Per
il terzo
giorno consecutivo la stessa visione si insinuò tra i sogni
di Murtagh: si
trovava all’interno di una stanza e ad un tratto una figura
dai lineamenti celati
sotti un cappuccio gli fa cenno di avvicinarsi. La figura non emette
alcun
suono, ma Murtagh sa che deve guardare nello specchio d’acqua
che gli sta mostrando.
Un’immagine si forma lentamente sulla superficie del liquido. È quella
del palazzo
di Abàlon. Improvvisamente, senza rendersene conto, Murtagh
viene catapultato
all’interno della visione. Si ritrova a percorrere delle
stanze come un automa,
quando la sua attenzione viene attirata da una figura. È di
spalle, ma sente
che è stranamente familiare. Murtagh la segue e, quando la
figura finalmente si
gira, si rende conto che si tratta di Eragon. È quasi
irriconoscibile con la
barba e i capelli lunghi e sembra parlare con una persona che
però non riesce a
riconoscere. Murtagh cerca di chiamarlo, di attirare la sua attenzione,
ma Il fratello
non si accorge della sua presenza. Ha il viso teso e
un’espressione tormentata.
Lentamente l’immagine sbiadisce e Murtagh si rende conto di
essere tornato
nella stanza. La figura, allora, avanza verso di lui e gli dice che
Eragon ha
bisogno di lui e che se vuole aiutarlo devono incontrarsi al porto di
Gratignàc.
Gli dice che anche Arya ha ricevuto lo stesso sogno. La figura non si
aspetta
una risposta ma inizia semplicemente a mostrare a una serie di immagini
che gli
indicano il percorso per raggiungerla. Solo
allora il sogno termina e
Murtagh si sveglia.
***
Era
passata una settimana da quando Jill aveva consegnato la lista redatta
con i
nomi dei governatori richiamati da Isobel. La regina aveva dovuto
semplicemente
fare appello al precedente patto di alleanza, mentre il re e il
consiglio
stavano ancora valutando un modo per far pendere verso di loro uno
sparuto
numero di indecisi. A far aderire ancora molti regni alla causa Isobel
c’era la
minaccia reale delle sue nuove armi da fuoco. La regina si era molto
impegnata
perché arrivasse chiaro il messaggio che, a un mancato
appoggio, quelle armi
sarebbero state usate sulla popolazione inerme.
Pochi
tra
loro erano riusciti a mantenersi neutrali e di questi solo due avevano
acconsentito ad ascoltare le loro ragioni. Frederick Kallen del regno
di Nihel
e Paul Von Mack dei territori di Geliko. I due giovani uomini avevano
molto in
comune. Oltre ad essere entrambi molto giovani e di nobili origini,
avevano
idee liberali e programmi molto simili che prevedevano il ritorno al
commercio con
gli Elfi. Non condividevano l’odio di Isobel nei confronti di
un intero popolo e
l’influenza della sua magia era troppo debole oltre i confini
di Zàkhara per
influenzare le loro menti.
-
Le
risposte dei governatori di Geliko e di Nihel sono arrivate in questi
giorni e ci
lasciano sperare in un margine di trattativa –
annunciò con voce piena di
speranza di un giovane del consiglio.
-
Questo
significa che si spettano che rispondiamo in maniera concreta e con
delle prove
a sostegno della nostra lotta – aggiunse il re con meno
entusiasmo nell’apprendere
anche lui la notizia. Al sui fianco intervenne un’elfa dai
lunghi capelli
bianchi che con autorità prese la parola. Era tra i membri
più anziani e con l’appoggio
molto spesso del re formava il fronte più
conservatore
del consiglio.
-
La
regina si muoverà presto per circuirli e attirarli tra le
sue spire velenose. Mette
in atto sempre la stessa tattica. Inizia con un invito a palazzo
attritandoli
con speranze di accordi commerciali vantaggiosi per il loro regno, per
poi influenzali
con la magia e indurli ad acconsentire a tutte le sue richieste.
– disse con
voce carica di rammarico.
-
Isobel fa
sempre in modo da fargli credere che tutte le loro decisioni vengono
prese in autonomia
e non si rendono conto di essere delle marionette nelle sue mani
– concluse.
-
Per
questo motivo è necessario agire il prima possibile. Il
consiglio pensa che la
presenza di Murtagh e di Reafly possa essere decisiva a sostenere la
nostra
causa – continuò l’elfo che aveva
parlato prima.
-
Cavalieri
Murtagh e Reafly, siete disposti a compiere questo viaggio per noi?
– chiese il
re rivolgendosi direttamente ai due cavalieri. Murtagh sapeva che la
domanda
del re era solo una semplice formalità Era evidente a tutti
l’importanza di conquistare
la fiducia di quei due uomini, entrambi non avrebbero potuto rifiutarsi
se non
con delle conseguenze sull’esito delle trattative.
Questa
è un’altra intromissione del consiglio alla nostra
libertà. Commentò
aspro
Castigo.
Libertà
o no siamo coinvolti in questa guerra amico mio e con
noi anche Reafly e Gleadr. Quello che il re non sa è che noi
stavamo cercando
una occasione simile per poter lasciare Antàra. Castigo
sbuffò di rimando e
si ritirò in un angolo della sua
coscienza. Il grande drago cremisi non
era mai piaciuto agire di nascosto ma in quel caso non c’era
stato altro modo.
Lo sapevano sia Murtagh che Castigo. Il cavaliere alzò lo
sguardo sui presenti che
lo stavano guardando, quindi, schiarendosi la voce prese parola.
-
Ho
promesso che avrei fatto tutto quello che era in mio potere per
aiutarvi nella
lotta contro Isobel. Io e Reafly faremo questo viaggio. Ma vi chiedo di
non mandarci
soli. – Murtagh si girò allora verso Arya, anche
lei chiamata a partecipare a
quella riunione insieme a Jill ed Aglaia.
-
chiede a
voi la possibilità di lasciare partire anche Arya Dröttningu
– un brusio di voci si alzò
tra gli astanti. Arya, che si aspettava una reazione di questo genere,
alzò una
mano per chiedere silenzio. Murtagh la vide ergersi in piedi tra gli
astanti
con la sua postura altera, le spalle dritte e la testa alta e fiera. Il
ventre
aveva iniziato da poco ad arrotondarsi ed era appena visibile da sotto
la
tunica di lino finemente ricamato che l’elfa indossava sopra
a dei pantaloni e un
paio di stivaletti leggeri. Non aveva mai considerato belli i suoi
lineamenti spigolosi ma, nel guardarla adesso, Murtagh non
poté fare a meno di
notare quanto la maternità ne avesse addolcito i tratti: i
suoi lunghi capelli
corvini le ricadevano morbidi sulle spalle e il suo viso esprimeva
dolcezza e
un senso di pace e di serenità. Solo i suoi occhi tradivano
una certa
inquietudine nel rivolgersi verso di lui. Anche Murtagh condivideva con
lei quello
stesso sentimento.
Nei
due
giorni precedenti Murtagh e Arya avevano più volte divinato
sia Eragon che
Saphira, ma, mentre l’immagine del fratello era sempre un
riflesso sbiadito
simile in tutto a quella della loro visione, l’immagine di
Saphira era sempre avvolta
da una nebbiolina indistinta. Accanto a lei compariva sempre e solo
Par. C’era una
sola spiegazione plausibile a quello che avevano visto e
l’urgenza di partire
era diventata oramai un’esigenza.
–
Vi prego
di rispettare il silenzio. Lasciate che anche Arya svit-kona
parli – intervenne
il re Arold calmando gli animi. Ringraziandolo con un cenno del capo
Arya iniziò
a parlare.
-
So che
la mia presenza è importante per l’addestramento
dei maghi e so che avete
rischiato tutto per tenermi al sicuro il primo giorno che io e i miei
compagni
approdammo sulle coste di Zàkhara –
proseguì esaltando così il loro valore - ma
so anche che Aglaia e Jill sono addestrate altrettanto bene nella magia
e nel
combattimento e che saranno delle eccellenti insegnanti mentre io e
Murtagh
staremo via.
Sono
grata
della vostra protezione e so che fuori da Antàra non
avrò la stessa sicurezza
che ho ora qui, con voi, ma sono anche consapevole di essere in gradi
di
difendermi. Anche nelle mie attuali condizioni sono più
forte di un qualsiasi altro
soldato. Inoltre, come già sapete, ho ricoperto il ruolo di
ambasciatrice sotto
il regno di mia madre, la mia presenza all’incontro con i
governatori non potrà
che giovare al sostegno della nostra causa – Arya si
fermò guardare Arold
perché sapeva che spettava a lui l’ultima
decisione al riguardo. In più occasioni
il re aveva dimostrato di avere un’alta considerazione di
ciò che Arya e Murtagh
gli proponevano ed anche questa volta il sovrano degli elfi si
trovò a soppesare
con attenzione le loro parole.
Sapeva
che
ad Arold dispiaceva allontanarsi da entrambi, glielo aveva confessato
lo stesso
re solo qualche giorno fa, ma fortunatamente, prima di ogni cosa al
mondo, aveva
a cuore la sua gente ed Arya aveva avanzato delle argomentazioni che
non
potevano lasciarlo indifferente.
–
Alla
luce dei fatti non vedo alcun motivo per cui Arya svit-kona non debba
partire
con i due Cavalieri. Se nessuno avanza delle obiezioni valide a
riguardo
dichiaro la decisione presa. -
Nessun
si
fece avanti anche se Murtagh e Arya, nel sondare rapidamente le loro
menti, poterono
sentire chiaramente il disappunto di alcuni dei membri. Da tempo era
iniziato a
serpeggiare un generale malcontento riguardo all’influenza
che i due stranieri
esercitavano sul loro re. Anche Arold era a conoscenza i queste voci ma
non se
ne preoccupava, certo che le decisioni prese fino a quel momento
fossero le
migliori per il suo popolo.
**
La
partenza venne organizzata per la mattina seguente. Di fronte a una
delegazione
del consiglio Arold consegnò nelle mani di Murtagh e Reafly
i rotoli che doveva
essere dati nelle mani dei principi di Geliko e Nihel.
-
Questi documenti contengono informazioni di
vitale importanza – li informò il re
con
un’espressione grave sul volto.
-
Saranno
tenuti con estrema cura - gli rispose Murtagh scambiando con il ragazzo
uno
sguardo di intesa.
Sia
lui che Gleadr erano in trepida attesa per
la partenza. Murtagh poté sentire chiaramente
l’eccitazione dei due compagni per
la missione che gli era stata appena affidata.
Il
cucciolo d’uomo è entusiasta.
Commentò con voce sostenuta
il drago cremisi.
Non
lo biasimo, si tratta del suo
primo vero incarico come cavaliere. Finì
di dire il ragazzo
sorridendo.
Murtagh
aspettò
che Arya salisse sul dorso di Castigo prima di infilare un piede
sull’asola della
staffa e issarsi anche lui sul posto di fronte all’elfa. Per
l’occasione
Murtagh aveva conosciuto Gregor. La sua conceria aveva preparato una
sella appositamente
per Castigo in modo da poter ospitare due persone e l’elfo
aveva voluto
sottolineare il fatto che era stata eseguita con il metodo insegnatogli
da
Eragon mesi prima, Murtagh ne riconobbe subito la fattura. Castigo
aveva
sbuffato un po’ mentre gliela sistemava ma il giovane non
aveva detto nulla a
riguardo. Sapeva che il nervosismo del compagno era dovuto alla
presenza di
Arya, ma il suo orgoglio gli impediva ancora di ammetterlo. Nonostante
le
innumerevoli dimostrazioni di fiducia, anche lui ogni tanto faceva
fatica a
vedersi al fianco di coloro che un tempo l’antica lingua li
aveva vincolati a
combattere. Ed anche se lo avevano fatto sotto la costrizione di un
giuramento,
Murtagh ricordava ancora la sofferenza che aveva provato sotto la
schiavitù del tiranno. Così preferì
non
sfrugugliare troppo il compagno e aspettare che fosse lui stesso a
voler aprire
l’argomento.
Dandogli
una pacca leggera sulle squame più morbide e tenere del
collo il cavaliere guardò
uno ad uno i presenti che li stavano osservando dal basso, fino a
quando il suo
sguardo si posò su Jill. Nel preciso momento in cui gli
occhi della ragazza incrociarono
i suoi lei gli sorrise e Murtagh cercò di imprimere
quell’immagine nella sua
mente più forte che poté.
Solo
la
sera prima lui le aveva confessato i suoi timori riguardo al fratello e
ai sogni
che aveva ricevuto, lei lo aveva ascoltato e senza giudicare lo aveva
abbracciato forte, quindi tenendolo stretto a sé lo
cullò dolcemente fino a
quando non si era addormentato fra le sue braccia.
Anche
se a
malincuore la ragazza aveva acconsentito a rimanere indietro per
permettere a
lui e ad Arya di indagare con liberà su quello che poteva
essere accaduto al
fratello. Murtagh l’amava profondamente anche per questo e
già sentiva la sua
mancanza.
Pronto
tigre? Gli
chiese Castigo interrompendo così il flusso dei suoi
pensieri.
Pronto
amico mio. Fu
il suo commento laconico prima che il compagno di cuore e
di mente si librasse in aria ricalcando la stessa rotta che mesi dietro
avevano
percorso Saphira e Eragon in compagnia di Par.
**
A
centinaia
di miglia di distanza da dove erano decollati e a molti piedi di
altitudine dal
livello del mare, Murtagh chiuse gli occhi mentre sentiva il vento che
gli
passava tra i riccioli scuri, scompigliandoglieli. Quando li
riaprì senti Castigo
eseguire una leggera virata verso nord-ovest. Dietro di lui Gleadr lo
seguiva passo
per passo.
Ci
siamo amico mio. Sentì
il drago che lo richiamava. Murtagh allora espanse la
sua mente fino a compenetrare quella di Castigo e la sua vista
iniziò a vedere
ciò che lui vedeva. Le loro menti erano fuse insieme adesso.
Era ben chiaro ad
entrambi Il tragitto prestabilito dai consiglieri e dal re. Si
sarebbero fermati
prima a Geliko e poi a Nihel.
I
due
regni erano le terre più a Ovest oltre i confini di
Zàkhara e avevano previsto
di impiegare non più di quattro giorni di volo.
Prima,
però, avrebbero fatto una breve sosta.
Vedi
quelle costruzioni in lontananza, lungo la costa? Chiese
Castigo che aguzzò la
sua vista per mostrare al suo cavaliere quello che vedeva.
Sì
le vedo. Deve essere il porto di Gratignàc. Castigo dobbiamo
fermarci senza avvicinarsi troppo o rischiamo di essere visti.
Lo
so. Quella radura farà al caso nostro. Rispose
prontamente il drago.
Ne
sei sicuro? gli
chiese Murtagh. Con il tempo aveva imparato a riconoscere
i venti, e sapeva quando erano da considerarsi favorevoli e quando
pericolosi.
La particolare brezza che batteva su quelle coste veniva dal mare e non
era tra
quelle che i draghi avrebbero considerato amica.
Più
che certo, il posto ideale per dare un’ultima lezione a
Gleadr su come affrontare i venti.
Murtagh
sbatté
le palpebre un paio di volte per aggiustare nuovamente la vista che
iniziava a tornare
normale. Nuovamente cosciente del mondo intorno a lui fece appena in
tempo ad
avvertire Arya di reggersi a lui quando il drago cremisi
eseguì un’abile
manovra sfruttando alcune corrente e atterrò in una radura
ricoperta da un
tappeto di piante arbustive.
In
quel
punto il vento era particolarmente forte. Più intenso di
quelli che solitamente
battevano sulle coste di Antàra.
Dal
dorso
del giovane drago Reafly notò che Gleadr non si era
scomposto per l’improvviso
cambio di rotta, ma seguì semplicemente il padre.
Che
cosa stiamo facendo Gleadr?!
cercò di raggiungerlo
mentalmente Reafly, ma Gleadr interruppe bruscamente la conversazione Non
ora Reafly! Reggiti forte, invece. gli
rispose con un piccolo ruggito
prima di chiudergli la mente. Le ali del giovane drago si erano
gonfiando in
maniera incontrollata, iniziando a sballottarlo di qua e di
là come se fosse
una marionetta. Dal suo dorso Reafly intravide la sottile membrana di
pelle delle
sue ali tendersi e diventare traslucida attraverso i raggi del sole ma
il
ragazzo era troppo impegnato a seguire il consiglio del suo drago per
rendersi
davvero conto di quello che stava accadendo.
Nel
frattempo, a terra, Arya e Murtagh con la testa rivolta verso
l’alto seguivano
le manovre del giovane drago. Anche Castigo con sguardo vigile
osservava il
figlio. Di tanto in tato gli impartiva brevi consigli. Tutti e tre
videro Gleadr
riuscire con uno sforzo immane a chiudere le proprie ali e cambiare
posizione. In
quella maniera poté sfruttare la forza del vento senza
combatterlo.
Quando
il
giovane drago aprì nuovamente le sue ali queste non si
gonfiarono più in
maniera scomposta, ma fendettero l’aria aiutandolo a trovare
stabilità. La
manovra durò ancora altri minuti. Reafly da sopra il suo
dorso poté sentire i
muscoli del drago sotto di lui che gradualmente si rilassavano. Aveva
lo
stomaco in subbuglio e un senso di vertigine che gli fece girare la
testa È
la prima volta che affronto questo genere di vento ammise il
giovane drago quando
tornò a parlare al cavaliere Tu stai bene?
Credo…credo
di sì. Rispose
il ragazzo incespicando malfermo una volta toccato a
terra. Arya lo raggiunse per sorreggerlo e i sui penetranti occhi verdi
lo
scrutarono per alcuni istanti – Mi spiace Reafly ma adesso
è necessario che tu
dorma - aggiunse all’ultimo l’elfa prima di
sussurrargli poche parole
all’orecchio. Reafly non riuscì nemmeno a
replicare, sentì improvvisamente le
membra stanche e tutto intorno a lui divenne buio. Reggendolo dalle
braccia
Arya fece adagiare il ragazzo a terra. Gleadr allungò il suo
collo annusandolo
preoccupato. Gli occhi gialli brillarono nel guardare l’elfa
che gli
posizionava delle coperte sotto la testa. Arya prese un profondo
respiro
sentendo tutta l’apprensione del drago. Allora decise di
parlagli con cuore
aperto.
Non
ho ingannato il tuo cavaliere a cuor leggero Gleadr, ma
conosci anche tu il motivo per cui l’ho fatto.
Sì,
lo so. Lo
sentì ammettere dai
recessi reconditi della sua mente. Era la prima volta che
l’elfa parlava alla
creatura dorata e la sua giovane voce risuonò come acqua
cristallina nella sua
coscienza
Se
la pista che stiamo seguendo non è un inganno o una
trappola Reafley dovrà portare avanti da solo la missione
che re Arold gli ha
affidato anche senza Murtagh.
Quanto
dovrà rimanere incosciente?
Solo
il tempo necessario perché noi ci allontaniamo.
Andate
allora, io e Gleadr baderemo a lui. Intervenne
Castigo.
In
quello
stesso momento Arya sentì la mano di Murtagh stringerle una
spalla. L’elfa si
girò per vedere il suo volto che le sorrideva mesto e le
porgeva quella stessa
mano per aiutarla ad alzarsi. Accettando l’aiuto che le
veniva offerto Arya si
alzò in piedi rivolgendo a Reafly un ultimo sguardo prima di
seguirlo.
***
Lasciato
Reafly
alle cure di Castigo e di Gleadr Murtagh ed Arya impiegarono un paio di
ore per
raggiungere Gratignàc. Era pomeriggio inoltrato quando
entrarono nel centro
cittadino ancora brulicante di vita. Si diressero direttamente alla
zona del
porto ed Arya si sistemò bene su il cappuccio per nascondere
le orecchie. Nonostante
l’elfa cercasse di dare meno all’occhio Murtagh
notò come molti si girassero al
suo passaggio. Il suo portamento era naturalmente elegante, il corpo si
muoveva
leggero e i piedi quasi non toccavano terra mentre era concentrata nel
farsi strada
tra le persone che erano in giro stanche dopo una giornata di lavoro.
D’istinto
Murtagh le si accostò. - Cosa succede? – gli
chiese lei sorpresa quando sentì
la sua mano che le si appoggiava dietro la schiena. Murtagh le sorrise
con fare
beffardo e a rischio di ricevere un severo rimprovero disse.
–
il tuo
passaggio sta provocando troppo interesse. So che non ti
piacerà sentirlo ma una
donna in compagnia di un uomo attira meno sguardi su di sé
– Arya avvampò una
volta compreso ciò che intendeva dire, ma un breve sguardo
intorno a lei le
fece notare i molti occhi furtivi. Senza aggiungere altro
accettò l’aiuto del
cavaliere camminando insieme come una coppia.
Guidati
dalle
immagini condivise del sogno percorsero ancora una serie di vie
affollate prima
di arrivare nella zona del porto. Lontano dalla folla poterono tornare
a
camminare l’uno vicino l’altro, il sentiero era
diventato sterrato e a cadenza
regolare si aprivano dei bugigattoli che servivano da magazzino alle
merci.
I
loro
ricordi li portarono di fronte a un edificio a un solo piano. Era il
posto indicato
dal sogno.
Si
guardarono per un attimo negli occhi poi Murtagh fece in passo avanti e
diede
un colpo deciso alla porta che si aprì senza alcuna
difficoltà.
-
La porta
è stata lasciata aperta – constatò
entrando per primo. Un piccolo ambiente
faceva da anticamera alla stanza principale, più ampia,
fornita di finestre e
di una porta che dava l’accesso al retrobottega.
-
Chiunque
abiti qui non credo voglia stare via a lungo – gli fece Arya
indicando con lo
sguardo un alambicco posto sopra una piccola fiamma. Al suo interno un
liquido
viola borbottava lentamente. Un altro rapido sguardo alla stanza fece a
entrambi notare la serie di tavoli disposti lungo le pareti che
esponevano
contenitori di erbe e sostanze di vario genere. L’odore che
sprigionavano era
potente.
-
Magia,
questo non mi sorprende affatto – commentò Murtagh
alzando un sopracciglio
verso l’elfa. Entrambi vennero richiamati da un rumore
esterno che li fece
girare entrambi.
***
Morgana
stava attraversando il porto Gratignàc con passo svelto,
dopo essere stata in
giro a fare provviste, era impaziente di ritornare al suo alloggio dove
aveva
ricreato un piccolo angolo della sua casa nella foresta. Da quando
aveva
lasciato Par e Saphira questo era il primo grande passo in avanti fatto
per
tenere fede alla promessa fatta alla dragonessa.
Anche
se
era apparentemente tornata al punto di partenza, Morgana non poteva
dire che
era stata con le mani in mano. La prima cosa che aveva fatto era stata
accertarsi su dove quei mostri, i Ra’zac, come li aveva
chiamati Saphira,
avevano portato Eragon. Era stato facile per lei, grazie alle sue arti
magiche,
far riemergere le vecchie tracce del passaggio di quelle creature. Come
se
fossero state lasciate lì da poche ore, le aveva seguite e,
come aveva temuto,
l’avevano portata ad Abalon.
Nella
capitale Morgana aveva indagato ancora, spingendosi fin dove aveva
potuto
all’interno della cittadella. Si era subito imbattuta negli
alchimisti che
proteggevano l’ala del palazzo chiamata dei Misteri.
Morgana era ben a
conoscenza della loro esistenza. Nel suo passata stava per entrare a
farne
parte ma i suoi principi e la sua indole libera le aveva fatto
rifiutare
l’offerta. Ci vollero tutte le sue abilità per
eludere la loro sorveglianza, ma
Morgana non era una persona facile da sorprendere. Nel corso degli anni
passati
con i maghi di Galbatorix aveva imparato da loro diversi trucchi per
rendersi
invisibile e il fatto che nessuno era sulle sue tracce le avevano
permesso di
avere un notevole vantaggio. Le cose si fecero più difficili
quando si imbatté
in colei che si faceva chiamare il
sicario. La donna, di nome Oliviana, era la stessa che aveva
guidato la
cattura di Eragon e sapeva manipolare la magia in maniera
più intima e profonda
del resto degli alchimisti che aveva incontrato fino a quel momento.
Non c’era
da stupirsi che fosse riuscita a mettere la giovane maga in
difficoltà.
La
mattina
in cui Eragon lasciò l’ala dei Misteri al
guinzaglio di Olivina, Morgana ebbe
solo il tempo per vederlo
uscire dalla sua cella in compagnia della donna. Per la seconda volta
in meno
di due mesi se lo era visto passare accanto e per la seconda volta non
era
riuscita a fare o dire nulla per aiutarlo.
Per
Morgana non c’era stato alcun dubbio sul fatto che il nuovo
maestro d’armi di
Rebekha Coleman fosse Eragon. La giovane maga non aveva mai creduto
alle
coincidenze, ma non poteva più continuare la sua missione da
sola. Per liberare
il cavaliera di Saphira aveva bisogno dell’aiuto dei suoi
amici. La dragonessa
le aveva parlato dell’altro cavaliere dei draghi, Murtagh,
fratello di Eragon e
della sua compagna, Arya.
Con
questo
scopo era tornata a Gratignàc. Ma al suo arrivo aveva
scoperto che la ripresa
ufficiale delle ostilità con gli elfi oscuri aveva reso le
comunicazioni con il
porto di Antàra più difficili. Morgana non aveva
tutto quel tempo per attendere
la partenza di un carico.
Decise
di
usare l’antica arte delle premonizioni. Era una pratica
antica che affondava le
sue radici alle origini della magia stessa; una particolare
combinazione di
parole e intenzioni che Morgana formulò per creare un
messaggio indirizzato a
coloro che erano più vicino al cavaliere. Secondo quanto
Saphira aveva
raccontato su Murtagh ed Arya, entrambi avevano le capacità
di cogliere la
natura magica del sogno e interpretarlo nella giusta maniera.
Arrivata
alla porta del suo alloggio Morgana la trovò accostata,
qualcuno era entrato.
Con un colpo della mano l’aprì e superò
il piccolo ingresso per entrare con
cautela all’interno della stanza. Le tende accostate avevano
creato una zona di
penombra in fondo alla stanza. Morgana sorrise nello scorgervi due
figure.
**
Dall’altra
parte Murtagh vide entrare una giovane donna dai lunghi capelli castani
che le cadevano
sulle spalle.
-
Tu devi essere Murtagh – parlò la giovane con
voce carica di emozione – e tu Arya – aggiunse per
poi guardare entrambi con una
espressione di divertita curiosità.
Nel
lanciare rapidamente un maglio verso la sua mente il cavaliere la
protetta da alte
barriere, allo stesso tempo, qualcosa gli diceva che non rappresentava
un pericolo
per loro.
-
Tu sai chi
siamo ma noi non sappiamo nulla di te – intervenne pronta
Arya. L’elfa aveva fatto
un passo in avanti ed era entrare nel cono di luce mostrandosi
così al loro
misterioso ospite. La donna a sua volta avanzò e incrociando
le dite in grembo
disse solo: -
Mi presento: sono Morgana. Sono io che vi ho inviato i sogni
–
Murtagh
lanciò subito uno sguardo interrogativo ad Arya.
-
Se sei
tu ad averci inviato quei sogni, allora devi conoscere Eragon.
E’… - Murtagh esitò
un attimo, non era convinto di voler davvero conoscere la
verità, ma doveva farlo.
-
È lui
che ti ha chiesto di contattarci? – chiese infine.
Morgana
scosse la testa e sospirò. - Non esattamente. - disse e il
cuore di Murtagh si
strinse dolorosamente mentre Morgana si continuava – Lasciate
che vi spighi. Non
ho avuto modo di conoscere Eragon ma le nostre strade si sono
incrociate
attraverso Saphira – disse accendendo loro la
curiosità.
-
Ti
ascoltiamo – disse Murtagh aggrottando le sopracciglia.
Morgana
annuì
quindi iniziò a raccontare loro tutto quello che le era
successo da quando
aveva incontrato la dragonessa zaffiro. Murtagh e Arya appresero
così della
cattura di Eragon da parte di Oliviana e di come si fosse separato da
Saphira
con la certezza di averla persa per sempre. Di come Morgana avesse
guarito Saphira
dalle ferite mortali inferte dai Ra’zac e della decisione
presa con Par di
portare a termine il viaggio nelle terre selvagge.
Il
racconto proseguì quindi con il viaggio di Morgana alla
capitale di Zàkhara per
mantenere la promessa fatta a Saphira. Murtagh rimase colpito delle
enormi
capacità della Morgana. Dietro un’apparente
disinvoltura aveva ingannato la
maggior parte degli alchimisti.
-
Non
sarei arrivata a chiedere il vostro aiuto se non fosse necessario.
– ammise
mostrando una candida modestia – Tutto lascia pensare che il
vostro amico si sia
alleato con Isobel. –
-
No! – la
interruppe Arya con decisione - Conosco Eragon, non si schiererebbe mai
dalla
parte di quella donna –
-
Sono
d’accordo. Ci deve essere un’altra spiegazione
– la sostenne Murtagh serrando
la mascella. Il cavaliere stava cercando di mettere ordine nel tumulto
di emozioni
che rischiava di travolgerlo, quando sentì la voce di
Castigo ruggire nella sua
mente Smettila di darti la colpa per quello che è
accaduto a tuo fratello. Devi
essere lieto che lui e Saphira siano entrambi vivi, invece, e che siamo
in
grado di aiutarli.
Il
rimprovero severo del drago ebbe l’effetto di dissolvere la
paura e la rabbia che
stava provando e riportare l’attenzione a ciò che
stava dicendo Morgana.
La
giovane
donna, che stava osservando con attenzione la reazione di entrambi, non
si
scompose ma prese un respiro più profondo. - Penso anche io
la stessa cosa. –
ammise - Non sono solita fermarmi alle prime apparenze. Per questo
motivo vi ho
chiesto di venire qui. Uno di voi deve venire con me ad
Abàlon e forse insieme potremo
rivelare l’inganno che Isobel ha tessuto intorno ad Eragon
– concluse in tono
pacato.
Murtagh
ed
Arya si guardarono negli occhi spiazzati dalla richiesta
così diretta della
donna. - Chi di noi deve andare? – chiese Arya rompendo quel
breve silenzio che
si era venuto a creare.
Murtagh
non
ebbe alcun dubbio a riguardo. Anche se non doveva addossarsi tutte le
colpe,
come gli aveva ricordato Castigo, non si sarebbe tirato indietro di
fronte alle
proprie responsabilità. Chiuse gli occhi per chiamare il sui
compagno di cuore
e di mente. Arya ha già rischiato più
del necessario venendo qui. Non posso
lasciarle fare anche questo.
Lo
so Tigre. Fai quello che devi fare. Murtagh
rimase in silenzio
per alcuni secondo. Con quelle parole Castigo non solo lo stava
lasciando
andare, ma accoglieva temporaneamente Arya come sua compagna, o
così sarebbe
apparsa agli occhi dei due principi a cui si sarebbero presentati. Il
volto di
Murtagh assunse un’espressione determinata mentre rispondeva.
-
Arya, tutto
quello che potevi fare per Eragon lo hai fatto, ora, se davvero vuoi
aiutarlo,
devi pensare alla vita che porti dentro di te. Lascia che sia io ad
andare. – Arya
sussultò, Murtagh aveva scelto accuratamente le sue parole,
inoltre gli elfi
non erano graditi a Zàkhara e se Arya avesse continuato a
viaggiare nei territori
di Isobel sarebbe stato un enorme faro puntato su di loro. Se volevano
avere
una possibilità di liberare Eragon dovevano giocare
d’astuzia e rimanere invisibili.
Si
passò
una mano sul ventre con un’espressione improvvisamente molto
stanca e abbassò
la testa. Quando la rialzò il suo volto tornò ad
indossare lo sguardo indecifrabile
di sempre.
-
D’accordo
Murtagh. Proseguirò io il viaggio con Reafly. –
disse. Era evidente il suo
disappunto nell’essere messa da parte e per un attimo gli
occhi scintillarono di
orgoglio.
-
Castigo
è d’accordo? – chiese facendo sfuggire a
Murtagh una smorfia divertita. Nonostante
non ne avessero mai parlato l’elfa aveva notato qualcosa
riguardo al
comportamento schivo del suo drago.
–
Non lo
era al principio, ma è un lucertolone ragionevole che sa
quando deve mettere da
parte il suo orgoglio per il bene più grande. –
Arya annuì con la testa e
Murtagh non vide alcuna traccia di sdegno o di biasimo del suo volto ma
solo un
profondo rispetto.
–
I draghi
sono creature straordinarie e non farei nulla per offenderle. Se lo
vuole, sarà
per me un onore viaggiare con lui -
***
Quando
Morgana
e Murtagh lasciarono Arya il sole aveva iniziato a infuocare il cielo
tingendolo
di tinte rosse, arancioni e gialle.
-
Tra non
molto la città si svuoterà –
commentò Morgana. Ora che erano rimasti soli il
cavaliere si chiese quali fossero le motivazioni della donna. Murtagh
si strinse
ancora di più dentro al suo mantello mentre una leggera
brezza gli colpiva il volto.
- Qual è la nostra prossima mossa? - chiese ma Morgana
sembrò a mala pena
ascoltarlo continuando a camminare. La maga si fermò solo un
attimo in mezzo
alla strada. Si girò prima a destra e poi a sinistra,
farfugliando qualcosa
riguardo alla sua memoria, poi esclamò – Ah ecco,
ora ricordo. Vieni -
Murtagh
stette
dietro alla giovane donna, poi girarono sulla destra e si
trovò di fronte a una
porta di legno sormontata da una insegna sbiadita.
-
Il
puledro impennato… – lesse Murtagh corrugando la
fronte - …cosa cerchiamo? –
-
Quello
che si cerca in ogni locanda, un boccale di birra e del cibo
– gli rispose Morgana
con un lieve sorriso. All’interno del locale c’era
un piacevole tepore e
Murtagh si sfilò il mantello continuando a seguirla verso un
tavolo che si era
appena liberato al lato della sala.
Era
evidente
l’impazienza del cavaliere, nonostante questo Morgana non era
ancora disposta a
parlare. Prima dovevano mangiare e bere qualcosa e, alla fine, anche
Murtagh
dovette ammettere di sentirsi molto meglio con lo stomaco pieno.
-
Grazie,
Morgana – disse prendendo un lungo sorso di birra. Morgana lo
guardò accigliata
– Per cosa? – gli chiese lei piluccando in maniera
distratta un pezzo di pane
dal piatto.
-
Per questo
– gli rispose indicando con gli occhi il tavolo - ma
soprattutto per quello che
stai facendo per mio fratello – Morgana allora
arrossì appena arricciando il
naso in una maniera buffa.
-
Vorrei
aver potuto fare di più. – gli disse lei seria. -
Di una cosa possiamo essere
certi, fino a quando Eragon servirà ai suoi scopi Isobel lo
terrà stretto a sé –
continuò meditabonda. Murtagh si permise di pensare dopo
tanto tempo a Isobel,
non lo aveva fatto da quando si era unito agli elfi oscuri. Il modo in
cui lo
aveva fatto sentire impotente e incapace di reagire o resistere durante
tutto
il periodo in cui era stato al castello bruciava ancora. Ed ora Eragon
era
nelle sue mani.
-
Dobbiamo
preoccuparci quando deciderà che non avrà
più bisogno di lui. – aggiunse alla
fine in tono cupo.
-
Lo porteremo
fuori prima che accada – lo rassicurò Morgana.
Murtagh la guardò pieno di gratitudine.
Aveva rischiato così tanto e meritva la sua fiducia. Concluse.
-
Sono già
stato ad Abàlon. Il castello è una piccola
cittadella fortificata – continuò
Murtagh mettendo Morgana al corrente di quello che anche lui
conosceva riguardo alla cittadella – quando fuggimmo la prima volta avevamo
l’appoggio di Xavier, il
capitano delle guardie reali. Ci ha permesso di passare tra le maglie
della
guardia. Questa volta non possiamo contare su di lui -
-
Prima
ancora è necessario arrivare ad Eragon. Ora che è
il mastro di Rebekha Coleman
la sorveglianza intorno a lui sarà ancora più
stretta –
Murtagh
sospirò.
- È quello che più mi spaventa. –
Continuarono
a parlare così ancora un po', ognuno riportando le proprie
opinioni, poi Morgana
si alzò e si allontanò per sistemare qualcosa con
il locandiere e Murtagh si
trovò ad ascoltare in maniera distratta brandelli di una
conversazione tra due
avventurieri alla sua destra.
-
Si
vocifera che ci sia qualcuno in città che pratica quella
vera. –
-
Ho
sentito. La regina ha sguinzagliato i soldati per arrestarlo.
– Murtagh affino
l’udito. L’uomo si era avvicinato ancora di
più al suo interlocutore nel
continuare a parlare, come a volergli confidare un segreto.
-
Promettono
ricompense per chi fornirà anche solo delle informazioni
– disse sfregando il
pollice e l’indice tra di loro per far intendere la
possibilità di una lauta paga.
Murtagh era sempre più preoccupato che stessero parlando
proprio di Morgana. Ma
le sue parure vennero presto allontanate.
-
quel
ragazzo che sta facendo spettacolo, è alquanto sospetto. Mi
domando da dove
venga. Non mi piace e inoltre sembra un elfo. –
-
Dici
lui? – disse l’altro indicando una parte troppo
affollata perché Murtagh
riuscisse a scorgere di chi stessero parlando. L’altro doveva
avergli detto di
sì perché il suo interlocutore si mise a ridere
-
Quale
elfo! Sono saltimbanchi venuti in
città
quattro giorni fa. Avranno sicuramente orecchie posticce. li ho visti
mentre se
le sfilavano, era sicuramente lui o qualcuno altro dei suoi –
continuò il secondo.
Sentendo che non parlavano di altro Murtagh perse interesse e smise di
ascoltare. Lasciò sul tavolo monete sufficienti per pagare
il servizio prima di
raggiungere Morgana verso l’uscita, fu allora che vide di chi
stavano
discutevano i due uomini. Alcuni clienti della locanda si erano riunita
intorno
a un personaggio vestito con colori sgargianti che stava improvvisando
un
piccolo spettacolo. O così parve a prima vista.
Quando
infatti lo sguardo di Murtagh incrociò
per un attimo quello dell’attore ci fu un momento di
smarrimento da entrambe le
parti.
L’attore
era Par. L’elfo non si scompose ma continuò con il
suo numero
-
Ed
eccolo qui! -
esclamò facendo riapparire
dalla tasca dell’uomo. L'urlo di gioia del bambino si
rivelò contagioso e fece
scappare un sorriso a tutti.
-
Ora devo
andare, ma io e la Compagnia di cui faccio parte, L’Orsa,
siamo diretti ad Abàlon
per la settima di festeggiamenti indetti dalla regina. Chi sta andando
è invitati
al nostro spettacolo! -
Murtagh
scosse la testa incredulo.
–
Sembra
che abbiamo una conoscenza in comune – gli suggerì
sottovoce Morgana. Anche Par
li stava guardando adesso. Con un cenno degli occhi facendo lori segno
di
tacere e seguirlo, poi sgattaiolò verso l’uscita.
Morgana e Murtagh non se lo fecero
ripetere e lo seguirono all’esterno.
-
Per
tutti gli dei che cosa ci fate qui voi due insieme?! –
esclamò con un sorriso
raggiunte una volta trovati all’esterno.
-
Par, queste
sono le due persone di cui ci hai parlato? – intervenne una
ragazza dai capelli
corvino raccolti in una lunga treccia.
-
Se
ricordo bene hai detto che si chiamavano Morgana ed Eragon? –
aggiunse una
seconda voce alle loro spalle. Morgana e Murtagh si voltarono e si
trovarono a
faccia a faccia con una ragazza dai fulgidi capelli ricci.
Par
era
irriconoscibile nelle vesti di saltimbanco. I suoi nuovi compagni di
viaggio avevano
portato un grande carro dai colori accesi fermandolo di fronte alla
locanda.
In
quel momento una pallina rossa rotolò da
sopra il caro andando a sbattendo contro uno stivale di Murtagh che la
raccolse
porgendole gentilmente alla ragazza con la treccia.
-
Sono
amici miei, ma lui non è Eragon. - rispose Par indicando
Murtagh.
-
Se siete amici di Par, allora siete anche
amici nostri. –
La
mente
di Morgana iniziò a vorticare velocemente. - È
vero quello che Par ha detto
alla locanda? Che siete diretti ad Abàlon? –
chiese.
-
Sì. È
questa la nostra meta, ma lo scafo della nave su cui viaggiavamo ha
subito un danno
e siamo stati costretti a fermarci qui – la
informò la ragazza dai capelli
corvino.
-
Anche
voi siete diretti alla capitale, spero – era stato Par a
parlare. La sua era
stata più una constatazione che una domanda ma Murtagh e
Morgana annuirono lo stesso
guardando entrambi verso Par.
-
Se è
cosi perché non vi unite a noi? – propose di
slancio la ragazza con la treccia.
-
Feha non essere invadente. - parlò
ancora una volta l’altra donna.
-
E tu non essere la solita scontrosa Adalia,
non ti si addice. In più con loro due raggiungeremmo il
numero di sette. Il
numero perfetto per chi viaggia. –
-
Secondo
quale credo? –
-
Quello
della numerologia Copta. A proposito il mio nome come avrete capito
è Feha, e
lei è Adalia. – Altri due ragazzi si affacciarono
da sopra il carro con facce
sorridenti
-
E qui
abbiamo i due gemelli Roana e Jael. E l’ultimo ad unirsi al
gruppo è il vostro
amico Par –
-
Verrete
con noi allora? - chiese Par. L’elfo non poteva sperare un
incontro più
fortuito di quello. E quando i due amici dissero di sì Feha
gli scompigliò i capelli
anche lei entusiasta. A quel punto Adalia si mise alla guida del carro
e prendendo
il comando della situazione si rivolse a tutti i presenti
-
Se la fortuna ci assiste a quest’ora il
comandante Briana avrà riparato lo scafo. Allora ascolteremo
volentieri la
vostra storia una volta sistemati in sottocoperta -
disse facendo cenno a tutti di prendere
posto all’interno del carro.
Par
venne
aiutato da Feha a salire sul carro e mantenendo il telo alzato fece
cenno di
salire anche a Murtagh e Morgana.
Chi
sono loro? fece
improvvisamente una voce nella mente dell'elfo.
Par
si girò di scatto verso il fondo del carro
dove Vespriana, ben nascosta aveva fatto capolino con la testolina, in
cerca di
un poco d'aria.
Sono
Morgana, e Murtagh. Morgana ci ha salvati
quando Saphira è stata ferita mortalmente dagli agenti della
regina. Mentre lui
è il fratello di Eragon. Anche lui è un cavaliere
dei draghi. Ma non ho idea
per quale motivo siano qui, insieme, e perché Castigo il suo
drago non sia con
loro. Ho paura che possa significare solo guai.
Dobbiamo
saperlo al più presto! Non abbiamo molto tempo per
trovare Eragon e portarlo a Saphira. Ricordati che più tempo
passa, più sarà
difficile per loro ritornare uniti!
Hai
ragione Vespriana. Cercherò di parlargli stasera
Perché
non ora?
Attirerei
troppo l'attenzione. Stai giù adesso.