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Autore: Hi Fis    15/06/2023    0 recensioni
AU per il finale di John Wick 2, con un lieve crossover con Cyberpunk 2077, principalmente per il legame tra V e Silverhand.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, John Wick
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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“…Grasso d’oca… fa tutta la differenza.”
Il ruminare osceno delle ganasce di Santino D’Antonio attorno al boccone tagliato alla batonnet, non riesce a nasconderne il compiacimento: perché per quanto la mano giocata fino ad ora gli sia costata quasi tutto, ancora gli restano carte da giocare.
Sono già in molti però, quelli pronti a giudicarlo come un empio arrogante:
“Jonathan…”
È un avvertimento, quasi una preghiera, quella di Winston, che però muore nel vento che è la furia di John Wick:
“Hai visto il menù? Ha un sacco di alternative.” e quando diviene inevitabile che un cane morda la mano che lo batte?
“Jonathan, dammi ascolto...”
Né Wick né D’Antonio però, hanno occhi, bocca, orecchi o sensi per qualcun’altro: ci sono solo loro in quella stanza, assieme con l’odio. Si riesce perfino quasi a respirarne l’afrore, mentre aleggia sui divani e le poltrone in pelle, scempiando le tende, i muri e i quadri del ricco lounge del Continental Hotel di New York.
“Un uomo può stare qui per molto tempo… senza mai mangiare lo stesso piatto due volte.”
“Jonathan… vai via.”
“Sì Jonathan…”
Ma…
 
TANG!
 
E perfino John Wick, l’uomo che in passato è stato mandato ad uccidere il fottuto uomo nero, si scopre a provare una nuova emozione oltre l’odio.
La Kimber Super Carry che brandisce è una .45 ACP con telaio in allumino: un souvenir della guardia personale di D’Antonio. Quella muta faccendiera che ha lasciato cadavere a raffreddarsi alla galleria d’arte neanche un’ora fa: è un’arma potente e leggera… ma il coltello da lancio in titanio che l’ha trapassata, occludendone la canna, non è tra le opzioni modulari con la quale sia normalmente equipaggiata.
È necessaria una forza e una mira non comune per compiere una simile azione, perfino nel loro ambiente: solo una persona saprebbe farlo eludendo i sensi di mister Wick… ma fino a quel momento almeno, era stata solo una leggenda.
“Baba Yaga.” l’accento è indefinito, ma inconfondibile: vagamente orientale, vagamente slavo.
È strano per Jonathan non essere la persona più pericolosa in una stanza: una sensazione sgradevole perché quasi dimenticata, che gli riporta alla mente i giorni del suo addestramento.
“…Santa Muerte.” mormora in un soffio e lieve inchino, distogliendo lo sguardo da D’Antonio.
Quanti se ne sono succeduti negli anni della violenta e felice storia del loro mondo! Quante volte i 12 Seggi della Gran Tavola hanno visto i loro occupanti succedersi uno dopo l’altro, così come del resto vale per colui che ne siede al di sopra…
Ma fin da quando il loro mondo esiste, fin da quado le sue regole furono scolpite nel sangue per la prima volta e i dobloni battuti nell’oro, solamente una è stata la mano impietosa di tutti i Reggenti, ereditata dal loro predecessore fin dai tempi di Caino:
“Può chiamarmi V, Jonathan.” afferma dal suo sgabello del bar con un sorriso nella voce, una bottiglia di tequila vuota per metà ed un minuscolo shot a farle compagnia.
L’aspetto è inconfondibile: metallo le adorna le fini cicatrici chirurgiche sul viso e sul collo, mentre occhiali a specchio ne celano completamente lo sguardo… da dove qualcosa di orribilmente crudo e primordiale osserva ogni cosa. La sua livrea espone i colori di antiche stragi: grigio canna di fucile, rosso sangue rappreso e l’oro che si usa come viatico per i morti. Santa Muerte non è come il resto di loro: l’ipocrita apparenza di civiltà che nel loro mondo prende la forma di completi antiproiettile tagliati su misura, in lei è completamente assente.
E che V sia l’iniziale del suo nome, perduto assieme alla sua lingua natia nel Diluvio, o un semplice pseudonimo, nessuno l’ha mai saputo: Santa Muerte non è famosa per soddisfare la curiosità altrui.
“Winston…” commenta poi alzandosi flessuosa dallo sgabello del bar e dirigendosi verso il tavolo di D’Antonio: “…Sei invecchiato.”
Un complimento che il direttore del Continental riceve nello stesso spirito con cui gli è stato tributato:
“Mentre voi siete rimasta uguale al nostro primo incontro, milady Santa Muerte.”
“Bellissima?” chiede, osservandolo da sopra una spalla.
“Letale.” risponde con un sorriso il direttore, affrettandosi poi per aggiungere una sedia al tavolo di D’Antonio, così che possa accomodarsi.
 Lo sguardo che rivolge a Jonathan lo sprona a fare lo stesso per sé:
Mercì.” lo ringrazia V, aspettando che anche il famigerato John Wick si unisca a loro.
Non c’è scampo: la letalità di Santa Muerte è dopotutto la sola ragione per cui sia rimasta la Mano del Reggente. Se anche assassini famigerati possano sorgere negli anni, ricevendo per le loro leggendarie gesta pittoreschi soprannomi… mai nessuno ha pensato di poterla eguagliare. Ma per il resto della sala, che è rimasta in silenzio ad osservarli fino a quel momento, lo spettacolo è ormai giunto alla fine: da una tasca interna della giacca, Santa Muerte pesca ed espone sul tavolo un largo doblone color onice, con esposto lo stesso memento mori che porta come cammeo sul bavero, in oro e avorio.
“Faccia sgomberare la launge, direttore. Lei potrà restare, se lo desidera, ma dovrà rispettare il silenzio dell’uomo morto.”
Per parte sua, Winston non deve ripeterne l’ordine: l’autorità di cui Santa Muerte è allo stesso tempo rappresentante e fonte da tempo immemorabile, fa sì che ogni altro occupante della sala soddisfi la sua richiesta, abbandonando all’istante tavoli e sgabelli, pasti e sigari, in un operoso trapestio compiuto in timorato silenzio.
È gentile Santa Muerte ad aver formulato la sua richiesta in quel modo: senza prevaricare, almeno nella forma, l’autorità di Winston nel suo hotel. Una gentilezza che il direttore naturalmente coglie:
“Posso portarle qualcosa nel frattempo?”
“Il mio favorito, prego.”
“Vodka on the rocks, succo di lime e ginger beer se ricordo bene…” recita Winston alzando il divisorio e portandosi dietro il bancone: “…E uno spruzzo d’amore, ovviamente.” aggiunge con un paterno sorriso, cominciando a scolpire il ghiaccio necessario.
Un breve sospiro divertito è l’unico commento che la Mano del Reggente tributa al direttore, facendo cenno allo stesso tempo a John di passarle la pistola, ancora con la lama incastrata.
“Devo ricordarle, mister Wick, che le regole proibiscono di condurre affari sul territorio del Continental.” comincia con dolce lentezza: “…Incidentalmente, questa è anche la ragione per cui la sua mano sia ancora attaccata al polso.”
Un lieve rimprovero, sottolineato però dall’estrazione della lama dalla canna… e seguita dalla distruzione di ciò che ne resta nel pugno: il breve gemito del metallo che cede nella stretta risulta piuttosto sgradevole ai presenti. Schegge e frammenti le cadono dalla mano guantata sulla tovaglia: una mano strana, dalle dita… piuttosto spesse.
“…Allo stesso tempo, mister D’Antonio…” aggiunge prima che il famigerato temperamento di Baba Yaga possa riaccendersi: “…purché nel frattempo lei non riceva danno, le stesse regole non proibiscono affatto al mister Wick di trascinarla in mezzo alla strada, dove potrà poi abbatterla come un cane con agio.”
“…Sembra che nessuno abbia mai avuto il coraggio di verificare fino in fondo quanto le nostre regole ci lascino comunque spazio di manovra. Confesso, che ne sono un po’ delusa.”
“Io siedo alla Gran Tavola…”
“Non ancora mister D’Antonio: non del tutto. E in ogni caso, io rappresento colui che ne siede al di sopra.” con una rara dimostrazione di assennatezza, Santino D’Antonio decise di chiudere la bocca.
Ogni cosa, in quel momento, dipende dalla donna seduta con loro… e dal cocktail che Winston le serve, posandoglielo davanti e segnandosi le labbra con la mano libera: da quel momento in poi, fino al termine di quella seduta, il suo sarebbe stato il silenzio della tomba. Sarebbe rimasto un mero testimone di quel raro portento che è V in carne e ossa, a cui era proibito sia interferire, che sedere con loro al tavolo. Anche con la sua lunga vita, era solo la seconda volta che Winston vi assisteva, e non ve ne sarebbe stata una terza.
Santa Muerte si concede un momento ancora, osservando D’Antonio e Wick da sopra il suo bicchiere e dietro gli occhiali a specchio, gustando a piccoli sorsi il cocktail guarnito con una singola fetta di lime: quasi perfetto. Quasi come quello che un’altra persona aveva preparato per lei, in altri luoghi e tempi… per celebrare una vita finita troppo presto.
Santa Muerte percepisce l’odore della paura negli uomini seduti al suo tavolo: è appagante sapere di avere quell’effetto perfino sul famigerato Baba Yaga.
“Mi trovo qui poiché il Reggente si dispiace dei recenti eventi... la lettera della legge e il suo spirito sono in contrasto.” pronuncia solenne.
A questo serve la mano del Reggente: a portare giustizia in un mondo di assassini come il loro, in cui lo stesso concetto è… effimero. La sua ovviamente è una giustizia draconiana, spietata… ma è giustizia non di meno. Nel loro mondo, coloro che invocano di aver servito e che sarebbero stati al servizio, lo fanno alla volontà collettiva di un mondo di cui V è da sempre l’ago della bilancia. Giudice, giuria e morte ineluttabile… ma soprattutto, allo stesso tempo, giusta: lei è il morso che spezza. La prova che porta alla distruzione in caso di fallimento: non deve sorprendere che anche Baba Yaga si sia arreso ad essa. Dopotutto, cos’altro gli resta da perdere?
“Un membro della Gran Tavola è stato ucciso recentemente: da lei mister D’Antonio.”
“È stato John Wick a farlo…” interrompe Santino con appena un cenno della sua consueta arroganza.
“Mister John Wick è stato solo l’accessorio all’atto. Il coltello se vuole, mister D’Antonio. Ma la mano che l’ha brandito? Quella è stata la sua.”
D’Antonio riesce a non urlare mentre Santa Muerte gli spezzava la terza falange del mignolo destro: interrompere V aveva i suoi rischi e la falange gli era stata quasi estirpata di netto.
“…Normalmente, l’assassino di un membro della Gran Tavola al di fuori dei rituali sanzionati incorre in gravi penalità… come sono sicura lei sappia. L’aver usato un pegno non è però, almeno di fronte alla lettera della legge, una violazione delle nostre regole: lei ha usato un tecnicismo, ma è riuscito ad ottenere ciò che desiderava. L’investitura, almeno in potenza: le mie congratulazioni.”
“…Tuttavia, il modo in cui l’ha ottenuta, per non parlare poi del suo fallimento nell’eliminare l’arma con cui ha fatto uccidere Gianna D’Antonio, e il penoso spettacolo dei suoi uomini per le strade di Roma e New York, alimenta molti dubbi nel cuore della Gran Tavola. Ci si chiede, se lei sia all’altezza del ruolo che rivendica. Senza dimenticare che, mentre le disposizioni di successione lasciate da suo padre per il Seggio che occupava erano pubblicamente note, la stessa cosa non può dirsi per quelle del suo predecessore, sostenitori della quale ancora hanno un peso all’interno delle Famiglie.”
“…In breve, mister D’Antonio, il suo insediamento causerà come minimo una… mhh… decimazione disciplinare nella sua organizzazione, e un periodo d’instabilità, che molti nella Gran Tavola non vedono al momento di buon occhio. Le è concessa ora la parola.”
“Ne avevo il diritto.” afferma Santino, tenendosi il dito fratturato: “…Ne avevo il diritto e l’ho esercitato: l’ha detto lei, no? La lettera della legge è stata rispettata. Se c’è qualcuno che deve pagare per la morte di mia sorella, è l’uomo che mi siede di fronte.”
“Mister D’Antonio, lo stesso cavillo vi protegge entrambi: costretto com’era dagli obblighi di un pegno, anche Baba Yaga è nominalmente al riparo dalle conseguenze in cui si incorre quando si elimina un membro della Gran Tavola. Cosa che lei certamente sapeva, o non avrebbe emesso una taglia così cospicua sulla sua testa. E a questo proposito: il suo cellulare, prego.”
La lezione inflitta nella carne, convince D’Antonio a soddisfare la richiesta di Santa Muerte con la massima celerità: con brevi e rapidi gesti, V accede al registro delle chiamate nel cellulare di Santino, premendo un’icona e mettendo poi in vivavoce per il resto del tavolo.
Come posso aiutarla?
“Vorrei chiudere un conto aperto di recente.”
“…Nominativo?”
“Jonathan Wick.”
Codice?”
“Zero Uno.”
…Rimanga in attesa prego.”
“C’è qualcosa che vuole chiedere, mister Wick?” il sorriso che Santa Muerte espone la fa apparire più giovane di quanto già non sembri:
“…Non credevo che un conto potesse essere chiuso.”
“È relativamente facile conservare i privilegi amministrativi di un sistema che si è contribuito a creare.”
“…Codice accettato e ordine processato. Che termine preferisce?”
“Immediata, con disseminazione globale.”
Procediamo, milady Santa Muerte.
Per parte sua, è solo dopo aver chiuso la chiamata che V infligge al cellulare di Santino D’Antonio lo stesso destino già subito dalla Kimber Super Carry: anche questa volta, il breve sfrigolio e le scintille liberate dai componenti interni non sembrarono disturbare affatto la Mano del Reggente.
“Lo trovo… profondamente ingiusto.”
“Mister D’Antonio: si tratta di una misura necessaria verso il soggetto di un’udienza formale. Non vorremmo certo che elementi esterni causino ulteriore disordine in questa situazione già così complicata…” è la suoneria del cellulare di Winston questa volta ad interrompere la seduta.
Dopo aver letto la notifica ricevuta, e sempre senza proferire un fiato, il direttore del Continental avvicinò il suo cellulare a Santa Muerte, perché anche lei potesse prendere visione della conferma che la taglia sulla testa di Baba Yaga era stata annullata.
Un breve cenno del capo di V, e il direttore tornò ad assistere da 2 passi di distanza, placido come un mare in bonaccia: probabilmente, anche a causa del fatto che al suo cellulare fu concesso di restare intatto.
“Anche in questo caso, è chiaro che lei lo favorisce. Forse la Gran Tavola dovrebbe sapere che la Mano del Reggente non è affatto equa come si dice…”
“Attento, mister D’Antonio: dubitare delle mie azioni è un insulto al Reggente. Ma comprendo il suo punto di vista: mi permetta di essere quanto più chiara possibile: quella che le appare come preferenza, altro non è che considerazione.”
“…Considerazione?”
“Verso i numerosi raggiungimenti di mister Wick. Raggiungimenti che, e perdoni la franchezza, al momento mi appaiono… difficili da eguagliare. Anche nel caso che intendesse procedere nella sua investitura.”
“…Credo di capire.”
“Ne sono lieta. Le nostre regole sono importanti: senza di esse, vivremmo… come gli animali. Ma allo stesso tempo la Gran Tavola, e ancor di più il Reggente, guardano ai risultati raggiunti. Lei ha acceduto, mister D’Antonio: se la sua scelta fosse ricaduta su una lama di minor pregio, non mi troverei qui.”
“No… non lo sarebbe, ha ragione.”
“Conseguenze, mister D’Antonio: conseguenze. E dunque, le sue scelte: lei può decidere di non procedere oltre. Il ritiro della sua candidatura verrà accettato lietamente, e il Reggente in cambio nominerà un successore al Seggio di sua sorella tra i membri delle Famiglie. La sua organizzazione beneficerà del prestigio che ne deriva per molti anni a venire.”
“Ma questo non impedirà a mister Wick di… freddarmi come un cane in mezzo ad una strada, non è vero?”
“Purché non riceva danno fino a quando non ha lasciato l’ultimo gradino del Continental, no.”
“E l’alternativa?”
“L’alternativa è che lei proceda nell’investitura, rinnovando il suo giuramento alla Gran Tavola qui e ora. In quel caso verrà insignito di tutti i privilegi che le competono a valle di una seduta straordinaria della Gran Tavola, da tenersi tra quattro albe.”
Quattro, così da dare tre giorni di lutto per commemorare il proprio predecessore secondo creanza… e per dare alle organizzazioni che sostenevano i Seggi della Gran Tavola, il tempo necessario per appianare eventuali contrasti interni sul candidato.
La velocità con cui Santino D’Antonio mise il ginocchio a terra, abbandonando il tovagliolo che aveva ancora sulle gambe, avrebbe fatto invidia ad un assassino comune:
“Io ho servito e sarò al servizio!” recitò a mani giunte e testa bassa, con la falange del mignolo spezzato come unica nota stonata alla sua posa da postulante.
“…Come Mano del Reggente, prendo atto ufficialmente della sua dichiarazione d’intenti. E dove organizzerà la seduta della Gran Tavola?”
Oh, l’espressione di interdetta sorpresa sul volto di Santino D’Antonio fu un balsamo per Winston, che non poté impedirsi di sorridere: un’espressione riprodotta in modo quasi simmetrico nel volto di Baba Yaga, per quanto in modo più riservato.
Lo tenevano per il gozzo:
“Come ho fatto menzione a mister Wick, sul territorio del Continental nessun affare può essere condotto, mister D’Antonio. Ed esiste forse qualcosa di più ufficiale dell’investitura ad un Seggio della Gran Tavola?”
Solo in quel momento Santino D’Antonio davvero comprese.
“…E mi permetta di ricordarle: i suoi privilegi entrano in vigore solo a valle della sua investitura formale.”
“Ca… capisco.”
“Me ne compiaccio: la prego ora di determinare il luogo per la sua investitura.”
“…Glielo farò sapere a breve.” rispose D’Antonio, cercando di inghiottire il suo terrore.
La sua morte era sempre stata inevitabile, fin da quando era venuto ad esigere il suo Pegno da John Wick. E ora lo sapeva: perché in un modo o nell’altro, avrebbe lasciato il territorio del Continental… e quando questo fosse avvenuto, la sua morte sarebbe giunta ineluttabile.
“Non oltre l’alba, mister D’Antonio: ho altri doveri di cui occuparmi.”
Santino riuscì solo ad annuire:
“Questa udienza è terminata.” annunciò Santa Muerte, riafferrando il doblone sul tavolo e ponendolo di nuovo nella tasca.
“Direttore, accompagni mister D’Antonio nella sua camera prego: appare… affaticato. L’emozione, senza dubbio.”
“Senza dubbio.” le fece eco Winston, posando una mano sulla spalla di Santino e aiutandolo ad alzarsi.
“…Poi mi raggiunga con il suo concierge: questa situazione ha alcune conseguenze anche per lei.”
“Certamente, Santa Muerte.”
La Mano del Reggente attese di essere sola nella stanza con Wick per parlare nuovamente:
“È soddisfatto della risoluzione, mister Wick?”
“Sì.”
“Eccellente. Se avesse… sfortunatamente ecceduto nei suoi intenti al Continental, la Gran Tavola sarebbe dovuta cadere su di lei come un maglio. Mister D’Antonio è ancora un pretendente, per quanto poco gli resti. Conseguenze, mister Wick. La Mano del Reggente è stata stesa su di lei, ma spero comprenda che questo non la pone al riparo da future prenotazioni fatte a suo nome, o dai rituali di Vendetta.”
“Ne sono al corrente.”
“…Tuttavia, essendo questi affari che si compiono al di sotto della Tavola, non credo avrà troppo di cui preoccuparsi.”
Una considerazione a cui Baba Yaga rispose con un cenno d’assenso:
“La lascio, mister Wick.”
“…Posso chiederle…” la interruppe quando Santa Muerte si era già alzata dal tavolo: “…Come mai ha deciso di intervenire?”
“…C’è stato un uomo un tempo: Braccio d’Argento. Era importante. E lei me lo ricorda abbastanza.”
“…Buona sera, Santa Muerte.”
“Buona sera, Baba Yaga.”
 
***
 
Charon e Winston si presentarono nello studio di quest’ultimo pochi minuti dopo: al contrario di molte altre stanze del Continental, questa aveva una rara atmosfera, di pigra intimità. Santa Muerte non sarebbe stata sorpresa se avesse scoperto che Winston ne calpestava i pavimenti calzando più frequentemente comode espadrillas.
“Milady.” la salutò il concierge, chinando lievemente la testa.
“Charon, corretto?” chiese senza girarsi, restando ad osservare in piedi le fiamme che danzavano nel camino.
“È così.”
“Grazie per essere venuto.”
“È un piacere.”
Solo Winston prese posto a sedere: aveva un sorriso decisamente compiaciuto.
“…Non sono soddisfatta, Winston.”
“A che proposito? Per quanto mi concerne, trovo la sua risoluzione degli eventi… impeccabile.”
“La sua condotta. Lei mi ha… deluso.”
Frase che fece scomparire il sorriso dal volto di Winston con repentina subitaneità:
“Lei è sempre stato un bastione di neutralità. Lei è New York. È suo dovere. Ma neutralità non significa affatto indipendenza: poco o nulla è stato fatto da parte sua per prevenire o guidare gli eventi che si sono appena conclusi. Vi ha assistito, senza fare molto altro che registrare pegni e ascoltare istanze.”
“…Ammetto che riferire la situazione non è qualcosa a cui abbia pensato.” affermò contrito il direttore dopo un momento.
“Ecco perché ho deciso di farlo io, signore.”
Una delle rare occasioni in cui Charon riuscì davvero a stupirlo: al punto, che Winston non riuscì davvero ad infuriarsi del fatto che il suo concierge avesse agito alle sue spalle.
“Sembra che abbia rari amici, Winston. Ma la sua condotta avrebbe potuto metterli in pericolo.”
“…Ci saranno conseguenze?”
Prima di rispondere, Santa Muerte si girò a guardarli: si era tolta gli occhiali, e il suo sguardo nudo fu estremamente sgradevole da incrociare, perché aveva orbite color tenebra. Niente sclera, iride o pupilla: solo oscurità.
“…No. Si tratta di una riprovazione informale. Potrebbe però essere giunto il momento di scegliere il suo successore: suo figlio ad esempio potrebbe trarre gran beneficio dalla posizione. E forse anche lei.”
“…”
“Crede davvero che ci fossero informazioni del nostro mondo che io non possa conoscere? La madre di suo figlio è stata una mia allieva, dopotutto.”
“Ah. Questo spiega alcune cose...” commentò il concierge con un compito sorriso.
Il trillo del telefono interruppe l’imbarazzo di Winston e fu per questo estremamente benvenuto: Charon, premuroso come sempre, non fece aspettare, afferrando la cornetta prima che il quarto trillo si fosse concluso.
“Sì? … Capisco.” affermò, riagganciando la cornetta e tornando a raggiungerli: “…Sembra che mister D’Antonio si sia appena sparato nella sua stanza, signore.”
“È morto?”
“Temo di sì, signore.”
“…Eppure gli era stato ricordato più volte che affari ufficiali non possono essere condotti sul territorio del Continental.” sospirò infastidito Winston.
“Forse era un po’ duro d’orecchi?”
“…Pare dunque che la mia permanenza nel suo stabile sia giunta alla fine, direttore.” affermò Santa Muerte inforcando di nuovo gli occhiali a specchio.
Un gesto che Winston corrispose alzandosi a sua volta e porgendole la mano:
“Così sembra. Come sempre, siamo onorati dalla sua visita, Santa Muerte. Spero che la permanenza l’abbia soddisfatta e le porgo i miei ringraziamenti, assieme alla gratitudine per i suoi profondi consigli. Col suo permesso, andrei a risolvere l’ultimo problema lasciatoci da mister D’Antonio.”
“Vada pure: le auguro che quello sciocco arrogante abbia almeno lasciato una moneta per i servigi che renderà.”
“Le maniere fanno l’uomo, Santa Muerte, ma non si preoccupi: sono certo che in caso contrario le Famiglie salderanno il conto.”
“Le faccio strada, milady.” esalò Charon, aprendo la porta dello studio:
“Grazie Charon. Direttore.”
“Santa Muerte.”
L’ultimo pensiero che il direttore si concesse prima di lasciare lo studio a sua volta fu: quale sarebbe stato il modo migliore di rivelare a John Wick la loro parentela?
  
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