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Autore: DrkRaven    30/04/2023    4 recensioni
Questo brano è ispirato all’anime Given, puntata 9 dal minuto 9, la scena che riesce a far vibrare le corde del mio cuore ogni singola volta! Questa storia partecipa al contest 'La scena che ho nel cuore' del profilo @TeamLinKIostro04 di Wattpad | ⚠ BOY X BOY ⚠ | Parole: 1.017
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mafuyu Satō, Ritsuka Uenoyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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INTRO:

Questo brano è ispirato all’anime Given, puntata 9 dal minuto 9, la scena che riesce a far vibrare le corde del mio cuore ogni singola volta!

(Questa storia partecipa al contest La scena che ho nel cuore del profilo @TeamLinKIostro04 di Wattpad)


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IL CUORE SOMIGLIA ALLE CORDE DI UNA CHITARRA.

SE NON SONO BEN TESE, NON PRODUCONO ALCUN SUONO.

SE LE TIRI COSÌ FORTE DA FAR MALE, FINO A QUANDO SONO LÌ LÌ PER ROMPERSI…

È IN QUEL MOMENTO CHE…

IL SUONO DIVENTA UNA GRANDE ONDA CHE SCUOTE I TIMPANI.

[cit. manga Vol.2]


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Un ultimo respiro nel buio, il sipario si alza mentre le luci sul palco si accendono di uno splendore accecante. Le bacchette di Akihiko ci danno il consueto segnale e le mie dita attaccano a suonare il primo accordo di quella melodia che mi ha tormentato per settimane, ammaliante come il canto di una sirena sin dalla prima volta in cui è uscita incerta dalle tue labbra.

Ma ancora più ammaliante è la tua voce che sgorga inaspettata dagli altoparlanti, catturando gli sguardi e travolgendo i cuori. La tua anima finalmente esplode e riversa nell’aria immagini ed emozioni così vivide che mi sembra di vederle, di toccarle. Riesco a sentire sulla lingua il sale delle tue lacrime di bambino, percepisco il calore rassicurante di una mano gentile, un tocco deciso e allo stesso tempo delicato: quello di un amico, quello di un amante.

Il mio cuore pulsa allo stesso ritmo del tuo, battiti convulsi e rapidi, il primo amore che brucia e annienta la ragione; la lingua si scaglia in parole affilate come coltelli, troppo amare per poterle inghiottire di nuovo. E poi il silenzio, il fiato incastrato in gola, la corda tesa che oscilla mentre quella della chitarra si spezza sotto le tue dita con un suono stridente.

La storia di un inverno. La storia di una notte.

Il tuo grido vibra distorto dall’amplificatore e manda il mio cuore in risonanza, e so con assoluta certezza che non potrà resistere a tanto dolore senza spaccarsi e frantumarsi in mille pezzi. Ma ho anche bisogno che accada, così che i frammenti del mio cuore si possano mescolare ai tuoi, schegge scintillanti, preziose e inutili come diamanti.

Una goccia si stacca dal tuo viso e brilla alle luci del palco, lacrime mischiate a sudore mentre i tuoi occhi da cucciolo smarrito cercano i miei per un istante, il bisogno quasi doloroso di avvolgerti tra le mie braccia che si riversa nel sorriso incerto che ti rivolgo.

Le mie mani scivolano negli accordi di chiusura, le ultime note volteggiano nell’aria e si posano leggere come fiocchi di neve sui volti rapiti e stupiti del pubblico sotto al palco, le bocche spalancate verso il cielo come fanno i bambini alla prima nevicata.

Il silenzio sembra esplodere nei miei timpani, i polpastrelli ancora formicolanti sulle corde della chitarra che vibrano piano.

E poi la folla scoppia in un boato, applausi e fischi e lacrime per quei tre minuti di strazio e poesia che ci hai donato.

Ti guardi attorno frastornato, non sai come fare per richiudere nuovamente le tue emozioni in quella minuscola scatola che è il tuo cuore, del tutto insufficiente per contenere l’enorme valanga di dolore che ne è fuoriuscita. Ma credi che se non lo facessi potresti morirne, travolto dalla sofferenza e soffocato dal bisogno di redenzione che ti sta stringendo la gola bloccando di nuovo le parole e i respiri.

Infilo le dita tra i tuoi capelli morbidi, attiro la testa sulla mia spalla nel bisogno di proteggerti da te stesso e ti trascino dietro le quinte.

Il tumulto nel tuo cuore sembra calmarsi lentamente, torni a respirare piano, balbetti dei ringraziamenti che non riesco a sentire perché il mio cuore invece sta ancora vibrando, l’onda d’urto che erompe e deflagra annientando in un lampo tutta la mia razionalità, abbattendo dubbi e timori, scardinando tutte le mie convinzioni.

Non lo so nemmeno io cosa sto facendo quando ti attiro a me e ti stringo forte tra le mie braccia, le chitarre tra di noi che mi impediscono di sentirti vicino come vorrei.

È tutto confuso, impulsivo.

Vero. Spontaneo.

Un sogno. Un miracolo.

E forse sto ancora sognando perché mi vedo posare le labbra sulle tue, un gesto istintivo che viene dal profondo del mio cuore e a cui non posso oppormi.

Le tue labbra tremano contro le mie, i tuoi occhi sgranati e lucidi che guardano attraverso i miei, inseguendo ancora il fantasma che tu stesso hai evocato e che non svanirà mai completamente ma continuerà a tormentarti, insieme alla nostalgia e al peso di una colpa che non hai, alimentando la più antica delle maledizioni: l’Amore.

Ma io ti bacio lo stesso, perché la tua maledizione è anche la mia, le parole pesanti e silenziose che solo la musica è riuscita a liberare, riportando finalmente la tua anima alla vita.

Stacco lentamente le labbra dalle tue e ti guardo ancora una volta, il tuo viso così dolce ed espressivo, ora, su cui riesco finalmente a vedere la speranza, un bagliore dorato che si insinua tra le ombre della tua sofferenza. Infilo le dita tra i tuoi capelli soffici, quasi a sincerarmi che tu sia davvero qui, con me, che tu non svanisca come un fiocco di neve, unico e fragile, quando lo tieni sul palmo della mano troppo a lungo.

La realtà torna prepotente nel fragore del pubblico che ci acclama; acclama te in verità, perché la nostra musica è stata insicura e titubante mentre le tue parole sincere, il tuo grido straziante, hanno toccato l’anima di chiunque fosse presente in sala.

Ma il tremore nelle tue mani mi dice che tu hai già dato tutto e ora sei completamente prosciugato di ogni energia, svuotato di ogni emozione e incapace di comunicare nient’altro se non l’abisso che senti dentro di te.

Eppure, le parole appena trovate sono balsamo sulle tue stesse ferite, il primo passo necessario per guarire e tornare a vivere. Ripartendo dal presente, dalla musica, i nuovi amici e le pause pranzo divertenti.

E anche se hai paura, puoi concederti di amare di nuovo, di guardare al futuro, di credere ancora nella felicità. Perché io sono qui per te. Non ti abbandonerò, non me ne andrò.

Perché voglio darti l’amore che meriti.

Voglio proteggerti. Voglio renderti felice.

Voglio farti vibrare di nuovo.


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Grazie mille per aver letto la mia storia, spero che ti sia piaciuta!
Tutti i commenti sono sempre apprezzati.
=^.^=


   
 
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