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Autore: IvyDolceDormire    06/06/2023    0 recensioni
- Vedo che è già su tutti i telegiornali. Perché non nominano anche il fatto che sono riuscito a catturare un intero gruppo di criminali ricercati? - esclama stizzito.
- Perché i tuoi boxer con i nuggets sono più interessanti - commenta una vocina soave.
David abbassa lo sguardo alla sua sinistra. Non saprebbe dire se lei è spuntata dal nulla proprio in quel momento o è stato lui che, in preda al malumore, non l'ha notata. Fa un sorriso malvagio.
- Guarda chi è tornato da Chi-Non-So, la nostra Cindy Lou!
Genere: Demenziale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1



David Montgomery ha superato da poco i quarantacinque anni ma né le chiazze d’argento su barba e capelli castani né le piccole rughe attorno agli occhi chiari, da cerbiatto, riescono a rovinare la sua bellezza. Peccato per il soffocante odore di fumo e birra che l’accompagna ed il carattere da coglione patentato. Se non fosse uno dei miglior detective della contea sarebbe stato cacciato dal corpo di polizia già da una decina d’anni, però qualche amico nel suo distretto è riuscito a farselo, tutto sommato. Emanuel, ad esempio. E poi... no, solo lui.
Passeggia per i corridoi in cui è sempre un via vai, la suola degli stivaletti usurati che stride contro il linoleum, sorseggiando il suo caffè come se non fosse in ritardo di due ore.
- Dave! – sospira Emanuel provenendo dal lato opposto, entrambi diretti all’ufficio generale – Dove diamine eri? Ti avrò chiamato un migliaio di volte!
- Post-sbronza, scusa – risponde con voce rauca e per niente dispiaciuta.
- Ma è martedì mattina!
- E quindi?
David butta il bicchiere vuoto nel cestino accanto alla porta ed entra in ufficio con le mani in tasca e il solito ghigno impudente a increspargli le guance, perennemente ingrigite dalla barba di qualche giorno. Raggiunge la sedia girevole di Emanuel e mette i piedi sulla scrivania, incrocia le dita sullo stomaco e si rilassa contro lo schienale.
- Sono pronto, dimmi tutto.
Emanuel alza gli occhi al cielo e comincia a spiegargli il nuovo caso di scontro fra clan mafiosi, cosa devono cercare e dove devo andare a investigare, ma David sta ascoltando solo una parola ogni tre, la testa che ancora fa male per l’ubriacatura della sera prima. Non sa bene se è stato l’alcolismo la causa del suo divorzio o il contrario, sa però che questi anni senza la sua ex moglie sono stati i più belli degli ultimi venti e che tornasse indietro non si sposerebbe mai.
- Dave, mi stai ascoltando?
- Uomo di trent’anni sgozzato a North Lawndale dopo essere smontato da lavoro, possibili collegamenti con la malavita e presunti debiti non ripagati, la compagna è scomparsa da ieri mattina. Sì, ho ascoltato – risponde offeso – Non sono un incompetente, ciccio.
Il partner fa spallucce e posa il file sulla scrivania – Finisco di preparare un paio di cose e andiamo sul campo, cerca di non combinare nessun danno nel frattempo.
- Ma se sono appena arrivato!
David dondola sulla sedia e si osserva intorno, saluta con un cenno i volti familiari e quasi-amici. La scrivania che gli interessa è vuota stamattina, si prospetta una giornata noiosa.
- Guardati, sembri un cagnolino a cui hanno tolto il giocattolo – lo prende in giro Isabella, una donna di colore e corpulenta di qualche anno più piccola di lui, seduta alla scrivania a fianco.
- Il mio giocattolo preferito, tra l’altro - conferma portandosi una matita sulle labbra e tentando di tenerla in equilibrio.
- Dovresti lasciarla stare.
- Altrimenti cosa? Mi picchi?
- Sì - risponde tranquilla guardandolo da sopra il margine degli occhiali.
David torna a guardare la scrivania vuota e aspetta Emanuel.


Tutto si aspettava da questo caso, tranne che ritrovarsi a rincorrere una prostituta trans thailandese fuori servizio in Chinatown e che lei usasse come arma contro di lui un maledetto gallo parecchio furioso e attaccabrighe. In mutande, oltretutto, dato che la suddetta prostituta ha ben deciso di dare fuoco ai pantaloni di David poco prima.
Il resto dell’ufficio stava rivedendo il filmato a ripetizione sulla tv posta in alto in un angolo e ridono sguaiatamente quando improvvisamente David fa il suo ingresso, zittendoli con lo sguardo. La sua camicia casual fa contrasto col pantalone da tuta grigio, ha i capelli spettinati, le maniche della giacca bruciacchiate e gli occhi da pazzo.
- Vedo che è già su tutti i telegiornali. Perché non nominano anche il fatto che sono riuscito a catturare un intero gruppo di criminali ricercati? - esclama stizzito.
- Perché i tuoi boxer con i nuggets sono più interessanti – commenta una vocina soave.
David abbassa lo sguardo alla sua sinistra. Non saprebbe dire se lei è spuntata dal nulla proprio in quel momento o è stato lui che, in preda al malumore, non l’ha notata. Fa un sorriso malvagio.
- Guarda chi è tornato da Chi-Non-So, la nostra Cindy Lou! – le ruba il caffè di mano – Hmm, ti sei ricordata che lo adoro con la panna! Non dovevi, bambolina.
Cindy si sistema gli occhiali tondi sul naso e mette il broncio, David nasconde il sorriso dietro il bordo del bicchiere. Emanuel gli tira una gomitata e un’occhiataccia intimandogli con lo sguardo di lasciarla stare, anche Isabella lo guarda minacciosa e perfino l’inserviente con la scopa in mano.
Tutti adorano la piccola, tenera Cindy coi suoi vestitini e coi merletti arricciati, i grandi occhi da bambina dietro gli occhiali dorati e coperti dalla folta frangia, le scarpette lucide col laccetto, spesso alternate con converse bianche di tela, e la scrivania che sembra quella di una maestra delle elementari. Come diamine ci sia finita lì in mezzo è un mistero per tutti, nonostante faccia solo lavoro da ufficio e raramente vada sul campo sembra comunque fuori posto in quell’ambiente grigio, blu e bianco.
Cindy, che ha superato da un po’ la metà dei vent’anni ma non i centosessanta centimetri d’altezza, è sempre gentile, disponibile, sulle nuvole e eccessivamente positiva, sembra una di quelle creaturine del bosco che in testa hanno un enorme fungo come cappello.
È così felice, David la detesta. Cindy si può permettere di ridere e sognare perché è ancora giovane e inesperta, ha una strada piena di opportunità davanti e non sa che si trasformerà in una sequenza di porte sbattute in faccia e rimpianti, perché è così che è la vita, amara e ingiusta.
Nel frattempo, adora tormentarla, non importa se gli dicono che è immaturo e irresponsabile e poco etico, è il suo antistress e non ha intenzione di rinunciarci. Non che Cindy abbia fatto grandi sforzi per ribellarsi finora, è troppo carina per farlo, anche se ultimamente ha preso a rispondere ai suoi stupidi dispetti.
Quando passa accanto alla sua scrivania per andarsene allunga la mano e con disinvoltura rovescia per terra il portapenne in cui lei teneva le matite colorate ordinate e sistemate rigorosamente per colore e sfumatura. Cindy socchiude gli occhi e lo guarda con astio, lui le manda un bacio.
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- Che cosa stai smanettando da due ore? - domanda Emanuel con cautela, insicuro di voler davvero la risposta. David solleva la testa dal retro della stampante e gli allunga un pezzo di plastica nero.
- Tieni qua, ciccio.
- È un pezzo importante?
- Che ne so io, ti sembro un tecnico? - strofina le mani per ripulirle dalla polvere e guarda lo strumento con un ghigno malvagio. Ignora il partner e la sua espressione che richiede esplicazioni ed esce dalla stanza, si appoggia con la schiena al muro del corridoio, incrocia le braccia e aspetta, Emanuel accanto a lui. Neanche un minuto dopo Cindy svolta l’angolo con un fascicolo in mano e dei fiorellini nell’acconciatura.
- Buongiorno Cinderella – la saluta allegramente.
Cindy fa un sorriso incerto, l’espressione diventa sospettosa – Ciao...? - ricambia ed entra nella stanza, Emanuel si porta la mano al viso e fa per seguirla ma David lo blocca trattenendolo per la giacca.
- Tre... due.. - conta trepidante – Uno.
Improvvisamente si sentono scoppi e suoni elettrici, Cindy caccia un debole gridolino saltando all’indietro mentre la stampante sobbalza, trema e inizia ad emettere fumo.
- DAVID! - strilla, il viso nero per il contatto con l’esplosione e i capelli spettinati, il fascicolo e i fogli dispersi ai suoi piedi.
Lui la guarda dalla soglia e ride così tanto che deve tenersi la pancia, Emanuel scuote la testa e le chiede scusa al posto suo, imbarazzato. Cindy recupera il fascicolo e lo usa per picchiare David che si asciuga le lacrime col dorso della mano, per niente turbato dallo gnomo furioso e belligerante.
- Mi dispiace, mi dispiace – dice riprendendo fiato e alzando le mani – Cinderella, mi dispiace.
- Non è vero – sibila.
- Ssssh, goditi le scuse e basta – il suo tono è gentile, le mette le mani sulle spalle con fare rassicurante e la scrolla dolcemente prima di andarsene. Cindy lo fissa truce ancora qualche istante e solo quando sia lui che Emanuel hanno girato l’angolo l’espressione le si ammorbidisce un po’.
David ha davvero una bella risata e il sorriso mozzafiato, peccato che sia un bastardo infantile.
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La pausa pranzo è finita da un po’ quando David entra in ufficio come una furia e sbatte il proprio libretto d’identificazione sulla scrivania di Cindy facendola sobbalzare, così come gli altri attorno a lei, compresa Isabella che subito si mette sul piede di guerra.
- Lo so che sei stata tu, bambolina – mormora lui astioso, facendo un sorriso irritato.
Cindy osserva la foto nel libretto aperto, il volto femminile e truccato di David circondato da glitter e un fiocchetto alla Hello Kitty ricambia lo sguardo.
- Ciao Carlotta - saluta innocentemente alzando lo sguardo.
- Ciao un corno! Mi hai fatto fare una figura del cazzo!
- Non sono stata io.
- Certo che sei stata tu!
- Non hai le prove – risponde tranquilla finendo di trascrivere qualcosa.
- Le troverò.
- Nessuno ti crederà - il suo tono è più serio di quanto richieda la situazione.
David raddrizza la schiena e si allontana, un ghigno poco rassicurante sulle labbra mentre la punta col dito – Non è finita qui, Cinderella. Non finisce qui.
Lei lo saluta con la mano allegramente guardandolo uscire.
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Emanuel sorseggia dal bicchiere di carta e osserva il partner con la testa sotto il lavandino dell’angolo caffè, le maniche arrotolate e una chiave inglese in mano.
- Ora sei anche idraulico?
- Per Cindy questo ed altro – risponde ironico – Ancora un altro giro e... fatto. Credo. Spero.
Si rialza e nasconde la chiave inglese, si versa del caffè e aspetta. Emanuel ha passato tutto l’anno precedente a contrastare l’amico ma ora deve ammettere di averci preso gusto a vederli battibeccare, così come tutti gli altri. Ecco perché nessuno è ancora intervenuto, compreso il capo. Anche se la tendenza di David a distruggere la stazione di polizia inizia a farsi marcata.
Quando Bill, un altro dello stesso ufficio, fa per avvicinarsi al lavandino David lo afferra per le spalle, lo gira e lo spinge via con sgarbo. Cindy arriva poco dopo, il caffè del detective ormai è freddo ma lo beve comunque per mantenere il suo alibi. Non la saluta, fa finta di non accorgersi della sua presenza e lei non gli rivolge la parola, anche se stranita dalla cosa. Gira la manopola del lavello per riempire la caraffa del caffè ed il rubinetto le esplode in faccia, un aggressivo getto d’acqua la inzuppa in pochi secondi. La risata di David sovrasta tutto quel fracasso. Cindy richiude la manopola e si volta lentamente, l’aspetto di un pulcino bagnato e lo sguardo omicida, il manico della brocca vuota ancora stretto nel pugno. David è rotolato per terra e ha perso il fiato, il viso rosso e le labbra tese, ed Emanuel rabbrividisce al posto suo. Chi era già nella caffetteria dell’ufficio osserva la scena con sgomento, chi invece si trovava nel corridoio si ammassa alla porta per osservare. Emanuel prende dei fazzoletti di carta e tenta di asciugarla fallendo miseramente, Cindy osserva paziente David che si rialza e si regge con le mani sulle ginocchia, la schiena piegata, fiero di sé stesso.
E la mossa successiva di Cindy nessuno l’avrebbe mai prevista.
Con una falcata esce dalla pozza d’acqua e si lancia sulla sua schiena, si aggrappa con le gambe attorno alla vita e il braccio attorno al collo, strangolandolo con forza, e con l’altra mano lo colpisce con la caraffa, di plastica rigida, con tutta la forza che ha, sulla testa e ovunque riesca a raggiungere. David si raddrizza di scatto ma ci mette qualche secondo a reagire, preso in contropiede. Rotea su sé stesso, morde il braccio che lo soffoca, tende il suo all’indietro cercando di intercettare la caraffa e bloccarla. Nel tentativo cade nella pozzanghera e Cindy ne approfitta per sedersi su di lui e, mollata la brocca, lo colpisce a mani nude con deboli schiaffi sugli avambracci che David usa per pararsi. Nessuno li ferma perché sono troppo occupati a gestire un giro di scommesse improvvisato. Ormai anche l’uomo è zuppo e Cindy fa una ghigno soddisfatto, rallenta il ritmo del suo attacco e David ne approfitta per afferrarle i polsi, ribaltare le posizioni e tenerle le braccia ferme contro il pavimento. Incrociano gli sguardi per la prima volta, sono colmi di astio ma velati di divertimento finché d’un tratto la situazione è tutt’altro che buffa.
Cindy sposta velocemente lo sguardo sul volto contratto e serio di David, sulle ciocche umide che gli ricadono sulla fronte, le ciglia lunghe e bagnate. Anche lui la sta studiando, improvvisamente incantato, ma deve interrompersi perché la ragazza sbatte violentemente il ginocchio contro le sue parti basse costringendolo a rotolare di lato. Finalmente libera, si erge vittoriosa e si volta verso gli spettatori.
- Sarà meglio che usiate quei soldi per riparare il rubinetto – mormora con la solita vocina dolce, tremendamente fredda in quel momento.
Gli altri deglutiscono a vuoto e annuiscono, fanno spazio al direttore che entra lentamente, sconvolto e terribilmente contrariato.
- Uomo a terra – dice con voce soffocata David – Uomo a terra.
- Ha iniziato lui – risponde lei puntando il dito.
- Cindy, da te questo non me lo aspettavo – la rimprovera il direttore con voce tonante, lei abbassa il capo e mette su un’espressione dispiaciuta – Dave è un idiota ma tu, tu sei la nostra mascotte.
- Grazie tante – borbotta David.
Cindy annuisce – Mi dispiace, direttore.
- Vai a casa, prenditi la giornata libera – le dà una pacca sulla spalla con fare paterno, Cindy annuisce ancora e guarda un’ultima volta David prima di andarsene.
- Anche io voglio la giornata libera...
- Stai zitto e asciuga per terra, tu.
- Basta, mi licenzio.


Il giorno dopo l’aria è tesa anche se nessuno dei due è ancora arrivato. Per una volta David entra in orario, il che spaventa i colleghi, e sbircia la scrivania di Cindy dalla porta.
- Non c’è - dice scocciata Isabella passandogli accanto per entrare.
- Cazzo, mi hai spaventato a morte... - si porta una mano al petto e chiude gli occhi.
- Magari.
La ignora e si guarda intorno, mette le mani in tasca e fa spallucce. Se lei non c’è, tanto meglio, non deve preoccuparsi di evitarla. Si volta e fa un passo, bloccandosi. Cindy lo osserva dal basso, da uno spiraglio fra il capello rosso e l’enorme sciarpa bianca. David ricambia lo sguardo in silenzio, gli altri attorno a loro rallentano fino a fermarsi. Sembra una scena da far west.
È lei a fare la prima mossa, gli porge il caffè che ha in mano, ancora caldo e intatto. David solleva il coperchio, sospettoso, lo richiude e assaggia fissandola negli occhi. È normale, il solito caffè di sempre. Infila la mano nella tasca della giacca e le porge un ovetto Kinder delle principesse.
- Dovrei sentirmi offesa? - domanda Cindy accettandolo.
- Lo vuoi o no? - ribatte piccato.
- Certo che lo voglio.
Si studiano ancora, tentennanti, la sensazione di quell’unico secondo fuori posto del giorno prima ancora fresco sulla pelle. Si scambiano un cenno d’intesa e s’incamminano in direzioni opposte toccandosi le spalle.
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Per una volta David è seduto alla propria scrivania, nel proprio ufficio, quattro mura tutte per sé in cui raramente si rinchiude. La testa pulsa come un martello pneumatico e la gola è secca e arida, non beve dell’acqua dal pranzo del giorno prima, tenendosi idratato con solo birra e vodka. Nonostante la notte passata con una bionda trentenne col fisico da urlo si sente frustrato e risentito con sé stesso e con la vita, come sempre negli ultimi quindici anni d’altronde. Fuma indisturbato, ha rotto il sensore del fumo una vita fa, i piedi incrociati sulla scrivania. Due colpi alla porta, risponde con un grugnito ed Emanuel fa il suo ingresso.
- ‘Giorno Dave.
- Che vuoi?
- Altra scena del crimine, ti spiego mentre andiamo.
- Maledetti bastardi, non potevano morire un altro giorno? - David si stropiccia il viso con le mani e sospira sconsolato – Oggi sono distrutto.
- Un’altra sbronza?
- E una scopata.
- Una buona?
- Sarebbe stata migliore se non avesse starnazzato tutto il tempo come una dannata anatra, mi ha trapanato il cervello, ho bisogno di un’aspirina.
- Almeno era carina?
- Aveva delle tette fantastiche, ho visto solo quello - si toglie le mani dalle tempie e apre gli occhi, incrociando quelli giudicanti di Cindy, ferma sulla soglia con un sopracciglio alzato.
- Buongiorno Cinderella.
- ‘Giorno Cindy.
- Dovresti parlare con più rispetto del genere femminile – sputa la ragazza.
- Penso di essermi guadagnato il diritto di parlare delle mie scopate come voglio.
- Sei squallido.
- Sei tu che sei puritana, bambolina.
Cindy fa una smorfia stizzita, mostra il rapporto del caso di quella mattina e glielo schiaffa sulla scrivania.
- Oggi siamo di cattivo umore, vedo – fa David canzonatorio.
- Sei l’unico legittimato ad esserlo, qui dentro?
- Hai il ciclo? O forse Miss Verginella ha bisogno di una bella scopata? Cinque minuti con me in archivio e vedrai che-
Lo schiaffo gli arriva a mano aperta, più rumoroso che doloroso di per sé.
- Non permetterti di trattarmi in questo modo, David – sibila la ragazza col fuoco negli occhi.
David sbatte le palpebre velocemente e spalanca la bocca, allibito, portandosi una mano alla guancia.
- Che cazzo, Cindy! Stavo scherzando, lo sai!
Ma Cindy esce dall’ufficio sbattendo la porta e facendo tremare le pareti. Emanuel guarda il partner con occhi sgranati e bocca aperta, non sapendo che dire. Di norma David s’infurierebbe, la rincorrerebbe per farle vedere chi comanda lì dentro e affermare il dominio; invece, resta seduto lì con l’espressione da ebete e un insolito senso di rimorso che gli rosicchia la nuca.
Poco più tardi è sulla scena del crimine, in piedi in un lago di sangue ormai seccato, una sigaretta dietro l’orecchio e la fiaschetta in mano da cui prende un grosso sorso senza battere ciglio.
- Sul serio, dovresti smetterla di bere a lavoro – lo rimprovera Emanuel.
- Denunciami agli affari interni se hai il coraggio.
- Non hai detto che sei in post-sbronza?
- Sono sempre in post-sbronza.
- Si chiama alcolismo.
- Per questo sono alcolizzato, altrimenti mica avevo ‘sto problema. Stronzo.
Emanuel fa una smorfia per l’insulto gratuito ma non ribatte, David rimette la fiaschetta nella tasca della giacca e comincia ad analizzare l’ambiente.
- Sai – riprende a parlare l’altro camminando per la stanza a passo lento – È strano che Cindy sia stata così aggressiva.
- Il mese scorso mi ha aggredito con una brocca, ricordi? Piccola canaglia infame – aggiunge borbottando fra sé e sé.
- Sì, ma te lo sei meritato. Di solito non cede così alle tue provocazioni... sono preoccupato, deve essere successo qualcosa. Forse ha qualche problema.
- Sì, sai quale? Che non prende un cazzo come si deve da un bel po’ - sputa sprezzante.
- Sei davvero squallido.
- Stai zitto o te la vedi con Betty.
Betty è la sua pistola, fidata compagna di mille avventure. David si accuccia davanti ai due cadaveri e li osserva distrattamente, la mente altrove.


Qualche ora dopo è tornato al distretto senza intoppi o figuracce, si guarda intorno alla ricerca di Cindy prima che esca per la pausa pranzo.
- Non c’è - lo informa Isabella senza sollevare gli occhi dal suo computer.
- Non c’è o non è qui?
- Quale sarebbe la differenza, scusa?
- Dove cazzo è? - ringhia guardandola in cagnesco.
Isabella lo guarda in silenzio e torna a lavorare, ignorandolo. Ovviamente non le avrebbe detto dove trovarla. David sbuffa spazientito e comincia a girare per i corridoi a passo svelto e pesante, l’agitazione che sale ad ogni metro e che scema improvvisamente quando la vede al banco della caffetteria alle prese col microonde. Dal modo in cui cammina gli altri nella stanza hanno già capito che è meglio svignarsela, Cindy invece lo guarda annoiata.
- Mi spieghi che cazzo ti è preso oggi?
Cindy tira fuori il suo burrito dal microonde e si siede ad un tavolino, ignorandolo.
- Cindy – la chiama, severo, cercando di attirare la sua attenzione – Cindy!
Di nuovo, lei fa come se niente fosse e mangia tranquillamente. Dave grugnisce per la frustrazione e fa qualche passo indietro. La osserva, non sapendo bene che fare. Di solito non gliene importa nulla se una ragazza lo odia e lo schiaffeggia, se ne andrebbe con ghigno contento di non dover interagire più. Ma lui ha bisogno di sapere cosa frulla per il cervello di Cindy, cosa è scattato nella sua testolina buffa che l’ha portata a quel gesto. Insomma, sono anni che la prende in giro, la insulta e battibecca, ma finora non si è mai beccato uno schiaffo gratuitamente.
- Stai bene? - le chiede infine.
Cindy solleva lo sguardo, le guance gonfie, e lo guarda disorientata, quasi turbata.
- Da quando in qua chiedi alla gente se sta bene?
- Qualcuno oggi riesce a rispondermi senza farmi incazzare?! - esclama più a sé stesso che a lei.
La ragazza si pulisce la bocca col fazzoletto e posa il burrito sul piatto – Sto bene.
- E allora che hai?
- Niente.
David si copre gli occhi con la mano sentendosi diventare isterico. Non ha divorziato da una pazza per ritrovarsi ad affrontare una discussione del genere di nuovo.
- Io... sono stata rifiutata da un ragazzo – ammette Cindy giocando con un pezzo di insalata coperto di maionese – E me la sono sfogata su di te.
- E io che cazzo c’entro?
- E io cosa c’entro nella tua vita? Eppure sfoghi su di me la frustrazione che ti crea.
L'uomo sospira e fa cadere le spalle - Touché. Tutto qui? È questo il tuo problema? Nessun... coinquilino drogato o vicino di casa psicopatico?
- No, solo questo. Eri preoccupato, Dave?
- Emanuel era preoccupato – risponde indicando il compagno, appena entrato.
- Io cosa? - domanda quello.
Cindy rivolge un ultimo sguardo a entrambi e fa spallucce, tornando a mangiare. David pensa a qualcosa che possa segnare la pace, la fine di questo scontro, ma non ha idea di cosa. Non ha caramelle da darle e non ha intenzione di chiedere espressamente scusa, non è da lui, non gli riesce. Preso dal panico le posa la mano sulla testa e le scompiglia i capelli. Cindy sembra apprezzare, perché sorride.


David è quasi addormentato, al sicuro nel proprio letto sfatto da giorni, quando la domanda gli balza in mente e lo costringe a mettersi a sedere.
- Respinta da chi?
---
Si trovavano tutti in piedi nella stanza degli uffici ad ascoltare in direttore parlare, tranne David, lui stava seduto alla scrivania di Cindy a giocare con i personaggini della Kinder.
- Cindy Ocean, oggi sei sul campo.
Cindy raddrizza la schiena, sorpresa ed emozionata finché non si rende conto di cosa significa. Si volta lentamente verso David che, con la guancia appoggiata alla mano, le sorride con dolce malignità. La ragazza guarda Emanuel comunicandogli con lo sguardo che confida almeno in lui.
Si dirigono tutti e tre sul luogo del crimine e Cindy, nel mezzo del sedile posteriore, sembra una bimba in gita coi due papà, canticchiando una canzone alla radio. Appena scendono dalla macchina hanno il tempo di fare solo due passi prima che lei spalanchi le braccia per bloccarli e finendo per colpire nello stomaco entrambi.
- Che cazzo fai? - domanda David massaggiandosi il punto colpito.
Lei fa un cenno verso la zona delimitata dal nastro giallo – Quello chi è?
Entrambi gli uomini si voltano verso la direzione indicata e aggrottano le sopracciglia nel vedere un uomo alto e prestante, sulla trentina.
- Il capo della scientifica, dici? - Emanuel la guarda – Francis Ford?
Cindy ripete il nome in un sussurro e poi si volta di scatto verso il finestrino della macchina per sistemarsi i capelli. David spalanca la bocca, sbigottito.
- Sei qui per lavorare e pensi a fare la gatta morta con quel tizio?!
- Non ho bisogno di fare la gatta morta – risponde lei seccata e sicura - Farà tutto lui.
Gli rivolge un ultimo sguardo e gli cammina davanti, lascia che Emanuel li presenti e che Francis inizi a spiegare gli indizi già trovati. David non ascolta una parola, lo scimmiotta, alza gli occhi al cielo, beve dalla fiaschetta e si accende una sigaretta. Emanuel prende appunti e Cindy sta attenta e annuisce, il cipiglio attento e delicato. Indossa dei jeans chiari e un maglione rosa con delle fragoline sopra, stona totalmente con la scena che hanno davanti, ma a Francis non sembra importare dato che ha il coraggio di sorriderle e farle notare che non l’ha mai vista prima in giro. Lui e il suo maledetto ciuffo nero coi suoi maledetti denti smaglianti.
David fa finta di avere un conato di vomito e studia la scena, pensando già al perché e dove hanno portato la persona rapita durante lo scontro.
- Cindy! - abbaia David lontano qualche metro – Porta qui il tuo culetto, ora.
La ragazza scambia uno sguardo di scuse con Francis e si avvia verso di lui con espressione omicida. Mentre insieme a Emanuel le spiega cosa la scena può dirgli dello scontro, delle videocamere che devono controllare, della gente da interrogare, David sembra quasi una persona seria se non fosse per la fiaschetta che appare fin troppo spesso e i commenti sgarbati e velatamente sessisti verso le altre poliziotte.
- Fai ancora il maschilista e la prossima scena del crimine sarà quella del tuo omicidio – mormora Cindy a mezza bocca fingendo un sorriso dato che Francis la sta osservando.
- Le ho solo chiesto di portarmi un caffè.
Emanuel scuote la testa e si isola mentalmente, ben deciso a rimanere fuori dalla discussione.
- “Donna, lascia fare a chi è più competente e vai a prendermi un caffè” - cita con disgusto – Ti possono denunciare, lo sai? E farebbero bene.
- Dì la verità, sei gelosa perché portarmi il caffè è un tuo compito – la provoca con un ghigno.
Cindy serra le labbra e gli pesta un piede con forza, i pugni stretti per la voglia di scontrarsi contro la sua faccia stanca e usurata dagli anni. Per fortuna Francis la chiama per dirle qualcosa e lei torna sorridente e tranquilla come prima. David trattiene un guaito e si tiene la scarpa, guardandoli insieme deve ammettere che Cindy ha ragione, lei non ha bisogno di fare niente. È Francis che chiacchiera, che inclina la testa e si passa le dita fra i capelli, che sorride e fa lo splendido allungandole poi un foglietto di carta. Lei ritorna dai due quasi saltellando.
- Possiamo andare a fare gli interrogatori – cinguetta salendo in macchina.
David sale nel posto del passeggero e si volta verso Cindy, tutta gongolante, mentre Emanuel mette in moto – Fammi vedere un po’ cosa ti ha dato.
- Il suo numero, ecco cosa mi ha dato.
- Fa’ vedere.
- Perché vuoi vederlo?
- Dai, non faccio niente – ride con fare rassicurante, per una volta.
Cindy assottiglia gli occhi ma gli passa comunque il biglietto, David non lo apre nemmeno e se lo infila in bocca cominciando a masticare.
Emanuel fa decisamente fatica a guidare dritto mentre Cindy tenta di soffocare e picchiare David da dietro il sedile.
---
Passa qualche giorno prima che Cindy si vendichi. David non sa neanche come diamine ha fatto, ma appena lui apre il cassetto della propria scrivania un'esplosione di glitter gli arriva in faccia, finendo sia sotto la camicia che fra i capelli che in bocca. Seminando brillantini dorati ovunque al suo passaggio si precipita in ufficio pronto ad un altro round di box.
- Buongiorno Campanellino – lo prende in giro bevendo un sorso del suo caffè, lui glielo strappa di mano e vorrebbe dirle qualcosa, qualsiasi cosa di cattivo che possa ferirla almeno un po’, invece si appoggia alla scrivania, scrolla più brillantini che può e beve la bevanda.
Cindy oggi porta la coda alta e un dolcevita attillato, ogni sua curva delicata e sinuosa è accentuata e questo rende davvero difficile arrabbiarsi con lei.
- Beh? - domanda confusa – Non mi urli contro?
- Non mi va.
- Ti senti male? - è seriamente preoccupata, tende la mano per posarla sulla sua fronte e controllare la temperatura, usando prima il palmo e poi il dorso.
David sbatte le palpebre lentamente, in silenzio. È la prima volta che lo tocca così. Cindy ha la pelle morbida e fresca e odora di sapone. La ragazza si acciglia ulteriormente – Sei caldo e ti si sta arrossando il viso, penso che dovresti andare a casa, forse ti sta salendo la febbre.
O forse mi sto solo comportando come un fottuto adolescente. David si schiarisce la voce e si allontana – Fatti i fatti tuoi, tu, bambina. So occuparmi benissimo di me stesso.
Cindy fa la linguaccia e si volta di scatto tornando al lavoro.
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- Cos’è? - domanda scettico quando Cindy lascia un piccolo contenitore di plastica sulla scrivania di Isabella che in quel momento lui sta occupando.
- Pasta.
- Perché mi stai dando della pasta?
Cindy si siede alla propria scrivania e tira fuori un contenitore uguale - Perché so che altrimenti usciresti a comprarti l’ennesimo kebab o peggio ancora, un pacchetto di patatine. Ogni tanto, solo ogni tanto, fai entrare qualcosa di sano in quel corpo o morirai.
- L’obiettivo è quello – risponde sarcastico – Ti stai preoccupando per me?
- Non hai una bella cera ultimamente. E puzzi di alcol più del solito.
- Ma se mi faccio la doccia ogni mattina.
- Pensa un po’ - ribatte lei con sarcasmo e prendendo una forchettata.
David la imita e chiude gli occhi un istante, assaporando il boccone.
- Buona?
- Terribile.
Emanuel li osserva in silenzio dalla porta, quei due battibeccano dalle due scrivanie poste una davanti all’altra come due bambini a scuola. Solo che uno ha quasi cinquant’anni e l’altra quasi trenta e tecnicamente sono entrambi adulti.
- Non permetterti mai più di prepararmi altre schifezze come questa – ammonisce a bocca piena.
- Perché dovrei? Non sono mica tua moglie – risponde lei con stizza genuina.
- Anche perché non ti sposerei mai.
- Certo, potrei essere tua figlia.
- In realtà stavo pensando alle tue tette troppo piccole, ma anche quello effettivamente è un punto a sfavore.
Cindy gli lancia contro la spillatrice beccandolo dritto in fronte.

 

  
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