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Autore: guiky80    05/05/2023    2 recensioni
Yuzo e Takeshi: amici, coinquilini e compagni di squadra. Un rapporto bellissimo che prosegue da una vita, ma basta una serata... strana e tutto si complica, soprattutto se in arrivo da Yokohama c'è una terza persona.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Genzo Wakabayashi/Benji, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Takeshi Kishida/Charlie Custer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell’autrice: girovagando in google drive ho trovato questo scritto, più lo leggevo e più lo ricordavo, ma non ricordavo la pubblicazione e infatti… non l’ho pubblicato! incredibile! Quindi: eccolo qui!

Saranno solo due capitoli, vi avviso già…

Buona lettura.



 

Yuzo Morisaki.

Takeshi Kishida.

Fermi, seduti sul futon matrimoniale degli ospiti in salotto, si fissarono… nudi.

Intorno a loro bottiglie vuote, avanzi di cibo, ma la cosa peggiore era sentirsi addosso la sensazione poco gradevole dello sperma rappreso.

“Che… che diavolo è successo, Takeshi?”

L’altro scosse la testa. “Non ne ho idea.”

Mentre tentavano di radunare le idee cercando i boxer, qualcuno suonò alla porta.

Il panico sul volto di Takeshi fu evidente, così come la smorfia di Yuzo: “Non fare rumore e chiunque sia se ne andrà.”

La persona fuori, però, non la vedeva allo stesso modo: suonò di nuovo con più insistenza, infine bussò urlando: “Yuzo, ragazzi dove siete?”

Al suono di quella voce, si irrigidirono tutti e due: Mamoru era arrivato.

Veloci si alzarono in piedi, infilarono i boxer, ma non trovarono altri abiti. Yuzo andò alla porta, mentre Takeshi iniziava a raccogliere cose a caso, voleva rendere presentabile quella stanza, ma era impossibile in due minuti scarsi.

“Ehi, finalmente! Ciao, tutto bene?”

Mamoru sorrise allegro, abbracciando Yuzo di slancio, mentre quest’ultimo si stava sistemando la maglietta afferrata al volo, trovata appesa alla maniglia della porta, un po’ a disagio contraccambiò. Storcendo il naso Izawa entrò in casa.

“Ma puzzi! Che diavolo hai combinato?”

Lo sguardo cadde a destra verso il salotto e il povero Takeshi che continuava a raccogliere cose alla rinfusa. Yuzo notò quasi con sollievo che Kishida aveva spalancato la finestra, almeno l’odore pregnante di sesso sarebbe stato meno pungente e se riusciva a spedire Mamoru di sopra, poteva evitare che lo notasse.

“Vi siete dati alla pazza gioia?”

Il portiere, che nel frattempo aveva riacquistato un po’ di autocontrollo, si schiarì la voce.

“Sono venuti dei compagni di squadra ieri, abbiamo mangiato e bevuto, insomma sai le solite cose. Abbiamo esagerato un po’ e non ci siamo svegliati ora… ecco perché c’è casino. Adesso sistemiamo e ci facciamo una doccia, tu mettiti comodo, porta la roba in camera mia.”

Mamoru scosse la testa avviandosi alla scala: “Proprio non lo reggete l’alcool.” Ridendo salì i gradini lasciando il salotto, che piombò subito nel panico assoluto.

“Yuzo! Ieri sera non è venuto nessuno!”

“Lo so! Ma cosa potevo dire? Andiamo guardati intorno, c’è un casino assurdo e noi siamo praticamente nudi e…”

Si passò una mano sull’addome, sotto la stoffa, sentendolo appiccicoso, l’altro si coprì il viso con le mani.

“Non me ne parlare! Lo so, ho qualche dolorino…”

Dicendolo si tastò il fondoschiena. Si fissarono di nuovo, sempre più confusi: ma cosa diavolo era successo?

Un’ora più tardi, lavati e con la casa decisamente più in ordine, si trovarono seduti a far colazione in cucina. Parlava solo Mamoru, a raffica, raccontava delle ultime partite, degli allenamenti, di una relazione clandestina di un suo compagno di squadra che si vedeva con una ragazza durante le trasferte, mentre la moglie lo attendeva a casa.

“Che stupido, conosco sua moglie, è molto attenta e lui per niente, prima o poi si farà beccare!”

Ridacchiò rendendosi conto presto di essere il solo, sollevò lo sguardo e trovò Takeshi con la testa nel frigorifero, intento a cercare chissà cosa, mentre Yuzo fissava la sua tazza senza fiatare.

“Ragazzi, ma che vi succede? Avete ancora i postumi della sbornia?”

Yuzo sussultò fissandolo, sorrise debolmente. “Forse…”

“Che ne dici se andiamo su a stenderci un po’? Ti faccio un massaggino, magari…”

Sorridendo ancora Yuzo annuì.

“Sì, andiamo.”

Senza guardare verso il coinquilino salì le scale, Mamoru osservò Takeshi chiudere il frigorifero e sospirare, come se liberarsi di loro fosse la sua unica aspirazione al momento.

Sollevò un sopracciglio e salì al piano di sopra: decisamente c’era qualcosa che non quadrava.

Appena entrato in camera vide Yuzo di schiena con gli occhi chiusi e la testa rivolta al soffitto.

“Sei messo davvero male. Avete bevuto così tanto?”

“No, solo che è stata una serata strana. In realtà non ricordo molto. Ma ora sei qui e puoi farmi riprendere.”

Mamoru con lo sguardo da predatore si avvicinò lentamente.

“Non vedo l’ora, sai che mi hai baciato a malapena?”

Sorridendo Yuzo se lo tirò contro, il bacio divenne quasi subito voglioso e prepotente, era troppo che non passavano del tempo insieme, di solito erano solo visite veloci, qualche ora, se andava bene una notte, ma adesso avevano ben tre giorni da passare insieme ed entrambi avevano aspettato quella mini-vacanza come se fosse la cosa più importante della loro vita.

Steso sul letto, mezzo nudo, con Mamoru che lentamente scendeva dal suo petto verso l’addome, Yuzo chiuse gli occhi e fu un errore madornale. La sua mente gli restituì sprazzi di immagini, altre mani che lo toccavano proprio dove ora c’erano quelle del suo ragazzo, mani ben diverse, occhi diversi che lo fissavano languidi, le sue stesse mani che stringevano altre spalle, un’altra schiena e infine delle natiche.

Il sussulto fu talmente evidente che Mamoru si tirò su di scatto allargando le braccia.

“Che succede?”

“Scusa…”

Yuzo si catapultò fuori dalla stanza chiudendosi in bagno a chiave. Il conato di vomito simulato per andarsene, cominciava a diventare reale. Si fissò allo specchio e l’immagine che vide sembrava quello di un folle: occhi spalancati, occhiaie, respiro affannoso. Cosa avrebbe raccontato ora? Certo, poteva sempre simulare un attacco di vomito, ma poi? Sarebbe riuscito ad andare avanti con Mamoru? Sarebbe riuscito ad andare fino in fondo con lui? Forse poteva inventarsi una scusa per l’immediato, ma lui sarebbe rimasto lì tre giorni e non poteva certo evitarlo per tutto il tempo, soprattutto dopo che erano stati lontani così a lungo e anche lui aveva voglia di stare col suo ragazzo.

Respirò a fondo diverse volte, prima di tornare in camera da letto e trovare Mamoru seduto sul letto con lo sguardo scuro.

“Scusa.”

“Stai meglio?”

“Sì, grazie, davvero scusa, io…”

Il sospiro di Izawa si attirò la sua attenzione che era momentaneamente rivolta al pavimento.

“Yuzo, non c’è problema, l’importante è che stai bene. Certo me l’hai smezzata e non è stato piacevole… ma per ora credo che potremmo stenderci e riposare un po’, ti va?”

Annuendo si avvicinò a lui, sentendosi malissimo e non per la sbronza.

 

La giornata trascorse tranquilla, Yuzo e Mamoru restarono quasi tutto il tempo in camera da letto, Takeshi, invece, uscì con un paio di compagni di squadra a godersi quei giorni di riposo prima della ripresa del campionato.

La cena fu un disastro: Izawa restò seduto al tavolo, relegato lì da Yuzo che non lo riteneva adatto ai fornelli, mentre lui si destreggiava tra i diversi ingredienti. Solitamente quello era uno dei momenti più divertenti in quella casa, i due coinquilini adoravano cucinare insieme, ridere, lanciarsi cose addosso, ma quella sera l’atmosfera era decisamente pesante. Takeshi restò seduto in un angolo a smanettare col cellulare, senza alzare mai la testa.

“Ragazzi, siete sicuri che vada tutto bene?”

Il sussulto di entrambi fu evidente: a Takeshi per poco non sfuggì il cellulare di mano, Yuzo lasciò cadere il coltello a terra, sollevando un sopracciglio Izawa sospirò.

“Allora?”

“Certo, è tutto a posto, perché dici così? Siamo solo un po’ stanchi.”

Yuzo forzò un sorriso che non convinse per nulla l’altro.

“Stanchi? Tu non ti sei mosso dal letto e Takeshi ha solo fatto due passi, ragazzi: credete davvero che io sia così stupido? Avete litigato? C’è qualche problema?”

Kishida si alzò in piedi raggiungendo il coinquilino al lavello. “Non è nulla Mamoru, solo un brutto momento per me, sai… la ragazza con cui mi vedevo mi ha mollato e non sono molto di compagnia, Yuzo fa il possibile, ma i miracoli non esistono. Ci vorrà solo del tempo.”

Prese il tegame e iniziò ad aiutare l’altro ragazzo, mentre Izawa sgranava gli occhi: “Ma perché non l’avete detto subito? Quindi è per quello che avete bevuto ieri sera? Capisco te, Takeshi, ma Yuzo tu avresti dovuto restare sobrio e aiutarlo.”

“Mi sono fatto prendere la mano dalla situazione.” Bofonchiò l’altro.

Kishida sbuffò una risatina che si attirò l’occhiataccia del suo coinquilino.

“Non ti sei fatto prendere solo la mano.”

“Piantala!”

I ringhi sommessi si attirarono l’attenzione di Mamoru.

“Che state blaterando?”

“Nulla.” Takeshi tagliò corto e Izawa riprese.

“Ad ogni modo mi dispiace Takeshi, vedrai che si sistemerà tutto, troverai sicuramente un’altra ragazza e anche meglio della tua.”

Il sorriso tirato del difensore della S-Pulse fece sospirare Yuzo e annuire Mamoru.

 

La serata trascorse più tranquilla e finì davanti alla tv e a un film spazzatura che tutti criticarono dall’inizio alla fine, ma almeno avevano riso.

Yuzo e Mamoru si misero seduti sul divano l’uno vicino all’altro, con le mani che si sfioravano e cercavano di continuo, era evidente la voglia che avevano di un po’ di intimità, la stessa che Mamoru bramava, ma che faceva una paura fottuta a Yuzo in quel momento.

Takeshi seduto a terra, spostato a sinistra, notò lo sfiorarsi delle dita e soprattutto quella che sembrava riluttanza da parte del portiere. Strinse gli occhi e sperò vivamente che Mamoru non la notasse: quella situazione era assurda e dovevano mettervi fine in fretta.

 

Fuori dal bagno i due coinquilini si fissarono.

“Mamoru è a letto?”

“Sì, sta parlando con Hajime al telefono. Ti ha mollato la ragazza? Quale ragazza?”

“Dovevo inventare qualcosa! Mamoru ci guardava… sospetta qualcosa?”

“No, come potrebbe? Si fida di noi… purtroppo.”

“Non dire così! Dobbiamo solo dimenticare e andare avanti.”

Yuzo scosse la testa: “dimenticare cosa? Nemmeno sappiamo cosa sia successo!”

“Meglio! Non pensiamoci più e torniamo alla solita vita! E tu cerca di essere meno rigido con lui, l’ho notato pure io che il fatto che ti toccasse di faceva sussultare.”

Appoggiandosi alla parete alle sue spalle il portiere sospirò. “Non sono riuscito ad andare fino in fondo con lui prima. Ho finto di star male e sono venuto in bagno. Beh in realtà sono stato male davvero ma non certo per l’alcool.”

“Merda! È peggio di quel che pensassi! Yuzo dobbiamo dimenticare e molto in fretta!”

 

I propositi di Takeshi erano più che giusti, ma poco realizzabili, entrambi i ragazzi continuarono a pensare a quanto accaduto per tutto il tempo che Mamoru restò in casa con loro. Il giocatore dei Marinos continuò a guardarli mentre erano insieme, era evidente che il problema non fosse la fantomatica fidanzata di Takeshi, erano nervosi solo l’uno con l’altro, oltretutto aveva fatto quasi fatica ad arrivare in fondo con Yuzo a letto. Nemmeno durante la loro prima volta avevano avuto tanta difficoltà.

Il portiere si era giustificato adducendo a stanchezza, difficoltà di relazione con Takeshi dopo la rottura con la sua ragazza, aveva sollevato ogni scusa possibile, ma alla fine Mamoru l’aveva avuto vinta e avevano fatto l’amore.

Appoggiato alla finestra del salotto, con Takeshi fuori a fare la spesa e Yuzo al telefono con la madre, Izawa fece partire una chiamata per la Germania. Ne aveva già parlato con Hajime e anche a lui era sembrata strana come situazione. Forse Genzo poteva illuminarlo meglio.

Raccontò di quei giorni trascorsi con loro e con un po’ di fatica riuscì perfino a dire di aver penato per il sesso.

“Cavolo! Non vi vedete da un pezzo e lui non vuole venire a letto con te?”

“Non ho detto che non voleva! Ho detto solo che è stato un po’… ostico arrivarci. Prima i postumi della sbornia, poi Takeshi…”

Genzo sospirò pesantemente era davvero una situazione assurda, conosceva bene tutti e tre i ragazzi coinvolti e non erano tipi da colpi di testa o chissà che altro, beh forse Mamoru sì, ma in questo caso era lui la… vittima? Si poteva definire così?

“Senti, quando riparti?”

“Domani. Ti giuro avrei voglia di scappare, quando sono nella stessa stanza c’è un’aria pesante da far paura!”

“Ci credo… se non si parlano quasi. Tu cerca di far rilassare il tuo fidanzatino, io cercherò di scoprire qualcosa. Io e i ragazzi ogni tanto ci sentiamo vedrò che aria tira.”

“Va bene, grazie.”

Genzo si mordicchiò il labbro inferiore prima di lanciare la stoccata.

“Senti… hai messo in conto che potrebbe essere successo qualcosa a Yuzo?”

“In che senso?”

Wakabayashi alzò gli occhi al cielo.

“Ragiona un attimo: sono strani quando sono insieme, fanno fatica a parlarsi, non pensi che possa essere successo qualcosa del tipo… che so… che Yuzo abbia combinato qualche pasticcio con un altro e Takeshi non sa come guardarti in faccia perché lo sa?”

Mamoru si raddrizzò di scatto:

“Cosa cazzo stai dicendo?!”

“Calmanti Izawa! Pensaci soprattutto: fa fatica a venire a letto con te e il suo coinquilino sembra sempre sulle spine; lui stesso è strano, l’hai detto tu, anche con te.”

“No, non esiste! Tu davvero lo credi possibile?”

“No. Assolutamente no! Ma devi essere pronto a ogni evenienza.”

Chiusa la chiamata Mamoru si fiondò sotto la doccia, doveva riflettere e dimenticare! Non era possibile, quello che aveva detto Genzo era follia pura.

In Germania l’SGGK sbuffò: incredibile aveva sempre creduto di dover difendere Yuzo da Mamoru, ma forse ora doveva fare il contrario.

Doveva vederci chiaro decisamente.

 

Rigirandosi nel letto Mamoru fissò Yuzo, dormiva, ma il suo sonno era agitato. Sbuffò cercando di capire cosa poteva essere successo, non aveva creduto nemmeno per un momento alla balla della ragazza di Takeshi.

Punto uno: se Kishida fosse uscito con una ragazza lui lo avrebbe saputo, Yuzo gli raccontava tutto.

Punto secondo: se davvero ci fosse stata una ragazza di mezzo, Yuzo non sarebbe stato così scemo da invitarlo da lui e farsi vedere come coppia davanti a Takeshi era troppo attento a queste cose.

Punto terzo: aveva raccontato sia a Hajime, sia a Genzo il clima che si respirava e anche loro era concordi sul fatto che qualcosa era decisamente successo, ma solo tra Yuzo e Takeshi. Genzo aveva addirittura ipotizzato… ma no! Impossibile!

Soprattutto per il fatto che non erano state organizzate uscite o altro per far distrarre Takeshi, niente di divertente tipo il karaoke con i compagni di squadra o una serata in compagnia. Il difensore della S-Pulse usciva sempre per i fatti suoi o si chiudeva in camera, strano decisamente strano per uno che doveva riprendersi e abitava con quello che avrebbe dovuto essere il suo migliore amico.

Il fatto che Yuzo non volesse parlare di quanto accaduto, nemmeno della balla della ragazza, rendeva Mamoru sospettoso e dispiaciuto. Perché non si fidava di lui? Avrebbe potuto aiutarlo magari, perché non gli raccontava la verità?

Arricciò le labbra e decise di agire in modo diverso.

Scavalcò il compagno addormentato e andò a bussare alla porta di Takeshi, lo trovò seduto al pc, intento a scrivere una mail a chissà chi a quell’ora di notte.

“Mamoru, che fai qui? È successo qualcosa?”

“Dimmelo tu.”

Incrociò le braccia sul petto e fissò l’amico di una vita, con la spalla appoggiata allo stipite della porta. Nonostante la luce bassa notò l’altro spalancare gli occhi e sbiancare di colpo: va bene era successo qualcosa.

“Tu non hai mai avuto una ragazza che ti ha piantato, non è per questo che c’è un clima di merda in questa casa. Yuzo ha detto che è un altro il motivo."

Stava giocando sporco, ma il suo portiere aveva la pessima abitudine di capire sempre quando mentiva, tuttavia con Takeshi poteva rischiare.

“Che ti ha detto?”

“Che tu non volevi parlarne e quindi lui rispetta la tua decisione.”

“La mia decisione?! L’avevamo deciso insieme!”

Eccolo stava per cedere, Mamoru sperò vivamente che si lasciasse scappare altro.

Lo vide alzarsi e iniziare a camminare per la stanza. “Non so cosa sia successo in realtà. Non lo sa nemmeno lui! Ci siamo solo svegliati in quelle condizioni.”

Cercando di restare impassibile, il giocatore dei Marinos, tentò di seguire il filo del discorso. D’un tratto qualcosa iniziò a quadrare in tutta quella situazione.

“La mattina che sono arrivato e ho trovato la casa sottosopra.”

“Sì, non è venuto nessuno la sera prima, ma non ricordiamo nulla.”

Mamoru fece fatica a seguire il discorso dell’altro: non avevano avuto visite, tuttavia la casa era un disastro. Avevano bevuto evidentemente, ma perché non dire semplicemente che si erano ubriacati e avevano dormito in salotto? Non capiva.

Mentre cambiava posizione ricordò un particolare: entrambi erano in boxer, o comunque poco vestiti.

Il futon matrimoniale era steso a terra, sfatto.

Sollevò lo sguardo inchiodando Takeshi sul posto.

“Avete fatto sesso?!”

L’altro lo fissò stralunato. “Yuzo che ti ha detto?”

Respirando a fondo Mamoru tornò verso la camera del suo ragazzo che ora gli doveva parecchie spiegazioni.

Lo tirò praticamente in piedi di peso strattonandolo per la maglietta.

“Svegliati pezzo di merda!”

Il portiere cercò di prendere l’equilibrio mentre sbatteva gli occhi tentando di abituarsi alla luce accesa di colpo.

“Cosa fai?!”

“Cosa faccio? Ho passato tre giorni di merda cercando di capire cosa stesse succedendo. Vedendo il mio ragazzo far fatica a venire a letto con me, essere distratto e non capivo che cazzo stesse accadendo. Mi sono dato la colpa, cercando di capire cosa potessi aver sbagliato e ora scopro che, invece, tutto dipende da te! Che io non ho fatto nulla, ma che tu sei andato a letto con Takeshi!”

Per tutto il monologo, Yuzo rimase bloccato spalle al muro con la furia che era Mamoru in quel momento davanti al viso. Non sapeva cosa fare: difendersi? Confessare? Respirò a fondo chiudendo gli occhi.

“Mamoru, mi dispiace. Non è stato voluto.”

“E vorrei anche vedere!” Con un ultimo strattone lo lasciò andare.

“Sediamoci un attimo e parliamo, vuoi?”

Izawa si voltò fulminandolo con lo sguardo, stringendo i pugni.

“Parlare? Ora vuoi parlare? Solo perché io l’ho scoperto? Sai cosa c’è, parlane con Takeshi, magari ci scappa un pompino!”

Raccolse la sua felpa e a passo di carica lasciò la casa. Yuzo picchiò la testa indietro contro il muro, prima di raggiungere la stanza accanto.

“Gliel’hai detto?”

Piombò su Takeshi come un predatore, l’altro era seduto sul bordo del letto e si reggeva la testa con le mani, era evidente che avesse sentito tutto, in realtà da come era alterato Mamoru forse anche i vicini avevano sentito.

“Lo sapeva già Yuzo, ho solo confermato.”

“Con quale diritto hai confermato!? È il mio compagno! Dovevo dirglielo io!”

Alzandosi in piedi e fendendo l’aria con una mano Takeshi esplose.

“L’avresti fatto? No! Non l’avresti mai fatto! Avresti lasciato le cose come stavano, avresti continuato ad andare da lui e a farlo venire qui, e poi magari a infilarti nel mio letto alla prima birra di troppo.”

Yuzo, punto sul vivo, si voltò lasciando la stanza e sbattendo la porta della sua. Sembrava un animale in gabbia, non sapeva più dove sbattere la testa.

Prese il giubbotto e si precipitò fuori, ma non per cercare Mamoru, prima doveva parlare con qualcuno, doveva chiedere consiglio prima di affrontare il suo ragazzo che, quantomeno non era tornato a Yokohama visto che la sua auto era ancora parcheggiata davanti casa.

Non poteva certo chiamare Hajime o Teppei, erano troppo legati a Mamoru l’avrebbero coperto di insulti e magari senza aiutarlo in realtà. Serviva qualcuno di super partes, di serio che potesse davvero dare un consiglio spassionato.

Serviva Genzo!

“Yuzo! Che bella sorpresa! Ma da te è notte fonda, che è successo?”

La voce profonda, ma rassicurante del SGGK fece sospirare il portiere in Giappone.

“Beh qualcosa è successo… vedi è difficile da spiegare.”

In Germania, seduto davanti al suo caffè, Genzo corrugò la fronte, eccolo, era arrivato da lui prima di quanto pensasse, cercò tuttavia di ascoltare senza far capire di sapere qualcosa, sicuro che Mamoru non avesse parlato della loro telefonata.

“Devo andare a Yokohama a picchiare Izawa?”

Sorridendo Yuzo scosse la testa: “No, ma forse sarebbe più semplice chiederti questo, invece di quello che sto per dirti.”

“Addirittura? Cavolo mi stai facendo preoccupare. Dai sputa il rospo e basta.”

Chiudendo gli occhi Yuzo raccontò tutto, o perlomeno quello che ricordava di quella notte e del giorno dopo finendo con la sfuriata di Mamoru.

Genzo posò la tazza sul tavolo.

“Cosa cazzo avete fatto?”

“Non lo so, questo è il problema.”

Genzo si alzò in piedi passandosi una mano tra i capelli, quello era decisamente peggio di qualunque cosa sospettasse Mamoru!

“Sarò onesto, non so se ridere o piangere, siete due incoscienti! Proprio voi, avrei capito Mamoru e Hajime! Ma tu con Kishida! Santo cielo… e Mamoru?”

Yuzo si mise a camminare lungo il marciapiede vicino al porto.

“Si è incazzato! Non so bene cosa gli abbia detto Takeshi, ma sta di fatto che venuto da me incazzato nero mi ha urlato contro ed è fuggito da casa.”

Mentre tentava di capire se ci fosse una seconda chiamata in entrata dal Giappone, Genzo sospirò.

“Beh non puoi certo biasimarlo!”

“No, io… certo che no, ha ragione, ma non mi ha fatto spiegare.”

“Spiegare cosa?! Sei andato a letto col tuo coinquilino, una persona che vive con te e che è pure sua amica. Yuzo, ti rendi conto di quello che dici? Tu e Takeshi come siete messi?”

“Male, non riusciamo a non pensarci, facciamo fatica a stare nella stessa stanza quasi!”

“Ci credo.”

Spostando lo sguardo fuori dalla finestra Genzo cercò un modo per chiudere la conversazione tranquillizzando Yuzo, doveva parlare con Mamoru prima che facesse chissà cosa.

“Senti, torna a casa, Mamoru rientrerà non temere. Dovrai essere molto cauto con lui e cercare di risolvere con Takeshi, anche se onestamente non saprei come.”

“Già nemmeno io. Lo chiamerai?”

Genzo sorrise appena. “Sì, lo chiamo subito.”

“Va bene, accertati solo che stia bene.”

“Ci proverò.”

 

Il giocatore dei Marinos rispose solo quando fu certo di non dover parlare con nessuno di Shimizu-ku.

“Non ho proprio voglia di parlare con te.”

“Immagino…”

Mamoru corrugò le sopracciglia, ma Genzo lo precedette.

“Yuzo mi ha chiamato.”

“Bene, quindi sai già che avevi ragione e io sono cornuto!”

“Sì, in effetti lo so. Dove sei? Lui è… preoccupato per te.”

Izawa, fermo in mezzo a un vicolo qualunque non lontano dal centro di Shimizu-ku, sbuffò una risatina di scherno.

“Preoccupato? Ma davvero? Sai quanto cazzo me ne frega della sua preoccupazione? Niente! Ecco quanto!”

Respirò a fondo e riprese: “mi fa incazzare ancora di più il fatto di aver lasciato le chiavi della macchina in casa! Devo tornare a prendere le mie cose poi me ne torno a Yokohama!”

Genzo sapeva che era la cosa giusta da fare, ma non gli andava che non si parlassero neppure.

“Non ascolterai ciò che hanno da dire?”

“No. Te lo puoi scordare, e se hai chiamato solo per chiedermi di tornare là, riattacco subito!”

Il portiere sospirò.

“Non temere non voglio obbligarti a tornare là. Tuttavia credo che dovresti parlare con Yuzo. Sai cosa potresti fare? Trova un hotel e dormici sopra, domattina vedrai la situazione con più lucidità.”

Respirando a fondo Mamoru annuì da solo. “Forse hai ragione, non potrei comunque stare in casa con loro. Vada per l’hotel.”

“Bene, avviso io Yuzo. Gli dirò di non venire, non ti agitare.”

Aveva frenato la lamentela sul nascere, infatti Mamoru era stato già pronto a inveire contro di lui. Si concesse un sorriso e lo salutò.

 

Yuzo ricevette il messaggio mentre tornava verso casa cercando di capire dove potesse essere andato Mamoru.

‘L’ho sentito, è incazzato nero. Stasera dorme in hotel, non cercarlo. Domani tornerà a prendere le sue cose. Non so se sarà pronto a parlare con te. Trova una soluzione e se hai bisogno chiama, magari prima di fare un’altra cazzata.’

Sorrise ringraziando l’amico che anche a chilometri di distanza li aiutava sempre.

Rientrato in casa trovò Takeshi sulla scala che portava al piano di sopra, si alzò subito.

“Lo hai trovato?”

Yuzo scosse il capo sospirando.

“No, ma è in hotel, Genzo è riuscito a parlarci. Tornerà qui domani mattina.”

Kishida annuì tornando verso il piano di sopra. “Cercherò di non essere in casa quando arriva, dovete stare da soli, mi scuserò con lui più avanti.”

Yuzo osservò la sua schiena allontanarsi prima di sbottare allargando le braccia.

“Perché gliel’hai detto?”

Fermandosi su uno degli ultimi gradini, il difensore non si voltò neppure.

“Mi ha fregato, credevo gli avessi detto qualcosa tu e ho parlato, ma sai una cosa? Credo sia meglio così, come ti ho detto non sono certo che tu lo avresti mai fatto, ma sono sicuro che lui dovesse sapere. Mi dispiace comunque per tutto il casino.”

Rimasto solo il portiere crollò su quegli stessi scalini in attesa del giorno dopo, del suo compagno che già gli mancava da morire. Terrorizzato per quello che sarebbe successo, annientato dall’idea di averlo perso per sempre.

 

Nella stessa posizione lo trovò Mamoru la mattina seguente, alle otto quando tornò in casa. Ovviamente non essendosi portato via le chiavi dell’auto, in cui era inserita anche la chiave della casa di Yuzo, era bloccato fuori a ciondolare sotto al portico. Non voleva suonare, nella sua mente sarebbe stato semplice: entrava raccoglieva le sue cose e se ne andava, possibilmente senza parlare con nessuno. Pura utopia certo, ma voleva almeno provarci.

Lo sguardo gli cadde sui due gnomi di gesso che Takeshi aveva recuperato in chissà quale fiera di paese l’anno precedente e si ricordò: la chiave di riserva era sotto uno dei due.

Aperta la porta sospirò, sul primo scalino era seduto Yuzo, in maniera scomposta e scomoda la stessa che gli avrebbe provocato, come minimo, un torcicollo. Chiuse la porta con un pelo di forza in più, tanto si sarebbe svegliato ugualmente nel momento in cui avrebbe imboccato la scala.

Sussultando Yuzo si stropicciò gli occhi, quando si accorse di dove fosse e di chi avesse davanti, si alzò subito.

“Mamoru, finalmente.”

“Prendo le mie cose e vado.”

Stringendo le labbra il portiere gli bloccò il passaggio.

“Parliamo, per favore.”

“Non ne ho molta voglia.”

“Lo so, capisco, ma… io… davvero voglio spiegarti e scusarmi. Sai che ti amo.”

Chiudendo gli occhi con forza Mamoru deglutì vistosamente.

“Scusa, ma mi sembra un po’ forzata ora questa frase.”

“Ma è la verità! Non mi credi?”

L’altro avanzò a passo di carica e spostò di peso il portiere, salendo le scale, Yuzo lo osservò indeciso se seguirlo o meno, alla fine si fece coraggio e lo raggiunse.

Mamoru era in camera e stava velocemente riempiendo il borsone dei Marinos, aveva già indossato il giubbotto e infilato in tasca le chiavi, dalla porta il suo ragazzo lo fissava.

“Senti, davvero, rimani un altro po’, preparo la colazione.”

Senza smettere di prendere abiti rispose: “Takeshi?”

“Non so dove sia, ha detto che ci avrebbe lasciato soli per parlare.”

“Che gentile!” Il tono tagliente non sfuggì all’altro che preferì non replicare.

“Senti Yuzo, questa storia è assurda e onestamente io non ho voglia di parlare con te in questo momento.”

“Lo capisco, davvero, ma se parti ci vedremo chissà quando, io… non vorrei davvero… preferirei chiarire ora.”

Mamoru si raddrizzò, mani sui fianchi, ma ancora non lo guardava in faccia.

“Te la faccio facile Yuzo, se parliamo ora io ti lascio.”

Il portiere sgranò gli occhi. “Mi lasci?”

“Esatto, quindi è meglio se me ne vado e mi calmo. Mi faccio vivo io, non mi chiamare. Ti scrivo per farti sapere che sono a casa sano e salvo e poi basta.”

Raccolse le sue cose e se ne andò, Yuzo non riuscì nemmeno a seguirlo, a salutarlo, nulla. Restò bloccato nella sua stanza per chissà quanto tempo, gli mancava l’aria, non era possibile essere sull’orlo della rottura per la cazzata di una sera, la stessa cazzata che nemmeno ricordava.

 
   
 
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