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Autore: Fenringard    26/04/2023    0 recensioni
Un doppio agente in una compagnia di terroristi domestici riceve l'ordine remoto dal suo superiore diretto di intercettare una microspia nel server dei terroristi.
Linguaggio italiano estremamente dettagliato con termini rari, solo per lettori intenzionati ad affrontare la propria cenologia terminologica.
Scritto come vezzo nei confronti della mia passione per l'Italiano ricercato, i miei testi più lunghi sono meno criptici.
Genere: Azione, Noir, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BRACCHEGGIO AMBIGRAMMATICO

Conticinio torno torno.

Sgrullone zampeggiante.

Indistinzione screziata, tetra, nerocupa.

Solo il crine uranico soffuse l'ambientino circostante, fattosi latebroso topoieto.

Perfette condizioni per raggirare la amblionoctiblesia di eventuali escubitori di berna nel verminaio dell'area delimitata della GZA (Georgy Zakharov Army), una thug domestica.

Presuppositivo ottimista, quello di Ivo Helophis, rodato apofasimeno sovreccelso e di lungo corso.

Ivo Helophis sapeva quatt'acca sul vissuto del corifeo della GZA, lo scarsocrinito Elisio Duprain, prescidendone i dettagli.

Il convulso boiario della GZA; appena un ennesimo dei riccardi imperversati e marmifici che Helophis avrebbe traguardato, a tempo debito.

Duprain: affrontabile ad uno sciabecco il cui allibo riducesse ai minimi termini la franchia dei cabotieri circonvicini invece che le proprie ballast.

Barilotti da sventagliare, gli altrui metaforici navigi, senza spadellatura alcuna; solo crivellate a compimento.

Helophis avrebbe raffermato, andando cerconi e trufolando come infiltrato, una inconfutabilità in cale: niente eterna.

I motomezzi, sembievoli ad antenate, trabiccoli e trespoli, più che ai crossover o blindi presagibili da parte di una vendita di pericolari quali siano gli esercitali della GZA circuivano ad occhio e croce Ivo Helophis.

Fuor di metafora in vero: il novello cavanserraglio in cui erano ammassati tali scassamenti non era priorità delle anacatarsi nummarie assiomate da Duprain.

Effabile: la GZA, per poter correre la cavallina, necessitava di recondità, estrovertendo dottaggio altrui; fare bel vedere di sacco e sporta, prociana com'era ad un fondaccio di New Orleans, appendeva ad un filo.

Incupato dal notturnale, innicchiato dietro di una ruscarola, monturato di partita idrofobica e sciadofila in pussè doppiato in heracron e passamontagna di quartanello, Helophis elettrizzò il micropadiglio ipodermico tra l'antielice ed il trago, catadromo alla concia.

"Lawrence?"

"Ivo"

"Attualmente mi trovo nell'area ristretta della GZA, sono riuscito a districarmi temporanemanete durante una commissione per Elisio, ma non posso permanere troppo a lungo. Quali sono le direttive?"

"Ivo, il nostro satellite spia è riuscito a scannerizzare l'area in cui ti trovi e, tramite la visuale ad infrarossi, ha mappato gli interni della struttura davanti a te.Ho inviato sul tuo OPS-SAT una pianta tridimensionale, come da prassi"

Lawrence ed Ivo: una sinergia vichiana soffermatasi ed indisimprimibile, anni di rassegna (Lawrence) e trapasso (Ivo) assieme,

irrilevante si trattasse maternage o prossenia.

A calere?

Desistenza di mistralate su scala nazionale ed interanazione, chiunque ne fossero i motivatori.

Professione liberale, per vie traverse, pro-tempore : Ivo anzitutto un referendario doppiogiochista, intromessosi nella GZA tramite giarda.

"Al piano rialzato della struttura, come indicato sulla mappa, nell'ufficio principale della GZA, è presente un server: inserisci la nanospia che ti ho fornito assieme al resto del tuo equipaggiamento; tenere sottocontrollo qualunque movimento della GZA è priorità assoluta"

Palmare alla mano.

"Elisio non sospetta nulla?" - Helophis voleva mentre noverava la mappa, approfittando della reminiscitiva.

"Tranquillo: esattamente come per il tuo caso, ho creato una copertura convincente anche per me: fondelliere mercenario di frodo. Rifornire anche gli altri ranghi della GZA, per adesso, è un male necessario, si voglia la missione abbia successo. Il direttore ci è addosso, Ivo: l'agenzia non è solita fornire assistenza a terroristi domestici, ho potuto fornirti solo il minimo necessario, ma l'esperienza è maestra, e tu ne trabordi"

"Adulatore" – mappa memoriata ed istantaneamente convenibile.

"Tengo presente ne sia al corrente, ma a costo di sembrare prevedibile: devi essere un fantasma, la singola dose di scopolamina a tua disposizione con cui ho potuto rifornirti ti obbliga ad evitare qualunque contatto; puoi usarla solo in caso di estrema emergenza, solo se a vederti sia un singolo ostile, e dovrai cercare in tutti i modi di rendere il suo svenimento immemore quanto più accidentale possibile"

"Basterà" – Ivo sapeva a chi inoculare il memoricida, e non per un un caso di veletta.

"Benissimo, Ivo. Ci affidiamo a te. Una volta portata questa missione a termine con successo, potremo capire come agire ulteriormente dall'interno della GZA, per smantellarne le operazioni al meglio possibile, in seguito"

"Ricevuto, Lawrence: comincio la missione"

Spento il padiglioncino, Ivo montò i fotocoli d'ordinanza, dalla parvenza di comuni bifocali, con cui capacitare la noctipia; fondamento deterministico per il riuscimento di un qualunque assegno notturnale.

Andando sommesso in fratte, nubilato dagli sbattimenti sfumati dalla fanaleria nel parcheggio, Ivo abbordava alivolo un saldo piovitoio inchiavato al mandorlato: il calzabraca in taffetà puntellato in twaron esimeva i gracili e i sartori dalla aciamnaite.

Giunto sulla tettoia, notò un marciapiano e corrispettivo greppo.

Insonorità plenaria.

Nemmeno la salva di una telecamera a circuito chiuso.

Arpicato il greppio, innanzi presiedeano quattro occhialoni cupolati pavimentati: svincolati trabene, Ivo approssimò la sola secondaporta conspetta.

Appurato il salvacondotto nel protino dietro tale amparo con la catacamera elettronica, voltò i boncinelli col ritorto ad audendiu verbum.

Cristalleggiato da una singola lampadina aggirata al diplinto, Ivo la bersagliò con l'interferitore elettronico: dapprima un brillacciare, poi un palpebrare, a seguire un corruscare, a finire un buiccio la cui durata sarebbe ammontata a circa 10 minuti.

Puro soppiatto.

Contusosi alla parete, Ivo trasfluì felpato sin una ulteriore porta.

Un ticchettio romiva da dietro essa.

Catacamera alla mano, Ivo ne spettò la cella: appurò si trattasse dell'accessorio informatico della GZA, tangendo con l'endice.

Lo smanettone sulla qwerty?

Jason Denver, il garantista, il tramezzatore a cui Ivo si aggiustò nel penitenziario di Ellsworth per fiduciarselo ed imbuirgli la cavatina di accreditarlo alla GZA, post-fugone dalla catorbia di massima sicurezza – tutto tecnicizzato da Lawrence, ausiliato da due altri operativi.

Un raperonzolo alla buona verso i suoi coinvolti, ma spada di damocle fegatosa verso i suoi contrariosi, Jason era il biotecnico della GZA e la sua acrasia psicosomatica tradiva il suo fisico nastriforme.

Ivo semisvoltò la porta inudibilmente, nessuh antepagmenta sullo stipite di cui avvedersi.

Jason era auzzato sullo schermo del PC, metabolizzando chissà quale imbandigione digitale afrososa, ignaro dei sissoni ipofonici di Ivo.

"Hai un coltello puntato alla nuca" – la voce di Ivo velata da un modulatore impiantto nella sua trachea.

Jason sassificò, la costola del morselliere di Ivo instette tra l'occipitale e la sutura lomboide.

"Sei un uomo morto, chiunque tu sia, non appena informerò i mie commilitoni"

"Ho le mie precauzioni. Se vuoi saperlo, sono un critico musicale,ed è tempo che si cominci a cantare: perché Duprain ha intenzione di spedire Morgana Villablanca ed Ivo Helophis a Cozumel?"

Jason tentennò il capo, poi replicò criteriato.

"Per una messa in prova dell'ordigno al diazometano concentrato sulla nave da crociera Maria Francisca"

Duprain: psicodegenerato dall'astrattismo debosciato, con il piede nella staffa a tal punto da mandare al patrasso migliaia di innocenti per una provazione d'artificeria.

"Non pecca di alacrità, il pelato"

"Ed ora che intenzione hai?"

"Rammentarti che si è trattato soltanto di un incubo"

Siringa alla mano, Ivo incarnì l'ago nello sternocleidomastoide di Jason, il quale sfordì istantaneamente.

Ivo acconciò Jason sulla sua savonarola, depresso come se acciocchisse.

"Ed ora, il server"

Ivo intercettò un nanoricevitore in una microrimanenza nella torre del server addestrato a Jason, disalveolandosi dalla cella, rivoltorando un'ultima volta, palpando con mano che James fosse ancora nella sua Dite onirica.

"Missione compiuta, Lawrence, ma è soltanto l'inizio: la situazione è peggio di quanto pensassimo, sarà molto complicato sviare i sospetti su di me, quando, inevitabilmente, dovrò sabotare l'ordigno a Cozumel"

Ivo ricalcò le orme, rientrando nei ranghi estrinsechi l'area interdetta della GZA, capitando a tiro nel suo compartimento personale, inorpellato dal lucifugo degli anditi seminitificati della camerata comune, reintroducendosi nella sua stanza personale. .

Imbaulò la fornitura nel proprio stipo, camomillaceo ed atarassico: era fermo sull'acatalessia provocata dalla scopolamina; una ravvedutezza tra il lusco e il brusco di Jason era matematicamente impossibile.

Ex tempore, un toccolare femminesco dietro la porta, e fu presta la dischiavata con cui Ivo sgangherò la scolca.

"Ciao, Ivo"

Sotto l'usciale apparteneva Morgana Villablanca, artificiere e fuochina, una malaccorta utopista che Ivo ebbe accontato ad hoc durante la sua istanza tetraminale.

"So bene sia tardi, sono le due passate, ma volevo riferire personalmente: tra due giorni io e te verremo spediti a Cozumel per quella che potrebbe essere la nostra ultima missione assieme, debbano esserci complicazioni"

Ivo stette a lustro, snuvolato dal ragguaglio di Villablanca, palesemente passionata dalla sua assunta paesanità ed irrimediabilmente faisandè al solo rai della sua temperatura agnatica e torciona.

So già tutto, ragazzina, vai al punto..

"Ecco... pensavo di passare questa notte con te, sai.. potrebbe essere l'ultima..."

Caviglia mimi cappellina, carbuncolo dolce; rassembro capitulato; mamme cadenziose, pulvinate dal corsage ma certamente alla ghigliottina quando disincinte; euscelia; ipergirochelia benportata; trentuno setoluto e schienuto; mani devesse.

Come disconsentire una caterinetta così peonia, una implacanda Dionaea pavoniccia dalle fattezze di acanina Vanilla Planifolia esangue.

Ivo chiuse accorse Morgana, chiuse la porta, ed a breve il doppino sarebbe inanellatosi nella losca, garantendo un costeggio inoffeso dallo sgottamento.

   
 
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