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Autore: RamPaige    31/05/2023    1 recensioni
Sulle note di "Snake Pit Poetry", il mio ultimo tributo al Cavaliere di Draghi a seguire gli avvenimenti de "Dragon Trainer - Il Mondo Nascosto"
« Ci sono tante leggende sul Cavaliere di Draghi.
La più dolorosa e gloriosa?
Nella sua morte nè archi nè frecce saranno necessari, saranno i Draghi ad aprire il suo passaggio per Odino.
E sarà uno solo, ad accompagarlo ai cancelli del Valhalla »
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Enjoy the music: https://youtu.be/fZgAA0T51Rc

Astrid strinse le dita attorno ai braccioli della sedia. Osservò con attenzione le fiamme che bruciavano nel focolare, il fuoco che tanto era amico e nemico degli uomini. Il sole era sorto da un pezzo, ma l'ormai regina reggente di Berk non aveva aperto le finestre, lasciandosi divorare dal buio.

Posò lo sguardo sulla sua mano, all'anulare sinistro dove l'anello di nozze era ancora lì, brillando di suo, nonostante fossero passati anni dal suo matrimonio. Trentaquattro.

Lentamente si alzò dalla poltrona, gettandosi addosso lo scialle di lana: la vecchiaia aveva intorpidito il suo corpo, lasciandole i ricordi di una gioventù passata a combattere e volare tra i cieli del Nord; ora, coi i capelli grigi, le mani macchiate e gli occhi quasi spenti, anche solo qualche passo le doleva.

La camera da letto, fortunatamente, era al piano terreno. Entrò, appoggiandosi allo stipite per riprendere fiato, e il suo sguardo corse al letto.

Era ancora lì. 

Le ancelle lo avevano lavato, pulito, e vestito nei più pregiati abiti, degni di un re. Il mantello era stato appoggiato al suo lato, così come quella vecchia maschera in pelle, usata nei voli. Inferno sul petto, dove erano state unite le mani. Un'espressione serena, di chi aveva trovato finalmente la pace, impressa sul suo volto. Per sempre.

Astrid mosse ancora qualche passo, sedendosi poi sul letto, si fermò a guardare il corpo senza vita del marito.

 

La sera prima tutto sembrava perfetto: avevano salutato i loro nipoti, i figli di Nuffink, ritirandosi a dormire. Nella loro quotidianità, Astrid aveva aiutato Hiccup a togliere la protesi e medicare la ferita; lui, dall'altra parte, le aveva sciolto la semplice acconciatura, pettinando i suoi capelli, sussurrando nel suo orecchio il suo amore profondo.

La notte era giunta, e così anche la Morte. Aveva finalmente guardato Hiccup negli occhi, portandolo via nel sonno.

All'alba, Astrid essendo la prima ad alzarsi, aveva realizzato in poco tempo: la loro semplice routine mattutina era stata spezzata. Per sempre.

Era stato l'ultimo sonno di Hiccup.

 

La voce si era sparsa come il vento. Zephyr aveva pianto e urlato fino a non avere più voce in gola; Nuffink era rimasto come una statua di sale, in un angolo. Astrid, dall'altra parte, nel suo ruolo di forza anche dopo tanti anni, aveva subito ordinato la preparazione del funerale: doveva accadere quella stessa giornata.

Ora, mentre attendeva il corteo, si permise di piangere. Si chinò sul corpo del marito, affondando il volto nel petto, soffocando i suoi singhiozzi, le mani tremanti che stringevano il kyrtill lavorato.

Era consapevole che, prima o poi, quel giorno sarebbe arrivato, eppure iniziò a pensare che fosse troppo presto.  « Mi bastava un anno ... solo un anno in più ... » sussurrò piano, forse una preghiera agli Dei, che mai si sarebbe esaudita. 

Lasciò uscire un sospiro profondo, tornando a sedersi, la schiena appena ricurva. Attese per un tempo indeterminato, fino a quando Nuffink non si fece spazio nella stanza: « Mamma -lei alzò lo sguardo, sorridendo alla vista del figlio- il corteo è qua ».

 

La vedova di Berk. Le sentiva già le voci, che correvano tra le comari del villaggio, velenose quanto i serpenti. 

Poco importa -pensò-Sarò una vedova, ma la migliore che ci sia mai stata. Astrid drizzò la schiena, sforzandosi un poco e, con l'aiuto di Zephyr, aveva percorso le strade di Berk seguendo il corteo.

Vide Gambedipesce, appoggiato al suo bastone, anche lui soccorso da sua figlia Hjördís, la quale era davvero la copia sputata di sua madre. Se Testa Bruta fosse stata presente, avrebbe insistito per trasportare la bara, Astrid ne era sicura. Era sempre stata testarda, anche durante il parto che l'aveva uccisa.

Osservò davanti a lei Eret, Moccicoso, Testa di Tufo e Dagur: nonostante l'età avanzata, i quattro avevano preso la bara senza troppe discussioni, usando le loro ultime forze.

La nave era la più grande che si fosse mai vista, tanti i tesori che erano stati accuratamente sistemati sul ponte. Il libro dei Draghi. Il suo scudo in ferro di Gronkio. L'elmo. Tutti i suoi appunti. I disegni. Il medaglione regalato ad Astrid.

La vela era stata decorata con il disegno di una Furia Buia, la cui coda era per metà nera e per metà rossa. La bara fu sistemata e Astrid, aiutata dai figli, salì per un'ultima volta sulla barca. Baciò il legno, accarezzando con le dita la superficie, per poi allontanarsi, tornando a terra.

Eret e Moccicoso ruppero le corde che tenevano la barca ancorata al porto, permettendo alla corrente del mare di catturarla tra le onde. 

Zephyr consegnò l'arco al fratello e ad Astrid, strinse il suo al petto, attenendo. Moccicoso accese il fuoco, mentre Eret si fece coraggio, qualcuno doveva pur dire addio.

 

« Possano le Valchirie accoglierti e guidarti sul grande campo di battaglia di Odino.

Possano cantare il tuo nome con amore e rabbia, così che noi possiamo sentirlo levarsi dalle profondità del Valhalla e sapere che hai preso il tuo giusto posto dal tavolo dei Re.

Per un grande uomo è caduto.

Un Guerriero.

Un Capo.

Un Padre.

Un Amico. »

 

Astrid prese la freccia dalla faretra, le mani tremanti che le impedivano di impugnarla correttamente. Zephyr appoggiò la sua mano sulla spalla: « Mamma, lascia fare a noi ».

« No. È una promessa da mantenere » sussurrò la donna, con voce rotta. Facendo attenzione, incoccò la freccia, muovendo un passo verso il fuoco, ma non riuscì a incendiarla che lo udì, risuonare nel vento.

Un ruggito.

La mia mente sta giocando con me. Pensò, ma poi udì Nuffink chiedere cosa fosse quel rumore. Ed eccolo un altro, potente come il tuono di Thor che fa tremare la terra. Astrid guardò l'orizzonte, oltre le nave che si stava allontanando.

L'ombra nera volò davanti ai Berkiani, veloce come il vento. Si appollaiò sulla testa di drago intagliata sulla nave, dando le sua spalle agli uomini.

 

« Sdentato » sussurrò Astrid. 

La Furia Buia, nonostante la distanza, sembrò udirla; senza muoversi, semplicemente girò la testa, quando bastava per lanciare una veloce occhiata al corteo di uomini, ancora fermo con i loro archi e le loro frecce.

Un terzo ruggito si levò al cielo. Ne seguì il silenzio e poi, come un ultimo miracolo degli Dei, i draghi giunsero. Da Nord. Sud. Est. Ovest. Volarono attorno alla nave, gridando il loro dolore ai signori di Asgard.

La fiamma blu fu la prima ad incendiare la nave.

I draghi si allontanarono una volta che le fiamme avvolsero ogni singola cosa, volando via, ma il loro ruggito non si perse nel vento, continuando a riecheggiare.

La Furia Buia non si mosse, lasciandosi avvolgere dal fuoco.

 

§

 

Ci sono tante leggende sul Cavaliere di Draghi.

La più dolorosa e gloriosa?

Nella sua morte né archi né frecce saranno necessari, saranno i Draghi ad aprire il suo passaggio per Odino.

E sarà uno solo, ad accompagnarlo ai cancelli del Valhalla

 

   
 
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