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Autore: by ila    28/06/2023    2 recensioni
Un bacio ricevuto o dato non è mai uguale. E Ash Ketchum ne ha ricevuti parecchio dal gentil sesso. Ma ce n'è stato uno, in particolare, diverso dagli altri. Cos'ha provato quando è accaduto e sopratutto perchè è così irascibile difronte alla sua migliore amica Misty?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Delia Ketchum, Misty | Coppie: Ash/Misty
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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RAINBOW
 
Ash camminò lungo il sentiero alberato con il suo fedele e inseparabile amico Pikachu aggrappato alla sua spalla, stavano tornado a casa dalla regione di Kalos. Il suo viaggio si era appena concluso e non pensava più a ciò che era appena accaduto in quella stazione salutando i suoi amici, come non pensò più all’ennesima sconfitta subita ma pensò, al contrario, a tutte le persone e i Pokèmon nuovi conosciuti.
E si sentì sereno.
Non immaginava nemmeno quanto questa pace interiore avrebbe avuto vita breve.
“Guarda Pikachu! Finalmente siamo a casa!”
Dalla solita collinetta ammirò la sua Biancavilla, così tranquilla e pacifica. Il pokèmon giallo saltò giù dalla sua spalla e insieme si misero a correre per il vialetto che gli era tanto mancato.
“Facciamo una gara!”
“Pika!!” squittì il roditore scattando in un secondo.
“Pikachu! Non vale! Sei partito prima!!! Imbroglione!!!” gridò l’allenatore inseguendolo.
Pikachu arrivò quasi subito alla porta di casa e vide Ash raggiungerlo poco dopo ansimante.
“Sappi che mi devi una rivincita!” disse mentre entrava in casa.
“Ehi, mamma! Sono a casa! Sono io, Ash!” chiamò mentre si toglieva le scarpe con Pikachu vicino
“Oh! Guarda chi si vede! Ash! Che fortuna! Non pensavo proprio di riuscire a vederti così presto!”
Una sorridente ragazza dalla voce squillante a lui così familiare, fece capolino apparendo dalla cucina facendo perdere di un battito l’allenatore di pokèmon. Rimase lì a guardare l’esile figura dai capelli dello stesso colore del tramonto che c’era in quel momento, con quei suoi occhi acquamarina inconfondibili, mentre vide Pikachu, visibilmente contento, saltarle in braccio senza esitazione salutandola felice.
“Pikachu- pi!” esclamò felice, strofinando il musetto contro la guancia della ragazza che lo prese al volo tra le sue braccia.
“Pikachu! Come sono contenta di vederti! Mi sei mancato!”
“Misty. Cosa ci fai tu qui?”
Il tono di Ash le parve piatto, distaccato, quasi privo di ogni emozione e a Misty sembrò strano e inusuale. Non sembrava neanche lui. Di solito era sempre felice di vederla, ma non questa volta. Ma decise di non darci peso pensando e giustificando che magari fosse solamente stanco per il viaggio.
“In realtà non pensavo proprio di riuscire a vederti, sai, perché domani riparto per Celestopoli e non mi
aspettavo di certo che saresti rincasato così presto. Tua madre mi aveva detto che eri di ritorno, ma non sapeva bene quando. E invece eccoti qua! Che fortuna! Almeno ci siamo potuti salutare!” gli rispose lei
regalandogli uno dei suoi più bei sorrisi.
Ash non riuscì a sostenere lo sguardo di lei così felice e spensierato e lo distolse facendo finta din mettersi a posto la visiera del capello. Gesto che a Misty non sfuggì. Lo conosceva fin troppo bene per sapere che qualcosa non andava, ma decise comunque di continuare a dare la colpa alla stanchezza.
“Ti ho chiesto cosa ci fai qui, in casa mia Misty. Non mi interessa sapere cosa hai pensato.”
“Pika-Pi!!” rimproverò il suo amico
La ragazza lo guardò sorpresa, interdetta dalla sua voce così fredda. Qualcosa dentro di lei si spezzò. Pikachu la sentì irrigidirsi improvvisamente e la guardò preoccupato, poi guardò il suo allenatore che di colpo aveva
cambiato espressione e si rattristò.
Misty, si rese presto conto che non aveva difronte il solito Ash. Ma non si fece intimorire più del dovuto in quanto lei, capopalestra di una città importante come Celestopoli e orgogliosa fino al midollo tanto quanto l’allenatore che adesso stava fissando, non avrebbe mai permesso alle sue emozioni di esplodere rivelando quanto le facesse male quell’atteggiamento tanto ostile.
Cos’era successo? Non si aspettava di certo un abbraccio da parte del ragazzo, ma nemmeno un simile affronto. Lei, da parte sua, era veramente felice di rivederlo.
Chiuse gli occhi, fece un lungo respiro e si schiarì la voce.
“Sono appena stata dal prof. Oak per mostragli dei nuovi pokèmon d’acqua affrontati in palestra e volevo una sua opinione. E visto che devo aspettare i risultati domani, sono venuta a far visita a tua madre che mi ha ospitato per la notte. Adesso lei è fuori per una commissione e mi ha lasciata qui con mr Mine e…”
“Beh adesso ci sono io.” la interruppe.
“Si Ash, ti vedo. Ma…”
“Niente ma. Puoi stare qui visto che è stata mia madre a dirtelo.” si voltò dandole le spalle “Io vado a farmi
una doccia. Vieni Pikachu.”
Pikachu guardò la ragazza che gli sorrise facendogli cenno di andare con lui e lo fece scendere, lo seguì e
insieme si diressero al piano di sopra mentre a Misty non le sfuggì il suo borbottare “Mia madre non perderà mai il vizio di invitare sempre chiunque senza mai prendermi in considerazione, dannazione!”
La ragazza gli stava per rispondere per le rime quando sentì Ash sbattere forte la porta del bagno e chiudersi dentro.
“Idiota. Ma che diavolo ti è preso?!” imprecò tra sé e sé mordicchiandosi un’unghia, mentre sentì la serratura dell’ingresso scattare e il pokèmon pagliaccio Mister Mine correre ad aprire.
“Eccomi qua cara, sono a casa.” disse Delia posando le borse sul tavolo
“Ben tornata, sig. ra Ketchum.”
“Oh Misty. Quante volte te lo devo dire di chiamarmi Delia. Sei come una figlia per me, lo sai.”
“Si…mi scusi Delia…è che sono solo un po’ scioccata, ecco tutto.”
“Scioccata?! E per quale motivo? E’ successo qualcosa?”
In quel momento apparve sulle scale il pokèmon elettrico di Ash che felice corse incontro alla donna.
“Oh Pikachu!” disse lei sorridendo e prendendolo in braccio “Ma allora, questo vuol dire che…”
“Sì mamma, sono a casa.”
Ash raggiunse il gruppo indossando una maglietta e una tuta puliti con un asciugamano attorno al collo e Misty notò che aveva ancora i capelli umidi.
“Ash! Tesoro mio, fatti abbracciare! Mi sei mancato!” Delia andò dal ragazzo.
“Anche tu.” Delia abbracciò affettuosa il figlio ma il ragazzo con garbo la allontanò “Scusa mamma, ma il viaggio è stato faticoso e credo che andrò a dormire.”
“Così presto? Non vuoi mangiare prima?”
“No, grazie. Non ho fame e...”
“Ma ti ha dato di volta il cervello per caso?!”
Ash e Delia si voltarono e videro Misty fissare lui con rabbia
“Come scusa?” le chiese innervosendosi
“Non preoccuparti cara, è tutto a posto.” Delia aveva già intuito che da lì a qualche secondo sarebbe scoppiata una lite tra i due e voleva calmare gli animi, ma Misty non era della stessa idea. Aveva già trattenuto troppo per i suoi gusti.
“Perché non ti fai gli affari tuoi una buona volta?!” sbottò Ash
“No, caro il mio maestro dei miei stivali!” ribattè lei alzando la voce.
“Ripetilo se hai il coraggio!” rispose lui alzando il tono.
“Certo. Perché questo sei da quanto sei entrato da quella porta. Puoi anche avercela con me perché ti sono piombata in casa senza avvisarti, ma non prendertela con tua madre che si è fatta in quattro cucinando anche i tuoi piatti preferiti, contenta di rivederti. E tu cosa fai invece, anzichè ringraziare e stare un po’ in sua compagnia dopo tutto questo tempo lontano da casa, la snobbi dicendo che vuoi andare a dormire? Ma da quale cervello idiota sei uscito stavolta, eh?!” disse tutto d’un fiato.
Ash fissò Misty sbalordito dalla ramanzina ricevuta. Gli occhi di lei trapelavano un fuoco iracondo che conosceva fin troppo bene, quasi nostalgico. Si rese conto che aveva maledettamente ragione. Da quando aveva varcato la soglia di casa si era comportato male, prima con lei e poi con sua madre. Calò un silenzio teso fino a che Delia non mise una mano sulle spalle dei due ragazzi calmandoli.
“Adesso basta, ragazzi. E’ un giorno di festa dopotutto ma se ad Ash non gli va di mangiare lo farà domani mattina.”
Poi uno strano rumore all’altezza dell’addome proveniente dell’allenatore disse chiaramente ai presenti che era contrario ad andare a letto senza cena.
“Sarà, ma a giudicare dal brontolio mi sembra che il suo fisico non sia così d’accordo con il proprietario!” disse Misty incrociando le braccia al petto e guardandolo storto.
Ash si mise una mano sulla pancia diventando paonazzo, Delia lo guardò e sorrise.
“Ottimo allora, visto che è tutto chiarito e visto che manca ancora qualche minuto prima che sia pronto, che ne dici Ash di darmi una mano a fare la tavola?”
“L’aiuto io, Delia, se vuole.” intervenne la capopalestra di Celestopoli.
“Ecco brava. Renditi utile.” disse Ash avviandosi verso il divano, ma la presa per il colletto di sua madre glielo impedì.
“Dove pensi di andare tu? Misty mi ha già aiutato tanto oggi, adesso tocca all’ometto di casa farlo. Ma prima vai ad asciugarti i capelli”
“Ma mamma!” disse cercando di liberarsi dalla sua presa.
“Ok…come vuole. Intanto vado a vedere la mia bici qua fuori prima che qualcuno di mia conoscenza la fulmini ancora!!”
“Non tentarmi, Misty!”
Lei in risposta gli fece la linguaccia ed uscì.
 
“Si può sapere come mai sei così scontroso con lei, Ash?” chiese Delia assaggiando il sugo dello spezzatino in pentola.
Sapeva a chi si stava riferendo sua madre mentre Ash metteva in tavola le posate. Si sentiva nervoso. La doccia fredda fatta in precedenza non l’aveva calmato e quel suo provocare l’aveva sempre fatto imbestialire. Ma sapeva bene che non era l’atteggiamento di Misty a essere il problema. Lei si stava comportando come sempre, era lui che si sentiva strano.  
“Non sono io a essere scontroso. E’ lei che provoca sempre. Sa tutto lei, fa tutto lei, è brava solo lei…”
“Ash, vi conosco talmente bene che lo sai che con me queste scuse non attaccano. Conosco perfettamente i vostri battibecchi, ma è chiaro che stasera non sei il solito Ash.”
“Che intendi dire?” chiese piano stringendo il bicchiere di Misty appoggiandolo sul tavolo.
“A te piace punzecchiarla, ti piace che ti sfidi, vi piace prendervi in giro. Ma tu stasera lo stai facendo in modo diverso. Sei diverso.”
“Ti sbagli. Sono sempre io, il solito Ash. Non è cambiato niente dopo quello che è successo in quella stazione a Kalos. NIENTE!”
Scandì l’ultima parola quasi urlandola. Era sfuggita dalle sue labbra quella frase incapace di trattenerla. Si sentiva frustrato, amareggiato perché consapevole che aveva di proposito trattato male Misty, non spiegandosi bene il motivo. E gli dispiaceva. Strinse le mani a pugno e la osservò dalla finestra. Voleva chiederle scusa ma era sempre stato troppo orgoglioso con lei per farlo davvero.
Delia lo osservò tranquilla, capendo benissimo suo figlio e i suoi pensieri. Ash finalmente stava crescendo. Non era più il bambino cocciuto e arrogante di dieci anni. Quello che vide adesso era un ragazzo adolescente, maturo per certi versi e ma ancora immaturo per altri. Sorrise.
“Non so cosa sia successo laggiù, tesoro, ma lei non c’entra. Vedi di chiederle scusa, perchè anche se non lo dà a vedere le sei mancato. Molto anche. Ora vai a chiamarla che la cena è quasi pronta.”
Senza dire una parola eseguì l’ordine della madre ed uscì.
“Accidenti! Questa non ci voleva proprio! Si è spezzata la catena della bici! Come farò domani ad andare a casa prima? Le mie sorelle mi uccideranno se faccio di nuovo tardi!” pensò ad alta voce la ragazza stando accovacciata vicino al ferrame che reputava come la sua bellissima bici, osservando la catena piena di ruggine spaccata in due.
“Fin quando tieni quella povera bici sotto l’acqua tutte le volte che piove è normale che la catena si spezzi prima o poi.” disse Ash avvicinandosi.
“Non ti ci mettere anche tu. E’ già abbastanza tragica la situazione senza il bisogno della tue inutili prediche.”
“Tregua, Misty, tregua.” alzando le mani in segno di arresa “Domani mattina te l’ha aggiusto io, così puoi tornare a casa quanto prima.”
“Caspita! Non vedi l’ora che tolga il disturbo, eh mister Ketchum?!” disse alzandosi e mettendosi le mani sui fianchi.
“Che?! Non dire stupidaggini! Sei tu che ti stavi lamentando prima. Volevo solo tranquillizzarti.”
“Guarda che non ci casco. Non ho ben chiaro del perché ti dia così fastidio la mia presenza. Non mi hai nemmeno chiesto come sto. Quindi non ti preoccupare per la bici, me la riparo da sola una volta arrivata a casa.”
“E come pensi di fare? La trascini fino a casa?”
“Beh, visto che non posso trascinare la tua faccia a terra, mi accontenterò di lei.” incrociando le braccia al petto.
Ash la guardò. Misty aveva uno sguardo buffo e contratto, severo, ancora offeso per la tutta la situazione che si era creata. Era illuminata dalla luna e le sembrò bellissima. Si era sciolta i capelli, di sera ormai aveva preso questa abitudine di togliere il solito codino e lasciare libera quella chioma ambrata. Si accorse anche che indossava una sua maglietta e un suo pantaloncino. Dove li aveva presi? Quando si era cambiata? Non lo sapeva e non aveva importanza, poiché constatò, seppur leggermente larghi, le stavano bene.
Tornò a guardarle il viso e in quel frangente si sovrappose quello di un’altra persona, altrettanto bella, Serena, che con le sue gote rosse che fece tornare in mente ad Ash il perché del suo malessere. Abbassò lo sguardo, strinse i pugni e sospirò. Misty con la coda dell’occhio non proferì parola ma non le sfuggì nulla. Era strano e lo vedeva chiaramente.
Sentirono Delia chiamarli “E’ pronto in tavola, ragazzi. Venite!”
La ragazza si mosse per prima a passo svelto e quando passò a fianco di Ash lo sentì pronunciare piano le parole “Non voglio che te ne vai via. Questa è sempre stata anche casa tua. Domani ti riparo la bici. In fondo te lo devo, no?”
“Come minimo, direi. Perché se aspetto i soldi da te, faccio prima a diventare vecchia e decrepita!”
“Io credevo che lo fossi già, Misty!” scoppiando a ridere di gusto quando vide l’espressione di lei passare dal sorpreso, al paonazzo, all’iracondo nel giro di tre secondi.
Scappò dentro casa inseguito a ruota da una feroce ragazza che gli urlava dietro insulti su insulti.
Delia sorrise difronte alla scena tanto familiare, con Pikachu sulla sua spalla che sospirava rassegnato.
Quei due ragazzi si volevano un gran bene e lo dimostravano così, rincorrendosi.
Perché con Misty, Ash, poteva essere semplicemente Ash. Con quel gioco che solo loro due conoscevano, Ash si sentì decisamente meglio e parlò tutta la sera alle due donne dei suoi prossimi progetti, incontri disputati, perché no, anche delle preoccupazioni che Delia subito gli aveva rincuorato. Misty, dal canto suo, raccontò della palestra, di come si era migliorata affrontando decine di allenatori bravi - ma non tanto quanto il suo migliore amico, ma questo dettaglio ovviamente non l’ avrebbe mai detto ad alta voce - e come al solito, si erano ripromessi una sfida prima che lei rincasasse a Celestopoli, ma pur sempre dopo che Ash le avesse riparato la tanto amata/odiata bicicletta.
 
La mattina seguente Misty uscì presto e si recò subito dal prof Oak, mentre Ash si impegnò a riparare come promesso il mezzo a due ruote. Andò nel box utilizzato da sua madre come magazzino e frugò tra gli attrezzi alla ricerca di una possibile catena adatta che purtroppo non riuscì a trovare.
“Per fare un buon lavoro, Pikachu, ci vuole una riparazione coi fiocchi. Non vorrei che tu e tutti gli altri miei pokèmon rischiate di rimanere senza allenatore! Ci tengo ancora alla mia vita, sai!”
“Pika...” sospirò l’amico elettrico.
Decise allora di andare a trovare il buon vecchio Norman, un signorotto simpatico che Ash conosceva bene fin da piccolo. Possedeva un negozietto di ricambi e lo aveva aiutato un sacco di volte con i suoi mezzi di trasporto tra cui pattini, skateboard e sì, anche biciclette.
Norman si trovava a poca distanza dalla casa di Ash e quindi per lui non fu difficile portarsi dietro anche la bici di Misty.
“Signor Norman! Signor Norman, mi sente? Sono Ash Ketchum, si ricorda di me?” lo chiamò a gran voce non vedendolo, appoggiando la bicicletta al bancone.
Un panciuto signorotto di mezza età uscì dal retro, con in mano un cacciavite e uno strofinaccio. Indossava una salopette blu da lavoro con una camicia a quadri. Era pelato e portava dei lunghi baffi bianchi dallo stesso sorriso simpatico e cordiale proprio come lo ricordava.
“Ash! Ragazzo mio, come stai? E’ un piacere rivederti.”
“Buongiorno sig. Norman! Tutto bene, lei? Vedo che ancora armeggia come sempre.”
“Certo ragazzo! Lo sai che chi si ferma è perduto! E tu invece, sei diventato un ometto ormai e un ottimo allenatore di pokèmon mi ha detto tua madre. Il prof Oak ti stima molto, come tutti noi di Biancavilla del resto. Sei il nostro orgoglio, ragazzo.”
“Si..beh, grazie del complimento ma ho perso il torneo nell’ultima regione in cui sono stato, Kalos. Anche se i miei pokèmon sono molto forti, non è vero Pikachu?”
“Pikachu!” disse sulla spalla di Ash
Norman si avvicinò al pokèmon giallo facendogli i grattini sotto il musino “Ti rifarai alla prossima competizione. Pikachu è un pokèmon tenuto benissimo, sano e forte. Ha una pelliccia morbida con un bel colore giallo splendente.”
“Grazie mille, sa noi due siamo grandi amici. E’ il mio migliore amico.”
“Pika, pika!”
“Lo vedo. Allora qual buon vento ti porta qui, oltre che a salutarmi ovviamente.”
“Ah già, me ne stavo dimenticando. Avrei bisogno di una riparazione a questa bici se non le spiace. Si è rotta la catena e purtroppo non ne ho una da sostituire.”
“Mmh… fammi dare un’occhiata e vedo cos’ho nel retro.”
Norman si avvicinò e prese un paio di misure “E’ della tua ragazza?”
“CHE?! N-no, no, cioè…è di una ragazza! Ma non è la mia ragazza!” rispose rosso in viso, poi schiarendosi la voce proseguì “Appartiene alla nostra amica Misty. Lei è la capopalestra di pokèmon d’acqua di Celestopoli. Ed è stata la prima persona che abbiamo conosciuto quando abbiamo intrapreso il nostro viaggio e proprio in sella a questa bici mi ha aiutato a salvare il mio Pikachu da un violento attacco di Speraw, ti ricordi amico mio?”
“Pikachu!”
“Misty di Celestopoli, eh. Ne ho sentito parlare: quella ragazza è considerata non solo una delle più forti tra capipalestra di Kanto ma è anche molto bella. E’ molto corteggiata in realtà, più delle sue tre sorelle. Eppure non hai mai frequentato nessuno. In tv fa davvero una bella figura per tutta la Lega Kanto.”
“Dice davvero? Misty? Parliamo della stessa ragazza maschiaccio, che non perde occasione per rimproverarmi e prendermi a pugni?” disse Ash sgranando gli occhi incredulo.
“Ahahahah! Ah ragazzo” porgendogli una mano sulla spalla “Non so bene come sia il vostro rapporto, ma se lei è stata la prima persona che hai conosciuto nel tuo viaggio, sarà anche stata la prima persona che ha fatto il tifo per te, per i tuoi successi e i tuoi progressi fatti in tutto questo tempo, no?! Mi sbaglio forse?” chiese guardando il pokèmon topo e facendogli l’occhiolino “Ora vado di là a prenderti la catena così l’aggiusterai come si deve.”
Ash guardò Norman sparire nella stanzetta sorpreso da quelle parole. Non aveva mai preso in considerazione l’idea che effettivamente Misty fosse sempre stata la sua prima sostenitrice. L’aveva conosciuto quando ancora non era nessuno eppure non l’aveva mai abbandonato e anzi l’aveva aiutato e incoraggiato più di una volta anche a distanza, quando non poteva più viaggiare con lui. Gli ritornò in mente quella volta a Hoenn, per esempio, quando dopo l’ennesima sconfitta, tramite il Prof. Oak, gli fece avere la sua esca in segno di porta fortuna che ancora custodiva gelosamente.
Non era la sua ragazza ma era come se…
“Eccomi qua ragazzo. Mettile su questa e questo gioiellino tornerà come nuovo.” disse porgendogli il ricambio adatto.
Ash si ridestò dai suoi pensieri, sorrise e lo ringraziò.
“Passa a trovarmi ancora…” disse Norman salutandolo
“Ma certamen…”
“...con la futura signora Misty Ketchum! Ahahahahah!!” disse Norman salutandolo
Ash cadde a terra sentendo ridere di gusto quel vecchietto a cui era tanto affezionato fin dall’infanzia. Sorrise e in risposta alzò la mano e lo salutò senza dire più una parola.
 
Al laboratorio intanto…
“Allora professore, cosa ne pensa dei questi pokèmon d’acqua?” chiese la ragazza impaziente al massimo
esperto di pokèmon al mondo Samuel Oak, che con attenzione scorreva la galleria di immagini sul monitor.
“Sono tutti molto interessanti, Misty. Soprattutto questo Clauncher.”
“Infatti ricordo che fu incontro molto impegnativo.”
“E’ sempre stato un pokèmon d’acqua non facile da trovare, considerato da tutti un gran lottatore non che un ottimo insegnante per i suoi simili e non.”
“In che senso un ottimo insegnante?”
“Devi sapere che questi esemplari, vuoi per istinto vuoi per ego personale, non lo sappiamo ancora con certezza, insegnano degli attacchi speciali anche agli altri pokemon d’acqua, se questi hanno difficoltà ad apprenderli.”
“Wow! Una sorta di pokèmon istruttore! Potrebbe insegnare a Psyduck a nuotare meglio, per esempio!”
“Corf! Corphish!” il pokèmon aragosta di Ash si avvicinò a Misty incuriosito dall’aspetto strano di quel
pokèmon azzurro così simile a lui.
“Cosa c’è Corphish, speri che ne catturi uno così da poterti poi confrontare?” chiese Misty sorridendogli, accarezzandolo.
“Cor! Cor!” annuì il pokèmon crostaceo.
“Chi lo sa! Magari un giorno succederà per davvero! Ora devo andare.” disse facendogli l’occhiolino e salutando lui e il professore.
“Ti mando la mia relazione via mail, Misty, a più tardi.”
“Grazie mille, professore.”
 
Era passata un’oretta da quando Ash era tornato a casa dal buon vecchio Norman. Di Misty ancora nessuna traccia - per fortuna perché sennò chi l’avrebbe sentita se avesse saputo che non era ancora stato in grado di aggiustare la sua amata bicicletta! - mentre sua madre era uscita con delle amiche di Biancavilla a cui lui aveva gentilmente declinato l’invito a seguirle.
“Ecco fatto, ancora qualche vite e dovrebbe essere a posto!” disse stringendo bene un bullone e asciugandosi il sudore con il braccio “Uff! Caspita! Che caldo che fa oggi. Non credevo che mettere su una catena di una bicicletta vecchia ci volesse tanto tempo.”
“A chi hai dato della vecchia?!”
Misty rincasata in quel momento raggiunse Ash in guardino con due bicchieri d’acqua fresca, fulminandolo con lo sguardo.
“Misty!”
“Ripetilo se hai il coraggio e giuro che ti lascio morire di sete.” disse minacciosamente inclinando il bicchiere di Ash verso terra.
“Ehehehe…ben tornata. Hai visto che bella giornata c’è oggi? E poi ti trovo veramente bella con questo sole accecante…ehehehe” rispose Ash sudando freddo e deglutendo piano per la gola secca che aveva.
“Sei pessimo come adulatore, sai?! Ma chiuderò un occhio per adesso solo perché sei riuscito ad aggiustarla veramente. Tieni.” gli disse sorridendo e dandogli il bicchiere.
“Grazie.”
Ash si dissetò quando la vide rientrare in casa
“Cosa ti ha detto il Prof. Oak?” le chiese
“Che mi manda i risultati via mail tra poco. Sai, mentre gli stavo facendo vedere le foto, il tuo Corphish ed io ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere.” si mise a ridere.
“Corphish? E che vi siete detti di tanto importante tu e lui?”
“Niente che ti può riguardare. Solo discorsi tra una vera maestra di pokèmon d’acqua e un pokèmon d’acqua intelligente!”
“Lo voglio sapere invece.” mugugnò offeso
“E invece non te lo dico. Io e i tuoi pokèmon ci capiamo alla perfezione anche senza di te! Non è vero Pikachu?!” disse lei prendendolo il braccio.
“Cha!” apprezzando e godendosi le coccole.
“Pi-ka-chu…!” richiamò Ash completamente ignorato dai due.
BIP-BIP
In quel momento un trillo proveniente dal portatile posto in sala attirò l’attenzione di Misty
“Hai sentito Ash, è arrivata una mail sul vostro computer!” lo avvertì la ragazza osservando lo schermo illuminato.
“Aprila pure. Sarà quella che stai aspettando dal prof. Oak. Avrà scritto qui perché sa che sei qui.”
“Ah sì, è possibile. Vediamo che dice.”
Misty si sedette alla scrivania davanti al pc, prese il mouse e portò il cursore verso la tendina della mail, ci cliccò sopra non facendo caso al mittente e aprì il contenuto con la scritta “vedi allegato” e visualizzò l’immagine che si ingrandì immediatamente.
Restò immobile.
Restò in silenzio.
Restò a guardare quella strana fotografia.
 
C’erano delle scale mobili, persone sfocate che camminavano...forse era una stazione e poi c’erano due figure una di fronte all’altra: riconobbe subito il ragazzo preso di spalle, ma non identificò affatto la ragazza davanti a lui, con gli occhi chiusi, vicini, troppo vicini. Ci mise un secondo per capire quello che stavano chiaramente facendo.
Un bacio.
E no, non era proprio un casto bacio sulla guancia com’era abituata a vedere. Quello era proprio un bacio vero.
“Allora Misty! Che dice la mail? Sei rimasta senza parole vedendo qualche pokèmon d’acqua raro del professor Oak?” sorrise Ash mentre parlò.
Passò qualche minuto e non ricevendo risposta si alzò dalla sua postazione e si affacciò alla finestra.
“Ehi, perché non rispondi?” chiese mentre vide la sedia vuota, sentendo subito dopo sbattere la porta di casa.
“Ma cosa…?!” scavalcò il davanzale ed entrò in soggiorno con Pikachu, preoccupato, che gli fece cenno di avvicinarsi al monitor.
E capì perché Misty se n’era andata via così.
Sullo schermo vide la foto e ne rimase scioccato. Chiuse subito la tendina e solo allora si accorse che oltre a quella c’era anche un messaggio scritto:
“Ciao Ash! Come stai?
Io sono tornata a casa e tra poco riparto per il mio viaggio nella regione di Hoenn come mi hai suggerito. Ah questo allegato te l’ho inviato come un dolce ricordo. L’ha scattata di nascosto quella piccola peste di Bonnie a nostra insaputa. Voglio che la tenga anche tu in segno della nostra amicizia. Ho capito che siamo solo questo. Ma almeno posso dire di aver dato il mio primo bacio a una persona che stimo e a cui voglio bene. Ti auguro buona fortuna, Ash. E grazie di tutto.
Serena.”
“Maledizione. Quella stupida come al solito fraintende tutto. Non avrà nemmeno letto la mail e se n’è andata pensando chissà cosa.” sospirò e guardò fuori “Ci mancava pure il cielo nero. Dobbiamo trovarla, Pikachu.”
“Pikachu!”
 
Seduta sulla riva del fiume Misty stava pescando. Era il solo modo per scaricare lo stato di inquietudine e nervosismo che l’avevano sopraffatta.
Il rumore della foresta, dei pokèmon selvatici e dell’acqua stessa le donavano la calma necessaria per riflettere e non perdere la pazienza. Da qualche tempo faceva sempre così: quando ne sentiva la necessità, si recava al primo fiume - o lago, o ancora meglio il mare - che vedeva e pescava, ritrovando la calma.
Poco più in là un ragazzo con un Pikachu in spalla la osservava da una sporgenza con accanto una piccola cascata che con il suo scrosciare attutiva ogni rumore.
“Eccola lì. Sei pronto amico?”
“Pika.”
Lo prese tra le braccia e saltarono giù.
Misty, assorta nei suoi pensieri non si accorse di nulla, ormai lo shock era passato e aveva solamente tante domande in testa.
A un tratto sentì la lenza strattonarla a gran forza. Era quello che ci voleva per scaricare del tutto il malessere. Iniziò ad arrotolare piano il filo e si rese subito conto di quanto pesasse.
“Devi essere bello grosso se faccio tutta questa fatica!” disse a denti stretti. “Ma tu, caro mio pokèmon, non mi conosci: non mi do mai per vinta. Sappi che ho pescato di peggio e prenderò anche te.”
Con tutta la forza che aveva, puntò i piedi bene a terra e con uno slancio tirò fuori la pesca del giorno: un ragazzo e un pikachu.
“COOOOSA???!!” urlò lei quando li vide.
Ash e Pikachu balzarono sul prato fradici, Misty li guardò sconvolta. Poi vedendo il pokèmon elettrico zuppo d’acqua si avvicinò e lo tolse dalle mani del suo allenatore a cui seguì un sonoro schiaffo “AHIO!” lamentò massaggiandosi la guancia dolente “Cavoli! Questo è stato decisamente più forte della prima volta!” constatò Ash massaggiandosi il volto.
“Sei idiota per caso?! Non vedi com’è ridotto Pikachu?!” chiese lei furente.
“Era preparato questa volta.”
“Non fare lo spiritoso, Ash! Azzuril, vieni fuori.” lanciando la sua sfera pokè.
Un batuffolo pokèmon azzurro simile a un topo dalla uscì sfera-pokè e si posizionò vicino alla sua allenatrice.
“Usa l’attacco Dolce Risveglio e dai un po’ della tua energia a Pikachu per aiutarlo ad asciugarsi più velocemente.”
Azzurril prese per mano Pikachu e si illuminò di una luce azzurra intensa mentre dalla coda a zig-zag fuoriuscirono delle piccole scintille che andarono direttamente sulle guance rosse del pokèmon giallo che squittì felice e rigenerato rapidamente asciutto.
“Pikachu!”
“Azzu-riiiil!” sorrise
“Ottimo lavoro come sempre Azzuril, grazie mille.”
“ETCIUUUU!!!” starnutì Ash improvvisamente “Non è che per caso ci sarebbe un qualcosa anche per me per asciugarmi?”
Misty lo fulminò con lo sguardo, poi andò al suo zaino tirò fuori un asciugamano e glielo buttò dritto in faccia.
“Che modi. Sempre gentile, vedo”
“Asciugati e sparisci dalla mia vista, incosciente che non sei altro. E non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere, perché la prossima volta salvo solo Pikachu.” disse rimettendosi seduta con la canna da pesca in mano.
Ash la osservò. Non era questo che si era immaginato quando si era tuffato dalla cascata e si sentì offeso dalle sue parole. Questa volta Pikachu era al sicuro e consapevole, si erano messi d’accordo insieme per ricreare il loro primo incontro, quindi perché prendersela così?! A volte non la capiva proprio Misty. Ma decise di non andarsene e di restare a pochi passi da lei seduto ad aspettare che la sua rabbia sbollentasse.
Le nubi in cielo intanto iniziarono a oscurarsi sempre di più e si alzò un fortissimo vento. Pikachu e Azzuril si allarmarono sentendo tuonare.
“Misty dobbiamo andarcene da qui, fra poco si scatenerà temporale.” disse Ash alzandosi.
“TU dovevi già essere andato via, veramente.” disse lei rimettendo via le sue cose.
“Non essere stupida e andiamocene. E’ pericoloso stare qui.”
“Vattene Ash. Non ho bisogno di te.” disse seriamente Misty voltandosi a guardarlo.
“Ah è così?! Va bene, fa come vuoi. Andiamo Pikachu.” Ash stava per incamminarsi quando Pikachu si parò davanti impedendogli di andare oltre.
“PIKA!”
“Ma è lei che…”
“PIKACHU!!” il pokèmon lo guardò serio.
Era di Misty che si parlava e il suo pokèmon, come lui del resto, non l’avrebbe mai lasciata lì.
“Aaaah! E va bene!” disse Ash, voltandosi di scatto, con passo svelto raggiunse Misty, la fece voltare, la prese in braccio mettendola sulla spalla e iniziò a correre seguito da Pikachu e da Azzuril.
“ASH! COSA FAI?! METTIMI IMMEDIATAMENTE GIU’! ASH!”
“A mali estremi, estremi rimedi, mia cara. Andiamo via da qui. Pikachu, Azzurill trovate un riparo, presto.”
La pioggia iniziò a scendere copiosa e violenta. Il vento spostò alberi e fece volare via le foglie. Tuoni e lampi illuminarono il cielo ormai nero. Molti pokèmon selvatici si rifugiarono nelle tane, mentre altri volarono via. Il ragazzo, con i due pokèmon, corsero lungo il sentiero.
“Fammi scendere Ash. Correremo più veloci così.”
“Non se ne parla. Scapperesti chissà dove arrabbiata come sei.”
“Non essere ridicolo. Non scapperò. Ma adesso fermati e mettimi giù.”
Ash si fermò e fece come chiesto da Misty. Si guardarono negli occhi, uno più furente dell’altro. Un altro fulmine squarciò il cielo, scatenando un potente bagliore seguito da un forte boato.
“PIKA- PI! PIKACHU-PI!!” chiamò il pokèmon i due allenatori.
“Azzuriil!!”
I due pokèmon trovarono una grotta e Ash senza pensarci troppo prese mano Misty e la triscinò dietro a sé iniziando a correre in direzione del rifugio temporaneo.
“So correre benissimo da sola, sai!”
“E allora muoviti.”
La grotta era buia, così Ash chiamò uno dei suoi pokèmon di fuoco e con la fiamma generata dal suo Infernape, illuminò l’interno e videro che al centro c’erano dei resti di un falò, segno che qualcun altro era stato lì poco prima.
Ash diede l’ordine al suo pokèmon di accendere un fuoco, sfruttando la legna rimasta in attesa che il temporale cessasse.
Misty andò a sedersi abbracciandosi le gambe al petto richiamando Azzuril nella sua sfera pokè, mentre nello stesso istante uscì Psyduck. “Cosa ci fai fuori te?” chiede esausta.
“Psy?!” il pokèmon papero si guardò intorno spaesato chiedendosi dove fossero finiti, fino a che non vide il suo amico Pikachu
“Pikachu!” disse lui salutandolo e andando verso il pokèmon d’acqua
“Psy! Psyduck!” rispose abbracciandolo.
Ash sorrise, invece, richiamando Infernape nella sfera mentre animò dolcemente il fuoco che iniziava a dare calore a tutti.
Il silenzio tra loro era palpabile e nessuno dei due ragazzi proferì parola, solo il rumore del vento e dell’acqua si sentiva sbattere l’uno contro l’altro. Quel temporale così violento sembrava percepire perfettamente gli stati d’animo dei due allenatori riflettendoli attraverso.
Con la coda dell’occhio vide Misty, intenta a osservare le fiamme davanti a sè che le procuravano degli splendidi giochi di luce nelle iridi verdi. Era pensierosa e lo sapeva. Ma non sapeva bene come affrontare l’argomento, che per primo a lui, aveva causato un certo disagio quando aveva visto la ragazza in casa sua. Non si spiegava bene perché avesse avuto quella reazione, però si sentiva come se l’avesse in qualche modo tradita. Non era la sua ragazza eppure per Ash, Misty, era speciale. Lo era sempre stata e rivendendo quella foto, si rese conto che non era da Serena che voleva provare una cosa così intima. Arrossì a quel pensiero e ringraziò il rosso del fuoco che camuffò bene il suo viso. Scosse la testa e continuò ad alimentare le fiamme. 
“Com’è stato?”
La voce di lei echeggiò nella grotta ridestando Ash dai suoi pensieri. Fu sorpreso da quella strana domanda “Che cosa?”
“Oh, Ash! Il bacio!” specificò quasi urlando rossa in viso “Com’è stato essere baciati…per davvero?” la voce di Misty si fece un sussurro sull’ultima parte di frase.
“M-ma c-che domande fai Misty?!” rispose lui paonazzo in viso.
“Lo chiedo a te perché…io non ho mai baciato nessuno e…visto che tu hai già esperienza a riguardo…voglio sapere com’è stato.” continuò a osservare le fiamme vive e si strinse ancora di più.
“Beh ecco…”
 
‘Quella ragazza è considerata non solo la più forte tra tutti i capipalestra di Kanto ma è anche molto corteggiata in realtà, più delle sue tre sorelle. Eppure non hai mai frequentato nessuno. [… ]’
 
Gli ritornò in mente le parole del buon vecchio Norman, così con cautela le si avvicinò, si mise davanti a lei e le chiese “Vuoi provare?” una domanda semplice che gli venne spontanea fare. Di getto, senza pensare realmente alle conseguenze. Tipico di Ash.
Misty alzò di scatto la testa con occhi sbarrati come se lo stesse vedendo per la prima volta in vita sua. Si sentì le guance scottare e non era per il calore del fuoco. Osservò l’amico, con i suoi occhi profondi color nocciola seri, sicuri, in attesa di una risposta.
“T-temo di non aver capito bene. Puoi ripetere!?”
“Ti ho chiesto se vuoi provare.”
“Sei sicuro di sapere cosa significa?” chiese lei con un ciglio alzato
“Certo che lo so! Non sono stupido!” disse tutto d’un fiato. “A meno che tu non abbia paura ovviamente di me…in tal caso…beh non posso aiutarti a scoprire un bel niente!!”
“Io, paura di TE?! Tsk!” rispose lei cambiando posizione e inginocchiandosi meglio di fronte a lui “Non essere il solito arrogante. Sei tu, che non hai il coraggio, semmai!” e volse lo sguardo da una parte.
“Allora girati e guardami.” ordinò lui posandole una mano sulla spalla.
Misty a quel contatto si voltò di scatto e se lo ritrovò a un centimetro dal lei, con i loro nasi che si sfioravano.
Ad Ash venne caldo, si tolse il berretto e lo appoggiò a terra al suo fianco. Il suo cuore iniziò a battere nel petto velocemente. Il suo sguardo si riflesse negli occhi di lei, vedendosi attraverso: era bellissima con le sue guance rosse come i suoi capelli, le iridi color del mare che brillavano. Furono circondati solamente dal sottofondo di un temporale con lo scoppiettio del fuoco a scandirne i secondi.
Prese coraggio e con la mano spostò una ciocca ribelle dal suo viso per poi restare lì ferma. Guardò le sue piccole labbra leggermente socchiuse e si avvicinò togliendo ogni distanza tra di loro.
A quel contatto del tutto nuovo, si irrigidirono all’unisono ma poi Misty mise le braccia intorno al collo di Ash e insieme approfondirono quello che per tutti è il più bel gesto d’amore.

Il cielo si schiarì, in lontananza ancora qualche tuono, ma le nuvole erano sparite lasciando posto a un sole caldo e splendente.
 “Psyyyyduck!”
“Pikaaachuuu!”
I due pokèmon, che si erano allontanati dagli allenatori, osservarono uno splendido arcobaleno.
Ash e Misty si staccarono risvegliati da quella strana alchimia che li aveva trasportati temporaneamente in un’altra dimensione.Occhi negli occhi senza sapere bene cosa dire. Fu Ash il primo a muoversi, cercò il cappello e lo rimise in testa, poi si guardò attorno in cerca di Pikachu e lo trovò alle porte della grotta insieme a Psyduck intenti ad ammirare il cielo tutto colorato.
“Meraviglioso” esclamò alzandosi da terra.
Misty aveva seguito ogni minimo movimento del suo amico in attesa che le dicesse qualcosa e pronunciando quella parola era arrossita ma ben presto si rese conto che non era rivolta al loro momento bensì ai sette colori che padroneggiavano sopra le loro teste. Raggiunse il gruppetto rimasto estasiato da quello spettacolo.
“Meraviglioso è proprio la parola giusta che userei per descrivere anche ciò che è appena successo, non credi?” Si voltò verso di lui e gli sorrise “Grazie. Adesso so cosa si prova a essere baciati.”
“In realtà adesso lo so anche io.”
“Che vuoi dire?”
“Che non ho mai provato sensazione tanto bella prima d’ora.”
“Non ti seguo…anche a Kalos avresti dovuto provare qualcosa di simile.”
“E invece ti sbagli.” rispose risoluto guardandola “Oggi ho capito che non tutti i baci che si ricevono o si danno sono uguali.” Tornò a guardare il cielo “L’arcobaleno che stiamo vedendo descrive perfettamente ciò che ho sentito. E a Kalos non è capitato niente di tutto questo. Certo, non posso negare che ricevere un bacio sia bello ma…quello con te è stato come ricevere una scarica elettrica di Pikachu ed è stato meraviglioso!”
Si voltò nuovamente verso di lei, rossa in visto ma allo stesso tempo rapita da quelle parole così sincere. Le prese la mano e le sorrise “Quindi sono io che dico grazie, Misty. E non solo per la forte emozione appena provata ma per tutto: ci sei sempre stata per me. Anche quando non potevi fisicamente ti sentivo sempre al mio fianco. Sei stata la mia prima sostenitrice e sei stata la prima che mi ha spronato ad andare sempre avanti senza arrendersi mai. E poi sei l’unica con la quale amo litigare e far pace subito dopo.” disse sorridendo.
“Cosa stai cercando di dire Ash?” chiese incerta
“Io…beh tu lo sai che il mio sogno è quello di diventare maestro di pokèmon e sai anche che sei stata la prima persona alla quale lo dissi! E posso riuscirci! Voglio riuscirci!”
“Ci riuscirai Ash, non dubbi su questo.” lo interruppe stringendogli forte la mano che Ash non voleva lasciare
“Già e sono sicuro che appena lo sarò diventato sarai anche la prima a saperlo”
“Tutto il mondo lo saprà. Anche perché sarà difficile non saperlo, dal momento che tutti i tornei a cui partecipi solitamente sono sempre trasmessi in tv in diretta mondiale.”
“Ma sarai la prima persona che chiamerò per dirti che ce l’ho fatta.”
“E’ molto carino da parte tua dirlo, ma…” abbassò lo sguardo “Ash...noi non ci sentiamo mai quando tu sei in viaggio. Se io so di te è perché sento spesso tua madre e il prof. Oak che mi raccontano di te.”
“Ti prometto che da oggi tutto sarà diverso. Ti scriverò e ti chiamerò più spesso.”
Sorrise Misty scuotendo la testa “Tu sai mantenere molte promesse, come salvare il mondo per esempio, ma non sai mantenere questo tipo di promesse. E va bene così. Credimi.” lo guardò intensamente e poi continuò “Non sono mai stata arrabbiata con te. Tu stai inseguendo il tuo sogno da una vita che ormai è diventato anche il mio! Non vedo l’ora di vederti lì sul podio con Pikachu e i tuoi pokèmon a ricevere il titolo di Maestro di pokèmon. E sono sicura che ci riuscirai. Perché sei pronto per farlo. Ho fiducia in te.”
“Misty io…”
“Shh...fammi finire ti prego.” gli mise un dito sulle labbra e proseguì “Tu stesso mi hai detto che non è mai stato un caso averti conosciuto e io ci credo ancora che sia così. Mi hai promesso che ci saremmo rivisti e così è stato. Le circostanze - ma a me piace credere che sia il destino - hanno fatto in modo che noi ci rivedessimo. E sarà sempre così. Ovunque tu vada io sarò sempre qui a fare il tifo per te. Il nostro legame va oltre a degli stupidi litigi, va oltre a uno stupido bacio dato in una stazione o in una grotta. Noi siamo semplicemente Ash e Misty. E non sarai mai da solo perché tu, Ash Ketchum, hai me. E questo nessuno potrà cambiarlo.”
Ash rimase pietrificato dalle parole della sua amica, della sua immensa fiducia che riponeva nonostante tutto quel tempo che non si vedevano e non si sentivano. D’istinto la prese tra le sue braccia e la tenne stretta, stretta. Incapace di replicare o semplicemente dire qualcosa che non fosse troppo banale. La verità è che aveva già detto tutto lei, in modo perfetto come al solito. Sentì Misty ricambiare l’abbraccio e la strinse ancora di più. Quel momento voleva fosse infinito ma Ash sapeva che dovevano tornare a casa per compiere i propri doveri e impegni. Si era fatto anche tardi e iniziava a diventare buio.
Di malavoglia si staccò, la riprese per mano e in silenzio si incamminarono verso casa.
Misty l’indomani sarebbe tornata nella sua palestra di Celestopoli. Anche lui conosceva il suo sogno: voleva essere la migliore maestra di pokèmon d’acqua e portare la sua palestra a essere famosa, temuta in tutto il mondo e ce la stava facendo. Perché di una cosa era certo: questa ragazza – la sua ragazza – avrebbe portato a termine anche il suo obiettivo. E lui sarebbe stato orgoglioso di lei.

 
“Ash, scendi. Ci sono Gary, Tracey e il Prof Oak che ti vogliono salutare.”
Sentì sua madre chiamarlo a gran voce “Arrivo, mamma.”
Il ragazzo diede un’ultima occhiata alla sua camera. Aveva posato il cappellino vicino agli altri e ne aveva acquistato uno nuovo. Si era messo una delle sue magliette preferite blu con dei pinocchietti grigi. Era un look insolito per lui abituato sempre ai jeans lunghi ma sentiva che era cambiato qualcosa e quel nuovo outfit ne era la prova. Chiuse la porta e scese in soggiorno.
“Ciao ragazzi, buon giorno Professore.”
“Ciao Ash.” disse Tracey
“Allora ti sei deciso dove sei diretto questa volta?” chiese Gary squadrandolo indispettito.
“Non so ancora in verità.”
“Perchè non vai ad Alola?” chiese il Samuel.
“Alola? E che posto è?”
“E’ un posto tropicale e ben diverso da tutti quelli visti fin’ora. Ci abita mio cugino Manuel e a differenza nostra, lì non si viaggia per le città. Bensì si va a scuola e si imparano le mosse z e la mega evoluzione.”
“Che cosa??? Dice sul serio professore??”
“Certo. Vedrai, sarà un’esperienza che ti cambierà la vita. Lì conoscerai mio cugino e il Prof. Kukui che ti spiegheranno tutte le varie usanze e i vari pokèmon che ci sono lì.”
“Grandioso! Partirò subito. Non vedo l’ora, vero Pikachu?!”
“Pikachu!” disse salendogli in spalla.
“Ho già fatto i biglietti tesoro. L’aereo ce l’abbiamo nel primo pomeriggio. Dobbiamo sbrigarci.” disse Delia prendendo la valigia.
“Mamma! Ma vieni anche tu?”
“Assolutamente si. Mentre tu studi caro, io mi godrò qualche giorno di relax e visiterò le meraviglie di Alola. Tu non lo sai, ma ho sempre sognato di andarci un giorno!”
E così si riparte per una nuova avventura pensò Ash mentre dal finestrino dell’aereo vide Biancavilla, Plumbleopoli e soprattutto Celestopoli farsi piccole e lontane.
“Misty ti ho ridato la tua bici, ma tu mi devi ancora un incontro di pokèmon!”
 
FINE.
 
Nota dell’autrice
Dunque…ammetto che da pokeshipping quale sono non ho mai digerito la storia del bacio che Serena diede ad Ash. Ma più di tutto mi sono chiesta cosa pensasse veramente lui a riguardo. Andando avanti con le stagioni, poi, mi sono resa conto che fondamentalmente per Ash era stato semplicemente un saluto da parte della ragazza. E la conferma l’ho avuta quando si sono rivisti (lui l’ha ignorata….) non mi voglio dilungare troppo su questo dettaglio ma fa un certo effetto, soprattutto se è stato davvero il primo vero bacio ricevuto.
Così è venuta fuori questa one shot, molto semplice in realtà, a cavallo tra Kalos e Alola.
 
Spero vi sia piaciuta e ringrazio chi leggerà e/o commenterà.
A presto.
ByIla
  
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