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Autore: Nidafjollll    25/05/2023    0 recensioni
IX secolo, Regno Franco
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Come spesso accade molte alleanze vengono costruite e molte vengono abbattute.
In uno sfondo campagnolo in cui il titolo e le terre sono tutto una nuova alleanza sembrerebbe nascere; un matrimonio da organizzare!
Ma cosa succederebbe se la promessa sposa viene rifiutata?
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Medioevo
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Prologo


 

 
 



IX secolo, Regno Franco

Lena Pastieur era nervosa.
Il cuore le batteva forte nel petto e, d’istinto, trattenne il fiato finché non sentì il cuore rallentare di qualche battito, regolarizzandosi.
Lanciò uno sguardo allo specchio a muro dinanzi a lei e si disse che, in fondo, non aveva motivi per essere così nervosa; era di una bellezza disarmante, di sicuro avrebbe fatto breccia nel cuore del Conte.
Inspirò lentamente dalla bocca, chiuse gli occhi, ed espirò.
Il tremore che si era impossessato poc'anzi delle sue mani parve aver smesso, dunque cercò di esibire sul volto il miglior sorriso del suo refettorio. Un falso sorriso. Ma abbastanza credibile da far annuire in segno di assenso sua madre Ginette, che si trovava pochi passi dietro di lei.
“Cerca di non deluderci.” disse soltanto, le labbra rigide serrate a formare una linea dritta.
Lena annuì soltanto.
Non gli avrebbe delusi. Bastava uno sguardo al suo riflesso nello specchio per sapere esattamente come sarebbero andate le cose.
Le sue guance e le sue spalle, lasciate scoperte dall’abito, erano ravvivate da un dolce rossore - causa, forse, quel lungo bagno alle erbe a cui era stata sottoposta. L’acqua era così calda da riuscire quasi a ustionarle la pelle rosea e delicata.
A renderle ulteriormente difficoltoso respirare ci pensava il corsetto stretto color panna e rifinito in fili d’oro e perline. Sua madre e la sua istitutrice si ritrovarono entrambe a concordare sul fatto che più stretta e sottile risultava la sua vita e maggior fascino avrebbe acquisito.
Inspirò, trattenne il respiro, ed espirò - ancora una volta.
Portò gli occhi scuri alla sua immagine riflessa e vide una Lena coi nervi a fior di pelle. Una Lena bellissima, tuttavia.
Non era sciocca e della sua bellezza ne era fortemente consapevole - consapevolezza alimentata da sua madre fin dalla tenera età.
Gli occhi erano così scuri e grandi da risultare come due pozze nere stagnati, messi maggiormente in risalto da del kajal nero. Le labbra carnose, invece, erano colorate da una dolce pastura di bacche rosse.
Il tutto attorniato da dolci boccoli dorati, che scivolavano liberi dalla stretta crocchia ornata da una spilla dorata e perle opalescenti.
Aveva passato anni a prepararsi attentamente, puntando alla perfezione.
Il rango di famiglia era basso - dei baroni con poche terre, e nessun erede maschio era nato da quella unione. Solo una femmina sventurata che - viste le norme che vigevano a quel tempo - poteva poco e niente.
L’unica cosa su cui si poteva contare era la sua bellezza; la sua unica arma. E tale arma, i coniugi Pastieur, la sfruttarono meglio che poterono, riuscendo ad attirare l’attenzione del giovane Signore regnante, il Conte di Nevers, e stipulare un accordo - un’alleanza per linea agnatizia, ovvero tramite matrimonio.
Entrambe le parti ci avrebbero guadagnato: i Pastieur avrebbero ceduto le proprie terre e la propria figlia in cambio di un censo mensile, adeguato, e l’ingresso in società - dove avrebbero, finalmente, potuto sfruttare le conoscenze del loro neo-genero ed elevarsi di rango.
Sulle spalle della fanciulla, tutte queste responsabilità.
“E’ ora di andare.” le sussurrò quasi dolcemente Yvette, la sua istitutrice, posando una mano callosa sulla schiena e indirizzandola alla porta, dove sua madre l’attendeva.
Anche sua madre era tutta tirata in tiro, per quell’occasione. Aveva sfoggiato l’abito più bello e costoso che avesse; arrivato direttamente da Parigi secondo l’ultima moda del momento. Era di un blu pallido, proprio come i suoi occhi, col corpetto arricchito da finti zaffiri e zirconi luminosi.
Si poteva dire che Lena fosse il ritratto ringiovanito della madre; le somigliava in tutto - due gocce d’acqua - eccezion fatta per il colore degli occhi, che la ragazza aveva ereditato dal suo vecchio padre.
Il cuore della giovine si ritrovò, ancora una volta, a martellare veloce nel petto; le mani presero a tremare.
Si lasciò guidare dalle due donne per il breve corridoio in pietra chiara, scendendo le scale e trovando suo padre ad attenderla con un fiero e orgoglioso sorriso dipinto sulle labbra, vestito anch’esso di tutto punto e in pendant con la moglie.
Tra i suoi due genitori, il padre, sicuramente era il più umano e gentile. Non trattava Lena come un oggetto, non la sgridava e non la metteva quasi mai in punizione; anzi - era il gioiello più prezioso che avesse.
La ragazza, vedendo l’espressione dolce del padre, si rasserenò.
Riprese a respirare normalmente e si costrinse a smettere di tremare. Doveva apparire bella ed eterea, inavvicinabile e intoccabile; nulla avrebbe turbato il suo stato d’animo.
O così credeva lei

 
  
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