Ælfgifu a Karl-Heinz
Carissimo Karl.
Ricordo quando ci siamo incontrati per la prima volta: era un pomeriggio di marzo di una vita fa, e tu comparisti all’improvviso dentro uno dei miei anime preferiti. Che dire? Fino a quel momento avevo avuto un debole per il tuo amico Wakabayashi (che per me, e per tutti i ragazzini d’Italia, a quel tempo era ancora Benji Price) - ma quando ti vidi sullo schermo, fu come se fosse esplosa una bomba. E chi era mai questo bel ragazzo biondo, dal talento inarrivabile, di fronte al quale i miei amici giapponesi, già campionazzi invincibili, si trovavano in difficoltà?
Ma anch’io ero una ragazzina in difficoltà, Karl-Heinz. Non ero come tutti gli altri, non mi sentivo parte di niente, e soffrivo. Non volevo essere amata, volevo essere capita. E mi chiedevo: forse qualcuno, da un mondo altro…? Quel qualcuno dal mondo altro diventasti tu. E mi hai accompagnato per molti anni, come io ho seguito te, sullo schermo, e sfogliando pagine; il torto fatto a tuo padre, lo struggimento per la sua sofferenza, per la durezza di tua madre; l’amore per la tua sorellina, i tuoi sforzi per rimettere insieme la tua famiglia, la passione divorante per il calcio, l’HSV, l’amicizia con Hermann e Genzo, il torneo di Parigi, la sconfitta, e la riappacificazione dei tuoi; il Bayern, il World Youth, le gare di cocciutaggine con Wakabayashi, la partita Bayern-HSV, i quarti di finale delle Olimpiadi. Ti ho visto massacrare Genzo, poi andare a trovarlo in ospedale, come il più preoccupato degli amici; e andartene felice più che mai alla notizia che quel testone potrebbe decidere una buona volta di venire a Monaco.
Quanto a me… un mare d’anni è passato da quel pomeriggio di marzo, eppure la tua zazzera bionda mi ha seguito fedelmente, molte volte mi ha indicato la via da percorrere. Ora calco strade che in qualche modo mi hai suggerito tu.
Grazie: sei stato il mio primo amore.
Ælfgifu