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Autore: Evola Who    04/05/2023    1 recensioni
“Ma se vi dico che l’ultima volta che ci siamo visti, fu tre anni fa? Sempre qui, su questo pianeta. Sopra al grande vascello di Jabba, a lottare contro di voi e con il vostro amici Jedi… dove sono stato umiliato davanti a tutti. Finendo dentro delle schifose fauci di un Sarlacc!”
“Fett?!”
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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For my father....




Tatooine. Tre anni dopo la fine dell’Impero.

Nel mezzo del deserto, fuori dai confini di Mos Eisley, un Speeder Brike, con a bordo due figure, si muoveva veloce sotto ai due soli.

Entrambi gli occupanti avevano il volto ricoperto da bende di stoffa e indossavano gli occhiali da pilota, per proteggere dalla luce e dalla sabbia. Erano intenti a esplorare la zona.

Si fermarono in vari punti, scrutando l’orizzonte con i loro binocoli. Ma non trovarono nulla e continuarono il loro viaggio. Di certo, non avrebbero lasciato il pianeta finché non avessero ottenuto ciò che volevano.

Dopo diverse ore di viaggio, i due stavano però iniziando a disperare. Decisi comunque a non arrendersi, si fermarono in una piccola zona rocciosa.

La prima scese dallo speeder con in mano il binocolo, continuando la sua ricerca. Il secondo la seguì.

“Niente! Ancora niente!” disse la prima.

“Sai? C’è una cosa che non ho capito di questo viaggio…” rispose il secondo: “Perché non ho potuto guidare nemmeno una volta, da quando siamo arrivati qui?”

La ragazza continuò a tenere il binocolo davanti agli occhi, senza nemmeno voltarsi verso di lui, che intanto si stava abbassando il velo e gli occhiali dal volto, rivelando il volto di Han Solo.

“No, davvero. Perché questa cosa? Non ha senso…” insisté lui.

“Perché,” rispose lei paziente, girandosi finalmente a guardarlo, liberandosi a sua volta della copertura e facendo comparire il volto della senatrice Leia Organa, attraversato da un'espressione paziente che poco si intonava con il suo tono irritato: “Tu sei il capitano di quello stramaledetta pezzo di ferraglia che tu chiami ancora nave. Che nessuno deve pilotare, a parte te. Vantandoti di essere il miglior pilota della galassia.”

Han alzò le sopracciglia, un po' colpito dal tono secco.

“E dimentichi di continuo che anche io sono un buon pilota. E di certo, il tuo stupissimo ego non morirà per non aver pilotato un dannato speeder! Visto che non ho problemi a pilotare uno di questi così!”

indicò lo speeder con la testa, mentre nella memoria riviveva lo scontro in volo che aveva avuto con i Scout troopers su Endor.

Leia fulminò Han con lo sguardo, mentre lui la fissava con aria assente, per poi dargli di nuove le spalle, guardando l’orizzonte con il broncio.
Han la osservò con aria paziente, lasciando andare un lungo sospiro. Sapeva bene che non era arrabbiata per la sua stupida domanda. Era nervosa per il motivo che li aveva riportati su Tatooine.

Han le si mise a fianco, chiedendo: “Ti senti bene?”

“Mi sentirò bene quando avrò trovato Luke” rispose diretta, abbassando il binocolo con il volto duro. “Finché non avrò capito che cosa gli è successo, non mi sentirò in pace.”

Il pilota abbassò la testa, sentendosi un po' nervoso da quelle parole. Era preoccupato per Luke quanto lei. Ma avrebbe voluto distrarla un po', per almeno qualche minuto.

“E… non senti la sua presenza?” domandò un po' incerto ricordandosi lo strano legame dei due gemelli dovuto al loro potere.

“Sì, e questo mi rassicura. Ma non mi fa capire dov’è” spiegò Leia. “Percepisco la sua presenza in questo pianeta, ma questo non significa che sappia dove sia. E il segnale d’aiuto che abbiamo ricevuto non è stato molto chiaro…”

Dalla cintura della sua tuta, prese un proiettore di ologrammi, mostrando la localizzazione del caccia di Luke. Ma in un deserto ampio quanto un pianeta era come cercare una piccola spilla in un campo d’erba.

“E la meccanica, non è stato molto d’aiuto” aggiunse Han, guardando l’ologramma con il volto preoccupato. Ripensò al loro incontro con quella sgangherata meccanica che si occupava di riparare navi spaziali, con il suo hangar pieno di droidi tuttofare. Non aveva saputo dar loro nessuna notizia certa; ma, almeno, gli aveva presto il suo speeder, e aveva anche dato una pulita veloce al Falcon.

Leia spense l’ologramma, rimettendolo nella cintura.

“E l’idea di non sapere che cosa gli è successo mi fa impazzire!”

“Vedrai che lo troveremo” la rassicurò il marito con finta sfacciataggine.

“Luke avrà tenuto testa a tutti e starà aspettando il nostro arrivo. Come noi sappiamo resistere a chiunque, finché non arriva lui a salvarci. Un po' come ai vecchi tempi…”

“Han, non siamo venuti qui per ‘rivivere i bei vecchi andanti’, ma per trovare Luke, in pericolo da qualche parte!”

“Lo so. Ma Luke è ritornato qui! Di nuovo…” e alzò gli occhi al cielo per la disperazione. Questo pianeta aveva provocato più danni che altro. E non vedeva l’ora di lasciarselo di nuovo alle spalle. Per sempre.

“Per quanto ne sappiamo, Tatooine ha un forte legame con la Forza” rispose Leia. “Qui Obi-Wan ha trascorso i suoi ultimi vent’anni di vita in esilio. Luke è cresciuto qui e, nonostante tutto, ha avuto una infanzia felice con i suoi zii. E… è anche il pianeta dove nostro padre…” Non riuscì a dire le ultime parole.

Non voleva ancora accettare il fatto che, quell'essere che aveva odiato fino all’ultimo, fosse suo padre… non riusciva a capire perché Luke invece ci fosse riuscito, provando addirittura comprensione per lui. Lei invece non voleva affrontare l’argomento. Anche se era consapevole che, un giorno, avrebbe dovuto farlo.

“Forse, ha trovato un collegamento ai vecchi maestri Jedi risalente alla vecchia Repubblica, una di quelle cose che Luke vuole scoprire…”
Abbassò la testa, mettendosi a braccia conserte con il volto preoccupato. Era preoccupata sia per Luke che per tutti quei pensieri…

Han sapeva che certi argomenti, per lei, erano molto difficili da affrontare. Figurarsi se avrebbe potuto palarne con il proprio marito. Ma la capiva. Nemmeno lui aveva mai raccontato certe cose del suo passato, che non avrebbe voluto affrontare mai e poi mai. E Leia lo capiva. E non gli faceva mai domande su questi argomenti. Come lui non faceva domande su quello che si fossero detti lei e Luke, dopo la distruzione della seconda Morte Nera.

Ma vederla così preoccupata e così tesa e spesso tormentata dalle sue parole e responsabilità, lo spaventava. Era difficile farle capire che la vita non era fatto solo di doveri e lavori. E a volte ci riusciva anche.
Ma, questa volta, tutto ciò che avrebbe potuto fare, era mettersi accanto a lei, al suo fianco, e avvolgerle il braccio intorno alla vita, per farle capire che, almeno fisicamente, era accanto a lei.

Le avrebbe dimostrato che lui era lì, per lei, al suo fianco. Come era sempre stato e come sempre sarebbe stato.

Perché a volte le parole non sono tutto. E, molto spesso, un silenzio valeva molto di più della loro presenza.

Leia apprezzò il gesto appoggiando la testa sul suo petto, liberando un sospiro liberatorio. La vicinanza di suo marito la rassicurò e poté ammirare il deserto con maggiore tranquillità.

“Credevo che, dopo la guerra, io e Luke saremmo stati sempre insieme…” disse Leia con tono basso e senza nascondere la sua tristezza.

“Credevo che, alla fine di tutto, avremmo recuperato due decenni di rapporto fraterno perduto. E, invece, siamo sempre stati insieme come amici a combattere una guerra.”

Han abbassò la testa, con gli occhi visibilmente lucidi.

“Ora, invece, è sempre in viaggio per la galassia. Alla ricerca della Forza… e lo so che è questo il suo scopo. Lo so che ora è diventato il suo dovere portare avanti tutta l'eredità dei Jedi. E, per questo, avrà sempre il mio sostegno. Ma penso anche che, senza tutto questo… saremmo stati una famiglia.”

“Ma noi siamo una famiglia” rispose Han con sicurezza.

Leia alzò la testa, colpita da quel tono, ma soprattutto dalla sua risposta.

“Certo, abbiamo passato molto tempo alle prese con la situazione più instabile della galassia e, dopo la fine della guerra, si è messo subito in cammino nel suo viaggio personale per conto della Forza. Ma non vuol dire che non siamo uniti.”

Leia iniziò a fare un accenno di sorriso, colpita dalle sue parole.

“In fondo, anche quando Luke è dall’altra parte della galassia, si fa sempre sentire, perché sa bene che abbiamo compiti molto difficili da svolgere e che ci deve tenere d'occhio: tu sei al comando della nuova repubblica, e io devo tenere in vita un marmocchio simile a me, sbucato quasi dal nulla.”

A quel punto, Leia iniziò a ridere con leggerezza per le sue ultime parole.
“Ma poi, sai come finisce? Che siamo sempre noi che dobbiamo andare a cercare quel ragazzo dappertutto e salvarlo. Come sempre…”

La senatrice alzò gli occhi al cielo, ancora con il sorriso sulle labbra. Si sentiva un po' più sollevata dalle sue parole. Ora era speranzosa che, alla fine, avrebbero trovato Luke.

“Poi toneremo tutti a casa e Luke si farà perdonare, facendo la babysitter a Ben per il resto dei suoi giorni.”

“Idiota.”

“Lo so.”

Entrambi si guardarono negli occhi, con volto apparentemente inespressivo ma con gli occhi persi gli uni in quelli dell'altra. Ripensarono a come fossero cambiate le loro vita, nel corso degli ultimi anni. Erano sempre stati due persone che faticavano a sopportarsi a vicenda. Ma, allo stesso tempo, non riuscivano mai a restare a lungo troppo lontani, fino al punto di sposarsi e di ritrovarsi con un neonato in casa.

In pratica, avevano trovato un’altra vita. Una vita a cui non volevano rinunciare, anche se sapevano che certe cose non sarebbero mai cambiate.

“Grazie, Han” disse Leia, guardando l’orizzonte.

Entrambi rimasero vicini, perdendosi nel paesaggio del deserto.
“Sai? Se questo fosse un altro pianeta, probabilmente questo panorama sarebbe ancora più bello.”

Leia fece una smorfia divertita per quell'uscita.

Si godettero ancora per qualche istante quel momento di pace, prima di decidersi a riprendere la loro ricerca. Ma non avevano fatto in tempo a risalire sullo speeder, che sentirono dei versi animaleschi.

Si girarono di scatto, notando alcuni Massiff dalla pelle maculata, gli artigli ben affilati, gli occhi piccoli e la bocca digrignata a mostrare i denti, venire verso di loro a passi lenti. Sembravano infuriati.

Leia e Han presero di scatto i loro blaster, puntandoli verso agli animali. Senza mai perderli di vista, indietreggiarono lentamente…

“Han” disse Leia, con tono fermo.

“Non pariamo… non facciamo nessun tipo di rumore” rispose lui senza staccare gli occhi dalle bestie selvagge. Tese il braccio verso la moglie, in un gesto protettivo.

Entrambi restarono attenti e vigili, pronti a difendersi. Indietreggiando lentamente sulla sabbia, mentre le bestie ringhiavano con ancora più furia.

Han e Leia erano pronti a correre verso allo speeder. Se fossero riusciti a salire, avrebbero potuto allontanarsi in fretta da quelle bestie.

Han contò mentalmente fino a tre, rivolgendo un cenno alla moglie. Subito iniziarono a correre insieme verso alle speeder, il più fretta possibile.

Han aprì la strada e Leia gli andò dietro, sparando alcuni colpi contro il branco, che era partito subito all'inseguimento delle due possibili prede.
Sembrava che avrebbero potuto riuscirci. Erano quasi arrivati al mezzo di trasporto e avevano già ucciso una buona parte dei Massiff.

Ma, proprio quando erano ormai a pochi passi dallo speeder, due Massiff bloccarono il passaggio all'improvviso, costringendo la coppia a indietreggiare. Mancò poco che entrambi cadessero.

“Corri!” urlò Han, prendendo la moglie per la mano e trascinandola con sé, mentre lei cercava di sparare.

Correndo, cercarono di raggiungere un'altura rocciosa che svettava in mezzo al deserto. La situazione sembrava disperata, e lo diventò ancora di più quando Leia inciampò in un sasso sporgente e cadde a terra, proprio mentre un Massiff le stava quasi per saltare addosso.

Ma Han si mise in mezzo, mentre la bestia balzava, e venne morso al braccio. Si lasciò sfuggire un urlo di dolore. Fu breve, ma molto doloroso. Finì tutto quando Leia sparò alla bestia, liberando Han dalle sue grinfie.

Si alzò, prese Han con sé e ripresero ad allontanarsi il più in fretta possibile, mentre la vecchia canaglia cercava di fermare la perdita di sangue con la mano, con il volto dolorante.

Entrambi avevano il fiatone ed erano esausti. Dovevano trovare un posto dove riprendersi e cercare di medicare la ferita. Ma le bestie non sembravano intenzionate a cedere e continuavano a inseguirli.

Quando i gemiti di dolore di Han diventarono più frequenti, Leia capì che dovevano fermarsi. Individuata una roccia abbastanza grande, vi si nascosero dietro, sperando che bastasse come riparo di fortuna.

Leia fece appoggiare Han contro la roccia. Si teneva il braccio con la mano, ormai sporca di sangue.

“Han!” disse Leia, preoccupata, pur cercando di non dimostrarsi spaventata: “Come ti senti il braccio?”

“Beh, pensavo di averle già passate tutte, in vita mia. Ma non mi sarei mai aspettato di ricevere un morso così brutale!” e fece un verso di lamento.

“Almeno, Chewbe non ti morde! Si limita a staccarti le braccia e fine!”
Leia, con delicatezza, prese il braccio ferito del marito e controllò i segni lasciati dai morsi.

Presa la borraccia, gli pulì la ferita con l'acqua e, così, scoprì che fortunatamente non era molto profonda, e che Han non aveva perso troppo sangue.

Dopo aver pulito la ferita, Leia si tolse la sciarpa e, dopo averla lacerata, la utilizzò come una benda provvisoria.

“Una cosa è certa, queste cose dei ‘bei vecchi tempi’ non mi mancavano di certo!”

Leia alzò gli occhi al cielo, continuando a fasciare la ferita. Ma, almeno, sentire il sarcasmo immutato di Han la rassicurava. Era sempre al solito.

Rimasero in silenzio, sentendo ancora i grugniti famelici dei Massif. Leia ricaricò il suo blaster e diede un’altra occhiata rassicurante ad Han, prima di alzarsi, pur restando nascosta dietro alla pietra.

Era pronta a sparare agli animali del deserto, consapevole che avrebbero potuto attaccare in ogni momento.

Prese un lungo sospiro, preparandosi a combattere per la loro difesa. A un certo punto, da lontano, sentì un ruggito. Un lungo ruggito trasportato dall'eco. Durò qualche istante, poi non sentirono più nulla. Sul deserto tornò a regnare il silenzio più assoluto.

Leia, confusa, si affacciò dalla roccia con il blaster in mano, pronta a reagire a ogni minimo movimento. E così notò una cosa bizzarra: i Massif si erano calmati. Tenevano il muso in alto, come se anche loro fossero incuriositi da quel suono che era giunto da lontano. Non riuscì a capire se avrebbe potuto abbassare la guardia o meno.

“Beh, allora?” chiese Han, con tono impaziente: “Che sta succedendo?”

“Credo che si siano… calmati” rispose Leia con poca convinzione, scambiando una espressione incerta con il marito.

“Calmati?” le fece eco Han.

Si guardarono con aria vaga, finché non sentirono un secondo richiamo. Questa volta più lungo e intenso, ma sempre lontano.

Marito e moglie si guardarono intorno, ascoltando quell'ululato che pareva provenire quasi dal nulla.

Leia teneva sempre il balster in mano e Han si alzò in piedi, tenendo il braccio fasciato e dolorante stretto contro il petto.

Si spostarono dall’altra parte della roccia, sporgendosi e vedendo gli animali attenti e quasi ipnotizzati da quel verso. Forse era un richiamo.

Pochi minuti dopo, il suono cessò e i Massif si misero a ululare, alzando il muso per rispondere. Poi si voltarono e si allontanarono dalle rocce, fino a scomparire.

Han e Leia osservarono tutta la scena, stupefatti di essere scappati da quel pericolo in un modo così improvviso. Si scambiarono nuovi sguardi perplessi, ancora un po' increduli per quello che era appena successo.

“Incredibile. Prima ci stavano attaccando con l’intento di mangiarci per pranzo, e ora se ne sono andanti via con un richiamo” commentò Leia.
“Se era così semplice mandarli via, non potevano farlo prima di mordermi un braccio?” si lamentò Han.

“Perché ora siete nella zona dei loro padroni” rispose una voce roca e profonda.

Leia e Han sobbalzarono e si girarono di scatto.

“I Massif non amano gli stranieri nei loro territori. E attaccano senza pietà ogni intruso. Ma sono molto fedeli ai richiami dei sabbipodi. Quindi, dovete ringraziare loro, se vi siete salvati la vita.”

Si scambiarono occhiate tese, mentre guardavano quello sconosciuto avvicinarsi sempre più. Si fermò poco lontano da loro.

“Ma, in fondo, tu sei sempre stato un tipo fortunato. Non è vero, Han Solo?”

***


L’uomo davanti a loro era alto e dalla corporatura robusta, ricoperto da un lungo mantello nero e abiti scuri come gli stivali, con un lungo cinturone carico di munizioni sulle spalle; era armato con un fucile e con un lungo bastone dalla grossa lama appuntita.

Ma la cosa che colpiva di più era il suo volto: una nuca completamente priva di capelli e il volto solcato da profonde cicatrici. Quei segni rendevano il suo volto più oscuro, accompagnato da uno sguardo inespressivo.

Leia non alzò l’arma su di lui, ma la tenne saldamente contro il fianco, pronta a sparare in ogni momento. Lanciò una breve occhiata verso il marito, domandogli: “Han, lo conosci?”

“No” rispose confuso: “Non credo. Non è che conosco tutti quelli che sanno il mio nome!”

“Tipico di te” rispose il misterioso sconosciuto con tono annoiato: “Ma ammetto di essere ‘un po' cambiato’, in questi ultimi anni… quindi, non mi sorprendo che non vi ricordiate di me…”

Han e Leia si guardarono ancora una volta, confusi. Non capivano assolutamente niente di quello di cui stava parlando. Erano più che certi di non aver mai incontrato quell'individuo così poco raccomandabile.

“Ma se vi dico che l’ultima volta che ci siamo visti, fu tre anni fa?”
continuò lo sconosciuto con tono fermo: “Sempre qui, su questo pianeta. Sopra al grande vascello di Jabba, a lottare contro di voi e con il vostro amici Jedi… dove sono stato umiliato davanti a tutti. Finendo dentro delle schifose fauci di un Sarlacc!”

Il suo volto diventò più duro, come il suo tono furioso durante le sue ultime parole. Allora Han capì tutto, alzando lo sguardo con gli occhi spalancati: “Fett?!”

Leia, sentendo quel nome, si girò di scatto verso il marito, ripetendo: “Fett?”

“Esatto, Boba Fett. Il miglior cacciatore di taglie che l’impero abbia assunto per catturavi.”

Marito e moglie rimasero a guardarlo con occhi spalancati e sconvolti. Era come se fossero davanti ad un vero e proprio fantasma, sbucato da un passato che pensavano ormai chiuso. Ma, purtroppo per loro, era tutto vero…


***


“Senatrice Organa, è un piacere rivedervi” disse Boba con tono calmo: “Anche se, me lo lasci dire, l’ultima volta che ci siamo visti indossava delle ‘vesti’ molto più interessanti…” e fece un mezzo sogghigno divertito.

Leia lo fulminò con lo sguardo, ma senza controbattere. Non voleva dargliela vinta, sapeva che stava cercando di provocarla, e non intendeva cedere.

Ma Han, al contrario, nell'udire quel commentò assunse un'aria minacciosa. Dentro di sé rivisse tutto quello che Leia aveva dovuto subire per poterlo salvare. Le umiliazioni che Jabba le aveva inflitto erano un tasto ancora dolente da toccare. Soprattutto, se venivano rievocata dal suo più grande nemico.

Cominciò a muoversi verso di lui, pronto per uno scontro, ma fu fermato da Leia che lo trattenne per il braccio, costringendolo a stare fermo al suo posto. Questa fece sghignazzare ancora una volta Boba.

Rimasero in silenzio, mentre la tensione cresceva sempre di più, mentre i due soli calavano per dar spazio alla notte. E nessuno voleva iniziare a parlare per primo.

Questo silenzio fu interrotto da Leia: “Come fai a essere ancora vivo? Io, Luke e Lando ti abbiamo visto precipitare dal vascello, finendo dentro a quel Sarlacc. Come hai fatto a sopravvivere?”

“Mi creda, non è una storia che vorrebbe conoscere. Ma posso solo dire che è una cosa che ti lascia delle cicatrici…” rispose con tono duro, riferendosi alle cicatrici che aveva sul volto.

“Però, a quanto pare, ha preferito molto di più digerire la tua bella armatura, piuttosto che te” disse Han con un po' di sarcasmo, cercando di sdrammatizzare la situazione e prendere un po' in giro l’odiato cacciatore di taglie.

“Carina” rispose Boba con tono fermo: “Ma se fossi in te, e se ci tieni davvero tanto alla vita della principessa, ti consiglio di non fare troppo lo spiritoso…” e guardò la coppia con aria minacciosa, pronto ad agire in ogni momento.

“Come ci hai trovati?” chiese Leia con volto serio, tenendo il blaster ben stretto e mettendosi davanti a Han.

“Nulla di troppo complesso. Vi ho solo visti in giro per queste parti e vi ho seguiti. Mi sono chiesto solo una cosa: perché Han Solo e Leia Organa sono ritornati in questo pianeta, dopo tutto quello che è successo con Jabba The Hutt?”

Han e Leia si guardarono preoccupati, sperando che non avesse delle brutte intenzioni su di loro o per intralciarli nel loro scopo.

“E ho capito. Se voi due siete ritornati qui, allora vuol dire solo una cosa: il vostro Jedi è in pericolo.”

La coppia si irrigidì, ma non volevano dimostrarsi deboli o troppo indifesi. Quindi aspettarono che continuasse il suo discorso, ma Fett restò in silenzio.

“E quindi? Che cosa vuoi da noi?” disse Han con tono irritato: “Ucciderci?”

“Sì.”

E, di scatto, prese il suo fucile blaster da dietro alla schiena, puntandolo dritto verso di loro.

Leia alzò il suo blaster, pronta a rispondere al fuoco. Han fece un passo avanti, senza distogliere lo sguardo dal suo vecchio nemico. Nel caldo deserto scese un silenzio glaciale.

“Le consiglio di abbassare la sua arma, principessa” disse Boba con tono fermo, prendendo la mira col suo fucile: “Non le conviene premere quel grilletto”

“E perché?”

“Perché se lei mi spara, io sparerò. E, in questo momento, la mia arma è puntata dritta, dritta sulla testa di Solo.”

Leia si irrigidì dalla paura, ma senza darlo a vedere. Era addestrata a mantenere sempre il sangue freddo, in ogni situazione. Anche se diventava sempre più drammatica.

“E se lei mi sparerà, morirà anche lui, rimanendo da sola con due cadaveri. E non penso che sia quello che vuole….”

“Ma tu ci vuoi morti lo stesso!” disse Leia.

“Solo per poter uccidere il vostro Jedi” rispose, come se fosse la cosa più ovvia in quel momento: “Nulla di personale. Per me eravate solamente un lavoro da compiere per l’Impero. Un pesante e irritante lavoro da svolgere. Nulla di personale.”

“Allora perché vuoi uccidere Luke?!” chiese Leia, quasi esasperata.

“Già. Se non ti è mai importato di noi o della nostra causa, perché vuoi uccidere un ragazzo a cui hai dovuto dare la caccia per conto di qualcun’altro? Soprattutto ora, che non avrai più nulla in cambio?” aggiunse Han irritato.

“Per ciò che rappresenta” rispose Boba: “Perché i Jedi sono stati la rovina per me e per mio padre!” disse le ultime parole con tono duro, con il volto che non nascondeva la sua rabbia e il suo rancore.

“Tuo… padre?” disse Leia, confusa.

“Esatto, Principessa. Mio padre, Jango Fett.”

La coppia si scambiò un'intensa occhiata confusa, senza capire che cosa avrebbe dovuto collegare il padre di Boba con i Jedi.

“Lei conosce la storia dell'esercito dei Cloni?” chiese Boba. “In fondo, suo padre era un importante senatore del governo della vecchia repubblica, durante la guerra.”

“Sì, mi ha parlato della guerra dei Cloni” rispose pazientemente ma esausta da quella situazione: “Me ne ha parlato…”

“Soldati clonati geneticamente, sottoposti alla crescita accelerata per addestrarli e poi mandarli a morire in guerra, prodotti in quantità industriale per tutta la galassia.”

Leia non rispose. Non voleva farlo. Voleva solo concentrarsi e non lasciarsi distrarre da quei discorsi. Perché ogni segno di distrazione avrebbe dato a Boba il vantaggio necessario per colpirli. Ma doveva farlo anche parlare, per fargli perdere tempo.

“Sì, okay. Bella lezione di storia” interruppe Han, sempre più irritato e impaziente: “Ma non ci hai spiegato perché tutta questa storia ci dovrebbe interessare! Soprattutto, che cosa c'entra con Luke!”

“Mio padre era la matrice dei cloni. Ovvero, il suo DNA è stato utilizzato per la clonazione di quell'esercito.”

Cadde il silenzio. Leia restò incredula per questa informazione. Non sapeva se dare o meno credito alle sue parole.

“Vuol dire che i cloni, avevano le fattezze di…”

“Di mio padre” concluse con tono fermo: “Tutti i cloni della vecchia repubblica, creati per morire, sono stati clonati a partire dal suo DNA. Come sono stato creato anche io…”

Boba in breve raccontò che suo padre aveva lottato durante le guerre mandaloriane, ed era stato scelto dal conte Dooku per il progetto dei Cloni. Jango aveva accettato l'ingaggio, ponendo una sola condizione: avere un clone che non fosse stato sottoposto né alla crescita accelerata né usato come soldato, per allevarlo come suo figlio.

Un giorno Jango fu assunto come sicario per uccidere una senatrice molto improntante. E quasi ci riuscì, nell'arena di Geonosis. Ma il suo tentativo fallì quando arrivò l'esercito dei Jedi, che diede inizio alla guerra dei Cloni.

E Boba, ancora bambino, vide suo padre, decapitato da un maestro Jedi dalla spada viola, davanti ai suoi occhi.

“Ho cercato di vendicarmi” continuò. “Mi sono infiltrato in una base di addestramento per cloni, quando ero ancora un ragazzino. Ho cercato di uccidere quel dannato Jedi, ma ho fallito. E poi ho fatto parte di bande di pirati e cacciatori di taglie fino ad essere assoldato dall’impero.”

Han e Leia lo ascoltarono in silenzio, senza sapere che cosa pensare. Non avevano idea della sua storia. E, forse, potevano capire perché volesse Luke morto.

“Ora lo Jedi che uccise mio padre è morto. E io voglio vendicarmi, uccidendo l’ultimo Jedi sopravvissuto. Insieme a tutta l’ipocrisia e il dolore che hanno causato!”

La sua rabbia non era più nascosta, ormai. Era visibile nei suoi occhi e nel modo in cui teneva stretta e salda la presa sul fucile rivolto contro di loro.
“Ma se voglio riuscire a uccidere lo Jedi, prima devo sbarazzarmi di voi.”
Boba era pronto ad ucciderli a sangue freddo. La sua vendetta era ormai prossima a realizzarsi.

“E poi?" chiese Leia. “Quando ci avrai ucciso tutti… che cosa avrai ottenuto?”

Boba non si aspettava una domanda del genere in quella situazione. E non seppe che cosa pensare.

Il volto di Leia era solcato da un'espressione intensa, piena di rabbia ma allo stesso tempo calma e pacata. Cercava di mantenere il suo sangue freddo. Ma il blaster era sempre in alto, sotto gli occhi vigili di Han. Era pronta a sparare in ogni momento, se Boba avesse deciso di sparare a tradimento.

“Pace” rispose. “Pace e consapevolezza di aver fatto giustizia per mio padre.”

“ ‘Giustizia’? ‘Pace’? Con la vendetta non otterrai mai tutto questo!” lo provocò Leia. “Soprattutto se uccidi delle persone che non c'entrano nulla con la tua tragedia personale.”

“Forse ha ragione, principessa. Non sarà la vendetta a portare indietro mio padre, o la mia intera vita… ma avrò ucciso colui che rappresenta quelli che non hanno fatto altro che portare morte e distruzione in tutta la galassia! Rovinando solo vite! Lei non può capire!”

“Invece posso capire! Posso capire perfettamente!” rispose Leia con tono duro, ripensando ancora una volta ad Alderaan e a tutto il dolore che ancora stava provando dentro di sé: “E io, in questa guerra, non ho perso solo la mia famiglia, bensì una intera parte della mia esistenza. Ma non sono stata capo di una guerra per cercare vendetta! Ho combattuto per impedire che altra gente della galassia provasse il mio stesso dolore, quel dolore che sarò condannata a provare ogni giorno per il resto della mia vita!” Gli occhi le diventarono lucidi, ma non versò nemmeno una lacrima.

Calò di nuovo il silenzio. Ma Boba non sembrava convinto delle parole di Leia. Anzi, sembrava ormai pronto a sparare.

“So a che cosa si riferisce. E quello che è successo è sicuramente stata una tragedia” rispose. “Ma io non sto cercando di distruggere un intero pianeta. Sto cercando di eliminare, una volta per tutte, un vecchio e orribile credo, che ha portato solo dolori e sofferenze per interi millenni. Sto facendo solo un grosso favore a tutti."

“Non distruggerai un intero pianeta. Ma distruggerai per sempre una intera famiglia!”

Boba rimase sconcertato da quelle parole

“E lasceresti un bambino ancora in fasce, orfano di entrambi i genitori…”
Lo sguardo di Leia diventò ancora più duro ma triste, pensando a Ben.
A quel punto, il volto dell’ex cacciatore di taglie si stupì. Abbassò leggermente il fucile e chiese, con stupore: “Voi… avete un figlio?”

“Sì, nostro figlio” aggiunse Han con tono sicuro.

Gli occhi di Boba erano spalancanti. Era rimasto sconvolto da quella rivelazione.

“Sì, lo so. Stento a crederci anche io” disse Han ironicamente, notando il mutismo del suo nemico.

“Si chiama Ben” disse Leia, abbassando il blaster: “Ha poco meno di un anno. Ed è una delle più grandi gioie che mi sia capitata dopo anni. E ci sta aspettando a casa. Ignaro di tutto quello che sta succedendo…”

Sperava che quel discorso potesse colpire almeno una parte di Fett, che quel clone potesse provare un minimo di compassione. Sperando, almeno, che possedesse un'anima.

“Quindi… lei, Solo e Luke, siete una famiglia?”

“Esatto. E tu la vuoi rovinare per sempre!” lo rimproverò. “Per una vendetta senza scopo!”

“E poi, tu sarai la causa di tutti i tuoi problemi!” si aggiunse Han, facendo un passo avanti: “Se tu ci uccidi, faresti rivivere a nostro figlio tutta la sofferenza e la perdita che tu hai dovuto subire. E, quando sarà diventato abbastanza grande, vorrà vendicarci! Ti troverà e ti ucciderà e, anche se tu sarai già morto da un pezzo, troverà lo stesso un modo per vendicarsi. Magari troverà qualcosa o qualcuno che ti rappresenta e lo ucciderà. E poi ci sarà qualcun'altro che vorrà a sua volta vendicarsi... tutto questo porterà solo a creare una lunga e infinita catena di vendette e di morte per intere generazioni!”

Boba fu molto colpito dai loro discorsi. Soprattutto, lo travolse il pensiero di quella creatura innocente… Avrebbe patito la stessa sofferenza che lui aveva dovuto subire da bambino.

Per colpa sua…

“Ed è questo che vuoi, Fett? Una lunga catena fatta di sofferenza e morte?” disse la senatrice, duramente: “E questo che avrebbe voluto tuo padre? E questo sarebbe un modo ‘degno’ di dargli giustizia?”

Lo guardarono con durezza. Aspettavano una risposta ed erano pronti a reagire ad ogni sua mossa.

Ma, alla fine, Boba abbassò l’arma. Il suo volto era pensieroso.
Han e Leia restarono perplessi e anche preoccupati. Perché non voleva affatto dire che fosse tutto finito.

Fett pensava alle loro parole, a quello che avevano detto sulla vendetta, del loro figlio e di suo padre… ma, soprattutto, si rendeva conto che, in questo momento, avrebbe potuto cambiare il destino della galassia con un solo colpo di Blaster. Se non avesse sparato, avrebbe evitato ad un bambino un destino crudele fatto di dolori e rabbia…

Alla fine, abbassò il ufficiale blaster, se lo rimise dietro alla schiena, prese un piccolo contenitore nero dalla tasca e lo buttò ai piedi della coppia.

“Prendete” disse con tono fermo “è un unguento. Vi aiuterà sia a disinfettare il morso che contro le ustioni del sole.”

Han e Leia furono colpiti dal suo gesto. Non poterono fare a meno di chiedersi se fosse una specie di trappola o un vero gesto di sincera gentilezza.

Leia guardò il volto di Boba, che era cambiato: da freddo e con gli occhi piena di rabbia, era diventato più calmo. Più compassionevole. Più sincero…

Non sapevano se potessero fidarsi; ma l'ex cacciatore di taglie gli fece capire con lo sguardo che non c'era nessun pericolo.
Senza staccargli gli occhi di dosso, Leia si abbassò, prendendo la piccola scatola, per poi rialzarsi in piedi.

“Non so che è successo a Skywalker, ma probabilmente è stato assalito da qualche brigante della zona. Forse i sabbipodi possono aiutarvi. Altrimenti, nel peggiore dei casi, si troverà nel vecchio palazzo di Jabba.”
“C’è ancora il palazzo di Jabba?” disse Han incredulo, pensando che quel luogo fosse ormai dimenticato per sempre.

“Sì. E, da quanto ne so, ora il boss è Bib Fortuna.”

Bib Fortuna? Il suo inutile e inquietante leccapiedi? Quel Fortuna?”

“Già. E, a quanto pare, Fortuna sta diventato grasso e disgustoso quanto lui.”

“Ah. Buono a sapersi” aggiunse Han ironicamente. Alzò gli occhi e provò a immaginare l’orribile cambiamento in peggio di Fortuna.

“Ormai i soli stanno tramontando” continuò Boba con tono serio: “E di notte, non è sicuro girare tra queste dune. Se volete trovare il vostro amico vivo, dovete passare la notte qui. Soprattutto tenendo un fuoco o una forte fonte di luce accesa. Così, potrete anche riposarvi e curare quella ferita. I morsi dei Massiff, se non curati, possono diventare molto fastidiosi, oltre che dolorosi.”

Han e Leia non sapevano che cosa dire. Un attimo prima Boba aveva giurato di ucciderli per vendicarsi di una intera religione ormai rappresentata dal solo Luke. E ora, li stava aiutando a sopravvivere in mezzo al deserto.

“Se volete, io resterò qui intorno. Per evitarvi altri incidenti…”

“Perché lo faresti?” chiese Han, sospetto: “Non volevi ucciderci? Non vuoi più uccidere Luke?”

Boba alzò lo sguardo con aria inespressiva. I suoi tratti si addolcirono.
“Ho capito che… non vale la pena” rispose: “Forse, non avrei ottenuto la mia vendetta. La mia vita sarebbe rimasta la stessa. E non voglio avere la responsabilità di rovinarne un’altra.”

Leia fece un mezzo sorriso, capendo che Boba era stato convinto dalle sue parole. E che, in questa ultimi tre anni, forse era cambiato almeno un poco in meglio.

“Ormai, questo è un capitolo chiuso. Quindi, tanto vale lasciare perdere una volta per tutte. Non credete?”

E fu lui, questa volta a contrarre le labbra in un ghigno. Ricambiato da Leia.

“Ma solo a una condizione. Dopo che avrete trovato Skywalker, voi tre ve ne andrete via da qui, e non tornerete mai più."

“Su questo, puoi giurarci” aggiunse Han con la sua solita strafottenza, accendendo una piccola risata al suo vecchio nemico.

Rimasero in silenzio. Questa volta, senza tensione. Tutti e tre si sentivano più calmi. Più complici. Come se anni di caccia e di lotte fossero finiti in un lampo.

“E restate accanto a vostro figlio. Credetemi, non c’è niente di più speciale per un bambino che avere delle figure di riferimento su cui poter contare e a cui potersi ispirare in futuro” continuò: “Ma, soprattutto, dovete amarlo.”

“E lo sarà” disse Leia: “Sarà amato per il resto della sua vita. E noi saremo sempre lì, per proteggerlo.”

“Allora, è già un bambino molto fortunato.”

Boba fece un piccolo sorriso, duro e impacciato. Ma sincero. Ancora una volta ricambiato da Leia.

“Bene, allora qui ho finito. Come ho già detto, non me ne andrò troppo lontano da qui. Ma, probabilmente, non ci rivedremo più. Quindi, vi auguro buona fortuna, per voi e per Skywalker.”

Li guardò per l'ultima volta, per poi voltargli le spalle e incamminarsi.
“Fett” chiamò Han con tono incerto.

Boba si fermò, ma non lo guardò, rimanendo in attesa della sua parola.
Han, con aria ancora insicura pensò in fretta, per poi convincersi a dire con onestà: “Grazie.”

Boba non lo guardò, nascondendo il volto compiaciuto, sentendosi apprezzato. Per la prima volta, in tutta la sua vita, capì di aver compiuto una buona azione. Senza rispondergli, continuò a camminare, finché non scomparve dalla loro vista, insieme ai due soli, che lasciarono spazio alla notte.

Han e Leia lo guardarono allontanarsi, non riuscendo a capire che cosa fosse successo. Erano stati testimoni del cambiamento di Fett. E, chissà, forse quel gesto sarebbe stato il primo di una serie di buone azioni.

“Sai?” disse Han. “Nella vita, ormai, posso dire di aver visto tutto. Di aver compiuto grandi gesti e di aver fatto o detto cose che non mi sarei mai nemmeno immaginato.”

Leia lo guardò con aria un po' perplessa, ascoltandolo.

“E questo lo sai anche tu. Ma mai e poi mai mi sarei aspettato di essere salvato da Boba Fett! E di finire col ringraziarlo!”

Guardò la moglie con occhi spalancati, per poi fare uno dei suoi soliti ghigni sarcastici.

Leia sorrise, rispondendo: “Siamo stati fortunati. Fett è stato talmente compressivo da non voler far vivere a un altro bambino la sua stessa esperienza…” e pensò alle sue parole. Amarlo. Amare Ben per il resto della sua vita. Era ciò che entrambi avrebbero fatto.

“Invece di ridere e dire scemenze, fammi vedere quel braccio. E poi iniziamo a sistemarci per la notte, così domani mattina presto potremo riprendere la ricerca."

“Se Luke sapesse che siamo stati salvati da Fett, non ci crederebbe mai.”

“Beh, credeva anche che tu non fossi il mio tipo. Ma poi se ne è ricreduto.”
Leia fece un sorriso sarcastico, lasciando di stucco il marito, che poi ricambiò il sorriso. Risero ancora una volta. Uniti dal loro amore. Pronti a salvare Luke e a ritornare a casa.

Mentre Boba stava ancora aspettando la sua grande occasione di riscatto e di onore personale. Perché era certo che il destino gli avrebbe riservato ancora grandi cose. Ma non sapeva ancora quando.

Per ora, era solo grato di aver compiuto una grande, buona azione.

Di aver onorato, ancora una volta, la memoria di suo padre.



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Note:
E buon Star Wars day a tutt*!
Con questa piccola storia, dedicata ad uno
dei personaggi più sottovalutati di tutta la saga
ma allo stesso tempo più valutato di tutta la saga:
Boba Fett!
Che durante la visione di
"The Book of Boba”, mi sono chiesta:
"Se Boba avesse incontrato Han e Leia,
dopo gli eventi di episodio 6, ma prima
dei eventi della serie, come sarebbe stato?
Sarebbe cambiato?"
E mi sono ispirata alla sua storia generale,
sul suo passato in "The Clone Wars" e il ben rapporto
tra lui e suo padre.
Ed è nata questa piccola storia! :)
Dove vediamo il cambiamento umano
di Boba, grazie a Ben :)
Ringrazio hai nostri signori ,
Jon Favreau e Dave Filoni!
Grazie!
E grazie anche al mio amico
indianaJones25
Per aver coretto questa storia
e di aver datto la possibilità
di farla leggere a tutt*
voi oggi!
Perciò... alla prossima!
Grazie mille per aver letto
questa FF e Buon Star Wars Day"
May The Force Be With You!


   
 
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