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Autore: lady lina 77    27/05/2023    2 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avevano deciso che sarebbero stati Ross e Jeremy ad accompagnare Odalyn al porto dove si sarebbe imbarcata sulla nave che l’avrebbe ricondotta in Norvegia.
La ragazzina, dalle idee ben chiare, aveva già in mente il viaggio e le tappe che l’avrebbero condotta a casa degli zii sui fiordi e dimostrava di avere un’ottima conoscenza della sua terra. Ross sembrava scettico ma Demelza era stata ferma nel darle fiducia. Lei a quattordici anni aveva fatto la sua scelta di vita e ne era stata perfettamente in grado, Odalyn non sarebbe stata da meno.
Preoccupata che non mangiasse, Demelza le aveva preparato per il viaggio dei panini ripieni di carne secca e dei biscotti mentre Inge aveva cucito a maglia per lei un pesante mantello di lana che le sarebbe tornato utile nelle ultime tappe del viaggio.
Erano partiti tutti da Londra il mattino presto, verso due direzioni diverse: Ross, Jeremy e Odalyn si sarebbero recati verso le navi in partenza da Soutemphton mentre Demelza, Inge, Prudie e i bambini avrebbero preso la strada di casa vero la Cornovaglia. Il tempo di Londra era finito e al diavolo tutto e tutti gli intrighi e i pericoli! Demelza si avvicinava al parto e voleva accadesse a Nampara, i bambini avevano bisogno di pace e di ritrovare il loro mondo e Ross desiderava solo tornare alla placida vita delle sue miniere. Londra, lo spionaggio, il potere e la politica e sì, anche quella calamità umana di Jones sarebbero stati lontani per un po’.
Arrivati al porto, Odalyn era sembrata inizialmente spaesata ma poi aveva ripreso il consueto coraggio, si era avvolta nella mantella di Inge e aveva sorriso, allungando la mano a stringere quella di Ross. “Capitano Poldark, grazie per avermi accompagnata. E grazie… per tutto il resto. Senza di voi in queste ultime settimane, non avrei davvero saputo come fare”.
Ross annuì. “Di nulla, aiutarti l’ho sentito come un mio dovere e so che anche per mia moglie è stato così. Ma ora dovrai camminare da sola e sulla tue gambe e anche se questa mia raccomandazione ti sembrerà paternalistica, sta attenta durante il ritorno. E scrivici appena arrivi o mia moglie mi darà il tormento e mi spedirà fra i ghiacci per controllare che tu stia bene e sia sana e salva”.
Lo farò” – rispose lei, mascherando un sorriso. Avrebbe davvero voluto che suo padre fosse stato così protettivo con lei ma quello sarebbe rimasto un sogno irrealizzabile e doveva accettarlo. Poi si voltò verso Jeremy. “Ti scriverò e ti aspetto quando sarai più grande. Ricorda che mi hai detto di voler dimostrare che voi inglesi sapete resistere ai nostri ghiacci!”.
Ross guardò il figli, accigliato. “Davvero? Sei matto? Nessun inglese potrebbe resistere a lungo in un luogo del genere, fidati, io ci sono stato”.
Odalyn rise. “Fidati davvero, Jeremy! A quei ghiacci, ci scommetto, potrebbero resistere solo quei due gemelli che ti sei trovato come fratellini”.
Lo disse in maniera sibillina, leggera, eppure Ross colse in lei una acuta intelligenza. Dei gemelli avevano parlato tramite mezze frasi e lei aveva accettato di non sapere la vera verità ma in cuor suo aveva riconosciuto appieno la loro origine comune.
Jeremy stette al gioco. “Resisterò anche io!” – disse, alzando le spalle.
E allora ti aspetto”. E poi, anche se c’era presente Ross, Odalyn si allungò a dargli un bacio leggero sulle labbra che lo fece avvampare. Poi rise e senza dargli occasione di dire alcunché, corse sulla nave.
Si affacciò poi al parapetto mentre il ragazzino, rosso come un pomodoro, non osava alzare il viso su di lei e il padre. “Jeremy Poldark, ricorda, ti aspetto! Arrivederci”.
Ross alzò il sopracciglio, cercando di non ridere per l’imbarazzo del figlio. La salutò e poi, dopo infiniti secondi, una volta che la ragazza fu sparita nelle cabine, pose la mano sulla spalla del ragazzo. “Credi di riuscire a respirare e a muoverti o vuoi rimanere lì impalato fino alla maggiore età!”.
Jeremy deglutì. Lo aveva baciato davanti a suo padre, mannaggia a lei, lui non era di certo così aperto a questo genere di cose!
Ross sospirò. “Jeremy, era un banale bacio… Capiterà ancora”
Davanti a te”.
Ross rise. “L’importante è che per un bel po’ non capiti davanti agli occhi di tua madre!”.
Perché?”.
Perché per me non ci sarebbero problemi ma per lei… Sai, sei il suo adorabile bimbetto…”.
Jeremy lo guardò storto. “Non sono un bimbetto!”.
Per lei lo sarai ancora per parecchio”.
Jeremy sospirò. “Quanti anni avevi quando hai baciato la mamma la prima volta?”.
Ross lo guardò, sorpreso dalla domanda. “Oh, ventisette”.
E lei?”.
Diciassette! Due settimane dopo l’ho sposata!”.
Jeremy spalancò gli occhi e Ross lo bloccò subito, capendo che stava entrando nel panico. “Ah, tranquillo, tu non dovrai sposarti tra due settimane per un bacetto! Fra me e tua madre c’era stato ben altro!”.
Jeremy arrossì di nuovo, ricordandosi i baci appassionati che si erano scambiati prima del rapimento di Clowance. “Papà…”.
Ross si accigliò, iniziando ad intuire che forse fra i due ragazzi non c’erano stati solo innocenti approcci da adolescenti. “Jeremy… E’ giusto, vero, c’è stato solo un bacetto…?”.
Più di uno…”.
E basta?”.
Jeremy sospirò. “Basta! Forse lei voleva altro ma ho preferito fare la figura del bamboccio”. Era abbastanza umiliante quello scambio di battute fra lui e suo padre ma proprio pensando ad Odalyn, si rese conto che era bello sapere di avere un genitore con cui confrontarsi in quel mare di dubbi che assalgono ogni ragazzino che inizia a sperimentare la vita da adulto.
Ross sorrise, poggiandogli la mano sulla spalla mentre si allontanavano dal porto. “Sei saggio, come tua madre”.
Jeremy sorrise, colpito da quel complimento. “E tu papà? Avevi la mia età quando hai conosciuto Jasmine?”.
Sì, più o meno. E come te mi sono fermato a qualche bacio”.
Sei saggio anche tu come mamma, allora?”.
Ross sospirò. “Più che altro non volevo assomigliare a tuo nonno! Ribelle anche dove non mi conveniva!” – concluse, ridendo.
Jeremy ricambiò la risata. “Ora i gemellini sono salvi e saranno per sempre Poldark?”.
Ross annuì. “Saranno ciò che vorranno ma sempre parte della nostra famiglia”.
Jeremy annuì, finalmente in pace col ruolo dei due bambini nella loro casa. “Sono contento e anche mamma adesso starà tranquilla. Eccetto quando a casa ci sarà Loveday che litigherà con Bella su chi deve essere la capa e ci si metterà pure Daisy che vuole comandare più di tutti!”.
Ross sospirò osservando il cielo, grato di quel ritorno alla loro routine e normalità così pesantemente messa in pericolo a Londra. Grato che fossero tutti insieme. Grato perché ne erano usciti più forti di prima e il suo figlio maggiore stava diventando un giovane ragazzo di cui essere fieri. “Il prezzo da pagare per non avere Jones attorno ai piedi”.
Ti mancherà?”.
Ross scoppiò a ridere. “Per niente, è troppo temerario persino per me!”.
E tu mancherai a lui?”.
Ross ci pensò su. Fra donne, denaro, gioco d’azzardo e rischi ben calcolati, il suo fido socio avrebbe avuto mesi intensi. “Naaa, non credo!”.
Jeremy ridacchiò prima di correre verso la carrozza. “Dai papà, sbrighiamoci! Se facciamo in fretta raggiungiamo la carrozza di mamma e torniamo a casa tutti insieme!”.
Ross la trovò un’ottima idea, ma… “Niente carrozza, ragazzo! Noleggiamo due buoni cavalli e facciamo la strada verso la Cornovaglia al galoppo! La carrozza va bene per donne e poppanti”.
E noi siamo uomini?”.
Ross gli scompigliò i capelli. “Puoi dirlo forte anche tu, ormai!”.



Demelza camminava sulla spiaggia scalza, nonostante il clima fosse ancora decisamente invernale. Ma sentire il vento della sua terra sul viso e sulla pelle dopo i mesi di paura vissuti a Londra era una sensazione talmente rigenerante che non poteva farne a meno. Erano a casa, tutti sani e salvi e i suoi bambini erano con lei.
Quei mesi a Londra erano stati complicati, ma in fondo fonte di notevole crescita individuale per ognuno di loro. Ora lei sapeva tutto sui suoi gemelli, sapeva cosa aveva portato Ross sulla loro strada e un pezzo del passato di suo marito che le era sconosciuto, Jeremy era diventato di colpo un giovanotto abbandonando per sempre l’infanzia e sì, aveva anche conosciuto i primi sussulti amorosi, Clowance aveva vissuto una avventura che l’aveva resa ancora più coraggiosa ed avventata e i tre piccoli di casa erano diventati ancora più pestiferi e giocosi.
Inge, che camminava accanto a lei con la piccola Astrid che scopriva la gioia di affondare le sue zampette nella sabbia, si guardava attorno incuriosita. “Farà meno freddo che in Norvegia ma questo vento è… diabolico”.
Sì, è una delle caratteristiche della nostra terra” – rispose Demelza accarezzandosi il pancione. “A noi piace, ti ci abituerai”.
Sicura?”.
Assolutamente”.
L’anziana tata osservò i bambini che giocavano davanti a loro, a diversi metri di distanza. Daisy era già caduta (o si era buttata di sua volontà fingendo di cadere) in acqua diverse volte e rideva divertita, Bella urlava a squarciagola una strana canzone e Demian tentava senza successo di disegnare nella sabbia ma veniva puntualmente disturbato o da un’onda o da una delle sorelline. “E’ così bello vedere com’è ora la loro vita…”.
Demelza sorrise. “Sapete, sono contenta che vivano la loro fanciullezza in questo modo. Per me ma in fondo anche per Ross, non fu così per tanti motivi…”. Pensò a sua madre, morta di stenti e nel degrado, pensò a Grace, amatissima ma cagionevole, pensò a cosa avessero provato nel momento in cui avevano capito di dover abbandonare i loro figli e si rese conto di aver vissuto quasi la stessa paura a Londra. Poi scosse la testa, non voleva più soffermarsi su pensieri negativi, quindi cambiò discorso. “Vorrei capire in che modo hanno cavalcato mio marito e mio figlio per arrivare a Nampara prima di noi”.
Inge le poggiò una mano sul gomito. ”Oh, cose da maschi, meglio non chiederselo se non volete veder comparire i primi capelli bianchi sulla vostra bella chioma”.
Giuda…”.
Inge rise. “Mi piace questa espressione tutta cornica, anche Daisy la usa spesso”.
Giuda…” – ripeté Demelza, osservando quella piccola peste bionda di sua figlia. Sua figlia, già…
Proprio in quel momento Demian cadde in acqua e a differenza della gemella, scoppiò a piangere nonostante si fosse bagnato solo fino alle ginocchia.
Inge corse da lui con Astrid, lo sollevò e gli asciugò le lacrime con le mani. “Su piccolo uomo, non si piange per così poco”.
Ma io sono un bambino, non un piccolo uomo” – obiettò il piccolo.
Ma non si piange lo stesso, va bene piccolo principe?”.
Lui scosse la testa mentre Demelza, ridendo, li aveva raggiunti. “Non sono nemmeno un piccolo principe”.
Inge lo osservò, sentendo una morsa allo stomaco. ‘Lo sei, eccome se lo sei’ – urlò la sua mente. Ma poi lo guardò e si rese conto che era, come gli altri bambini, il principino dei Poldark e di Nampara e che la sua fortuna stava tutta lì. Non aveva bisogno di altri titoli…
Come seguendo il flusso dei suoi pensieri, Demian corse dalla madre che lo prese in braccio.
Ormai lo aveva capito pure Inge, era quello l’unico modo per farlo smettere di piangere, non servivano vezzeggiativi o vizi, bastavano le braccia di Demelza. Le braccia di sua madre…


  
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