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Autore: MaryFangirl    15/06/2023    0 recensioni
Bruno incontra un affascinante sconosciuto che si dimostra interessato ad ascoltarlo. Coincidenza, sembra che Camilo lo stia evitando. (Bruno/Camilo)
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bruno Madrigal, Camilo Madrigal, Dolores Madrigal, Julieta Madrigal
Note: Traduzione | Avvertimenti: Incest
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Questa è una fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto.
 
Immaginarmi senza te
 
Titolo originale: Try to picture me without you
Link storia originale: https://archiveofourown.org/works/36595432
Link autore: https://archiveofourown.org/users/haemoheretic/pseuds/haemoheretic
 
 
 
Ultimamente, Bruno passa quasi tutte le sere fuori. I tanti anni trascorsi dietro le mura di Casita rendono l’aria fresca, il cielo sconfinato, travolgente nel migliore dei modi. E sebbene la sua stanza non sia più una torre solitaria in cima a infinite scale, si ritrova a girarsi e rigirarsi nel letto mentre il cielo nero e limpido lo chiama.
 
Avverte un fruscio nelle vicinanze. Per abitudine si tira il cappuccio sulla testa e si gira, aspettandosi...in realtà non sa cos’aspettarsi, ma di sicuro non il giovane uomo ben vestito, appoggiato con disinvoltura a un albero.
 
“Ehm” fa Bruno, “salve”
 
“Salve” dice il giovane, come fosse una situazione perfettamente normale. Forse lo è? La comprensione di Bruno sulle normali conversazioni tra umani era debole ancora prima di ritirarsi tra le pareti. “È tardi per stare fuori”
 
“Io, ehm, ti conosco?”
 
Non è mai stato sicuro che sia per il suo dono, ma Bruno ha sempre avuto ottime capacità di osservazione. Così vede la debole ombra abbassarsi sul viso dello sconosciuto e una leggera contrazione del suo tranquillo sorriso.
 
“No. Ma io conosco te. Bruno Madrigal, il figliol prodigo” allarga le mani drammaticamente, ridendo. “Chiamami Fede”
 
“Fede” ripete Bruno, “piacere ti conoscerti. Allora...come mai qui fuori?”
 
“Per il tuo stesso motivo, penso. Mancanza di sonno”
 
“Oh” Bruno annuisce, non trovando altro da dire. Gli occhi di Fede sono di un morbido castano e guardano Bruno con un’intensa curiosità che gli fa venire voglia di nascondersi.
 
“Conosco un bel posto” dice Fede, “se ti va”
 
“Oh” ripete Bruno.
 
Segue Fede più in profondità nel bosco, tra gli alberi, seguendo un sentiero non distinguibile. Bruno si domanda vagamente se intende farlo fuori, ma la foresta si apre poi su una radura. Una pigra brezza vola, l’acqua scorre così lenta che sembra uno specchio per riflettere le stelle. Alcune poltrone sono sparse, come fosse un disordinato salotto. A Bruno ricorda il proprio spazio dietro le mura.
 
“Vengo qui quando ho bisogno di allontanarmi da tutto” dice Fede all’improvviso, senza guardare Bruno. “Ho pensato che...ti servisse un posto del genere. Quindi quando ti ho visto fuori...”
 
“Grazie” dice Bruno, incerto.
 
“È strano, eh?” replica Fede con una risatina autocritica.
 
“Non ne ho idea. Io sono strano, comunque” entrambi ridono e Fede si affloscia su una poltrona, indicando a Bruno di fare lo stesso.
 
Iniziano a parlare. O meglio, Bruno parla: della sua famiglia, delle mura e delle crepe e delle profezie. Di Abuela, di Pepa e Mirabel. Di come ancora non sappia come fare parte della famiglia Madrigal, anche dopo essere stato riaccolto, avendoli osservati per tanti anni.
 
Il cielo inizia a schiarirsi quando Bruno si rende conto che Fede non ha detto nulla di sé.
 
“Scusa” dice, tamburellando con le dita sui braccioli della poltrona, “ho sproloquiato, eh?”
 
“È okay” dice gentilmente Fede, “a quanto pare avevi bisogno di sfogarti”
 
“Mh” Bruno riflette per un momento, “sì, penso...di sì. Non posso davvero dire queste cose alla mia famiglia, quindi...”
 
“Beh” dice Fede, “puoi parlare con me. Vieni qui quando vuoi. Non posso promettere che ci sarò sempre, ma...”
 
“D’accordo” dice Bruno, “grazie”
 
Fede gli rivolge un sorriso affabile e Bruno sente qualcosa svolazzargli in petto.
 
-Si sta solo comportando gentilmente- si rimprovera, -non complicare tutto.-
 
.
 
Non è facile riadattarsi al ritmo della vita tra i Madrigal. Bruno si sente come un tamburo fuori sincrono, che rovina le melodie fluenti delle sorelle e dei loro nuclei familiari.
 
“Zio Bruno” lo ammonisce Isabela, invitandolo a spostarsi, “vai da qualche altra parte” dice mentre cosparge di viti uno dei pilastri della casa.
 
“Attento, zio!” esclama Luisa, mancandolo di poco con la parte posteriore di un asino.
 
Dolores non dice niente, limitandogli a lanciargli uno sguardo cupo quando lo sorprende nel suo rituale di dare colpi al legno. Decide di farlo più silenziosamente.
 
Antonio di per sé non è un problema. I tucani, invece, sembrano ritenere i capelli di Bruno come ottimo materiale per la nidificazione: più di una volta ha dovuto nascondersi mentre Antonio li sgridava.
 
Mirabel, ovviamente, si è incaricata della missione di coinvolgere Bruno nella vita del villaggio, anche se in realtà lui pensa che i suoi abitanti non lo vogliano. Finora è riuscito ad evitare gli sforzi della nipote, ma sa che prima o poi qualcuno gli chiederà una visione.
 
L’unico che apparentemente non si imbatte in lui è Camilo. Bruno ha l’impressione di conoscerlo a malapena, lo ricorda come un bambino energico e birichino, ma crescendo ha iniziato a trascorrere sempre meno tempo in casa, preferendo stare fuori. Sa anche di non avergli lasciato la migliore impressione, a giudicare dalla canzone che Bruno aveva sentito per caso.
 
“Ha detto che mi nutro delle grida delle persone” dice Bruno, adombrato, strappando una risatina al suo interlocutore. “Come gli è venuto in mente? Per i ratti, okay, aveva ragione. Una figura di due metri, beh, aveva cinque anni quando mi ha visto l’ultima volta. Ma il resto?”
 
“Non credi che si sia inventato tutto solo per spaventare Mirabel?” taglia corto Fede. Hanno preso l’abitudine di incontrarsi vicino all’acqua. A volte Bruno porta qualche avanzo da sgranocchiare; stasera, c’è una bottiglia di vino che si passano reciprocamente.
 
“Forse” dice Bruno, “ad ogni modo, temo di non piacergli. È strano?” fa un gesto vago con la mano, “voglio dire, ha il diritto di non apprezzarmi. Ma vorrei che lo facesse. È decisamente strano”
 
“Tu sei strano” gli angoli degli occhi di Fede si increspano e la sua voce è dolce e affettuosa.
 
“Lo so” ridacchia Bruno, “ah, pazienza. Tieni”
 
Quando tende la bottiglia a Fede, le loro dita si sfiorano. Bruno continua a osservare gli occhi di Fede: il suo sguardo si abbassa, poi torna su, senza incontrare del tutto gli occhi di Bruno.
 
“Sai” dice Bruno dopo un momento di silenzio imbarazzato, “hai dovuto ascoltare tutte queste cose e ancora non so niente di te”
 
Fede fissa la bottiglia. “Non c’è molto da dire”
 
“Ah, andiamo” incoraggia Bruno, come ha imparato a fare da Mirabel. “Devi avere qualcosa di cui lamentarti. Qualcosa che ti tiene sveglio la notte”
 
Le labbra di Fede si contraggono in un sorriso.
 
“...hai mai l’impressione di non sapere davvero chi sei?” chiede piano.
 
Bruno apre la bocca per rispondere, poi ci ripensa. Fede continua.
 
“Quello che dicevi prima...sul voler essere apprezzato. Io voglio piacere agli altri. Ma se mi comporto in un certo modo solo perché mi apprezzino, stanno davvero apprezzando me? O solo chi fingo di essere?” Fede fa una smorfia, guardando altrove. “Scusa”
 
“Non devi scusarti” Bruno prende coraggio e appoggia la mano sul polso di Fede. Fede alza il viso, con evidente stupore e qualcosa che Bruno individua come speranza. “Tu...ehm...spero che tu senta di poter essere te stesso con me. Perché, insomma...guardami. Non ti giudicherò”
 
Fede alza la testa, gli occhi socchiusi. “Non posso” dice, “ma grazie. Lo vorrei”
 
Bruno conosce l’espressione sul suo volto. È sicuro di averla avuta molte, molte volte. Desiderio per qualcosa che non può esistere. Lo attira ad avvicinarsi, finché il suo naso sfiora quello di Fede.
 
Nota un breve lampo di una sensazione innominabile negli occhi di Fede prima che si chiudano, poi Fede colma la breve distanza.
 
Quando si separano, Bruno è a corto di fiato, il cuore gli batte all’impazzata e gli occhi di Fede risultano selvaggi. Lascia la bottiglia a terra e sale sulle gambe di Bruno.
 
“Ehi...”
 
Fede lo interrompe con un bacio. “Solo per stanotte” mormora, così piano che Bruno quasi non lo sente, “ti prego”.
 
.
 
Non è solo per una notte.
 
Ci provano, però. Parlano del villaggio, della famiglia di Bruno, occasionalmente di Fede, anche se rimane sempre evasivo. Ma alla fine Fede si ritrova in grembo a Bruno, la cui schiena è premuta contro un albero. Si aggrovigliano sul suolo, baciandosi come adolescenti.
 
Non va mai oltre. Fede si ferma sempre quando la situazione si scalda troppo e a Bruno non sfugge mai il distinto sguardo colpevole. Bruno non fa domande.
 
.
 
“Stai dormendo bene?” gli chiede Julieta un giorno.
 
“Ah, sai” risponde, “qualche incubo. Come sempre”
 
“Mh” lei è chiaramente poco convinta. Poi si addolcisce. “Perlomeno, sembri più felice ultimamente. Mi preoccupo per te, fratellino”
 
“Lo so, lo so” la bacia sulla guancia, “sto bene” esita, poi dice impulsivamente: “ho un nuovo amico”
 
Julieta quasi fa cadere mortaio e pestello. “Oh?”
 
“Sì. Si chiama Fede. È, uhm, una specie di animale notturno. Per questo sto sveglio fino a tardi”
 
Julieta alza gli occhi al cielo. “Beh, Fede può venire a cena quando vuole, ma digli che deve smetterla di tenere mio fratello sveglio tutta notte” ride mentre Bruno borbotta in protesta.
 
Tornando nella sua stanza, Bruno avverte gli occhi di Dolores su di sé. “Tutto bene, cara?”
 
“Ah” Dolores ha il suo solito sguardo sfuggente da ‘So un segreto’, poi si avvicina. “Quindi, stai uscendo ogni sera per incontrare il tuo amico?”
 
Bruno si acciglia. “Sì”
 
“Mh” un’altra occhiata ambigua, poi lei sparisce lungo il corridoio.
 
Bruno non ha bisogno del suo dono per capire che non è un buon segno.
 
.
 
Quando torna alla radura quella sera, Fede è assente. Bruno si accascia sulla solita poltrona e cerca di non concentrarsi sul dolore che avverte al petto. Ovviamente è riuscito a rovinare tutto subito, qualunque cosa sia. Qualunque cosa fosse.
 
-È solo per una sera- si dice, -forse non si sente bene-
 
Cercando di non farsi risucchiare in una spirale depressiva, si avvia arrancando verso casa.
 
.
 
Passano due settimane e non c’è traccia di Fede. È il tempo massimo che Bruno sopporta prima di fermare Dolores in cucina.
 
“Ascolta” dice, consapevole della patetica urgenza nella propria voce, “devo parlarti”
 
“Mh?” dice lei, con la bocca piena.
 
“Io...tu...lo conosci? Il mio amico? Perché dopo che sei scappata via lui, uhm, ha smesso di farsi vedere e mi chiedevo se gli avessi detto qualcosa o...non ti sto incolpando! Ma, uhm, se lo conosci, potresti passargli un messaggio?”
 
“Mh” Dolores annuisce.
 
“Okay” Bruno respira profondamente. “Digli che mi dispiace di aver parlato di lui a Julieta, se è questo il problema. Non deve venire a cena né altro! Solo che, uhm, mi manca davvero e spero che stia bene, e va bene anche se non vuole più incontrarmi, smetterò di aspettare, ma io...volevo che sapesse che tengo a lui” Bruno si passa una mano tra i capelli e sospira.
 
“Sta bene” la voce di Dolores ha una tonalità strana, “ma glielo farò sapere”
 
“Grazie” Bruno sorride goffamente, “e scusa. Ci vediamo”
 
“Zio Bruno” lo chiama mentre lui arriva sulla soglia. Qualunque cosa volesse dirgli sembra rimanga incastrata nella sua gola, e dice semplicemente: “non importa”
 
La mente di Bruno si concentra su cosa intendesse dirgli e quasi urta contro Dolores che porta una pila di piatti vuoti in cucina. “Oh, scusa” dice assente.
 
.
 
Cinque minuti prima dell’ora in cui normalmente esce per recarsi nel bosco, qualcuno bussa alla porta di Bruno. Prima di poter dire qualcosa, si apre, e Fede scivola nella stanza come un fantasma.
 
“Che velocità” Bruno, “uhm, è anche strano” si domanda come Fede abbia superato le porte di Casita – che non accetta intrusi – e le orecchie di Dolores, pensando che quest’ultima probabilmente ha aiutato.
 
“Mi dispiace di essere sparito” dice Fede con un debole sorriso. Si appoggia allo stipite della porta, nel tentativo di apparire rilassato, ma Bruno nota la tensione nelle sue spalle, e nel modo in cui le braccia sono incrociate al petto.
 
“È per qualcosa che ho detto?” Bruno si alza ma non si avvicina. Sembra esserci un baratro tra loro.
 
“Non esattamente” Fede sospira, “senti, i-io non intendevo andare tanto oltre” c’è un preciso ritmo nelle sue parole, quindi Bruno non interrompe, per quanto lo desideri. “Volevo solo esserti amico, e...sembrava che ne avessi bisogno e io...” la sua voce trema, “non intendevo innamorarmi di te”
 
Bruno lo fissa, cercando di assorbire quello che ha sentito. Fede fissa ostinatamente il pavimento. “E il punto è che, se mi conoscessi per davvero, non mi avresti baciato. Mi sono approfittato di te. E io...voglio davvero essere tuo amico, ma non penso di riuscirci. Quindi...volevo che sapessi che non è colpa tua. È colpa mia”
 
“Mostrami” la voce di Bruno si spezza. Fa un passo in avanti, Fede si appiattisce contro il muro, gli occhi larghi.
 
“Cosa?”
 
“Mostrami chi sei davvero. Lascia che sia io a decidere”
 
Fede scuote la testa. “Non capisci. Qualunque cosa tu possa immaginare, è ancora peggio”
 
Dovrebbe smetterla di insistere. Dovrebbe lasciarlo andare. Ma Fede, accanto alla porta, non se ne va: osserva Bruno, che fa un altro passo, e un altro ancora, verso di lui. “Okay, vediamo...sei un fantasma”
 
“Peggio”
 
“Un assassino”
 
“Peggio”
 
Bruno grugnisce per la frustrazione, cercando sul suo viso un suggerimento. Se solo potesse vedere...
 
Uno strano vento si alza intorno a loro, facendo roteare la sabbia presente sul pavimento. Fede inciampa in avanti, coprendosi la testa. “Cosa stai-”
 
Bruno gli afferra le braccia e lo trascina al centro della tempesta di sabbia. Così vicino, il viso di Fede è illuminato dal bagliore verde nelle iridi di Bruno. “Merda, non volevo!”
 
“Allora fermati!”
 
Ma le immagini iniziano già a formarsi. Persone, molte persone. Tutta la famiglia, vestita bene. Dolores indossa l’abito da sposa di sua madre, Mariano è al suo fianco, entrambi sono un po’ più adulti di ora. Bruno sorride, contento di avere una buona visione da riferire. Poi nota l’espressione di Fede, la segue e vede se stesso infilarsi in un corridoio laterale. Dopo un momento, qualcuno gli va dietro.
 
“Fermati” ripete debolmente Fede, mentre la visione si chiude su Bruno e un’altra figura, nascosta in un’alcova buia. Si abbracciano ma i capelli di Bruno oscurano il viso della persona. Sicuramente deve essere Fede?
 
Si separano e tutto diventa chiaro.
 
-Hai mai l’impressione di non sapere davvero chi sei?-
 
La tempesta si ferma, lasciando nelle mani di Bruno una lastra di vetro color smeraldo.
 
‘Fede’ è paralizzato, le sue braccia si riparano il viso. Le abbassa lentamente e rivolge a Bruno un pallido sorriso.
 
“Beccato” uno sbuffo e la forma di Fede diventa-
 
“Camilo”
 
La presa di Bruno si stringe sull’oggetto tra le sue mani. Il Camilo ritratto guarda Bruno con un sorriso affettuoso e scherzoso. Quello che ha davanti, sebbene simuli un’aria disinteressata, sembra pronto a scappare se Bruno fa la minima mossa sbagliata.
 
Il fatto è che Bruno non ha idea di quale sia quella giusta.
 
Cosa deve fare, esattamente, quando l’uomo di cui pensava di essersi innamorato si è rivelato essere il suo nipote mutaforma? Che si è oltretutto dichiarato? Dopo aver visto una profezia in cui sembra che i due intrattengano una relazione clandestina?
 
“In quale momento la mia vita si è trasformata in una telenovela?”
 
“Eh?”
 
Bruno fa una smorfia. “Non volevo dirlo ad alta voce”
 
Fa ridere Camilo e Bruno è improvvisamente pervaso da un’onda amorevole. Senza pensarci, attira Camilo in un abbraccio, appoggiando il mento sulla sua spalla. Lentamente, esitante, Camilo stringe le braccia intorno alla sua vita.
 
“Non sei arrabbiato con me?”
 
“Probabilmente dovrei esserlo” dice Bruno, “ma non lo sono. Sono solo contento che tu stia bene”
 
Camilo sbuffa: l’aria calda contro il suo collo provoca un brivido lungo la schiena di Bruno. Il suo cervello tenta di processarlo per qualche istante prima di decidere di gestire la patata bollente un’altra volta, quando il corpo di Camilo non è premuto contro il suo.
 
“Intendi dire che sei contento che Fede stia bene?” ribatte, riportando Bruno alla realtà.
 
“Tu e Fede siete persone diverse?” replica Bruno. La presa di Camilo sulla sua ruana si stringe.
 
“Non lo so” dice contro il collo di Bruno.
 
-Voglio piacere agli altri-.
 
“Okay. Ho un’idea” Bruno, con riluttanza, si scosta. “Vieni domani sera alla radura. Come Camilo, non Fede. Possiamo parlare e chiarirci”
 
Dio, spera di risuonare più fiducioso di quanto si senta in realtà.
 
“Domani sera” ripete Camilo, “okay”
 
Se ne va e Bruno rimane da solo, con ancora la visione in una mano. Dovrebbe frantumarla, riflette: se qualcuno la trova, se Pepa la trova...
 
“Casita” mormora, “hai un punto sicuro dove posso nasconderla?”
 
Una piastrella sul pavimento si rimuove obbediente rivelando uno spazio sottostante, grande abbastanza per la tavoletta. Bruno osserva un’ultima volta il se stesso del futuro prima di metterla via.
 
.
 
Bruno si aspetta di trovare la radura vuota quando arriva, ma un’immediata macchia di giallo coglie il suo sguardo. Camilo è sulla sua poltrona, a guardare il cielo. Quando sente Bruno avvicinarsi si tramuta brevemente in Fede, poi torna in sé. Sorride a Bruno.
 
“Ehi”
 
“Ehi” replica Bruno, sedendosi accanto a lui.
 
“Non ho mentito” dice Camilo, “su questo posto, intendo. È abbastanza lontano dall’udito di Dolores, quindi è adatto, sai, per lasciarsi tutto alle spalle”
 
“Un rifugio segreto” annuisce Bruno, “mi piace. Si potrebbe aggiungere qualche poster. Oh, potrei portare la mia tv!”
 
Camilo mette il broncio. “Cos’è, non ti intrattengo abbastanza?” il suo tono è leggero, ma Bruno ripensa alla loro conversazione.
 
“Tu vai bene” dice. Poi un pensiero gli balza in mente. “A proposito di Dolores...”
 
Camilo sospira. “Sì, beh, lei sapeva che uscivo e incontravo qualcuno, quindi quando ti ha sentito parlare con la zia ha messo insieme i pezzi. E poi mi ha beccato dopo che abbiamo parlato in cucina-”
 
“Eri tu?!” Bruno sente il sangue salirgli sulle guance.
 
“Mi hai sorpreso” Camilo ghigna, “non sapevo che la mia compagnia ti mancasse tanto”
 
“Ed ecco perché sei arrivato così velocemente” geme Bruno, sfregandosi la fronte.
 
“L’ho fatto per alleggerire il tuo dispiacere” Camilo batte le palpebre guardando Bruno, e, ecco. Quel fremito nel petto. Deve palesarsi sul suo viso, perché Camilo inclina la testa, curioso. “Cosa c’è?”
 
“Uh” dice Bruno, con aria ovvia. I suoi occhi si abbassano sulle labbra di Camilo, curvate in un sorriso felino. Non è diverso da quello della visione.
 
Camilo non dice nulla. Non deve farlo. L’aria è carica del peso della situazione.
‘Lo desideri ancora? Va bene?’
 
Lentamente, deliberatamente, Bruno avvolge il polso di Camilo tra le dita. Sente il respiro che viene trattenuto mentre traccia le linee del palmo con il pollice.
 
Camilo infila le dita della mano libera tra i riccioli di Bruno. “Devi lasciarmeli pettinare” mormora, poi lo attira.
 
Quando si separano, Bruno sorride.
 
“E adesso?” chiede Camilo, tra un bacio e l’altro lungo la barba di Bruno.
 
“Hai lo stesso odore. Mango, giusto?”
 
“Il mio shampoo?” Camilo alza gli occhi al cielo prima di baciarlo di nuovo. “Stramboide”
 
“Come ho detto” dice Bruno, portando la mano dietro la nuca del ragazzo e deliziandosi del sorriso che riceve, “lo so”.
  
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