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Autore: stocklitio    29/05/2023    0 recensioni
"Ad un tratto una piccola mano dalla chiara pelle toccò la sua fin troppo grande e fin troppo bianca. Alzò immediatamente lo sguardo e si trovò dinanzi ad un cespuglio di capelli ricci castani che incorniciavano un piccolo viso sul quale apparivano grandi gli occhiali posati sul naso.
Non poteva essere vero.
Era Ofelia."
Una nuova storia con protagonisti Ofelia e Thorn, partendo da un finale alternativo di Echi in Tempesta. Cosa sarebbe accaduto se Thorn fosse riuscito a ritornare nel Dritto? E cosa accadrebbe se anche l'Altro dovesse riuscirci?
Soprattutto come si comporterebbero in un mondo in cui non si è verificata la Lacerazione?
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaela, Ofelia, Renard, Thorn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Salve lettori! Volevo scusarmi per l'appuntamento mancato di venerdì, ma tra un impegno e l'altro non sono riucita a pubblicare. Detto questo, come procede la lettura? Finalmente è giunto il giorno delle nozze  e i nostri due protagonisti sono in trepidazione, ma andrà tutto bene? Lo scoprirete solo leggendo. Buona lettura!"

CAPITOLO 5

10:35 e 28 secondi, mancavano 15 minuti e 32 secondi alla cerimonia. Thorn era seduto sul suo letto e fissava con insistenza l'orologio sperando forse che in quel modo potesse accellerare il tempo. Quella mattina si era dedicato alla cura della sua persona e dopo aver indossato l'uniforme da intendente tipica delle cerimonie si guardò allo specchio: non riusciva a capire come Ofelia si fosse innamorato di lui, non riusciva a comprendere. Si toccò con un gesto titubante la cicatrice che gli solcava la tempia e si domandò cosa Ofelia ci avesse visto in quel corpo solcato da profonde cicatrici, lui ogni volta che si guardava allo specchio vedeva un uomo troppo alto, troppo bianco e di certo non uomo loquace o romantico. Era consapevole di non essere affascinante come uomo, eppure quella donna continuava a sostenerlo e a dimostrare un amore puro e profondo.
"È permesso?" Sentì dei colpi alla porta e una voce profonda provenire dall'esterno.
Thorn si affrettò ad aprire e si trovò davanti il prozio della futura moglie.
"C'è qualche problema?" Domandò Thorn.
"Per il momento tutto bene, anche se il trambusto che c'è in sala potrebbe suggerire altro." Infatti Thorn nonostante avesse la porta chiusa era riuscito ad udire la cacofonia dei rumori provenire da lontano.
"Volevo scambiare due chiacchiere con voi in privato, figliolo" proseguì il prozio dinanzi allo sguardo imperscutrabile di Thorn.
"Accomodatevi" disse Thorn aprendo la porta permettendogli di entrare. Appena l'uomo varcò la porta Thorn si rese conto che probabilmente oltre ai domestici e a Berenilde quella era la prima volta che un estraneo visitava la sua camera.
Una volta nella camera il prozio afferrò la sedia della scrivania e si sedette.
"Ormai non sono più il giovane archivista di una volta, ma veniamo al dunque. Sono sicuro che il marito di mia nipote non vi abbia detto niente, anzi si sarà dimostrato entusiasta di questo matrimonio" brontolò il prozio. Thorn lo guardava con il suo tipico ciglio e cercava di capire dove volesse andare a parare. Dinanzi al silenzio ostinato di Thorn il prozio riprese la paternale: "Quello che voglio dirvi è che gli altri possono anche essere felici di essere imparentati con voi, ma io pur appoggiando ogni scelta della mia pronipote non è detto che ne sia felice. Insomma quello che voglio dirvi è che non sono d'accordo su queste nuove nozze".
La fronte di Thorn era talmente aggrottata che il prozio temette che da un momento all'altro potesse rompersi e riversare sul pavimento tutti i pensieri che al momento gli ronzavano in testa.
"In realtà il padre di Ofelia si era dimostrato reticente per questo matrimonio" gli spiegò Thorn con una lentezza che fece gelare il sangue all'archivista. Questa volta fu Thorn a proseguire il discorso davanti al silenzio.
"Quando siamo giunti al Polo ho invitato il mio futuro suocero all'Intendeza per chiedergli ufficialmente la mano di Ofelia. Inizialmente si è mostrato contrario al matrimonio, nonostante come voi, appoggi le scelte di Ofelia ma alla fine del nostro colloquio ha cambiato idea e mi ha dato la sua benedizione." Nell'udire quelle parole l'archivista apparve sorpreso e  una smania di curiosità lo pervase.
"E cosa gli ha fatto cambiare idea?" Domandò il prozio. Thorn guardando l'espressione dipinta sul volto dell'uomo rivide la stessa reazione che Ofelia aveva avuto la sera prima sempre per lo stesso argomento.
"Gli ho spiegato i motivi per cui l'amo. Vi devo essere sincero, io non sono molto pratico in questioni sentimentali, pur provando una grande stima che può essere assimilata ad affetto per mia zia io non avevo mai sperimentato l'amore prima di inontrare Ofelia. A discapito di ogni legge matematica o fisica, lei ha scombussolato la mia vita. Sono consapevole che vi immaginavate una persona diversa al suo fianco, probabilmente un uomo più affabile ma vi posso giurare sul mio onore che rispetterò, amerò e renderò Ofelia la donna più felice delle arche per sempre, anche un pò di più."
Thorn non aveva mai parlato così tanto e probabilmente non aveva mai aperto così il suo cuore ad una persona, dopo aver pronunciato quelle parole si sentì il cuore leggero perchè finalmente, anche se a modo suo, era riuscito ad esprimere ciò che provava per Ofelia. D'altro canto il prozio restò pietrificato nella sua posizione, quando aveva preso la decisione di affrontare il fututuro marito della pronipote si era prefigurato uno scontro verbale molto colorito in cui intimava il giovane di non fare nessuna violenza nei confronti di Ofelia, probabilmente Thorn sotto attacco avrebbe sfoderato gli artigli e lui gli avrebbe dato qualche pugno a livello del torace dato che non arrivava al viso, ma non si era mai immaginato quella scena. Aveva davanti a sè un giovane uomo che provava un profondo amore per la sua pronipote e con quelle poche parole impregnate di poco sentmentalismo aveva fatto cadere tutte le sue convinzioni, finalmente guardava Thorn per quello che era ossia la persona adatta per Ofelia.
"Io...credo... mi avete lasciato senza parole per tutti i libri dell'archivio" borbottò l'uomo cercando di distogliere lo sguardo.
"Spero che abbiate compreso le mie intenzione e ora se volete scusarmi devo dirigermi alla cerimonia" comunicò Thorn dopo alcuni secondi di silenzio.
"Ma mancano ancora 15 minuti" constatò il prozio guardando l'orologio.
"Ne sono consapevole, ma per arrivare in giardino ci vogliono 4 minuti e 30 secondi, sicuramente dovrò intrattenere una breve conversazione con qualche ospite oppure qualcuno in maniera indelicata mi chiederà di visionare qualche richiesta per l'intendenza. Inoltre non dovrò incrociare Ofelia, pertanto se i miei conti sono coretti arriverei alle 10:59 e 30 secondi" disse risoluto Thorn prendendo l'orologio da taschino.
L'archivista fu particolarmente colpito da quella dichiarazione, chi avrebbe mai cronometrato il tempo necessario per andare da quella camera al giardino? Quella conversazione lo sorprendeva sempre di più e nello stesso tempo lo rassicurava perchè aveva compreso le buone intenzioni che albergavano in Thorn, dopo tutto se non fosse stata una brava persona Ofelia non avrebbe accettato spontaneamente quelle seconde nozze.
"Allora è meglio che inizi ad incamminarmi anch'io" disse il prozio alzandosi.
"Congratulazioni figliolo" gli diede una sonora pacca sulla spalla e andò via.

Come aveva previsto, Thorn dovette intrattenersi con alcuni ospiti alcuni dei quali si congratulavano per le nozze invece altri gli chiedevano un'udienza per una concessione o un controllo. A chi si congatulava Thorn si limitava ad un ringraziamento ed una stretta di mano, invece per chi chiedeva udienza riservava un'occhiata glaciale.
Dopo essersi fatto largo tra la gente Thorn si sedette al suo posto ed attese.
"Emozionato?" Era stata Berenilde a parlare, che leggera come una farfalla era giunta  al suo fianco e gli aveva posato una mano sulla spalla. Aveva sempre considerato la zia una bella donna, ma quel giorno con quel vestito di raso blu e i lunghi capelli biondi raccolti con uno chignon le apparve più bella che mai, anche se lui non era un esperto di queste cose.
"No" rispose con franchezza Thorn. In effetti non era emozionato o nervoso, era solo felice perchè finalmente con quel matrimonio era come se mettessero un punto di fine al passato ed iniziavano una nuova vita insieme.
"Purtroppo il giorno del tuo primo matrimonio non sono potuta esserti accanto, ma questa volta ti sosterrò in ogno momento. Però tu evita di scappare dopo la cerimonia."
Nonostante fosse una battuta amara Thorn sorrise.
"Arriva la sposa" qualcuno annunciò l'arrivo di Ofelia e tutti occuparono i loro posti.
Non appena mise piede nel giardino del cottage Ofelia rimase senza parole: per la cerimonia un Miraggio amico di Berenilde aveva trasformato quel giardino autunnale in un bellissimo prato estivo, ricco di colori, fiori e profumi. Posizionate con perfetta simmetria c'erano delle panche bianche decorate con ghirigori rivolte verso un tavolo maestoso dove spiccavano le sedie dove si sarebbero seduti lei e Thorn, a completare quel quadro pacifico c'era della musica che alleggiava nell'aria e non era suonata da nessuno. Nonostante sia lei che Thorn non amassero i fronzoli e avrebbero voluto una cerimonia più intimia, non potè non ammettere che quell'illusione era bellissima. Il giardino era gremito di gente: rionobbe i Miraggi che indossavano illusioni di vario tipo, Faruk che spiccava su tutti con il suo sguardo annoiato, Blasius sorridente accompagnato dal professor Wolf che guardava diffidente gli abitanti del Polo, Octavio che sorrise nella direazione di Ofelia, i vari parenti ed infine posò gli occhi su Thorn e restò senza fiato. Accompagnata dal padre e dalla sua fedele sciarpa Ofelia, miracolosamente senza cadere,giunse dinanzi a Thorn. Il padre le diede due baci sulle guance e senza farsi udire dagli altri le sussurrò: "Ti auguro il meglio", poi strinse la mano di Thorn e si accomodò accanto alla madre di Ofelia che aveva già iniziato a  piangere. Gli occhi di Thorn si riempirono di lacrime, ma con molta forza di volontà riuscì a non far cadere nessuna lacrima, per un breve istante pensò di vivere la vita di qualcun'altro perchè lui, un bastardo, non meritava tutta quella bellezza e felicità.
"Benvenuti Signore, signorine, signore e signori! Oggi celebriamo l'unione tra l'animista Ofelia e il signor intendente Thorn!" A condurre la cerimonia fu Archibald che nonostante la diffidenza di Thorn era riuscito ad ottenere una delega per celebrare il matrimonio. La cerimonia fu uguale a quella di tre anni prima, dovettero entrambi firmare dei documenti e si scambiarono le fedi, tuttavia non si svolse la cerimonia del Dono dato che ormai i loro poteri si erano uniti. "E per la seconda volta posso dichiararvi marito e moglie. Avanti intendete, non fate il timido e baciate la vostra giovane moglie!" Esclamò allegro Archibald battendo le mani. Thorn gli lanciò uno sguardo torvo, tuttavia decise di accontentarlo ed in fatti con un movimento lento si piegò verso Ofelia e le prese il volto tra le mani e la baciò scatenando un applauso generale.
Terminata la cerimonia i due sposi furono circondati da una marea di gente che si congratulava e cercava di accattivarseli. Approfittando di un momento di confusione Ofelia riuscì a sgattoloiare via e si avvicinò ad un trio che la guardava con aria famigliare e benevola. "Ora dovò chiamarti signora Ofelia?" Le domandò Octavio con un mezzo sorriso.
Non si vedevano da molto tempo e con grande gioia potè constatare  che stava bene e appariva sereno e contento, stessa cosa per Blasius e Wolf che sembravano innamorati come non mai e finalmente felici.
"Credo che per voi potrò fare un'eccezione. Sono molto felice che abbiate accettato ilnostro invito."
"Non potevamo non mancare e devo ammettere che ci mancavi. Wolf parla spesso e volentieri di te" le disse Blasisus guardando di sottecchi Wolf.
"Non illuderti piccola animista, mi chiedevo se finalmente avessi trovato un pò di pace. Anche in quest'arca gelida e piena di illusioni" borbottò Wolf.
Dinanzi a quello scambio di battute ad Ofelia si scaldò il cuore.
"Seconda come sta?" Domandò ad Octavio.
"Bene, viviamo nella stessa casa ora e appena sono libero cerco di stare con lei. Ovviamente preferisce disegnare, ma ultimamente il nostro rapporto è nettamente migliorato" le rispose Octavio con voce allegra, ma velata da un velo di malinconia.
"Vedraì che andrà sempre meglio."
"Lo spero, comunque abbiamo deciso di abattere la casa di Lazarus. Qualcuno temeva che ci potessero essere delle  trappole, quindi abbiamo preferito rimuovere il problema".
"E pensare che quell'uomo è stato il nostro  mentore" disse con un mesto sospiro Blasius.
Dopo un momento di silenzio Ofelia domandò: "Ed Eulalia?"
"Lei sta quasi sempre sola, a volte fa visita ad Helena e Polluce ma per la maggior parte del tempo preferisce la solitudine" le rispose Octavio.
Proprio in quel momento alle loro spalle apparve Thorn.
"Oh Thorn, vieni. Ti ricordi di loro?" Gli domandò Ofelia prendendolo per mano.
"Certo, io ricordo tutto. Mr Wolf, Mr Blasius tutto bene sulla 22esima arca?" Domandò Thorn cercando di essere cordiale, ma il suo accento non aiutava nell'impresa.
"E' una vera  delizia, dovreste venire a trovarci. La  vita  è così tranquilla e gli abitanti sono tuti pacifici!" Rispose Blasius con entusiasmo cercando conferme da Wolf che si limitò a dire: "Si sta bene".
"Spero che vostra sorella  stia bene" mormorò Thorn in direzione di Octavio. Ofelia sapeva come mai Thorn stesse reagendo in quel modo, nonostante fossero passati mesi Thorn si considerava responsabile di ciò che era accaduto a Seconda. Sapeva che Seconda non era arrabbiata con lui, anzi l'aveva aiutato e sapeva che sarebbe andata in quel modo, ma non riusciva a mettere il punto di fine a quel tormento e probabilmente non ci sarebbe mai  riuscito.
"Molto bene, come ho detto a vostra moglie. Seconda ora vive con me e sembra molto felice" gli disse Octavio sorridendo.
"Probabilmente non c'è stata occassione in passato, ma volevo ringraziarvi per quello che avete fatto per mia sorella sia mentre eravate al sanatorio e sia dopo, grazie."
Le labbra di Thorn ebbero un leggero fremito, poi finalmente guardò Octavio negli occhi e con un sorriso disse:"Quando ci saremo sistemai saremo lieti di invitarvi a casa nostra. L'invito è anche per voi Mr Wolf e Blasius." Ofelia fu piacevolmente sorpresa da quella iniziativa e sorrise orgogliosa verso il marito.
"Se non vi spiace io e mia moglie vi dobbiamo salutare, arriverderci e buon viaggio di ritono" disse Thorn prendendo Ofelia dalle spalle. "Arrivederci, mi raccomando scrivetemi" disse Ofelia e li guardò un'ultima volta con una strana stretta al cuore.
Thorn la trascinò via da quella cacofonia di suoni e colori e la condusse in una stanza deserta e silenziosa. "Perchè siamo qui?" Domandò Ofelia.
"Voglio portarti in un posto. Vuoi aspettare la fine del ricevimento o andare ora?" Le domandò Thorn.
Ofelia lo guardò divertita. "A volte non so se vuoi provare a fare del sarcasmo oppure sei serio. Dove andiamo?"
"E' una sorpresa, ma dobbiamo cambiarci" le disse Thorn indicandole degli abiti posizionati sul letto.
"Avevi già programmato tutto?"
"Ovvio Se vuoi posso aspettare fuori mentre ti cambi" le propose Thorn.
"Non c'è nessun problema"  disse Ofelia mentre cercava di sbottonare quel vestito tanto bello quanto scomodo. Vedendola in difficoltà Thorn decise di aiutarla e per un attimo con il suo lungo dito bianco sfiorò la pelle nuda di Ofelia e questò le provocò un brivido.
"Hai freddo?" Domandò Thorn fraintendendo quella reazione.
"No" rispose flebilmente Ofelia. Con  delicatezza e decisione Thorn concluse il lavoro ed iniziò a sbottonarsi la giacca mentre Ofelia si sfilava il vestito cercando di non cadere ed indossava  abiti più comodi.
Una volta cambiati si diressero verso l'ingresso e silenziosi come gatti riuscirono a non incontrare nessuno dei loro parenti. In realtà quasi nessuno si era accorto dell'assenza degli sposi, alcuni erano ubriachi e altri erano impegnati in discussioni con i vari membri della corte, gli stessi genitori di Ofelia furono travolti da quel vortice caotico e non si accorsero dell'assenza della figlia.
Abbandonarono l'illusione del torpore del cottage di Berenilde e si addentrarono nel freddo delle vie di Città-Cielo. Thorn la condusse in un'angusta via le cui parete erano interamente ricoperte da manifesti e si concentrò su un manifesto di una donna che indossava un vestito fatto interamente di rose, posò la sua grande mano sulla rosa centrale e così facendo si rivelò una porta. Era l'ingresso per una Rosa dei Venti.
"Non sapevo che qui ci fosse una Rosa dei Venti" disse Ofelia.
"Ed è un bene, perché dovrebbero essere segrete" le spiegò Thorn mentre la invitava ad entrare.
Ogni volta Ofelia restava a bocca aperta dinanzi a quella manipolazione dello spazio e quella volta allo stupore si aggiunse anche la curiosità.
Thorn aprì una porta color mogano e una volta attraversata si trovarono in un vecchio locale, ormai abbandonato, pieno di polvere e cianfrusaglie. Nonostante fosse passato del tempo ed era buio Ofelia non ebbe dubbi, era il suo studio di lettura.
"Cosa ci facciamo qui?" Domandò Ofelia non riuscendo a staccare gli occhi da quello che sarebbe dovuto essere il bancone dove avrebbe effettuato le perizie.
"È il regalo di nozze a cui fece cenno Berenilde" le rispose atono Thorn.
"Non capisco..."
"Questo locale appartiene a te. Sono consapevole che questo non potrà più essere il tuo studio di lettura, ma puoi creare una nuova attività."
"Perché?" Gli domandò Ofelia con gli occhi appannati dalle lacrime.
"Perché so che vuoi la tua indipendenza economica e vuoi renderti utile, non ti piace stare con le mani in mano. Probabilmente è una delle tue migliori qualità" le rispose Thorn con franchezza e sicurezza nelle sue parole.
Ofelia fu sbalordita, non si sarebbe mai immaginata un regalo di nozze di quel tipo anzi non si sarebbe mai aspettata un regalo di nozze da parte di Thorn.
Provava una rosa di emozioni a cui non riusciva ad attribuire un nome adeguato. Ricordò la fatica che aveva dovuto fare per affermare il suo ruolo a corte e per ottenere quello studio, per lei la cosa più importante era la sua indipendenza e anche in quel momento era fondamentale. Dinanzi a quella gioia, tuttavia, un tarlo le si insinuò nella mente "Cosa farò ora?" , ormai non poteva più leggere e come una volta aveva affermato a Faruk era l'unica cosa decente che sapesse fare "con quelle dieci dita", ora cosa avrebbe potuto offrire alla comunità?
"Non devi pensare ora cosa potrai fare con questo locale, vedrai che ti verrà presto in mente. L'importante è che tu sappia che qui hai uno spazio per te" le disse Thorn come se riuscisse a leggerle nella mente e avesse compreso a pieno i suoi timori.
"Non sei solo una lettrice, sei anche altro."
Ofelia non riusciva ad esprimere a parole l'amore che in quel momento provava per Thorn, istintivamente gli buttò le braccia al collo e lo baciò.
"Non so come esprimerti la mia gratitudine, è un regalo bellissimo" gli sussurò con il volto nell'incavo del suo collo.
"Non è niente  in confronto a quello che tu hai dato a me. Ti amo, anche un pò di più."

Vittoria's POV
Vittoria si stava addormentando su un  divanetto ricco di cuscini nel salone  di casa, la festa e i giochi con i nipoti di Ofelia l'avevano stancata. La mamma le aveva fatto preparare il divanetto per riposare mentre lei intratteneva gli ospiti che ancora affollavano la casa. Stava per addormentarsi, ma ad un tratto vide un'ombra passarle accanto che la fece sobbalzare dallo stupore e dallo spavento. Scattante come una cavelletta Vittoria si alzò e seguì l'ombra per i corridoi della casa, l'inseguimento terminò nella camera di madrina. Ora che la vedeva meglio Vittoria riconobbe quell' "ombra":era una donna bssa, con capelli neri ricci, portava un paio di occhiali e al di sotto dei suoi piedi si diramavano figure nere indistinte. Vittoria fu terrrorizzata. Apparentemente sembrava che la figura non si fosse accorta di lei, infatti continuava imperterrita ad accarezzare gli oggetti di Ofelia con noncuranza e nello stesso tempo curiosità.
"Non temere bambina mia, non voglio farti del male" le disse la donna volgendo il suo sguardo su Vittoria e regalandole un sorriso glaciale.
A Vittoria mozzò il fiato, indietreggiò ed iniziò a correre il più lontano possibile da quella figura. Doveva parlare con madrina e cugino. 
   
 
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