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Autore: MaryFangirl    29/06/2023    0 recensioni
Un regalo a Bruno da parte di Camilo ha conseguenze inaspettate per entrambi. (BruMilo!)
Genere: Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bruno Madrigal, Camilo Madrigal, Isabela Madrigal
Note: Traduzione | Avvertimenti: Incest
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Questa è una fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto.
 
Titolo originale: Inflorescence
Link storia originale: https://archiveofourown.org/works/37044112
Link autore: https://archiveofourown.org/users/haemoheretic/pseuds/haemoheretic
 
 
 
 
Bruno è sdraiato su un’amaca, assorto in un libro, quando la porta della sua stanza si apre. Non deve alzare lo sguardo per sapere chi è, mantiene invece gli occhi sulla pagina, fingendo di non sentire il suo visitatore che si avvicina.
 
Lunghi capelli neri ricadono sulla sua spalla come seta, e una mano perfettamente curata fa penzolare un rametto di delicati boccioli bianchi davanti al suo viso.
 
“Ti ho portato un regalo, zio” canticchia la voce di Isabela al suo orecchio.
 
“Non credo che Isabela sia mai stata così vicina a me di proposito” osserva Bruno disinvolto e avverte il cambiamento rivelatore quando Camilo riprende le sue sembianze. Fare visita a Bruno con l’aspetto di altre persone è diventata una specie di...scherzo? Abitudine? Bruno non sa bene di cosa si tratti. Tuttavia, Camilo non si sforza troppo di nascondere la sua identità. Non come quando vuole accumulare cibo.
 
“Dichiarazione valida” dice allegramente Camilo, lasciando cadere il ramo sul petto di Bruno. “Cosa leggi?” appoggia il mento sulla testa di Bruno per scrutare il libro in questione. Anche se gli ci è voluto un po’ per riadattarsi al contatto fisico, a Bruno non dispiace la tendenza di Camilo a invadere il suo spazio personale. Lo incoraggia, anche, forse più di quanto dovrebbe.
 
“Ah, solo una storia d’amore” dice, facendo scorrere il segnalibro nella corretta posizione e chiudendo il volume.
 
“Una rosa con un altro nome” scimmiotta Camilo – un’altra delle loro battute. Dopo aver appreso delle tendenze teatrali di Bruno da Mirabel, Camilo gli aveva chiesto di fargli da partner nella recitazione, ruolo che Bruno aveva accettato, dapprima con riluttanza, poi con crescente entusiasmo. Poter fare qualcosa per gli altri – in questo caso, aiutare Camilo con il suo dovere da babysitter – senza fare ricorso alle visioni era qualcosa che non avrebbe mai immaginato.
 
“A proposito di rose” dice Bruno, “cos’è questo?” afferra la piantina con due dita e la annusa con cautela. Il profumo è speziato e dolce, con una nota che non riesce a definire.
 
“Non ne ho idea. Isa sta di nuovo sperimentando”
 
Bruno fa una smorfia; l’ultimo tentativo di Isabela di produrre un nuovo tipo di pianta aveva quasi stecchito tutti con il suo odore. Questo, almeno, non sembra altrettanto potente.
 
“Grazie” dice seccamente, “adoro fare da cavia”
 
Camilo ride, i riccioli rimbalzano leggermente al movimento. Bruno si sente colpito da un improvviso e profondo affetto per suo nipote: la sua energia, il suo sorriso, il modo in cui non sembra mai disturbato dalle stranezze di Bruno. Il castano intenso dei suoi occhi. Le sue labbra dall’aspetto così morbido-
 
Wow. Cosa? No. Bruno non sta pensando alle labbra di Camilo, ora arricciate in un sorrisetto. Sbatte le palpebre e scuote la testa, cercando di schiarirsi il cervello, saldamente agganciato a un pensiero che Bruno ha ignorato per molto tempo. Un pensiero su cui non si è mai concesso di soffermarsi. Un pensiero che rovinerebbe la vita appena riassestata a cui Bruno si è abituato da poco.
 
Il pensiero che Camilo è bellissimo e che Bruno non vorrebbe altro che fare sesso con lui.
 
Camilo ha smesso di sorridere. Per un momento, Bruno è terrorizzato di aver detto l’ultima parte ad alta voce, ma l’espressione di Camilo è di innocente preoccupazione.
 
“Uh, zio? Ti senti bene?”
 
“Uh” dice Bruno in modo eloquente, “uh, sì. Sì! Sto bene”
 
Sente il sangue scorrergli in faccia, può solo pregare che non si precipiti velocemente altrove. “Ho un po’ di vertigini” ammette quando Camilo si acciglia maggiormente.
 
“Devo chiamare qualcuno? Zia Julieta?”
 
Oddio, si sta avvicinando. Bruno si blocca quando Camilo gli posa un palmo sulla fronte.
 
“Cavoli, stai bruciando. Che diamine era quella pianta? Mi dispiace, zio” dice, con aria sinceramente contrita, cosa rara per Camilo, ma Bruno è troppo impegnato a concentrarsi per non baciare il polso di Camilo per apprezzarlo.
 
“Non preoccuparti” dice, cercando di controllare il tremito nella sua voce. “Ma dovresti, uh, andare. Io starò bene”
 
Camilo lo osserva molto attentamente. Non ha mosso la mano, che risulta beatamente fresca. “Perché?”
 
Pensare sta diventando difficile. “Perché cosa?”
 
“Perché dovrei andarmene?”
 
“Non mi sento bene” dice Bruno e non è esattamente una bugia.
 
“Allora dovrei restare”
 
“No, io...” Bruno deglutisce, cercando disperatamente di concentrarsi. “Per favore, vai. Ti prego, nipote”
 
Giusto. Nipote. È il figlio di Pepa, porca miseria.
 
“Altrimenti?” Camilo inclina la testa, come fa quando cerca di far arrabbiare qualcuno. La linea ostinata della sua mascella invia una impennata di calore direttamente all’inguine di Bruno. Deve risolvere il problema.
 
Bruno inspira ed espira. Si mette seduto, guardando Camilo negli occhi.
 
“Altrimenti” si sforza, “farò qualcosa di davvero, davvero brutto”
 
È evidentemente la cosa sbagliata da dire, perché Camilo sogghigna e a quella vista le ultime forze di volontà di Bruno si sgretolano.
 
Afferra Camilo per la nuca e lo attira in un bacio violento. Finalmente, finalmente la sua mente si placa e i sensi di Bruno si restringono nel punto in cui la sua pelle tocca quella di Camilo. Le sue labbra sono morbide come Bruno aveva immaginato, anche se rigide e immobili; la curva del suo collo si adatta perfettamente al palmo di Bruno.
 
La mano che era sulla sua fronte è scesa sulla sua spalla, ma mentre lo shock svanisce, Bruno sente Camilo toccargli la mascella, inclinare la testa per incastrare le labbra più saldamente contro quelle di Bruno. Il cervello confuso di Bruno impiega un momento per capire le implicazioni di tutto ciò e nel frattempo le sue mani si muovono di loro iniziativa per afferrare i fianchi di Camilo e tirarlo ancora più vicino.
 
Camilo emette un suono soffocato mentre si sistema sul grembo di Bruno, e Bruno si rende conto troppo tardi che Camilo è esattamente sulla sua erezione. Il suo peso è troppo, troppo bello; la testa di Bruno scatta indietro e grida, incapace di trattenersi. Non vuole guardare il viso di Camilo, il disgusto e il tradimento che vi troverà-
 
Camilo sfrega con i fianchi. Il cervello di Bruno va in cortocircuito.
 
“Oh” dice Camilo, così piano che a Bruno quasi sfugge. I suoi occhi sono spalancati e Bruno vorrebbe dire tante cose, ma Camilo si muove di nuovo e Bruno non ce la fa. È così duro da dolere e ogni movimento tramite i vestiti è sia squisito che terribile.
 
“Cami” supplica, anche se non sa bene cosa voglia chiedere. Le unghie affondano nei fianchi di Camilo e si solleva alla ricerca di più attrito, più tutto.
 
“Questo è-” inizia Camilo, poi ci ripensa. Si china a baciare di nuovo Bruno, passando le dita tra i suoi capelli.
 
“Mi dispiace” ansima Bruno contro la bocca di Camilo, armeggiando intanto con la cerniera dei pantaloni. “Amore, mi dispiace...”
 
“Ssh” Camilo infila la mano tra loro. Bruno emette un suono inqualificabile e afferra le natiche di Camilo. Il ragazzo sussulta, strofinandosi contro di lui.
 
Le mani di Bruno vagano, sotto la maglietta di Camilo, lungo le linee delle costole, poi si abbassano sotto la cintura. È sopraffatto dal bisogno di toccare, sentire, avere. Le dita seguono la curva del sedere verso il basso, portandosi dietro i pantaloni e l’intimo; Camilo seppellisce il viso nel petto di Bruno mentre Bruno massaggia la sua pelle nuda. Emette i più deliziosi lamenti che Bruno abbia mai sentito.
 
Camilo alza i fianchi, permette a Bruno di togliere completamente i pantaloni, e la visione di lui sul suo grembo per Bruno è quasi troppo da sopportare. Le sue guance sono arrossate, le labbra socchiuse, gonfie di baci. C’è qualcosa sul suo naso e Bruno istintivamente fa per toglierlo, ma Camilo si lancia in avanti e chiude le labbra intorno alle sue dita. Sembra sorpreso quasi quanto Bruno dallo sviluppo.
 
È un fiore, realizza Bruno. Sul naso di Camilo c’è un piccolo fiore bianco. Il ramoscello era caduto sul petto di Bruno, doveva essere finito lì quando vi aveva appoggiato il viso.
 
La lingua di Camilo traccia i polpastrelli di Bruno, distraendolo da qualsiasi rivelazione stesse per avere. Le dita di Bruno sono scivolose per la saliva. Camilo guarda Bruno con occhi socchiusi, poi lancia uno sguardo significativo dietro di sé.
 
Bruno non deve farselo dire due volte.
 
“Scusa” borbotta contro il suo collo; con una mano accarezza i capelli di Camilo, la saliva aiuta ma non è abbastanza per lenire il bruciore.
 
“Scusa, scusa, scusa” un canto, una preghiera. I denti di Camilo affondano nella sua spalla. Bruno usa altra saliva per prepararsi come meglio riesce, il ragazzo sibila a denti stretti, opponendogli resistenza.
 
Camilo rilascia un singhiozzo soffocato e Bruno lo bacia, gli posa baci su tutto il viso, sul collo, su ogni parte che riesce a raggiungere, mentre aiuta gentilmente Camilo a ricadere. Camilo stringe le mani sui fianchi di Bruno per tenerli fermi, cosa di cui Bruno è grato, perché altrimenti non sa come potrebbe impedirsi di possedere Camilo fino a far sanguinare entrambi. Ora non può fare altro che guardare Camilo che lo accoglie, centimetro dopo centimetro.
 
Dopo un’eternità, gli occhi di Camilo si aprono e rimuove il peso dai fianchi di Bruno. Guarda Bruno. “Okay” soffia.
 
“Okay” ripete Bruno e comincia a muoversi.
 
Il suo climax arriva senza preavviso, gli attraversa il corpo come un fulmine e Camilo continua a muoversi, incendiando i nervi di Bruno. Bruno lo trascina in un altro bacio e ingoia le grida di Camilo finché non trema incontrollabilmente contro di lui.
 
Quando si ferma, la nebbia si dirada dalla mente di Bruno. Una volta represso l’iniziale istinto di correre via più velocemente possibile, appoggia delicatamente le mani sulla schiena di Camilo.
 
“Stai bene? Ti ho fatto male?” cerca di celare la paura dalla sua voce.
 
“Niente che un’arepa di zia Julieta non possa sistemare” giunge la risposta da sotto il suo mento. Camilo giace contro di lui e Bruno è fin troppo consapevole di essere ancora...dentro.
 
“Ti prego, non menzionare le mie sorelle in questo momento” dice Bruno. Sente una risatina, poi teneri baci sul collo e lungo tutta la mascella.
 
“Perché no, zio?” lo sfida e Bruno coglie l’occasione per uscire da Camilo, che squittisce infelicemente. “Ehi! Attento, è sensibile”
 
“Scusa” dice Bruno, che non si sente particolarmente dispiaciuto di niente, perché nonostante le lamentele Camilo continua a baciarlo dolcemente e a strofinarsi contro il suo collo. “Penso” aggiunge, “che quei fiori che hai trovato...”
 
Camilo non si muove. “Mh?”
 
“Sono...uh, potenti” dice Bruno cautamente.
 
“Mmh” è la risposta spassionata.
 
Bruno abbassa lo sguardo, vede solo una fitta foresta di riccioli, il viso di Camilo nascosto da qualche parte più in basso. Ultima possibilità per salvarti, pensa, anche se sa che è già troppo tardi.
 
“Ma” dice, “uh, io...beh, io...lo desideravo...già” annaspa, non riuscendo a dire l’ultima parte ad alta voce. Fortunatamente, Camilo la prende nel modo giusto e si rannicchia ulteriormente nell’abbraccio di Bruno.
 
Rimangono così per un po’. Ad un certo punto, Camilo mormora qualcosa contro la sua pelle, che Bruno sceglie di non sentire. Se è vero, potranno parlarne un’altra volta. In questo momento, tutto ciò di cui ha bisogno è il corpo di Camilo contro il suo.
 
.
 
Isabela osserva con irritazione il suo giardino sperimentale. Qualcuno ha colto i suoi ultimi esperimenti prima che raggiungessero il loro apice, ed è abbastanza sicura di sapere chi.
 
“Camilo” dice, inchiodando il cugino contro un muro non appena lo vede, “non sai chi è stato nel mio giardino, vero?”
 
Con sua sorpresa, lui sussulta e si scosta. “Cosa? No. Non ne ho idea” dice, allontanandosi. “Mirabel, forse. Anzi, sicuramente. Chiedi a lei”
 
Isabela è abbastanza stupita da lasciarlo scappare nella sua stanza.
 
Dannazione. Non ha nemmeno avuto la possibilità di chiedergli gli effetti della pianta. Ma le sue guance erano particolarmente arrossate...
 
Osserva poi il punto da cui è arrivato – la stanza di zio Bruno – e decide di non pensarci oltre.
  
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