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Autore: Rameo_Laufeyson8    17/05/2023    0 recensioni
Sin da bambina Eden cerca di sopravvivere in una realtà crudele e apocalittica. Era appena tredicenne allo scoppio dell'epidemia di cordyceps, e dopo dieci anni dai primi contagi vaga ancora per i resti delle insidiose città fantasma alla ricerca di viveri, spinta dall'istinto disperato di sopravvivere nonostante gli orrori nascosti in ogni angolo. Seppur Eden sia una viandante disperata non è un eremita. Da cinque lunghi anni Pietro è la sua ombra, pronto a sacrificare la sua stessa vita per proteggerla. I due sono in simbiosi, indissolubilmente innamorati per promesse che vanno ben oltre l'immaginario umano. Ma è quando si separano tragicamente che i loro destini vengono alterati con tremenda crudeltà. E a salvare la vita di Eden sarà Joel Miller.
Ma questa non è una storia d'amore, oh no; questo racconto è scritto col sangue della vendetta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ellie, Joel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Provo a combattere il dolore ai piedi e alle ginocchia da ore. Siamo in cammino da giorni ed in questo caldo periodo dell'anno attraversare la vegetazione è sempre un calvario. Le scarpe consumate e scomode mi danno altri cento motivi per zoppicare, evidentemente si consumeranno prima i miei piedi malconci che questi fottuti scarponcini rubati ad cadavere mummificato. Già, credevo di essere stata fortunata a trovarli, ma il proprietario trapassato starà mandandomi delle maledizioni per vendicare il furto. Sorrido pensando ad un poveretto che si diverte a mettermi in difficoltà mentre procedo con testardaggine verso il percorso segnato nella mappa.

-Possiamo fermarci a riposare se sei troppo stanca.- mi dice Pietro qualche passo avanti a me.

Scuoto la testa anche se lui non può vedermi, ma il mio respiro affannato mi tradisce; -Sto bene, non perdiamo altro tempo facendo soste inutili.-

-Non sono inutili se ne hai bisogno.- replica lui.

-Non ho proprio bisogno di nulla mio caro Pietro.- poggio la lingua sui denti e sorrido. Mi irrita terribilmente quando insiste in quel modo premuroso. Sa esattamente quando preoccuparsi per me, e conosce a memoria ogni sfumatura del mio orgoglio. Sono stata capace di negare persino la sete causata dalla disidratazione, quando non abbiamo avuto acqua per due giorni e le mie labbra erano screpolate a tal punto che la pelle si era sollevata.

-Sai, certe volte ti farebbe bene lamentarti, o almeno ammettere che i tuoi cazzo di piedi sono in fiamme- si volta verso di me con qualcosa che somiglia ad una mezza piroetta e mi sorride coi denti perfettamente dritti -mia preziosissima Eden.-

Io lo raggiungo e gli poggio una mano sul petto fingendo di spintonarlo amorevolmente, dicendogli: -Proseguiamo.-

Abbiamo quasi finito le nostre provviste, e la caccia non è stata molto ricca negli ultimi giorni, a parte due scoiattoli e un coniglio. Siamo spinti a proseguire senza la possibilità di stabilire un buon accampamento, soprattutto per via degli infetti.

Questa zona pullula di clicker e runner. Pare che si siano concentrati tutti insieme di recente, e la faccenda non fa che aumentare le mie ansie. L'unica cosa che desidero è allontanarmi il più possibile da questo postaccio. Pietro non la pensa come me, dice che qui si possono trovare prede molto grandi, come dei cervi ad esempio. Ma in che modo possiamo concentrarci sulla caccia quando quei mostri rischiano di sbucare fuori da ogni dove e farci a pezzi?

Ancora oggi mi domando perché io continui a voler andare avanti, a cercare di aggrapparmi alla vita così avidamente dopo tutto quello che ho perso. Già, resisto anche per Pietro, ma certe notti penso a come sarebbe se mi arrendessi e lasciassi che un infetto qualunche mi morda. Un solo morso mi basterebbe, profondo e veloce, e tutti i miei problemi sparirebbero se perdessi la testa.

Ma Pietro non è entusiasta del mio piano, dice che non riuscirebbe mica a baciarmi con quella bocca putrida invasa dal fungo. Lui è sempre ironico e smielato, avvolte non lo sopporto proprio. Poi mi soffermo a guardarlo e quasi i miei occhi rischiano di non trattenere le lacrime per la commozione. Per me è la persona più importante su questo mondo tremendo. La persona che amo più di ogni altra cosa.

-Stanotte potremmo accamparci in quella casa dismessa lì sopra -Pietro me la indica all'orizzonte- se ci assicuriamo che è sgombera potremmo rifocillarci, e fare qualcosa di speciale.-

-Ah sì?- lo canzono io. Lo guardo e il mio viso si illumina. I suoi capelli castani sono cresciuti, ma nonostante siano sporchi e scompigliati non lo rendono meno affascinante.

-Sai, quella cosa speciale che so fare con la lingua.- mi provoca lui.

Io arrossisco e sorrido di gusto. Non poter prima fare un bel bagno profumato mi imbarazza.

-Allora dovremmo sbrigarci, non vorrei che una coppia di clicker ci rubi l'idea.-

Il suono della risata di Pietro è così genuino e piacevole. Sono felice che ci sia ancora qualcuno capace di gioire per le piccole cose come fa lui. Io ho perso quella capacità da quando il contagio è iniziato, dieci anni fa. Avevo tredici anni, adesso, nel 2023, ne ho esattamente ventitré. Pietro è solamente due anni più grande di me, ma la sua corporatura magra per la scarsità di cibo lo fa sembrare ancora un ragazzino. Almeno gli cresce la barba, che cerca di curare gelosamente.

Io non mi soffermo a guardare la mia immagine da qualche tempo ormai. Ogni cosa ormai mi ha cambiata irreparabilmente. I lunghi capelli biondi sono l'unica cosa che mi è rimasta di mio padre. Lui è stato il primo a morire, la notte stessa che ha cambiato per sempre le nostre vite. Gli infetti, rabbiosi, si erano riversati per le strade provocando letteralmente la fine del mondo. Mio padre ha perso la vita per cercare di salvare me, mia madre ed il mio fratellino. Il nostro vicino di casa, ormai folle dall'infezione, lo aggredì mentre lui cercava di farci scappare disperatamente dal nostro quartiere in subbuglio.

Dopo dieci anni non riesco ancora ad affrontare la faccenda, ma ricordo perfettamente la forma ovale che assunse la pozza di sangue sotto il suo corpo smembrato.

Pietro mi accarezza il viso dolcemente, capisce che mi sono dissociata di nuovo travolta dai ricordi tremendi che infestano la mia mente.

-Eden va tutto bene?- mi domanda a voce bassa, preoccupato.

Inspiro, pregando di non essere travolta da un violento capogiro.

-Sì, sta tranquillo.- e lo bacio dolcemente sulle labbra continuando a camminare.

 

   
 
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