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Autore: mortifero    25/04/2023    1 recensioni
Gli occhi del moro si occupano nel tratteggiare la figura del professore di pozioni che si sta dirigendo verso di lui, per quanto gli è possibile - tutto quel dolore lo ha sfinito! Non riesce a farne a meno, non riesce a non guardarlo. Ne è terrorizzato fino all'inverosimile, ma appena quell'uomo entra in una stanza, Morty non può fare a meno che seguirlo con lo sguardo, come se ne fosse attratto — un maledettissimo sortilegio che lo induce a voler guardare la fonte di tanto spavento. Forse ha tendenze masochistiche, chi può dirlo.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Morty Smith, Rick Sanchez
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: Non-con, PWP
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Piccola precisazione: Ambientato negli anni di Hogwarts Mystery. Morty è al quinto anno, quindi siamo nel 1988. Enjoy!



Il Maestro di Pozioni



Il tempo non passa mai. Morty se potesse scruterebbe con maniacale precisione ogni movimento delle lancette, solo per confermare la sua nuova teoria che il tempo stesso sia un'entità che ama stravolgere a suo piacimento la durata delle cose. Che prova gran gusto nell'allungare le attese e le sofferenze, giusto per deridere dei poveri esseri che non possono fare a meno che sottostare al suo perfido gioco.


Morty non può proprio dire che quella sia la sua giornata fortunata. Il giovane tassorosso stringe i denti al dolore che sente partire dalla parte bassa del suo ventre fino alle tibie. Sa che ha dei grossi ematomi violacei e rossastri grandi tutta la gamba, ma è ricoperto dalle lenzuola morbide dell'infermeria di Madame Chips, una magra consolazione. Che non le veda non significa che non esistano, o non le senta. La sensazione di bruciore infiamma ogni fibra e non finisce, non finisce mai. Il quindicenne si dimena e piagnucola, niente sembra distrarlo dal dolore. Nemmeno il suono dei suoi vicini di letto aiuta: c'è una giovane grifondoro con una tosse secca ma rumorosa, sembra ogni volta che si stia strozzando. C'è un corvonero che si è spezzato una gamba durante le lezioni di volo, e pare sia stato scaraventato dalla sua scopa addosso proprio a Madame Bumb. Sicuramente il punteggio della sua casa ne avrà risentito. Il giovane non si ritiene in una situazione meno avvilente. Appena entrato in infermeria la prima cosa che ha sentito è stata: «Purtroppo ho finito tutte le fiale di pozione Generatrice, vado a chiedere al Professor Sánchez se può prepararla al momento».

Più di un’ora è passata dopo quella frase detta da Madame Chips in tono molto sbrigativo. Tanti cari saluti a una pronta guarigione.


Morty non ha mai preteso di essere la persona più fortunata al mondo, ma crede che il fato gli debba almeno una gioia.


Non ha voglia di aspettare, non ha voglia di restare ancora in questo stato, così piagnucolante, rosso in viso, e in preda alla convulsioni. Non ha voglia di…


Qualcosa nel cervello di Morty si destabilizza, va in quello che i vissuti nel mondo babbano chiamerebbero cortocircuito. Ha appena sentito un rumore molto familiare: il suono di passi che non hanno fatto altro che terrorizzarlo, tormentarlo, dal più profondo della sua psiche e i suoi nascenti incubi, alla più concreta ora di Pozioni nei sotterranei. Morty riconosce presto la sorgente di tanta agitazione, la sinfonia che conduce e sprigiona in ogni movimento. Chi altro potrebbe essere, se non il Professor Severick Sánchez in persona? E, a quanto pare, è solo l'insegnante ad essere arrivato, senza Madame Chips a fare da paraurti.

Morty emette un gorgoglio, più un grugnito scontento, all'idea che si stia avvicinando sempre di più. Ha sempre avuto paura, soggezione, nei confronti del suo insegnante? Certo che sì! Ma c'è anche qualcos'altro che il Tassorosso non saprebbe mai spiegare a parole. Una sensazione particolare, una scossa che avverte solo alla presenza di tale individuo, o quando il suo senso olfattivo viene catturato dall'odore di bergamotto, vecchie pergamene, caffè. E alcol. Tanto odore di alcol.


Gli occhi del moro si occupano nel tratteggiare la figura del professore di pozioni che si sta dirigendo verso di lui, per quanto gli è possibile - tutto quel dolore lo ha sfinito! Non riesce a farne a meno, non riesce a non guardarlo. Ne è terrorizzato fino all'inverosimile, ma appena quell'uomo entra in una stanza, Morty non può fare a meno che seguirlo con lo sguardo, come se ne fosse attratto — un maledettissimo sortilegio che lo induce a voler guardare la fonte di tanto spavento. Forse ha tendenze masochistiche, chi può dirlo.

Il professore sembra un grosso pipistrello scappato dall'inferno. È un'ombra scura e misteriosa, fatta eccezione per i capelli chiari sul grigio-ceruleo, che sottolineano la sua avanzata età. Sono lunghi, fino alle spalle, e unti, così sporchi che si può benissimo capire anche ad occhio nudo. L'igiene pare essere trascurabile per quell'uomo, forse anche addirittura una perdita di tempo. Il suo sguardo è graziato da un colore limpido, ma di certo non dona una natura angelica a chi evidentemente non può che esserne privo. Il Professor Severick Sánchez farebbe paura perfino a Satana, perfino a Chi non Può Essere Nominato. Poco ma sicuro.

Avanza verso Morty come farebbe un avvoltoio verso un cadavere, e il giovane non crede di sentirsi tanto diverso da un corpo in decomposizione.

Il professor Sánchez sembra aver notato il libro di testo di Pozioni poggiato sul comodino e che prima Morty stava leggendo, “Infusi e Pozioni Magiche”, ma il moro non sente partire da lui alcun commento, quindi forse non l'ha visto, o non gli è importato. La sua fama da studente negligente lo precede. Può impegnarsi quanto vuole, tutti crederanno che sta dando meno di ciò che gli viene richiesto.


Morty è un lavativo, Morty non ci arriva proprio, è lento di comprendonio, è svogliato, non ha una buona dizione… tante cose che rendono il giovane Tassorosso poco amato dai suoi insegnati, ma pure da qualche suo compagno di scuola. Ed infatti eccolo lì, in infermeria, dopo essere stato vittima delle prepotenze di qualche altro studente non proprio simpatico. Non ricorda nemmeno cosa è successo, perché il tutto è accaduto così velocemente. Prima stava camminando nel giardino di Hogwarts, dopo aver giocato a Gobbiglie con un ragazzo Corvonero di poche parole, un certo Talbott Winger, e lungo la via aveva incontrato alcuni Serpeverde dell’ultimo anno, simpatizzanti del Signore Oscuro e non simpatizzanti di chi avesse in sé anche una piccola percentuale di sangue babbano.


Il Professor Sánchez, poi, è l'ultima persona che vuole vedere.


Perché Morty, però, una piccola cosa se la ricorda. Il maestro di pozioni era lì con loro, al momento dell’incidente. Ha sentito il suo della sua voce, uscire dalla sua bocca orrenda e sprezzante, tanto da rendere l'aria intossicante, le corde vocali che l'hanno modulata nel suono secco e maligno di una risata.


«Perché l'ha fatto, signore?», domanda non appena il professore si ferma di fronte al capezzale del suo letto. Severick Sánchez è tremendamente alto, soprattutto per un giovane quindicenne basso come Morty e per giunta costretto al riposo. Osserva la figura del professore slanciarsi su di lui, lunga e scura come un’ombra che si è appena staccata dal proprio possessore e che ora vaga per il Castello di Hogwarts, a lasciar sventolare drammaticamente il proprio mantello ad ogni passo. La figura cupa di Sánchez è inquietante, e Morty non nega di averlo trovato paralizzante nei suoi primi anni di studente. Uno scricciolo che trema dietro a un calderone molto più grande di lui. Ma Morty è cresciuto, e può dire di aver acquisito un po' più coraggio e sicurezza, tanto da non sentirsi più disperso ogni volta che va in giro per Hogwarts. Adesso riesce a guardarlo negli occhi. Quasi. Almeno non trema più.

La schiettezza, ma soprattutto l'onestà, fanno parte dei tratti distintivi del Tassorosso, e a volte nemmeno Morty, riconosciuto per essere timido e remissivo, riesce a frenare la lingua. «Ha riso, si è messo a ridere con loro. C-capisco siano Serpeverde ma —».


«Zitto», Severick fa con tono stizzito, e Morty si ammutolisce. Il professore ha la faccia di chi vorrebbe essere ovunque tranne che lì, cosa di cui il Tassorosso non può biasimarlo, ma il moro non crede neanche che Sánchez abbia di meglio da fare che non sia tormentare giovani studenti. «Non ho tempo da perdere».


Morty ritrova in sé innata determinazione, e vuole che almeno qualcosa gli sia detto, prima di venire costretto a inghiottire qualche pozione dal sapore super acido o peggio. Deglutisce e con tono diretto fa: «Però voglio sapere —».


Il mono-ciglio del professore si arcua all'insù e gli occhi ruotano al cielo. «Se è così in vena di chiacchierare, Smith, allora non sta male come ama lamentarsi lei, da sciocca ragazzina. Posso pure andarmene».


Morty non riuscirebbe mai a capire quando qualcuno bluffa solo per prenderlo in giro, torturarlo anche psicologicamente, per questo quando vede il professore voltargli le spalle, spalanca le palpebre dei suoi occhioni da cerbiatto, prova ad alzarsi dritto con la schiena, e in un disperato tentativo di recuperare in extremis grida: «N-no, a-aspetti, professore!», sente le gambe dolergli ancora di più, e un gemito riesce ad oltrepassare le sue labbra sottili. «Non parlerò più», aggiunge in tono meno concitato. «Lo prometto» è quasi un sussurro.


L'insegnante di Pozioni ritorna sui suoi passi. A giudicare dall'espressione, però, appare deluso dalle parole del giovane, addirittura ne sembra irritato. Questo confonde di più il moro, che lo guarda con particolare apprensione. «È questo il suo problema, Smith. Uno smidollato non potrà mai affrontare il Signore Oscuro».


«Ma-ma i-io non sono il Prescelto», pigola Morty, e deve ammettere però che qualcosa con lui ce l'ha. Entrambi sono orfani. Morty sa abbastanza dei suoi genitori per capire che uno dei due fosse babbano, ma nessuno che si sia sentito di dirgli i loro nomi, o se magari nella sua famiglia ci fossero altri membri. Nessuno straccio di informazione, niente di niente. Nessuno che sia venuto lì per lui. Ha vissuto per anni sballottato da casa famiglia a casa famiglia, senza avere tempo di poter formare alcun legame significativo con qualche suo coetaneo. Non ha mai avuto amici, e anche ad Hogwarts se ne ritrova privo, disarmato perfino di quelle competenze sociali che lo possano portare a stringere qualche rapporto. Qualche chiacchierata frivola qua e là, ma nessun amico vero, nessuno che sia lì per lui nei momenti di difficoltà. I Tassorosso sono conosciuti per essere molto amichevoli e gran chiacchieroni, e Morty crede sia partita proprio da loro la voce sulle sue strane abitudini…intime. Il moro sa di essere imbarazzante, estremamente goffo, e che ha un serio bisogno di visitare un logopedista, ma questo è il minimo dei suoi problemi. Quando i ragazzi lo chiamano "Tartaglia" non è niente.


Morty, con l'avanzare nel mondo degli adolescenti, sta pian piano esplorando il significato della frase "avere l'ormone in tempesta", sia in termini di eccitabilità che di odore. Il deodorante o qualche alternativa magica non sono pervenuti, e ogni minima cosa fa diventare rosso il suo viso e stretti i pantaloni della divisa. Morty non si tocca in pubblico, o almeno non crede che venga visto. Ma la voce si è sparsa lo stesso, ed eccolo lì in infermeria con il professore che lo odia di più in assoluto. Lo stesso professore che si è messo a ridere di fronte a tutti e che non ha fatto niente, non ha neanche provato ad alzare un dito, nemmeno una gelida occhiataccia a chi si è messo a bullizzare Morty. Il moro non può fare a meno di sentirsi tradito, dalla sua stessa fiducia posta nel mondo sbagliato, alle istituzioni sbagliate, che hanno promesso di dargli uno spazio sicuro, e che invece non hanno fatto niente.

Nessuno si è mai preso la briga di difenderlo da tutto ciò che è orrido nel mondo, perché avrebbe dovuto farlo un professore il cui voto più alto che dà è "discreto"?


«Idiota». Dal tono di voce sembra che Severick voglia lanciare addosso qualcosa contro il suo studente. Un anatema della morte, probabilmente; qualche maledizione mai sentita prima. «Quando lui ritornerà, tutti dovranno confrontarsi con la sua presenza, e ciò che ne comporta. Anche lei, Tartaglia».


«A-accidenti, credo - uh, credo che-che me la passerò molto brutta. Sono - sono - è un brutto momento per essere nato mezzosangue», Morty si stringe le braccia al petto e si ritrova tremolante al solo pensiero di tale avvenimento. I Mangiamorte gli fanno così paura!


L’insegnante non batte ciglio alla manifestazione di paura del suo studente. Non pare interessargli, o anzi, ne è addirittura seccato. «Ora mi faccia vedere la ferita, signor Smith », dice con quella sua cadenza lenta nella voce, ma le sue intenzioni richiedono invece una velocità maggiore. Vuole sbrigarsi e andarsene. Anche Morty lo vorrebbe, se solo riuscisse a muovere le gambe senza urlare di dolore.

Il moro arrossisce all’idea di dover togliersi le coperte di dosso, e mostrare le sue gambette scarne, molto meno toniche rispetto a quelle dei giocatori di Quidditch. Odierebbe mostrarsi in mutante davanti al professore. «U-hm c-credo che n-non serva. M-madame Chips ha- lei ha tutto sotto controllo ». Morty ha improvvisamente caldo. Perché sta sudando? si chiede. Sono ancora nel mese di novembre. Non è estate. Dovrebbero aprire una finestra, magari. Gli manca l’aria. Non è che stamattina ha stretto troppo la cravatta? «G-grazie per l'attenzione, m-ma io - ».


«La smetta, Smith!» Severick non è in vena di tollerare alcun altro balbettio che decida di perforare il suo udito. La balbuzia di Morty è fastidiosa e nessuno si è mai fatto troppi problemi a dirglielo. Nemmeno il suo professore che ora, deciso a voler portare a termine il suo compito della giornata, ha tirato con una mano le lenzuola. Morty spalanca le palpebre e rimane immobile come una roccia. Ora del decesso: le cinque del pomeriggio. Il moro crede di essere stato ucciso in quell’istante e, a giudicare dal piccolo ghigno canzonatorio apparso sulle labbra del professore, non deve essere stato un gran problema. «Finisca di lagnarsi come un poppante e si faccia curare!».


Morty, con solo le mutande a coprirlo, vorrebbe svenire all’istante. Almeno non sarebbe conscio di tutto ciò che sta accadendo al momento. Il professore ha iniziato ad analizzare gli ematomi sulle gambe del moro. Grosse chiazze blu - viola si espandono vicino alla zona delle ginocchia, ma non risparmiano anche altre parti più laterali delle gambe.

Il tassorosso ogni tanto guarda il viso di Severick solo per capire dove il suo sguardo punti; appena il maestro di pozioni ricambia lo sguardo, il moro di scatto si volta dall’altra parte. Il giovane studente continua a mordicchiarsi il labbro, mentre le sue guance si coloravano sempre di più di rosso. Una piccola domanda fuori contesto si fa spazio nella mente del giovane: ha le dimensioni giuste? O è troppo piccolo? Il Professore lo ha guardato lì? Gli sarà almeno saltato alla coda dell’occhio? Morty non può chiederglielo. Sarebbe troppo imbarazzante, e sicuramente un insegnante non può mettersi a notare certi dettagli. Più il moro se lo ripete, meno ci crede. Sentire il respiro del suo insegnante così vicino alla pelle, inoltre, non aiuta affatto. Così caldo, così rozzo, riesce in qualche modo a sentire stretto il tessuto delle mutande. Morty si ritrova a trattenere il fiato, mentre ogni tanto gli sembra che il professor Sànchez sogghigni alla sua vista così nuda e imbarazzante.

Il professore torna a coprire la parte scoperta di Morty con un lenzuolo, e il moro vorrebbe sospirare di sollievo, ma la sua pelle è ancora tutto un fremito, i peli irti come se stesse morendo di freddo, sempre sull'attenti.


La mano del professore è ancora lì, sulla sua coscia, e, in un movimento fulmineo, si ritrova sotto le mutande del tassorosso.

Morty è confuso. Che succede? Ovviamente la parte che risponde alle esigenze in lui sa benissimo che cosa avviene, ma la parte emotiva non capisce perché. È confuso, e si ritrova annaspare alla ricerca di risposte plausibili. Non le trova.

L'insegnante sta stuzzicando il suo membro, attraverso una carezza con le nocche sulla pelle sensibile del pene.

Muore in Morty qualsiasi parola, la gola si fa arida e le labbra sembrano addormentarsi. Non riesce nemmeno a guardare l'insegnante negli occhi, si volta dall'altro lato. Che cosa starà provando, adesso, Sánchez? Starà godendo? Le sue pupille saranno rivolte verso l'alto, come in una sensazione di estasi divina? Sta amando il modo in cui la sua mano, così grande e ruvida, sta massaggiando su e giù lungo il sesso di Morty? Vorrebbe fare di più? Possederlo su quel letto, proprio in quel momento, ma la presenza di altre persone rende la possibilità nulla? Prendere tutto ciò che può da un corpo insignificante e mingherlino, morderlo di baci, riempirlo bene dentro come se fosse un ampolla di laboratorio?

Il battito cardiaco accelera e il fiato si fa corto, ma pensante. Non è l'unico a respirare rumorosamente. Riesce a sentire il respiro caldo del suo insegnante, e la sua voce vellutata ansimare sommessamente. Di nascosto.


Nessuno li sta guardando, perché la presenza del professore terrorizza chiunque, oppure perché sono talmente malati ed esausti che semplicemente, cosa sta accadendo, non gli interessa. Nessuno, d'altronde, è così fuori di testa dal mettersi contro il potion master.


Perché ha scelto me? Una domanda bagna il viso del moro, che semplicemente non riesce, non capisce come qualcosa di così invasivo e atroce, riesca ad attivare in lui - nel suo aspetto più animale — una sensazione di goduria. Il suo membro è eccitato e manca veramente poco prima che arrivi all'orgasmo.


Se Morty fingesse di volerlo, di essersi innamorato del suo professore, forse riuscirebbe a sopportare il tutto.

Cosa non è stata quell'ansia, se non infatuazione? Il terrore durante le lezioni, se non amore?

L'amore era sofferenza, voler bene alle persone doveva far male, o no?


Riesce finalmente a muovere il capo, il suo sguardo all'inizio, timido, si muove sulle veste nere del professore. Il suo mantello, il suo completo, scure come la notte dove Morty vorrebbe scomparire. Guarda il collo del suo insegnante, quel pomo d'Adamo pronunciato e adulto, quel mento dalle linee rigide, come d'altronde tutto il suo viso. È spigoloso e sottile, quel viso. Pieno anche di rughe. Le labbra sottili sono dispiegate. Se fosse innamorato, e lo è — deve esserlo — non vorrebbe far altro che baciarlo. Ma è congelato sul posto, Morty. Non riesce proprio a fare un bel niente.

Le labbra, inoltre, sono l'unica parte della sua espressione che vede. Morty si rifiuta ancora di guardarlo dritto negli occhi.


« Professore, come andiamo?», la voce di Madame Chips sveglia completamente il moro dal suo turbine di pensieri. Riviene costretto a guardare la realtà, a cosa succede per davvero, e il rosso sulle sue gote si propaga ad ogni parte del corpo. Piagnucola. Ora verranno scoperti. Ora verrà punito, perché ha tentato il suo professore. Le immagina già, le frasi sulla Gazzetta del Profeta.


Accade tutto in un attimo.


Quando Rick toglie la mano, e si allontana da lui, Morty si sente vuoto, e un guaito scappa dalle sue labbra. Si sente invaso e scontento, perché oltre ad essere stato depredato della propria volontà, adesso per venire dovrà fare tutto da solo. Ripenserà al suo professore, quando lo farà? Gli piacerà davvero? Perché si sente sporco?


« Mezza ampolla di siero curativo dovrebbe bastare». È la risposta del professore. Si trova lì accanto a lui, ma Morty lo sente così distante.


Morty sbatte le palpebre con incredulità. Cos'è appena successo? Tutto intorno a lui appare scorrere normalmente: gli altri studenti che tossicchiano o dormono, il suo insegnante e Madame Chips che parlano di dosaggi, ingredienti e brevetti. Che avesse solo allucinato? Che non fosse stato reale?

Sente che la pozione che fa al caso suo ha come ingrediente speciale le zanne di serpente del sud est asiatico. Non lo ha trovato nel suo libro di Pozioni, questo ingrediente, e dubita che ne leggerà qualche informazione nel libro che riceverà nei prossimi ultimi due anni. Forse è per specializzandi che vogliono diventare guaritori, e per grandi esperti in Pozioni, proprio come il Professor Sánchez. Con un gesto della bacchetta e un incantesimo borbottato in latino, la Pozione si ritrova nelle mani dell'insegnante.


Sánchez gliela consegna, Morty evita il contatto visivo, e un'irriverenza, che dovrebbe essere atipica per un insegnante, illumina il suo sguardo e guida le sue parole: «Cerchi di non strozzarsi mentre la beve, Smith».


Morty non è un idiota, almeno non così idiota, e improvvisamente, con un gesto involontario di dissenso, il suo sguardo incontra quello del mago.

Morty sente il respiro mancargli, qualcosa in lui è stato spostato, rotto, costruito in cinque secondi alla bell’e meglio, perché deve sopravvivere, provare meramente ad esistere. Brucia e tortura il proprio animo. Fa male, malissimo, incrociare quegli occhi così chiari e rispecchiarsi, trovarsi una forma nuova, essere una rimodulazione decisa da qualcun altro.

«Per quanto riguarda il resto…», comincia il professore, e Morty si aspetta che affronti cosa è accaduto pochi minuti prima. È accaduto realmente? Stava sognando? Se fosse davvero successo, perché mai dovrebbe parlarne davanti a Madame Chips?

Morty si accontenterebbe anche se menzionasse solo le prese in giro. Perché stava ridendo di lui? Perché non ha fermato quei bulli? Di quello, almeno, ha la certezza che sia stato reale.

(Anche un insegnante che ti masturba di nascosto è stato reale, Morty)

Rimane con il fiato sospeso, aspettando le prossime parole dell'uomo. Sánchez ha le labbra socchiuse, sta per dire qualcosa, ma non lo fa nell'immediato. Sta pensando alle sue parole, e Morty spera con tutto il suo enorme cuore che siano delle scuse. Solo delle semplici scuse. «Si prepari sui fondamenti alchemici delle nuove pozioni affrontate a lezione. Domani c'è il test», Severick conclude e si alza. Le aspettative di Morty crollano a terra come i vetri rotti di una finestra. La sua espressione si delude sul volto giovane, mentre il professore fa per andarsene. «Essere stati trasformati in muffole e lanciati per aria fino alla rottura degli stinchi non varrà come scusa», è l'ultima cosa che Sánchez dice prima di allontanarsi, il solito e drammatico sbuffo del mantello che accompagna i suoi passi.



NdA


Questo AUCrossover è AAAAA. Io non – cioè – boh… Davvero, non so come esprimermi, non so da dove iniziare. So perfettamente che niente di ciò poteva essere più improbabile, a partire da Morty Tassorosso a… Severick Sànchez. URLO. Tutto ciò è così trashy e chaotic. Ho mischiato le mie due più grandi ossessioni ai tempi della pandemia: HP e la RickMorty. Andiamo con ordine.

Hogwarts Mystery è l’ambientazione della ff (anche se non c’è tutto quel casino sulle Cursed Vaults) perché in quarantena ho divorato quel video game, mamma mia. Sapevo anche i trucchi per avere l’energia gratis. Poi arriviamo a Rick, il nostro Severick, sì. La sua personalità, secondo me, doveva essere un bel miscuglio fra quella dei due personaggi, quindi sì con un certo aplomb distaccato e un vocabolario forbito, ma anche la lingua di fuoco di Rick + annessa dipendenza da alcol. Silente offre sempre ottimi modelli educativi ai suoi allievi.

Però Piton non avrebbe mai toccato con un dito nessun suo studente, almeno in QUEL senso, Sanchez a quanto pare invece...

Considerando che alla fine questa FF è lime, con delle nuance soft porn… UHM. Ammetto che Harry Potter e Rick e Morty, a mio gusto, difficilmente si sposano bene insieme. E io difficilmente mi sposo bene al non-con, però ho voluto provare.

Avrebbe magari più senso se entrambi fossero studenti, ma volevo mantenre l’age gap… mi faccio criminal offensive side eye da sola.

Giuro che una ff più impegnata è in arrivo, ma è ancora in fase di produzione. Spoiler: è una prime rickorty. Ahia.

   
 
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