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Autore: amy_hime    03/06/2023    2 recensioni
Norvegia, Anno Domini 924.
Mikjel, un giovane cantore cresciuto nella Rouen normanna, decide di tentare fortuna nella contea norvegese di Vestfold. L'insperato incontro con Kai, brigante e guaritore, gli salverà la vita e gli permetterà di misurarsi con una cultura diversa dalla sua.
Genere: Avventura, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gauche, Kaito Tenjo/Kite Tenjo, Michael Arclight/ Three
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Faceva freddo, molto freddo. Il sottile strato di neve scricchiolava sotto i passi incerti di Mikjel, provato dalle recenti ferite. Non era stata un’idea saggia, quella di addentrarsi nella foresta da solo, armato semplicemente di due piccole asce e di un arco, sottovalutando il carattere belligerante degli abitanti di Vestfold. Aveva fatto il suo meglio per difendersi, ma alla fine era stato costretto a cedere ed offrire ai suoi aggressori le ricchezze che aveva guadagnato come skáld, per aver salva la vita. Forse l’anziano re di Norvegia, Harald hárfagri, Harald Bellachioma, avrebbe apprezzato le sue capacità, il suo stile frutto della sua infanzia passata in terra franca, ma il problema adesso era sopravvivere fino a raggiungere la sua corte.

Premendosi la mano sulla ferita sulla spalla sinistra (era riuscito a spezzare l’asta della freccia, ma aveva dovuto lasciare la punta conficcata nella carne), il giovane si guardò attorno. Il sole stava calando, e le notti nel Vestfold erano molto più lunghe e fredde rispetto a quelle di Rouen, a cui Mikjel era abituato. La foresta era fittissima, forse la cosa migliore da fare sarebbe stata salire su un albero e attendere al sicuro l’alba, ma il brutto squarcio che attraversava la gamba dello skáld rendeva arduo già il semplice camminare, scalare un tronco era sicuramente impensabile, viste le sue condizioni.

Esausto, il ragazzo si raggomitolò contro un tronco, tenendosi sottovento, e si avvolse  nel pesante mantello di pelliccia, cercando di nascondere il suo zaino semi vuoto. Prima di assopirsi, strinse la croce di metallo tra le dita. Se anche non fosse sopravvissuto alla notte, la sua anima sarebbe stata comunque salva.

 

-Cosa stai cercando di fare? Morire di freddo? Finirai nel regno di Hela… ci sono destini migliori.

Mikjel sollevò a fatica lo sguardo sul giovane uomo che lo sovrastava. Le rune scarlatte che gli decoravano il volto sembravano incise con un coltello sulla pelle eburnea, e facevano ancora più impressione delle pitture azzurre che esibivano i briganti che lo skáld aveva incrociato qualche ora prima. Cercò di afferrare l’arco, ma la ferita alla spalla si fece sentire, rallentandolo. Ebbe a malapena il tempo di incoccare la freccia prima di ritrovarsi la lama gelida del pugnale premuta contro la gola.

-Stai calmo, voglio solo dare un’occhiata al tuo zaino. Non hai nulla in contrario, vero?

Il sorriso del guerriero era gentile, nonostante la situazione. Il ragazzo rimase immobile, mentre il suo aggressore cominciava a frugare nel cesto di vimini. Un’espressione sorpresa solcò il volto dell’uomo, mentre estraeva la ghironda:-Sei uno skáld, per caso?

Mikjel tentò pateticamente di riprendersi il  voluminoso strumento, ignorando lo sguardo beffardo del ladro:-Sì. Arrivi tardi, però, visto che queste ferite non me le sono fatte da solo.

-Hmm. Ti sarà difficile suonare, con la spalla in quelle condizioni.

Lo skáld trattenne a stento un lamento sorpreso, quando il nuovo arrivato lo trascinò rudemente in piedi. La gamba ferita cedette quasi subito, ma il giovane vagabondo trovò immediatamente il braccio forte del guerriero a sostenerlo.

-Spero tu riesca a camminare; il mio accampamento non è molto lontano, ma sei conciato parecchio male, yngriskáld, giovane skáld.

Yngriskáld. Mikjel batté le palpebre, perplesso per l’appellativo. D’accordo, il suo interlocutore pareva essere più vecchio di lui, ma non così tanto. Ma, a conti fatti, anche nei villaggi in cui si era recato nei giorni precedenti era stato chiamato in quel modo… probabilmente quel soprannome gli sarebbe rimasto appiccicato addosso per tutta la sua permanenza nel Vestfold.

Appoggiandosi pesantemente al suo insperato soccorritore, il giovane si lasciò guidare tra gli alberi.

-Come ti chiami, yngriskáld? Hai un accento che non mi è nuovo.

-Mikjel. Vengo da Rouen.

-Oh? Sei franco? Ora capisco. Io sono Kai. Kai Fakarson.

Kai. Il giovane si ripeté quel nome a bassa voce, assaporandolo. Suonava bene. Avrebbe potuto comporre qualcosa in suo onore, per ringraziarlo. Cantare le sue gesta e renderlo famoso in tutte le terre del nord… sì, lo avrebbe fatto, ma solo dopo essersi rimesso in sesto. Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si rese conto di essere giunto in un piccolo accampamento, difeso da un paio di sentinelle mal equipaggiate; i due uomini avevano solo due grosse asce, e indossavano delle vecchie armature di cuoio logoro. Uno dei due aveva anche un grande arco in legno di tasso, e ai suoi piedi erano infisse alcune frecce. Mikjel sperò che ne avesse altre, dentro l’accampamento, perché nemmeno un’ottima mira avrebbe potuto supplire all’esiguo numero di dardi, in caso di necessità.

-Goði, dammi una mano. Preparami un coltello, oltre al solito.

Un uomo dai capelli rossi, con una carnagione sorprendentemente scura, si voltò verso di loro. Una sottile cicatrice gli spezzava in due il sopracciglio:-Perché? Lascialo perdere, è conciato male.

-Goði.

Il tono di Kai si era fatto freddo come il vento d’inverno. Per un lunghissimo istante, i suoi occhi d’acciaio si piantarono in quelli di Goði, in un duello silenzioso per la supremazia, poi l’altro guerriero cedette, abbassando lo sguardo.

-Come non detto. Sei tu il guaritore, no?

Kai annuì silenziosamente, poi si avviò a passo svelto verso una tenda, mentre Mikjel si lasciava trascinare, zoppicante.

 

-Stai calmo, yngriskáld. Tra poco sarai a posto.

Mikjel annuì. Se Kai era un guaritore, allora poteva stare tranquillo. Il giovane uomo lo aiutò a togliersi i vestiti, mettendo a nudo le ferite. Le osservò con aria critica, incupendosi nel vedere la lesione alla spalla:-Dimmi che non ti sei tirato fuori la freccia, yngriskáld.

-Ho solo spezzato l’asta.

Mikjel si lasciò sfuggire un verso sorpreso quando Kai gli scompigliò i capelli:-E bravo il nostro franco. Vuoi qualcosa da mordere?

 

Esausto, il ragazzo si raggomitolò accanto al fuoco, accarezzando affettuosamente la sua ghironda. Il braccio ferito gli doleva da impazzire, dopo il bacio del coltello arroventato, ma almeno aveva smesso di sanguinare. Kai gli porse una striscia di carne salata, dopo aver diviso il resto tra i suoi uomini, inclusi i due di guardia. Mikjel lo mangiò avidamente, dopo aver ringraziato il giovane jarl con un cenno del capo. Mandò giù un sorso di idromele, poi si forbì la bocca con il dorso della mano:-Mi avete salvato la vita. Come posso ringraziarvi?

-Suona qualcosa, yngriskáld.

Goði aveva smesso di guardarlo in tralice, e il vagabondo si sentì sollevato. Fece girare la manovella della ghironda, muovendo agilmente le dita sulle corde. Sì, la ferita non gli causava troppi problemi. Sollevò il capo verso il suo pubblico:-Richieste? Qualche ballata franca?

-Conosci il poema di Bragi e la donna troll?

A parlare era stato l’arciere con poche frecce. Mikjel assentì, era stato uno dei primi brani in lingua norrena che aveva imparato, quando ancora viveva a Rouen. Rapidamente, fece correre le dita sulle corde, ricreando la melodia, poi cominciò a cantare.

Troll kalla mik (mi chiamano troll)

Tungl sjǫtrungnis, (luna del più forte dei giganti,)

auðsug jǫtuns, (divoratrice della ricchezza del gigante,)

élsólar bǫl, (tempesta distruttrice del sole, )

vilsinn vǫlu, (compagna della veggente,)

vǫrð náfjarðar, (custode del fiordo dei cadaveri,)

hvélsvelg himins –  (divoratrice del sole –)

hvat er troll nema þat? (che cos’è un troll, se non questo?)

Skáld kalla mik, (mi chiamano skáld,)

Skapsmið Viðurs, (fabbro della mente di Odino,)

Gauts gjafrǫtuð, (scopritore di Odino,)

grepp óhneppan, (uomo prolifico,)

Yggs ǫlbera. (colui che porta la birra a Odino)

Óðs skap-Móða, (il Thor della poesia,)

hagsmið bragar. (abile verseggiatore.)

Hvats skáld nema þat? (che cos’è uno skáld, se non questo?)

Mikjel rimase stupito, nel vedere Kai alzarsi e cominciare a ballare, rapidamente imitato dalla sua banda. Sorrise, continuando a cantare, a volte indirizzato dalle richieste dei suoi nuovi compagni di avventura, altre volte presentando i brani più in voga a Rouen, lasciandosi trascinare dall’euforia generale e dall’alcol. Ad un certo punto, arrivò anche ad alzarsi e ad accennare a sua volta qualche passo di danza, con la ghironda legata ai fianchi. La gamba ferita lo tradì, e il giovane skáld cadde all’indietro, dritto tra le braccia di Kai. L’uomo si piegò su di lui, ignorando il caos che li circondava. Le sue dita si mossero, delicate, sul torace del ragazzo:-Hai una bella voce… scommetto che sei celestiale, quando urli di piacere.

La musica si interruppe. Mikjel deglutì, sentendosi a disagio. Quel contatto, quelle parole, così… invitanti e proibite al tempo stesso. Quelle labbra, così vicine alle sue. Troppo vicine. Gli occhi del ragazzo volarono verso il mantello di Kai. Per la prima volta, vide, oltre alla croce, anche il martello dei pagani. I due simboli prendevano dalla medesima catena. Il guerriero seguì il suo sguardo, poi si staccò da lui, con espressione confusa:-Tu… yngriskáld… non dirmi che sei… cristiano?

Mikjel annuì senza aprire bocca. Kai si allontanò da lui, lentamente. Gli volse le spalle, poi si infilò in una tenda. Dopo un attimo di indecisione, il giovane skáld riprese a suonare, cercando di spazzare via quei sentimenti a cui non osava dare un nome. Non poteva lasciar morire quella festa improvvisata, quando il suo compito era esattamente quello di intrattenere il pubblico.

 

Angolo autrice: Salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction storica. Non ricordo esattamente cosa mi abbia spinto a scriverla, ma so che mi sono divertita parecchio, a fare ricerca. Partendo dalle trasposizioni dei nomi, passando poi al tempo della storia (tra la creazione del dominio vichingo in Normandia e la cristianizzazione della Norvegia, infatti, è passato relativamente poco tempo), ma anche gli strumenti musicali che avrebbe potuto usare Mikjel… La canzone cantata dal nostro yngriskáld, tra l’altro, è un autentico brano norreno del IX secolo, recentemente riproposto da almeno due gruppi, SKALD (che potete trovare al link https://www.youtube.com/watch?v=epGvHSRizT0 ) e Cesair (al link https://www.youtube.com/watch?v=HZQn2dEIuCs ). La traduzione è mia, ho unito i risultati di più siti per riuscire a creare un testo coerente, limitando al minimo i punti oscuri, ma non sono un’esperta di antico norreno, purtroppo. Infine, ho fatto una fanart di Mikjel e Kai, che potete trovare al link https://www.instagram.com/p/CoHsUZNNSgj/?igshid=MTc4MmM1YmI2Ng== .

   
 
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