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Autore: stocklitio    13/06/2023    0 recensioni
"Ad un tratto una piccola mano dalla chiara pelle toccò la sua fin troppo grande e fin troppo bianca. Alzò immediatamente lo sguardo e si trovò dinanzi ad un cespuglio di capelli ricci castani che incorniciavano un piccolo viso sul quale apparivano grandi gli occhiali posati sul naso.
Non poteva essere vero.
Era Ofelia."
Una nuova storia con protagonisti Ofelia e Thorn, partendo da un finale alternativo di Echi in Tempesta. Cosa sarebbe accaduto se Thorn fosse riuscito a ritornare nel Dritto? E cosa accadrebbe se anche l'Altro dovesse riuscirci?
Soprattutto come si comporterebbero in un mondo in cui non si è verificata la Lacerazione?
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaela, Ofelia, Renard, Thorn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Salve lettori! Mi scuso per l'assenza, ma finalmente un nuovo capitolo. Probabilmente pubblicherò un capitolo alla settimana. Detto questo, come procede la lettura? I nostri protagonisti sono in luna di miele, ma sarà così dolce questo viaggio?"

CAPITOLO 7

Dopo una settimana sull'arca di Sidh Ofelia e Thorn partirono alla volta dell'arca di Plombor, dove una volta giunti a destinazione Ofelia fu piacevolmente colpita dal clime mite che si percepiva, fu un sollievo per lei dopo il caldo soffocante dell'arca precedente.
In quel caso il viaggio verso l'albergo non fu a bordo di una carrozza, ma a bordo di un'auto a vapore guidata da un piccolo ometto che indosava una bombetta. Durante l'intero viaggio Ofelia cercava di catturare ogni dettaglio del paesaggio che la circondava e si chiedeva come mai Thorn avesse scelto quell'arca, dato che per il momento l'unica cosa che riusciva ad osservare era una strada ricca di pietre che tagliava per metà una campagna riccamente coltivata. Ad un tratto attraversarono una buia galleria ed  una volta superata Ofelia capì perchè Thorn avesse scelto quell'arca: davanti a sè si estendeva una città caotica, ricca di strani marchingegni che non aveva visto, alcune persone indossavano delle armature metalliche, altre invece indossavano scarpe con rotelle grazie alle quali potevano muoversi tra i passanti.
"Hai visto?" Domandò Ofelia con occhi sgranati a Thorn, il quale era intento ad esaminare un documento.
"Cosa?" Le chiese senza staccare gli occhi dal foglio.
"Tutto! Cosa hanno quelle peersone ai piedi? E cosa sono quelle armature? Andremo a visitare quella bottega?"
Ofelia non era mai stata così esaltata, in quel momento appariva come una bambina in un parco divertimenti differentemente da Thorn che ricopriva anche in quel momento il suo ruolo da intendente.
"Scusami, sicuramente tu sarai abituato a vedere queste cose" mormorò Ofelia mordendosi le cuciture dei guanti.
"Ho scelto quest'arca proprio per questo."
Ofelia lo guardò attentamente cercando di capire dove volesse andare a parare.
"Sapevo che saresti stata entusiasta dinanzi alle invenzioni e tecnologie di quest'arca."
Incurante dei documenti che Thorn aveva in mano e dell'uomo alla guida del veicolo Ofelia si allungò verso Thorn e gli lasciò un bacio scricchiolante sulla guancia.
"Grazie" mormorò e tornò ad osservare lo spettacolo che quell'arca offriva.
La meraviglia di Ofelia aumentò quando arrivarono in albergo, il portone del palazzo era enorme, interamente in bronzo e sulla cui superficie erano incise varie immagini in particolar modo erano raffigurati uomini e donne intenti nella lavorazione dei metalli. Appena entrati nel'ingresso principale Ofelia non potè che non guardare il soffito, sulla sua testa si estendeva una limpida notte in cui si potevano ammirare le varie costellazioni, inizialmente Ofelia credeva di esser dinanzi ad un'illusione poi si rese conto che semplicemente era un affresco ben ruscito.
Ofelia continuò a camminare guardando all'insù fino a quando una voce la fece ritornare alla realtà.
"Oh, Signor Intendente che piacere rivedervi." A parlare era stata la receptionist dell'albergo, una giovane donna con i capelli corvini raccolti a crocchia, occhi azzurri e leggere lentiggini sulle guance.
"Buonasera" mormorò laconico Thorn.
"Voi dovete essere la nuova moglie dell'intendente, congratulazioni. Vostro marito ha richiesto la stanza più bella per il vostro soggiorno."
Ofelia udendo che Thorn si era raccomandato nella scelta della camera arrossì violentemente tanto che gli occhiali per un bel pò rimasero rosa.
Dopo aver esplicato le varie faccende burocartiche i due furono condotti in camera. Nonostante fosse abituata agli automi a causa di Lazarus Ofelia fu sorpresa nel vedere quella camera, ogni oggetto appariva automatizzato. I piccoli comodini avevano 4 gambe metalliche che si muovevano in basso ed in alto a  seconda delle richieste degli ospiti, stesso discorso per il letto che poteva reclinare lo schienale e poteva anche massaggiare! Per non parlare del bagno, il quale prevedeva che tutti i sanitari fossero automatizzati.
"Credo di non aver mai visto una cosa del genere" disse Ofelia mentre testava la funzione mssaggiante del letto.
Thorn si stese al suo fianco e si beò dell'immagine di Ofelia rilassata.
"Credo di non averti mai visto così rilassata."
"Se povi questa funzione probabilmente ti rilasserai anche tu" gli disse Ofelia mentre cercava di non addormentarsi.
"In realtà mi rilasso con altro..."
Ofelia lo guardò sottecchi e in men che non si dica con un movimeno alquanto agile da parte sua si trovo a cavalcioni su di lui ed iniziò a baciarlo. Thorn era abituato ad avere il controllo di ogni situazione, ma ogni volta che Ofelia prendeva le redini si sentiva inebriato pertanto non le impedì di sbottonargli camicia e pantaloni, anche se a volte la distraeva sfiorandole con le leggere dita il petto nei punti in cui non era coperto.
In men che non si dica entrambi furono catapultati nel loro mondo segreto fatto di gemiti e piacere.

Il giorno seguente, dopo una bella dormita ristoratrice, Ofelia trascinò Thorn a visitare le bellezze che quell'arca offriva. In men che non si dica si ritrovarono in un bazar dove Ofelia si intratteneva ad ammirare le varie tecnologie o scambiava qualche parola con i commercianti sotto lo sguardo vigile di Thorn. Ben presto Ofelia si rese conto che su quell'arca oltre la grande invettiva da un punto di vista tecnologico non vi era la censura tipica di Anima o del Polo, anzi vi erano botteghe o bancarelle che vendevano "pezzi da collezione" ossia oggetti provenienti dal vecchio mondo. Per Ofelia, e anche per Thorn anche se non lo dava a vedere, quella scoperta la lasciò senza fiato. Analizzava con attenzione tutti gli oggetti che trovava, li sottoponeva allo sguardo vigile di Thorn e cercava di carpire più informazion possibili.
"Cos'è questa scatola?" Domandò Ofelia indicando una grande scatola di metallo bianco che aveva nella sezione centrale un buco che poteva essere perfettamente un oblò.
"Credo sia una lavatrice" le rispose Thorn.
"Cosa?"
"Lavatrice. Veniva usata per lavare i panni" le spiegò Thorn come se stesse parlando con una bambina.
"Quindi nel Vecchio Mondo usavano questi marchingegni? Credo che per certi aspetti era decisamente meglio! Guarda questi orologi!" Gli disse trascinandolo verso una bancarella sulla quale erano esposti degli orologi con dei cinturini di vario tipo. Le casse degli orologi erano riccamente decorate,alcune apparivano abbastanza vecchie e logorate dal tempo altre invece apaprivano come delle perfette opere d'ingegneria. Thorn ammirò quelle piccole creazioni e probabilmente per la prima volta sperimentò la vanità, desiderando di acquistarne uno.
"Quale ti piace?" Gli domandò Ofelia.
Thorn la guardò per un istante con la fronte corrugata e dinanzi a quell'espressione Ofelia riprese la sua opera di persuasione.
"Dai, per una volta puoi comprare anche qualcosa di tuo gradimento e che non sia prettamente utile. Anche se la puntualità è una dote necessaria."
Con una piccola smorfia che poteva essere paragonata ad un sorriso Thorn osservò con più attenzione gli orologi, pensò che probabilmente quello sarebbe stato il suo primo autoregalo. Ofelia d'altro canto lo guardava con attenzione e provò un moto di soddisfazione rendendosi conto che era riuscita nel suo intento ed infatti dopo un' attenta analisi Thorn aveva scelto un orologio con la cassa riccamente decorata con ghirigori che rappresentavano foglie e astri ed aveva un grazioso cinturino in pelle nera, era un monile veramente delizioso.
L'orologio fu il primo di una lunga serie di acquisti, nonostante Ofelia non fosse un'amante della moda si rivelò essere un'amante delle cianfrusaglie ed infatti convinse Thorn ad acquistare di tutto,dalle tazzine per il the ad un set di asciugamanoi di lino. Visitarono anche una bottega in cui venivano prodotti con dei macchinari sciarpe e stuole e la sua vecchia e cara sciarpa non apprezzò la visita ed infatti dava piccoli colpetti sia alla testa di Thorn che a quella di Ofelia.
Tra le tante botteghe i due trovarono una in cui venivano vendute le traduzioni di grandi libri del Vecchio Mondo,  libri che probabilmente nemmeno Thorn conosceva. Una volta nella bottega entrambi restarono a bocca aperta per la moltituidine di libri, certo non era come il la grande biblioteca di Bael  ma il numero e la qualità dei libri era incredibile. Ofelia guardò velocemente solo alcuni nomi di autori che aveva sotto gli occhi: Shakespear, Austin, Zolà, D'Annunzio... E tanti altri.
In particlar modo lo sguardo di Ofelia cadde su una piccola raccolta di poesie di un'atrice il cui nome era Alda Merini, prese il piccolo volume ed iniziò a sfogliarlo. Ne fu subito rapita, tanto che non udì Thorn avvicinarsi e sussultò quando lui le afferrò una spalla.
"Ti ho spaventato?"Domandò lui notando la sua reazione.
"No, solo che ero presa dalla lettura. E' proprio una bella raccolta" gli disse mostrando il volume.
"Tu hai trovato qualcosa dì interessante?" Gli domandò.
"Dei vecchi libri di testo di matematica e geometria, probabilmente erano per bambini molto piccoli dato che i problemi che venivano proposti sono alquanto basilari" le rispose indicando un plico di libri con copertine colorate in cui spiccavano numeri sui quali apparivano visi sorridenti.
"Dai, andiamo" gli disse prendendogli la mano.
"E il tuo volume?"
"Passeremo un'altra volta a prenderlo" le disse Ofelia.
Non ebbe il tempo di continuare la sua arringa dato che Thorn si era già precipitato in cassa e aveva chiesto tutti i volumi dell'autrice, Ofelia d'altro cannto non riuscì a far udire la sua flebile voce e la sciarpa invano dava dei colptetti all'avambraccio di Thorn.
Quando uscirono dalla bottega Thorn aveva tra le braccia vari libri di grandezza e volumi differenti, che si aggiunsero alle buste strapiene di cianfrusaglie scelte da Ofelia, la quale vedendo quella scena le si strinse il cuore. "Sai che non devi sempre accontentarmi?"
"Ne sono consapevole. Tuttavia voglio renderti felice."
"Mi rendi già felice, senza queste cianfrusaglie anche se ammetto che sono proprio felice di averle acquistate" disse Ofelia mentre si offriva di aiutarlo a trasportare qualche busta.
"Non capisco cosa te ne farai di tutte queste cianfrusaglie. Ti posso garantire che dove andaremo a vivere ci sono molti servizi da the" borbottò Thor.
"Ne sono consapevole, ma non li abbiamo scelti noi o almeno non li ho scelti io. In questo modo quando berrai il the potrai pensarmi."
"Io ti penso in ogni momento, anche un pò di pù."
Ofelia arrossì e sorrise amorevolemente nella direzione di Thorn, probabilmente lui avrebbe continuato a viziarla in quel modo e a lei nel profondo piaceva quella situazione.

I giorni trascorsero troppo velocemente e ad Ofelia sembrava che fosse poco il tempo a loro disposizione e che ci fossero troppe attrazioni da visitare, in men che non si dica arrivarono all'ultimo giorno. Come sull'arca di Sidh anche duante questo viaggio Ofelia aveva scattato innumerevoli foto e aveva dovuto acquistare una nuova confezione per conservarle e ogni sera le ammirava per cercare di imprimere nella memoria ogni dettaglio che le era sfuggito.
"Ora che ci penso, tu non hai mia visto le foto che abbaimo scattato" si lamentò Ofelia mentre era stesa sul letto  circondata da centinaia di foto.
"Non credo sia necessario, in fondo ricordo ogni cosa" replicò Thorn mentre si abbottonava la camicia.
"Ma non devi per forza guardare le foto per ricordarti qualcosa, a volte è bello rivedere i soggetti raffigurati ed osservare i loro sorrisi."
Thorn la guardò attentamete e come in passato anche n quel mometo si pentì di averla sottovautata il giorno in cui la conobbe.
"Comunque ora non posso convincerti a guardare le foto perchè è ora di cena e credo che siamo in ritardo" disse Ofelia alzandosi dal letto e raggruppando le foto sparse.
Si guardò una sola volta allo specchio per accertarsi di essere in ordine e poi si diresse verso il ristorante seguita da Thorn che continuava imperterrito ad osservarla in silenzio.
Come  nei giorni passati anche in quell'occassione la cena fu particolamente abbondante, infatti Ofelia credeva diaver preso qualche chilo e sperava che anche Thorn avessemesso su un pò di massa. Verso fine cena, mentre Thorn sorseggiava un liquore ed Ofelia beveva un the udirono della musica, solitamente durante la cena c'era un uomo che strimbellava qualche nota con il piano posto su un piccolo palco,ma quella sera non c'era nessun musicista. I due si guardarono un pò intorno e individuarono la fonte della musica: una piccola scatola di colore celeste riccamente decorata con un piccolo braccio metallico,  sulla parte superiore si poteva osservare la presenza di un disco nero che ruotava ed emetteva la musica.
"Mi scusi, cos'è quell'oggetto?" Domandò Ofelia ad un cameriere che era appena entrato nel suo campo visivo.
"E' un giradischi, era molto in voga nel Vecchio Mondo" le rispose affabilmente i cameriere.
Dopo averlo ringraziato Ofelia si rivolse a Thorn e riconfermò il suo pensiero: su alcuni aspetti gli abitanti del Vecchio Mondo erano migliori di loro. Ofelia non capì mai se fosse stato per quella frase, per l'alcool o per altro ma Thorn improvisamente si alzò, si posizionò davanti a lei e le porse la mano: "Mi concederesti questo ballo?"
Ofelia per poco non si strozzava con il the, solitamente Thorn non era un tipo romantico e quel gesto non gli si addiceva, nonostante tutto si poteva evincere lo sforzo immane che stava compiendo cercando di compiacere Ofelia.
Quasi spinta da un istinto primordiale Ofelia si alzò e afferrò la mano di Thorn.
I due si posizionarono al centro della sala e seppur impacciati iniziarono a ballare sulle note di quella melodia che prevedeva un testo che alle loro orcchie appariva incomprensilbie, ma nello stesso tempo li avvolgeva ed inducva a ballare.
Durante quel ballo non si dissero niente, ma il loro corpi e i loro sguardi erano in una connessione talmente profonda che le parole sarebbero state superflue. Dopo il ballo Thorn prese dolcemente la mano di Ofelia e la condusse in camera ove si concessero l'uno all' altra con calma e passione, entrambi "lessero" il corpo dell'altro come se fosse la prima volta e se ne presero cura come se fosse la cosa più preziosa.
Entrambi avrebbero serbato il ricordo di quella notte per sempre, poichè erano ignari di ciò che li attendeva.

Le 3 settimane volarono e in men che non si dica Ofelia e Thorn si ritrovarono nuovamente nel cottage di Berenilde. Nonostante fosse malinconica per la vacanza appena terminata Ofelia fu molto felice di ritornare alla normalità ascoltando i pettegolezzi di Berenilde e i borbotti della zia Roseline, per un pò di tempo lei e Thorn sarebbero rimasti nel cottage di Berenilde dato che durante l'ultima settimana avevano ricevuto un telegramma che annunciava che il castello dove sarebbero dovuti andare a vivere aveva necessità di una riparazione all'impianto idraulico. Thorn aveva accoto la notizia con un grugnito, Ofelia pur anelado il momento in cui avrebbe finalmente avuto una  casa con Thorn un pò fu felice di poter stare ancora qualche giorno nella confusione del cottage.
Appena tornati non fecero in tempo a posare le valigie sul pavimento che furono accolti dalle due donne che schiamazzavano come se fossero in preda ad un'eufora implacabile, volevano sapere ogni cosa del loro viaggio, com'erano le arche, se si fossero diverititi e specialmente Berenilde voleva sapere se avessero adempiuto ai loro doveri coniugali. Thorn aveva deciso di adottare la tecnica del silenzio quindi le due donne si concentrarono esclusivamente su Ofelia, la quale cercava di rispondere alle domande che si accavallavano. Dopo aver dato disposizione a qualche domestico di disfare i bagagli Berenilde trascinò Ofelia in salotto e mentre le offriva del the le chiedeva i minimi dettagli del viaggio, ed in particolare dei dettagli relativi alla sfera privata di marito e moglie.Nell'udire quelle parole la zia Roseline si indignò ed accorse in aiuto della nipote, a quel punto tra le due donne iniziò un botta e risposta grazie al quale Ofelia riuscì a sgattoloiare via. Mentre si dirigeva verso la sua camera passò davanti ad una stanza con la porta semi aperta e riuscì ad intravedere Vittoria stesa su un morbido tappeto  mentre disegnava.
"Vittoria" la chiamò aprendo leggermente la porta. La bimba alzò il capo biondo e si guardò intorno con sguardo spento, poi quando posò il suo sguardo su Ofelia le si illuminò il voltò e le corse incontro; Ofelia osservando quella reazione spontanea si commose e si abbassò per stingere forte la sua figlioccia, con quell'abbraccio finalmente si sentì al posto giusto.
"Sei tornata!" Esclamò felice Vittoria.
"Certo, perchè credevi che non sarei tornata?" Le domandò Ofelia facendole il solletico che fece scoppiare Vittoria in una fragorosa risata.
"Sei felice che siamo tornati?" Domandò Ofelia dopo un pò mentre erano sedute su un divanetto posto alla parete della stanza.
"Tantissimo, mi sei mancata madrina. Quando posso aprire il regalo che mi avete comprato?" Le domandò Vittoria con occhi grandi e iper curiosi.
In un primo momento Ofelia fu destabilizzata dalla domanda, effettivamente lei e Thorn avevano acquistato dei souvenir e tra questi c'era una bambola di porcellana che avrebbero regalato a Vittoria, come faceva la bambina ad esserne a conoscenza? Dopo un momento di confusione Ofelia ottenne la risposta.
"Ci hai seguiti? Intendo con l'altro corpo"  indagò Ofelia.
Vittoria abbassò il capo e per Ofelia quel gesto fu un'ammissione di colpevolezza.
"Vittoria sai che non devi farlo? E' pericoloso e poi potresti trovarti in situazioni in cui non dovresti stare" disse Ofelia pensando che probabilmente la bambina aveva visto lei e Thorn in atteggiamenti alquanto intimi...
"Lo so, però ero troppo curiosa di vedere cosa stavate facendo" cantilenò Vittoria.
"E poi l'ho fatto solo poche volte, ho visto il mare e il momento in cui mi avete comprato quella bellissima bambola. Poi non ho visto più niente, giuro" aggiunse facendo giurin giurello con le dita. Ofelia dinanzi al candore di VIttoria sorrise e le accarezzò il capo ed in quel momento si ricordò dell'altra questione. "Hai avuto paura in questi giorni? Per via della signora con le molte ombre."
"Un pochino, ma ora siete tornati e so che sono al sicuro."
"Esatto, ti proteggeremo sempre" le disse Ofelia stringendola tamente forte da poter sentire il suo cuorcino battere forte come non mai.

Durante la cena Ofelia raccontò qualche aneddoto della vacanza cercando di coinvolgere senza successo Thorn nella conversazione, il massimo della sua partecipazione fu la smorfia che fece non appena Ofelia fece riferimento all'insolazione che si era beccato. Quando finirino di cenare distribuì i regali che suscitarono stupore e allegria. A Berenilde avevano regalato un ventaglio automatizzato che era in grado di sventolare la dama senza che quest'ultima lo tenesse in mano, la zia Roseline ricevette una nuova macchina da cucire ed infine Vittoria potè avere la tanto agognata bambola e presa dall'euforia si salnciò tra le braccia di Thorn il quale a sorpresa la sollevò e l'abbracciò a sua volta.
"Sembri rilassata" le disse la zia Roseline mentre erano loro due in salotto a sorseggiare un the prima di coricarsi. Berenilde era andata a mettere a letto Vittoria e Thorn si era ritirato in camera.
"Lo sono, dopo molto tempo non ricordavo più come ci si sentisse rilassati" le confidò Ofelia mentre sorseggiava il the.
"Tuo marito non è molto loquace,  ma  sembra che anche a lui abbia fatto bene questa vacanza."
"Non potete capire quanto" mormorò Ofelia mentre nella sua mente si susseguivano i loro momenti d'intimità e la pace che etrambi provavano dopo.
"Spero che finalmente tu possa essere felice, te lo meriti bambina mia."
Ofelia guardò la zia e ne fu riconoscente, probabilmene se non avesse avuto una guida forte come lei non sarebbe riuscita a soppravvivere su quell'arca gelida e non sarebbe riuscita ad arrivare a quel momento in cui finalmente si sentiva in pace con se stessa e con il mondo.
"Vado a letto, sono stanca. Buonanotte zia" e andò verso la camera destinata a lei e Thorn.
Quando entrò in camera trovò Thorn che si stava preparando per la notte e dinanzi alla sua muta domanda gli disse che aveva tardato perchè aveva preso il the con sua zia.
"Tranquillo, non scapperò nel cuore della notte" disse Ofelia abbracciandolo.
"A causa del tuo scarso senso dell'orinentamento saresti in grado di percorrere una strada che ti riporterebbe qui." Ofelia sorrise, effettivamente l'ultima volta che aveva provato a fuggire da quel posto si era persa e aveva fatto incontri abbasstanza spiacevoli, tra cui quello con la sorellastra di Thorn.
"Non posso negarlo. Comunque non scapperò mai, la mia casa è qui con te" e lo costrinse ad abbassare il volto per baciarlo.
"Non vedo l'ora di andare a vivere per conto nostro" mormorò Ofelia.
"Tra 6 giorni potremo finalmente andare nel nostro castello" la tranquillizzò Thorn.
Ofelia sospirò e si appoggiò alla spalla di Thorn, poi le balenò un'idea: "Stavo pensando ad una cosa. Domani passiamo il pomeriggio con Vittoria? Credo che ne sarebbe entusiasta. Inoltre ritengo che tu le debba spiegare che deve smetterla con i viaggi."
"Ci ha spiati?" Domandò Thorn.
"In un certo senso. Lei dice che ci ha fatto visita solo un paio di volte, ma ho paura che lo possa rifare e trovarci in qualche situazione spiacevole quindi è meglio che le parli anche tu. Credo che tu sia più autorevole di me."
"La mia voce non è così bassa come la tua, quindi riesco a farmi sentire meglio." Ofelia non riusciva a capire se fosse un tentativo di sarcasmo o meno, tuttavia decise di non approffodire.
"Allora?" Lo inclazò Ofelia.
"Dovrò verificare i miei impegni, ma credo di essere librero nel pomeriggio" rispose infine Thorn sospirando.
Ofelia lo strinse forte a sè e cercando di guardarlo negli occhi gli disse: "Ti amo, anche un pò di più."
Thorn si stava piegando per baciarla, ma le sue labbra non toccarono mai quelle di Ofelia perchè ad un tratto sentirono un boato seguito da un urlo, quello di Berenilde.
Thorn si precipitò fuori dalla stanza seguito da Ofelia ed entrambi si diressero verso la stanza da cui provenivano i rumori ossia la camera di Vittoria.
"Ma cosa sta sucedendo qui?" Apparve alle loro spalle una Roseline affannata.
"Non lo so, abbiamo sentito urlare..." Rispose Ofelia non riuscendo a concudere la frase a causa del fiatone dato che stava letteralmete correndo dietro Thorn.
Quando arrivarono dietro la porta della stanza di Vittoria Thorn senza indugi la spalancò e dinzanzi ai suoi occhi si presentò un'immagine che non avrebbe mai voluto vedere:Berenilde era distesa sul pavimento con i capelli disordinati e le guance rigate dalle lacrime, davanti a lei c'era una donna dai capelli ricci e neri con occhiali spessi che teneva stretta al petto Vittoria che aveva gli occhi sgranati dal terrore. Thorn fu esterefatto, dinanzi a lui c'era l'Altro che aveva preso in ostaggio Vittoria.
"Oh Signor intendete, benvenuto! Vedo che avete portato la mogliettina, bene bene. Devo ammettere di essermi un pò offesa per non essere stata invitata alle nozze" disse l'Altro con un sorriso diabolico dipinto in volto.
"Ti prego non fare del male alla mia bambina" supplicava Berenilde in lacrime mentre cercava invano di alzarsi, probabilmente aveva una gamba rotta.
"Lasciala immediatamente" disse con gelida calma Thorn.
"Non vi preoccupate, non farò del male a questa piccolina in fondo è la mia moneta di scambio" momorò l'Altro stringendo ancora più forte Vittoria.
"Come hai fatto a scappare dal Rovescio?" Domandò Thorn.
"Il portale non si è chiuso definitivamente e per sempre, probabilmente non si chiuderà mai chi lo sa. Quindi ora sono di nuovo qui con voi, so che vi fa molto piacere."
"Cosa vuoi?" Fu Ofelia a domandarlo che dopo un iniziale stato di schock aveva recuperato le proprie facoltà e si era fatta avanti.
"Mi dovete far incontrare Eulalia" rispose l'Altro.
"Perchè vuoi incontrarla?" Domandò Thorn.
"Perchè lei deve ritornare nel Rovescio e lasciare me qui affinchè possa risistemare il disordine che avete combinato" sibillò l'Altro.
"Questo non è possibile, non sppiamo dove sia" rispose Ofelia  mentre facva segno a Thorn di reggerle il gioco.
"Cara Ofelia, credi di prenderti gioco di me? Io so che voi sapete dove si nasconde. Ho cercato ovunque quell'ingrata, ma si è nascosta fin troppo bene" borbottò l'Altro.
"Credimi, non so dove si nasconda. Se tu vorrai io potrò aiutarti a trovarla, anzi noi, ma devi lasciare immediatamente la bambina"disse Ofelia avvicinandosi sempre di  più all' Altro nel tentativo di afferrare Vittoria e di trascinarla via.
Thorn osservava la scena con mente da stratega, aveva compreso l'intento di Ofelia ed infatti aveva calcolato di afferrare l'Altro dalle spalle non appena Ofelia l'avesse distratto strappandogli Vittoria dalle braccia, ma ci fu un avvenimento che non aveva calcolato e che ribaltò l'intero progetto.
CI fu un attimo di silenzio poi l'Altro squadrò Ofelia e disse:"In un certo senso tu me la ricordi. Credo che tu possa essermi più utile."
"In che senso?" Domandò Ofelia, ma non ottenne mai risposta. In una frazione di secondo l'Altro spinse Vittoria verso la madre, afferrò il polso di Ofelia e rimosse il telo che copriva lo specchio alle loro spalle. L'Altro guardò un'ultima volta con sguardo di sfida Thorn e si buttò all'indietro, nello specchio trascinando con sè Ofelia che aveva sul volto una maschera di orrore. Fu come se la scena stesse avvennendo a rillentatore, Thorn si accorse tardi dello specchio e quando si slanciò per afferrare la mano di Ofelia non ci riuscì e la sua mano rimase sospesa a mezz'aria nel punto in cui pochi secondi prima c'era la mano di Ofelia.
Ancora scosso da quello che aveva assistito Thorn si precipitò dinanzi allo specchio con l'intento di provare a seguire l'Altro e Ofelia, ma appena la sua mano si posò sulla superficie riflettente si rese conto che questa era rigida e che non riusciva ad attraversarla.
Non era in grado di attraversare lo specchio.
Non era più un attraversapecchi.
   
 
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