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Autore: fiorediloto40    13/04/2023    2 recensioni
Quando arrivò in prossimità del primo tempio, accadde qualcosa di insolito. Normalmente non avrebbe dato peso ad una scena come quella, passando oltre con disinteresse e celerità, tuttavia, qualcosa di più forte di lui lo costrinse a fermarsi...il terzo guardiano non avrebbe saputo spiegare perché, ad un certo punto, sentì il bisogno di sopprimere il proprio cosmo per nascondersi dietro ad una delle colonne...ma fu proprio quello che fece, osservando di nascosto le due persone che parlavano tra di loro.
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I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gemini Saga
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seduto sul divano del soggiorno, il sesto guardiano sorrideva maliziosamente, accarezzando con indolenza una delle sue lunghe ciocche bionde, e ripetendo pigramente il gesto di lisciarla dalla base alle punte.

- Shaka... - la voce di Saga suonò secca come sempre - non ricordavo che avessimo appuntamento - una forma più o meno cortese di dirgli che non era il benvenuto.

Shaka rise leggermente. - Devo prendere un appuntamento con il mio fidanzato per poterlo vedere? - domandò provocatoriamente.

Saga non rispose, limitandosi a fissare il suo partner senza tradire alcuna emozione. Che, in effetti, non aveva.

Ed il problema era proprio quello...

Guardando il sesto guardiano, percorrendo il suo corpo da cima a fondo, si rese improvvisamente conto del fatto che, invece di provare gioia e desiderio, come sarebbe stato naturale in una relazione di lungo corso come quella che avevano, non provava nulla.

Niente. Eppure anche solo la bellezza del cavaliere della Vergine avrebbe dovuto smuovere qualcosa dentro di lui...come d’altronde era sempre stato.

Di fronte all'inerzia del suo spirito, per un momento temette di essere morto per l’ennesima volta, anche se...no, non poteva essere...perché ricordava perfettamente come da morto le sue emozioni sembrassero addirittura amplificate...

Sospirò, rendendosi finalmente conto di ciò che, ormai da molto tempo, aveva finto di non vedere.

- No, non devi prendere appuntamento - rispose stancamente Saga - semplicemente avevo altri programmi -.

Mantenendo la sua espressione maliziosa, Shaka fece il gesto di alzarsi. Sapeva come irritare il terzo guardiano, così come sapeva che, infastidendolo, lo avrebbe preso per sfinimento, ottenendo sempre da lui ciò che voleva.

Decisamente era una strana relazione quella che avevano i cavalieri Vergine e Gemelli.

Intuendo le sue intenzioni, Saga si voltò dandogli le spalle, smorzando i suoi propositi prima di rivivere per l’ennesima volta lo stesso film. Non era uno sciocco, lui stesso conosceva perfettamente la dinamica di quello strano rapporto, e per quanto nel corso degli anni non avesse mai rappresentato un problema, ora sentiva uno strano fastidio...un disagio che gli impediva di replicare quelle azioni per l’ennesima volta.

Inoltre, e questo sembrò strano anche a lui, non sentiva il bisogno di condividere alcuna intimità con Shaka.

- Non ti faccio perdere tempo... - disse Saga congedandolo - sicuramente anche tu hai da fare... -.

Shaka non si aspettava quella reazione, che fece momentaneamente vacillare la fiducia che riponeva in se stesso; tuttavia quell’esitazione durò poco, giusto il tempo di riprendere il suo solito aspetto.

- È per via di quello che hai visto questa mattina? - domandò sorridendo astutamente.

Saga stava già imbroccando la strada verso la sua stanza, quando si fermò richiamato dalla domanda della Vergine. Dandogli ancora le spalle, per un momento sollevò gli occhi al cielo, come se il soffitto del terzo tempio potesse illuminarlo su cosa fosse accaduto quella mattina. Onestamente, non lo ricordava.

Poi, come un lampo squarcia un cielo nero, il ricordo del sesto guardiano in compagnia del cavaliere della Lucertola gli balenò alla mente, provocandogli, al posto del fastidio che sarebbe stato naturale, una smorfia divertita.

Che, tuttavia, non dette a vedere. Conosceva l’orgoglio di Shaka, e ridergli in faccia non sarebbe stata l’opzione migliore in quella situazione...soprattutto se desiderava uscirne il prima possibile. 

Quando si voltò verso di lui il suo volto mantenne la solita espressione stoica.

- C’è qualcosa che vuoi dirmi riguardo a questa mattina? - domandò Saga.

Shaka allungò un sorriso malizioso - Non dirmi che sei geloso di Misty? - disse facendo seguire alle parole una piccola risata.

Saga si accigliò. Quello era l’ultimo dei suoi pensieri.

- Ascolta Shaka... - Saga parlò cercando di rimanere il più serio possibile, anche se, in tutta onestà, avrebbe voluto ridere per quanto fosse grottesca quella situazione - Cosa c’è che non va? In questi anni non ci siamo mai posti questo tipo di limite...né tu... - disse indicando il sesto guardiano - né io... - indicò se stesso - se ti piace Misty...se gli piaci...non vedo il problema... - concluse alzando le spalle.

Shaka lo squadrò da cima a fondo. Un insolito campanello d’allarme cominciò a suonare nella sua mente brillante.

Di che diavolo stava parlando Saga?!

È vero...ognuno di loro si era sempre fatto i fatti propri, non privandosi di nulla, tantomeno delle avventure, tuttavia...mai, in tanti anni di relazione, uno di loro era stato così schietto con le parole. 

Qualcosa in Saga stava cambiando. Strinse gli occhi in una fessura, portando lo sguardo sul suo partner.

- Saga... - il tono non prometteva niente di buono mentre scandiva lentamente le parole - hai per caso dimenticato chi sono e come funziona il nostro rapporto? -.

Il terzo guardiano aggrottò le sopracciglia stringendo a sua volta gli occhi - Illuminami! - rispose rudemente.

Shaka si alzò dal divano, avanzando verso Saga e girandogli pigramente intorno con gli occhi fissi su di lui. Come un cacciatore con la sua preda.

- Credi che sia facile stare con me...essere il mio compagno? -.

Saga non rispose, limitandosi a guardarlo con la coda dell’occhio.

- Dovresti considerarti un privilegiato...come in effetti sei...mio caro Saga... - continuò Shaka, stavolta irritandosi per la calma mostrata da Saga.

A questo punto, come sempre accadeva, Saga avrebbe dovuto prenderlo e portarlo nella sua stanza, mettendo fine alle parole che lo irritavano, tuttavia...non mosse un dito, e se non fosse stato per il movimento dei suoi occhi, Shaka avrebbe potuto scambiarlo per una delle magnifiche statue greche che impreziosivano il Santuario.

- Credo che faresti meglio a tornare al tuo tempio...te l’ho detto...ho da fare - quando infine parlò, Saga si limitò a ribadire quello che aveva già detto, provocando, ovviamente, l’ira del suo compagno.

- Se questo è ciò che pensi...Gemini Saga... - il nome del cavaliere fu pronunciato quasi con disprezzo - da qui in appresso considerami nel mio tempio...a tempo indeterminato! -.

- Mi stai dicendo che ci stiamo prendendo una pausa? - domandò Saga, e la sua voce suonò più incuriosita che dispiaciuta. La qual cosa fece innervosire ancora di più la Vergine.

- Ti sto dicendo che abbiamo chiuso...Saga! - urlò e, senza attendere una risposta, si incamminò rapidamente verso l’uscita.

Per diversi istanti, Saga rimase esattamente nella posizione in cui si trovava, domandandosi cosa fosse accaduto, ma soprattutto, come si sentisse.

Niente. Di nuovo non provava nulla.

Razionalmente sapeva di dover seguire il suo compagno e tentare una mediazione, ma, in tutta onestà, non ne sentiva alcun bisogno. E volontariamente scelse di non interrogarsi sulla ragione di tale disinteresse.

Scuotendo leggermente il capo, si avviò di nuovo verso la sua stanza. Sperando sinceramente di non essere interrotto un’altra volta...

Quando il calore dell’acqua penetrò nei suoi muscoli fino ad arrivare alle ossa, una sensazione di benessere si impadronì completamente del suo corpo.

Solo quando l’abbandono dei sensi lo alleggerì del suo stesso peso, Saga si rese conto di quanto disperatamente avesse bisogno di rilassarsi. Gli ultimi eventi lo avevano messo alla prova. Tanto. Troppo.

La verità era che da quando l’Ariete, come lui stesso si ostinava a chiamarlo, era entrato nella sua vita, nulla era stato più come prima...

Faceva fatica a riconoscere molte delle sue stesse azioni, inoltre...aveva rotto la sua relazione con Shaka, che era un evento impensabile fino a qualche giorno fa.

Impensabile perché la relazione con la Vergine era sempre stata la stessa, nulla era cambiato, dunque...se la relazione non era cambiata, se Shaka non era cambiato, l’unica conclusione plausibile era che ad essere cambiato fosse proprio lui.

Ed il bello di tutta questa situazione era che non provava alcun tipo di dolore, o anche solo fastidio, al contrario...da quando Shaka gli aveva comunicato la fine del loro rapporto, l’unica sensazione che Saga provava era di liberazione... 

Mise temporaneamente da parte quel pensiero, volendo, per il momento, solo godersi la meravigliosa leggerezza ed il sollievo che il dolce movimento dell’acqua calda provocavano nel suo corpo. I vapori dell’acqua annebbiavano la stanza rendendo l’atmosfera quasi mistica, e Saga chiuse gli occhi, abbandonandosi al piacere che quelle sensazioni stimolavano nella sua coscienza.

Ah...solo gli dei sapevano quanto ne avesse bisogno...

Gli ultimi giorni erano stati pesanti per il cavaliere dei Gemelli, soprattutto dal punto di vista emotivo. I pensieri che si erano fatti largo nella sua mente...il sonno ridotto e di scarsissima qualità...decisamente aveva bisogno di un balsamo per il suo spirito.

E quelle acque calde sembravano la risposta più semplice ed efficace per alleviare la tensione.

Tuttavia, proprio mentre quella piacevole sensazione di benessere permeava la sua mente allentando i vincoli che spesso si autoimponeva, fantasie nuove si facevano largo tra le nebbie della sua ragione...fantasie che traducevano le immagini di quel pomeriggio nella fucina dell’Ariete e che mai avrebbe pensato potessero attecchire nella sua immaginazione...

Avvicinò il proprio corpo a quello del tibetano, lasciando che il suo bacino si adattasse perfettamente alle natiche dure e perfette, ed incollando il suo petto alla schiena ancora umida di sudore.

Portò una mano su una spalla di Mu, facendo scorrere dolcemente la punta delle dita su quella pelle morbida e liscia...meravigliandosi della sua consistenza...così delicata...così eccitante...così perfetta...

Con l’altra mano sollevò le ciocche lilla, tirandole gentilmente e portandole sulla sommità del capo per lasciare il collo pallido alla completa mercé delle sue labbra...che, senza indugio, lasciarono scie umide percorrendo lo spazio che dalla parte bassa dell’orecchio portava alla clavicola.

Mentre si deliziava di quel sapore, un aroma arrivò, delicato ma deciso, alle sue narici. Gelsomino...

Una fitta di dolore trapassò il suo cranio da parte a parte, costringendolo a tenere la testa tra le mani, e risvegliandolo dal piacere nel quale stava scivolando.

Dannazione!

Quando quel momento passò, Saga rimase statico, fissando un punto inesistente di fronte a sé. Dopo pochi istanti, si sfregò il viso, prima di appoggiare la schiena alla vasca da bagno e rivolgere, pensieroso, lo sguardo al soffitto.

Ormai non poteva più essere considerata una mera casualità. Ogni qualvolta il profumo dell’Ariete penetrasse nelle sue narici, quel dolore improvviso e acuto gli attraversava il capo lasciandolo stordito e scomparendo nel nulla dopo qualche istante. 

Perché?! Eppure non era un odore fastidioso, al contrario...era molto gradevole.

Da quando ne aveva memoria, il tibetano aveva sempre emanato naturalmente il profumo del gelsomino...era stato così da quando era solo un apprendista, ed il suo naso aveva sempre trovato gradevole quel leggero sentore dolce e fresco che Mu lasciava dietro di sé, non dandogli mai alcun problema.

Possibile che, nel corso degli anni, avesse sviluppato qualche forma di allergia?

Scosse il capo negando. No.…l’allergia non passa attraverso i sogni...inoltre, Mu aveva sempre usato per la sua igiene prodotti semplici e naturali...lo sapeva perché Shion era sempre stato molto rigido sul fatto che il suo apprendista imparasse a fare da sé tutto ciò che gli serviva. All’epoca non aveva compreso perché al piccolo tibetano fosse proibito persino utilizzare i saponi che preparavano gli inservienti del Santuario, e che tutti loro usavano quotidianamente senza problemi, ma oggi, vedendo quella pelle così candida...delicata...liscia...perfetta...probabilmente un’eredità della razza lemuriana, aveva compreso quanto fosse necessario avere determinate accortezze.

Con quella riflessione, si rese finalmente conto di cosa fosse accaduto solo qualche istante prima.

No, no, no, no, no! Non poteva essere...aveva fantasticato su Mu dell’Ariete!

Mettendo nuovamente da parte il problema che il profumo di Mu gli causava, una preoccupazione ben più grande si fece largo nella sua mente confusa...possibile che gli piacesse l’Ariete?!

La sua parte razionale rifiutava anche solo l’idea, altrimenti avrebbe dovuto ammettere la gigantesca idiozia commessa qualche giorno prima... tuttavia, non poteva negare a se stesso che quei pensieri avessero acceso qualcosa dentro di lui.

E no, non era solo mero turbamento fisico...

Anche se...sarebbe stato ipocrita negare che fosse presente...tant’è che volutamente evitava di guardare in basso tra le acque striate di sapone... ma il punto è che tutta quella situazione, per quanto scomoda ed inopportuna, aveva svegliato un sentimento che non apparteneva alla sua routine, spezzando quegli schemi mentali che lui stesso si imponeva.

Dopo un tempo che non avrebbe saputo quantificare, o forse da sempre, si sentiva vivo.

Ed era una sensazione strana. In un certo senso quella novità gli incuteva un certo timore, poiché per sua natura non era molto incline ai cambiamenti, però doveva ammettere che lo faceva sentire terribilmente bene. Aveva indirizzato i suoi pensieri verso sentieri sconosciuti, aveva risvegliato l’emozione...

Emozione. Un sentimento che Saga era convinto di non poter provare.

Non era mai stato curioso, eppure, quello stesso pomeriggio aveva profanato la sacralità di una casa altrui, e lo aveva fatto con piacere, contravvenendo alla riservatezza che aveva sempre professato e praticato.

Possibile che il discreto e riservato Mu dell’Ariete avesse risvegliato tutto questo?

Con un movimento rapido immerse la testa nell’acqua, covando l’illusione che con quel semplice gesto potesse lavare via i suoi pensieri, e quando risalì, lisciò con le mani i suoi capelli bagnati, appoggiando nuovamente la schiena contro la vasca e chiudendo gli occhi nel tentativo di riprendere il suo rilassamento da dove lo aveva interrotto.

Purtroppo, però, non appena le palpebre oscurarono i suoi begli occhi viridiani, l’unica immagine che gli si parò innanzi fu nuovamente la stessa...un bellissimo tibetano...che, nell’ormai inarrestabile fertilità della sua immaginazione, assumeva atteggiamenti via via più maliziosi...

Saga aprì gli occhi sbuffando infastidito. Infastidito perché quella visione gli piaceva terribilmente...infastidito perché il suo corpo non smetteva di farglielo notare. C’era solo un modo per calmarsi, e per quanto il greco avesse cercato fino a quel momento di evitarlo, dovette arrendersi all’evidenza...

Lì, nel terzo tempio, e più precisamente nella vasca da bagno del cavaliere dei Gemelli, a sua insaputa Mu dell’Ariete divenne per la prima volta il protagonista indiscusso delle fantasie di Saga. 

Un protagonista inaspettatamente provocante...incredibilmente passionale...e dannatamente sexy...

****

- Allora...cosa ne pensi Cami? -.

Il cavaliere dell’Acquario distolse momentaneamente gli occhi dal libro sul quale era concentrato già da un paio d’ore, alzando un sopracciglio nel tentativo di far comprendere al suo partner quanto odiasse quel diminutivo.

Ovviamente, Milo ignorò i suoi segnali di fastidio, continuando a fissarlo con i suoi occhi color mare in attesa di una risposta.

Avevano trascorso il pomeriggio riposandosi nel patio del tempio dell’Acquario, come sempre facevano quando il tempo lo permetteva. A Milo piaceva quella zona della casa perché il profumo delle rose di Aphrodite arrivava piacevole e delicato, quindi aveva organizzato quell’angolo arredandolo con un divano sul quale lui e Camus si rilassavano nel tempo libero.

- A proposito di cosa? - domandò Camus sospirando.

Non avrebbe mai vinto contro lo Scorpione... ma, tutto sommato, andava bene così.

- Come a proposito di cosa?! - chiese Milo sgranando gli occhi - A proposito di Mu e Saga naturalmente! - allargò le braccia come se parlarne fosse la cosa più naturale del mondo.

Cercando di mantenere la calma, Camus chiuse pazientemente il suo libro, mettendo un segno sull’ultima pagina letta. Era evidente che la sua lettura fosse finita lì...più precisamente, nelle inutili fantasie di Milo.

- Penso... - attese qualche istante, divertendosi dentro di sé nel vedere Milo in attesa - che siano affari di Mu e Saga! - concluse guardandolo con rimprovero.

- Ma come?! - Milo lo fissò sospettoso - Possibile? Tu hai sempre un’idea per tutto...su tutto...e non su questo? -.

Si avvicinò a Camus cominciando ad osservarlo da diverse angolazioni. Sapeva che, così facendo, lo avrebbe irritato...ed infatti...

- Smettila di fissarmi - Camus parlò con tono calmo, sebbene stesse già cominciando ad innervosirsi.

- È vietato? - un sorriso furbo comparve sul volto di Milo.

- Non è vietato, ma mi infastidisce -.

- Ah...d’accordo...allora posso continuare! -.

Conscio del fatto che non avrebbe avuto pace se non avesse dato a Milo ciò che voleva, Camus sollevò gli occhi al cielo sbuffando sonoramente, e facendo sorridere il suo partner, consapevole di averlo fatto capitolare.

- Cosa vuoi sapere esattamente? - domandò il francese guardandolo di traverso.

- Camus... - nel momento in cui si fu assicurato l’attenzione del compagno, Milo divenne improvvisamente serio - mi spieghi perché una persona normale dovrebbe rifiutare uno come Mu? -.

- Stai cercando di dirmi qualcosa? - lo schernì Camus - Ah no...scusa...il termine normale ti esclude automaticamente... -.

- Non dire idiozie... - Milo fece una smorfia - Mu è un mio amico -.

- Vuoi dire che non lo trovi attraente? - Camus alzò un sopracciglio, cercando di provocare il suo partner.

Che non si innamorò minimamente di quello scherno.

- Camus... - Milo prese Camus per le spalle fissando i suoi occhi in quelli azzurri del compagno e scuotendolo dolcemente - Credo che Mu sia bellissimo...attraente...e sospetto che dietro a quella faccia da pecorella angelica nasconda una natura molto passionale... - vide le sopracciglia di Camus alzarsi sorprese - ma...ti amo talmente tanto da non riuscire ad immaginarmi con nessun altro che non sia tu... cubo... - concluse prima di rubargli un piccolo bacio. Che poi approfondì...con tacito accordo dell’undicesimo guardiano, che adorava quando il suo compagno assumeva quel tono serio. Anche se non lo avrebbe mai ammesso.

Quando si separarono, Camus si schiarì un po' la gola, lasciando una carezza morbida sulla guancia di Milo. Sapeva quando Milo scherzava e quando invece fosse serio, ed il fatto che tenesse davvero al bene del suo amico non faceva altro che farlo innamorare ancora di più di quel tenace Scorpione che, ormai da un tempo inquantificabile, gli aveva rubato l’anima.

- In tutta onestà... - anche Camus tornò serio - sono d’accordo con quello che hai detto su Mu, e non sono in grado di spiegarmi il comportamento di Saga - vide Milo annuire - se non con il fatto che sia davvero innamorato di Shaka... -.

- Sei serio Camus? - domandò Milo alzando un sopracciglio - Ti sembra una coppia quella? -. 

Camus scosse dolcemente il capo - Non sta a noi giudicare, anche se... - anticipò Milo prima che aprisse bocca - no...sinceramente non mi sembra una coppia...né credo che lo sia... - concluse accigliandosi.

- Che intendi dire con questo? - chiese Milo sorpreso. Lo sapeva...sapeva che parlare con il suo partner gli avrebbe aperto gli occhi su qualcosa che non aveva visto...

- Intendo dire - ricominciò Camus - che, più che una relazione, credo che quello tra Saga e Shaka sia una sorta di accordo...tacito...ma pur sempre un accordo... - vedendo le sopracciglia aggrottate di Milo capì di doversi spiegare meglio - Entrambi sono cavalieri estremamente potenti, e, con tutta probabilità, ritengono che questa unione garantisca loro un posto di prestigio all’interno del Santuario... -.

- Dici sul serio Camus?! - domandò Milo a bocca aperta - Ma...ma...non ha alcun senso! Viviamo in tempi di pace...Shion è nuovamente a capo di tutto...che accidenti se ne fanno di una posizione di prestigio?! - lo Scorpione non riusciva a dare un senso a ciò che aveva sentito...anche se non avrebbe mai messo in dubbio le parole del suo cubo.

- Non è solo questo...o almeno... - più che spiegare, ora l’Acquario cominciò a seguire il filo dei suoi pensieri ad alta voce - credo che da parte di Shaka sia così...anzi, sono certo che sia così... -. 

Milo lo guardò rapito senza interrompere.

- Ha sempre avuto un ruolo di rilievo all’interno di tutto questo... - sottolineò le parole roteando un dito - come consigliere ufficiale del Patriarca, nelle decisioni che riguardavano gli altri cavalieri, come stratega in molte missioni...senza dimenticare che è, o almeno dovrebbe essere, il cavaliere più vicino agli dei...e ora che non ci sono battaglie si sente messo da parte...probabilmente cerca di rimanere ancorato a quell’essere semidivino che gli altri quasi veneravano...e non importa se attraverso il timore o la forza, l’importante è continuare ad essere il grande Virgo Shaka... -.

- Ma quello non è il titolo di Mu in Jamir? - domandò Milo provocatoriamente.

- Ironia della sorte... - gli fece eco Camus sorridendo maliziosamente.

- Quello che tu dici è assolutamente plausibile Camus - Milo riprese il discorso da dove aveva interrotto il francese - ma in tutto questo come si incastra Saga? Voglio dire...perché sta con Shaka? - alzò le spalle allargando le mani - E sono sicuro che non si tratti di amore! -.

Camus sospirò, spostando gli occhi da un lato all’altro - Su Saga sono abbastanza sicuro...non crede di meritare questa nuova vita, e si autopunisce replicando alcune delle dinamiche che già in passato lo avevano reso infelice...e una di queste è la relazione con Shaka -.

- Come fai ad esserne sicuro? - domandò Milo continuando a fissare Camus con attenzione.

- Ho passato molto tempo con lui nel periodo della guerra santa, e so come ragiona...si sente ancora terribilmente in colpa - rispose Camus senza esitazione.

- Ok, lo posso anche capire...non deve essere facile per lui...ma perché trattare Mu in quella maniera? Voglio dire...Mu è uno di quelli che ha pagato di più durante il suo patriarcato...perché fargli questo?! -.

Camus spostò lo sguardo di lato, riflettendo su ciò che stava per dire. Sebbene non fosse una persona che entrava nelle faccende altrui, non aveva potuto evitare alla sua mente di riflettere sugli ultimi eventi...un po' perché sapeva quanto Milo, ed anche lui stesso, fossero affezionati a Mu, e un po' perché, in fondo, provava dispiacere per Saga. Avevano condiviso momenti importanti, portato sulle loro spalle l’onta del falso tradimento...avrebbe voluto vederlo sereno, proprio come era accaduto a lui e a Shura.

- Il punto è che con Shaka può mentire, fingere di essere chi vuole, dato che entrambi lo hanno sempre fatto...mentre con Mu non potrebbe mentire...dovrebbe gettare qualunque maschera... - Camus parlò lentamente, ponderando le parole - con Mu sarebbe costretto ad essere se stesso... -.

- Ed è un problema essere se stessi? - domandò Milo confuso.

- Sì...se sei il primo ad aver paura di guardarti dentro e scoprire che, in fondo, non sei migliore di come appari... -.

Milo guardò il suo partner meravigliato sia delle sue deduzioni che da ciò che aveva detto.

- Quindi pensi che Saga abbia, in un certo senso, paura di Mu? -.

Camus non rispose, limitandosi ad annuire con decisione.

- Però... - a questo punto Milo mise in movimento il suo cervello - questo non giustifica il suo comportamento...anche perché... - mise un indice sulle labbra pensando ad alta voce - io l’ho visto Cami...ho visto come Saga guarda Mu...credo che non se ne renda neanche conto... i suoi occhi parlano una lingua diversa da quella che esce dalle sue labbra...con lo sguardo lo contempla e con le parole lo allontana... - continuò Milo - ma poi... allontanarlo da cosa? -.

- Da se stesso... -.

- Perché?! -.

- Bella domanda... - concluse Camus fissando un punto indefinito di fronte a sé.

****

Con il solo asciugamano avvolto in vita, Saga uscì dalla sua stanza in direzione della cucina. Il bagno era stato tutto fuorché rilassante, tuttavia non avrebbe negato che avesse avuto anche dei risvolti molto piacevoli...a causa di questi, una sete improvvisa aveva reso la sua gola secca e bisognosa di un ristoro immediato, spingendolo a recarsi in cucina prima ancora di vestirsi. 

Il ristoro gli venne da una delle bibite fresche di Kanon, una di quelle che il suo gemello beveva per reintegrare i liquidi dopo ogni allenamento, e che lui aveva sempre snobbato considerandole inutili...beh, dovette ammettere che non erano poi così male...

Il liquido fresco accarezzò la sua gola portando sollievo, facendo sfuggire un gemito di soddisfazione dalle sue labbra. Decisamente quello che ci voleva...tuttavia, quel momento di piacere fu presto interrotto.

Evidentemente quella non era la giornata del riposo...

Sebbene desse le spalle alla porta, non fu difficile per il suo orecchio percepire il movimento di qualcuno che, proprio come lui, aveva appena varcato la soglia della cucina.

- Ciao Saguita...hai sete vedo... -.

Voltandosi infastidito trovò di fronte a sé l’espressione maliziosa di Kanon che, con un sopracciglio alzato, guardava la bevanda che aveva in mano.

- Ma come...non hai sempre detto che quelle bevande sono stupide? - domandò prima di dirigersi verso il frigorifero e prenderne una per sé.

Saga si limitò ad emettere un grugnito di fastidio, tuttavia, quando lo vide prendere una di quelle bevande, non poté evitare di provocarlo con la battuta che gli salì spontanea alle labbra.

- Non dirmi che il tè dell’Ariete non è stato di tuo gradimento... - disse in tono sarcastico.

- Mu... - lo tagliò Kanon guardandolo con espressione seria - il suo nome è Mu, non Ariete, come ti ostini a chiamarlo -.

- È la stessa cosa! - Saga ritrovò il suo solito tono secco.

- Ti sbagli...non è affatto la stessa cosa... - Kanon lo fissò negli occhi - vuoi continuare a mostrare un distacco e un’indifferenza che in realtà non provi affatto... -.

- Di che stai parlando? -.

- Poco fa ho incontrato il tuo fidanzato...o meglio ex fidanzato...era furioso! - Kanon rise leggermente - E quando gli ho chiesto cosa fosse accaduto mi ha detto di andare al diavolo e poi... - alzò gli occhi al cielo fingendo di pensare - ah...sì...di andare al diavolo e di portarti con me! - concluse ridendo.

- E questo cosa c’entra? - al contrario del suo gemello, Saga non rideva affatto. Soprattutto perché immaginava dove sarebbe andato a parare.

- C’entra Saguita...c’entra... - rispose Kanon squadrandolo dalla testa ai piedi e viceversa - perché lui è furioso, mentre tu sei di una calma impeccabile...anzi...direi che sembri quasi sollevato... -.

- Quindi? -.

- Perché vi siete lasciati? - Kanon lo incalzò.

Gli occhi di Saga si ridussero ad una fessura mentre rifletteva se fosse prudente mettere suo fratello al corrente di quanto accaduto, tuttavia, sapeva perfettamente quanto sarebbe stato difficile toglierselo di torno... quando Kanon voleva qualcosa poteva diventare particolarmente fastidioso. Più del solito.

- Perché avevo voglia di stare da solo e lui non ha gradito - furono le uniche parole di Saga. Nonché l’unica spiegazione che fosse disposto a concedergli, anche perché lui stesso non era in grado di darsene una migliore.

Dal canto suo, sentendo quelle parole, Kanon allungò sul volto un sorriso da lupo.

- Ah sì? Non avevi voglia di stare con lui? - gli fece eco in tono ironico - E come mai? Forse...pensavi a qualcuno? -.

- Non dire idiozie! - Saga lo interruppe bruscamente - Volevo solo stare da solo...è forse un reato? -.

- No, non è un reato, ma è molto strano... -.

- Perché?! -.

- Perché solo pochi minuti prima eri nel tempio dell’Ariete...è singolare la tua solitudine Saguita... -.

Per qualche frazione di secondo i gemelli si fronteggiarono studiandosi in silenzio, tuttavia, volendo evitare che suo fratello potesse trovare una sciocca giustificazione, Kanon riprese la parola riportando la conversazione alla domanda originaria. 

Il punto è che per quanta voglia avesse di aprire gli occhi a suo fratello, sapeva quanto poco saggio sarebbe stato premere il piede sull’acceleratore. C’erano cose che Saga doveva comprendere da solo...lui lo avrebbe aiutato, stando silenziosamente dalla sua parte, ma solo Saga poteva percorrere il viaggio che lo aspettava, e avrebbe dovuto trovare dentro di sé il coraggio per farlo.

- Comunque, tornando alla tua domanda...devo ammettere che...sì...il tè di Mu mi è piaciuto molto! Era delizioso...come tutto ciò che quelle belle mani toccano... - un leggero gemito accompagnò le parole allusive di Kanon.

Saga si accigliò. Le mani del tibetano...le aveva notate già quel pomeriggio...nonostante il duro lavoro della fucina sembravano morbide e delicate...inoltre, avevano fatto cose meravigliose nella sua fantasia solo qualche minuto prima...

Ovviamente, non era stato il solo a notarle, ed il fatto che anche suo fratello potesse fantasticare su quelle mani, o su chissà cosa, non fece altro che irritarlo.

- Allora come mai hai già sete? - lo provocò.

- È normale Saguita... - Kanon parlò con finta innocenza - dopo tutta quell’attività è normale avere sete... -.

La smorfia ironica sul volto di Saga morì trasformandosi in un’espressione seria, mentre i suoi occhi puntavano dritti in quelli di suo fratello.

Kanon poté vedere le narici del fratello allargarsi leggermente sotto il suo respiro e non era un buon segno...non era un bene continuare a provocarlo.

- Sai...parlando la gola si secca! - chiarì accompagnando alle parole una alzata di spalle.

Saga dovette fare uno sforzo enorme per evitare di mandare al diavolo Kanon. Nel tentativo di contenersi, portò due dita al ponte del naso cercando di calmarsi, rievocando lo stesso gesto che Mu aveva fatto il giorno prima nell’ufficio del Patriarca.

Dannazione! Ormai la sua mente lo portava sempre allo stesso punto, e stava cominciando a diventare stancante...da quando l’Ariete era entrato nella sua vita, o meglio, nella sua testa, dato che Saga non gli aveva permesso di farne parte né Mu lo aveva chiesto, tutto ciò che aveva fatto, o anche solo pensato, lo avevano irrimediabilmente portato ad avere innanzi agli occhi l’immagine del tibetano. 

Un’immagine bella, delicata, angelica, ma anche sensuale, passionale, provocante...

Accidenti...di nuovo!

Un sonoro sbuffo uscì dalle sue labbra...Saga, infastidito, voltò le spalle al suo gemello e, senza preoccuparsi di dargli alcuna spiegazione, uscì dalla cucina dirigendosi speditamente verso la sua stanza. 

Appoggiato al mobile della cucina, con le braccia e le gambe incrociate, Kanon scoppiò in una risata fragorosa, non curandosi che la sua ilarità raggiungesse le orecchie del fratello facendolo innervosire ancora di più. 

Mentre Saga sognava ad occhi aperti, si era divertito ad osservarlo, riuscendo ad indovinarne facilmente i pensieri...tuttavia, quando ebbe finito, di quella risata rimase unicamente un sorriso triste...

Trovandosi solo, Kanon prese un respiro profondo, espirando rumorosamente, sentendosi libero di abbandonare la sua solita aria istrionica per mostrare i suoi veri sentimenti. Preoccupazione e inquietudine.

Quello che attendeva Saga non sarebbe stato un viaggio facile, affatto...e poteva avere solo due epiloghi possibili...condurlo alla serenità e alla felicità, liberandolo finalmente dalle ombre del passato...o farlo sprofondare in un baratro senza fondo.

L’esito sarebbe dipeso dalla forza di Saga. Ma, soprattutto, dalla forza di Mu. 

Quanto grande poteva essere la clemenza del tibetano?

****

L’indomani mattina, Saga si alzò di buonora. A dire il vero non aveva dormito molto la notte precedente, ed il motivo era lo strano nervosismo che lo aveva costretto a tenere lo sguardo fisso sul soffitto concedendogli un po' di tregua solo a sbalzi.

Sì, si sentiva nervoso.

E non ne comprendeva la ragione.

Come tutte le mattine prese il suo amato caffè, augurandosi che quel piacere potesse lavare via un po' dell’ansia che provava, ma, purtroppo, neanche il suo oro nero fu in grado di dargli il conforto di cui aveva bisogno. E infatti non vi dedicò più tempo del necessario.

Tornato nella sua stanza cominciò a prepararsi con una certa cura, e solo quando si ritrovò a contemplare il suo guardaroba senza sapere cosa indossare, si rese conto di cosa stesse facendo...più che un uomo che si accinge a svolgere un compito sembrava un ragazzino al primo appuntamento...con un gesto di fastidio per i suoi stessi pensieri, prese la prima cosa che trovò, che si rivelò essere una delle sue tuniche da tempo libero; la indossò stringendo una fascia in vita e, dopo aver dato una rapida, nonché inutile, pettinata alla sua indomabile chioma blu, si diresse verso l’uscita del suo tempio diretto in un altro ben preciso.

Volutamente, ignorò il buongiorno che Kanon farfugliò ancora assonnato, quasi urtandolo nel corridoio.

Dopo il confronto della sera precedente non aveva alcuna voglia di parlare con suo fratello...le sue allusioni non gli erano piaciute per niente, al contrario...lo avevano solo reso ancora più nervoso di quanto già non fosse. Inoltre...perché accidenti aveva dovuto nominare le mani di Mu?!

Mancavano solo pochi minuti alle nove quando attraversò la casa del Toro. 

Come tutte le mattine, dopo aver fatto colazione, Aldebaran si trovava fuori dal suo tempio dedicandosi ad annaffiare le piantine che ne abbellivano l’atrio; alcune erano davvero rare ed erano regali di compleanno di Mu che, sfruttando la sua telecinesi, riusciva facilmente ad arrivare in posti impervi ed inospitali per fare quei doni graditi ad uno dei suoi più cari amici.

Quando vide Saga passare per il suo tempio, si limitò ad alzare un sopracciglio e a salutarlo con un cenno del capo. Segno che poteva passare.

Fortunatamente, stavolta il terzo guardiano aveva chiesto il permesso, evitando al Toro il fastidioso dovere di richiamarlo per la mancata richiesta...

Con discrezione, Aldebaran seguì con lo sguardo il passaggio del cavaliere dei Gemelli fino a quando la sua schiena fu visibile, scuotendo impercettibilmente il capo quando lo vide sparire in direzione del primo tempio.

Anche se tutti pensavano che il buon Aldebaran fosse calmo, pacifico e mansueto, e di certo lo era, la maggior parte degli ori ne sottovalutava l’intelligenza e l’arguzia...il Toro era socievole ma parlava il giusto, limitandosi ad esprimersi solo quando aveva qualcosa da dire...in linea di massima preferiva ascoltare ed osservare...

Dunque, gli era bastata un’occhiata per notare il nervosismo del terzo guardiano, ed essendo un così fine osservatore, non gli era stato difficile indovinarne la ragione. Né gli era stato difficile capire dove fosse diretto. Ovviamente entrambe le cose avevano un minimo comun denominatore...

Mancava solo un minuto alle nove quando Saga, all’ingresso del primo tempio, alzò il cosmo annunciando la propria presenza al padrone di casa. 

Saga era molto puntuale, sempre, ed essendo a conoscenza della sua precisione, Mu si fece trovare pronto, concedendogli immediatamente il passaggio.

Entrando nel tempio, Saga si rese conto di essere nervoso...anche più di prima. Più si addentrava, più velocemente il suo cuore batteva. 

Che diavolo stava succedendo?

A dire il vero si sentiva un po' spaesato...non conosceva quelle reazioni del suo corpo, non sapeva se fossero normali, né quanto potessero durare...

Senza darlo a vedere, prese diversi respiri profondi per calmare i battiti del suo cuore, e quando si trovò al cospetto del primo guardiano, mise sul suo volto la solita serietà facendo appello alla sua abituale freddezza.

- Buongiorno...Ariete... -.

Avrebbe tanto voluto che la sua voce suonasse come sempre...altezzosa, inespressiva, distaccata, rude...ma la verità era che, quando aveva guardato di fronte a sé, la sua volontà era venuta meno, facendola suonare insolitamente morbida.

Insolitamente per un uomo come lui.

Seduto al tavolo del soggiorno, Mu era concentrato nella lettura. Approfittando dell’attesa del suo compagno, stava riordinando gli appunti già raccolti. 

Avrebbe dovuto essere un lavoro d’archivio eppure...anche solo rileggendo i racconti di Deathmask e Aphrodite non aveva potuto evitare il dispiacere nel ricordare l’imbarazzo, nonché il dolore, che aveva percepito da parte dei due compagni d’armi nel rivangare quelle vecchie storie. Sia i Pesci che il Cancro avevano i loro torti, tanti...ma avevano anche pagato l’onta del disonore e del tradimento, talvolta forse ingiustamente...come tutti avevano avuto una nuova opportunità di vivere, e nessuno, se non la dea, poteva permettersi di giudicarne l’operato. 

Questo gli aveva riportato alla mente l’immagine di Saga...anche lui aveva pagato la vergogna del tradimento...anche lui era tra quelli che avevano preso sulle proprie spalle pesi troppo gravosi...

Aveva chiuso gli occhi nel tentativo di assorbire i suoi stessi pensieri, ritrovandosi ad aprirli subito dopo, quando aveva sentito un cosmo ben noto annunciarsi all’ingresso in tutta la sua potenza. Sospirò, cominciando a raccogliere con cura i fogli sparsi sul tavolo.

E così lo trovò Saga, entrando nel soggiorno e fermandosi ad osservarlo senza neanche rendersene conto. 

I capelli raccolti sulla sommità del capo gli davano un aspetto aggraziato, mettendo in risalto il viso, bello e delicato, il collo pallido e le spalle che si intravedevano dalla scollatura della tunica. Come Saga, anche Mu aveva scelto quel capo.

Sotto il tavolo erano chiaramente visibili le belle gambe del tibetano...lunghe...affusolate...pallide...lisce...

La distanza che li divideva permise a Saga di deglutire a secco senza darlo a vedere.

- Buongiorno Saga - la voce di Mu suonò dolce come sempre mentre alzava lo sguardo per incontrare gli occhi del terzo guardiano - Accomodati... - disse invitandolo.

Rispondendo positivamente, Saga fece per sedersi su una delle sedie accanto al lemuriano, quando Mu lo precedette dissuadendolo e facendogli cenno con una mano di sedersi di fronte. 

Cosa che, naturalmente, lo fece accigliare.

- Hai paura che ti faccia qualcosa...Ariete? - lo provocò infastidito. Non gli piaceva pensare che Mu preferisse tenerlo lontano.

Ma Mu fece un leggero sorriso scuotendo negativamente il capo.

- No.…affatto...è solo che...credo che il mio odore ti dia un po' fastidio...ecco tutto... - disse alzando le spalle.

Saga seguì l’invito di Mu, sedendosi di fronte a lui e perdendosi per un attimo nei suoi pensieri.

Fastidio? Fastidio?! Se solo sapesse che il suo odore mi fa impazzire in tutti i modi possibili e immaginabili...

Ed in effetti era così...anche perché, per una strana ragione che non avrebbe saputo spiegare, quel profumo che fino a poche ore prima gli aveva procurato fitte lancinanti, ora appagava i suoi sensi lasciandolo piacevolmente stordito. Facendogli dimenticare persino di domandarsi come facesse il tibetano ad essere a conoscenza di quel particolare...

- Posso offrirti un tè? - domandò Mu da buon padrone di casa riportandolo alla realtà.

A dire il vero lo aveva chiesto più per cortesia che non perché si aspettasse una risposta affermativa, ed è per questa ragione che, quando invece questa arrivò alle sue orecchie, la sua reazione fu di totale stupore.

Dentro di sé, Saga fu compiaciuto di vedere la sorpresa sul volto del primo guardiano. Non sapeva perché, ma gli piaceva terribilmente destabilizzarlo, portarlo fuori dalla sua zona di sicurezza...e gli piaceva vedere quei grandi occhi verdi guardarlo meravigliati.

Per questo motivo aveva accettato quell’invito che, ne era certo, fosse stato dettato solo dalla cortesia di un buon padrone di casa.

Ad essere onesti era anche curioso di assaggiare quello che ormai sembrava essere diventato una celebrità all’interno del Santuario...il famoso tè dell’Ariete...

Fece una leggera smorfia ricordando i commenti di Deathmask ma, soprattutto, la sfacciataggine di Kanon, al quale, ne era certo, del tè non importasse un accidente...

Mu impiegò qualche secondo per elaborare quella strana risposta affermativa, domandandosi sinceramente se si trattasse di una presa in giro ma, trascorsi alcuni istanti senza vedere segni di scherno sul volto di Saga, si alzò prontamente, lasciando il suo posto per dirigersi verso la cucina.

Senza perderlo di vista nemmeno per un momento, Saga approfittò di quella mossa per guardare Mu con più attenzione.

La tunica che portava, nella sua semplicità, gli stava divinamente, segnando con discrezione la vita sottile e mettendo in evidenza le belle gambe del tibetano. Di nuovo la vista della pelle di Mu lo attrasse magneticamente, provocandogli un brivido al solo pensiero di poterla toccare...o magari sentirne la consistenza con le sue labbra...

Inconsciamente si morse il labbro inferiore.

Dal punto in cui era seduto riusciva agevolmente a sbirciare ciò che accadeva in cucina...Mu si muoveva sicuro mentre preparava la bevanda da offrire al suo ospite...i gesti erano fermi, sicuri e calmi al tempo stesso, e i suoni che provenivano da quell’angolo del tempio suscitavano in Saga una insolita sensazione di conforto.

Una sola parola balenò nella sua mente. Casa.

Per quanto assurdo potesse sembrare, dato che la sua dimora era situata solo ad un paio di templi di distanza, il calore che in quel momento gli scaldava il petto era molto simile al benessere che si prova tornando a casa dopo tanto tempo.

Quando Mu ricomparve in soggiorno portando un vassoio con il tè, Saga continuò a guardare i suoi movimenti ipnotizzato, e nel momento in cui gli porse la tazza di porcellana sfiorò volontariamente la sua mano, facendolo sussultare sorpreso.

Mu non si aspettava quel contatto. Anche se era durato un attimo ed era stato solo uno sfioramento, era stato sufficiente per farlo arrossire imbarazzato. Cercò di nascondere la sua reazione abbassando leggermente il capo ed evitando lo sguardo di Saga, ma fu inutile...dentro di sé Saga sorrise divertito. E compiaciuto. Gli piacevano molto quelle reazioni...

Portando la tazza alle labbra, chiuse gli occhi notando subito come l’odore del tè fosse piacevolmente allettante, e quando lo assaggiò prendendone un piccolo sorso, dovette ammettere, suo malgrado, che fosse dannatamente buono.

- Cannella... - disse tra sé e quando riaprì le palpebre vide il primo guardiano annuire sorridendo.

- Più altre piante che crescono intorno alla torre del Jamir - precisò Mu con la sua voce gentile.

Gli istanti successivi furono di totale silenzio, con Saga che, sorbendo lentamente il suo tè, continuava a fissare intensamente Mu, il quale, a sua volta, si accingeva a prendere il suo posto per iniziare a lavorare.

- Dunque... - Mu cominciò a raccogliere i fogli mentre fingeva di ignorare lo sguardo dei Gemelli - da dove vorresti... -.

- Hai saputo cosa è accaduto? - lo tagliò Saga.

Mu lo guardò sorpreso, per il modo brusco in cui lo aveva interrotto, ma, soprattutto, perché non si aspettava quella domanda.

Ovviamente lo sapeva. La Vergine aveva fatto un tale scandalo il giorno precedente che probabilmente anche le rocce di Capo Sunion erano al corrente della fine della relazione con Saga...

Tuttavia, l’unico sentimento che quella notizia aveva suscitato in lui era stato di preoccupazione. Indipendentemente da come erano andate le cose...indipendentemente dal fatto che Saga non meritasse il suo amore...pensare che colui che amava potesse soffrire gli faceva male. Mu avrebbe voluto solo il bene di Saga, anche se ciò significava saperlo accanto ad un’altra persona.

Il tibetano non rispose, limitandosi ad annuire appena.

- E cosa ne pensi? -.

Quella domanda lo spiazzò ancor di più. Anche perché...cosa avrebbe dovuto pensare?

Mu non si era mai intromesso nella vita altrui, lo riteneva sciocco e profondamente irrispettoso... e non sarebbe stato di certo il suo sentimento per il gemello a fargli cambiare idea.

- Non penso nulla - la voce suonò calma e distaccata - sono affari vostri - e mentre parlava, notò il terzo guardiano poggiare la tazza vuota sul piattino.

Intravedendo in quel gesto la possibilità di divincolarsi dalla scomoda conversazione, si alzò nuovamente per raccogliere la porcellana e portarla in cucina. I suoi movimenti mostravano la solita calma, che contrastava nettamente con i sentimenti che si agitavano nel suo petto.

Con quale coraggio Saga lo interrogava?! Come se gli fosse mai importato qualcosa del suo parere... 

Dopo aver lasciato i pezzi nel lavandino, prese un respiro profondo prima di girarsi e tornare al suo posto, tuttavia, quando si voltò, trovò un corpo imponente a bloccargli il passaggio...i begli occhi viridiani lo guardavano come se volessero passarlo da parte a parte.

Mu trasalì sorpreso di trovarsi intrappolato tra la cucina e Saga, tuttavia, per quanto quella vicinanza lo imbarazzasse e cercasse mentalmente una via di fuga, mantenne gli occhi fissi in quelli del greco non muovendoli di un millimetro. 

Cosa che a Saga piacque terribilmente. Non avrebbe saputo spiegare perché, ma quel modo particolare che l’Ariete aveva di sfidarlo, non arretrando mai e sostenendo il suo sguardo con quei bellissimi occhi color smeraldo, scioglievano qualcosa all’altezza del suo petto sprigionando un piacevolissimo calore.

Saga non ricordava a quando risalisse l’ultima volta in cui ebbe voglia di ridere, ma lì, in quel momento, se non fosse stato certo che Mu lo avrebbe preso per matto, avrebbe riso...di cuore e di gioia...perché ne aveva una voglia incredibile...

Intuendo le intenzioni di fuga del tibetano, Saga si avvicinò ancora di più.

- Non hai risposto alla mia domanda...cosa ne pensi? -.

- Te l’ho già detto... - disse Mu cercando con gli occhi uno spiraglio per fuggire.

- La notizia non ti ha rallegrato...nemmeno un po'? - lo provocò.

- No -.

- Perché menti? - la voce di Saga suonò stranamente morbida. E dannatamente rauca.

- Non sto mentendo - Mu lo fissò nuovamente negli occhi - per quanto ti possa sembrare strano - rimarcò l’ultima parola - vorrei che tu fossi sereno...vorrei... - le ultime parole uscirono più come un sussurro - che tu fossi felice... -.

Diversi sentimenti si agitarono nel petto di Saga. Non era abituato a quelle emozioni, soprattutto perché non sentiva menzogna né malizia provenire dalla voce dolce di Mu. Con sforzo enorme, ricacciò indietro le lacrime che insistevano per uscire dai suoi occhi.

Il tempo sembrava essersi fermato mentre ognuno di loro poteva sentire il respiro dell’altro colpire dolcemente il proprio e mescolarsi in un suono silenzioso.

Con lo sguardo, Saga accarezzò i lineamenti delicati del viso del tibetano. Possibile che non avesse mai notato una bellezza così aggraziata?

Dopo essersi soffermato a lungo sui lineamenti sottili della sua pelle delicata, fantasticando sulla consistenza, fu quando arrivò alle sue labbra che si perse del tutto.

Così...perfette...

Mu sentì il sangue scorrere nelle vene più velocemente...Saga era così vicino...con i sensi acuiti dalla distanza ridotta e dal silenzio poteva sentire l’odore della sua pelle...deciso e morbido al tempo stesso...

Per un momento chiuse gli occhi nel tentativo di calmare il respiro ed i battiti, temendo che da un momento all’altro il cuore potesse uscirgli dal petto o peggio...arrivare alle orecchie di chi gli stava di fronte rendendo vana ogni resistenza che stava cercando di interporre con lui.

Riaprendoli, si rese conto di quanto Saga fosse vicino e di come sembrasse scrutare ogni centimetro del suo viso...tuttavia, un campanello d’allarme cominciò a suonare pericolosamente nella sua mente, facendolo tornare in sé.

- No.…non sarò mai un sostituto...né di Shaka né di nessun altro! - le parole uscirono senza che potesse controllarle, e approfittando del fatto che Saga sembrasse perso, sgattaiolò dall’angolo nel quale il corpo del greco lo aveva rinchiuso per tornare frettolosamente a sedersi al suo posto.

Avrebbe preferito trascorrere l’eternità da solo piuttosto che dividere la sua vita con qualcuno che non lo amava davvero!

Per un momento Saga rimase immobile...le mani appoggiate al lavandino, fissava la ceramica senza vederla davvero. Un sorriso vero, rarissimo da vedere sulle sue labbra, adornava il suo bel volto.

Mu era lontanissimo dalla realtà...Shaka era l’ultimo dei suoi pensieri. Tuttavia, non poteva negare come quella breve scenata di gelosia avesse acceso qualcosa dentro di lui.

Di nuovo, provò quella insolita sensazione di essere vivo, e gli piacque terribilmente.

Senza alcuna fretta, si staccò dal lavandino per tornare a sedersi al posto che il tibetano gli aveva assegnato, e nel mentre, i suoi occhi non abbandonarono per un istante la figura elegante del primo guardiano. Ora più che mai la sua intenzione era quella di provocarlo, farlo uscire dalle sue linee, stuzzicare le sue rare reazioni istintive...

Doveva ammetterlo. Mu era calmo, paziente e aveva un’empatia invidiabile. Ma nonostante queste qualità ne facessero una persona amabile, era terribilmente difficile domarlo. Al contrario, era l’Ariete che con la sua grazia sembrava essere in grado di avviluppare gli altri in fili invisibili ed infrangibili...

Scosse impercettibilmente la testa. Non poteva succedere, non di certo a lui...

Quando vide Mu preparare ordinatamente carta e penna, focalizzò nuovamente l’attenzione sul loro lavoro, sorridendo tra sé per la meticolosità dell’Ariete...così simile alla sua...tuttavia, prima di lasciare da parte le sue riflessioni, un pensiero gli attraversò la mente, riportandolo a qualche istante prima, e lasciandolo sinceramente perplesso.

Era stato così vicino a Mu da poterne percepire ogni sfumatura...le sue narici erano state delicatamente conquistate dal tenue profumo del gelsomino e, se il tibetano non fosse scappato, era certo che avrebbe puntato alla fonte...il suo collo pallido e delicato...per averne di più...

E non gli aveva fatto male.
   
 
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