Los Angeles, 1979.
Fujiko e Jigen erano appena scampati a una sparatoria. Si erano rifugiati in un vicolo buio e silenzioso, cercando di riprendere fiato. Fujiko si appoggiò contro un muro, tentando di calmare il cuore, che le batteva all'impazzata.
Jigen si sedette a terra, quasi stremato.
-Maledizione, questa è stata dura- disse Jigen tra un respiro e l'altro.
-Lo so- rispose Fujiko con un sospiro -Ma alla fine siamo riusciti a farla franca. Grazie a Lupin e a Goemon... ero certa di poter contare su di loro! -
Jigen era contrariato.
-Sì, certo…grazie a Lupin e a Goemon… ma ti rendi conto che potevamo rimanerci secchi per colpa di una rapina del cavolo? Noi siamo venuti fino a qui per una rapina, capito? Una rapina, come dei comuni delinquenti!-
Fujiko lo guardò e sorrise.
-Beh, quando i soldi mancano… Almeno ora li abbiamo! E comunque, se siamo vivi è anche grazie a te, caro Daisuke, e non solo per l’astuzia di Lupin e Goemon. Se non avessi fatto la tua parte, non saremmo qui a parlare di questo-
-Ma dai? Veramente sono io che dovrei ringraziare te: mi hai “coperto il culo”. Questa volta abbiamo rischiato grosso e ho avuto seriamente paura per la mia pelle-
-Non devi ringraziarmi…in fondo siamo un team-
-Un team?-
Jigen sorrise e avvertì l’istinto di abbracciare la donna, mentre lei appoggiò una mano sul suo petto. Si accorse, inoltre, che era leggermente ferita sul collo e le tamponò il sangue con un suo fazzoletto. Fujiko lo ringraziò, prendendogli la mano che la stava “curando”. Non ci fu un solo bacio tra i due e, nonostante quell’attimo fosse durato pochissimo, sembrò eterno.
-Mi dispiace, forse sono stato troppo audace, alla fine sono sempre bravo a rovinare tutto, ma… considerali dei baci di gratitudine- disse Jigen.
-Non devi scusarti e poi… ne avevo bisogno: ricevere un bacio da te non è sgradevole, ma credo tu lo sappia. Siamo un team, ma siamo anche molto di più. E adesso, dobbiamo riposare e recuperare le forze… andiamocene da qui-
Jigen annuì e la seguì fuori dal vicolo. Durante la fuga, rubarono un’auto e si diressero il più lontano possibile dal luogo della rapina. Si spinsero fino alle colline di Bel Air, adocchiando una villa che sembrava vuota e in cui decisero di rifugiarsi momentaneamente. L’idea di fermarsi lì, nemmeno a dirlo, fu di Fujiko, abbagliata dall’atmosfera lussuosa del posto. La villa sembrava una seconda casa di persone ricche o, per lo meno, un posto dove i proprietari non abitavano sempre.
-Siamo dalle parti di Cielo Drive- disse Jigen –ti ricordi che è successo dieci anni fa, qui?-
-Oh, no, ti prego, non farmici pensare… quella povera donna, squartata in due da quei maledetti. Non hanno nemmeno avuto pietà della sua gravidanza-
Fujiko avvertì un moto d’ansia, ma alla fine si sentiva troppo stanca per cambiare zona e optò per introdursi in quella casa, nonostante fosse davvero così vicina alla villa dove avvenne il massacro in cui morirono Sharon Tate e i suoi amici per mano della Manson Family. La casa in cui Fujiko e Jigen si erano rifugiati risaliva, infatti, agli anni '60. Era una villa moderna a due piani, circondata da un giardino curato, e aveva grandi finestre che lasciavano filtrare la luce naturale, dando alla dimora un'atmosfera luminosa e ariosa. La sala da pranzo aveva un tavolo elegante e comodo, circondato da sedie imbottite in tessuto color crema, mentre il salotto era arredato con divani in velluto e poltrone. All’esterno, c’era una grande piscina a forma di ottagono, con un'ampia terrazza che offriva una vista spettacolare sulla città. Appena entrati, i due si accorsero che la casa aveva tutti i tratti di un posto abitato solo per le vacanze. Fujiko iniziò a esplorare la casa, cercando di trovare qualche cosa che potesse tornare “utile”, mentre Jigen si sedette su un divano nel salotto, cercando di riposare un po’. Dopo un po', Fujiko tornò nel salotto.
-Ho trovato una magnifica stanza da letto- disse lei -Possiamo riposare lì, dopo aver medicato le ferite; per fortuna sono superficiali-
Jigen annuì, si alzò dal divano e la seguì. Entrando nella stanza, lui si accorse di quanto fosse lussuosa. Un enorme letto king-size occupava il centro della camera, mentre armadi e comodini di legno massello erano disposti ai lati. Mentre Fujiko si prendeva cura delle loro ferite, Jigen la guardava, ammirandone la bellezza. La donna si sentì osservata e ricambiò lo sguardo, sorridendogli. Fujiko e Jigen continuarono a guardarsi negli occhi, c’era una strana tensione erotica e i loro corpi sembravano carichi di adrenalina. Fujiko si avvicinò a Jigen, mentre le sue mani scorrevano sul petto di lui, sentendo il battito del cuore accelerare. Jigen la prese per la vita, tirandola verso di sé, poi Fujiko lo baciò. Era un bacio appassionato e il loro desiderio, che si era accumulato fino a quell’istante, stava per avere la sua più naturale prosecuzione. Le loro labbra si incontrarono con passione, mentre Fujiko tirava Jigen verso il letto. Si sdraiarono vicini, continuando a baciarsi.
-Fujiko... - sussurrò Jigen, interrompendo il bacio -Non so se sia giusto-
Fujiko lo guardò negli occhi.
-Cosa vuoi dire?-
-Voglio dire che non so se sia giusto fare questo- rispose Jigen -Dopo tutto quello che abbiamo passato, con la sparatoria e tutto il resto. Non voglio che tu pensi che sia solo a causa dell'adrenalina e che io stia approfittando di te. Sai come sono fatto…-
Fujiko gli sorrise.
-Non preoccuparti, mio caro. So che non è l'adrenalina, ma è solo l’unica evoluzione possibile. E poi non sarebbe la prima volta tra noi, quindi dov’è il problema?-
Jigen non rispose, ma si riavvicinò a lei per un altro bacio. Rimasero, per un attimo, immobili, sdraiati sul letto e abbracciati l'uno all'altra. Non era la prima volta che finivano a letto insieme, sì, ma questa volta c'era qualcosa di diverso. Forse era la stanchezza accumulata dalla sparatoria o forse era il fatto che si sentivano più vicini che mai, dopo aver superato insieme una situazione così pericolosa. Fujiko si accoccolò contro il petto di Jigen, ascoltando il suo battito cardiaco.
-Grazie per essere qui con me- disse Fujiko, guardandolo negli occhi.
Jigen le sorrise.
-Non avrei mai lasciato che ti succedesse qualcosa di male, Fujiko. Lo sai-
Fujiko gli sorrise e lo baciò, appoggiando una mano sulla sua guancia. Il bacio si trasformò nuovamente in un bacio appassionato e Fujiko si staccò da Jigen solo per togliersi la camicia. Lui la guardò, ammirando il suo corpo perfetto, e si spogliò. Si abbracciarono di nuovo e andarono oltre, mentre la loro pelle nuda si sfregava e le labbra si cercavano per fondersi insieme ai loro corpi. Si amarono per buona parte della notte, senza pensare alle conseguenze, solo per il piacere del momento. Quando raggiunsero l'orgasmo, rimasero abbracciati l'uno all'altro, felici, soddisfatti, inebriati.
La mattina seguente, Fujiko si svegliò accanto a Jigen e si mise a osservarlo. Lo trovava molto bello, con quei capelli castani lunghi e la barba folta senza baffi. Non aveva mai espresso a voce alta quello che pensava della sua bellezza, e decise che era arrivato il momento di farlo.
-Ehi, sai una cosa?- chiese Fujiko.
-Che succede?- rispose lui, ancora un po' addormentato.
-Non ti ho mai detto che sei molto bello. Tutto qui-
Jigen alzò un sopracciglio, sorpreso dalla dichiarazione.
-Davvero? Non avevo mai pensato che ti importasse la mia bellezza. Comunque, anche tu sei molto…-
Fujiko si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani.
-Ti sbagliavi. Mi importa moltissimo- lo interruppe.
Jigen arrossì leggermente, imbarazzato dall'attenzione improvvisa.
-Non sono sicuro di meritare tutto questo-
Fujiko sorrise.
-Ma certo che lo meriti. Sei un uomo incredibilmente affascinante. E non parlo solo del tuo aspetto fisico-
Jigen arrossì leggermente.
-Grazie, Fujiko- rispose con un sorriso timido -Ma sappi che ho anche un lato oscuro-
Fujiko si avvicinò ancora di più, stringendo il suo corpo contro il suo.
-Lo so ed è proprio quello che mi piace di te. Sei un uomo complicato, con una storia difficile alle spalle. Ma sei forte e coraggioso e io ti ammiro per questo. Al diavolo i lati oscuri!-
Jigen la guardò intensamente negli occhi, senza dire una parola. Fujiko si avvicinò lentamente al collo dell’uomo, respirando il suo profumo e baciando la pelle vicino alla barba con una delicatezza estrema. Era come se volesse ricordarsi di ogni particolare del suo viso e del suo corpo, assaporando ogni sensazione. Jigen si irrigidì per un momento, per poi lasciarsi andare, chiudendo gli occhi e lasciando che la sensazione di piacere lo invadesse completamente. Fujiko prese poi a seguire la linea della sua colonna vertebrale con le labbra e avvertì la muscolatura della schiena dell’uomo, forte e tonica, sotto le sue mani. La presenza calda e accogliente di Fujiko accanto a lui risvegliò il desiderio di stringerla tra le sue braccia e di possederla nuovamente. Regnava quasi uno strano silenzio, mentre i loro corpi parlavano da soli, comunicando tra loro una potente esplosione di piacere. Poi si addormentarono e, appena svegli, decisero di fare colazione prima di andarsene. Cercarono qualcosa nella cucina lussuosa e trovarono una fornitura di pancake e sciroppo d'acero.
-Non mi aspettavo di trovare pancake qui… spero non siano andati a male- disse Fujiko con un sorriso.
-È meglio di niente – disse Jigen - Dobbiamo mangiare qualcosa prima di andarcene-
Fujiko annuì e si sedettero al tavolo della cucina. Iniziarono a mangiare i pancake e Fujiko si rese conto di quanto fossero deliziosi. Dopo aver finito la colazione, Fujiko e Jigen si alzarono e cominciarono a ripulire la cucina. Decisero di lasciare la casa esattamente come l'avevano trovata. Ripulirono tutto, assicurandosi che ogni cosa fosse al suo posto originale.
-Non possiamo far arrabbiare troppo i proprietari- disse Jigen con sarcasmo, mentre rifaceva il letto.
Prima di andarsene, l'uomo prese un quadro dal muro e lo guardò con interesse.
-Questo vale una fortuna!- esclamò Fujiko.
-Ma noi non lo ruberemo- rispose Jigen con un sorriso -Non abbiamo bisogno di soldi, adesso-
I due si diressero verso l'uscita. Aprirono la porta e guardarono la luce del sole di Los Angeles che filtrava nella casa.
-Addio, casa dei ricconi- disse Fujiko con un sorriso.
-Addio- rispose Jigen -E grazie per l'ospitalità!- disse Jigen, ridendo.
Ma, appena usciti dalla casa, si trovarono davanti Lupin e Goemon. Com’erano riusciti a trovarli?
-Ehilà, volevate emulare la Manson Family?- domandò Lupin con un sorriso beffardo.
-Che battuta idiota!- esclamò Fujiko – Potevi risparmiartela-
-I soldi sono in quella macchina- disse Lupin, indicando una vecchia Cadillac -un cretino l’ha lasciata aperta e l’abbiamo… presa in prestito, come avete fatto voi con la sventola parcheggiata qui davanti. Che fate, la lascerete qui?-
Jigen era deciso a non abbandonare l’auto che aveva rubato: aveva intenzione di salirci con Fujiko. Lupin e Goemon salirono sulla “loro” macchina e andarono via, temendo che qualcuno potesse riconoscerli. Jigen, invece, si accese una sigaretta e poi guardò Fujiko negli occhi, sospirando. Nonostante il bottino della rapina, entrambi avevano una strana sensazione di amarezza. Era come se, dopo ciò che era successo, i due avessero sprecato l’occasione di dirsi qualcosa in più sui loro sentimenti.
Fujiko e Jigen erano appena scampati a una sparatoria. Si erano rifugiati in un vicolo buio e silenzioso, cercando di riprendere fiato. Fujiko si appoggiò contro un muro, tentando di calmare il cuore, che le batteva all'impazzata.
Jigen si sedette a terra, quasi stremato.
-Maledizione, questa è stata dura- disse Jigen tra un respiro e l'altro.
-Lo so- rispose Fujiko con un sospiro -Ma alla fine siamo riusciti a farla franca. Grazie a Lupin e a Goemon... ero certa di poter contare su di loro! -
Jigen era contrariato.
-Sì, certo…grazie a Lupin e a Goemon… ma ti rendi conto che potevamo rimanerci secchi per colpa di una rapina del cavolo? Noi siamo venuti fino a qui per una rapina, capito? Una rapina, come dei comuni delinquenti!-
Fujiko lo guardò e sorrise.
-Beh, quando i soldi mancano… Almeno ora li abbiamo! E comunque, se siamo vivi è anche grazie a te, caro Daisuke, e non solo per l’astuzia di Lupin e Goemon. Se non avessi fatto la tua parte, non saremmo qui a parlare di questo-
-Ma dai? Veramente sono io che dovrei ringraziare te: mi hai “coperto il culo”. Questa volta abbiamo rischiato grosso e ho avuto seriamente paura per la mia pelle-
-Non devi ringraziarmi…in fondo siamo un team-
-Un team?-
Jigen sorrise e avvertì l’istinto di abbracciare la donna, mentre lei appoggiò una mano sul suo petto. Si accorse, inoltre, che era leggermente ferita sul collo e le tamponò il sangue con un suo fazzoletto. Fujiko lo ringraziò, prendendogli la mano che la stava “curando”. Non ci fu un solo bacio tra i due e, nonostante quell’attimo fosse durato pochissimo, sembrò eterno.
-Mi dispiace, forse sono stato troppo audace, alla fine sono sempre bravo a rovinare tutto, ma… considerali dei baci di gratitudine- disse Jigen.
-Non devi scusarti e poi… ne avevo bisogno: ricevere un bacio da te non è sgradevole, ma credo tu lo sappia. Siamo un team, ma siamo anche molto di più. E adesso, dobbiamo riposare e recuperare le forze… andiamocene da qui-
Jigen annuì e la seguì fuori dal vicolo. Durante la fuga, rubarono un’auto e si diressero il più lontano possibile dal luogo della rapina. Si spinsero fino alle colline di Bel Air, adocchiando una villa che sembrava vuota e in cui decisero di rifugiarsi momentaneamente. L’idea di fermarsi lì, nemmeno a dirlo, fu di Fujiko, abbagliata dall’atmosfera lussuosa del posto. La villa sembrava una seconda casa di persone ricche o, per lo meno, un posto dove i proprietari non abitavano sempre.
-Siamo dalle parti di Cielo Drive- disse Jigen –ti ricordi che è successo dieci anni fa, qui?-
-Oh, no, ti prego, non farmici pensare… quella povera donna, squartata in due da quei maledetti. Non hanno nemmeno avuto pietà della sua gravidanza-
Fujiko avvertì un moto d’ansia, ma alla fine si sentiva troppo stanca per cambiare zona e optò per introdursi in quella casa, nonostante fosse davvero così vicina alla villa dove avvenne il massacro in cui morirono Sharon Tate e i suoi amici per mano della Manson Family. La casa in cui Fujiko e Jigen si erano rifugiati risaliva, infatti, agli anni '60. Era una villa moderna a due piani, circondata da un giardino curato, e aveva grandi finestre che lasciavano filtrare la luce naturale, dando alla dimora un'atmosfera luminosa e ariosa. La sala da pranzo aveva un tavolo elegante e comodo, circondato da sedie imbottite in tessuto color crema, mentre il salotto era arredato con divani in velluto e poltrone. All’esterno, c’era una grande piscina a forma di ottagono, con un'ampia terrazza che offriva una vista spettacolare sulla città. Appena entrati, i due si accorsero che la casa aveva tutti i tratti di un posto abitato solo per le vacanze. Fujiko iniziò a esplorare la casa, cercando di trovare qualche cosa che potesse tornare “utile”, mentre Jigen si sedette su un divano nel salotto, cercando di riposare un po’. Dopo un po', Fujiko tornò nel salotto.
-Ho trovato una magnifica stanza da letto- disse lei -Possiamo riposare lì, dopo aver medicato le ferite; per fortuna sono superficiali-
Jigen annuì, si alzò dal divano e la seguì. Entrando nella stanza, lui si accorse di quanto fosse lussuosa. Un enorme letto king-size occupava il centro della camera, mentre armadi e comodini di legno massello erano disposti ai lati. Mentre Fujiko si prendeva cura delle loro ferite, Jigen la guardava, ammirandone la bellezza. La donna si sentì osservata e ricambiò lo sguardo, sorridendogli. Fujiko e Jigen continuarono a guardarsi negli occhi, c’era una strana tensione erotica e i loro corpi sembravano carichi di adrenalina. Fujiko si avvicinò a Jigen, mentre le sue mani scorrevano sul petto di lui, sentendo il battito del cuore accelerare. Jigen la prese per la vita, tirandola verso di sé, poi Fujiko lo baciò. Era un bacio appassionato e il loro desiderio, che si era accumulato fino a quell’istante, stava per avere la sua più naturale prosecuzione. Le loro labbra si incontrarono con passione, mentre Fujiko tirava Jigen verso il letto. Si sdraiarono vicini, continuando a baciarsi.
-Fujiko... - sussurrò Jigen, interrompendo il bacio -Non so se sia giusto-
Fujiko lo guardò negli occhi.
-Cosa vuoi dire?-
-Voglio dire che non so se sia giusto fare questo- rispose Jigen -Dopo tutto quello che abbiamo passato, con la sparatoria e tutto il resto. Non voglio che tu pensi che sia solo a causa dell'adrenalina e che io stia approfittando di te. Sai come sono fatto…-
Fujiko gli sorrise.
-Non preoccuparti, mio caro. So che non è l'adrenalina, ma è solo l’unica evoluzione possibile. E poi non sarebbe la prima volta tra noi, quindi dov’è il problema?-
Jigen non rispose, ma si riavvicinò a lei per un altro bacio. Rimasero, per un attimo, immobili, sdraiati sul letto e abbracciati l'uno all'altra. Non era la prima volta che finivano a letto insieme, sì, ma questa volta c'era qualcosa di diverso. Forse era la stanchezza accumulata dalla sparatoria o forse era il fatto che si sentivano più vicini che mai, dopo aver superato insieme una situazione così pericolosa. Fujiko si accoccolò contro il petto di Jigen, ascoltando il suo battito cardiaco.
-Grazie per essere qui con me- disse Fujiko, guardandolo negli occhi.
Jigen le sorrise.
-Non avrei mai lasciato che ti succedesse qualcosa di male, Fujiko. Lo sai-
Fujiko gli sorrise e lo baciò, appoggiando una mano sulla sua guancia. Il bacio si trasformò nuovamente in un bacio appassionato e Fujiko si staccò da Jigen solo per togliersi la camicia. Lui la guardò, ammirando il suo corpo perfetto, e si spogliò. Si abbracciarono di nuovo e andarono oltre, mentre la loro pelle nuda si sfregava e le labbra si cercavano per fondersi insieme ai loro corpi. Si amarono per buona parte della notte, senza pensare alle conseguenze, solo per il piacere del momento. Quando raggiunsero l'orgasmo, rimasero abbracciati l'uno all'altro, felici, soddisfatti, inebriati.
La mattina seguente, Fujiko si svegliò accanto a Jigen e si mise a osservarlo. Lo trovava molto bello, con quei capelli castani lunghi e la barba folta senza baffi. Non aveva mai espresso a voce alta quello che pensava della sua bellezza, e decise che era arrivato il momento di farlo.
-Ehi, sai una cosa?- chiese Fujiko.
-Che succede?- rispose lui, ancora un po' addormentato.
-Non ti ho mai detto che sei molto bello. Tutto qui-
Jigen alzò un sopracciglio, sorpreso dalla dichiarazione.
-Davvero? Non avevo mai pensato che ti importasse la mia bellezza. Comunque, anche tu sei molto…-
Fujiko si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani.
-Ti sbagliavi. Mi importa moltissimo- lo interruppe.
Jigen arrossì leggermente, imbarazzato dall'attenzione improvvisa.
-Non sono sicuro di meritare tutto questo-
Fujiko sorrise.
-Ma certo che lo meriti. Sei un uomo incredibilmente affascinante. E non parlo solo del tuo aspetto fisico-
Jigen arrossì leggermente.
-Grazie, Fujiko- rispose con un sorriso timido -Ma sappi che ho anche un lato oscuro-
Fujiko si avvicinò ancora di più, stringendo il suo corpo contro il suo.
-Lo so ed è proprio quello che mi piace di te. Sei un uomo complicato, con una storia difficile alle spalle. Ma sei forte e coraggioso e io ti ammiro per questo. Al diavolo i lati oscuri!-
Jigen la guardò intensamente negli occhi, senza dire una parola. Fujiko si avvicinò lentamente al collo dell’uomo, respirando il suo profumo e baciando la pelle vicino alla barba con una delicatezza estrema. Era come se volesse ricordarsi di ogni particolare del suo viso e del suo corpo, assaporando ogni sensazione. Jigen si irrigidì per un momento, per poi lasciarsi andare, chiudendo gli occhi e lasciando che la sensazione di piacere lo invadesse completamente. Fujiko prese poi a seguire la linea della sua colonna vertebrale con le labbra e avvertì la muscolatura della schiena dell’uomo, forte e tonica, sotto le sue mani. La presenza calda e accogliente di Fujiko accanto a lui risvegliò il desiderio di stringerla tra le sue braccia e di possederla nuovamente. Regnava quasi uno strano silenzio, mentre i loro corpi parlavano da soli, comunicando tra loro una potente esplosione di piacere. Poi si addormentarono e, appena svegli, decisero di fare colazione prima di andarsene. Cercarono qualcosa nella cucina lussuosa e trovarono una fornitura di pancake e sciroppo d'acero.
-Non mi aspettavo di trovare pancake qui… spero non siano andati a male- disse Fujiko con un sorriso.
-È meglio di niente – disse Jigen - Dobbiamo mangiare qualcosa prima di andarcene-
Fujiko annuì e si sedettero al tavolo della cucina. Iniziarono a mangiare i pancake e Fujiko si rese conto di quanto fossero deliziosi. Dopo aver finito la colazione, Fujiko e Jigen si alzarono e cominciarono a ripulire la cucina. Decisero di lasciare la casa esattamente come l'avevano trovata. Ripulirono tutto, assicurandosi che ogni cosa fosse al suo posto originale.
-Non possiamo far arrabbiare troppo i proprietari- disse Jigen con sarcasmo, mentre rifaceva il letto.
Prima di andarsene, l'uomo prese un quadro dal muro e lo guardò con interesse.
-Questo vale una fortuna!- esclamò Fujiko.
-Ma noi non lo ruberemo- rispose Jigen con un sorriso -Non abbiamo bisogno di soldi, adesso-
I due si diressero verso l'uscita. Aprirono la porta e guardarono la luce del sole di Los Angeles che filtrava nella casa.
-Addio, casa dei ricconi- disse Fujiko con un sorriso.
-Addio- rispose Jigen -E grazie per l'ospitalità!- disse Jigen, ridendo.
Ma, appena usciti dalla casa, si trovarono davanti Lupin e Goemon. Com’erano riusciti a trovarli?
-Ehilà, volevate emulare la Manson Family?- domandò Lupin con un sorriso beffardo.
-Che battuta idiota!- esclamò Fujiko – Potevi risparmiartela-
-I soldi sono in quella macchina- disse Lupin, indicando una vecchia Cadillac -un cretino l’ha lasciata aperta e l’abbiamo… presa in prestito, come avete fatto voi con la sventola parcheggiata qui davanti. Che fate, la lascerete qui?-
Jigen era deciso a non abbandonare l’auto che aveva rubato: aveva intenzione di salirci con Fujiko. Lupin e Goemon salirono sulla “loro” macchina e andarono via, temendo che qualcuno potesse riconoscerli. Jigen, invece, si accese una sigaretta e poi guardò Fujiko negli occhi, sospirando. Nonostante il bottino della rapina, entrambi avevano una strana sensazione di amarezza. Era come se, dopo ciò che era successo, i due avessero sprecato l’occasione di dirsi qualcosa in più sui loro sentimenti.
-Non sembrava neanche vero- disse Fujiko -era tutto troppo facile: la rapina, la casa, Lupin e le sue battute stupide figendo di non aver capito nulla. Magari lui e Goemon erano qui chissà da quanto e ci hanno spiato-
Jigen annuì, con un'espressione pensierosa sul volto.
-Che faremo, adesso?- disse poi lui.
-Adesso… torniamo alla nostra vita di sempre. Altri furti, fuggiamo o ci prendiamo una vacanza. Chissà, magari andiamo a Parigi? Si può fare-
Fujiko sorrise, ma sapeva che non sarebbe stato così facile. La sensazione di amarezza persisteva, come se sapessero entrambi che il futuro non sarebbe stato facile. Qualcosa era cambiato tra loro e poteva evolversi in modo positivo. O forse no.
-Amici per sempre, giusto?- domandò Fujiko, cercando di mettere da parte i suoi pensieri negativi.
Jigen annuì, con un'espressione pensierosa sul volto.
-Che faremo, adesso?- disse poi lui.
-Adesso… torniamo alla nostra vita di sempre. Altri furti, fuggiamo o ci prendiamo una vacanza. Chissà, magari andiamo a Parigi? Si può fare-
Fujiko sorrise, ma sapeva che non sarebbe stato così facile. La sensazione di amarezza persisteva, come se sapessero entrambi che il futuro non sarebbe stato facile. Qualcosa era cambiato tra loro e poteva evolversi in modo positivo. O forse no.
-Amici per sempre, giusto?- domandò Fujiko, cercando di mettere da parte i suoi pensieri negativi.
-Sì, amici per sempre- rispose Jigen un po’ svogliatamente, mentre la sigaretta continuava a bruciargli tra le labbra.
“E porco cane” mormorò, infine, lui, buttando a terra il mozzicone di sigaretta. Poi entrò in macchina e premette con forza l’acceleratore.