Faceva freddo, molto freddo. Il
sottile strato di neve scricchiolava
sotto i passi incerti di Mikjel, provato dalle recenti ferite. Non era
stata
un’idea saggia, quella di addentrarsi nella foresta da solo,
armato
semplicemente di due piccole asce e di un arco, sottovalutando il
carattere
belligerante degli abitanti di Vestfold. Aveva fatto il suo meglio per
difendersi, ma alla fine era stato costretto a cedere ed offrire ai
suoi
aggressori le ricchezze che aveva guadagnato come skáld, per
aver salva la
vita. Forse l’anziano re di Norvegia, Harald
hárfagri, Harald Bellachioma, avrebbe
apprezzato le sue capacità, il suo stile frutto della sua
infanzia passata in
terra franca, ma il problema adesso era sopravvivere fino a raggiungere
la sua
corte.
Premendosi la mano sulla ferita sulla
spalla sinistra (era
riuscito a spezzare l’asta della freccia, ma aveva dovuto
lasciare la punta
conficcata nella carne), il giovane si guardò attorno. Il
sole stava calando, e
le notti nel Vestfold erano molto più lunghe e fredde
rispetto a quelle di Rouen,
a cui Mikjel era abituato. La foresta era fittissima, forse la cosa
migliore da
fare sarebbe stata salire su un albero e attendere al sicuro
l’alba, ma il
brutto squarcio che attraversava la gamba dello skáld
rendeva arduo già il
semplice camminare, scalare un tronco era sicuramente impensabile,
viste le sue
condizioni.
Esausto, il ragazzo si
raggomitolò contro un tronco, tenendosi
sottovento, e si avvolse nel
pesante
mantello di pelliccia, cercando di nascondere il suo zaino semi vuoto.
Prima di
assopirsi, strinse la croce di metallo tra le dita. Se anche non fosse
sopravvissuto alla notte, la sua anima sarebbe stata comunque salva.
-Cosa stai cercando di fare? Morire
di freddo? Finirai nel
regno di Hela… ci sono destini migliori.
Mikjel sollevò a fatica lo
sguardo sul giovane uomo che lo
sovrastava. Le rune scarlatte che gli decoravano il volto sembravano
incise con
un coltello sulla pelle eburnea, e facevano ancora più
impressione delle
pitture azzurre che esibivano i briganti che lo skáld aveva
incrociato qualche
ora prima. Cercò di afferrare l’arco, ma la ferita
alla spalla si fece sentire,
rallentandolo. Ebbe a malapena il tempo di incoccare la freccia prima
di
ritrovarsi la lama gelida del pugnale premuta contro la gola.
-Stai calmo, voglio solo dare
un’occhiata al tuo zaino. Non
hai nulla in contrario, vero?
Il sorriso del guerriero era gentile,
nonostante la
situazione. Il ragazzo rimase immobile, mentre il suo aggressore
cominciava a
frugare nel cesto di vimini. Un’espressione sorpresa
solcò il volto dell’uomo,
mentre estraeva la ghironda:-Sei uno skáld, per caso?
Mikjel tentò pateticamente
di riprendersi il voluminoso
strumento, ignorando lo sguardo
beffardo del ladro:-Sì. Arrivi tardi, però, visto
che queste ferite non me le
sono fatte da solo.
-Hmm. Ti sarà difficile
suonare, con la spalla in quelle
condizioni.
Lo skáld
trattenne a stento un lamento sorpreso, quando il nuovo
arrivato lo trascinò rudemente in piedi. La gamba ferita
cedette quasi subito,
ma il giovane vagabondo trovò immediatamente il braccio
forte del guerriero a
sostenerlo.
-Spero tu riesca a camminare; il mio
accampamento non è
molto lontano, ma sei conciato parecchio male, yngriskáld,
giovane skáld.
Yngriskáld.
Mikjel batté le palpebre, perplesso per
l’appellativo.
D’accordo, il suo interlocutore pareva essere più
vecchio di lui, ma non così
tanto. Ma, a conti fatti, anche nei villaggi in cui si era recato nei
giorni
precedenti era stato chiamato in quel modo… probabilmente
quel soprannome gli
sarebbe rimasto appiccicato addosso per tutta la sua permanenza nel
Vestfold.
Appoggiandosi pesantemente al suo
insperato soccorritore, il
giovane si lasciò guidare tra gli alberi.
-Come ti chiami,
yngriskáld? Hai un accento che non mi è
nuovo.
-Mikjel. Vengo da Rouen.
-Oh? Sei franco? Ora capisco. Io sono
Kai. Kai Fakarson.
Kai. Il giovane si ripeté
quel nome a bassa voce,
assaporandolo. Suonava bene. Avrebbe potuto comporre qualcosa in suo
onore, per
ringraziarlo. Cantare le sue gesta e renderlo famoso in tutte le terre
del nord…
sì, lo avrebbe fatto, ma solo dopo essersi rimesso in sesto.
Era talmente
assorto nei suoi pensieri che non si rese conto di essere giunto in un
piccolo
accampamento, difeso da un paio di sentinelle mal equipaggiate; i due
uomini avevano
solo due grosse asce, e indossavano delle vecchie armature di cuoio
logoro. Uno
dei due aveva anche un grande arco in legno di tasso, e ai suoi piedi
erano
infisse alcune frecce. Mikjel sperò che ne avesse altre,
dentro l’accampamento,
perché nemmeno un’ottima mira avrebbe potuto
supplire all’esiguo numero di
dardi, in caso di necessità.
-Goði, dammi una mano.
Preparami un coltello, oltre al
solito.
Un uomo dai capelli rossi, con una
carnagione
sorprendentemente scura, si voltò verso di loro. Una sottile
cicatrice gli
spezzava in due il sopracciglio:-Perché? Lascialo perdere,
è conciato male.
-Goði.
Il tono di Kai si era fatto freddo
come il vento d’inverno. Per
un lunghissimo istante, i suoi occhi d’acciaio si piantarono
in quelli di Goði,
in un duello silenzioso per la supremazia, poi l’altro
guerriero cedette,
abbassando lo sguardo.
-Come non detto. Sei tu il guaritore,
no?
Kai annuì silenziosamente,
poi si avviò a passo svelto verso
una tenda, mentre Mikjel si lasciava trascinare, zoppicante.
-Stai calmo, yngriskáld.
Tra poco sarai a posto.
Mikjel annuì. Se Kai era
un guaritore, allora poteva stare
tranquillo. Il giovane uomo lo aiutò a togliersi i vestiti,
mettendo a nudo le
ferite. Le osservò con aria critica, incupendosi nel vedere
la lesione alla
spalla:-Dimmi che non ti sei tirato fuori la freccia,
yngriskáld.
-Ho solo spezzato l’asta.
Mikjel si lasciò sfuggire
un verso sorpreso quando Kai gli
scompigliò i capelli:-E bravo il nostro franco. Vuoi
qualcosa da mordere?
Esausto, il ragazzo si
raggomitolò accanto al fuoco,
accarezzando affettuosamente la sua ghironda. Il braccio ferito gli
doleva da
impazzire, dopo il bacio del coltello arroventato, ma almeno aveva
smesso di
sanguinare. Kai gli porse una striscia di carne salata, dopo aver
diviso il
resto tra i suoi uomini, inclusi i due di guardia. Mikjel lo
mangiò avidamente,
dopo aver ringraziato il giovane jarl con un cenno del capo.
Mandò giù un sorso
di idromele, poi si forbì la bocca con il dorso della
mano:-Mi avete salvato la
vita. Come posso ringraziarvi?
-Suona qualcosa,
yngriskáld.
Goði aveva smesso di
guardarlo in tralice, e il vagabondo si
sentì sollevato. Fece girare la manovella della ghironda,
muovendo agilmente le
dita sulle corde. Sì, la ferita non gli causava troppi
problemi. Sollevò il
capo verso il suo pubblico:-Richieste? Qualche ballata franca?
-Conosci il poema di Bragi e la donna
troll?
A parlare era stato
l’arciere con poche frecce. Mikjel assentì,
era stato uno dei primi brani in lingua norrena che aveva imparato,
quando
ancora viveva a Rouen. Rapidamente, fece correre le dita sulle corde,
ricreando
la melodia, poi cominciò a cantare.
Troll kalla mik (mi
chiamano troll)
Tungl sjǫtrungnis, (luna
del più forte dei giganti,)
auðsug jǫtuns, (divoratrice
della ricchezza del
gigante,)
élsólar
bǫl, (tempesta distruttrice del sole, )
vilsinn vǫlu, (compagna
della veggente,)
vǫrð
náfjarðar, (custode del fiordo dei
cadaveri,)
hvélsvelg himins
– (divoratrice
del sole –)
hvat er troll nema
þat? (che cos’è un troll, se
non
questo?)
Skáld kalla mik, (mi
chiamano skáld,)
Skapsmið
Viðurs, (fabbro della mente di Odino,)
Gauts gjafrǫtuð, (scopritore
di Odino,)
grepp óhneppan, (uomo
prolifico,)
Yggs ǫlbera.
(colui che porta la birra a Odino)
Óðs
skap-Móða, (il Thor della poesia,)
hagsmið bragar. (abile
verseggiatore.)
Hvats skáld nema
þat? (che cos’è uno
skáld, se non
questo?)
Mikjel rimase stupito, nel vedere Kai
alzarsi e cominciare a
ballare, rapidamente imitato dalla sua banda. Sorrise, continuando a
cantare, a
volte indirizzato dalle richieste dei suoi nuovi compagni di avventura,
altre
volte presentando i brani più in voga a Rouen, lasciandosi
trascinare
dall’euforia generale e dall’alcol. Ad un certo
punto, arrivò anche ad alzarsi
e ad accennare a sua volta qualche passo di danza, con la ghironda
legata ai
fianchi. La gamba ferita lo tradì, e il giovane
skáld cadde all’indietro, dritto
tra le braccia di Kai. L’uomo si piegò su di lui,
ignorando il caos che li
circondava. Le sue dita si mossero, delicate, sul torace del
ragazzo:-Hai una
bella voce… scommetto che sei celestiale, quando urli di
piacere.
La musica si interruppe. Mikjel
deglutì, sentendosi a
disagio. Quel contatto, quelle parole, così…
invitanti e proibite al tempo
stesso. Quelle labbra, così vicine alle sue. Troppo vicine.
Gli occhi del
ragazzo volarono verso il mantello di Kai. Per la prima volta, vide,
oltre alla
croce, anche il martello dei pagani. I due simboli prendevano dalla
medesima
catena. Il guerriero seguì il suo sguardo, poi si
staccò da lui, con
espressione confusa:-Tu… yngriskáld…
non dirmi che sei… cristiano?
Mikjel annuì senza aprire
bocca. Kai si allontanò da lui,
lentamente. Gli volse le spalle, poi si infilò in una tenda.
Dopo un attimo di
indecisione, il giovane skáld riprese a suonare, cercando di
spazzare via quei
sentimenti a cui non osava dare un nome. Non poteva lasciar morire
quella festa
improvvisata, quando il suo compito era esattamente quello di
intrattenere il
pubblico.
Angolo autrice: Salve a tutti! Questa
è la mia prima fanfiction
storica. Non ricordo esattamente cosa mi abbia spinto a scriverla, ma
so che mi
sono divertita parecchio, a fare ricerca. Partendo dalle trasposizioni
dei nomi,
passando poi al tempo della storia (tra la creazione del dominio
vichingo in Normandia
e la cristianizzazione della Norvegia, infatti, è passato
relativamente poco
tempo), ma anche gli strumenti musicali che avrebbe potuto usare
Mikjel… La
canzone cantata dal nostro yngriskáld, tra
l’altro, è un autentico brano norreno
del IX secolo, recentemente riproposto da almeno due gruppi, SKALD (che
potete
trovare al link https://www.youtube.com/watch?v=epGvHSRizT0
) e Cesair (al link https://www.youtube.com/watch?v=HZQn2dEIuCs
). La traduzione è mia, ho unito i risultati di
più siti per riuscire a creare un
testo coerente, limitando al minimo i punti oscuri, ma non sono
un’esperta di
antico norreno, purtroppo. Infine, ho fatto una fanart di Mikjel e Kai,
che
potete trovare al link https://www.instagram.com/p/CoHsUZNNSgj/?igshid=MTc4MmM1YmI2Ng==
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