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Autore: Nocturnia    22/04/2023    3 recensioni
È bianca, Alex; ha perso ogni colore durante gli anni in cui si è trascinata in una vita a scadenza, diventando un profilo d'oro e neve - aspro e spigoloso come l'isola a cui appartiene.
Wesker la osserva dormire, cogliendo in lei il pulsare della malattia - sulla scapola una sottile rete nerastra che sembra quasi un tatuaggio sbiadito.
Le sfiora la spalla con la punta delle dita, percependola fredda - nel respiro un sibilo sofferente, trattenuto.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Love is pain.
Love is agony.
Love is madness."
- Trisha Wolfe -




Where'd you wanna go?




1. Design

Ha il suo camice addosso e questo la rende ancora più sottile, facile da spezzare - un profilo pallido e che sembra rimpicciolirsi in un capo di almeno due taglie più grande.
"Il soggetto D-04 ha vomitato sul mio." gli dice, bevendo un sorso di caffè e passando alla pagina successiva del fascicolo.
"Non ne avevo altri di riserva." aggiunge, continuando a leggere.
"E William è già tanto se ne cambia uno alla settimana." conclude, spingendo verso di lui una tazza di caffè ancora caldo - nero, senza zucchero: aspro sotto la lingua, giù per la gola.
Si volta, fissandolo - occhi azzurri, trasparenti, pieni di segreti e parole non dette.
"È un problema?" gli chiede ed è neutra la sua voce - ad un orecchio non allenato persino preoccupata.
Wesker la studia in silenzio per qualche minuto, trovando il fastidio mutato in qualcosa di diverso - un mormorio che lo rende compiacente, forse persino interessato.
"Affatto." le risponde, avvicinandosi con la sedia e posando i gomiti sulla scrivania.
"I risultati della serie E?" chiede e Alex lo guarda con quei suoi occhi troppo azzurri e troppo trasparenti e sembra dissezionarlo - può quasi percepire le sue dita su e giù per costole, cercando il punto migliore in cui inserire la lama e poi tagliare e...
"Serie F." ribatte poi, la sensazione sgradevole di essere stato esposto - messo a nudo - diventare un pungolo nei pensieri, tra le cosce.
Il giorno dopo il suo odore sarà ancora ovunque.


2. Outline

"Hai fatto tardi." è la prima cosa che gli dice, nell'aria rosmarino e vaniglia.
"Redfield ha di nuovo sbagliato ad archiviare le armi registrate?" aggiunge, nel silenzio del suo appartamento il crepitare del fuoco fare da contrappunto al ticchettio insistente della pioggia fuori.
Si volta quando non risponde, addosso la sua camicia d'ordinanza e nient'altro - il blu scuro renderle gli occhi ancora più azzurri, trasparenti.
Wesker la fissa in silenzio dalla penombra del corridoio - gocce d'acqua tra i capelli, lungo gli zigomi.
Alex tace, alzandosi e raggiungendolo; solleva il viso verso il suo - piedi nudi, unghie smaltate di rosa pallido, quasi casto - ed è in quei momenti che qualcosa si flette, assumendo la dimensione del giusto e dello sbagliato al contempo.
"Ho ordinato dal Gattopardo." mormora, sfregando tra il pollice e l'indice una cinghia del giubbotto.
"Filetto di manzo al rosmarino. Ho chiesto espressamente fosse la parte ricavata dal cuore." prosegue, umettandosi le labbra.

"Una bestia riottosa questo filetto, uhm?"

Wesker inclina il mento verso il basso,

"Bisogna pararlo perché cuocia bene, lo sapevi, Daniel?"

cercandole la bocca in un bacio languido, senza fretta.
Sotto le sue mani fioriscono promesse e rimpianti.


3. Cut

È bianca, Alex; ha perso ogni colore durante gli anni in cui si è trascinata in una vita a scadenza, diventando un profilo d'oro e neve - aspro e spigoloso come l'isola a cui appartiene.
Wesker la osserva dormire, cogliendo in lei il pulsare della malattia - sulla scapola una sottile rete nerastra che sembra quasi un tatuaggio sbiadito.
Le sfiora la spalla con la punta delle dita, percependola fredda - nel respiro un sibilo sofferente, trattenuto.

"Sonido de Tortuga era più appropriata alla tua condizione."
"Sushestovanie alla mia anima, Al."

Si alza ed è in quell'istante - in quel frammento di umanità che è rimasto a entrambi - che il virus brucia, la paura di Alex diventare anche la sua.

"Non siamo progettati per temere l'abbandono."
"Eppure lo eviti infliggendolo per prima a te stessa."
"... non sono stata io a tradire, Al."
"Neppure io."
"Invece sì: solo che non ti sei nemmeno accorto di averlo fatto."

L'avvolge nel suo cappotto - non il prototipo militare sviluppato per lui dalla Tricell, ma lo stesso modello Ulster nero di una vita prima - osservandola raggomitolarcisi dentro.

"Questo mondo è infetto e rende tutti noi malati: io lo sto solo curando."

Amare è l'atto più crudele che abbia mai compiuto.


4. Assembly

La Regina Bianca, il Re Nero.
Pezzi di una scacchiera che si era rovesciata molto tempo addietro, le cui caselle giacciono schiacciate da piedi scheletrici e putridi - cose (non)morte per cose (non)vive.
Morti e risorti - la santa trinità dell'orrore: padre di un nuovo mondo, figlio di un vecchio delirio, spirito di una donna che si era rivelata essere troppo.

Rivale e collega, sorella e compagna.

La guarda, osservandola mentre dondola un piede oltre il bordo del divano e fruga dentro un pacchetto di biscotti alla nocciola.
La ragazzina - Natalia Korda Burton - ferma i propri movimenti, fissandolo in tralice.
Lancia un'occhiata divertita ai vestiti forniti dall'azienda, ancora perfettamente ripiegati sulla sedia, abbozzando un sorriso che conosce - ricorda.
"Preferisco i tuoi maglioni, Al."

"No, non è vero. Natalia è morta, morta! Sono io, Albert: sono Alex."

La pelle la riconosce ancora prima della ragione.


5. Sewing

C'è chi la definirebbe una maledizione: uno stigma che resta su tutti loro dopo essere stati toccati dalle mani dell'Umbrella - dalle sue speranze e dalle sue putride ambizioni.
Lisa Trevor era stata la prima, ma era sola e in quella vastità silenziosa aveva trovato la sua fine.
Alexia e Alfred si erano sovrapposti, riflettendosi l'uno nell'altro, ma nulla aveva potuto la forza della femmina quando il maschio era crollato - gemelli nella carne e nel destino.
Eveline aveva urlato, esigendo ciò che le era stato promesso - conquistandolo con il sangue e la forza.

"Una famiglia. Io volevo solo una famiglia."

Si erano divorati a vicenda i signori di Cosmarul - infanzie spezzate e ricostruite per essere immagine e involucro di una bambina ormai morta.

"La mia storia e le tua hanno le stesse radici, Karl: cambiano solo le sue diramazioni."

Wesker le prende la nuca tra le dita, inclinandola verso di lui - un gesto assertivo, con il quale nasconde una supplica e una resa.
Alex si inarca contro il suo petto, schiudendo la mano sulla sinistra, dove un groviglio di cicatrici raccontano la storia di un cuore esposto, che la sua ambizione aveva reso nudo dinnanzi il nemico.

"Non posso perdere! Non contro di te."

La guarda ed entrambi sanno cosa li aveva resi diversi - un Uno che era diventato presto il Tutto.

"Albert è un uomo intenso, Karl. Difficile. Tu sei semplice al confronto, lieve."
"Ne parli come se fosse il tuo amante, Alex."

Lo bacia, e non importa quante volte sia già venuto in lei o quanto Alex abbia preso dal suo corpo, c'è sempre qualcosa che li riporta l'uno dall'altro - un filo pulsante e vivo.
Alex si alza sulla punta dei piedi, addosso il suo accappatoio - una pelle morbida, ancora arrossata dalla doccia calda.

"Uroboro: hai scelto un nome importante."
"Era l'unico adatto al suo scopo."
"Distruggere il mondo?"
"Renderlo adatto a te."

Il loro stigma era diventato l'arma con la quale erano sopravvissuti persino a loro stessi.


0. Couture suits

È un respiro: lo spazio che si apre tra una promessa e un rimpianto.
"Sei morta."
Alex si scrolla nelle spalle, ma Wesker non vede davvero il movimento perché dove si trovano non c'è pelle né vestito che possa nasconderli - confortarli.
"Lo sei anche tu." gli risponde, ed è come sentirla dentro di sé - vibrare alla sua stessa frequenza, pizzicare le sue stesse corde vocali.
Come, vorrebbe chiederle, ma lo sa già: l'ha capito nel momento stesso in cui è entrata a far parte di questa dimensione nella quale gli sembra di galleggiare da anni, senza forma né sostanza.
Sussulta quando lo tocca, perché può sentirlo - ciò che rimane della sua mente ricostruire la forma della mano di Alex, persino la durezza della fede all'anulare sinistro.
"Mi sei mancato, Al." sussurra lei, e il virus squarcia tutto quel nero, restituendogli il profilo di Alex.
Solleva il viso verso il suo ed è bianca, Alex: tra i capelli, lungo la linea piatta dell'addome - un guizzo di azzurro negli occhi, un filo dorato dal monte di Venere al rosa delle piccole labbra.
Wesker allunga le dita verso la sua guancia ed è calda, oscenamente viva.
"L'Uroboros è stato un fallimento." ammette e Alex posa il capo nel palmo della sua mano, abbozzando un sorriso triste, malinconico.
"Adesso mi dai ragione." mormora, ma non c'è acrimonia nella sua voce, astio.
Le sfiora le ciglia con il pollice e finalmente,

finalmente

ha di nuovo forma anche lui.
"Tornerò, Al." gli dice, avvicinandosi.
Wesker la guarda ed è solo quando si toccano che assumono sostanza - che tutto quel nero arretra, arricciandosi in se stesso.
"E lo farai anche tu." aggiunge, blandendogli le costole in punta di dita.

"E se non dovessi tornare?"
"Allora aspettami."

Alex si solleva sulla punta dei piedi,

"È questa la fine?"

Wesker si china su di lei nello stesso istante,

"No, Alex."

e sarebbe persino romantico se l'oscurità non gridasse, il mondo sanguinasse.

"È l'inizio."

Nel nulla del virus ciò che resta di loro diventa tutto.





"When we hold each other, in the darkness,
it doesn't make the darkness go away.
The bad things are still out there.
The nightmares still walking.
When we hold each other we feel not safe, but better."
- Neil Gaiman -










   
 
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