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Autore: Fiore di Giada    28/04/2023    0 recensioni
[I CAPITOLO=13/9/2004]
[II CAPITOLO=26/4/2005]
Come si può definire questo "tentativo" di storia?
Volevo creare una storia su Street Fighter II Victory (all'epoca, vagamente, ricordavo solo quello, con mescolanza del videogioco, per quanto possibile) basata sui misteri archeologici. Avevo anche citato Relic Hunter.
Purtroppo, non mi era uscita bene. Avevo dedicato la coppia RyuxChunLi ad un utente del forum in cui l'ho pubblicata.
Godetevi questo scempio.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chun-Li, Ken, Ryu
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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(13/9/2004)
Lo so che sarà una trama simile a Relic Hunter(adoro quel telefilm)ma che volete farci.
 
I CAPITOLO:Una nuova amica
 
-Sei un pezzo di ghiaccio!!-
-E tu uno stupido ragazzino viziato che pensa che la vita sia solo un gioco! Ci credo che tua madre sia morta! Evidentemente è morta di dispiacere nel dare alla luce un idiota come te!!-
Quella frase... Lo aveva ferito... Gli sembrava di avere ricevuto mille coltellate nel petto...
Mille coltellate che riaprivano una ferita che il suo cuore mai aveva rimarginato, malgrado la sua aria di ragazzone americano scanzonato e un po' incosciente...
Sua madre....Era morta... Morta circa quaranta minuti dopo la sua nascita....
Non era mai riuscito a perdonarsi questo e, per tentare di dimenticare, si era costruito una maschera sul cuore... La maschera di un ragazzo allegro e incosciente....
Ma quella non era la sua vera natura. O forse, era solamente una parte. Una parte che agli altri mostrava per non apparire debole....
Tuttavia, quelle gelide parole di Ryu avevano disintegrato quella fragile maschera, che lui credeva indistruttibile...
Non era riuscito a controbattere. Era fuggito, disperato, in lacrime. Un senso di colpa mai dimenticato stringeva la sua anima senza pietà.
Tuttavia, su una cosa Ryu aveva ragione. Lui era solo un ragazzino viziato, che aveva ricevuto tutto su un piatto d'argento e prendeva le sue decisioni con leggerezza, impulsivamente, senza riflettere.
E per questo era partito. Aveva lasciato tutto e tutti ed era partito prima per il Messico, poi per il Sudamerica. Non aveva portato niente con sè... Niente... Niente che ricordasse il suo essere un rampollo della buona società statunitense...
Erano oramai ventinove mesi che era lontano dalla sua famiglia. In quei ventinove mesi era molto cambiato. E tutto questo era dovuto alle esperienze che aveva vissuto nel suo lungo viaggio attraverso il Sudamerica...
Era vissuto ovunque. Nella foresta ammazzonica, bella e impenetrabile. Aveva lottato con i piranha, i caimani e i giaguari per procurarsi il cibo. Poi era vissuto anche sulle Ande, fredde e inospitali, dove aveva conosciuto indios dai colorati e vivaci vestiti e dalla grande umanità, malgrado le condizioni di miseria in cui versavano. Nulla a che vedere con le persone ricche e con il cervello pieno di facezie che facevano parte della cerchia di amici della sua famiglia...
Nessuno avrebbe potuto riconoscere in lui l'esuberante Ken Masters, il figlio allegro e vivace di un ricchissimo armatore americano. Era diverso, estremamente diverso. Il suo corpo, temprato dalle lunghe fatiche di quei ventinove mesi, era diventato molto più muscoloso, anche se non aveva perso la sua asciuttezza. I suoi capelli biondi si erano molto più allungati ed erano malamente trattenuti da un laccio di cuoio e una folta barba, anche essa bionda, lo faceva apparire estremamente maturo, malgrado avesse solamente ventisette anni e i suoi occhi avevano perduto la loro espressione allegra e vitale, per assumerne un'altra, di guerriero deciso e sempre all'erta. Ora era diventato un uomo, un vero uomo...
Improvvisamente dei rumori lo scossero. Urla scomposte, unite ad espressioni sconce.
-Ci risiamo.- mormorò con tono annoiato.
Corse in direzione dei rumori e, immediatamente, si trovò dinanzi ad una scena terribile.
Quattro uomini enormi stavano picchiando un ragazzo di circa sedici anni, che stringeva convulsamente a sè qualcosa.
-Ma bene... Degli uomini grassi e grossi che se la prendono con un ragazzino-" rise beffardamente Ken.
-Di che ti immischi?- domandò uno di loro tentando di attaccarlo con un coltello.
-Patetico...- mormorò il giovane dai capelli biondi e, immediatamente, lo stese con un potente calcio all'addome.
-Bastardo!!- urlarono i tre e, immediatamente, lo attaccarono in gruppo con i loro coltelli.
-Idioti!- mormorò il ragazzo colpendoli con potenti calci.
Improvvisamente un altro uomo spuntò da un muretto e tentò di attaccare il giovane alle spalle.
-Cosa?- fece il giovane voltandosi.
Quasi subito una figura elegante, probabilmente femminile, apparve e, immediatamente, con un calcio volante, stese l'uomo.
-Complimenti, te la cavi con la capoeira.- si complimentò Ken.
-Beh, anche tu vedo che sei un campione con il karate.- rispose la misteriosa ragazza.
Ken la osservò. Era alta, snella, con lunghi capelli biondi e occhi verdi, simili a smeraldi.
Indossava una maglia bianca corta che le lasciava scoperto lo stomaco, jeans e scarpe da ginnastica.
-Qual è il tuo nome?- domandò poi.
-Elena Stella Meriegova è il mio nome e questo è mio fratello Alexander. E tu?-chiese la ragazza.
-Ken... KenLaGrand...- rispose Ken. Lo sapeva di avere mentito, ma non voleva essere riconosciuto. Voleva essere Ken in quanto Ken, non in quanto l'erede dell'armatore John Masters.
-Vorrei ringraziarti per avere salvato mio fratello. Senti, vorresti essere per qualche giorno mio ospite?- chiese la ragazza.
Ken esitò, poi disse: -Accetto.- Dopo ventinove mesi passati a sopportare prove durissime, cosa c'era di male nel voler godere della dolcezza della civiltà e del calore di un rapporto umano?
-Su, vieni!- disse la giovane e, seguita dal fratello, ancora scosso dalla terribile esperienza, e da Ken, iniziò a camminare, scomparendo ben presto nella folla di Buenos Aires.


 
   
 
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