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Autore: Little Firestar84    06/06/2023    11 recensioni
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Tutti sappiamo come, al ritorno dalla nave di Kaibara, Ryo abbia prontamente glissato su cosa fosse effettivamente successo tra lui e Kaori, approfittando della presunta amnesia di quest'ultima... ma cosa sarebbe potuto succedere se, invece, nella stanza della clinica del professore in cui Kaori riposava, Ryo avesse agito diversamente? Scopriamolo insieme!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Lasciato solo nella stanza della casa-clinica del professore, Ryo mise le mani nelle tasche dei jeans ormai da buttare, e, con la schiena appoggiata alla porta chiusa, sospirò. Gli occhi gli cadevano ora sul corpo di Kaori, addormentata in quel lettino di freddo metallo dalle ruvide lenzuola, ora al soffitto, mentre pensava, e rifletteva. 

Negli ultimi giorni, si era aperto come mai prima di allora con la sua partner, facendo capire a Kaori quanto lei ora fosse centrale per l’esistenza di City Hunter; tuttavia, mentre il mondo bruciava loro intorno, era stato su quel cargo che aveva finito per confessarsi non alla partner, ma alla donna, rivelandosi in un modo a dir poco inedito. 

Le aveva fatto capire di amarla- di vivere per lei- e le aveva fatto assaporare l’idea di un bacio, cercandola attraverso la fredda lastra di vetro.

Eppure, tutto il suo corpo in quel momento era andato a fuoco, arso dal desiderio di assaporare quelle labbra dall’aria delicata. Non si era trattato di mera lussuria, però: ciò che aveva desiderato era perdersi in lei, in Kaori, e prolungare quell’esperienza il più a lungo possibile, e renderla indimenticabile, non tanto per sé stesso quanto per lei.

Non aveva pensato a nulla, in quel momento, né se si sarebbero salvati, né se ad attenderli ci sarebbe stata la morte, e adesso…

Adesso, avrebbe dovuto affrontare le conseguenze delle sue azioni e delle sue parole, e Ryo sapeva che spettava a lui compiere il passo successivo, perché la sua partner non lo avrebbe mai fatto- non dopo che lui aveva passato anni a chiamarla mezzo uomo, travestito, a rimarcare come per lui lei non avesse il benché minimo fascino. Avrebbe mai creduto che quella confessione fosse veritiera? Difficile a dirsi, ma temeva che se non avesse fatto qualcosa Kaori non avrebbe visto quel gesto tanto come un’ammissione, quanto il contentino datole da un condannato a morte. 

Con un leggero sorriso sulle labbra, si avvicinò al lettino, e si soffermò accanto alla giovane donna, studiandone attentamente i lineamenti, illuminati da un raggio di sole che passava attraverso le veneziane socchiuse. Era sempre stata carina, Kaori, questo Ryo lo aveva già pensato quando lei aveva solo sedici anni, ma - e questo avrebbe potuto ammetterlo anche lei - non aveva mai capito cosa fosse la femminilità, né tantomeno come farla risplendere.

Adesso, però… adesso, vuoi il tempo, vuoi la presenza e l’amicizia di Miki (e chissà, forse anche l'influenza di Saeko- non che Kaori lo avrebbe ammesso mai, nemmeno sotto tortura), certi suoi spigoli si erano smussati, e Kaori si era trasformata in una vera donna- e che donna!

Una donna dai lineamenti dolci e materni, gli occhi colmi di affetto e compassione per chiunque. 

Una donna dal corpo conturbante, che sapeva tentarlo sia che avesse scarpe da ginnastica o tacchi alti. 

Una donna dal carattere deciso, che sapeva come farsi ascoltare, pronta a sacrificarsi per aiutare coloro che considerava la sua famiglia.

Ryo sorrise ancora- quei sorrisi veri, genuini, non stupidi, ma colmi di affetto e di tenerezza, rari, ma che riservava praticamente solo per lei - e si chiese se avesse mai sorriso così tanto prima di allora.

No, mai, sì rispose, ma poi si corresse: quando si erano conosciuti - quando si era presentata a lui senza nome, cercando di apparire come un maschio, quando era stata la “sua” Sugar Boy, Ryo non aveva fatto altro che sorridere. 

Da quando lei era nella sua vita, aveva sorriso tanto, Ryo-  di tutti quei sorrisi che gli erano stati negati fin da quando era stata bambino prima, e ragazzino poi, piegato dagli eventi.

“Ah, Kaori…” Il suo nome fu come un sospiro dalle sue labbra, e Ryo realizzò di sentirsi pronto a passare il resto della sua vita- poco importava quanto lunga sarebbe stata - a ripetere quel nome, in quel tono. 

Basta insulti. 

Basta chiamarla in tono esasperato, redarguire Kaori perché si comportava da moglie gelosa sebbene fossero solo colleghi. 

Senza togliere le mani dalle tasche, Ryo si chinò su di lei, e le lasciò un leggero bacio a fior di labbra- solo una carezza, un semplicissimo contatto che non poteva essere durato più di qualche secondo, ma pur sempre un bacio: il primo vero bacio di Kaori. 

L’uomo si spostò di qualche millimetro, poi, con un ghigno da Stregatto, prese a parlare,mentre  il respiro caldo che stuzzicava la bocca di Kaori. 

“Ehi, guarda che lo so che sei sveglia,” ridacchiò leggero, e Kaori spalancò gli occhi, le gote color rosso fuoco; guidata dall’istinto, gli diede un leggero colpo con la gamba attraverso le coperte, facendo spostare Ryo, e si tirò su poi il lenzuolo il più possibile, lasciando solo gli occhi color nocciola ed i corti capelli dai riflessi fulvi scoperti.

“Uffa!” La giovane donna imprecò, girandosi su di un fianco e dando le spalle a Ryo; lui però, senza stare ad ascoltare quello che Kaori sembrava suggerirgli col linguaggio del corpo, si lasciò cadere sul lettino, e si sporse verso di lei, afferrando tra le dita la stoffa logora e scoprendo la sua compagna.

“Maiale!” Lei urlò, mettendosi a sedere,cercando di mettere quanta più distanza possibile tra lei e Ryo, mentre, vestita solo di un camice ospedaliero, cercava di nascondere il più possibile il proprio corpo, improvvisamente consapevole ed imbarazzata dei centimetri di pelle che il tessuto azzurrino lasciava scoperti.

“Ma per favore, come se non avessi già capito benissimo come sei fatta, con tutte le volte che ti sei messa quella tutina rossa davanti a me!” Ryo scoppiò a ridere- una risata vera, di cuore, di pancia, che riscaldò il cuore di entrambi- poi afferrò Kaori per un polso, proprio come aveva fatto solo qualche ora prima. Se la portò in grembo, e fece scorrere le dita nei capelli mossi, massaggiandole il capo. “Bentornata, Sugar! Mi sei mancata!”

Kaori appoggiò il volto contro il torace di Ryo; attraverso la maglietta, poteva sentire il ritmo del suo cuore, e la cosa la emozionò non poco. Arrossendo, sentendosi improvvisamente coraggiosa,  lo abbracciò, assaporandone il calore e l’odore inconfondibile di Ryo, che prevaricava qualsiasi altro, incluso quello di carburante e fuliggine o salsedine. 

“Ma cosa…” gli domandò. “Come facevi a sapere che ero sveglia?”

“Da come il tuo corpo ha reagito, era facile capirlo!” Ammise, un po’ sbruffone. “E sul perchè… beh, mi andava di farlo, e poi dopo quella bella confessione che ti ho fatto, un bacetto mi sembrava il minimo per festeggiare il fatto che siamo ancora vivi, no? Il tuo Ryo forse non si merita un bacio, Sugar? Eh? Eh?”

“Ma che cretino che sei!” Lei sibilò a denti stretti; Kaori gli dette di nuovo uno spintone con la gamba, facendolo cadere per terra, e quando Ryo prese  a massaggiarsi il sedere leggermente dolorante, lei scoppiò a ridere, celando dietro una mano la poco elegante risata.

“Ridi, ridi, ridi pure, vediamo che riderà per ultimò,” la minacciò, scherzosamente, lui; Ryo prese mise la mano nella tasca destra del jeans, poi, ancora a terra, afferrò la mano di Kaori, quella che aveva sulla bocca, e diede un bacio a schiocco alle nocche: la sensazione la fece rabbrividire a tal punto che Kaori a malapena si rese conto che lui aveva fatto scorrere qualcosa al suo anulare: un anello.

Il suo anello. 

“Ma… ma…” Prese a balbettare, guardando ora la gemma rossa, ora gli occhi di Ryo, che brillavano forse ancora di più di quel pezzo di vetro da pochi Yen, che, però, per Kaori e sua sorella significava tanto, forse tutto.

“Te l'avevo detto che te lo saresti rimessa quando fossimo tornati, no?” Le accarezzò la guancia, la mano ruvida e callosa, e senza parola, lei si limitò a fare un cenno di assenso e sorridergli, portandosi le mani giunte al cuore che palpitava al ritmo di un cavallo impazzito. Ryo non le aveva detto tante parole, nemmeno sulla nave aveva confessato di amarla in modo diretto, eppure, era lampante ad entrambi cosa lui provasse per lei. 

Cosa provassero entrambi.

Kaori socchiuse gli occhi, e nello stesso momento in cui Ryo di nuovo si chinava su di lei, lei si sporse verso il suo partner - il suo compagno in tutti i sensi della parola- e gli offrì, timida ma eppure certa dei sentimenti di entrambi, la propria bocca, per un vero bacio, colmo di passione eppure anche di devozione e tenerezza e amore. 

Separatasi da Ryo, si accoccolò contro di lui, nella stessa posizione della sera precedente, il loro abbraccio così totalizzante che era quasi impossibile distinguere dove finisse l’uno e iniziasse l’altra.

Due corpi, eppure… un solo cuore.


 
   
 
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