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Autore: Helen_Rose    10/07/2023    1 recensioni
[Mare Fuori]
La mia idea di futuro, di prendersi finalmente quel mare fuori, per alcuni personaggi che lo meritano veramente.
Ringrazio in particolare America per l'ispirazione del primo capitolo, Angy per la consulenza linguistica costante e per la prima parte del primo capitolo, IRoccoPerSempre per il supporto e chiunque avrà voglia di leggere!
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oh, ma ’a cap addo ’a tien?” lo riprende Pino, stizzito come da copione.
Nel solito posto in cui la parcheggia momentaneamente, da mesi a questa parte oramai, ogni qualvolta Rosa Ricci sia nei paraggi. Di quale posto si tratti, non lo saprebbe dirlo precisamente neppure lui.
Obbiccan, n’ata vot c’e tarantell. Accà, si vulimm vincere ’na partita, l’unica speranza ca tenimm è ca fann ascì ’a nnammurata toja.” osserva, sconsolato. Comincia a pensare che a turno, chi più chi meno, stiano cercando di soffiargli il ruolo di ’O pazz : ce ne fosse almeno uno con la testa attaccata al collo!
Eppure, dovrebbe sapere molto bene non solo che la scarcerazione imminente di Rosa rappresenta una parte consistente del problema attuale, ma che non si trovano esattamente in una fase idilliaca. Non che ne abbiano mai conosciute, ma questa è particolarmente ostica. Ma Pino è fatto così: sotto molti aspetti, è un amico modello; in quanto a tatto, priorità e opportunità, deve lavorare parecchio.
Scinnm ’a cuoll, pe’ piacer, ja.” Giusto Carmine Di Salvo potrebbe chiedere a qualcuno di lasciarlo in pace premurandosi di aggiungere ‘per piacere’; in un’altra vita, è stato sicuramente un lord inglese.
Qualcosa non va. Rosa evita il suo sguardo da giorni. Li ha contati: sono quasi esattamente cinque, se considera che si sono salutati domenica mattina prima di pranzo, dato che avevano piani inconciliabili per la seconda metà della giornata, e oggi è venerdì. Certo, di mezzo c’è il confronto a cui l’ha quasi costretta martedì; ma per l’appunto, il contatto visivo, che oltre a caratterizzarli, spesso e volentieri è il suo unico strumento per decifrarne le emozioni anche a distanza, è stato accuratamente evitato.
Durante quei pochi minuti a loro disposizione, lei ha detto parecchie cose: è nervosa di suo; le serve spazio; la situazione che stanno vivendo è surreale e soffocante - specie dall’esterno, ovviamente - … Ma Carmine la conosce fin troppo bene, per accettare passivamente che sia solo questo il punto. Quando si studia qualcuno così intensamente per settimane, si arriva a interpretare ogni sfumatura delle sue espressioni, dei suoi movimenti, prima ancora di giungere a un eventuale fase successiva di frequentazione, di qualsiasi tipo sia. Persino Rosa, in parte suo malgrado, era arrivata addirittura a prevedere certe mosse, che invece di spiazzarla, acuivano quel sentimento crescente d’irritazione.
Carmine, dal canto suo, stava solo cercando di impedire che quella ragazzina col fuoco dentro, al di là del bruciare lui stesso, finisse per compiere un’autentica strage proprio come il fratello prima di lei; solo il tempo e un’introspezione più accurata nella propria mente gli avevano rivelato quanto, contro ogni pronostico e logica apparente, la sua priorità stesse diventando che non finisse per bruciarsi lei. Ormai, per mettere al riparo lui, o meglio per il suo cuore, era troppo tardi; ma non si sarebbe mai perdonato, e soprattutto non sarebbe stato capace di perdonarlo tanto facilmente ai corresponsabili, se quel fuoco autodistruttivo avesse finito per corrodere ogni briciolo di vita che caratterizzava quel fiore raro, pieno di spine, che aveva scoperto specializzata soprattutto nel rivoltarle contro sé stessa.
Il punto, infatti, non è che lo faccia soffrire, o meglio, uscire di senno poiché non gli rivolge né lo sguardo, né la parola, sembrando quasi tornati al punto di partenza; bensì, che l’aggravante di non conoscerne neppure il vero motivo non grava sulla psiche di lui per intrinseche ragioni di controllo, ma per un semplicissimo senso di protezione impossibile da sfogare, senza possederne gli strumenti: se Rosa decide di non condividere i pesi che la schiacciano con lui, non può materialmente aiutarla a sollevarli, né fisicamente né dal cuore, al fine di impedire che il suo masochismo abbia la meglio.
Limitarsi ad attendere pazientemente che voglia aprirsi lo sta dilaniando, ma non ha altra scelta. Vorrebbe tanto poter fare due chiacchiere con il sé stesso di qualche mese prima, per capire da dove derivino lo spirito profondamente zen e la pacata rassegnazione. Ah, già: non aveva ancora raggiunto il punto di non ritorno dell’innamoramento che sconvolge. Ecco che, se prima faceva perdere partite di biliardino senza provare il minimo rimorso, ad oggi potrebbero anche perdere l’intero campionato.
Paradossalmente, è grato a chiunque gli permetta di distrarsi, anche se per poco, da quella che ormai ha preso la forma di un’ossessione, la cui unica possibile cura, appunto, si è imposto di non forzare. Ragion per cui, se non fosse incontrovertibilmente certo di ricevere un rifiuto, abbraccerebbe Lino per averli avvisati di entrare in mensa: le ragazze sono tutte in cortile perché hanno appena finito.
Nel frattempo Gianni, che in quanto a perspicacia in generale, e in ambito amoroso in particolare, indubbiamente è più ferrato di Pino, ha notato l’atmosfera tesa tra Carmine e Rosa, oltre a ricordare perfettamente quale sia il retroscena riferitogli pochi giorni prima dall’amico quasi inconsolabile.
E in quell’attimo, senza averne la minima idea, ripercorre istintivamente le orme di Carmine stesso con Filippo; anzi, si comporta proprio come avrebbe fatto il Chiattillo, se fosse stato presente: da quando è stato trasferito al Beccaria, si sono fatti la tacita promessa di guardarsi le spalle a vicenda. Dal momento che Carmine, con lui, lo sta facendo da tempo, è arrivato il momento di ricambiare.
Gli rifila la prima scusa che gli sovviene: “Cà, piglim ’nu post  in mensa; vag r’a psicologa, vabbuò ?”
Carmine lo fissa, inarcando un sopracciglio: stanno cercando di convincerlo ad andarci più spesso da mesi, senza ottenere risultati; prima di inorgoglirsi per come ricopre almeno il ruolo di confidente, sposta rapidamente lo sguardo da Cardio, alle ragazze, poi di nuovo a Cardio. È allora che capisce.
Gli rivolge un sorriso pieno. “ R’a psicologa? Ma ’o saje chi l’ha inventato, ’stu fatt ?”
Gianni non si lascia scoraggiare: “M’avit fatt ’na capa tanta cu ’sta storia; pecché avess ’a ricr bucie ?”
Carmine scuote la testa e abbozza un sorriso amaro. “Cardio… Grazie, però non funzionerà.”
L’amico si stringe nelle spalle. “ ’Assa fa. T’o merit.”
L’altro lo guarda tra il sorpreso e il sarcastico. “Per le caramelle gratis ? Non c’è di che.”
Cardio scoppia a ridere. “No… Perché mi hai fatto sentire capito… E soprattutto, mai solo.”
Carmine abbassa lo sguardo. Non è abituato a sentirsi rivolgere complimenti; men che meno per quella che ritiene ordinaria amministrazione, cioè offrire vicinanza e supporto a chi la necessita.
Prima che i convenevoli prendano il sopravvento, Gianni taglia corto: “Ja, m vuò fa ì o no?”
Al destinatario di tanta premura scappano una risata nervosa e l’avvertimento: “Vir ca mozzc !”
Cardio sorride e fa un gesto eloquentemente volto a liquidarlo: “Ne ho passate di peggio.”
Carmine alza le mani. Effettivamente, Rosa ha il potere di sconvolgere lui più di chiunque altro. Prima di sparire dentro l’ingresso della mensa, le rivolge un ultimo sguardo, benché non ricambiato.
Con tutta la naturalezza del mondo, Cardio le si avvicina. Le altre ragazze stanno giocando a pallavolo o chiacchierando tra loro, ma Rosa ha evidentemente tutta l’intenzione di restare in disparte; perciò, se non vuole rischiare di bruciare sul nascere le sue possibilità di uscire perlomeno integro da quella chiacchierata, gli conviene non dare neppure lontanamente l’impressione di volersi imporre.
Perciò, le chiede semplicemente se abbia da accendere.
Si volta di scatto, scrutandolo con un misto di diffidenza e stupore: si tratta della prima interazione che li veda protagonisti ad andare al di là di un cenno, ragion per cui sospetta che riguardi Carmine. Ad ogni modo, lo accontenta senza indagare, aggiungendo: “Dopo lo devi riportare a Maddalena.”
Lui annuisce in risposta, ringraziandola; ma non accenna ad andarsene. È strano che non pranzi con gli altri; ma non gli chiede conto, temendo che lo sfrutti come spunto per iniziare la conversazione.
Notando che, per quanto si sforzi di mascherarlo, è visibilmente sulle spine, Gianni decide di giocare la carta del gentiluomo, correndo il rischio di una risposta affermativa: “Se preferisci, mi sposto.”
Rosa torna a fissarlo, incredula. Prima di Carmine, non era stata abituata ad essere trattata con quel tipo di gentilezza disinteressata da ragazzi che non fossero i suoi fratelli, Edoardo incluso; men che meno, a ricevere domande su cosa preferisse che presupponessero una risposta realmente sincera. Infatti, dal tono di Cardiotrap non si evince la benché minima sfumatura di sarcasmo o presunzione: non sta dando affatto per scontata la sua risposta; è talmente pacato da sembrare imperturbabile.
Con tutta probabilità, è proprio questa sua presenza inspiegabilmente rasserenante a spingerla a non cacciarlo; o meglio, a rispondergli esplicitamente: “No, figurati”, scoprendo di pensarlo per davvero.
Trascorsi alcuni minuti di silenzio che, straordinariamente per essere intercorso tra due sconosciuti, non risulta imbarazzante, sempre con spontaneità, Cardio comincia a canticchiare Origami all’alba .
Dopo alcuni versi, Rosa inarca un sopracciglio, incuriosita: “Ma questa non è…?”
Lui annuisce in segno di conferma. “Stiamo finendo le pratiche per ottenere il copyright, finalmente. Quindi, la sto provando per essere sicuro di avere la voce in forma quando la dovrò registrare.”
Non saprebbe stabilire se sia più confusa da due frasi così complesse in italiano, il secondo aspetto della loro interazione a cui decisamente non è abituata, o dal fatto che abbia scelto di parlargliene.
Nun agg capit: vuò nu cunsigl ? Non sono una maestra di canto.” Una replica di questo tipo, specie se proveniente da Rosa Ricci, presupporrebbe un tono acido; eppure, ne è completamente priva.
Cardiotrap scoppia a ridere e scuote la testa. Per quanto a modo suo, è già un inizio il fatto che si stia interessando alla conversazione. Attentissimo a proseguire nel cammino senza rompere nessun uovo: “Lo so, ma un parere mi può aiutare lo stesso. Per esempio, se faccio schifo me lo saprai dire… No?”
Rosa si stringe nelle spalle, fingendo di disinteressarsi; in realtà, continua ad ascoltare la canzone attentamente, scoprendo non solo di preferire di gran lunga la voce di Cardio, ma che le permette di apprezzare il testo, massacrato dal ritmo incalzante e dal gracchiare di quella granda cessa di CrazyJ. Inizialmente, aveva cercato palesemente di farsela amica; appena aveva capito che due caratteri forti non necessariamente possono convivere pacificamente, se uno appartiene a una ragazza con un cuore perfettamente funzionante e l’altro a un automa, sembrava essersi risentita. Peggio per lei: non solo Rosa aveva mille cose più importanti per la testa, ma CrazyJ si trovava proprio nel fondo degli abissi. Soprattutto, si ritrova a dispiacersi che una brava persona come Cardiotrap sia stato ingannato in quel modo; la notte in cui accadde, era decisamente troppo presa dalla faccenda di Edoardo per accorgersi di ciò che le stava intorno, men che meno delle sofferenze altrui, per quanto di persone innocenti. Questo però non glielo dice, sempre per evitare di fornire spunti di conversazione, o peggio di sfogo.
Peccato che non abbia fatto bene i conti con la potenza con cui l’avrebbe attraversata il verso cruciale: E quando te ne andrai, sarai su un’altra via, cammina dritta avanti a te se non sarai più mia.
Men che meno, con lo sforzo sovrumano necessario per ricacciare indietro le lacrime.
Cardiotrap si ritrova costretto a trovare una maniera indiretta, non brutale ma al contempo pregnante, per incoraggiarne l’apertura: “O fa veramente schifo, oppure c’è qualcosa che non va… Mi sbaglio?”
A questo punto, ci si aspetterebbe che Rosa Ricci si cibi di lui con la voracità di chi si è trattenuta finora per risparmiarlo… Eppure, con somma sorpresa di Gianni stesso, la prima reazione suscitata è un sorriso amaro, che maschera una risata trattenuta. Pagherebbe oro per sentirsi ripetere ancora, anche se con l’unico scopo di irritarla, anche se avrebbe voluto farlo fuori: “Sto sbagliann, Rosa Rì?
Siccome non esplicita alcun tipo di risposta, Gianni si risolve a ‘imporre’ l’argomento, prima che arrivi qualcuno a interromperli; naturalmente, deve introdurlo per vie traverse, ragion per cui antepone la propria esperienza, benché gli costi: “Tu sai com’è andata tra me e Gemma?”
Rosa si volta, sospirando. Dovunque voglia arrivare, ormai non può sottrarsi. “Più o meno.”
Una risposta plausibile; non gli sono mai parse molto unite. Occorre rinfrescare la memoria, dunque: “Gemma era la vita mia. Pensavo che saremmo stati felici, insieme; che si fosse finalmente liberata di quel…” Inspira profondamente. Non ha più senso gettare fango su di lui, ormai. “Di quello là. Fabio. Invece no. Allora non ci ho visto più; volevo solo dirgli di lasciarla stare… E l’ho ucciso. Per sbaglio.”
Rosa sussulta. Che appartengano al sistema o meno, tanti dei ragazzi reclusi nell’IPM si sono trovati a commettere reati per sbaglio, o almeno così dicono. Ma Cardiotrap le sembra decisamente sincero.
Con estrema fatica, raccoglie le forze per proseguire. “Quando Gemma l’ha saputo, mi ha detto che avremmo trovato una soluzione. Ma non c’era, non subito. Lei avrebbe mandato all’aria il suo futuro, le opportunità di tornare nel mondo là fuori, per stare appresso a me… E non potevo permetterlo.”
Rosa deglutisce lentamente. Una coppia dove si fa a gara per chi intende proteggere maggiormente l’altro/a? Ne sa meglio di chiunque altro. E sospetta di essere sul punto di scoprire come se ne esca.
“L’ho riempita di bugie. Le ho detto che mi stava rovinando la vita, che non la amavo più.”
Dall’intensità con cui la scruta, si intuisce che concentrarsi sulla sua sofferenza lo distrae dalla propria.
Rosa non saprebbe fornire una motivazione chiara, al di là dell’identificazione parziale; ma la storia devastante che vede coinvolti due ragazzi esattamente come loro, peraltro conosciuti, la sta colpendo immensamente. Ed è divisa tra l’impulso insolito di interromperlo per riempirlo di domande, e un senso di rispetto intrinseco per il momento di sfogo di Cardiotrap; perciò, evita di intervenire. Istintivamente, dà per scontato che non stia per sopraggiungere un lieto fine di cui non è stata ancora informata; ragion per cui rimane piacevolmente colpita dal proseguimento:
“Una settimana fa, Gemma mi ha scritto. Non pensavo lo avrebbe fatto, visto come l’ho trattata. Inizialmente, pensavo di non risponderle… Però, forse abbiamo più da perdere se non lo faccio.”
Si tratta forse del momento in cui dovrebbe consigliarlo? Non ne è sicura.
Fortunatamente, la toglie dall’imbarazzo proseguendo di sua sponte, come un fiume in piena: “Quando la vita, nonostante tutto, ti dà una seconda opportunità e ti dimostra che l’amore è più forte di qualsiasi cosa e di qualsiasi stronzata che ci si racconta, non ha nessun senso sputarle in faccia. Gemma mi ama e mi ritiene ‘abbastanza’, pensa che possiamo crescere insieme, che quando uscirò da qui ci ritroveremo; quindi, perché dovrei dirle che se lo sta immaginando? Per soffrire ancora?”
Proprio perché lo conosce poco, e l’ha sempre visto tendenzialmente pacato per l’appunto, Rosa è colpita dall’ardore con cui Gianni sta ragionando; ma la disperazione trasformerebbe persino la persona più placida del pianeta in un tornado; e a giudicare dal racconto, ne ha accumulata troppa. Ancora una volta, vede riconfermata l’importanza di non andare subito sulla difensiva, di non dare per scontato che l’interlocutore non abbia idea di cosa stia passando: evidentemente, gli è ben chiara.
Quasi le avesse letto nel pensiero, prosegue con una battuta: “Rosa, io sono il capocannoniere degli sfigati; in più, la psicologa ha sentenziato che sono un campione nazionale di autosabotaggio.” Essendo riuscito nell’intento di strapparle un sorriso, ritiene sia finalmente giunto il momento di sganciare la bomba a mano: “E immediatamente dopo di me, c’è Carmine.”
Rosa deve aggrapparsi a tutta la propria buona volontà per ricordare il buon proposito di poco prima, dunque per evitare di andare immediatamente sulla difensiva: Carmine gli avrà raccontato solo verità. Piuttosto, la colpisce quella particolare affermazione: non saprebbe stabilire se il suo fidanzato sia davvero così sicuro di sé come le sembra; probabilmente non lo è. Ma le è sempre sembrato così sicuro di loro; forse perché lei non lo è stata affatto per molto tempo, perciò doveva controbilanciare.
Naturalmente, Cardio è consapevole di dover espandere la propria argomentazione; per quanto sia stupito che Rosa lo abbia ascoltato finora senza dare cenni d’insofferenza, bensì di spiccato interesse.
“Carmine ha passato tutta la vita a sentirsi difettato, Rosa. Rispetto a Nina, rispetto a Filippo… Quando finalmente ha capito di non esserlo, prima ha perso lei, poi il suo migliore amico è partito.”
Come se non si sentisse in colpa a sufficienza per tutto ciò che Carmine ha già perso. Come se non fosse il vero motivo per cui si è allontanata: non sciupargli quel po’ di serenità duramente conquistata. Inizialmente soffrirà, indubbiamente; ma gli passerà, proprio come ha superato cose ben peggiori.
“Ma poi sei arrivata tu.”
Rosa sbarra gli occhi: si aspettava una ramanzina, mentre Cardio le sta facendo… Un complimento?
“E ha capito che eravate uguali; con la differenza che per te, dimostrare che non hai bisogno di niente e nessuno è essenziale. Non c’è niente che tu pensi o provi, che lui non abbia già pensato e provato.”
Incredibilmente, Cardio sembra ripercorrere la citazione di un libro - ora non le sovviene il titolo - che piaceva moltissimo alla sua professoressa di italiano, e che le era rimasta impressa: <<Lui è più me di quanto non lo sia io. Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la mia e la sua sono uguali.>>
Grandioso: ora, oltre a mancarle Carmine e a domandarsi come abbia fatto il suo amico a inquadrare alla perfezione la loro storia, sta realizzando quanto le manchi la sua ex professoressa delle medie.
 
Come a volersi far perdonare, Gianni precisa: “Non mi permetterei mai di dirti cosa devi fare, eh… Però, secondo me dovresti sapere che, pure se fa finta di niente per non pesare su di me e su Pino, che già abbiamo i problemi nostri… Carmine sta soffrendo parecchio per questa situazione.”
 
Naturalmente, Rosa si era solamente illusa del fatto che quegli sguardi, che ha cercato disperatamente di evitare per non cedere, ma che non ha potuto fare a meno di incrociare di sottecchi, fossero meramente dovuti al fatto che, non essendo orgoglioso come lei, dimostrava apertamente la sua sofferenza; è altamente probabile, invece, che Carmine stia così perché ha capito che c’è di più.
Carmine te vò ben, Rò. Ma ben ’o verament, però. Perciò, nun facit strunzat, guardatv int’a l’uocchie e facit pace, vuje ca putit. Pe’ piacer.
-
 
Le parole di Gianni continuano a rimbombarle in testa per tutto il pomeriggio, poi per tutta la sera…
Di notte, manco a precisarlo, non riesce a chiudere occhio. I sogni che talvolta le capita di fare, belli così come incubi, con Carmine o la sua famiglia come protagonisti alternativamente, sono sostituiti dalla più irrimediabile insonnia che le sia capitata dai primi tempi dopo la morte dei suoi fratelli.
 
Non che dormisse bene, con la consapevolezza di aver spezzato il proprio cuore, oltre a quello del suo innamorato… Ma non aveva messo in conto di provocargli una sofferenza tanto profonda come quella descritta da Cardiotrap. Forse perché, in amore, si tende a sottovalutarsi, a reputarsi un peso per l’altra persona, specialmente in circostanze tanto particolari come quelle che li vedono coinvolti.
 
Eppure, non può evitare di tenere in considerazione le parole del caro amico di Carmine.
Quando finalmente l’alba concede una tregua apparente ai tormenti che non trovano risposta, acuiti incredibilmente dall’oscurità della notte, si prepara con insolita rapidità e, prima ancora di scendere per la colazione - che, questa mattina, faranno prima dei ragazzi - , chiede di parlare col comandante.
 
Da questo punto di vista, è fortunata: è appena arrivato e, inaspettatamente, lui stesso ha necessità di parlarle. Dice di avere una buona notizia per lei; e senza perdersi inutili giri di parole, com’è nel suo stile, va subito al dunque: finalmente, grazie alla collaborazione imprescindibile di Rosa, sono riusciti a trovare tutte le prove necessarie per incastrare don Salvatore Ricci, arrestato proprio la sera prima.
 
Appena ricevuta una comunicazione cruciale per diversi aspetti, la figlia ringrazia di essere già seduta.
Nelle ultime settimane è arrivata a detestarlo al punto da presupporre di provare unicamente sollievo, quando sarebbe arrivato il momento; in realtà, il senso di colpa si affaccia inevitabilmente: mandare il proprio padre in galera va contro tutti i principi con cui è stata cresciuta, così come le convinzioni cui si è sinceramente aggrappata fino a non molto tempo prima, relative alla fedeltà familiare assoluta.
 
Peccato che il presupposto fondamentale risieda nella reciprocità della suddetta fedeltà; e il primo a contravvenire ad essa è stato proprio lui, prima mandando al macello Edoardo, poi tampinando la sua stessa figlia fino alla Piscina Mirabilis, puntando una pistola contro il suo fidanzato e, da ultimo, mettendola in mano a lei, imponendole una scelta contronatura da qualsiasi punto di vista.
Come se non bastasse, appena uscito dall’ospedale, il suo primo pensiero è stato quello di mandarle un messaggio inequivocabile circa la sicurezza svanita sull’incolumità sua, e soprattutto di chi ama.
 
Continua a ripetersi di non aver avuto scelta, e una consistente parte di lei ne è fermamente convinta;
ma per quanto cerchi di tacitarla, esisterà per sempre una parte che, nonostante tutto, vorrà bene al padre, nonostante la brusca presa di consapevolezza riguardo le sue innumerevoli falle (dis)umane.
E poi, questa notizia significa una cosa sola: oggi potrà finalmente essere scarcerata in tutta sicurezza.
 
Accortosi del suo turbamento, Massimo accenna un sorriso al suo indirizzo e le fa una carezza.
“Posso immaginare come ti senti, piccerè … Ma è la cosa migliore pure per lui. Credimi.”
Prendendolo in contropiede, Rosa gli butta le braccia al collo, beandosi di quel senso di protezione incondizionata che ha determinato lo sviluppo di una relazione tanto speciale tra lui e Carmine.
“Grazie.” gli dice semplicemente; ma da parte di Rosa Ricci, in un frangente simile, è già tutto.
 
Dapprima, è titubante nel chiedere; poi si arrischia: “Comandà… Ve pozz addumannà n’atu piacer ?”
Per tutta risposta, lui scuote la testa: “Non per infierire, ma se tutti i piaceri fossero come quello…”
Rosa accenna una risata nervosa. “No, Comandà… Sto parlando di Carmine.”
Massimo inarca un sopracciglio. Li ha visti evitarsi per tutta la settimana, ma non ha chiesto conto.
“Non so se mi vuole parlare… Ma io ho tanto bisogno di farlo. Glielo potete dire voi?”
Lui la squadra, perplesso. “Mi hai scambiato per un postino? Mo esce pure lui, vedetevi e basta!”
“È che non voglio farlo sentire obbligato… Lo sapete pure voi, com’è sensibile con gli altri, no?”
Questa, poi, gli giunge nuova! Massimo sbuffa per l’incredulità… Ma non può certamente sottrarsi.
Arrivata a questo punto, l’unica cosa che ha il concreto desiderio di ammazzare è proprio il tempo: mentre aspetta che il comandante torni indietro con la risposta, prepara tutti i suoi effetti personali.
Indubbiamente, da un lato le dispiace salutare Kubra e le altre, forse per sempre; ma al di là dei progetti che il futuro ha concretamente in serbo per lei, ha compreso chiaramente che il suo posto non è più nell’IPM, e a ben vedere, da un punto di vista strettamente legale non lo è mai stato.
Ma le è servito per conoscere Carmine, veramente; e se è destino che accada, si ritroveranno ancora.
 
Mentre Maddalena l’accompagna all’uscita per l’ultima volta, raccomandandole di recuperare la colazione saltata proprio come farebbe con una figlia, il comandante finalmente le raggiunge.
“Ebbene…” - crea volutamente un po’ di suspence - “Carmine ha accettato l’invito.”
Completamente incurante dell’annuncio in stile Temptation Island, oltre a rendersi conto di quanto sarebbe inappropriato spremerlo come un limone per carpire la reazione di Carmine, il suo tono, persino l’espressione del viso quando gliel’ha detto, Rosa ora dà a Massimo un bacio sulla guancia.
 
Si lascia andare a una risata incredula. “Se m’avessero detto che avrei finito per fare più il messaggero d’amore, che la guardia carceraria… Vai, ja, prima che ci ripensi!” la saluta, dandole un buffetto sulla guancia in segno d’affetto, quello di un padre che ringrazia la ragazza che renderà felice suo figlio.
Lei annuisce, ma prima di veder richiudere i cancelli dell’IPM alle proprie spalle per quella che spera sia l’ultima volta, perlomeno da detenuta, ci tiene a ribadire il concetto: “Grazie… Di tutto, davvero.”
Apparentemente, si sta rivolgendo al comandante, a Maddalena e a Gennaro; idealmente, non solo.
 
Non è stupita di non trovare nessuno ad attenderla, stavolta. Quindi, è così che sarà la sua vita, d’ora in poi… È davvero sola. Non si aspettava di arrivare a sentirsi più orfana di quando perse la madre.
Dà per scontato che il tutto richieda una certa fase di adattamento, a partire da questo momento.
Soprattutto, deve contemplare l’idea che potrebbe non riuscire più ad appoggiarsi a Carmine.
Ma per una questione di speranza intrinseca di giovane innamorata, decide di posticiparla, per ora.
 
-
 
Si è imposta di mangiare qualcosa, considerandola meramente l’ultima raccomandazione di Maddalena cui decide di dare ascolto. È come se non avesse neppure sentito il sapore di ciò che si è sforzata di mandare giù, perciò potrebbero benissimo essere stati broccoli o un piatto di pasta.
 
Ormai sono le 16, quindi presuppone che Carmine sia arrivato a casa da un po’.
Si avvia col cuore quasi letteralmente in gola; neppure per l’appuntamento alla Piscina Mirabilis era tanto nervosa, in parte perché era stato lui a proporlo, quindi era piuttosto certa di trovarlo là.
In questo caso, da un lato presuppone che le parlerà, dall’altro non sa prevederne lo stato d’animo.
 
Dopo aver percorso la via avanti e indietro per tre volte, prima che qualcuno avvisi donna Wanda che Rosa Ricci sta pianificando un assalto a casa sua, si decide finalmente a suonare il citofono.
Risponde direttamente Carmine, invitandola a salire. Deduce che siano soli.
Non esattamente: appena raggiunge il pianerottolo, nota il passeggino piegato contro il muro, segno del fatto che probabilmente Futura stia dormendo in camera. Istintivamente, si pente di aver rischiato di svegliarla; muore dalla voglia di salutarla, ma nel caso, raggiungeranno questa fase successivamente.
 
Carmine le apre la porta con un’espressione indecifrabile, ma sicuramente non ostile.
Quel che è certo, è che la natura della seconda interazione dopo “Ciao”, ovvero: “Hai sete? Ti porto qualcosa da bere?”, la inquieta e non poco: è sempre stato un ragazzo educato, ma di sicuro non l’ha mai trattata come un’ospite; ora come ora, quasi preferirebbe l’espressione scettica di donna Wanda.
Vorrebbe sdrammatizzare con una battuta alla Rosa Rì, del tipo: “Si addiventat ’nu camerier, mo?”
Ma non le sembra il caso, non ancora. Neppure lei saprebbe dire cosa si aspettasse…
Sicuramente, un atteggiamento meno formale. E in fondo, sperava in un pizzico d’entusiasmo in più.
L’unica certezza oramai acclarata è che non abbia la più vaga idea del subbuglio interiore di Carmine.
Questo poveretto ha passato un’intera settimana a percorrere e ripercorrere un’infinità di scenari nella propria mente, dal più plausibile e meno grave al più improbabile e irrimediabilmente tragico.
Ha anche proiettato nella propria mente un accurato filmato del loro rapporto, mettendolo in pausa di tanto in tanto per domandarsi cos’abbia sbagliato, quali segnali e di quale sorta non abbia colto.
È arrivato al termine di ogni giornata sempre più abbattuto, intrattabile, depresso e inconsolabile.
Non ricordava di essere in grado di portare i propri amici a un tale livello di esasperazione, con lui;
negli ultimi mesi, si era riabituato ad essere lui, a portare sulle spalle i pesi di tutti quanti.
Soprattutto, non ricordava quanto potesse essere difficoltoso, se non impossibile, prendere sonno.
 
Ogni fibra del suo corpo, fin dal mattino, gli sta urlando  di farsi dare da Rosa la spiegazione più concisa possibile, in modo da passare allo step successivo, cioè baciarla e porre fine allo strazio.
Ma ha acquisito un rispetto troppo profondo nei confronti del proprio dolore, nonché del loro rapporto, per pensare di liquidare il tutto in modo sbrigativo e anche un po’ gratuito.
Ha intenzione di assimilare per filo e per segno cosa sia accaduto in quei giorni interminabili.
 
Ragion per cui mantiene quell’espressione insondabile, che sottintende un misto tra diffidenza e parziale ma celato sollievo; cercando innanzitutto di acclarare che l’abbia cercato di propria sponte, invece che su suggerimento di Cardiotrap o del comandante o di chicchessia, men che meno Bubbà.
Rosa è troppo intelligente per non realizzare di doverlo chiarificare innanzitutto e di propria sponte.
 
Perciò, abbandona qualsiasi forma di orgoglio e ammette: “Nun cia facev chiù a stà senz ’e te.”
La reazione istintiva che questa confessione suscita in Carmine è un sorriso lusingato e intenerito; fa per sfiorare le sue spalle, ma frena l’impulso prima che le mani arrivino a fuoriuscirgli effettivamente dalle tasche: a scanso di equivoci, onde evitare altre premature iniziative, incrocia le braccia sul petto.
 
Manc’io…” conferma, anche se apparentemente potrebbe suonare più come una concessione, visto che è praticamente atona. “Ma non è stata una decisione mia, perciò vuless proprij sapè pecché.”
Come prevedibile, il distacco impostosi non è riuscito a superare le due sillabe iniziali; un accenno di stizza è tutto ciò che serve a Rosa per intuire che non abbia intenzione di mandarla a fanculo. Forse.
 
Il difficile sarà riassumere in maniera efficace tutti gli avvenimenti di quei giorni, omettendo ciò che si è ripromessa di omettere senza perdere in verosimiglianza e credibilità. Aveva abbozzato un discorso nella sua testa, ma sembra che qualsiasi ordine di parole che risulti di senso compiuto sia svanito.
Ragion per cui, involontariamente commette un imperdonabile errore di valutazione, ovvero quello di partire da un’informazione il cui senso Carmine traviserà del tutto: “Oggi m’hann fatt ascì.”
 
Normalmente, infatti, sarebbe stato felice per lei a prescindere dalle implicazioni sul loro rapporto.
Ma nella sua mente già alquanto provata si genera una specie di cortocircuito, la cui conseguenza è il saltare a una serie di conclusioni assolutamente erronee, senza darle la possibilità di contraddirlo.
Mo agg capit tte cos : il tuo atteggiamento, tu e il comandante semb azzeccat a parlà di chissà cosa…”
Lei inarca un sopracciglio: sapeva fosse perspicace, ma evidentemente l’avrà sottovalutato, visto che è stato difficile rendersi conto di ciò che stava accadendo in primis per chi era direttamente coinvolto…
 
Carmine spara la prima delle supreme cazzate: “Tu ’o sapiv ca te facevan ascì e pe’ chest m ’e lassat.”
Rosa strabuzza gli occhi, incredula: “Che cosa? Ma che staj ricenn?
’A verità: che mo te ne torni dalla famiglia tua. Rosa Rì, ma tu ’o verament te pienz ’e fa fess ’a me ?
Anzi, sò pur stat tropp scem a nun dà rett a chi m ricev ca nun ce se può fidà ’e ’na Ricci…”
La diretta interessata non riesce a credere a ciò che sta sentendo, specialmente da parte di lui.
Ciò che Carmine non ha intenzione ad ammettere, è di starle facilitando ‘il discorso di lasciamento’.
Non sa per certo se queste siano veramente le sue motivazioni, e non gli deve interessare, per ora.
Viste le sue titubanze, gli pare insensato tenerla legata a sé senza sapere con certezza quando uscirà.
“Cà, nun è pe’ chest, nun e capit nient: famm spiegà…” tenta debolmente di intervenire lei.
“No, nun ce sta bisogn ; i contentini non mi servono, dovresti saperlo molto bene.” ribatte lui, duro.
 
Ed ecco che, improvvisamente, si fa strada in lui l’urgenza di esternare tutta la negatività e la tensione accumulate nel giro di quella settimana, benché la maniera risulti disordinata, disfunzionale e gratuita.
Ma non inutile: se avesse continuato a sopprimere quell’ondata, sarebbe inevitabilmente annegato.
“Scemo io che mi credevo che finalmente eravamo uniti, che pensavamo e provavamo le stesse cose;
scemo io che mi credevo che, nonostante tutte le difficoltà, tu avevi scelto noi e soprattutto te stessa;
scemo io che mi credevo di poter essere finalmente felice, per una cazzo di volta nella mia vita.”
 
Rosa è sconvolta; Carmine è fuori di sé: un fiume in piena, che travolge sé stesso e l’intero circostante senza sentire ragioni, temendo che risultino addirittura peggiori della realtà interiore che si è costruito.
Chell ca me fa ascì pazz è che potevi dirmelo subito, invece di lasciarmi appeso comm a ’nu scem.
Evidentemente non avevamo sofferto abbastanza, quindi amm fatt ’n’ata tarantella, a che ci stavamo.”
 
Lei ha due sole certezze: quella ormai conclamata di averne sottovalutato il dolore e l’attaccamento; la necessità di fermarlo, prima che raggiunga picchi di cui pentirsi successivamente, dato che conosce sé stessa con sufficiente accuratezza da prevedere di non poter resistere ancora per molto al suo attacco.
 
“Carmine!” Sarebbe dovuto suonare come un richiamo fermo, ma è risultato praticamente un urlo.
 Di sicuro, è un metodo di comprovata efficacia, dato che finalmente pone fine al suo monologo.
Te pozz confermà ca si proprij scem c ’a bott, però non per i motivi che pensi tu. E mo statt zitt !”
Non solo obbedisce senza fiatare, ma inevitabilmente constata come gli sia mancato tutto di Rosa, persino il lato prepotente, irriverente, che lo rimette a posto e lo sfida a seconda della circostanza.
 
“Su una cosa tieni ragione: ti dovevo dire subito tutto; però prima volevo essere sicura…”
Confuso e incuriosito al contempo, la invita a sedersi: è insensato continuare a torturarsi in piedi.
È solo grazie alla sparata terminata un secondo prima, che lei riesce a dominare l’istinto di prendere posto sulle ginocchia di lui. Di equivoci e fraintendimenti ce ne sono stati fin troppi: occorre chiarire.
E se confonderanno istinti e sentimenti, andrà a finire che staranno punto e a capo tra qualche ora.
 
“Cà, m’hann fatt ascì pecché patm è stato arrestato. E io ho collaborato con le indagini.”
In base all’espressione di lui, si deduce la necessità di sentirselo ripetere per una seconda volta.
In realtà, gli è sufficiente prendersi qualche istante per assimilare pienamente l’informazione.
Si sente il più grande degli scemi e, finalmente, ora comprende parte della reale motivazione.
 
Poi, se ne esce con la domanda più scontata, nonché dalla risposta più ovvia: “Perché l’hai fatto?”
Peccato che non sia l’unico dei due ad essere psicologicamente provato; di conseguenza, mentre in lui si sono acuiti paranoia e istinto di (auto)preservazione, in lei prende il sopravvento l’istinto omicida.
Appellandosi a ogni briciolo di buonsenso che ha in dotazione, insieme all’amore che prova per lui,
Rosa si impegna per non passare dalle minacce ai fatti: “Cà, ma tu te si proprij scetat stammatin co’ tutt ’stu genij e te fa rà ’nu paccar ’a smerz, o è spuntato fuori mo mo? Te lo chiedo per curiosità.”
Oltretutto, ha creato un meraviglioso ossimoro tra il suo tono di voce e il contenuto della replica.
 
Trattenendosi dallo scoppiarle a ridere in faccia, sapendo di essersela ampiamente meritata, Carmine decide comunque di approfittare della sua condizione di privilegio per rispondere: “Ma quindi…?”
Non c’è alcuna correlazione logica tra l’irritazione di un istante prima e l’impulso crescente di saltargli addosso; anzi, consiste proprio nel suo eccitarsi incredibilmente per le provocazioni di lui, da sempre.
Ecco che coglie pienamente l’occasione di esternare la propria frustrazione in maniera disfunzionale, ma al contempo molto romantica poiché le è propria: “Perché ti amo, pure se si ’na cap ’e fierr.”
 
È il segnale che stavano aspettando entrambi: una settimana di astinenza da baci è stata intollerabile.
Appena riescono a staccarsi, neanche avessero appena corso una maratona - ma in un certo senso, sì -, Carmine si impone di domandarle ancora una volta perché l’abbia allontanato in quel modo.
 
A questo punto, Rosa non può più svicolare. È arrivato il momento di raccontargli la mezza verità.
“Domenica pomeriggio stavo facendo una passeggiata, e sono arrivati gli uomini di mio padre.”
Lui sussulta; sa già di doversi aspettare il peggio. Le accarezza il braccio senza interromperla.
“Sono stati molto chiari: se non tornavo dalla sua parte, me l’avrebbe fatta pagare molto cara.”
 
Com’era prevedibile, Carmine tiene a ristabilire le giuste priorità: “Si sono limitati a parlare, vero?”
 
Rosa non saprebbe stabilire se abbiano eseguito un ordine del padre, o se si siano presi qualche libertà… E sinceramente, oramai, da un lato si aspetta di tutto, dall’altro non vuole approfondire.
Sa solo che, per chiarificare il concetto, si sono avvicinati e hanno pressato più del consentito…
Pur senza oltrepassare certi confini invalicabili nella maniera più assoluta, nonostante tutto.
Non si era mai sentita tanto piccola e indifesa come in quegli attimi che le sono parsi eterni.
 
Ha visto le conseguenze di certi attacchi – per quanto ben più gravi e invasivi – su Carmela.
Le ci sono volute settimane, prima di tornare ad accettare il contatto con un uomo senza tremare.
Persino i suoi fratelli e suo padre, pur tenendosi a debita distanza, in parte la intimidivano.
Di certo, sta sperimentando sulla propria pelle cosa significhi subire i tentativi di estirpare la fiducia nell’intero genere maschile proprio da parte di chi le ha messe al mondo.
 
Ma lei non è Carmela. È Rosa Ricci.
Ha sperimentato il peggio del peggio da parte del genere maschile, così come il meglio.
Ha conosciuto la sensazione di protezione, dapprima col padre, poi con Ciro, Pietro ed Edoardo.
E ha dovuto imparare ben presto a proteggere sé stessa, benché spesso sia tutt’altro che semplice.
 
Una consistente di lei ha evitato interazioni con Carmine anche per evitare di insospettirlo su questo aspetto, qualora avesse reagito in maniera inconsulta alla sua vicinanza o addirittura al suo tocco.
Con proprio enorme sollievo, ha avuto modo di constatare che così non è.
Evidentemente, la sua mente è stata in grado di dividere il tutto in compartimenti stagni.
Il suo fidanzato è l’unica persona ad averla mai fatta sentire al sicuro, nell’ultimo periodo.
Non è un uomo qualsiasi: è Carmine, il suo  Carmine.
 
E l’unico motivo per cui gli nega la verità completa consiste nel risparmiargli di provare ulteriore dispiacere, o peggio senso di colpa, per un avvenimento già conclusosi che esula dal suo controllo.
Non teme una reazione violenta da parte sua, ma vuole evitargli di trovarsi nella posizione di averla.
Preferisce rifugiarsi nel suo abbraccio e assorbirne il potere curativo, nascondendo la testa nel suo petto per nascondere gli occhi lucidi. Lui continua ad accarezzarle i capelli, senza dire una parola.
 
Dopo un po’, la stacca da sé per poterla guardare negli occhi e chiedere gli ultimi chiarimenti.
“Cà… Sai benissimo che le minacce non erano rivolte direttamente a me, o almeno non solo.”
“Rosa, famm capì : se non arrestavano subito tuo padre, il tuo piano qual era? Lasciarmi e basta?”
Lei fa spallucce, ma è un segnale più che eloquente.
“Ma tu veramente credevi… Che cosa? Che ti avrei dimenticata, così? Che avrei cercato un’altra?”
Carmine non riesce a credere al linguaggio del corpo con cui gli sta comunicando.
 
Prima che lui si lanci in un’altra arringa inarrestabile, lei si decide a dargli la motivazione completa:
“Non avevo mai creduto nell’amore pecché m’avevan ’mparat ca ce sta semb uno che ama di più…”
Il fidanzato solleva un sopracciglio, attendendo e sperando che concluda in modo non deludente.
Ricimm ca… Era più semplice se mi convincevo che, dei due, quella ero proprio io.”
Se non altro, è esauriente. Le dà un bacio sulla tempia e decide di non aggiungere altro a riguardo.
Dopo pochi minuti, come se il suo ritmo biologico interno rispondesse alle loro necessità, Futura dà segni di essersi risvegliata da un riposino pomeridiano piuttosto lungo, iniziato più tardi del solito perché non voleva saperne di smettere di giocare col papà, uscito dall’IPM intorno all’ora di pranzo.
Avendola sentita, Rosa si consulta con lo sguardo di Carmine prima di avviarsi in camera.
Forse potrà sembrare assurdo, ma le vengono quasi le lacrime agli occhi nel rivedere quel corpicino minuto, eppure in fase di crescita sempre più evidente, ancora intorpidito ma prontissimo a scattare. Appena riconosce il viso di Rosa, protende le sue braccine verso di lei, chiedendo di essere presa. L’accontenta più che volentieri, respirando il suo adorabile profumo di bimba appena sveglia.
Dopo qualche istante, si accorge della presenza di Carmine sulla soglia della stanza.
Con un sorriso laterale intenerito, osserva con tono fintamente geloso: “Se vi disturbo, me ne vado.”
La verità è che non esiste visione che lo appaghi e rassicuri di più. E gli è mancata come tutto il resto.
Stando al gioco, la fidanzata replica prontamente: “ ’O saje ca sò turnat sul pe’ essa.”
Benché, seppur scherzosamente, la prospettiva che fosse Futura ad attrarla lo lusinghi in ugual modo, Carmine specifica tutto ciò che l’attende, ora che è rientrata a pieno regime nella loro quotidianità: “Quindi, si turnat pe’ te fà tirà i capill, pe te fa staccà ’e ’recchie for e pur aind, quann allucca…”
“Sì, sì, e sì” replica senza esitare, accompagnando ogni conferma con un bacino sulla guancia o il collo della bambina più coccolata del pianeta, che si contorce e ridacchia in segno di apprezzamento.
Pur pecché ’o pat, ca ten 18 anni chiù ’e essa, m fa i dispiett pur iss, ma lo amo lo stesso…”
“Ah, agg capit…” si arrende lui, avvicinandosi “è ’na questione di giustizia.”
“Infatti.” conferma Rosa, solenne “T par giust ca sta povera creatura adda suppurtà a te sul ess ?”
Stamm parat, allor ; vi siete già coalizzate!” sospira Carmine, facendo intendere a Futura di volerla prendere in braccio, giusto per capire se voglia rinnegarlo come padre. Ovviamente, la risposta è no.
Mentre si lascia fare di tutto, alternando col solletico come ‘punizione’, Rosa ammette dolcemente: “Non pensavo di sentire la mancanza di una persona così piccola e che conosco così poco…”
Scuotendo la testa, Carmine le dà un bacio sulla testa e, mentre continua a cullare Futura, precisa: “Non ricordo se te l’ho già detto, ma non si dorme molto bene di notte con questa piccola tarantella. Se ci vuoi ripensare, stai ancora in tempo.”
Ma Rosa ha smesso di ascoltare completamente, dopo ‘piccola tarantella’. E se anche avesse sentito, non farebbe la minima differenza. Il suo posto è con loro. Sempre. Per sempre.
   
 
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