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Autore: carachiel    02/06/2023    0 recensioni
Dicono che, quando parti, non sai davvero quello che lasci. Kite, al contrario, ne è fin troppo consapevole.
Beh, non che questo l'abbia mai fermato...
(Ambientato nei quattro anni che precedono gli eventi de il Veleno della Falena, ma leggibile a prescindere)
Finisce di caricare e se ne va, senza guardarlo, è più facile così, dovrebbe essere più facile, si ripete.
Eppure, anche così, anche con cinque anni di rancore pregresso, lasciato a maceragli nello stomaco solo per sputarglielo contro, lo compatisce.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dr Faker, Kaito Tenjo/Kite Tenjo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When I'm gone
When I'm gone
You're gonna miss me when I'm gone
You're gonna miss me by my walk
You're gonna miss me by my talk, oh
You're gonna miss me when I'm gone

Cups, Anna Kendrick





Avrebbe preferito vederlo morto, Kite, quando se n'è andato. Avrebbe preferito mille volte vederlo morto, cadavere, una mostruosità senza più occhi né volto, lasciato a marcire sul fondo di un fosso, piuttosto che trovarselo alle spalle, impalato, ma soprattutto vivo, con un'espressione che Kite vorrebbe – vorrebbe davvero tanto – non guardare, che gli ricorda tutto quello che sta lasciando indietro.
Perché Faker è fatto così. Non gli dirà mai un "non farlo, ti prego", non gli farà notare che è un'idea suicida, quella di andare ad affrontare l'Accademia da solo, cercare di capire l'origine dei Numeri impazziti e risolvere la profezia tutto in una volta. Non lo pregherà di ritornare sano e salvo.

Si limita a restare lì e a guardarlo, a lungo, con un'espressione che non è nemmeno più dolore, è un'espressione tutta rughe che gli lascia un solco profondo come un fossato in mezzo alle sopracciglia e agli angoli della bocca, dove buttare tutto il suo odio e il suo rancore per doverlo chiamare "padre" – lui che mai si è comportato come tale, che l'ha spinto oltre i suoi limiti e un passo oltre, che l'ha sacrificato per un bene troppo grande, che lo ha fatto morire sulla luna – ogni volta che lo guarda, per sentirsi più pieno mentre finge di non vedere che gli trema il labbro inferiore e che c'è qualcosa di umido sul bordo dei suoi occhi cisposi.
E, anche così, lo guarda ancora come se potesse magicamente attrarlo a sé e afferrarlo, tenerlo stretto, per non lasciarlo andare.
E Kite non ha alcuna intenzione di dargli ascolto: ha perso il diritto di potergli dire qualsiasi cosa molti anni prima – il diritto di dirgli che non era d'accordo, che avrebbe voluto che le cose andassero diversamente anche se non lo avrebbe mai ammesso, persino il diritto di un "ti voglio bene".
Continuerà comunque ad andare per la sua strada e lui per la sua, con la consapevolezza che le suddette sono come due rette parallele che non si incontreranno mai.

Faker non dice nulla e, solo dopo un lungo, lunghissimo istante mormora "E Hart?" con un tono che sembra abbia ingoiato vetri rotti.
"Hart se la caverà" replica.
Non grazie a te, vorrebbe aggiungere, ma sa che lo ha capito.
Non grazie a te che lo hai eletto a tua unica ragione di vita, che lo hai usato per distruggere una città e un mondo, che hai abusato della sua fiducia solo per salvarlo e allo stesso tempo quasi condannarlo a morte.
Faker lascia uscire un lungo sospiro penoso, come se non riuscisse più a respirare.
Hart è forte, se la potrà cavare. Hart non è più una sua responsabilità, ora.

"Cosa gli dirò?" replica dopo qualche istante, in un tono poco più alto di un sussurro. "La verità" risponde seccamente, come se fosse una cosa ovvia "Che me ne sono andato per cercare una soluzione che tu non hai trovato."
Di nuovo, incassa in silenzio per poi mormorare stancamente "Gli mancherai."
È un colpo basso, pensa serrando la stretta sui pochi bagagli da caricare, usare il suo amore verso Hart così, ricordandogli che sì, è suo padre, ma lui è suo fratello. Una sua responsabilità, anche solo in parte, che non può ignorare.
"Tu no, vecchio" ribatte.
Finisce di caricare e se ne va, senza guardarlo, è più facile così, dovrebbe essere più facile, si ripete.

Eppure, anche così, anche con cinque anni di rancore pregresso, lasciato a macerargli nello stomaco solo per sputarglielo contro, lo compatisce. Lo comprende, persino, perché Kite ama suo fratello alla stessa estensione di cui parla Faker, ma non può dire di accettarne il modo.
Doveva pagare.
Deve pagare, ancora, per tutto quel che ha fatto – e per tutto quello che non ha fatto, che sono le cose peggiori.
Eppure, ne ha pietà, in un qualche modo che lo riporta indietro, quando gli ricordava – in un tempo e in uno spazio ormai lontani, che quasi credeva non esistessero più – di non avere pietà solo per sé stesso, ma anche per gli altri.
Per i peccatori, per i disgraziati, per i disumani e anche per i mostri.

Mentre si allontana in sella alla moto, continuando ostinatamente a dargli le spalle, vorrebbe quasi si mettesse a piovere.





Angolo Autrice:
Questo... coso (in mancanza di una definizione migliore) in origine doveva essere parte della raccolta di flash, ma a causa del fatto che temo di essermi fatta prendere un tantino la mano – dimenticandomi completamente della canzone – è finito come qualcosa di separato e collegato vagamente all'universo di iVdF, difatti chi ha già letto quella long (che prima o poi dovrei sottoporre a un restyling, prima di pensare di continuarla) noterà elementi in comune.
E niente, io vi saluto e ci si ribecca!
   
 
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