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Autore: aelfgifu    20/06/2023    4 recensioni
Genzo Wakabayashi, degente in ospedale dopo l’infortunio durante i quarti di finali olimpici Giappone-Germania, annuncia a Karl-Heinz e Hermann che si trasferirà al Bayern Monaco. [Ispirato dai capitoli 117-119 di Rising Sun].
Genere: Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tre amici'
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A Farewell to Our Green Years - Genzo 

 

POV Genzo Wakabayashi 

 

Schneider è passato in ospedale per vedere come stavamo, e ci ha trovati che sghignazzavamo sfrenatamente. 

“E meno male che siete più morti che vivi, razza di sciagurati” è stato il suo esordio, da capitano dei miei stivali. 

Noi stavamo ridendo per il video che è stato costretto a fare per penitenza, per aver perso la partita: uno spogliarello sulle note di “Moulin Rouge”.

"Uah uah” sghignazzava Hermann “questa roba è epica, dobbiamo metterla in cassaforte!“

“Cancella subito quel video” gli ha ordinato Karl. 

“Fossi scemo!” gli ha risposto lui. 

Karl ha abbozzato un mezzo sorriso; si capiva che non aveva voglia di stare a litigare. Poi si è avvicinato all’attaccapanni, dov’era ancora appesa la mia maglia tutta sporca e lacerata, e l’ha presa. 

“Ho dato la mia maglia a Ozora, te la farà avere; nel frattempo prendo la tua”. Dopodiché ha fissato la maglia, ha fissato gli strappi provocati dai suoi tacchetti, e un’ombra è scesa sul suo viso. Temevo stesse per scoppiare a piangere. 

“Dai” gli ho detto “non volevi farmi male, lo so”. 

Lui ha fatto un profondo sospiro e si è passato una mano sugli occhi. E ha incominciato a parlare, parlare, si è lanciato in uno di quei discorsi programmatici che fa lui, à la Kaiser. Ora tornerà a casa e incomincerà subito ad allenarsi, l’anno prossimo vuole la Bundesliga, vuole la Champions, vuole battere il Barcellona, vuole tutto. 

Io ho ripensato a tutto quello che mi era passato per la mente in queste ultime ore e finalmente mi sono deciso. 

“Sfideremo Tsubasa insieme”  ho esclamato. “L’anno prossimo verrò a Monaco”. 

Il silenzio è sceso nella stanza, un silenzio pesantissimo. Karl ha trattenuto il respiro mentre dicevo finalmente quello che avrebbe voluto sentirsi dire da me un anno fa. Ma se Karl-Heinz è un uomo dai grandi silenzi, e il fatto che abbia manifestato la sua contentezza trattenendo il respiro non mi ha meravigliato, il silenzio di Hermann è stato micidiale. Hermann che improvvisamente tace: non è una cosa umana. 

“Oh, no” ha mormorato alla fine.  L’ho guardato negli occhi: c’era tutta la desolazione del mondo.

“Tu te ne vai e io impiegherò mesi per rimettermi in piedi. Bell’affare” ha detto. E di fronte a lui che cercava di nascondere il suo avvilimento, mi sono sentito in colpa. Lui lo sapeva, ne abbiamo parlato più volte, ma vedere la sua espressione così desolata mi ha fatto entrare una lama di luce nel cervello. Quando Karl-Heinz era già impegnato a brillare per conto suo a Monaco, chi c’era con me? C’era questo ragazzo buono e rumoroso, generoso e intelligente, la mia spalla, quello che mi sosteneva, che stemperava i miei malumori.  Ora io vado via e tanti saluti al mio migliore amico.

“… e mi lasci solo…” 

“E dai, Hermann. Tu non c’entri niente”. 

“No, lo so, per carità, hai ragione da vendere. È che prima lui” e ha indicato Schneider “poi tu” ha alzato la mano verso di me “il terzetto d’oro delle giovanili dell’HSV si dissolve definitivamente…” 

“Ma accidenti a te, Hermann” ha protestato Karl-Heinz. 

“Eggià… non abbiamo più quattordici anni” ho commentato io. 

A quel punto ci siamo guardati in faccia, siamo tornati per un momento i tre ragazzini inseparabili che eravamo un tempo. E alla fine è stato Hermann, il solo tra noi che non ha mai avuto paura di dire le cose, di manifestare i suoi sentimenti, a buttare fuori quello che Karl e io non avremmo il coraggio di esprimere a voce alta. 

"Ragazzi, per quello che può valere… vi voglio bene”


 
  
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