Storie originali > Poesia
Segui la storia  |       
Autore: Cladzky    01/05/2023    1 recensioni
Leggendo l'Eneide l'autore si addormenta e finisce in un terribile oltretomba scritto in terzine ma anti-Dantesco, dove non sono i morti a essere puniti, ma i suoi peccati letterari. Il buon Virgilio, come al solito, recupera la sua funzione di guida in questo inferno laico, traghettandolo da un'anima furiosa all'altra, pronta a randellarlo. Un'opera per ridere, ma anche di riflessione interiore e soprattutto di insulti, piena di personaggi storici.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CANTO X - Ove il poeta, ascososi con Vergilio, si fa dare le prime spiegazioni circa l’aldilà.

 

S'odì un odore de fauna palustri

E passi pesanti su tavole infrante.

Retro li tomi de le "Vite Illustri"

 

Rifugio femmo con fiata ansimante.

Ecce, fra i rotoli svettò un saio

E visa dure e fiere, infernal cresimante

 

Era Torquato, catena a bagagliaio

Trascinava arretro cinghiati, da scolaro,

Papiri e codici dal pesante telaio

 

E s’arrestò a due passi dal nostro riparo.

Disse'l benedettino "Ahi, Svetonio!

Fortunato fosti a ieri paro paro,

 

Che per trar via il tuo patrimonio

Tutto il resto io dovria lassare.

Ma non tripudiare, savio dimonio,

 

Che domani istesso ti verrò a trovare

E in un minuto farò il lavoro d'un giorno

In quest’ignoto letterale mare."

 

Ciò detto discorso, per puro contorno,

Mollò un gran calcio al muro di carta

Che tutta addosso coverse d'intorno

 

Su le nostre figure e poi si diparta.

Un sospiro io traggo e alzatomi dico

"Poco ancora e quello ci squarta!"

 

E mi son scosso dello scritto antico

Biograficante di chi ebbe successo

da Seneca indietro a Livio Andronìco.

 

Il duca rispuose "Stiamogli appresso

Che la pria cosa ch'ho io da mostrarti

Al bieco tragitto d'egli è annesso."

 

Ed egli, da romano, avea le arti

Non sol culturali ma pur nel fisico

E prese a scalare l'impervie parti

 

Di quel colle ove io invece risico

A sol star dietro i suoi balzi soprani.

Poggiai le mani su un codice astrofisico

 

Tolteca del tempo di Mallatzin, tlahtōani

Di Colhuacan, città dei grandi laghi,

E dietro il mi lasciai per li sentieri strani

 

Intrapresi dal duca per motivi a me vaghi.

Sul dorso m’assistette a salire acquattato

E dalla cima scrutammo nugoli de nuraghi

 

Fatti di nigri mattoni e ciottolato

È il sentiero al loco a me anonimo

Stagliante su sfondo di zolfo e nitrato,

 

Di cui sempre Bosch, noto Hieronymo,

Come avvertenza illustrò nei suoi quadri

Che tanto orridì lo me sinonimo

 

Dacché in vita fui e or coi miei padri.

Spesso fui sul punto de convertire

Per li timori (del raziocinio i ladri)

 

De le etterne sataniche ire

Pur sempre il dubbio prevalse alla fede.

Ma trovandomi ora all’imbrunire

 

Nella cittade in cui Dite risiede

Lo spasmo mi prese al realizzare

Che all’inferno poggiava il mio piede.

 

Al che prego al cielo, ogni malaffare:

Eloì, Eloì, lama sabactàni?

Per pochi anni trascurai il tuo altare

 

Dietro a svaghi temporali, mondani

E senza domani mi dai tal castigo.

Ne ho io la colpa? A trovarti furno inani

 

Li sforzi miei in ogni sacro rigo

Che tanto confusi si faceano col mito

Del duca meo e di te fei disbrigo

 

Come qualunque leggenda nell’infinito

Distendere dei credi d’ogni angolo di mondo

Che più savio trovai non seguire alcun rito

 

Dal momento che mai sarei giunto al fondo

Dell’unica justa o se vi fosse affatto

E che un inferno sempre facemi sfondo

 

E avevo inver ragione, eccomi disfatto

Perché sempre prove io mal ricercavo.”

Vergilio dovettemi tarpare ben ratto

 

La bocca mea e redarguì quell’avo:

“Idarno tu favelli li passati peccati,

Poiché non sei del Tartaro schiavo.”

 

“Mia guida” Ripresi “Indo s’è traghettati,

Se morti non semo e dannati neppure?

Rispondimi alfine, scoprimi gli strati

 

Che asconde il loco, se le tue cure

Davvero hai fatto patto d’offrire

Qual Cicerone delle inferi paure.

 

È tutto un sogno o vedo l’avvenire?”

Rincuorò egli “Ancor sei tu acerbo

Per vagare li campi dell’Ade il sire.

 

Lo mondo in cui trovi è lo riserbo

Di chi si fe servo alla musa Calliope

O come è nomata, quel nostro nerbo,

 

Pel globo vasto per l’occhio miope.”

“Non è dunque un sogno?” Dimmando confuso.

“È falso dunque l'ingresso etiope

 

Che Ariosto disse all’inferno fu fuso?

E Dante, dunque, di quanto ha errato?

E pur tu, mio duca, il pubblico hai illuso?”

 

“L’Orco è informe” Spiegò il magistrato

“Noi lo plasmiamo in accordo ai desiri

Come quei in basso, che vedi in tal stato,

 

Quest’ultimo è frutto dei loro sospiri.”

“Che fu di Ade?” Chiesi paonazzo

“Di Nergal, Ninazu, Aita ed Osiri?”

 

“Sol nomi giocosi” Disse in imbarazzo

“Che diamo a ciò che non conosciamo

Per lo sfizio di cogliere in un vocabol sprazzo

 

Ciò ch’è oltre la stirpe d’Adamo.”

“Io ti contesto” Dissi impettito

“Se gli dèi frutto son de lo calamo

 

Come potè Aenēās il favorito

Pocanzi sottrarmi al cristico paio?

Lui che prima de tutto è mito

 

E due volte in quanto divino ereditario,

Figlio di Venere eppure concreto

Nel contrastare il duo de lo saio?

 

Parla, non farmi sapere divieto!”

“Già te lo dissi” Scosse lui il dito

“Due volte e ora una terza ripeto

 

Sol ne la mente può l’ombra del mito

Atterrir chi vi crede e così avvenne.

Illusioni, nulla più, eppure han patito

 

Perché quel duo, dal credo solenne,

Sempre in cerca son di nimici

Per riscattar lo favor che li sostenne

 

In vita e pur ora ne cercan le radici.

Facile poi è illuder chi mi lesse:

Non credi che Milton, che tu benedici,

 

Letto abbia il poema di noi stesse

Nel dipinger Lucifero e’l suo viaggio?

E Torquato non foggiò la cavaler arabesse,

 

Clorinda a Camilla, de’ Volsci lignaggio?

Or giù venmi e retro stammi ben stretto!”

Così lo seguitti nell’ameno selvaggio

 

Verso il tenebroso e infernal ghetto.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Poesia / Vai alla pagina dell'autore: Cladzky