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Autore: TaliiaaJossy    07/07/2023    1 recensioni
Un fugace e decisivo incontro sulle scalinate di un palazzo. Una notte triste per la giovane Nora, ma anche inaspettata.
Dal testo:
-Un uomo che fa piangere una donna non si può chiamare principe, figuriamoci re.
Una figura maschile apparve dal buio della foresta. Allarmata, voltai lo sguardo e grazie alle fiaccole accese vidi il signor Moss, l’unica persona con cui non avrei proprio dovuto parlare.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi sedetti sull’enorme scalinata dell’uscita, mi tolsi i lunghi guanti neri e dalla rabbia li gettai via. Che umiliazione, continuavo a pensare tra una valle di lacrime e di singhiozzi. Come potevo credere che da un momento all’altro sarei potuta sembrare una principessa? Non la ero e non la sarei mai stata.

-Un uomo che fa piangere una donna non si può chiamare principe, figuriamoci re.

Una figura maschile apparve dal buio della foresta. Allarmata, voltai lo sguardo e grazie alle fiaccole accese vidi il signor Moss, l’unica persona con cui non avrei proprio dovuto parlare.   

-Non si preoccupi, non ho intenzione di farle del male-disse accendendosi una sigaretta. Rimasi in silenzio e diffidente come un cane da guardia. L’uomo con poca curanza raccolse i guanti che avevo appena lanciato. Riordinando il grumo che avevo creato e lisciandoli persino con le mani libere, il signor Moss assunse un’aria molto concentrata, intenta a non far cadere la sigaretta. Quando li sistemò perfettamente in un’unica mano, espirò un po’ di fumo e poi mi scrutò con i suoi occhi color nocciola, non molto diversi dai miei.

-Posso?

-Cosa? -domandai freddamente, asciugandomi ancora qualche lacrima.

-Avere l’onore di rimetterle questi guanti, ovviamente. Una donna come lei non deve in alcun modo rischiare di rovinarsi le delicate mani.

Mi rattristì, pensando alla vicenda di poco fa. Le spalle mi si restrinsero dal disagio e dalla vergogna, le dita nascoste nel caotico vestito.

-Credevo che dopo quella scena si fosse capito che non sono degna di quei guanti… Io non sono una principessa.

-Infatti. Era troppo vera in mezzo a quei nobili e i principi non vogliono la verità, solo una bella fiaba in cui vivere. È finita per la prima volta in un covo di serpenti velenosi senza alcun antidoto... Mi permette?

Annuì in silenzio, mostrandogli timidamente le mani. Lui gettò via la sigaretta, mi si avvicinò con calma e si inginocchiò di fronte a me. Allungò  le sue dita ruvide sulle mie e con accuratezza e disinvoltura mi mise il guanto destro, poi quello sinistro. Seguì ogni suo movimento, fin da distrarmi dai miei pensieri. Un signore della sua reputazione non avrebbe dovuto essere in grado di usare così tanta delicatezza. Mi sorpresi, specie dell’insolito piacere che mi stava procurando.

-Sa-continuò, dopo aver finito. Rimase sul posto a fissarmi attentamente. Mi sentì meno intimorita dal suo sguardo che da quello del principe Joseph, persino quando lo vidi tirare fuori dal cappotto una pistola.

-Una pistola come questa deve essere trattata bene. Deve essere trattata come una donna.  Tenerla con sicurezza, stare attento a non fartela scappare, soprattutto… non usarla come qualsiasi altro oggetto, altrimenti potrebbe ritorcersi persino contro.

Mi posò l’arma sulle ginocchia ed io mi feci confusa.

-Una pistola come questa sa essere tanto imprevedibile quanto la donna che la tiene tra le gambe.

-Che cosa vuole, signor Moss? -tagliai corto, posando la pistola sul mio gradino.

L’uomo si alzò e si mise a passeggiare più in basso.

-Questa sera ero venuto con lo scopo di riservarmi un ballo con lei, ma ho avuto un contrattempo e sono arrivato in ritardo.

-Dunque non c’era quando…-mi fermai, non volendo ripensarci. Lui mi guardò e si fece più teso. Ritornò di fronte a me, stavolta soltanto più vicino.

-Io non sono un principe, non faccio parte di questo mondo. Non ne farò mai parte, nessuno mi accetterà per davvero, come lei per loro non sarà mai una principessa. Ma mi creda, signorina Hoclenne, quando le dico che c’è altro al di fuori di palazzi, castelli e balli di gala. Una vita di sfarzo, di lussuria, di divertimento, di libertà. Tutte cose che i rigidi protocolli reali non permetterebbero. È questo che vuole, signorina Hoclenne? In un mondo in cui si può essere o marionette o burattinai, scelga di essere la forbice che taglia quel filo. Io posso aiutarvi in questo, signorina Hoclenne.

-Peccato che state tralasciando un importante aspetto della vostra vita. Una vita per cui non credo essere portata…

-Nessuno è tagliato per uccidere, Nora. Nessuno nasce pronto per il tipo di vita che offrirei, un tempo nemmeno io lo sono stato. Ma adesso sono comunque certo che ti renderei più felice di quei principi che ti hanno appena umiliata.

Una certa rabbia s’impossessò di me e gli occhi mi caddero sulla pistola. Feci per prenderla, ma lui mi anticipò e la raccolse al posto mio.

-Ci penso io, tesoro.

E con fare deciso si recò verso l’entrata del palazzo. Lo guardai d’un tratto preoccupata.

-Qualunque cosa senti, resta qui. Tornerò in men che non si dica, chiaro?

Senza un valido motivo annuì e lo lasciai entrare. Poco dopo sentì numerosi spari e gente urlare. Rimasi ferma immobile ad osservare la foresta. Per terra notai la sigaretta ancora accesa del signor Moss, o forse era meglio chiamarlo James, dato che sarebbe diventato il mio futuro marito. La presi e continuai a fumare in silenzio.  

 

   
 
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