui fosse diverso ma almeno conosceva i propri limiti.

<< Solamente perché la sola idea di romanticismo ti fa orrore, sei sempre stato fin troppo pragmatico e per questo non riesci a capire >> si difese Andrés mentre Martìn li guardava come se fossero due pazzi.

<< Non capisco? Io non chiedo tanto, anzi. Voglio solo una famiglia normale, è così sbagliato chiederla? Ho fatto di tutto per averla ed è così sbagliato che voglia un fratello normale e non un lunatico egoriferito che non riesce a vedere oltre i propri desideri? >> rivelò Sergio.

<< Non pensavo che fossi così chiuso di mentalità, voi ricchi siete una continua sorpresa >> intervenne Martìn che li guardava con la pietà negli occhi.

<< Tu vuoi sapere perché l’ho chiesto a Raquel e non a te? >> ora si che ci si divertiva pensò Silene, come previsto si erano tutti dimenticati di lei.

<< Me lo chiedo, a Raquel non importa nulla di tutto questo, è già tanto se vi scambiate cinque parole al giorno >> infierì Sergio.

<< Perché se anche ha dei dubbi lo ha tenuto per sé, credevi davvero che non avessi capito? C’eri tu dietro l’arrivo di Tatiana, e mi chiedo chi avresti fatto arrivare se avesse miseramente fallito >> quella si che era una domanda interessante, in effetti l’elenco delle conquiste di Andrés era discretamente lungo, di donne accanto a lui ne aveva viste a iosa nel corso degli anni.

<< Se volete la verità è vero che non m’importa ma siamo una famiglia e per quanto tutto questo mi possa apparire strano non sta a me farlo notare >> si limitò a dire Raquel prima di allontanarsi e lei decise di seguirla, non voleva assistere al disastro che stava per scatenarsi.

 

***

 

Tutto quello era assurdo, folle e lui sapeva che era il destino che lo stava punendo.

Prima di Andrés Martìn Berrote non aveva mai avuto una relazione seria o duratura, persino con Mirko erano durati a malapena un mese e poi erano giunti alla conclusione che funzionavano meglio come amici. Poi aveva incontrato Andrés e si era detto che poteva provarci, una relazione monogama e duratura, così seria da sfociare nel matrimonio e questo perché per la prima volta si era davvero innamorato dello spagnolo. Non era solo sesso, che comunque aveva la sua parte, ma qualcosa di più profondo, sentiva che fossero fatti l’uno per l’altro, anime gemelle aveva detto Andrés poco dopo il loro primo bacio e si era detto che l’altro aveva ragione.

La sua famiglia aveva preso benissimo la notizia, i suoi amici che poi erano anche la sua seconda famiglia ancora meglio e aveva pensato che sarebbe stato facilissimo da lì in poi, i ricchi erano tutti dei liberali che amavano giocare a chi fosse più progressista dell’altro.

E invece le prime opposizioni le aveva avute proprio tra i ricchi.

Sapeva benissimo de lavoro di Andrés anche se per come la vedeva lui si trattava di un hobby ma non aveva mai avuto nulla da rimproverargli e si era accorto che l’altro gli aveva taciuto diverse faccende ma anche lui non gli aveva mai parlato dei suoi eccessi, quello era il passato e non era sua intenzione riportarlo a galla. Peccato che la famiglia di Andrés la pensasse diversamente.

Raquel e Anibal lo avevano tranquillamente accettato, lui perché era poco più di un ragazzino e lei perché pur trovando tutto quello strano aveva imparato a farsi gli affari suoi e se aveva dei dubbi era abbastanza intelligente da tenerseli per sé.

Hermanito Sergio invece era stato un problema fin dal loro primo incontro.

Che lui e Andrés avessero dei tratti da psicopatici nella personalità poteva anche accettarlo, lui stesso non era propriamente sano di mente a sentire una delle sue cognate che era psicologa, ma che arrivasse a mettere su quello spettacolino per farli mollare era assurdo. Era il primo ad avere delle insicurezze, perché Andrés non aveva mai avuto esperienze con uomini prima di lui, perché sapeva di non essere portato al matrimonio ed era certo che se avesse voluto Andrés avrebbe potuto avere di meglio, per quel motivo avrebbe preferito che tutto restasse segreto o quantomeno fosse gestito con discrezione.

Passi l’aver chiesto a Silene di intervenire, la moretta seguiva Sergio come un cagnolino, passi l’aver chiamato la moglie numero cinque per tentare un’offensiva ma che ora Sergio avesse ammesso tutto senza vergogna… quello era troppo per lui.

Agata e Daniel non gli avevano detto nulla ma nemmeno avevano fatto nulla attivamente, tranne buttarlo in piscina due giorni prima ma quello palesemente non contava.

<< Io mi chiedo perché vuoi per forza vivere accanto a qualcuno che trova del tutto normale impicciarsi della vita degli altri? Tu non sei più un ragazzino, lui è adulto e vaccinato, dovete imparare a vivere separati >> disse per l’ennesima volta, quei due erano quasi simbiotici, capiva che avessero un forte legame nato durante il periodo in ospedale di Sergio ma erano passati anni e dovevano andare avanti.

<< La faccenda non ti riguarda, eravamo d’accordo che saresti venuti a vivere da me dopo il matrimonio >> fu la replica. Erano d’accordo ma questo prima di sapere che hermanito querido aveva le chiavi e praticamente entrava ogni volta che voleva, e così Andrés… era un miracolo se Raquel non lo aveva mandato a quel paese.

<< Questo prima di sapere che tuo fratello pretendesse di controllare la tua vita, ti avrebbe anche detto quante volte dovremmo scopare? O come? >> domandò, Sergio e Andrés avevano un ottimo rapporto ma erano legati in maniera strana, nessuno dei due faceva un passo senza averne prima informato l’altro e se questo accadeva l’altro sapeva esattamente cosa aspettarsi, lui stesso aveva un rapporto stretto con la sua famiglia, specialmente le sue sorelle il che contrastava con la sua misogina ma come amava dire gli anni passati gomito a gomito con le sorelle avevano contribuito a renderlo quello che era, ma non per questo aveva mai amato le ingerenze altrui in ogni aspetto della propria esistenza.

 << Sergio non controlla la mia vita, si occupa semplicemente di gestire gran parte delle mie finanze >> gli rivelò Andrés serafico. Si era già accorto che lo spagnolo non aveva alcuna idea del valore del denaro, come un dandy di fine secolo spendeva a piene mani, certo… era anche fortunato e aveva un gusto impeccabile ma era palese che se fosse dipeso da lui solo sarebbe finito in bolletta nel giro di pochi mesi.

<< Hai oltre quarant’anni e tuo fratello ti passa ancora un mensile, possibile che non vi rendiate conto di quanto tutto questo sia sbagliato? >> domandò lui, fosse dipeso da lui si sarebbe accontentato di vedere Sergio e Raquel solamente durante le feste comandate e sebbene fosse sicuro che Raquel la pensasse alla stessa maniera era altrettanto sicuro che Sergio avrebbe fatto di tutto per intromettersi. Non in maniera palese, ovviamente, ma il piano che aveva architettato era una prova di come credeva di poter gestire la vita altrui.

<< Non lo è, è semplicemente diverso da come accade nella tua famiglia >> fu la risposta, era ingiusta ma ne capiva il significato.

<< Nella mia famiglia ce la siamo sempre cavata da soli, ho quattro sorelle e due fratelli, pensi davvero che i miei genitori avessero tempo per ognuno di noi? O che mia sorella Alba ci dovesse fare da madre? No, ognuno per la sua strada e ci si telefona a Natale senza ipocrisie, quando pensavi di dirmi che hai un figlio? >> replicò, lì si che aveva fatto la figura del cretino.

<< Rafael non è più mio figlio >> fu la risposta.

<< Lo hai diseredato, mi sta bene e riconosco che era un motivo grave ma non puoi ignorarlo, le persone non sono pupazzetti che puoi gestire a tuo piacere e di cui puoi ignorare i desideri anche se tu e Sergio proprio non lo capite >> replicò lui. Sergio si era sfacciatamente servito di Silene come se fosse un robot e la ragazza aveva obbedito senza farsi domande perché gli era da sempre riconoscente. Questo lo capiva e lo rispettava ma c’erano dei limiti, limiti che quella famiglia palesemente non conosceva.

<< Ti rendi conto che stiamo litigando per niente? >> gli domandò Andrés, comprendeva benissimo ma era tutto fin troppo complicato.

<< Io ti amo, sul serio, ma a volte penso di non conoscerti >> ammise. Capire Andrés era complicato: l’uomo da anni indossava una maschera e temeva che col tempo non sapesse più distinguere dove iniziava la recita per il mondo esterno e dove iniziava la sua vera personalità.

<< Abbiamo una vita per conoscerci, davvero pensi che sia così importante? >> fu la risposta, ma in che guaio si era ficcato?

<< Lo è, le coppie parlano, discutono e non dovrebbero avere segreti >> replicò, se quella sera non lo avesse baciato tutto sarebbe stato più facile, avrebbe comunque avuto una cotta per Andrés ma almeno non sarebbero finiti in quel casino.

<< I segreti sono importanti ma se davvero la pensi così non abbiamo più nulla da dirci >> fu la risposta, sapeva bene che l’altro era malato, che staccarlo da Sergio sarebbe stato più difficile del previsto e che forse Andrés si appoggiava al fratello proprio per avere sostegno e illudersi che nella sua vita fosse cambiato nulla ma dovevano guardare in faccia la realtà anche se non gli piaceva per niente.

 

***

 

La vittoria non era mai stata così umiliante.

Sergio Marquina era sicuro che ora la loro vita fosse tornata come prima ma forse aveva esagerato. Saputo cosa aveva fatto, e dopo essersi fatta raccontare tutto da Silene Raquel aveva ridotto al minimo i rapporti con lui, preferendo occuparsi personalmente di sua madre, malata di Alzheimer, piuttosto che dargli l’opportunità di spiegarsi.

Andrés lo aveva incolpato senza troppo giri di parole di aver rovinato tutto ma era sicuro che un giorno lo avrebbe ringraziato. Lui e Martìn si erano lasciati in maniera molto tranquilla, dimostrando che aveva ragione: potevano avere un’intesa ma non erano fatti per durare.

Eppure nessuno sembrava interessato e ringraziarlo, scoprire che Martìn sapeva tutto della malattia di suo fratello e voleva comunque sposarlo era stata una bella sorpresa, specialmente dopo che Anibal aveva rintracciato la famiglia dell’argentino e si era reso conto che erano discretamente ricchi: erano pur sempre sette figli ma se Vitorio Berrote poteva permettersi di pagare uno dei suoi figli perché se en stesse lontano da casa allora i soldi non erano un problema per Martìn.

Dopo due settimane era giunto alla conclusione che forse quei si erano amati davvero, e forse si amavano ancora a modo loro. Odiava però che avessero fatto in segreto, capiva che avessero delle questioni importanti da gestire da soli, preferenza di genere da un lato e stile di vita dall’altro, ma meritava di essere informato per… per poter dire la sua.

<< Se ti faccio salire la smetti di suonare al citofono? >> gli disse suo fratello, aveva suonato quel citofono per quasi dieci minuti, almeno a qualcosa era servito. Era sicuro che non fosse troppo tardi, forse non era destino ma almeno lui aveva provato a metterci una pezza per rimediare ai propri sbagli.

<< Fammi salire prima >> rispose.

Suo fratello era vestito in maniera impeccabile come sempre, forse aveva le occhiaie più pronunciate del solito ma preferì non indagare sul motivo, tutto era rimasto uguale si rese conto prima di sedersi sul divano.

<< Riconosco di aver sbagliato. È da quando sono bambino che mi sento in debito con te, all’epoca hai sacrificato la tua adolescenza per prenderti cura di me, poi la mamma si è ammalata e ti sei dovuto prendere cura di lei, è nato Rafael e hai provato a fare il padre, con esiti pessimi ma questa è un’altra storia, e ho sempre cercato un modo per ripagarti. Credevo che avendo la famiglia perfetta tutto sarebbe tornato come prima e che ci sarebbe bastato ma noi non siamo persone ordinarie e forse non lo siamo mai stati. Io ho sposato una divorziata che ha accusato il marito poliziotto di violenza, ho una figlia adottiva che non ha mai messo in discussione ogni mio ordine, e uso questa parola non a casa. Tu sei stato sposato cinque volte, forse sei bisessuale o forse solo innamorato di un uomo in particolare e tuo figlio convive con la tua ex moglie, davvero ho pensato che potevamo essere una famiglia normale e avere una apple pie life, come dicono gli americani? >> domandò chiudendo così quel monologo.

<< Sai che credo all’amore, forse ho sbagliato ma ci tenevo davvero a Martìn il quale non ci credeva per nulla eppure mi voleva comunque sposare >> rispose suo fratello, non lo aveva esattamente perdonato ma quello era un inizio.

<< E… pensi che forse vi potreste dare una seconda opportunità? Solamente voi due, prometto di non intervenire >> chiese, sarebbe finita male ma almeno lui non ne avrebbe avuto delle colpe.

<< Potremmo, non ho mai sentito nulla di simile per nessuna delle mie mogli, con lui era tutto diverso e non solo perché era un uomo >> gli spiegò Andrés, non era il massimo ma poteva farselo bastare per il momento.

<< Allora vieni con me, so esattamente dove si trova, o almeno credo >> dichiarò, per fortuna tra le poche parole che gli rivolgeva Raquel c’era stato anche quelle che riguardavano il fatto che sapesse dove Agata lavorava, anche se per lui quello non era esattamente un lavoro ma doveva smetterla con i giudizi si disse tra sé.

Non era mai stato in un mercato, non era il tipo da luoghi simili e mai ne aveva avuto curiosità.

Individuare la bancarella di Agata fu più facile del previsto, non tanto perché urlava per dieci ma perché vide i capelli rossi e ricci di Monica che a quanto pare quel giorno la stava aiutando. Raggiungerla fu più facile del previsto, a costo di ignorare le occhiate delle persone accanto a loro, per precauzione controllò se il portafoglio era rimasto al suo posto. Non che pensasse che dovessero per forza rapinarlo ma meglio non rischiare.

<< Cosa ci fate voi qui? >> domandò la gitana, la gruccia che teneva tra le mani poteva tranquillamente essere usata come arma pensò lui.

<< Non ero mai venuto qui, devo dire che è tutto estremamente… pittoresco e verace >> dichiarò Andrés che come sempre continuava a vivere in un mondo tutto suo, come riuscisse ad estraniarsi dalla realtà era un mistero che lui non era mai riuscito a risolvere.

<< Io sono qui per fare delle scuse, e… sapete dove si trova Martìn? >> domandò prima che Axel apparisse dal nulla tenendo per mano Cincinnati.

<< Non so se dovrei dirvelo dopo quello che è successo >> fu la risposta di Agata mentre Monica li guardava con uno sguardo condiscendente, come se fossero due bambini che confessavano una marachella dopo che tutti li avevano scoperti ma loro credevano di essere stati più bravi degli adulti.

<< La questione non ti riguarda ma se proprio vuoi saperlo tengo moltissimo a Martìn e ho una vita per farmi perdonare una certa situazione >> dichiarò Andrés poco prima di allontanare con una manata Axel le cui piccole mani puntavano decisamente al suo portafoglio.

<< Se volete posso dirvelo io, ovviamente negherò tutto fino alla morte >> intervenne Monica prima di fare segno ad Axel di raggiungerla.

<< Vi sono grato, a entrambe >> disse lui prima che Agata sbattesse la gruccia sulla bancarella e facesse segno a Monica di rimanere lì.

<< C’è un posto dove va quando ha bisogno di schiarirsi le idee. Il suocero di Monica è stato minatore e conoscere quella zona meglio di sé stesso, lui, Daniel e Martìn torneranno tra tre giorni e tra alpinismo, camminate e speleologia è meglio se partiamo subito altrimenti spegneranno il cellulare e li avremo persi >> spiegò loro Agata. << Ah, se lo fai soffrire… >> aggiunse.

<< Lo so, mi ucciderai, vero? >> replicò Andrés.

<< Assolutamente no, avviserò sua sorella, quella sposata con un tiratore dell’esercito argentino e allora saranno cazzi >> rivelò Agata con un sorriso sornione.

 

***

 

Il luogo era in effetti meraviglioso.

Andrés de Fonollosa non lo avrebbe mai scelto per sé, tanto per cominciare non era mai stato un fan della natura, poi quel luogo era troppo selvaggio, ne coglieva il fascino ma proprio non faceva per lui. Agata guidava in maniera piuttosto avventurosa e quello era il meno si disse mentre Sergio si guardava attorno sposato, quanto si faceva in nome dell’amore.

Era la prima volta che faceva qualcosa del genere, mai aveva pensato di dover correre dietro a una delle sue conquiste eppure tutto quello gli appariva naturale. Non aveva mai sofferto in quella maniera per nessuno, nemmeno quando Tatiana lo aveva lasciato per Rafael e quella era stata un’umiliazione non da poco. Forse la soluzione era lì si era detto nei giorni precedenti: allora si era sentito umiliato, furioso e ferito nell’orgoglio ma non triste, era più una faccenda che riguardava la facciata che si era costruito che quello che davvero provava per Tatiana, quello e la diagnosi della malattia che di fronte allo stress emotivo che aveva accumulato era peggiorata prima del previsto.

Era riuscito a gestirla ma poi… vedeva come lo guardavano gli altri e odiava quei sguardi ricolmi di pietà e condiscendenza, e Martìn non lo aveva mai guardato in quella maniera e forse quello era stato uno dei tanti motivi per cui si era innamorato di lui, non era mai stato bravo a razionalizzare, per quello c’era Sergio.

<< Ringraziate che ancora non siano partiti, altrimenti vi sareste dovuti arrampicare per quella montagna >> si limitò a dire Agata, l’amore era amore e lui era un tipo romantico ma voleva vivere per ancora qualche anno, non finire sfracellato in mezzo al nulla.

<< Tu non saresti venuta? >> domandò Sergio preoccupato.

<< Io ho un figlio di nove anni di cui ho quasi ottenuto la piena custodia, non sono mica stupida >> si limitò a rispondere la mora.

Sergio abbassò gli occhi, sicuramente aveva a che fare anche con quello e sperò in una maniera positiva. Stava per chiederglielo quando li vide: la somiglianza tra Daniel e suo padre era evidente, bisognava solo sperare che Ramos padre fosse più intelligente del figlio ma non ci voleva poi poco. Martìn li stava osservando, glielo aveva detto che aveva smesso di fumare ma durante la loro relazione lo aveva visto fumare almeno un pacchetto al mese e non era lui la persona migliore per criticarlo.

<< Io detesto la montagna >> ammise a voce abbastanza alta perché i tre si voltassero nella loro direzione. << Detesto qualsiasi luogo non vada incontro ai miei desideri, il solo pensiero di stare qui mi terrorizza, riesco a sopportare posti del genere solamente se vi scorgo un fascino gotico e qui di gotico non c’è niente. Eppure oggi venuto qui, con Agata che guida come se fossimo al gran premio di Montecarlo e io sono qui per dirti che non ho cancellato nulla. Ci ho provato ma non ce l’ho fatta, abbiamo ancora appuntamento in municipio tra due giorni, che cosa vuoi fare? Non ci vogliamo presentare? Non è educato non presentarsi e io ho una reputazione al municipio di Madrid. Non vorrai far fare alla tua famiglia un viaggio a vuoto >> aggiunse, non gli sembrava un grande discorso, visto e considerato l’autista che aveva avuto non aveva avuto tempo di organizzare nulla, ma era sentito. Non era un grande gesto, o qualcosa di elaborato che sfiorava il manierismo com’era abituato a fare ma Martìn riusciva a farlo essere sincero e in qualche maniera anche spontaneo, ed era uno dei pochi che ci riuscisse.

<< Non hai detto che mi ami >> gli fece notare Martìn. Ecco, lo sapeva lui di aver dimenticato qualcosa in quella dichiarazione.

<< Quello credevo fosse scontato, io non ho mai smesso di amarti, forse non con la stessa passione dei primi giorni ma ti amo >> si limitò ad aggiungere, davvero l’altro aveva bisogno di sentirselo dire? Dovevano lavorare sulla sua autostima ma c’era tutto il tempo di farlo, nei limiti che la malattia gli avrebbe concesso, ovviamente.

Martìn rimase in silenzio, limitandosi ad avvicinarsi a lui per poi lasciargli l’iniziativa.

Aveva baciato tante donne, troppe forse per ricordarle tutte, ma nessun bacio gli aveva mai trasmesso le stesse emozioni che stava provando in quel momento, quando sentì le labbra di Martìn sfiorare le sue, timore e impacciate come se l’altro avesse davvero paura che fosse tutto un sogno. Lo strinse a sé e approfondì il bacio, sapeva solo che voleva baciarlo ancora e ancora, esattamente come con il loro primo bacio, quando si era persuaso che non gl’importava se l’altro era un uomo, voleva comunque continuare a baciarlo e questo perché Martìn Berrote era speciale.

Quando si separarono Martìn gli sfiorò il volto con le mani prima di rendersi conto che non erano soli, per fortuna Ramos padre e Ramos figlio conoscevano il valore della discrezione.

<< Devo occuparmi di un’ultima faccenda, cinque secondi e ho fatto >> gli sussurrò Martìn facendolo sorridere, conoscendo il suo carattere aveva una o due idee su cosa sarebbe accaduto. Come previsto Martìn si diresse verso Sergio e quando furono abbastanza vicini gli tirò uno schiaffo.

Aveva visto che l’argentino non si tirava indietro quando si trattava di menare le mani e per questo fu sicuro che lo schiaffò fosse meramente simbolico, se avesse voluto Martìn avrebbe potuto far a Sergio realmente del male, in quest’occasione contava più il messaggio che la potenza con cui era arrivato.

<< Lo meritavo, riconosco che me lo meritavo >> si limitò a dire Sergio prima che Agata facesse segno a Ramos padre di aiutarla. Quello che accadde poi era ininfluente, contavano solamente Martìn e le sue labbra.

 

***

 

Sergio Marquina continuava a pensare che tutto quello non sarebbe durato ma almeno non era più un problema suo.

Raquel era tornata a parlargli e tutto sembrava tornato come doveva essere si disse prima di versarsi da bere. Silene e Anibal stavano chiacchierando con Agata e il suo compagno Santiago mentre Axel, Cincinnati e persino Paula si divertivano con i nipoti di Martìn.

Agata non aveva mentito quando aveva accennato al fatto che la famiglia di Martìn aveva connessioni importanti, tutte le sue sorelle erano sposate con militari e uno dei suoi fratelli aveva la divisa della marina, di sicuro non doveva temere colpi di testa, o forse si. Tutto sommato si stava divertendo, la famiglia Berrote lo guardava in maniera strana ma per fortuna Raquel non aveva smesso di sorvegliarlo, Paula era abbastanza grande da controllarsi da sola. Intravide Monica e Daniel intenti a conversare con una delle sorelle Berrote e una delle amiche di Daniel, Julia qualcosa, prima di tornare a concentrarsi sulla coppia felice.

Aveva partecipato a cinque matrimoni di suo fratello prima di quello ma mai lo aveva visto così… spontaneo. Per la prima volta da che ricordasse Andrés si comportava in maniera spontanea, niente giochi di parole, niente manierismi o gesti teatrali. Era strano ma poteva abituarsi, lui e Martìn sembravano felici anche se non sapeva quanto sarebbe potuto durare ma quelli sarebbero stati problemi di qualcun altro. Al momento la coppia del giorno sembrava persa in un mondo tutto suo e non era intenzionato a disturbarli, che si godessero quella felicità il più a lungo possibile gli venne spontaneo pensare. Alla fin fine quei due si amavano sul serio, in maniera strana ma mai dire mai, forse quello era il primo matrimonio di suo fratello destino realmente a durare per sempre, o quantomeno più a lungo dei cinque precedenti.

Giusto la sera prima aveva ricevuto una telefonata da Tatiana, l’invito lo aveva devotamente ricevuto ma aveva deciso di declinare, poteva comunque portare Rafael ma era fin troppo consapevole che avrebbe rovinato tutto, se mai dovesse finire non sarà certo per colpa mia aveva concluso la rossa prima di terminare la chiamata. Era strano non aver avuto parte attiva nel matrimonio in quanto non era il testimone dello sposo per la prima volta ma non gl’importava, non di fronte a come quei due si guardavano, farli uscire da quella bolla per buttarli nella quotidianità sarebbe stata una bella impresa.

<< Non sei contento? >> gli domandò Raquel dopo la torta. Contento? No, soddisfatto? Forse. Era il momento di smetterla di preoccuparsi così tanto, sia Andrés che Silene erano abbastanza adulti da poter fare i loro sbagli senza che lui si occupasse di prevenire situazioni rischiose.

<< Non lo so…. Si, sono soddisfatto di come sia andata a finire >> ammise, che poi non corressero da lui a lamentarsi al primo litigio, aveva già i suoi casi di cui occuparsi. Agata gli aveva buttato le braccia al collo per la felicità quando le aveva rivelato che aveva fatto domanda perché gli venisse assegnato il suo fascicolo; non era sicuro che avrebbe potuto realmente aiutarla ma poteva comunque provarci.

<< Allora rilassati, la coppia felice si sta godendo il proprio momento di gloria, i cognati di Martìn non ti hanno ancora fucilato e la torta è eccellente, sta andando tutto bene >> dichiarò Raquel pragmatica prima di fargli cenno di seguirla, chi metteva Thalia e Selena a un matrimonio?

<< Lo sai che non so ballare >> tentò di protestare, Andrés ci aveva provato ma anche lui aveva dovuto arrendersi all’evidenza: Sergio Marquina era completamente incapace quando si trattava di ballare, e che un tipo come suo fratello, abituato a ignorare qualsiasi cosa non rientrasse nella propria visione del mondo, avesse dovuto ammettere una sconfitta era un piccolo risultato.

<< Tentar non nuoce >> replicò Raquel mentre Como La Flor iniziava proprio in quel momento. La cumbia non faceva per lui ma tante cose in quelle ultime settimane si era ritrovato in situazioni che avrebbe giudicato impensabili. Rassegnato seguì Raquel sulla pista da ballo, il testo non era dei migliori ma se agli sposi non importava non era un suo problema, tuttavia una canzone più allegra si poteva comunque sceglierla, ma non era un suo problema, finalmente.


 
   
 
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