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Autore: IvyDolceDormire    06/06/2023    1 recensioni
America, anni ‘80
Dylan scarabocchia svogliato un mostro sulla pagina del quaderno a righe nel tentativo di non fissare
Claire. Ha una cotta stratosferica per lei, ovvio che ce l’ha, come tutti. Claire è la ragazza più bella,
adorabile, dolce, simpatica, intelligente della scuola. Il fisico atletico ed elegante da capo delle
cheerleader, i capelli biondi arricciati sulle punte, gli occhioni azzurri e le guance rosa.
Una barbie in tutto e per tutto, per questo fa finta di detestarla dalla prima liceo.
E lei odia lui, in quanto nerd sfigato e pure rockettaro.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Note iniziali: ho avuto qualche problema nell'ipostare il testo, spero non vi crei problemi nella lettura. Enjoy!
 

America, anni ‘80

Dylan scarabocchia svogliato un mostro sulla pagina del quaderno a righe nel tentativo di non fissare
Claire. Ha una cotta stratosferica per lei, ovvio che ce l’ha, come tutti. Claire è la ragazza più bella,
adorabile, dolce, simpatica, intelligente della scuola. Il fisico atletico ed elegante da capo delle
cheerleader, i capelli biondi arricciati sulle punte, gli occhioni azzurri e le guance rosa.
Una barbie in tutto e per tutto, per questo fa finta di detestarla dalla prima liceo.
E lei odia lui, in quanto nerd sfigato e pure rockettaro. I tatuaggi che ha se li è disegnati da solo, i primi
li ha fatti con inchiostro e ago nel sottoscala di casa sua. La sera gioca ai videogiochi, il venerdì è
riservato al club di D&D e altri giochi di ruolo e il sabato usa i suoi risparmi in sala giochi.
Claire, invece, si allena dopo scuola o studia in biblioteca, fa anche parte del club dei matematici e
partecipa anche a dei campionati. E il weekend va a ballare col suo ragazzo che, ovviamente, è il
capitano della squadra di basket.
Dylan guarda soddisfatto il proprio disegno e poi finisce inevitabilmente per alzare gli occhi verso la
schiena di Claire, un banco avanti a lui sulla destra. Indossa sempre camicette chiare, cardigan, gonne
a ruota e scarpe bianchi, i calzini col bordo arricciato fino alla caviglia. Se ha allenamento di solito ha
i capelli raccolti in una coda ma oggi li ha sciolti con dei fermaglini sui lati.
E crede sia una visione quando lei si volta verso di lui incrociando il suo sguardo. Quando si rende
conto che non è la sua fantasia ma realtà, sa già di essere arrossito, sotto la chioma ribelle, biondo miele,
che gli copre gli occhi. Vorrebbe sorriderle ma finisce per farle una smorfia. Lei ricambia arricciando
il labbro superiore tornando a guardare la prof e Dylan affonda il viso nelle mani, maledicendosi.
- Non è bellissima?
Cody annuisce alle parole di Greg, Dylan fa finta di niente mentre mangia le sue patatine, seduto al
tavolo della mensa.
- Quel nuovo cardigan le sta benissimo – continua Cody.
- Chissà che odore ha...
- Oh, andiamo! - esclama Dylan scocciato – È una smorfiosa.
- L’altro giorno mi ha raccolto i quaderni che la squadra di basket mi ha buttato nel cestino – ribatte
Greg – E ha ricordato il mio nome!
- Andate a scuola assieme da sette anni – continua Dylan guardandolo storto – E questa città è un buco,
è dura non conoscersi tutti a un certo punto!
- Perché la detesti così tanto? - domanda Patrick alzando gli occhi dalla sua console portatile.
Dylan non risponde, lo guarda con occhi truci e fa un gesto con la mano, come se la risposta fosse ovvia.
Effettivamente Claire non ha mai fatto niente per loro, il gruppo degli emarginati, anzi: li evita se può,
ride mentre vengono bullizzati dal suo ragazzo, li chiama coi nomignoli stupidi e crudeli che li
perseguitano da anni.
Eppure, tutti e quattro i ragazzi sospirano guardandola ridere e scuotere la testa, il lucidalabbra rosa
sulle labbra intatto, come se non avesse mangiato quella stupida e insipida insalata davanti a lei.
---
Sta fumando nei vecchi bagni esterni, abbandonati da anni e ridotti a pezzi, ascoltando da un solo
orecchio la musica col walkman. Ripensa a quando quella mattina, durante lezione, gli è caduta la penna
e Claire gliel’ha raccolta. Quando ha sfiorato le sue dita per riprenderla ha sentito una scossa, si è ritratto
in fretta, ha teso e chiuso la mano più volte. Non l’ha neanche guardata in faccia, ma con la coda
dell’occhio l’ha vista confusa e dispiaciuta. Scuote la testa, scrive su un foglio stropicciato la base per
la nuova campagna di gioco quando la porta del cubicolo si spalanca facendolo sobbalzare.
- Che cazzo! - esclama quando la sigaretta, cadendogli dalle labbra, gli brucia la mano. La schiaccia col
piede, si alza dal gabinetto mezzo rotto su cui era seduto e fissa la ragazza che si richiude la porta alle
spalle – Che vuoi!... Claire?
Lei lo fissa come se gli avesse appena scippato la nonna, le braccia incrociate e le dita che tamburellano
agitate sui gomiti. Dylan spegne la musica e si appende le cuffie al collo.
- Uhm... posso... aiutarti? - ritenta vedendo che Claire non sembra voler parlare per prima.
Claire finalmente si decide a fare qualcosa, ovvero gettare la borsa per terra e afferrare Dylan per la
giacca di jeans per poi sbatterlo contro il muro.
- Hey hey hey piano! - esclama Dylan sollevando le mani e ritraendo il viso, a disagio per l’improvvisa
vicinanza col suo, più carino di quanto si aspettava – Che succede, Willis?
- Dylan Hall – parla finalmente lei, la voce dolce e sottile è fredda e quasi di rimprovero – Dimmi qual
è il tuo fottuto problema con me!
- Cosa?! - chiede con voce più acuta di quello che vorrebbe.
- Io non ti piaccio. Perché?
- …Cosa?! - ripete Dylan.
- Dimmelo! - urla Claire scuotendolo – DIMMELO!
- NON LO SO! - urla di rimando lui – Sei... una barbie!
Claire allenta la presa e lo guarda perplessa – Una barbie?
- Sì, stai sempre a chiacchierare, bla bla bla, come un’oca! E ti credi chissà chi per la media di A e
perché sai fare due salti mortali. Anche io li so fare! E con lo skate fra i piedi, tra l’altro. E.… poi... non
sei poi così carina.
Lei lo sta fissando con aria truce, Dylan sa che gli arriverà uno schiaffo da un momento a un altro,
quindi chiude gli occhi d’istinto quando Claire torna ad avvicinarsi e li spalanca quando si accorge che
non lo sta picchiando, ma baciando.
- Wowowowow – blatera mentre l’allontana tenendola per le spalle – Che stai facendo?
- Ti stai lamentando? - Claire è sbigottita.
- No, no!
Claire è di nuovo su di lui e lo trascina nel bacio più bello che abbia mai avuto. Non che ne abbia avuti
tanti, comunque. Il lucidalabbra è appiccicoso e sa di ciliegia, i capelli fra le sue dita sono morbidi come
la seta e il profumo che proviene dal suo collo è floreale, sicuramente costoso, e sotto quello, l’odore
della sua pelle è anche meglio.
- Questo – sibila lei tra i denti – Non deve saperlo nessuno, chiaro? Se lo dici anche a uno solo dei tuoi
amichetti nerd sei un uomo morto.
- Cosa dirai a James invece?
- Un bel niente. Io e lui non stiamo assieme, non devo dare conto a nessuno.
- Non state assieme?!
- Ci frequentiamo – risponde Claire facendo spallucce, le mani ancora attorno al colletto della maglia
di Dylan.
- E hai intenzione di continuare a frequentarlo, giusto?
- Certo.
- E allora questo... - Dylan indica entrambi con un dito.
- Questo non è niente – fa lei ridendo e scuotendo i capelli, un gesto che fa innamorare Dylan ogni volta.
- Perfetto, sarebbe stato proprio un bel impiccio – risponde lui annuendo e sorridendo, prendendola di
sorpresa.
Claire lo guarda a labbra schiuse, leggermente offesa. Dylan non vuole fare il prezioso, giocare a
conquistarla: è che è timido e quando si trova in imbarazzo diventa scontroso. È più forte di lui.
- Tu sei veramente uno stronzo! - esclama Claire scoppiando a ridere.
- Neanche tu sembri esattamente un angelo, tesoro.
Lei si preme ancora contro il suo petto – Stai zitto e baciami.
Non se lo fa ripetere due volte, l’afferra per i fianchi e torna a tuffarsi sulle sue labbra come se lo facesse
ogni giorno, limonare ragazze popolari nei bagni della scuola.
- Claire – si interrompe per riprendere fiato - Perché me?
Lei inclina la testa e risponde dopo pochi secondi - Perché mi dai sui nervi.
- E sbaciucchi tutti quelli che ti stanno antipatici? - le sorride.
- Solo i più carini – sorride di rimando lei, spostandogli i capelli dalla fronte e svelando gli occhi etero
cromatici, uno castano-dorato e l’altro azzurro – Resta in zona, Hall – con un occhiolino, se ne va.
---
La settimana successiva è la più strana della sua vita. Durante le ore di scuola Claire non lo degna di
uno sguardo, poi lo va a scovare nei bagni, lo assalisce e poi lo lascia andare in tempo per le sue partite
di videogame con gli altri.
È sabato sera ed è in sala giochi con gli altri. Preme i pulsanti del cabinato con dita feroci ripensando a
quando, negli ultimi pomeriggi, Claire se le è portate da sola sul suo seno, spazientita per la mancanza
di intraprendenza di Dylan. Piccolo, sodo, caldo sotto un reggiseno sottile di cotone senza imbottitura.
Se i suoi amici sapessero lo ammazzerebbero.
- Dy, oggi fai schifo a giocare.
- Scommetto che ti fa piacere, Greg! Così supererai finalmente il mio record – ribatte lui velenoso.
Delle risate familiari e spiacevoli fanno voltare lentamente lui e i suoi amici.
- Cosa ci fa qui James Cameron con la sua combriccola? - domanda Cody orripilato.
- Non ne ho idea e non voglio saperlo – mormora Dylan passandosi una mano fra i capelli alla vista di
Claire in maglietta attillata, minigonna nera, giacchetta di pelle e zeppe.
- Oh-mio-dio – esclamano senza fiato gli altri quando la notano.
Non li hanno notati in mezzo alla folla, si dirigono verso la parte dei giochi sportivi passandogli davanti.
Dylan guarda come James tiene il braccio sulle spalle di Claire, pensando che sembrano davvero usciti
da un libro rosa, da un musical come Grease, da una rivista per adolescenti. Perfetti assieme nel loro
splendore da liceali belli e benestanti.
- Carina, eh? - gli chiede Cody dandogli una gomitata – Claire.
Dylan si limita a fare spallucce e ritornare al suo gioco. Quando perde per la decima volta decide di
passare dal bar e prendersi una Pepsi. Mordicchia la cannuccia distrattamente, seduto al bancone,
quando una leggiadra figura lo affianca.
- Una soda, grazie – Claire ordina con un sorriso, ammaliando il cameriere.
Dylan alza le sopracciglia quando lei si volta a guardarlo – Hey.
- Ciao, Dylan. Sei venuto in macchina?
- Ahm... sì perché?
- E che modello è?
- Una Dodge 400 rosso scuro, perché?
Claire aggrotta le sopracciglia mentre beve un sorso della sua soda - Sì, credo di averla vista qui fuori.
Ascolti bene: ora tu uscirai fuori, sposterai l’auto nell’angolo più scuro e isolato del parcheggio e fra
dieci minuti io ti raggiungerò. Tutto chiaro?
- Cos- perché?
Lei solleva le sopracciglia e Dylan alza le mani, lasciando perdere. Finisce la Pepsi in pochi sorsi ed
esce nel parcheggio senza avvisare gli altri, trova un angolo appartato e aspetta che Claire lo raggiunga.
Arriva dieci minuti dopo esatti, da sola, si siede sul sedile del passeggero e si sfila subito le zeppe.
- Cosa fai?
Claire gli sale in grembo subito dopo, Dylan la stringe d’istinto le mani attorno alla vita.
- Claire? Che ti prende stasera?
Lei lo bacia, prima di rispondere – Sapevo di trovarti qui, ma non potevo venire senza gli altri. Avrei
preferito non avere James alle calcagna, ma a mali estremi... - e riprende a baciarlo, come se quello che
avesse detto fosse del tutto normale e logico.
- Volevi vedermi?
- Perché non stai zitto e mi baci?
- È tutta la settimana che lo faccio, ormai mi fanno male le labbra! E poi inizia a darmi un po’ fastidio
il tuo coso – col dito indica la bocca – Il gloss, come si chiama.
Claire sembra offesa dalla sua osservazione, poi ride e con una salvietta, tirata fuori dalla borsa, toglie
il trucco alle labbra di entrambi.
- Meglio, principino del nerd?
- Sì, grazie.
La bacia lui per primo, una cosa che poche volte ha il coraggio di fare. Adora il sapore delle sue labbra,
anche col gloss sopra. Adora la sensazione delle sue mani fra i capelli, come glieli tira leggermente
sulla nuca, come lo bacia. Come se fosse affamata di lui, come se lo desiderasse.
- Che ci fai qui con me, Claire?
- Non hai ancora capito le mie intenzioni? Strano, pensavo di essere stata chiara.
- No, sul serio – sospira guardandola negli occhi – Io sono Dylan lo Sfigato. E tu sei la principessa della
scuola.
Claire ha lo sguardo distaccato, analitico. Non lo aveva mai notato prima, abbagliato dal mascara e dal
trucco che li addolciva.
- Sì, è vero, sei un nerd sfigato e punk.
- Rock-
- Ma, Dylan Hall, non so cosa c’è in te che mi fa eccitare da matti. Davvero, non me lo spiego, ma ho
provato ad ignorarlo, inutilmente. Ho pensato che forse assecondare i miei desideri prima o poi li
avrebbe soddisfatti.
- Quindi hai intenzione di usarmi finché non ti passa lo sfizio e poi andare avanti con la tua vita?
Claire rimane in silenzio, poi fa spallucce – In pratica.
- Non so se mi piace come piano.
- Quindi... devo scendere dalla macchina? - chiede Claire con occhi da cerbiatta che brillano di furbizia.
Dylan sorride e torna a baciarla, lasciando da parte la vocina che gli dice di star sbagliando. Vocina che
muore del tutto quando Claire abbassa il sedile e solleva leggermente la minigonna.
- Claaaaaire? - la chiama sentendo il panico salire – Che hai intenzione di fare?
- Non ho tutta la sera – risponde lei – E sento il tuo amichetto qua sotto.
- I-io...
Cerca di balbettare qualcosa ma lo sguardo inquisitorio di Claire lo blocca.
- Allora?
- Io... non ho i preservativi – dice alla fine Dylan.
Claire ride – Sarebbe questo il problema? Tranquillo, prendo la pillola. Ma se non vuoi...
- No! - la interrompe Dylan prendendola per le spalle – Lo voglio eccome! Ma... sì insomma... non sono
molto convinto, a dirla tutta.
La giacca di Claire era già scivolata via mentre si baciavano, con un gesto fluido si sfila la maglia
rimanendo in reggiseno, nero e completamente merlettato.
- Questo riesce a convincerti? - chiede maliziosa appoggiando una mano al bracciolo in mezzo ai sedili
e l’altra contro il finestrino e chinandosi per baciarlo - Perché non sono una persona molto paziente.
Dylan non ribatte più, lascia che Claire faccia tutto. È più esperta e sicura di lui, sa già come fare. Dylan
si limita ad andare incontro ai suoi fianchi, la sensazione di calore dentro di lei è quasi soffocante. Cerca
di durare più che può, ma è difficile quando Claire Willis è sopra di te, mezza nuda mentre si muove
come se stesse ballando una danza erotica solo per lui.
Riesce a capire quando è ora di lasciarsi andare quando l’espressione di Claire diventa più sexy e
coinvolta di prima. Quasi gli scappa dalle labbra una frase che proprio non dovrebbe dire, che farebbe
scappare Claire a gambe levate, che le farebbe capire che non la odia poi così tanto.
Lei non si allontana subito, crolla contro il suo petto, lui diventa soffice mentre è ancora dentro, la
solleva leggermente per uscire provocandole una smorfia di fastidio.
Restano così per qualche minuto, Dylan coi pantaloni calati e la camicia a quadri slacciata, lei mezza
nuda e sudata dietro il collo. Claire ha ancora la guancia premuta contro il suo petto, Dylan sente il suo
respiro contro la pelle. L'abbraccia delicatamente, come se potesse diventare fumo da un momento a un
altro. Poco dopo infatti scivola di nuovo sul sedile del passeggero e si riveste.
- Sei... soddisfatta? - le chiede mentre lei si infila le scarpe. Si accende una sigaretta, vede il suo sorriso
attraverso una coltre di fumo.
- Sì, Dylan! Dovresti essere più sicuro di te stesso, sai.
- No, intendo... ti sei tolta lo sfizio? Ora mi lascerai stare?
Claire alza gli occhi al cielo, ha male interpretato il suo tono – Se ti do così fastidio...
- No, beh, io...
- Ho capito, mi detesti. Solo, non credevo così tanto. Anche tu ti sei tolto uno sfizio, vedo!
- Claire, credo tu abbia frainteso...
- Sì, come no. Addio, Hall.
Scende dall’auto sbattendo la portiera, Dylan invece sbatte la testa contro il volante.
---
Per un po’ Claire sembra decisa a lasciarlo stare: non lo cerca nei bagni, non cerca il suo sguardo in
classe, non lo guarda neanche quando James lo sfotte nel mezzo del corridoio come al solito. E Dylan,
come al solito, risponde alle sue provocazioni con smorfie e diti medi.
Un pomeriggio però, quando Dylan cerca davvero di studiare per avere una C in matematica, per James
sembra che il fatto di trovarlo in aula studio sia particolarmente esilarante. Getta i suoi appunti nel
water, lancia lo zaino lontano, afferra Dylan per il colletto della giacca e lo strattona, lo deride per i suoi
occhi. Non importa che disturbi gli altri che studiano, non importa che stia sul serio spuntinando Dylan
contro i tavoli facendolo cadere e sbattere la testa per terra. James Cameron può farlo, è il re della
scuola. Dylan sta per sferrargli un pugno, anche se sa che James glielo avrebbe ridato con gli interessi
e che i prof avrebbero sospeso solo lui. La voce di Claire li interrompe in tempo.
- James! – pronuncia il suo nome dura, fredda – Che diamine fai? Cristo, levati!
- Claire – sorride, ma lei lo scosta, sprezzante, e raggiunge Dylan restandogli a qualche piede di distanza.
- Tutto ok, Hall? - gli chiede con altrettanta freddezza senza guardarlo negli occhi.
- Hm... sì, io...
Claire torna ad affrontare James, non ascoltando la fine della sua frase – James, smettila di fare lo
stronzo. Ho un test domani e devo prendere il massimo. Devo concentrarmi. Siamo intesi?
- Scusa, babe, io...
- Lascia stare – Claire fa un gesto con la mano, visibilmente sotto stress e a disagio – Solo... smettila di
importunare gente a caso, va bene? Non è più divertente. Cerca di crescere. A me non piacciono i
bambini.
E con questo torna al suo tavolo, in un angolo della sala studio, china sui libri di matematica. James
guarda truce Dylan prima di lasciare la stanza, accompagnato dalla sua banda che, se prima rideva,
adesso sembra preoccupata. Presto anche gli altri spettatori tornano ai propri libri, lasciando Dylan da
solo a sistemare il tavolo rovesciato e il suo zaino. Poi si fa coraggio e raggiunge la ragazza.
- Grazie, Claire – le dice in un sussurro.
- Ti ha buttato gli appunti, giusto?
- Cosa?
Claire alza lo sguardo dagli esercizi, scontrosa – James ti ha buttato gli appunti. Come farai per il test
di domani?
- Oh, io... non lo so, proverò a studiare solo dal libro.
- Hai la media del D-.
- Sì, lo so, grazie.
- Non puoi farcela da solo.
- Sì, lo so.
- Da me dopo la scuola – gli allunga un biglietto spiegazzato – Ora va, prima che qualcuno inizi a farse
strane idee su di noi.
È scostante, antipatica, una smorfiosa, ma Dylan sorride comunque mentre lascia la stanza, il biglietto
in tasca.
La villetta indipendente di Claire è completamente diversa da casa sua, ma non è neanche il castello che
si aspettava di trovare. La sua macchina stona in mezzo a quelle lucide e nuove del vicinato, si avvicina
alla porta a testa bassa e preme il campanello. Ad aprirgli è una ragazzina sui dieci anni, le codine
bionde e l’espressione dubbiosa e indagatrice. Dylan immagina che trovarsi un punk dai jeans strappati,
i capelli lunghi che punta a far crescere fino alle spalle, tatuaggi sulle mani, piercing sul labbro e kajal
sugli occhi non fosse esattamente ciò che lei si aspettava.
- Uhm, ciao... sono qui per studiare con Claire.
- Oh, è così che si dice ora? “Studiare”?
Dylan sbatte le palpebre, spera di non aver intuito bene – Come?
- Fammi indovinare, studiate anatomia, giusto?
- Matematica, in realtà.
Lei non è convinta, lo fa entrare comunque urlando – CLAAAAAIRE! IL TUO AMICO È QUI!
Claire scende le scale sulla destra sbuffando. I capelli raccolti nella coda sono meno curati, leggermente
spettinati e indossa un crop top bianco e il pantalone della tuta scolastica, a vita bassa e col logo della
scuola su un fianco.
- Non fate rumore mentre studiate, va bene? Io qui sto cercando di capire come finirà la puntata!
La tv nel salotto trasmette un cartone animato che Dylan ha già visto, fissa lo schermo mentre arrossisce,
lo zaino che pende da una spalla e le mani in tasca.
- Gigi! - la rimprovera Claire.
Dylan trova il coraggio di guardarla quando gli si avvicina – Ciao, Claire.
Lei fa un cenno verso le sue scarpe – Toglile. Se sporchi i tappeti i miei scopriranno che sei venuto qui
– Dylan ubbidisce, guarda verso Gigi seduta in salotto e Claire sembra capire i suoi pensieri – Lei terrà
la bocca chiusa. Se ha cara la vita.
La segue al piano superiore e in camera sua. È proprio come la immaginava: carta da parati chiara a
righe, poster di bellocci alle pareti, una specchiera carica di trucchi, profumi e accessori, su un lato
vicino la finestra c’è il letto con una decina di pupazzi e cuscini.
Nel centro c’è un tavolino basso su cui Claire stava già studiando. A vedere i suoi libri e quaderni così
perfetti, pieni di appunti, si vergogna a mostrare i suoi, rotti e pasticciati. Claire però sembra non fare
una piega.
- Vieni – gli mostra un blocco appunti – Ti ho trascritto delle formule e dei trucchi per fare gli esercizi
in modo più semplice per te. Dovresti riuscire a prendere la sufficienza, se riesci a memorizzarle.
- Wow, grazie...
Claire ha preparato dei biscotti e del succo di albicocca come snack, ma mangia solo Dylan. Lei è tesa,
stressata, ma risponde a ogni suo dubbio con gentilezza, gli rispiega gli errori che ha fatto lentamente,
paziente. Dylan capisce più in queste ultime ore che in tutti gli anni di liceo. La osserva di sottecchi
mentre lei si mordicchia nervosamente una ciocca di capelli.
- Che c’è? - gli chiede notando il suo sguardo – Qualcosa non ti torna?
- Perché sei così stressata?
- Se non prendo A+ non andrò alla prossima competizione nazionale.
- Oh...
- E io gareggio ogni anno. E la mia squadra vince sempre.
- E allora di cosa ti preoccupi?
- Mi preoccupo! - esclama Claire, come sul punto di esplodere, per poi sospirare e sibilare – Che oggi
non mi viene nessun dannato esercizio!
Dylan le sorride e istintivamente le afferra la mano.
- Vedrai che è solo un po’ d’ansia, Claire. Hai dormito stanotte? Non hai una bella cera.
- No, io... non ho tempo di dormire. Va bene se non ho A+ nelle materie umanistiche, ma se la mia
media calasse in quelle scientifiche... è che c’è anche quella dannata festa post-partita della settimana
prossima, io devo inventare tutta la coreografia perché il resto del gruppo non può aiutarmi e devo
ancora decidere le decorazioni per la palestra e
- Wowowowow, Claire! Respira! - le toglie di mano penna e matita e la prende per le spalle voltandola
verso di sé - Domani andrai benissimo, perché sei un genio, ok? E per la festa... beh, perché non fai una
bella lavata di capo a quelle tue amichette?
- Non posso farlo!
- Perché no?
- Io... io non sgrido le persone.
Dylan scoppia a ridere – Sono abbastanza certo di averti sentita urlare contro di me, la prima volta che
ci siamo visti.
- Non è la stessa cosa...
Lui sospira, le dà un buffetto sulla guancia costringendola a guardarlo negli occhi – Forse, ma è
comunque ingiusto.
Stava per chinarsi a baciarla quando Gigi bussa alla porta e li spaventa a morte.
- Per vostra informazione – dice la bambina da fuori – Mamma e papà saranno qui fra venti minuti.
Detto ciò la sentono tornare di sotto. Dylan si immagina le sue codine dondolare mentre cammina di
nuovo in salotto. Raccoglie i suoi quaderni e recupera lo zaino, aprendolo. Claire ci sbircia dentro
scoppiando a ridere.
- E quelli che sono? - chiede indicando la scatola azzurra sul fondo, sapendo già la risposta.
Dylan arrossisce e chiude lo zaino alzandosi di scatto – Niente, niente....
- Dylan... pensavi che avremmo fatto sesso, oggi?
- Io non lo so cosa avremmo fatto, sei imprevedibile! Ho solo pensato di comprarli, nel caso servissero.
- Ti ho detto che prendo la pillola. Di solito ai ragazzi piace, quando noi ragazze la prendiamo.
Dylan fa semplicemente spallucce. Claire sorride.
- Allora farai meglio a tenerli a portata di mano, Hall.
---
E torna tutto come prima.
Non lo avvicina più, neanche nei bagni esterni. James lo lascia stare, limitandosi ad aggredirlo soltanto
verbalmente. Dylan, da parte sua, risponde come al solito con gestacci e battute ironiche. Però Claire,
quando crede di non essere vista da nessuno, lo guarda e Dylan lo nota solo perché la osserva sempre,
con la coda dell’occhio. Lo fa da così tanto da essere diventato bravo a dissimularlo.
Non ha ben chiaro cosa ci sia in lui che attiri Claire, se sia il suo bisogno di dover piacere per forza a
tutti o il brivido di frequentare la parte bassa e oscura del liceo. Qualsiasi cosa sia, lo fa sentire estasiato
e insicuro allo stesso tempo: Claire è come un diamante, brilla in cima alla piramide scolastica, ben
voluta e amata da tutti gli studenti e dai professori. Lui, invece, viene deriso e disprezzato, col suo
trucco nero attorno agli occhi e il look rock, a tratti metal. Se è fortunato, viene evitato perché creduto
un criminale svitato. Claire ha un futuro brillante davanti a sé, lui farà il tatuatore o alla peggio il
meccanico, come lo zio.
Ma il dettaglio che può spaventa Dylan, più della reputazione e del futuro, è il fatto che lui, al contrario
di Claire, è innamorato perso.
Non ricorda bene da quando: all’inizio davvero detestava Claire, diffidava dal suo essere raggiante e
gentile, era convinto che sotto si nascondesse una serpe. La osservava, sperando di cogliere un difetto,
una prova della sua tesi. E più l’osservava più si innamorava. Quando se ne è reso conto era troppo
tardi, ma doveva mantenere le apparenze.
Stava pensando a tutto questo, chiuso nel terzo cubicolo a sinistra come al solito, quando Claire apre la
porta a testa bassa e la richiude dietro di sé. Lui è appoggiato con le spalle contro una delle due pareti,
fumando, lei si appoggia all’altra. I loro piedi si intrecciano nel mezzo.
- Che succede, Claire?
- Dopo abbiamo matematica.
- Sì, lo so.
- Porterà i voti. Glieli ho visti oggi sulla scrivania.
Adesso Dylan si sente agitato. Prende un grosso respiro e annuisce – Ok.
- Mi fai fumare?
Scoppia a ridere scuotendo la chioma – No! Agli atleti fa male il fumo, non lo sai?
Claire lo guarda truce.
- Ok, tieni – le passa la sigaretta già quasi del tutto consumata, ride quando Claire si strozza aspirando.
- Stronzo! - tossisce lei buttando il mozzicone nel gabinetto – C'era qualcosa dentro, vero?
- Solo un pochino d’erba. Ma giusto un pochino.
- Sei un drogato? - chiede lei in un sussurro, ingenua come una ragazzina – Allora è vero!
- Davvero, non è niente di che. È giusto un briciolo per rilassarmi. È terapeutica, sai?
Claire assottiglia gli occhi, lui ride – Ti sembro un drogato?
- Mi sembri uno svitato.
- Ma non drogato. I miei mi ucciderebbero, Claire.
La ragazza lascia andare la borsa per terra, si rilassa contro le mattonelle bianche del muro, le mani
unite dietro la schiena.
- Dicono che i tuoi sono... dei criminali. Che tua mamma ti ha abbandonato e che tuo padre ti picchia,
per questo sei...
Dylan scoppia a ridere amaro, incrocia le braccia – Cazzate! I miei sono persone del tutto normali,
fidati. E sono tutte e due a lavoro, in questo momento.
- Dylan.
Lui grugnisce in risposta.
- Li hai?
- Che cosa-Oh! - esclama capendo cosa intende - Sì - indica con la testa lo zaino lasciato in un angolo.
Claire si raccoglie i capelli con una matita trovata al volo e si toglie il cardigan – Beh? - chiede
incrociando le braccia, stizzita – Non vuoi farlo?
- Ora?! - domanda lui spalancando gli occhi – Qui?!
Lei sbuffa e alza le mani – Perché sei così stupido?! E perché sto perdendo il mio tempo con te?!
La zittisce con un bacio, non trovando il coraggio di fare o dire altro. Claire lo sta usando e lui userà
questa fortuna finché non si esaurirà.
Ritornano in classe mezz’ora dopo. Claire ha perso la matita, caduta a causa dei movimenti frenetici, e
si è rifatta in fretta il trucco in uno degli specchi rotti dei bagni esterni mentre Dylan meditava
sull’universo e sulle gioie inaspettate della vita. Lei entra cinque minuti prima di lui, che fa il suo
ingresso accompagnato dalla campanella. Si scambiano uno sguardo nervoso mentre la prof distribuisce
i compiti corretti. Dylan intravede da lì la A+ di Claire e il suo sorriso raggiante. Glielo mostra in un
attimo di impulsività, lui sorride e alza i pollici. La prof passa davanti a lui e lascia il foglio senza
sbatterlo come suo solito. Non ci crede quando vede quel C+, lo mostra a Claire a bocca spalancata.
Ridacchiano in modo complice ma si interrompono prima che qualcuno lo noti.
Dylan sente ancora le guance calde, sa di essere arrossito. Quei piccoli momenti in cui Claire si apre,
ride con lui, cerca il suo sguardo, sono più intimi di quello che hanno fatto poco prima nel bagno.
---
- Ciao, Dy – lo saluta Gigi pimpante, abituata ormai alla sua presenza.
Dylan e Claire hanno preso a studiare spesso assieme, scoprendo di essere un incredibile duo. Lei studia
meglio ripassando i concetti ad alta voce a qualcuno e lui riesce ad imparare qualcosa quando lei spiega
in parole semplici e pratiche.
E fra un pomeriggio e un altro, fra una torta di mele e dei biscotti al cioccolato, tutti confezionati perché
nessuno in casa sua cucina dolci, Dylan riesce a vedere finalmente Claire per quella che è: una ragazza
normale, umana, che ha dei difetti terribili quali non saper cucinare, non essere per niente romantica ed
essere perfezionista. Però è anche dedita ai progetti in cui si butta a capofitto, è pratica, pragmatica,
riesce a trovare subito delle soluzioni ai problemi, è ironica e divertente.
Adora Madonna, Blondie, Whitney Houston e detesta il metal, provocando una ferita in Dylan che forse
non guarirà mai.
- Ciao, Gigi. Tua sorella è di sopra?
- A-ha. Sto andando da una mia amica a fare i compiti – dice lei prendendo uno zainetto rosa – Voi fate
i bravi mentre non ci sono, ok? Per le 18.40 devi sparire o conoscerai i miei. E non vuoi conoscerli,
fidati.
- Claire lo sa dove vai?
- Sì, tranquillo, papà.
Lui le fa una linguaccia e le spettina i capelli mentre le passa accanto. Trova Claire già sui libri, coi
capelli arruffati e gli occhi rossi. Capisce dopo appena trenta minuti che oggi non studieranno niente,
lei sembra sull’orlo del pianto.
- Claire? Forse... uhm... dovresti fare una pausa?
Claire lo fulmina con occhi truci, le labbra chiuse in una linea retta.
- Non credo riuscirai a studiare qualcosa in queste condizioni. Piuttosto svagati, ok? Il test è la settimana
prossima.
- Svagarmi? - Claire sibila – Claire non si svaga nella settimana. Claire si svaga solo il venerdì sera,
quando salta la cena perché già l’alcol contiene abbastanza calorie da farla ingrassare.
- Questa cosa è terribilmente sbagliata, lo sai? - le dice alzando le sopracciglia.
Lei sta per staccargli la testa, lo sa, ma insiste. Ha imparato che can che abbaia non morde... quasi
sempre, almeno.
- Dai, vieni con me – le toglie i libri di mano e la porta al piano di sotto – Pettinati e mettiti le scarpe,
io intanto accendo la macchina.
- Dove vuoi andare?
- Fidati di me, Claire Willis.
Un paio di minuti dopo è in macchina con lui, una linea di mascara sulle ciglia perché senza un minimo
di trucco non riesce a uscire. Dylan è l’unico ad averla vista struccata, ma Claire neanche ci ha fatto
caso. Ormai le viene naturale struccarsi una volta a casa, mettersi in tuta e non pettinarsi i capelli ogni
due secondi.
Dylan la porta ad un parco per skaters in periferia. Tutti portano giacche di jeans, berretti con visiera,
camicie tartan e catene ai jeans. Qualche ragazzo ha anche lo smalto nero alle unghie.
La guardano come lei guarda loro: come due specie diverse che interagiscono per caso.
- Cosa ci facciamo qui?
Dylan le mostra il suo skate e le sorride – Ti insegno ad andare.
- Sei pazzo? Se ci vedono siamo finiti! Io sono finita.
- Nessuno ti conosce qui! E poi senza abbastanza irriconoscibile, con quella anonima tuta grigia.
- Quella della scuola era sporca, ok?
Lui le porge la mano, il sorriso con le fossette irresistibile ancora lì - Claire, fidati.
Claire sospira e segue le sue istruzioni, cerca di restare in equilibrio mentre lui la regge per le mani e la
sposta.
- Visto? Niente di così pericoloso!
Qualcuno vicino a loro fa un salto mortale sulla rampa.
- Noi quello non lo facciamo, vero?
- No, certo – ride Dylan.
Claire ci mette un po’ a sciogliersi, ma come sempre quando inizia qualcosa, ci mette tutta sé stessa per
imparare e arrivare fino alla fine.
Più tardi quel pomeriggio non hanno studiato niente ma Claire riesce a percorrere una linea retta di dieci
metri senza cadere col sedere per terra e lo ritiene un traguardo personale. E anche se non lo ammette,
si è divertita da matti.
- Sai, Dylan – dice – Non sei come mi aspettavo.
- Sì, beh.... neanche tu. Sei molto peggio!
Ride quando gli arriva un pugno sulla spalla.
---
Passano settimane intere dove fanno le cose ancora più di nascosto di prima, perché James e le sue
amiche sospettano qualcosa. Le ha viste, che hanno iniziato a farle battutine e prenderla in giro perché
ha parlato qualche volta con degli svitati, degli sfigati.
A Dylan dispiace, ma inizia anche a fargli male il suo essere il segreto vergognoso di Claire.
Quando devono interrompere i loro incontri momentaneamente, è quasi sollevato.
Forse è meglio così, comportarsi da sconosciuti come erano fino al mese prima. Forse è meglio restarli,
sconosciuti, tutto sommato.
Ma dopo una settimana a Dylan mancano già i suoi baci.
- Bro – gli dice Cody spalleggiandolo mentre sono a mensa – Tutto ok?
- Sì, perché? - risponde torvo.
- Perché non sembra manco per il cazzo.
- Io... lascia stare.
Gioca coi suoi fagioli rossi e salsiccia, dall’aspetto particolarmente sgradevole, il viso nascosto dai suoi
capelli. Cerca di non guardarla, ma è difficile, soprattutto quando Greg e Patrick parlano di quanto sia
carina oggi con i pantaloni nuovi. Li ha già visti, le fasciano il sedere alla perfezione, cazzo. Ripensa a
quando lo stringeva fino a poco tempo fa e sospira.
- Credo che Claire ti stia guardando – gli sussurra Cody.
Alza la testa troppo in fretta, l’amico aggrotta le sopracciglia mentre osserva la sua espressione
speranzosa. Claire incrocia il suo sguardo, sbatte le palpebre e inclina la testa come una adorabile
civetta. Gli scioglie il cuore.
- Cheee succede, bro?
- Niente.
- Bro.
- Niente! - esclama facendo voltare gli altri – Oggi sei veramente una rottura – allontana il vassoio con
un gesto secco e rapidamente recupera lo zaino da terra e lascia la sala.
Si rifugia nel solito cubicolo, si siede sul davanzale mezzo rotto della finestra oscurata dai graffiti e
poggia i piedi sulla tazza abbassata dal gabinetto. Gioca con le dita, una gamba non riesce a smettere di
muoversi, agitato com’è.
- Bro? - Cody non lo trova subito, ma quando lo fa Dylan scoppia a piangere all’improvviso - Bro!
- Brooo – piagnucola lui – Non so che fare!
- Che succede?
- Claire.
- Claire?
- È così carina! Mi sento morire!
- Cosa? N-no, tu... tu la odi!
- No, non è vero! Forse all’inizio un po’, ma poi... come fai a non innamorarti? È stupenda!
- Lo so!
- Non sto capendo.
- Ricordi la sera all’Arcade, quando sono sparito? E quando sono arrivato tardi alla serata D&D? E
quando ho saltato l’ora di inglese?
- Sì?
Dylan lo guarda eloquente, le sopracciglia alzate.
- Non ho capito ancora, bro.
- Eravamo assieme! Ok? Io e Claire – affonda il viso nelle mani – Dio, mi ucciderà se scopre che te l’ho
detto!
Cody ci mette un po’ a riordinare i pensieri – Aspetta... non ho capito. State assieme?
- No, più... amici con benefici.
- COSA?
- LO SO! Ma lei è venuta qui, proprio qui, quasi due mesi fa, e mi ha sbattuto al muro e baciato. Che
dovevo fare? Mi ha detto che la eccito, anche se non ho capito perché, però vuole tenerlo segreto, non
vuole essere coinvolta con noi sfigati e io- oh, Cody, sono fottuto!
Di nuovo, Cody resta in silenzio, in piedi nel cubicolo.
- Sto ancora cercando di elaborare il fatto che vai a letto con Claire Fottuta Willis.
- Già - sospira Dylan – Anche io. Ma... adesso non possiamo vederci, per una serie di cose e.… non lo
so, a me fa incazzare che voglia tenermi segreto, che si vergogni di me, ma allo stesso tempo non posso
dirle di no! Ho sognato tutto questo per più di tre anni, amico! So che mi capisci!
- Non so se ti ammiro di più o ti odio immensamente.
- Già.
- Com’è? A letto, dico.
- Cody! Un gentiluomo non parla di queste cose.
- È fantastica, vero?
- Da sogno, bro – ammette senza esitazione. Ha smesso di piangere ma ha ancora gli occhi umidi.
Cody si appoggia al muro e apre le braccia – Allora non capisco quale sia il problema.
- Lei, lei è.… hai presente la canzone di Elvis? Quella che fa “Sembri un angelo, cammini come un
angelo” -
- Devil in Disguise, sì.
- Ecco, è lei. Cento per cento. Ogni volta che la vedo, che mi passa accanto, mi tremano le mani! E i
suoi baci, oh... i suoi baci sono la cosa migliore che potesse capitarmi. E quando siamo a letto assieme!
Oh, lì sì che tutto mi sembra possibile, di poter toccare il cielo non con un dito, ma con tutta la mano!
Perché è lei che è venuta da me, lei mi vuole! Di una scuola intera, di una città intera, lei vuole Dylan
Henry Hall. Ma allo stesso tempo continua a frequentare Cameron, quel pallone gonfiato. E io non
voglio essere usato! Che ci tenga al guinzaglio entrambi fino a quando non si stancherà di giocare con
me e finalmente si metterà con lui! E io cosa farò, Cody? Niente, resterò lì, col cuore in mille pezzi
mentre lei va avanti nella sua brillante vita, felice di aver fatto di me un trofeo senza che neanche la
gente lo sappia. Io... sono troppo innamorato, bro. Ci rimarrò secco.
L'amico gli dà una pacca sulla spalla, lo dondola leggermente con fare rassicurante – Bro, non puoi
conquistarla?
- E come? Mi hai visto? Sono uno sfigato.
- Sì, ma ci deve pur essere qualcosa in te che le piace, no? Altrimenti perché ti avrebbe fatto gli occhioni
dolci, oggi?
Dylan sorride, intenerito – Erano proprio dolci, vero?
Cody annuisce – Senti, venerdì ci sarà una festa degli sportivi. Sono sicuro che ci sarà anche lei.
- Noi non andiamo alle feste.
- Beh, venerdì sì. E lì parlerai con lei. Chiaro?
- Chiaro.
- Ora asciugati le lacrime bro, hai l’eyeliner colato.
- Kajal, è kajal.
- Certo, certo.
---
- Quindi sei riuscito a superare gli ultimi due test grazie a lei? - chiede Cody, finendo di ascoltare la sua
storia.
- Già.
- Fico... ora entriamo?
Erano fermi fuori la porta da un quarto d’ora, da dentro si sentivano grida e musica, ma Dylan non ha
il coraggio di entrare. Sa che tutti li fisseranno, li punteranno col dito. Qualcuno della squadra di basket
quando beve diventa aggressivo, l’ha già sperimentato all’ultima festa due anni prima.
Si fa coraggio e spalanca la porta, trovandosi davanti un’orda di adolescenti ubriachi. Cody viene
acchiappato subito da un gruppo di ragazze sbronze, lui invece percorre il salotto e la cucina alla ricerca
di Claire. La trova più tardi ai piedi delle scale, mentre urla insulti contro James che ricambia senza
risparmiarsi. Il litigio termina prima che possa raggiungerli, si separano in direzioni opposte. Dylan
segue Claire al piano di sopra, bussa alla porta che si sbatte dietro.
- OCCUPATO!
- Claire, sono io.
Apre solo uno spiraglio, Dylan si intrufola dentro e richiude la porta a chiave. Lei è seduta sulla tavoletta
abbassata del bagno. Lui invece si siede sul bordo della vasca e le sorride.
- Hey.
- Ciao, Dylan – si passa il pollice sotto gli occhi, si asciuga le lacrime prima che rovinino il trucco, tira
su col naso – Cosa ci fai qui?
- Io... volevo vederti – fa spallucce – Tu puoi venire all’Arcade e io non posso venire a una festa?
- Quell’orecchino è nuovo – sbotta lei indicando la piuma d’argento al suo lobo – Mi piace.
- Quanto hai bevuto?
- Non tanto. E non ho ancora finito – dice sventolando una bottiglia di liquore e bevendo direttamente
da lì - Wow, è forte.
La guarda buttare giù altri sorsi profondi, riflette su cosa fare.
- Perché avete litigato?
- Voleva... portarmi in una delle stanze qua sopra.
- Oh.
- Ma a me non va.
- E quindi si è arrabbiato?
- No, si è arrabbiato perché è un mese che rifiuto. Pensa che abbia un altro.
Dylan alza le spalle, la guarda inclinando il capo – Beh, è vero.
- Non è che se me lo dai tu, non posso prenderne altri, Hall – risponde acida – Rifiuto per un altro
motivo.
- E sarebbe?
Claire non risponde, beve ancora e poi inizia a parlare di altro, di cose stupide. Dylan comincia a bere
solo per non farle finire la bottiglia, un po’ ne butta nella vasca di nascosto. Ha un’alta tolleranza ma
vuole comunque evitare di venire arrestato alla guida.
- Claire, penso che sia ora di tornare a casa, ok?
- No, no – sbianchisca lei aggrappandosi al suo braccio, il capo ciondolante – Non posso.
- Ma-
- Se torno così i miei mi ammazzano!
- Allora perché hai bevuto?!
- IO FACCIO QUELLO CHE VOGLIO!
Dylan sospira, si passa le mani sul viso e poi l’aiuta ad alzarsi. La trascina fino all’auto e le allaccia la
cintura.
- Ti porto a casa mia, ok? - le dice avviando il motore – Capito, Claire?
Ma lei sembra aver del tutto perso i sensi, accasciata sul sedile. Dylan sospira ancora, spera che qualche
passante non la scambi per un cadavere chiamando la polizia.
Casa sua è più piccola di quella di Claire, è più in periferia e ha un solo piano. Vede la luce della tv
accesa in salotto, i suoi devono essere ancora svegli. Prende Claire in braccio, chiude la portiera con il
piede e calcia la porta di ingresso delicatamente, non riuscendo a raggiungere il campanello.
- Oh cielo – dice sua madre non troppo sorpresa – È morta? Dobbiamo fare una buca in giardino?
- No, è solo svenuta. Credo.
Iniziano a fargli male le braccia, non è un tipo particolarmente atletico. La stende sul proprio letto, i
suoi lo spalleggiano incrociando le braccia.
Sua madre è una ragazza-madre, è ancora giovane, i capelli corvini sono ribelli come quelli di Dylan.
Ha un look gotico anche quando è in casa, non si toglie l’ombretto nero finché non va a dormire. Suo
padre sta diventando calvo e grassottello, porta gli occhiali squadrati e la barba rada.
- Allora... questa ragazza è.…? - chiede il padre.
- Claire Willis. Viene a scuola con me e.… non potevo portarla a casa. Ha dei genitori molto severi.
Sua madre la indica – E non si arrabbieranno se dormirà fuori?
Dylan scrolla le spalle, le toglie le scarpe e la mette sotto le coperte. Claire però si sveglia subito
mettendosi a sedere. Dylan può vedere nei suoi occhi come le giri la testa.
- I-io... io – comincia a balbettare.
- Un secchio – dice la donna a Dylan, che corre a prenderlo e lo porge a Claire giusto in tempo per non
farla vomitare sul tappetto – Brava così, liberati e poi dormi tranquilla.
L'uomo le porge un bicchiere d’acqua e Claire torna a stendersi. I due guardano il figlio a sopracciglia
alzate, poi tornano a guardare il loro film horror.
- Dylan? - mormora Claire con voce rauca.
- Sì?
Prende la sedia della scrivania e si siede accanto a lei, aspettando che parli.
- Mi dispiace – dice lei piangendo all’improvviso - Mi dispiace tanto.
- Di cosa, piccola?
- Di... di come ti tratto. Di fare la doppiogiochista.
- Oh, beh... quello...
- Voi freaks... vi invidio, lo sai? Potete essere voi stessi, divertirvi, essere liberi. Io no. Perché io sono
Claire, è Claire è sempre... brava, perfetta, buona!
- Con me sei tutt’altro...
- Appunto, Dylan. Con te posso essere... qualsiasi cosa io voglia. Posso essere me stessa. Io ti ho detto
cose per niente gentili e simpatiche, ma sei ancora qui. E stasera ho fatto una cosa parecchio stupida a
sbronzarmi, eh?
- Decisamente.
- Ma con loro non posso sbagliare. Se sbagli, sei finito. E io sono troppo in alto, Dylan... e se cadi da
troppo in alto, ti distruggi, no? Ti fai un male cane.
Dylan scuote la testa – Se ti fa stare male, perché continui a frequentarli? Perché non stai con noi
‘sfigati’?
- Perché io devo entrare ad Harvard! Devo diventare ingegnere, devo trovarmi un marito ricco, rendere
fieri i miei genitori! Devo rendere fieri tutti! Se... se faccio un passo falso, tutte le aspettative che gli
altri hanno di me.... scusa, Dylan, che scema che sono a parlarne con te... tu hai altri problemi.
- Io voglio sentirti parlare, Claire. Voglio sapere cosa ti preoccupa, cosa ti spaventa. E mi dispiace che
tu sia bloccata in questa situazione. Forse hai paura di sembrare stupida, di essere vulnerabile, di credere
di non avere niente di cui lamentarti solo perché sei bella e popolare. Ma io ti vedo che qualcosa ti pesa,
ti schiaccia. E vedo anche quando, lontana dagli occhi di tutti, riesci a sorridere davvero. Le tue
amicizie, il tuo ambiente... non ti fanno bene. Lo sai?
- Sì...
- Però hai troppa paura di lasciarlo, vero?
- È come... una prigione. Mi fa male, vorrei uscire ma... la conosco, è diventata la mia sicurezza. Se
esco, non so cosa trovo.
- Trovi me, Claire. Ti sto solo aspettando, lo sai?
Claire gli sorride, ha ancora gli occhi annebbiati dall’alcol. Dylan non sa se domani ricorderà questa
discussione. Le tiene la mano finché non si addormenta.
La mattina dopo, nella testa di Claire sembra scoppiata una bomba. Per un attimo ha voglia di piangere
a causa delle fitte di dolore nelle tempie, ma un odorino delizioso la spinge ad alzarsi dal letto, a cui
piedi è sdraiato Dylan avvolto in un sacco a pelo troppo piccolo per lui, probabilmente di quando era
bambino. Lo scavalca e trova facilmente la cucina. Guarda la donna ai fornelli, dallo stile gotico in
modo quasi adorabile, e l’uomo seduto al tavolo che legge il giornale, un classico uomo americano qui
quarant’anni. Anche loro la guardano e Claire si ricorda all’improvviso di essere scalza, ancora vestita
da sera, col trucco sbavato e i capelli chissà in che condizioni.
- Oh, no, i-io... scusate-
- Buongiorno, tesoro – sorride la donna – Come ti senti? Hai vomitato tutta la notte...
- Io... bene, grazie.
L'uomo indica il corridoio – Il bagno è sulla destra, se vuoi rinfrescarti.
Claire annuisce, corre in bagno dove trova uno spazzolino ancora incartato e un post-it sopra col suo
nome. Si lava i denti e la faccia in fretta e controlla di non puzzare. Una volta pettinatasi i capelli, torna
in camera di Dylan. Poster di band minacciose e videogiochi violenti sono ovunque sui muri rendendola
più piccola di quel che è.
- Dylan – sussurra toccandogli il braccio – Dylan, io credo cheLui grugnisce e le afferra la mano – Cinque minuti, mamma...
Claire scoppia a ridere, svegliandolo del tutto. Dylan si mette a sedere e si guarda attorno, richiamando
la sera prima.
- Oh, buongiorno Claire... mhmm pancakes per colazione, andiamo!
La trascina in cucina e la fa accomodare al tavolo, aspetta impaziente la colazione come un bambino
facendo sorridere Claire. La famiglia inizia a parlare del più e del meno mentre mangiano pancakes con
gocce di cioccolato, lei scopre che la donna gestisce un salone di tatuaggi e il padre fa l’impiegato. Una
coppia improbabile, che però è così serena e dolce che le fa invidia.
- Torna a trovarci, Claire – la saluta la madre di Dylan mentre escono.
Claire la saluta con la mano, si allaccia la cintura della macchina pensierosa.
- Che c’è? - le chiede Dylan.
- Mia mamma non mi ha mai fatto i pancakes... non credo neanche mi abbia mai augurato il buongiorno.
Dylan le fa un sorriso dispiaciuto mentre la riporta a casa.
- Tu hai... tu ricordi qualcosa di ieri sera? - le chiede speranzoso.
- Poco e niente – ammette lei – Ma... ricordo che mi hai aiutata. E mi hai ascoltata mentre piagnucolavo.
Deve essere stata una vera rottura – dice ridendo.
- No, mai – scuote la testa con energia – Claire, non dirlo neanche per scherzo.
- Sei... sei un vero tenerone, sotto la scorza da punk, sai?
- Per l’ultima volta, è rock, non punk! Al massimo metal! Se fossi punk avrei una cresta colorata!
- Sul serio, Dylan. Sei... dolce.
- Sì beh, non dirlo a nessuno.
- Un segreto per un segreto.
Restano in silenzio finché non raggiungono l’incrocio di casa sua. Non l’accompagna fino alla villetta,
se i suoi la vedessero sarebbe un casino.
- Grazie di tutto, Dylan. Ringrazia anche i tuoi da parte mia.
- È stato un piacere, madame.
Lo bacia prima di scendere, anche se qualcuno potrebbe vederli.
---
Stava pranzando fuori quel giorno, seduto sul prato insieme agli altri e parlando della partita di D&D
che avrebbero fatto quella sera. Cody continuava a lanciargli occhiate luminose, invidioso e contento
che l’amico stesse vivendo il sogno di ogni ragazzo lì in mezzo e nella scuola, ma Dylan lo ignora e si
limita a dargli qualche gomitata ogni tanto.
Sta per dare un ultimo morso al suo panino con burro d’arachidi e marmellata quando uno strillo
infantile lo fa trasalire.
- DYLAAAAAAAAAAAAAN!
Una ragazzina sta correndo per il cortile ma non capisce subito né chi sia né da cosa sta scappando.
- DYYYYYYYYYYLAAAAAAAN! - Gigi lo intercetta, corre a rotta di collo verso di lui come se ne
dipendesse la vita, pallida e spaventata. Dietro di lei, un gruppo di ragazzi poco più grandi la sta
rincorrendo con aria furiosa e minacciosa.
Automaticamente Dylan molla il panino, balza in piedi e le va incontro. La nasconde dietro di sé e il
gruppetto deve fermarsi davanti a lui.
- Che succede qui? - chiede.
- Spostati! - urla uno di loro.
- Ahm, no?
- Sparisci, svitato! - esclama un altro.
Dylan alza un sopracciglio e fa un ghigno – Oh, ma guarda, hai coraggio.
I ragazzini restano in silenzio, i pugni stretti.
- Vi diverte prendervela con una ragazza? È divertente? - sorride e alza una sola manica della maglia,
lentamente – Sapete, vi capisco... anche a me diverte pestare i mocciosi!
Fa un solo passo avanti e loro già scappano. Gigi scoppia a ridere, ma smette sotto lo sguardo di
rimprovero di Dylan.
- Che hai combinato, Gigi?
- Niente!
La ragazzina scambia uno sguardo col gruppo di nerd ancora seduto.
- Gigi...
- Potrei aver insultato le loro mamme...
- Cosa?!
- Se lo sono meritato!
La campanella li interrompe, Dylan sospira – Dai, torna in classe. Se ti danno ancora noia, vieni da me.
E non cercare rogne!
Gigi lo scimmiotta e torna da dove è venuta mentre il gruppo di amici di Dylan lo fissa, ancora in attesa
di una spiegazione.
- Lei è.… uhm... la sorella di una amica.
Cody sorride perché ha già capito.
- Che amica? Tu non hai amiche – dice Greg.
Dylan risponde con un pugno.
Quel pomeriggio non vanno in sala giochi, decidono di restare a casa di Dylan ad ascoltare nuove
cassette metal e leggere i nuovi fumetti della Marvel.
Sono seduti sul suo letto, sfatto e con le lenzuola da cambiare. Dylan spera non notino le leggere
macchie bianche qua e là. Ha cercato più volte di pulirle, ma non vanno via e si vergogna di metterle in
lavatrice quando c’è sua madre.
Claire è stata solo due volte a casa sua dopo quella sera e non hanno studiato per niente.
Stava ripensando proprio a questo, seduto per terra e col viso gongolante nascosto dietro un fumetto,
quando smette di ghignare perché Patrick esclama – Dylan! Questo è.… è!
Tutti fissano l’oggetto incriminato, uno scrunchie lilla.
- Dove l’hai trovato? - chiede lapidario.
- È uscito dalla coperta, io... Bro, hai...
- Hai la ragazza? - domanda Greg.
Cody resta in silenzio, guarda Dylan che, anche se impassibile, dentro sta impanicando.
- No – risponde tranquillo – Figurati. Solo un’avventura.
- Tu!
- Sì, io! Ho già fatto sesso prima, sai?
- Poche volte – dice Patrick.
- Più di te – ribatte Dylan – Ridammelo, dai.
- Non ti sembra familiare? - chiede Greg, che passa discreto tempo a studiare gli outfit di Claire ogni
giorno.
- Nooo – risponde lui muovendo la mano impaziente – Dai, passa qua.
Patrick guarda Dylan con sospetto – Che vuoi farci?
- Il cazzo che mi pare, scemo! - esclama alzandosi in piedi, prendendo il codino e rimettendoselo in
tasca.
Greg scoppia a ridere – Dylan è innamorato!
Alla sua occhiataccia tutti smettono di ridere.
---
Non le scriveva da una vita. Non che ho abbia fatto così spesso, ma capitava una volta o due all’anno
in cui il suo amore per lei raggiungeva un apice troppo alto e andava rilasciato in un qualche modo.
E per Dylan quel modo consisteva nel rifugiarsi in lettere d’amore anonime, solitamente contenenti
haiku e poesie.
Se qualcuno lo scoprisse, sarebbe bullizzato e deriso più di adesso.
Non importa quanto mi faccia male, non riesco a lasciare andare il mio amore per te.
E tu non riesci a vedermi.”
Sono due frasi sconnesse, amare e sconclusionate, ma è così che si sente, seduto in un angolo sugli
spalti del campo da basket mentre James fa il punto che vince la partita e poi va da Claire, adorabile
nella sua divisa da cheerleader, per sollevarla e baciarla.
Sono perfetti assieme, una coppia vincente e bella da far paura.
Lui è solo uno svitato, cupo e silenzioso. Non può offrirle niente se non lezioni di skate e pancakes alle
gocce di cioccolato.
Nel mezzo dei festeggiamenti lui scivola via, percorre i corridoi bui fino all’armadietto di Claire e lascia
scivolare la nota, spiegazzata su un foglio a righe strappato, attraverso la fessura.
---
- Perché esci con mia sorella? - gli chiede Gigi immergendo il pennello nella pittura azzurra.
Erano seduti al parco, Dylan la stava aiutando con un progetto di arte, dato che se la cava più che
discretamente.
- Beh, è carina – risponde arrossendo e dipingendo la faccia di un omino.
- Ma è antipatica.
- Sì, ma sai... ha anche dei pregi, se osservi abbastanza.
Ride sull’espressione cinica della bambina.
- Sono contenta che esca con te, sai. Finalmente sta diventando una ragazza normale, che attraversa la
sua fase ribelle. Odio gli sportivi con cui esce di solito.
- Li porta spesso a casa?
- No, solo una volta per una pizza. Una noia mortale. Tu sei simpatico. Sei fico.
Dylan fa un gesto con la mano – Smettila, mi fai arrossire!
Riprendono a dipingere, Dylan è pensieroso e timidamente si schiarisce la gola.
- Tua sorella... ti parla mai di me?
- Mia sorella non parla mai di niente. Ma la mattina ultimamente ci mette più tempo a prepararsi, penso
voglia farsi carina per te.
- Oh...
- Claire ha l’emotività di un palo, veramente. Con lei fiori, cene galanti eccetera non funzionano. Però
hai ragione, forse dimostra l’amore a modo suo.
- Credi che sia innamorata di me?
- Credo che tu sia l’unico ragazzo che ha invitato in casa e con cui si fa vedere esaurita e senza trucco.
E che è riuscita a farla ascoltare una cassetta rock.
- Sul serio? - sussurra sorpreso.
- Yepp, l’ho trovata sotto al suo letto.
Dylan torna a dipingere, un sorriso tenero in modo quasi infantile sul viso.
---
Claire trova la nota il lunedì mattina, ancora stanca dal weekend di festeggiamenti. Sorride,
riconoscendo il foglio stropicciato. Ha già ricevuto lettere, per lo più frasi di canzoni e inviti a uscire,
ma c’è qualcuno che in particolare non si spreca a comprare carta profumata per scriverle.
E lei non è una tipa romantica, ma quelle frasi, autentiche e sincere, riescono sempre a farle battere il
cuore. Le tiene conservate in un cassetto in camera sua, le rilegge di tanto in tanto.
Si chiede chi sia questo ragazzo disperato per lei, dove si nasconda qualcuno di così unico, dolce, quasi
vecchio stile.
Però la calligrafia, ora che la nota bene, le è familiare, il modo di fare la f così serpentina da sembrare
una s.
James le afferra il biglietto dalle mani in malo modo, ridendo di disprezzo.
- Chi è che manda ancora bigliettini al liceo? Che sfigato!
- Forse è un bambino delle elementari – suggerisce un suo compagno alle sue spalle.
Claire sbuffa e fa per riprendersi il foglio – Ridammelo, James. Non è divertente.
- Cos’è, Claire, hai una cotta per il tuo ammiratore segreto?
- Oh, stai zitto. Sei solo invidioso perché te non sai mettere insieme due parole sensate!
Si pente subito di averlo detto. Non è mai stata scortese nei confronti suoi o dei loro amici, si è sempre
morsa la lingua prima di ribattere. Sorride per tentare di addolcire ciò che ha detto. James però sembra
comunque essersela presa, invece di risponderle strappa il biglietto e glielo lancia in faccia, per poi
andarsene.
- Wow, molto maturo da parte tua! - esclama per poi guardare chi si era fermato a osservare – E voi che
volete? Non avete niente da fare?
Si china a raccogliere i frammenti del foglio, controlla che ci siano tutti. Degli anfibi neri che conosce
bene entrano nella sua visuale e Dylan prende delicatamente l’ultimo pezzo e glielo passa.
- Un ammiratore segreto? - chiede.
- Lascia stare, ok? Nessuno di voi capisce un cazzo. È dolce e romantico e non è un problema vostro!
- Credevo non fossi una tipa da robe così smielate...
- Io sono la tipa che pare a me, solo perché non vado a vedere Dirty Dancing o altro e piangere perché
mi hanno regalato una rosa, non vuol dire che non apprezzi certe cose!
Dylan alza le sopracciglia senza dire niente.
- Ok, forse all’inizio l’ho trovato smielato e divertente – ammette Claire aprendo l’armadietto e
nascondendoci dentro i pezzi raccolti – Ma ammiro la dedizione e la lealtà. Ma voi scimmie troglodite
non potete capire!
Dylan scoppia a ridere di gusto lasciandola confusa – Beh, ora dovrei andare, prima che qualcuno inizi
a farsi strane idee su di te – la saluta puntando due dita sulla fronte e poi allontanandole.
Claire lo guarda confusa mentre va via.
All'ora di pranzo lo guarda ridere e scherzare coi suoi amici, dall’altro lato della sala.
- Ultimamente Hall è più carino del solito, non trovate? - domanda Stacy in un sussurro, ridendo.
- Ha sempre avuto un certo fascino – risponde Lana – Forse perché sembra un po’ pericoloso.
- Andiamo, è uno sfigato! - ribatte Jane – E non ha neanche un muscolo allenato, sembra un gamberetto.
Claire richiama alla mente il ricordo di quando l’hanno fatto a casa di Dylan due settimane prima e lui
si era tolto la maglia: non aveva certo il fisico di James, ma quei tatuaggi lo rendevano tremendamente
sexy.
- Claire? Cosa ne pensi? - chiede Lana.
- Penso che periodicamente ritiriamo fuori quel Hall e poi torniamo a emarginarlo. Forse dovremmo
smetterla di pensare a lui, dato che è troppo diverso da noi, no?
Forse lo stava dicendo più a sé stessa che a loro.
- Sei sempre così fredda e razionale... non ti sei mai chiesta come sia stare con lui?
- Che odore abbia? - incalza Stacy.
- Se sa fare delle cose che gli sportivi non sanno fare? - Lana le ammicca, allusiva.
Se lo è chiesto eccome, molto prima di loro. Non ci ha dormito la notte pensando a come potesse essere
sentire i suoi anelli sulla pelle, se odorasse di fumo mischiato a qualcos’altro (del semplice deodorante
al talco, ha scoperto poi), cosa sapessero fare le sue dita di un chitarrista, come potessero muoversi
dentro di lei. Lo ha osservato a lungo, cercando di trovare un solo indizio che confermasse gli scenari
nella sua testa. Ma Dylan non faceva mai un passo falso, non si faceva beccare con nessuna ragazza,
non mostrava pelle al di là dell’avambraccio e delle clavicole, non suonava la chitarra neanche nel
laboratorio di musica e in generale cercava di rimanere fuori dai riflettori, anche se per un motivo o un
altro ci finiva sempre sotto.
E poi, il fatto che non le piaceva, quello sì che la mandava in bestia. Ogni giorno si sforzava come una
bestia per essere perfetta e adorabile e poi arriva quello svitato che ha il coraggio di non guardarla
mentre passa o sbavare mentre parla? No, questo non poteva accettarlo.
È stato in preda a questi dubbi e curiosità che ha indagato su di lui e si è buttata nelle sue braccia, quel
giorno che sembra successo un secolo fa.
Dylan Hall, nell’ultimo anno, ha preso ad occuparle la mente fin troppo spesso. E a Claire questo non
piaceva, non piaceva per niente.
Però è vero, ultimamente sembra più carino. Forse perché ha smesso di tenere la frangia davanti agli
occhi, lasciandoli illuminare quel viso ossuto e pallido.
- Penso che Hall sia sprecato in questo liceo – dice, troppo enigmatica e fredda per far capire cosa
intende davvero con quelle parole.
Claire lo guarda ancora, a braccia incrociate mentre parla di qualcosa che lo appassiona e gli fa brillare
gli occhi, così unici e particolari. Prende il foglietto che ha rimesso insieme con lo scotch e punta dritta
verso di lui, spedita e decisa. Sa che tutti la fissano ma lei è concentrata sul gruppetto che ha preso a
guardarla ad occhi spalancati e bocca serrata. Si ferma accanto a Dylan, seduto a capotavola, che ha
ancora le braccia conserte, le dita che stringono forte i bicipiti.
- Willis? Posso aiutarti? - chiede con voce limpida, bassa.
È intimorito ma non si nota. Claire è agitata ma nasconde l’ansia sotto un’aria risoluta. Schiaffa il
biglietto sul tavolo davanti a lui.
- Questo.
- Sì? Lo hai aggiustato. Brava.
- No, intendo... lo hai scritto tu. Vero?
Cody nota come il viso di Dylan perda colore, come inizia a sudare.
- No – ma non è convincente neanche alle sue orecchie.
- Sì invece.
- Cosa te lo fa credere?
Lei punta la scritta – La f. Tu la fai così. È la tua calligrafia.
Dylan rimane impassibile, le sorride e scuote la testa – Ti piacerebbe, eh, Willis? Avere qualcos’altro
con cui prendermi in giro? Beh, mi dispiace, ma non sono io il Romeo che cerchi.
Claire tentenna, presa alla sprovvista. Era così sicura. Eppure, ha sbagliato.
- Oh... - l’espressione triste e mortificata che le dipinge il volto è come un colpo allo stomaco per Dylan,
che si becca un calcio negli stinchi da parte di Cody. Trattiene un gemito di dolore. Gli altri sono ancora
troppo scossi perché Claire è a meno di mezzo metro da loro e sta parlando col loro capo.
- Allora... scusa per il disturbo.
- Quando vuoi.
Cody lo fulmina con lo sguardo mentre lei torna al suo posto.
- Come fa a sapere come fai la f? - chiede Patrick.
- Zitto, Patrick – ribatte Dylan come una frusta.
- Sei impazzito?!
Dylan si limita a gemere mentre sbatte ripetutamente la testa contro il muro del bagno.
- Trattare così Claire?
- Che cosa dovevo fare? Dire “hey sì, sono io, complimenti Sherlock!”.
- Quindi sei davvero tu!
- Sì, genio! Quella f del cazzo... quando ha imparato la mia calligrafia? Dovrei essere contento?
Cody apre le braccia e poi le lascia cadere.
- Allora sei tu! - esclama Claire indignata facendoli raggelare. Non l’hanno sentita entrare.
Dylan sbuffa una risata – N-no!... sì - aggiunge sotto l’espressione omicida di entrambi - Sì.
- Tu – Claire si rivolge a Cody – Via. E non una parola.
Lui annuisce e se la dà a gambe senza neanche guardare Dylan, che resta con la spalla appoggiata allo
stipite sperando di sembrare figo e tranquillo.
- Mi hai scritto tutte quelle poesie? Per questi ultimi tre anni?
- Yepp.
- Ma... credevo tu mi odiassi.
Dylan alza i palmi verso il cielo – E invece.
- Perché hai mentito?
- Perché all’inizio era così. E ho dovuto mantenere la mia reputazione. Sono sicuro che puoi capirmi...
e poi avevo paura che mi avresti piantato in asso, una volta scoperti i miei sentimenti. Credevo che fosse
proprio quello ad attrarti. Adesso non è più divertente frequentarmi, eh?
- Tu... io... sono un po’ confusa. Credo di aver bisogno di riflettere.
- Su che cosa?
Ma Claire se ne va senza rispondere.
Dylan prepara il tavolo per giocare, nel retro del laboratorio del teatro. L’ora di cena è passata da un
po’ e gli altri arrivano tutti insieme chiacchierando, Dylan li accoglie seduto sul suo trono, dietro lo
schermo da master dove tiene i suoi appunti. Sono a metà della campagna e le cose iniziano a farsi toste,
sono tutti elettrizzati. Hanno cominciato da poco a giocare quando la porta antipanico infondo alla sala
si apre, lasciandoli di stucco. Claire si avvicina a loro per la seconda volta in un giorno solo.
- Claire? Che ci fai qui? - chiede Dylan allarmato.
- Voglio vedere – dice lei semplicemente. Fa per sedersi ma Dylan la intercetta e la trascina con sé
qualche passo più in là – Ahi, mi fai male...
- Che stai facendo? - insiste lui.
- Te l’ho detto, voglio solo vedere!
- Perché?
- Questo è quello che ti piace, no? - fa spallucce – Quello che ti appassiona. E io voglio... voglio vedere
questo lato di te.
Dylan fa un gesto con la testa e incrocia le braccia – Ripeto, perché?
- Perché tutte queste domande? Se non mi vuoi basta dirlo, me ne vado.
- Sì, in effetti vorrei che te ne andassi, dato che mi vergogno come un ladro a farmi vedere mentre gioco,
ma non è questo il punto! Il punto è che è da stamattina che ti comporti in modo strano.
- Tu conosci un sacco di cose di me mentre io non so niente di te! Voglio solo vederti nel tuo ambiente
naturale, tutto qui...
- Sono uno sfigato nerd, nel mio ambiente naturale. Niente di figo o interessante. E poi, se si venisse a
sapere, per te sarebbeL’espressione risoluta di Claire lo fa interrompere, sospira e sorride – Ok! Ma se resti, devi giocare! -
esclama battendo le mani.
- Cosa?
- Non sarà l’unico a mettermi in ridicolo, piccola – le sussurra dolce tornando al tavolo.
- Ma non ha un personaggio – fa notare Cody, quasi svenendo mentre lei si siede accanto a lui.
- E non so giocare – rimarca Claire.
- Si da il caso che io abbia un personaggio in più che tu possa usare, ma prima dobbiamo farti un
riassunto di cosa è successo. Imparerai subito le regole, sei sveglia – le ammicca da sotto la frangia
facendola sorridere.
Feyre, l’elfa maga, legale buona. Claire sposta lo sguardo dal foglio che ha in mano a Dylan.
- Non mi sento molto maga, io.
- Se avessi saputo che saresti venuta, l’avrei cambiata in valchiria. O cacciatrice di sangue!
Claire gli fa una smorfia e iniziano a giocare.
E come ogni nuova cosa in cui Claire si cimenta, le ci vogliono poche decine di minuti per intestardirsi
e mostrare il lato più rumoroso e autoritario di sé, urlando ordini a destra e manca e prendendo il
controllo della situazione più di una volta. Non è il massimo nei giochi di squadra, ma sa guidare il
gruppo. E Dylan adora vederla arrossire di rabbia e frustrazione quando tira un brutto colpo, come pende
dalle sue labbra ad ogni nuova narrazione. Claire si ritrova a pensare che è assurdo che qualcuno come
Dylan, che riesce a incantarti mentre parla, che ti porta a incatenare gli occhi ai suoi come se ti stregasse,
che riesce a farti sentire dentro la storia, sia ancora considerato uno sfigato. Non conosce nessuno che
riesce a coinvolgerla così, neanche quelli del club di teatro.
Chi dice che Dylan è freddo e crudele evidentemente non l’ha mai visto adesso, con le ginocchia sul
tavolo e gli occhi eterocromatici che luccicano come pietre, il sorriso fino alle orecchie e le guance rosa.
E una piccola, minuscola ma insistente parte di lei non riesce a non pensare a quanto sia sexy mentre la
guarda stravaccato sul trono, mentre la osserva silenzioso da sopra lo schermo, le mani unite mentre
aspetta che lei prenda una decisione.
Quando finiscono la partita, tre ore dopo, sono tutti in fin di vita e il nemico non è stato battuto, ma è
stato comunque divertente. Gli altri se ne vanno insieme come sono arrivati mentre Dylan inizia a
mettere a posto la sua roba.
- Non vai a casa? - le chiede vedendola ancora lì in piedi.
- Pensavo potessi darmi un passaggio... si è fatto tardi.
- Oh, certo! Metto apposto e andiamo, faccio in fretta.
- No no – mormora Claire fra sé e sé guardando il suo di dietro mentre si china sul tavolo a raccogliere
dei personaggini – Non ho fretta.
Lo raggiunge, gli si aggrappa alla maglia facendolo voltare.
- C-claire? - balbetta, non ancora abituato alla sua vicinanza – Qualcosa non va?
- Sono stata brava? A giocare?
- Certo. Lo sapevo che avresti imparato subito, sei fin troppo competitiva!
Claire lo spinge per una spalla costringendolo a sedersi di nuovo sul trono – Eppure ho fatto degli errori,
vero? Mi sono comportata male, nel gioco – dice con voce languida mentre si mette a cavalcioni su di
lui.
- Sì beh... hai ucciso tre persone nonostante fossi legale-buona, quindi-
- E non è il caso di punirmi, master?
Il corpo di Dylan reagisce subito alla provocazione. Dio, quante volte si è immaginato una scena simile,
quante volte, nel suo letto, ha chiuso gli occhi e costruito scenari simili, così vividi da sognarli poi la
notte.
- Oh.
Non ha idea di come rispondere e per fortuna Claire lo toglie da quell’impiccio baciandolo in un modo
che gli fa venire la pelle d’oca. Lentamente, intensamente, profondamente, si sente scuotere perfino
l’anima mentre la tira a sé, completamente perso di lei. Quando non ha più fiato Claire lo lascia andare,
solo per toglierglielo ancora quando con un gesto fluido e sicuro scivola giù dalle sue gambe e si
inginocchia davanti a lui. Non ha il coraggio di dire niente mentre lei gli slaccia la cintura e i jeans, si
limita a trattenere il respiro e buttare indietro la testa lasciandola fare. Stringe le mani sui braccioli del
trono, sta per impazzire dall’eccitazione ma Claire si ferma sul più bello e si asciuga le labbra con la
manica del maglione da cheerleader. La prende per il gomito per alzarla, la solleva per i fianchi
facendola sedere sul tavolo, si mette in piedi fra le sue gambe divaricate e butta giù tutti i fogli, lo
schermo, la mappa e tutto il resto. Claire si toglie le mutande da sola mentre lui si sfila la maglia, già
madida di sudore.
Fanno l’amore come non lo hanno mai fatto prima, forse proprio perché finora era solo sesso. È stata
un’evoluzione lenta ma Dylan ha notato ogni cambiamento: prima Claire non si sprecava mai in una
parola, un gemito, una carezza. Poi ha iniziato a farlo, poco per volta.
E adesso eccola lì, sul tavolo circondata da disegni fantasy fatti da Dylan e manuali di D&D mentre
geme, libera nella sua vulnerabilità, mentre gli tira dolcemente i capelli dietro la nuca e gli si aggrappa
alle spalle.
Dylan si sente il cuore scoppiare e non è più solo una questione di Claire Willis, è perché... è Claire.
Con tutti i suoi difetti, le sue paure e ansie. Claire, la ragazza di cui è innamorato, la ragazza che ama.
Glielo dice, glielo sussurra mentre raggiungono l’orgasmo assieme. Un po’ ha paura che abbia sentito,
che gli rida in faccia, ma... è stanco di nascondersi.
Si rivestono lentamente, stanchi e storditi, in silenzio. Non è un silenzio triste o che mette a disagio. È
un silenzio bello, di quelli che bastano perché le parole non servono.
- Hey, Dylan– mormora Claire quando sono in macchina – Quel personaggio era basato su di me?
Dylan sorride – Come hai fatto a capirlo? È per il nome simile?
- Non lo so, qualcosa nella scheda del personaggio me l’ha fatto intuire. Perché hai scelto maga?
- Perché quando l’ho fatto non ti conoscevo ancora e non sapevo quanto fossi cazzuta. E poi perché...
beh, perché mi hai stregato, ecco.
Claire nasconde il sorriso dietro la mano – Sai, è buffo...
- Cosa?
- Io sembro perfetta, come tutti si aspettano da me, ma quando mi conosci scopri solo difetti. Tu no. Io
ti sto conoscendo e non ho trovato nessun difetto.... vedo solo cose belle.
Dylan è troppo sorpreso per rispondere, guida in silenzio con la bocca mezza aperta. Claire lo saluta
con un altro bacio prima di scendere dalla macchina.
---
È mercoledì sera quando il telefono di casa Hall squilla. Dylan ascoltava una cassetta metal con le
cuffiette in camera sua, quindi non lo sente suonare ma sua madre entra spazientita e gli passa tutto il
telefono, il cavo che percorre tutto il corridoio.
- Dy! È Claire!
Dylan afferra la cornetta confuso, socchiude la porta e si siede per terra.
- Claire? Perché non sei venuta a scuola in questi giorni?
- Dylan – risponde lei tirando su col naso.
- Claire, stai piangendo? Che succede?
- Non posso- non ho tanto tempo, io...
- Hey, piccola, calmati. Respira.
- Dylan, io voglio chiudere.
- Cosa?
- Sì, è meglio se- James, è meglio che io stia con James. Definitivamente.
- Perché me lo dici così? Penso che sia meglio parlarne faccia a faccia.
- No! Non posso vederti. Ti prego, è meglio così. Mi dispiace, davvero.
E riaggancia. Dylan fissa la cornetta, interdetto, poi si veste in fretta e recupera le chiavi della macchina.
- Io esco!
- Ma sono le dieci!
Corre in auto e sfreccia per le strade fino al quartiere di Claire. Parcheggia lontano da casa sua, la
raggiunge a piedi e si nasconde in giardino. Quando vede anche l’ultima luce spegnersi, raccoglie dei
sassolini da lanciare contro la finestra-balcone di Claire.
Gli ci vogliono otto sassolini perché lei si affacci.
- Che diamine fai? - gli sussurra.
- Scendi!
- Non posso!
- Ti prego!
- No, sul serio, non posso! Mio padre... mi ha chiusa dentro.
Dylan spalanca le braccia, allibito. Studia la situazione per qualche secondo, poi salta sulla macchina
azzurra parcheggiata nel vialetto, si arrampica alla grondaia e da lì raggiunge il tetto del primo piano.
Con passi lenti e calcolati arriva al balcone.
- Romeo è arrivato – le sorride.
- Sei impazzito? Perché sei qui?
- Voglio parlarti! Dimmi, qual è il problema?
Claire ha ancora gli occhi e il naso arrossato, deve aver pianto molto.
- Nessuno.
- Allora perché mi hai lasciato? E perché tuo padre ti ha chiusa dentro? È per questo che non sei venuta
a scuola?
Claire annuisce – Lui è.… te l’ho detto, è un maniaco del controllo. Dei vicini gli hanno detto che ci
hanno visti assieme e anche se gli ho detto che non è vero, non mi ha creduta. E mi ha rinchiusa in
camera mia, crede che così risolverà il problema.
- Ed è per questo che vuoi lasciarmi? Per colpa di tuo padre?
- No, Dylan. È perché non provo niente per te.
È tranquilla mentre glielo dice, sicura.
- Ormai sta diventando troppo sbattimento, non mi va più. All'inizio era divertente, ma ora... ora tutti
iniziano a farmi pressioni. Ho passeggiato un po’ nel lato selvaggio, è stato bello finché è durato. Hai
fatto della strada per niente, sul serio.
Dylan scuote la testa – Non... non è vero.
- Ma lo è, Dylan. Mi interessavi perché ti credevo diverso dagli altri, perché non mi venivi dietro. Ma
ora che ho scoperto che non è così... mi sono annoiata. Tutto qui. Sta diventando difficile frequentarti,
non ho intenzione di venire derisa e odiata da tutti, non voglio perdere la mia reputazione. Non... non
ne vali la pena.
Questo è il colpo al cuore che Dylan aspettava, quello che glielo spezza definitivamente. Non riesce a
frenare le lacrime che iniziano a scorrere.
- I-io... credevo che... non lo so, credevo che...
Claire ride, amara - Sì, è quello che succede quando sei troppo gentile con uno sfigato. Gli fai un sorriso
e credono già di essere speciali. Non è così, Dylan. Siamo di due mondi diversi, accettalo.
Dylan si asciuga le lacrime col dorso della mano, nasconde gli occhi sotto i capelli.
- Va’ via, Dylan. Lasciami in pace – e si rinchiude in camera.
Lui ripercorre il percorso al contrario con gli occhi appannati dalle lacrime, quasi rischia di cadere dal
tetto quando inciampa. Raggiunge l’auto e resta seduto a piangere per un po’ prima di tornare a casa.
---
È il lunedì successivo quando ritorna a scuola, tranquilla e solare come sempre. James ha un braccio
sulle sue spalle, la segue ovunque così come il suo gruppo di oche che starnazza complimenti e
felicitazioni, neanche si fossero sposati. Il diploma è fra due mesi, lei è bella e vincente ed è fidanzata
ufficialmente con un altro bello e vincente. Fra qualche anno avranno entrambi delle lauree in tasca, un
lavoro stabile, una bella casa e una famiglia felice.
Lui invece ha solo un cuscino zuppo di lacrime e tante D in pagella.
- Bro – gli sussurra premuroso Cody mentre, in mezzo al corridoio, li vedono passare – Che è successo?
- È finita, Cody. Ho avuto i miei sette minuti di paradiso e ora sono tornato all’inferno. Tutto qui.
- Cosa? Quando?
- Non ha importanza – fa spallucce.
- Sì invece, abbiamo saltato la partita di venerdì per questo allora!
- Cody, ti prego – lo guarda con occhi lucidi – Non mi va di parlarne. Ok?
- Ok, bro. Scusa.
Dylan si guarda le mani, le dita sono piene di anelli tranne uno: quello col cuore in fiamme, uno dei
primi che ha comprato, è sparito da più di una settimana e non riesce a trovarlo. E non la sola cosa che
è sparita, anche uno dei suoi plettri preferiti è scomparso da mesi. La testa gli fa troppo male per
ragionarci su, a causa dei troppi pianti e delle troppe canzoni d’amore metal sparate nelle orecchie.
---
Passa una settimana così, Dylan riesce a smettere di piangere ad un certo punto, torna a chiacchierare e
giocare con gli altri, a cui ha raccontato che è morto il gatto e per questo era giù di morale.
Non si chiedono perché Claire non torni con loro, si ritengono già fortunati ad averle parlato una sera.
Cody però gli lancia ancora occhiate dispiaciute di tanto in tanto, soprattutto quando James e Claire gli
passano vicino.
E Dylan cerca di non pensare a tutto ciò che hanno condiviso, a come hanno fatto l’amore ovunque,
dove capitava, perché a volte era più forte di loro la voglia di prendersi, di stringersi. È in lutto per una
storia neanche cominciata, una storia segreta e invisibile agli occhi di tutti. Ma Claire Willis è stata sua,
per un paio di mesi ha avuto il suo amore, che Clair lo neghi o meno. Lo sa, lo sa che anche lei ha
provato qualcosa, lo sa da come lo baciava, da come lo guardava, da come rideva, da come si stringeva
a lui.
E non importa quanto Claire volesse rifiutarli, quei sentimenti c’erano. Non poteva averli finti, non puoi
fingere qualcosa del genere.
Ma allora perché lo ha lasciato? Perché perché perché?
Non ci dorme la notte, continua a ripercorrere i momenti assieme cercando di capire quando lei si sia
stancata, quando abbia deciso che Dylan era da buttare.
E capisce che qualcosa non torna solo quando, mentre ride con gli altri in sala pranzo, la vede abbassare
gli occhi, il sorriso che si raggela per un secondo.
Dylan preme i palmi contro il tavolo e si alza, punta dritto verso di lei, gli occhi di tutti addosso.
- Che vuoi, svitato? - chiede James preso in contro piede.
Dylan fissa Claire – Devo parlarti.
- Non abbiamo niente da dirci - è dolce, ha una voce melodiosa.
- Devo parlarti, ora – insiste prendendola per il polso e costringendola ad alzarsi – Vieni con me.
- No! - strattona il braccio, è costretta a seguirlo lungo il corridoio.
Raggiungono in fretta il primo stanzino che trovano e Dylan ce la sbatte dentro chiudendo a chiave la
porta.
- Allora – dice voltandosi verso di lei – Adesso spiegami che cazzo succede.
- Non-
- Smettila di fingere! Ho visto che non sei felice, ok? E se mi hai scaricato, vorrei almeno che tu fossi
contenta della tua scelta. Invece ti vedo lì, un outsider nel tuo stesso gruppo! Dimmi, loro ne valgono
la pena? Eh?
Claire scuote la testa – Fammi uscire, Dylan.
- No, Claire. Ora voglio la verità.
- Te l’ho già detta!
- Sì?
Claire annuisce e Dylan sospira, spazientito. L'attimo dopo è su di lei, le divora le labbra con rabbia
come non ha mai fatto.
- E questo... - mormora infilandole la mano sotto la maglia e tirando fuori una lunga collana col suo
plettro – Questo che significa, eh? Lo sa James che porti il mio plettro vicino al cuore?
- Smettila!
- Scommetto che ti sei presa anche il mio anello, uhm? - le mostra la mano con l’anello mancante.
A lei tremano le labbra - Perché sei così?
- Perché sono stanco, Claire! Mi va bene che tu scelga la popolarità, la reputazione, invece che me.
Vorrei solo che tu fossi sincera. Non puoi dirmi che è perché non mi ami, non dopo questo.
Claire nasconde il viso fra le mani, le spalle le tremano.
- Che vuoi che ti dica, eh? Che ho paura? Che non sono abbastanza coraggiosa per amarti? Per mollare
tutto e stare con te, anche se sarò derisa, odiata, esclusa? Che mi sento soffocare dalle aspettative, dalle
responsabilità, dalle regole folli di mio padre? Che vorrei, vorrei uscire dal mio quadratino ogni tanto
ma tutti mi ci rimettono dentro a gomitate? E poi cosa? Cosa risolvo? Niente. Siamo sempre punto a
capo. Lo so che dovrei fregarmene degli altri, ma non ci riesco. Non vedo soluzioni.
Dylan l’abbraccia dolcemente, saldamente, la culla finché smette di tremare.
- Hai pianto quando hai scelto di lasciarmi.
Claire annuisce.
- Perché?
- Lo sai.
- Voglio che tu lo dica ad alta voce. Tu conosci già bene i miei sentimenti, no?
- “Mi sento come l’oceano: nascondo nel profondo il mio amore per te, bacio la scia del tuo passaggio,
tendo le dita sperando di toccarti. Ma tu sei lì, splendida e brillante come granelli di sabbia baciati dal
sole. Irraggiungibile.”
- “Tu vivi perfettamente senza di me, ma io non riesco a stare neanche un giorno senza guardarti ridere
e sognare di poterti baciare il sorriso, un giorno” - Dylan continua con un’altra frase che ricorda di
aver scritto l’anno prima - “Sto morendo, affamato del tuo amore. Mi bastano delle briciole, mi basta
un bacio, è sarò invincibile.” Sì, ma ora non mi bastano più le briciole. Ora ti voglio tutta.
Claire tira fuori dalla tasca del cardigan il suo anello.
- Io non sono... romantica – dice – E non so parlare d’amore. Sono una persona pratica, pragmatica.
- E rigida, vanitosa, permalosa-
- Però amo le tue lettere. Amo il contenuto. Amo... come mi ami. E come me lo dici. Io so solo mentire,
recitare il ruolo che mi hanno cucito addosso. E non posso farlo accanto a te. Tu soffri se restiamo
segreti, io soffro se usciamo allo scoperto. Ho pensato che lasciarti andare fosse la cosa più giusta, ma
non potevo farlo senza... senza tenermi delle briciole di te.
- Tu mi hai... lasciato andare... - realizza in un sussurro - Non mi hai mollato, non mi hai abbandonato
per te, perché avevi paura. Lo hai fatto per me.
- Sì. Sì, beh, tu mi fai una paura tremenda, mi fa paura come sono me stessa vicino a te. E non posso
permettermelo.
- Puoi, invece – le dice chiudendole il pugno, suggerendole di tenere l’anello - Devi solo... solo avere
un po’ più di coraggio. Ripensa a tutte le vere risate che ci siamo fatti assieme, pensa a come ti sei
divertita a giocare con gli altri! Pensa a tua sorella che mi chiede di fare i compiti assieme, mia mamma
che ti cucina la colazione. Puoi averlo, puoi avere tutto. Devi solo... uscire dal tuo quadratino.
- Io... non riesco....
Esce dallo sgabuzzino a testa bassa lasciandolo da solo.
---
Il giorno del ballo si avvicina sempre di più e nessuno di loro ha una ragazza con cui andare.
Dylan scommette che il fazzoletto nella tasca del vestito di James sarà abbinato al colore dell’abito di
Claire, come una perfetta coppia modello. Sanno già tutti che saranno loro Re e Reginetta del ballo.
- Te ci vai? - gli chiede Cody.
- Figurati. Starò a casa a suonare la chitarra.
Sa già quando Claire entra perché tutti la salutano anche se sono dall’altro lato della sala. Ormai la vede
solo a pranzo, la osserva da lontano con una finta espressione pacata. Come è sempre stato, come se
niente fosse successo.
Solo che stavolta James non la segue come fa di solito. E che Claire sta camminando verso di lui, nelle
mani qualcosa di sottile, con un sorriso dolce in viso e il passo leggiadro.
Ovviamente hanno gli occhi puntati su di loro come riflettori.
- Claire? Che fai?
- Ciao Dylan – risponde lei limpida, passa da un piede a un altro, leggermente agitata – Sono qui per
chiederti una cosa.
Dylan e gli altri si scambiano uno sguardo sorpreso.
- Certo, dimmi...
Lei abbassa il mento e gli porge due biglietti con entrambe le mani, tremanti.
- Cosa sono?
- Biglietti... per il ballo.
- E che devo farci?
Cody gli dà una gomitata.
- Andarci. Con me. Se ti va – dice sollevando una spalla verso il viso, un gesto civettuolo e flirtante.
Claire sta flirtando con lui. Davanti a tutta la scuola.
- Sei impazzita? - le chiede sinceramente preoccupato.
- Decisamente. Allora, ci stai?
- Qualcuno ti sta obbligando a farlo? - chiede muovendo un indice e assottigliando gli occhi.
Claire fa cadere le spalle, lo guarda disperata – Dylan... ci sto provando, ok? Ma tu devi venirmi
incontro. Ho bisogno del tuo... sostegno – scuote la testa – Ho bisogno di te.
Dylan resta in silenzio, butta giù il boccone che stava mangiando e spalanca le braccia – Certo, cazzo!
- Perfetto! - esclama Claire illuminandosi di nuovo e sedendosi accanto a lui – Quel panino lo mangi?
Lui scoppia a ridere e le porge il vassoio. Guarda i suoi amici, la sala intera che lo fissa interdetta.
Claire porta al collo il suo plettro come se fosse un trofeo, cammina per i corridoi a testa alta, la gente
la evita o sussurra mentre passa e a lei questo fa un po’ paura, Dylan lo sa da come gli stringe le dita
mentre camminano mano nella mano verso l’uscita.
- Sono fiero di te, lo sai? - le dice mentre attraversano la grande porta della scuola - Mi sento di star
sognando. Se è un sogno non svegliarmi, ti prego.
- Non è un sogno, ma sarà meglio che rifacciamo la mia scheda di D&D, perché non voglio essere una
maga. Pensavo di mettermi un bel vestito porpora per l’occasione, che dici?
- È solo... una partita a un gioco di tavolo.
- Claire Willis può giocare a D&D vestita da discoteca, se lo decide.
- Fai paura quando inizi a parlare in terza persona...
- Grazie.
Lo ferma sulle scale, lui è un gradino più in basso, sono alla stessa altezza. Claire avvolge le braccia
attorno al suo collo e lo bacia a fiori di labbra.
- Wow – sussurra lui riaprendo gli occhi – Non so se mi abituerò mai...
- Dovevo farlo. Non sai quante ragazze ti vengono segretamente dietro. Meglio marchiare il territorio.
- Cosa sei, un animale? Aspetta, che fine ha fatto James?
- Oh, sai... mi ha chiesto perché non gliela davo più da mesi e gli ho confessato che effettivamente mi
ero trovata un amichetto.
Dylan sospira – E io che pensavo avessi fatto chissà che scena romantica per me...
- Non sono romantica.
- No, non lo sei.
Qualcuno si schiarisce la voce distraendoli.
- Hey, Claire... Hall – li saluta Stacy intimidita. Lana dietro di lei saluta con la mano.
- Ciao – le saluta lei sorpresa.
- Noi pensavamo... stiamo andando a fare shopping. Vuoi... venire?
- Credevo... non voleste più avere a che fare con me...
Stacy fa un sorriso dispiaciuto - Sì, Jane... lei non riesce ad accettarlo, ma noi ne abbiamo parlato e...
- Pensiamo che sia stupido rovinare la nostra amicizia così - interviene Lana, tutto d’un fiato.
Claire scambia uno sguardo con Dylan, che la spinge delicatamente verso di loro – Vai.
- Mi passi a prendere al centro commerciale, per le sette?
- Certo. Andiamo a.… mangiare qualcosa come una coppia normale? Un hamburger, magari?
- Sarebbe fantastico – gli sorride dolcemente.
Si baciano un’ultima volta prima di separarsi, tutta la scuola attorno a loro che li osserva e li giudica.
Per una volta, a Claire non importa niente. E per una volta, Dylan si sente finalmente al suo posto in
quel liceo del cazzo.

 

 

 

  
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