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Autore: Guntxr    12/06/2023    0 recensioni
Un bambino, un panettiere, una pescatrice e un gatto speciale uniti in questo racconto ricco di aneddoti e significato. L'obbiettivo del bambino? Trovare il significato dell'amicizia, lo riuscirà a trovare nel modo che meno previsto in assoluto.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In meno di un’ora, il piccolo Rein era riuscito a svolgere quasi tutti i compiti, gliene mancava solo uno, che lo stava tormentando sin da quando l’aveva adocchiato. Una semplice domanda alla quale avrebbe dovuto rispondere in modo aperto, essa recitava:
 
“Cos’è per te l’amicizia?”
 
Tanto che corse immediatamente dalla madre per poterle chiedere se sapesse la risposta a quella domanda, perché lui proprio non ci stava riuscendo. Lei lo guardò dall’altro e dopo aver sistemato i propri capelli rossi riccioluti e tinti, stava lì ad accarezzargli il capo, per poi chinarsi alla sua altezza e rispondergli.
 
«Tesoro, non credi di doverla dare tu la risposta?»
 
«Ma io…io non so cosa vuol dire l’amicizia.»
 
«Sono sicura che tu lo sappia.» Disse per poi lasciargli un bacio sulla fronte e ritornare dritta sulle gambe. «Devi solo trovare le parole giuste, tutto qui.» Il bambino annuì sorridendo e dando, nel suo silenzio annuire, ragione alla madre.
 

 
 Lei era stata da anni una madre sola, poiché purtroppo certe volte non tutte le cose vanno come dovrebbero e certe volte ci si ritrova a fare i conti con quello che prima si presenta come un vero amore, poi però si dimostra tutto il contrario. Il padre di Rein non ha saputo continuare la strada dell’amore con la madre del piccolo, eppure, nonostante questo inconveniente, lei è riuscita a crescere e educare comunque il bambino senza alcun problema.
 
 Lei era una donna forte, indipendente e ne aveva di coraggio da vendere, come molte altre donne che sono fuori e che continuano a lottare ogni giorno con tutte le cose che altre persone non vogliono loro abbiano. Ma la voglia di libertà, ricordate, ci renderà tutti liberi. «Perché non prendi una pausa? Puoi uscire a fare una passeggiata se vuoi, qui ho finito, l’importante è che torni per l’ora di cena. Va bene?»
 
Anche a questa proposta il bambino non fece altro che annuire, pensò che forse la madre avesse ragione anche quella volta. Sistemò la propria camicetta e dopo aver riattaccato per bene entrambe le bretelle. Iniziò a camminare saltellando verso la porta di uscita e dopo aver infilato entrambe le scarpe, senza pensarci troppo al dove, iniziò a saltellare fuori casa.
 
 

 
Si ritrovò, forse per aver ricordato la strada senza accorgersene, di nuovo davanti al panettiere che l’aveva visto da lontano e togliendo di nuovo il cappello lo salutò ancora una volta nello stesso giorno. Ovviamente sorridendogli.
 
«Ancora compere, piccoletto?»
 
«No!» Esultò curioso guardandolo dal basso verso l’alto, con quei suoi occhioni azzurri che avrebbero potuto sciogliere qualsiasi cuore. «Sono in missione! Devo trovare la risposta a una domanda, ma è così difficile!» In quel momento, il panettiere, che intanto s’era rimesso il cappello in testa, invitò il bambino a fare il giro e raggiungerlo dietro alla cassa. «Tu conosci la risposta?»
 
«Beh, se non mi dai la domanda, come posso sapere se ho o meno la risposta che vuoi?» A questo non ci aveva pensato, ma non era un problema, perché lui quel quesito non avrebbe mai e poi mai potuto dimenticarlo. E quando Rein gli annunciò la domanda, esplicitando che era parte di un compito per casa, l’uomo riprese a parlare, riflettendoci anche un po’. «Beh, intanto, credo che questa risposta debba darla tu per conto tuo e non io per conto tuo, perché io non posso mica sapere come sei capace di amare tu! Però posso dirti, per far sì che la cosa ti aiuti, la mia esperienza personale.
 
Posso dirti cosa ne penso io dell’amicizia, così poi potrai ispirarti alle mie parole quando dovrai pensarci tu. Ci stai?»
 
«Va bene! Grazie!» Lo disse sorridendo e dopo aver finito di parlare, attese che il panettiere cominciasse a parlare. Quest’ultimo si schiarì la voce con un leggero colpo di tosse, poi cominciò.
 
«Un giorno, eravamo io e un mio carissimo amico. Lui si chiamava Federico e io l’amavo molto. Eravamo piccini piccini come lo sei tu adesso e giocavamo, così lo si faceva allora, a calcio con le lattine della birra che i nostri genitori bevevano. Perché noi un pallone non ce lo potevamo permettere, e allora, ci siamo arrangiati così. Con delle lattine schiacciate e delle ciabatte vecchie a fare gli estremi di una porta dentro al quale segnare gol.» Iniziò a ridere, ripensando e raccontando quella storia che tanto gli stava a cuore. «Io il calcio l’ho anche sempre detestato!»
 
«E allora perché ci giocavate sempre?»
 
«Perché non era giocare l’importante, ma giocarci insieme. Vedi Rein, secondo me è proprio questa l’amicizia: accontentarsi di una lattina e un paio di ciabatte rotte per giocare a un gioco che nemmeno ci piace, eppure, divertirsi un mondo lo stesso.»
 
«Quindi, lei si divertiva a giocare in quel modo?»
 
«Tu non l’avresti fatto? Sii sincero. Pensa a un tuo caro amico.»
 
«Ma io non ne ho uno.» Assunse un visino talmente triste che l’uomo non aveva altra scelta che rimediare al danno che aveva fatto. «Io non ho amici, signore.»
 
«Beh, ne troverai, li si trovano sempre. E tu che ne meriti davvero uno, beh, allora posso dirti che sicuramente ne troverai qualcuno speciale, qualcuno da amare e chissà magari vi sposerete pure.» Disse ironicamente per poter alleggerire la tensione che aveva creato per sbaglio, il bambino però sembrò aver preso alla lettera anche la battuta sul matrimonio.
 
«Sposarmi? Con un amico? Ma io sono maschio!»
 
«E quindi? I maschi non possono sposarsi?»
 
«Non intendo quello! Intendo che non posso sposare un maschio!» Qui l’uomo sembrò accennare una piccola risata.
 
«E quindi? I maschi non possono sposarsi?» Ripeté per poi continuare e permettersi di spiegare. «Ognuno è libero di amare e sposare chi vuole Rein. Non c’è male ad amare uomini o donne, c’è male a non farlo affatto e odiare. O no?»
 
«Ha ragione, signore! Ma io continuo a non capire cosa mettere nella mia risposta! Uffa!» Detto questo, il bambino continuò per la sua passeggiata, invitato dal panettiere a proseguire per trovare l’ispirazione. Raggiunse persino il porto, dove intravide un’ anziana pescatrice che stava lì appunto a pescare.
   
 
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