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Autore: Nemesis01    08/06/2023    0 recensioni
🏳️‍🌈 MxM / "La maggior parte dei cristiani moderni, siano essi laici, facenti parte del clero o teologi, considerano ancora Giuda come un traditore, tanto che il termine giuda è entrato nel linguaggio comune come sinonimo di traditore."
/ Le parole sono giuda per chi, come Ethan, non riesce ad utilizzarle per esprimersi correttamente. E Giuda, docente di letteratura inglese, imparerà a convivere con questa condizione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Disclaimer!
Questa storia tratterà di coppie slash, se non siete interessati al genere vi chiedo il favore di non iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*

Le parole sono giuda


 
II.
 

Il giorno successivo non sembrava essere diverso da quello precedente. Giuda si era trascinato fuori dal letto pigramente, quasi volesse una scusa per non andare a scuola, rimpiangendo di non essere lui l'alunno. Alla fine lo aveva fatto, e aveva raggiunto la sala professori perfino con cinque minuti d'anticipo. Aveva recuperato i registri, sbuffato, controllato se avesse con sé una penna, preso del gesso colorato e poi era entrato in aula alle dieci in punto.
Inutile dire che la sua classe era un vero e proprio disastro.

- Ethan, io con te non gioco più: hai un culo pazzesco! -
- Si chiama talento, bro'! -
- Ma hai vinto cinque partite su cinque, tu bari, ne sono sicuro! -

Giuda, già stufo del loro atteggiamento, entrò nell'aula rumorosissima e batté forte la borsa  sulla cattedra per far sentire la sua presenza, e riservò una speciale aria truce a Novotny.

- Non è neanche il suo secondo giorno e già ti odia, - ridacchiò Anderson. - Hai superato il tuo record. -
- Sarà il mio super potere, che ti devo dire... - rispose Ethan. Poi cominciò a dondolarsi sulla sedia poggiando le ginocchia contro il bordo del banco.
- SILENZIO! - urlò Giuda con tono secco. Si sedette dietro la cattedra, fece l'appello e lanciò uno sguardo sommario a tutta la classe. - Ho bisogno di capire qual è il livello della classe, - disse, - per cui oggi interrogherò. -

Una coppia di ragazze aprì il libro alla svelta e cercò di ripassare quanto più possibile nel caso in cui fosse toccato a loro mentre Ethan e Steve, noncuranti, continuavano a parlottare tra loro.

- Anderson, Novotny... giacché avete sempre così tanta voglia di parlare, perché non ci raccontate di John Keats? Anderson, dai, inizia tu. -
- Keats... oh, ehm... - Steve sembrò essere in difficoltà e lanciò uno sguardo al libro aperto del suo compagno di banco. Peccato che la pagina visibile fosse su Shakespeare. - Beh, sì, è un poeta britannico. -
- Questo lo sa pure la pianta sul davanzale, Anderson. Prosegui. -
- Nacque a Londra, nel... millesettecento... ehm... 1785? -
- È una domanda? -
- No, no... nacque a Londra nel... -
- 1795, - lo corresse il docente.
- Sì, nel 1795 e morì molto giovane! - sembrò quasi tirare a indovinare. "Tutti i poeti sono morti giovani," pensò.
- Quando e dove morì? -
- Ehm... 1820? -
- Peccato, c'eri quasi vicino. 1821. -
- Sì... e morì a New York. -
- Roma. -
- A Roma, sì, certo, lo sapevo. Morì a Roma nel 1821. Veniva da una famiglia povera. -
- E che lavoro faceva prima di diventare poeta? -
- Il... il garzone, no? -
- Lavorava come apprendista medico, - suggerì il docente che, udendo una risatina provenire da Ethan, si rivolse a lui. - Novotny, vuoi proseguire tu? -
Ethan sbuffò. - Durante il suo apprendistato al Guy's Hospital, Keats si avvicinò alla letteratura grazie alle opere di Torquato Tasso e alla traduzione dell'Omero. Se, inizialmente, i due studi proseguirono paralleli, nel 1816 John Keats lasciò l'ospedale per dedicarsi completamente alla letteratura. Alla morte del fratello, avvenuta nel 1818, Keats si trasferì a Hampstead. L'inverno 1818–19 fu molto produttivo, in quanto segnò l'inizio del suo annus mirabilis, durante il quale creò gran parte dei suoi componimenti più significativi, tra cui il suo primo libro di poesie, dal titolo "Poems", del quale il componimento "Sleep and Poetry" rappresenta il contributo più rilevante. - Ethan parlò come se fosse un automa, con una flemma stabile e un tono per nulla enfatico. Era come se fosse una voce computerizzata che leggeva la vita di John Keats dalla pagina di Wikipedia.

Il docente sembrò stranito, quasi deluso, dal fatto che fosse così preparato. - Parlami di "Sleep and Poetry". -
- "Sleep and Poetry" è un poema nei cui versi si legge il magico e doloroso incontro tra sonno e poesia. La poesia è la quintessenza dell'espressione dell'uomo, un concentrato di vitalità; il sonno, all'opposto, è l'assenza di tutti quegli elementi che concorrono a generare stupore ed emozioni. -
- Hai mangiato il libro di Letteratura Inglese, stanotte, Novotny? -
- No, - si limitò a dire Ethan. - Se vuole che dica ad alta voce quattro stronzate noiose che ho imparato a memoria lo faccio. -
Steve e altri compagni di classe cercarono di soffocare una risata dopo aver visto l'espressione offesa e arrabbiata del professor O'Connor.
- Quali sono le tre unità in cui è diviso il mondo nel romanzo 1984 di Orwell? In che periodo è vissuta Emily Dickinson? A quale genere appartiene Frankenstein di Mary Shelley? Cos'è il compromesso vittoriano? -
- Vuole davvero che le risponda oppure sta facendo così perché vuole mettermi in difficoltà con queste quattro stronzate? - chiese Ethan, impassibile.
Giuda avrebbe voluto esplodere; si sentiva sinceramente ferito dal fare del ragazzo, che riteneva immotivato e arrogante, e mantenere la calma gli sembrava sempre più difficile. Indeciso se rispondergli per le rime oppure scoppiare a piangere uscendo dall'aula in preda a una crisi, gli rivolse un tono posato. - Tu credi che siano queste quattro stronzate a darmi l'autorità, Novotny? Credi che basti davvero imparare mille pagine a memoria per essere un letterato? Sei davvero convinto che sia diventato un insegnante soltanto perché conosco la vita di John Keats? -
- Beh, io non voglio diventare un letterato, benché meno un insegnante. -
La risposta fu esplicativa abbastanza che O'Connor avrebbe voluto mettergli due solo per l'atteggiamento che aveva assunto tornandosene al banco senza dire una parola o attendere un cenno, cosa che avrebbe fatto volentieri se non si fosse ricordato che lui era un professore e non un adolescente in piena crisi ormonale. Segnò una C- e chiuse il registro. Era troppo stanco per interrogare e anche per spiegare, così si accasciò sulla sedia e si rivolse all'unica ragazza in tutta la classe che aveva mostrato un minimo d'interesse nella sua materia. - Cromwell, per rimanere in tema... cosa ne dici di leggere per tutti noi "Al sonno" di John Keats? -
- Sì, certo professor O'Connor, - rispose la ragazza che si prodigò subito nel cercare la pagina in cui si trovava la composizione.

- Ehi Ethan, - bisbigliò Steve, - secondo me questo qui è un po' toccato. Forse pure più di Garcìa. -

- Cromwell, hai trovato l'opera? -
- Sì, - rispose la ragazza.
- Allora comincia, - disse il professore e incrociò le gambe.
La ragazza si schiarì la voce con un colpo di tosse e poi iniziò a leggere quanto richiesto. - O soave che balsamo soffondi / alla quieta mezzanotte, e serri / con attente e benevole le dita / gli occhi nostri del buio compiaciuti, / protetti dalla luce, avvolti d'ombra / nel ricovero di un divino oblio. -

Ethan annuì e continuò a parlare sottovoce per non farsi sentire dal docente. - Sono uscito con un tipo ieri sera... mi sembrava uno che ci sapesse fare, no? Invece era un imbranato totale. Alla fine sono tornato a casa e mi sono fatto una sega. -

- O dolcissimo sonno! Se ti piace / chiudi a metà di questo, che è tuo, inno / i miei occhi in vedetta, o attendi l'amen / prima che il tuo papavero al mio letto / largisca in carità il suo dondolio. -

- Davvero? Faceva così schifo? -
- Sì. Troppo. Il mio pene si è rifiutato perfino di... -

- Novotny, Anderson, vi costa tanto fare finta di ascoltare? - sbuffò il docente.
- Non mi piacciono le finzioni, non siamo a teatro, - rispose Novotny prontamente. - Ha tutta la classe che sta seguendo, che differenza le fa se chiacchiero con Steve? -
- Tanto per cominciare distrai gli altri con le tue chiacchiere, inoltre vanifichi i miei sforzi di farvi capire qualcosa della mia materia e infine mi metti in difficoltà senza che io ti abbia fatto niente di male, maledizione! -
- Che palle, - sbuffò nuovamente Ethan, quasi fosse incapace di controllare ogni reazione. Roteò perfino gli occhi, seccato, prima di ricominciare a parlare. - Ma si può sapere perché ce l'ha tanto con me? -
- Perché non la smetti di mancarmi di rispetto, Novotny, ecco perché! -
- Faccio così con... -
- Sei completamente disinteressato, ti permetti di fare battutine e non riesci nemmeno a chiudere quella tua stramaledetta bocca per il tempo necessario di ascoltare "Al sonno"! Cromwell, continua e non fermarti! -
- Ehm... io... - La ragazza si guardò intorno con fare circospetto; si sentì come se fosse nel bel mezzo di un ciclone e deglutì. - Poi salvami, altrimenti il giorno andato / lucido apparirà sul mio guanciale... -
- Beh, sa cosa? Non mi interessano le sue lezioni, sono noiose, inoltre io non l'ho mai offesa a differenza sua! Vuole rispetto? Cominci pure col darlo altrimenti io, per seguire il suo esempio, mi sentirò autorizzato a chiamare tutti capre ignoranti! -

Di nuovo, producendo molte pene, / salvami dall'alerte coscienza... -

- Io sto cercando di fare il mio lavoro, Novotny, è il mio secondo giorno e Dio solo sa se riuscirò a mantenere la mia sanità mentale fino alla fine di questa giornata! -
- Ma lo faccia il suo lavoro, chi glielo vieta? Spieghi pure a chi interessa! -

- Che viepiù insignorisce il suo vigore / causa l'oscurità, scavando come / una talpa. Volgi abile la chiave... -

Giuda scrollò le spalle sconfortato. In effetti, perché diavolo si era impuntato tanto su quel ragazzo? Era evidente che lo trovasse noioso, lui più che la materia visto che gli interessava la letteratura in generale, e che quindi non gli avrebbe reso il compito più facile. Restò in silenzio e picchiettò con le dita sulla cattedra ascoltando gli ultimi versi letti dall'unica alunna che lui reputava diligente.

Nella toppa oliata e dà il sigillo / allo scrigno, che tace, del mio cuore. -

- Ma che cazzo vuole questo da me? - bisbigliò Ethan verso l'amico.
- Magari gli piaci, - ridacchiò Steve a bassa voce. - Ha l'aria da checca isterica! -
- Tu dici? A me pare che abbia solamente voglia di cagarmi il cazzo, a cominciare da ieri! -
- Ma sì, non hai visto come si è applicato? Nessuno se lo sta cagando a parte Lisa, lui e Keats, però si è fissato con te! Stammi a sentire... gli piaci. -
Ethan arricciò le labbra pensieroso e restò in silenzio qualche attimo per studiare meglio i lineamenti del professore. Non era male; certo, non che i rossi fossero di suo gradimento ma... - Almeno non è un cesso, sono proprio fortunato! -
Steve ridacchiò e poi, insieme all'amico, restò in silenzio per il resto della lezione. Non che gli interessasse, ma voleva evitare l'ennesima crisi isterica del docente; Ethan sembrava pensarla alla stessa maniera tanto che si era messo a guardare la pioggerella che aveva iniziato a cadere.

La lezione durò almeno un'altra mezz'ora, durante la quale il professor O'Connor spiegò l'evolversi del romanticismo inglese e assegnò per la prossima volta, ossia due giorni dopo. Giuda non aveva più aggiunto altro, né si era prodigato ulteriormente nel rimproverare Ethan; aveva salutato con un generico "arrivederci" e si era avviato verso l'uscita. Fu proprio sulla soglia della porta, appena girato l'angolo, che incrociò Ethan. Giuda si limitò a lanciargli un'occhiataccia ma non disse niente; non ebbe neanche il tempo di proseguire verso la Sala Professori che qualcuno lo chiamò.

- Professor O'Connor! -

Incredibile. Era proprio Ethan colui che lo stava chiamando? Giuda sollevò lo sguardo verso di lui, si soffiò via una ciocca di ricci ribelli e lo fissò con aria truce come a volergli chiedere "e ora che cazzo vuoi?".

- Prima volevo dirle che io faccio così con tutti i professori. Non ce l'ho con lei: sono così. -
- Beh, dovresti migliorare! Un po' di sana educazione non guasterebbe mica, sai? -
- Non sono maleducato. Sono così, - spiegò senza dilungarsi troppo. In realtà, non sarebbe nemmeno riuscito a trovare parole più adatte.
- Il primo caso al mondo di alunno che ce l'ha col professore senza motivo invece che viceversa, e lui dice che non ce l'ha con me ma che è solo "così", - sbuffò il docente.
- Le ripeto che non ce l'ho con lei. -
- Allora perché ti comporti come se mi detestassi a morte? -
- Come se la detestassi a morte? - ripeté Ethan aggrottando le sopracciglia. Sembrava proprio che non avesse capito ciò che intendeva il docente.
Giuda sospirò rumorosamente e poi l'osservò, cercando di capire se fosse serio o meno; però, convinto dalla sua buona fede, gli fece cenno di lasciar perdere. Soddisfatto della reazione del professore, Ethan sorrise vagamente confuso.
- Buona giornata, professor O'Connor. -
- Anche a te, Novotny, - disse il docente. Chissà... magari era un segnale di pace. 

 




ndA
Niente, io a Giuda voglio un gran bene.

   
 
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