Film > Matrix
Segui la storia  |       
Autore: Fragolina84    22/04/2023    0 recensioni
Delusa da Matrix Resurrections, già mentre ero al cinema mi è nata l'idea di un finale diverso per una Trilogia che ho amato in ogni suo aspetto. Quindi, preso spunto dall'idea alla base del film, ho creato questa storia che parla della Resistenza sorta dopo il sacrificio di Neo e Trinity e la ripresa delle ostilità da parte delle macchine. Due nuovi personaggi, Raelynn e Calbet, saranno i protagonisti di questa storia che li vedrà lottare contro il sistema per l'agognata libertà.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neo, Nuovo Personaggio, Trinity
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La guerra contro le macchine è finita e Matrix è ormai in mano agli umani.
Raelynn ce l'ha fatta ed è riuscita a ritrovare Calbet.
Ora a lei e agli altri spetta il compito di tornare alla colonia con la notizia.
Buona lettura!

 
 
A bordo della Mayrein erano increduli. Quando Raelynn e gli altri tornarono, i componenti dell’equipaggio si misero a parlare tutti insieme. Non avevano potuto vedere nulla mentre loro si trovavano nel corridoio delle back door, ma avevano visto su Matrix gli effetti di ciò che avevano operato.
Il sistema, apparentemente, non era cambiato. Come aveva predetto Neo, dovevano procedere in maniera graduale, non potevano permettersi di scollegare in un solo colpo tutti gli umani. Per quello ci sarebbe stato tutto il tempo in seguito. Però, una cosa era cambiata: tutti i programmi non necessari alla sopravvivenza degli umani, come ad esempio gli agenti, erano stati disattivati ed eliminati da Matrix.
«La guerra è finita?» chiese Edjac a Raelynn e, quando il capitano annuì, incapace di parlare a causa dell’emozione, la giovane la strinse in un abbraccio, e lacrime di gioia riempirono gli occhi di entrambe.
Mentre riprendevano la rotta verso casa, dopo che Raelynn ebbe fatto uscire l’hovercraft dal cunicolo in cui si erano nascosti, raccontarono ciò che era successo.
Quando Neo e Trinity si erano addentrati nella Sorgente si erano subito resi conto che mancava qualcosa. Il codice originale di Matrix, quello che dovevano modificare, non c’era. Da abilissimi hacker si erano infiltrati nel mainframe, cercando di capire il perché di quell’anomalia e avevano scoperto che, così come Neo era portatore del nuovo codice, il Costruttore lo era del codice originale.
Localizzarlo era stato affare di pochi minuti, ma si erano accorti che si trovava nel mondo reale. E che non era solo. Avevano seguito con apprensione tutto lo scambio con Raelynn. Trinity sapeva che la donna avrebbe ceduto: anche lei, in passato, aveva sacrificato tutto per l’uomo che amava. Così, avevano fatto l’unica cosa che potevano fare: avevano modificato il codice di Raelynn. Neo sapeva che, se avesse raggiunto il suo livello di consapevolezza, avrebbe capito cosa doveva fare, proprio come era successo a lui tanto tempo prima.
Così era stato e Raelynn aveva ottenuto il Codice Sorgente, portandolo da loro. Da lì, era stato tutto in discesa. Neo aveva operato direttamente sul codice, sostituendo intere parti dello stesso, generando gli effetti che tutti loro avevano potuto vedere. Agenti e Sentinelle erano stati disattivati, così come tutti i programmi che potevano essere una minaccia per loro.
Non appena fossero tornati a Zhaka, Lynn sarebbe partita nuovamente per la Città delle Macchine per recuperare Calbet. Si sentiva in colpa nei confronti di Thorner: lei aveva riavuto indietro il suo uomo, ma lui non avrebbe mai potuto riabbracciare Vereena.
«Tost, stai vedendo vero?» li interruppe Bristol dalla cabina di pilotaggio.
Tutti gli occhi si voltarono verso i monitor. I potenti fari della Mayrein illuminavano il condotto in cui stavano navigando sul fondo del quale c’era un tappeto di Sentinelle disattivate. L’intero sciame, dopo l’intervento di Neo, era caduto a terra, innocuo e inservibile. Anche quello era un simbolo potente della loro vittoria.
A una ventina di chilometri da Zhaka intercettarono una trasmissione della Ninvar che, con tutta evidenza, stava cercando loro. Tost diede ordine di rispondere alla chiamata, pentendosene un minuto dopo quando Wintor in persona intimò loro di tornare immediatamente alla colonia: il tono di potere che aveva usato non gli era piaciuto per niente.
La Ninvar li aspettò all’imbocco dell’ultimo tratto navigabile. Tutti a bordo notarono che era in assetto da battaglia e li teneva sotto tiro con i cannoni di prua.
«Non è propriamente il benvenuto che mi aspettavo» borbottò Tost mentre Bristol imboccava il condotto verso il grande portone che dava accesso al porto.
«Forse non lo sanno ancora» commentò Rosius, ma nemmeno lui sembrava molto convinto.
Il Controllo ordinò loro di entrare e dirigersi al solito attracco. Niente “cancelli aperti e letti fatti”, neanche l’ombra di un “bentornati”.Certo, Tost aveva agito più o meno come Lynn quando era partita per la Città delle Macchine e, di sicuro, Velius immaginava che lei fosse a bordo. Ma non era davvero possibile che non sapessero che il mondo era cambiato, stavolta davvero e per sempre.
Mentre Bristol faceva posare la nave, Tost indicò qualcosa sui monitor: un plotone di almeno cinquanta uomini correva sul molo verso di loro. Dietro il drappello, ad un passo più lento e dignitoso, Linuth e Velius.
«Volevi il comitato d’accoglienza, no?» chiese Raelynn in tono sarcastico.
Prima che potessero rendersi conto di quello che stava accadendo, i soldati fecero saltare il portello dall’esterno. Storditi dall’esplosione, i membri dell’equipaggio osservarono impotenti gli uomini di Linuth che dilagavano all’interno dell’hovercraft. Le manette scattarono e tutti loro vennero immobilizzati senza troppe cerimonie. Raelynn fu afferrata da dietro da un colosso d’uomo che le bloccò le braccia dietro la schiena. La sua presa era ferrea, impossibile da infrangere per lei.
Tost, che inveiva e gridava contro di loro, fu colpito duramente al volto e cadde in ginocchio sul pavimento, sputando una boccata di sangue e una scheggia di dente.
Non appena la situazione fu sotto controllo, Velius salì a bordo. La sua espressione non faceva presagire nulla di buono. Ignorò Tost e si avvicinò a Raelynn che continua a dibattersi cercando di liberarsi. La colpì con uno schiaffo a mano aperta talmente forte che sentì la faccia formicolare.
«Il plotone d’esecuzione non te lo leva nessuno, stavolta» sibilò.
«La guerra è finita!» esclamò Raelynn d’un fiato. «Abbiamo ripreso il controllo delle macchine, il mondo è di nuovo nostro.»
L’espressione di Velius le confermò che lo sapeva benissimo, diversamente dai soldati che li stavano trattenendo che, all’udire ciò, si guardarono l’un l’altro perplessi.
«Stronzate!» sbottò Velius.
Raelynn vide che, fuori dal portello, era arrivato un grosso camion da trasporto. Era un veicolo elettrico che solitamente veniva usato per trasportare munizioni e forniture da un capo all’altro del porto.
«Portateli via» ordinò Linuth ad un cenno di Velius e i soldati cominciarono a far uscire l’equipaggio, facendolo salire velocemente a bordo del mezzo. Era evidente che Velius non voleva che loro entrassero in contatto con gli abitanti di Zhaka e rivelassero la verità sulla fine della tirannia delle macchine.
…Ci sono persone che non vogliono questa rivoluzione, persone che si sono ricavate il loro bozzolo nelle colonie e che non sono interessate a rovesciare le macchine…
«Ti farò processare per tradimento e stavolta ti eliminerò, stanne certa. Hai finito di crearmi problemi» le disse con un sogghigno crudele.
Raelynn raccolse la saliva in bocca e gli sputò in faccia. Velius indietreggiò, sorpreso, un’espressione schifata dipinta sul volto.
«Sei un maledetto figlio di puttana. Doveva esserci Amos al tuo posto» gli urlò contro.
«Oh sì, Amos» replicò Velius, asciugandosi con la manica. «Il perfetto Amos. L’uomo giusto, il condottiero senza macchia e senza paura. Non era il grande eroe che tu credi. Anche lui aveva paura: il giorno che è morto mi supplicava di aiutarlo.»
Raelynn strinse gli occhi in due fessure. Qualcosa non tornava in quell’affermazione:Amos era morto per un attacco di cuore ed era stato ritrovato ore dopo, accasciato sulla scrivania del suo ufficio.
Un odioso sorriso comparve sul volto di Velius: «Mi prendo tutto il merito di quell’infarto. Così come della morte del tuo prezioso mentore» sussurrò.
Quella verità, che nel suo cuore era sempre stata più che un sospetto, la colpì come la scarica di un defibrillatore. Una forza di cui non conosceva l’esistenza si impossessò di lei. Si divincolò con veemenza e il soldato che ancora la teneva stretta, forse colto di sorpresa, allentò la morsa. Raelynn piroettò su se stessa, afferrò la pistola dell’uomo e gli diede un violento spintone, mandandolo a sbattere con il capo contro la paratia della Mayrein. Il soldato scivolò a terra, forse tramortito, forse morto, non le interessava.
Mosse il braccio in un arco, tendendo la pistola davanti a sé e puntandola alla fronte di Velius.
Il tutto si era svolto in frazioni di secondo, tanto che né Linuth né i soldati che erano rimasti all’interno della nave si erano resi conto dell’accaduto. Ora però reagirono: estrassero le armi e le puntarono verso di lei.
«Giù le pistole» ordinò Lynn con calma. Continuava a puntare la propria al centro della fronte di Velius che la fissava con occhi allucinati.
«Giù le pistole» ribadì, scandendo bene, quando notò che nessuno aveva obbedito, «o daremo un’occhiata al cervello di questo bastardo.»
Linuth dovette scorgere qualcosa nei suoi occhi perché ordinò ai suoi soldati di fare quanto lei aveva detto.
«Ora, libera l’equipaggio della Mayrein.»
«Non ci penso proprio» replicò l’altro.
Raelynn colpì la fronte di Velius con la canna della pistola. La pelle si spaccò e prese a sanguinare. Non era una ferita grave, ma sanguinava copiosamente ed era dolorosa, tanto che il generale cadde in ginocchio tenendosi la faccia fra le mani.
«Fa’ quello che dice, idiota» piagnucolò rivolto a Linuth che obbedì.
L’equipaggio della Mayrein fu fatto uscire dal mezzo e tornò a bordo. Con loro c’erano, ovviamente, anche Rosius, Edjac e Thorner.Tost diede un’occhiata all’energumeno che Raelynn aveva atterrato e sogghignò: «Ricordami di non farti mai incazzare!»
Linuth fu immobilizzato e portato fuori. Thorner si chinò per afferrare Velius per le braccia e lo sollevò.
«Mi occuperò personalmente di scortarti al Consiglio. Confesserai ciò che hai fatto ad Amos di fronte a loro» affermò Raelynn. Poi si rivolse a Tost: «I contatti che ti vantavi di avere al Centro di Controllo potrebbero trasmettere in tutta la colonia le immagini che abbiamo registrato?»
Lui sorrise: «Entro dieci minuti chiunque a Zhaka saprà che la guerra è finita.»
Le ore che seguirono furono frenetiche. Come aveva predetto Tost, la notizia della fine delle ostilità volò letteralmente in tutta la colonia. Ovunque risuonavano grida di gioia e ogni corridoio era affollato di persone che piangevano, si abbracciavano, cantavano e danzavano.L’equipaggio della Mayrein si premurò di far circolare voci sul ruolo che avevano avuto gli Eletti e Raelynn e, ben presto, chiunque la incrociava si batteva il pugno sul petto e chinava il capo in un rispettoso inchino.
Raelynn pretese di vedere immediatamente il Consiglio. Velius, il capo fasciato alla bell’e meglio, confessò l’omicidio di Amos, operato con il fine di ottenere la carica di generale. Sembrava invecchiato improvvisamente e di certo aveva perso tutta la sua boria. Di fronte alle domande incalzanti di Bollud capitolò in fretta, snocciolando i nomi dei suoi complici e lacchè. Dei nove membri del Consiglio, quattro erano collusi con lui e furono immediatamente allontanati.
Alla fine, mentre Velius veniva condotto via, Bollud si rivolse direttamente a lei.
«A nome di tutto il Consiglio, le porgo le nostre scuse per quanto è successo. È evidente che l’influenza di Velius e dei suoi era molto forte e ha distolto la nostra attenzione dalla verità.»Raelynn avrebbe voluto dirgli che quelle scuse servivano a poco, ma ebbe il buonsenso di tacere e far buon viso a cattivo gioco.«Le sono resi tutti i privilegi del suo grado, capitano Raelynn» concluse Bollud.
«Quello che conta è che siamo riusciti ad estirpare il marcio, signore. Ce ne sarà altro in giro, ma lo scoveremo e ce ne sbarazzeremo.»
Bollud annuì: «Non ci sono parole per esprimere la gratitudine che proviamo per ciò che avete fatto per la colonia e per l’intero genere umano. Chieda ciò che vuole, le sarà concesso.»
Raelynn aprì la bocca per dire che desiderava soltanto che le dessero una nave per andare a recuperare Calbet quando Garjac si alzò in piedi.
«Abbiamo saputo che Calbet è ancora vivo quindi immagino che vorrai un hovercraft per andarlo a prendere.» Scese dalla pedana su cui si trovavano gli scranni e camminò verso di lei, fermandosi a poca distanza. «La tua nave, la Livelyan, è in riparazione. Spero che accetterai di assumere temporaneamente il comando della Ninvar. Amos ne sarebbe felice.»
Raelynn deglutì, incapace di parlare. Quindi, annuì.
All’improvviso, fece un passo avanti e la strinse in un abbraccio. Raelynn si irrigidì: non se l’era aspettato. Poi, come animate da una volontà esterna, le sue braccia si sollevarono e ricambiarono la stretta.
«Ti chiedo scusa per come mi sono comportato, ero accecato dal dolore. Sappi che sono fiero di te, piccola» sussurrò.
Raelynn si abbandonò fra le sue braccia e gli bagnò di lacrime la tunica.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Matrix / Vai alla pagina dell'autore: Fragolina84