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Autore: Guntxr    11/06/2023    0 recensioni
Un bambino, un panettiere, una pescatrice e un gatto speciale uniti in questo racconto ricco di aneddoti e significato. L'obbiettivo del bambino? Trovare il significato dell'amicizia, lo riuscirà a trovare nel modo che meno previsto in assoluto.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel cielo si potevano osservare i bellissimi stormi di uccelli che passeggiavano tra le nuvole con energia, sbattendo le ali con forza, per poi planare in picchiata in altri momenti. Sotto di loro, c’era un piccolo paesino portuario, dalle case in mattoni a tetto spiovente e per l’appunto, il porto. Le casette erano tante, forse non erano grandi, eppure riuscivano a fare una bellissima figura in quel loro piccolo paesino.
 
Nelle strade si poteva udire il suono e il vociferare di mille persone, tutte diverse. C’era chi lavorava, chi comperava, chi poltriva e chi si divertiva. Un bambino, in particolare, stava correndo e saltellando lungo tutte le vie con una busta di carta in mano, pronto anche lui a fare delle compere per la sua mamma che l’aveva mandato a comprare il pane fresco. I suoi capelli erano lunghi e biondi, i suoi occhi erano d’un bellissimo azzurro che ci si poteva specchiare dentro e ritrovare la bellezza di sé stessз.
 
 Indossava una camicia fatta di strette righe celesti e bianche disegnate verticalmente lungo tutto l’abito, dei pantaloni bluastri che venivano tirati su da delle bretelle dello stesso colore e delle scure scarpe eleganti.
 
 
Fischiettava mentre, prima con un piede e poi con l’altro, continuava a saltellare verso la panetteria. Aveva imparato da poco a farlo e ora che poteva controllare quel tanto divertente e intrattenente talento, non poteva fare a meno che usarlo. Fischiettava e fischiettava, anche quando cominciò a fargli male la bocca, lui era lì pronto a farci uscire un’altra melodia per divertirsi ancora di più. Arrivò davanti al panettiere dopo poco e cercando nella tasca, trovò le grandi monete dorate che la sua mamma aveva dato lui prima di uscire.
 
Aveva solo otto anni, quindi dovette darglieli contati per precauzione,
aggiungendo però che avrebbe potuto chiedere per una focaccina bianca e inserendo nel conto 60 centesimi in più.
 
L’uomo che stava alla cassa lo guardò per bene prima di riconoscerlo, gli sorrise e togliendosi il berretto si lasciò in un saluto.
 
«Buongiorno, Rein! Devi fare qualche compera?»
 
«Certo, signore. Un etto di panetto per la mia mamma e una focaccina bianca per me, che non ho ancora fatto colazione.»
 
Era ancora mattina e non mentiva, quella, infatti, sarebbe stata la sua colazione del giorno, al posto della solita fetta di pancarrè, burro e marmellata.
 
Date le monete al panettiere, il bambino afferrò con una mano la busta con dentro il pane, ancora caldo, e con l’altra mano prese la morbida focaccina, anch’essa uscita da poco dai forni della cucina all’interno del locale. Il tutto era esposto con una grande bancarella di legno, che la notte veniva messa al suo posto nel locale e nella parte interna vi erano le grandi cucine e dei piccoli spazi con dei tavolini per poter consumare cibo e bevande anche al chiuso. Saltellava ancora, questa volta dalla parte opposta, rifacendo al contrario la strada che lo avrebbe poi riportato a casa.
 
«Sono ritornato, mamma!» Esclamò con grande gioia, una volta entrato nella sua casetta di mattoni. Si guardò attorno, togliendosi prima le scarpe e poi, quando ebbe infilato i piedi nelle ciabatte, corse verso la cucina. Nelle mani aveva soltanto la busta con dentro il tanto desiderato panetto e un tovagliolo con il quale aveva pulito le labbra dopo aver mangiato la focaccina comprata.
 
«Hai fatto in fretta. Non sei stato a parlare con il panettiere, oggi?» Il dubbio era giustificato, perché ogni volta che il piccolo Rein andava a fare le compere per la madre, finiva per socializzare con tutte le persone che incontrava. «Piuttosto, hai già fatto i tuoi compiti?»

 
A quella domanda l’umore del bambino cambiò, passò dall’avere una faccia stanca per la grande corsa che aveva fatto a un tono molto più fiero di sé, tanto che quando la madre chiese per quale motivo avesse assunto quell’espressione, lui rispose che
«Avevo in mente di farli proprio ora, mamma. Per questo non volevo fermarmi a parlare.» Accettò con grande gioia il sorriso dolce che la madre gli aveva appena riservato e dopo un grande bacio sulla guancia il bambino si precipitò all’ampio tavolo in soggiorno, dove vi erano lo zaino e tutti i suoi compiti da svolgere.

 
 
   
 
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