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Autore: Diana924    11/07/2023    0 recensioni
Sapeva che aveva sbagliato ma doveva pur farlo.
ispirato a uno dei casting dello spinn off, serquel&berlermo
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Berlino, Il professore, Nuovo personaggio, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Diana924
Fandom: La Casa de Papel
Titolo: Psicofonías que el cantaba en el viento
Personaggi:  Andrés de Fonollosa| Berlin, Sergio Marquina |el Professor, Martìn Berrote| Palermo, Raquel Murrillo| Lisboa
Rating: NC15
Note: Canon Divergence, AU!Modern, slash, 
Note2: quando hanno annunciato il cast dello spinn off uno dei nomi ha catturato la mia attenzione, quello di Michelle Jenner. Per chi non segue i prodotti ispanici da anni Michelle Jenner è una delle attrici più quotate, figlia d'arte ha iniziato con Los Hombres de Paco, assieme a Paco Tous, per poi sfondare con Isabel e consacrarsi con La Catedral del Mar. Dovevo quindi sfruttare la sua presenza sebbene mi sia rifiutata di sapere il suo ruolo proprio per non sentirmi vincolata, Clara quindi va immaginata col volto di Michelle mJenner, il nome è preso da La Cocinera de Castamar e il cognoem da Cuentame un Cuento, entrambi di Antena3
Note3: il titolo è un verso de "
Psicofonías" di Gloria Trevì
Note4: non avendo preso nessuna informazione sul personaggio che interpreterà nello spinn off... in Clara c'è molto della reina Isabel, dal numero dei figli alla religiosità compreso il nome del primo marito, Juliàn è infatti il nome del personaggio di Rodolfo Sancho ne El Ministerio del Tiempo, il riferimento a una conoscenza pregressa tra Juliàn e Berlino si rifà proprio a El Ministerio del Tiempo dove i due attori, ma su fronti opposti, dividono la scena, NB: nelle stesse puntate compare anche Hugo Silva, che ne Los Hombres de Paco interpretava l'interesse amoroso di Michelle Jenner
 

Sapeva che aveva sbagliato ma doveva pur farlo.

C’era un motivo se considerava Clara Salazar la più intelligente ma anche la più rancorosa delle sue mogli, perché Clara era stata l’unica realmente in grado di farlo infuriare almeno fino ad un certo evento. Andrés de Fonollosa si riferiva ai suoi dieci anni di matrimonio con Clara, l’unica delle sue mogli ad essere durata tanto, come “quattro anni di felicità, due di rammarico, tre di odio e uno di dolore”, considerazione che li aveva trovati entrambi d’accordo. Se era rimasto non era per Clara ma per un altro motivo che stranamente non erano nemmeno i soldi: le bambine.

Non sue ovviamente, la sola idea di avere altri figli dopo Rafael lo disgustava, ma le figlie che Clara aveva avuto dal suo primo matrimonio. Quelle ragazzine intelligenti, vivaci e desiderose di imparare per anni erano state il suo orgoglio, se solo fosse riuscito a convincere Clara su una certa faccenda.

<< … ed è inconcepibile, inconcepibile che dopo tutti questi anni tu, proprio tu, ti sia fatto arrestare. E per cosa? Aggressione, tu? Ma lo so io il perché? Perché quando il mondo non va secondo le tue esigenze perdi il controllo, è sempre stato così >> continuò a concionare Clara prima di versargli il caffè, quanto la odiava ma doveva vederla. Clara aveva sempre saputo di come si guadagnava da vivere, aveva sempre dissentito ma non lo aveva mai denunciato. Non voleva sapere da dove venivano i gioielli, da dove venivano i soldi e perché spesso sparisse per giorni ma aveva sempre saputo tutto e si era goduta ogni singolo vantaggio, dai regali ai viaggi improvvisati. D’altronde Clara era vissuta nel lusso: padre industriale, marito nello stesso ambito e suo fratello le passava un mensile, per quanto brava era una di quelle persone che vedono il lavoro come un hobby, non era ingenua a meno che non dovesse esserlo per qualche motivo.

<< Comunque vada ora sei qui, ti fermi per cena e ti ho preparato la stanza degli ospiti, i soliti due letti per te e Martìn, strano che non siate insieme >> continuò Clara. Avrebbe dovuto parlare anche di quella questione, assolutamente. Clara conosceva Martìn, i due si erano sopportati per anni perché dopo il divorzio aveva comunque voluto mantenere i contatti con le bambine ma non sapeva nulla di quanto accaduto anni prima e non aveva mai pensato di rivelarle nulla. E perché mai avrebbe dovuto? Quello che aveva avuto con Martìn era qualcosa di così grande che le parole non sarebbero mai state in grado di descriverlo, esisteva e basta ed era stato il suo tesoro più prezioso per dieci anni, lo era ancora in un’altra maniera.

<< Martìn non verrà… sono due anni che non ci sentiamo >> ammise e vide Clara sobbalzare.

<< Cosa è successo? Dimmi che non lo hai liquidato? C’entra il colpo di tuo fratello? Ho sempre pensato che fosse una follia e ora… dios >> mormorò Clara, almeno era riuscito a sorprenderla.

<< Non è così semplice, se hai tempo ti racconto >> si limitò a risponderle prima di finire di bere il suo caffè. Attese che Clara finisse il suo e poi cominciò a raccontarle tutto, se sapeva di quello che era successo a Madrid era opportuno che sapesse anche il resto.

Il ceffone non lo colse impreparato ma fece comunque male, e da quando Clara indossava così tanti anelli?

<< Sei un idiota. Capisco benissimo le tue ragioni, specialmente dopo quello che mi ha detto Sergio ma resti comunque un idiota. Allora Juana aveva ragione >> e ora quello cosa significava?

<< Cosa c’entra Juana? >> domandò realmente curioso.

<< Poco dopo aver conosciuto Martìn disse una frase, a cui non ho mai dato troppo peso: a Martìn piace Andrés, gli piace molto >> gli rivelò Clara. Juana era la più percettiva tra le bambine ma che persino lei avesse capito una cosa simile ad appena dodici o tredici anni era assurdo. In quanto a lui… non era stato improvviso ma graduale, un giorno si era reso conto che non poteva fare a meno di Martìn e poi che non voleva che l’altro gli fosse semplicemente amico. Aveva adorato il modo in cui Martìn lo guardava, l’adorazione che gli riservava ma era sicuro che nessuno se ne fosse accorto, suo fratello aveva sospettato qualcosa ma nemmeno lui era riuscito a sapere che quel che Martìn provava nei suoi confronti era perfettamente ricambiato, semplicemente nessuno doveva saperlo.

<< Quella bambina è sempre stata irrispettosa. È ancora a Bruxelles? >> domandò, aveva pagato gli studi dei figli di Clara e meritava delle risposte.

<< Trasferimento a Gand, Cato è ancora a Londra mentre Maria ha una cena di lavoro in Portogallo, aiutami con la cena e ti racconterò il resto, vado ad unire i letti nella stanza degli ospiti e se ti serve qualcosa non esitare ad avvisarmi, puoi avermi chiamata in molti modi ma “ingrata” mai >> rispose Clara prima di dirigersi verso il piano superiore. In realtà l’aveva anche definita “ingrata” ma meglio non aprire una discussione sul tema pensò prima di osservare le foto.

La foto del primo matrimonio, continuava ad essere sicuro di aver incontrato Juliàn Aguirre da qualche parte anche se non ricordava dove, la foto del secondo, lui e Clara circondati dalle bambine, la cresima di Juan, le bambine il giorno del diploma, Clara con la parrucca quando aveva terminato la chemio, il matrimonio di Isabel e l’ultima doveva essere una foto nuova.

<< Lo hanno trovato divertente, mi sono arrabbiata ma ci tenevano molto >> ammise Clara che era già tornata in salotto.

<< Hai fatto bene a chiamarmi allora >> si limitò a dire e Clara sospirò. Quella situazione non gli era mai piaciuta, principalmente perché sia lui che Clara non avevano potuto fare nulla e odiava non essere riuscito a gestire quell’evento.

<< Te lo dovevo, dopo quello che hai passato ho creduto che avresti avuto bisogno di un volto amico, se provi a toccarmi o a venire nella mia stanza questa notte giuro che ti ammazzo >> tipico di Clara si disse, alternare le lusinghe alle minacce oltre alla convinzione di non sbagliare mai.

<< Non eri tu a dire che siamo ancora sposati davanti agli occhi di Nostro Signore? >> la provocò. La sua quarta moglie, Maribel, odiava quel genere di conversazione e la capiva perfettamente, d’altronde nemmeno sotto tortura avrebbe toccato Clara, come ci fosse riuscito per otto anni gli appariva un mistero dopo tanto tempo.

<< E lo siamo, fino alla morte di uno di noi due, probabilmente tu visto quello che mi ha raccontato Sergio ma non sono mai stata fortunata >> fu la risposta. Che bella coppia che erano: Clara sopravvissuta ad un cancro e lui con una malattia terminale che lo avrebbe portato alla tomba nel giro di qualche mese.

<< Io ancora ringrazio che tu non sia morta, non perché ci tenga a te ma perché dovermi occupare di cinque bambini dai dieci ai diciotto anni con… la mia occupazione sarebbe stato difficile >> ammise. Aveva adorato le bambine ma era sempre stato consapevole che non poteva portarle con sé, non troppo a lungo almeno. Finché erano piccole erano state la copertura perfetta, nessuno aveva mai pensato di frugare nei loro zaini o nelle borse ma era consapevole che non sarebbe durata, finché lo vedevano come un gioco erano anche disposte ad aiutarlo ma crescendo avevano capito che non era un gioco. Sergio era sempre stato contrario nel coinvolgere le bambine e soprattutto Juan e alla fine aveva dovuto cedere, aveva già messo mano al testamento escludendo quell’ingrato di Rafael, tutto quello che aveva sarebbe andato alle bambine e a Juan, e su quello non aveva intenzione di cambiare idea.

<< E pensare che ti adorano, non te lo meriti, hai raccontato loro cosa è successo con Martìn? >> maledetta strega intrigante, sapeva sempre come colpirlo. L’ultima volta che si erano visti tutti era stato due anni prima, poco prima del ritorno a Firenze e non aveva avuto tempo per parlare quanto avrebbe dovuto e le circostanze non lo rendevano il momento adeguato per una conversazione simile. Un po’ per le tempistiche, un po’ per la situazione era riuscito solamente a scambiare qualche parola con tutti, nulla di troppo dettagliato.

<< Non c’era bisogno di disturbarli, non siete nemmeno venuti al mio quinto matrimonio >> rispose, non li aveva voluti perché con tutto quello di cui doveva occuparsi badare alle bambine sarebbe stato impossibile. Inoltre il fatto che tra Tatiana e Isabel ci fossero pochi anni di differenza avrebbe reso la situazione oltremodo imbarazzante.

<< Maribel mi piaceva, era una brava donna e ti voleva bene. Per quel che riguarda Tatiana non so che dire, l’ho vista solo una volta; credevo avresti aspettato qualche anno prima di avere una throphy wife, come dicono gli americani >> disse Clara, quanto la odiava.

<< Il giorno in cui imparerai a stare zitta sarà un giorno in cui scriverò personalmente al re per istituire una nuova festività nazionale. Anzi, scriverò all’ONU >> replicò, possibile che per sei anni non si fosse reso conto di aver sposato una tale rompiscatole? E pensare che nemmeno il sesso con Clara era mai stato il meglio.

<< Ah, ah, ah. Siediti fuori, ho già preparato la tavola per la cena, come ricorderai d’estate preferisco cenare fuori >> fu la replica prima che Clara si dirigesse verso la credenza e gli passasse i piatti, si serviva ancora del servizio di Malines che le aveva regalato per il loro quinto anniversario, quello e una collana di zaffiri erano stati un utile investimento di una discreta rapina.

<< Ti ho già detto che Martìn non verrà, c’è un piatto in più >> le fece notare.

<< Alì si ferma a cena, ci sono tutti i piatti necessari >> lo rimproverò Clara irritata facendolo sghignazzare. Alì Soufyane, il migliore amico di Juan, musulmano praticante discendente di musulmani praticanti ed immigrato di quarta generazione, quasi più spagnolo della corrida nonché nemico personale della sua ex moglie, la cui religiosità sfiorava il bigottismo.

<< Salam aleikum, per questo sei stata dal macellaio? >> domandò divertito.

<< So quello che faccio, ti è dispiaciuto che Juan non sia iscritto a qualcos’altro? Poteva esserti utile >> gli domandò Clara. Ci aveva pensato, sicuramente se ci fosse stato Juan a Copenaghen invece di Rafael tutto sarebbe andato diversamente e mai Juan avrebbe osato qualcosa di simile. Era sempre stato legato alle bambine e a Juan come se fossero biologicamente figli suoi ed era paradossale che a malapena ricordasse il compleanno di Rafael quando degli altri conosceva tutto.

<< Juan aveva i soldi per fare quel che voleva, inoltre se volesse mai partecipare a qualche colpo deve solo chiamarmi >> scherzò mentre aiutava Clara da apparecchiare, aveva provato quella vita calma, tranquilla e altoborghese ma non faceva per lui; sebbene soddisfacesse parte dei suoi bisogni quello che davvero gli era mancato era stato il brivido e l’eccitazione che solo un colpo ben fatto potevano dargli.

<< Juliàn era un donnaiolo, mi ha tradito con decine di donne e so con certezza che ha avuto tre figli, da donne diverse. Tu sei un ladro… sono proprio fortunata con i mariti, il primo un puttaniere e il secondo un ladro bisessuale, aveva ragione mia madre quando diceva che dovevo farmi suora >> gli fece notare amaramente Clara.

<< Juliàn ti ha dato le bambine, e io ti ho dato gli anni migliori della tua vita, poteva andare peggio >> le fece notare.

<< Forse, stammi bene e non fare pazzie >> concluse Clara enigmatica. Forse era il momento di dirle cosa stava pensando, come pensava di risolvere la situazione se il piano fosse andato male ma avrebbe innescato una discussione infinita e non aveva voglia di litigare con Clara, quella donna riusciva a drenargli le energie come nessun’altro.

Stava cercando qualcosa da dire quando Clara cominciò a fischiettare e riconobbe subito quella melodia, maledetta strega, bigotta, stronza e frigida gli venne spontaneo pensare.

 

***

 

C’era qualcosa di strano.

Il messaggio di suo fratello era chiaro, conciso e bizzarro si era detto Sergio Marquina. “Vieni a cena, porta anche l’ispectora”, non c’era nulla di male, ne aveva ricevuti altri simili e non aveva osato esporre i propri dubbi. Non c’era nulla di male, non dopo aver spiegato i retroscena a Raquel che però aveva sempre dei dubbi su tutto quello.

Se lo sentiva si disse quando arrivarono, a giudicare da quel che sentiva il giardino esterno era affollato e perché aveva la sensazione di conoscere quella risata?

Fece qualche passo e poi si esibì in un colpo di tosse per far capire che era arrivato e rimase senza parole.

Appoggiata al portico, con un bicchiere di champagne, intenta a ridere e a scherzare con Andrés e Martìn c’era una ragazza di poco più di vent’anni. Capelli castani lunghi, occhi gentili e un completo giacca e pantaloni che stonava con il clima di Palawan, e conosceva quel volto.

<< Maria?! >> disse sorpreso, aveva temuto quel momento. Era sicuro che in qualche maniera suo fratello fosse ancora in contatto con le bambine e quella ne era la prova, sicuramente si tenevano in contatto tramite Martìn, ne era sicuro.

<< Tio Sergio! >> urlò Maria Aguirre Salazar prima di appoggiare il bicchiere sul tavolinetto e corrergli incontro. Erano anni che non la vedeva, cinque anni si corresse e rimase sorpreso, Maria ormai non era più una bambina, assomigliava a sua madre Clara ma il viso era più spigoloso e il sorriso più caldo.

<< Ti ricordavo bambina >> si limitò a dire quando si separarono e Maria gli diede un bacio sulla guancia prima di presentarsi a Raquel.

<< Non sapevo avessi una figlia, anche se non ti assomiglia >> fece notare Raquel quando furono tutti seduti, Maria accanto a Martìn come quando era bambina

<< Non è mia figlia, non in senso biologico >> le spiegò Andrés, si era sempre limitato a dire “le bambine e Juan” ma aveva tranquillamente permesso loro di chiamarlo “papà”, specialmente Maria a Catalina che erano cresciute con lui, Catalina di fatto non aveva mai conosciuto Juliàn Aguirre.

<< Siamo parte della dote di mia madre, col senno di poi hai avuto molto coraggio nello sposare una vedova con cinque bambini, o molta incoscienza >> replicò Maria prima di versarsi nuovamente da bere.

<< Cinque? Siete cinque figli? >> domandò Raquel sorpresa.

<< Mia sorella maggiore Isabel, mio fratello Juan, mia sorella Juana, io, il mio gemello Alfonso e la mia sorellina Catalina detta Cato >> rispose Maria.

<< Siete sei quindi >> replicò Raquel prima di capire troppo tardi dove quella conversazione sarebbe andata a finire.

<< Cinque, lunga storia >> si limitò a dire Maria. << Stavamo ricordando quella volta che eravamo al matrimonio del cugino di Alì, quanto ci siamo divertiti quel giorno >> aggiunse Maria cambiando argomento.

<< La vecchia i matrimoni li sa organizzare, quanto mi manca quell’atmosfera, tuo zio e quella troia di sua moglie tutto bene? >> domandò Martìn. Come dimenticare il matrimonio del cugino di Alì pensò lui. Juan era riuscito a far imbucare tutti loro ossia le sue sorelle, sua madre, Andrés e Maribel, lui, Martìn e suo zio materno con la moglie e la figlia, gli unici cristiani presenti ad un matrimonio musulmano.

<< Benissimo, zia Jo sostiene che questa volta divorzia sul serio perché ha conosciuto l’uomo perfetto, mia madre le ha dato tre settimane, Cato da Londra se la ride e Juana idem anche se ha i suoi problemi >> spiegò Maria. Su quello era informato, Maria e Cato lo avevano aggiornato poco prima di Toledo facendogli giurare di non dire niente ad Andrés; se ne vorrà occupare di persona, Juana si arrabbierà e quando lei a papà si arrabbiano finisce sempre male lo aveva supplicato Cato.

<< Cato? >> domandò Raquel curiosa.

<< Quando ho sposato la mia seconda moglie costei aveva cinque figli, dalla maggiore di dieci anni alla minore di tredici mesi. Catalina non parlava ancora così un giorno che non sapevamo cosa fare abbiamo deciso di provarci sul serio, fosse almeno il nome. Non ha funzionato finché non si è puntata contro l’indice e ha detto “Cato”, e da allora non ha più smesso di parlare >> le rispose Andrés. Cato era senza dubbio la sua preferita, Sergio era sicuro che suo fratello le avesse pagato la scuola, i vari corsi pomeridiani e persino l’università in Inghilterra.

<< Tipico di Cato, non la smette mai di parlare su qualsiasi argomento, compresa la sua abitudine di borseggiare i turisti americani >> dichiarò Maria facendoli sorridere, le vecchie abitudini erano dure a morire.

<< Cato avrebbe potuto fare grandi cose, invece purtroppo le piace troppo l’Inghilterra >> fu la replica di suo fratello. Andrés adorava Cato, sentimento pienamente ricambiato ed essendo la più piccola era quella che più aveva preso da lui, compresa una certa agilità manuale. Escludendo il borseggio ai danni dei turisti americani Cato era assolutamente onesta ma non appena sentiva quel genere di accento scattava qualcosa in lei, e solo con i turisti americani, Andrés aveva provato a coltivare quella dote ma niente, solo i turisti americani.

<< Quando tre anni fa è andata in America, o come dice lei “le colonie” con alcuni amici inglesi non è riuscita a borseggiare nessuno. Mamma controllava internet ogni giorno, “non bastava lui, ora ci si mette anche Cato, questo è il Signore che mi punisce” ripeteva >> dichiarò Maria facendo ridere tutti loro, tranne Raquel.

<< Mi manca quella piccolina, quando cinque anni fa siamo andati a trovarla ha insistito per portarmi in un pub… la piccolina beve come un vecchio alcolizzato scozzese >> si intromise Martìn.

<< Il giorno dopo li ho trovati entrambi addormentati sul divano, è incredibile come esistano mille usi per una volgarissima trombetta da stadio >> replicò suo fratello, doveva farsi raccontare i dettagli, assolutamente.

<< Cato ha imparato a bere in Inghilterra, e … ricordate questa foto? La cresima di Juan, tutti vestiti bene, lui in bianco…. E poi il vestito nuovo si è rotto quel giorno stesso mentre giocava a calcio con gli altri >> disse Maria prima di mostrare loro una foto.

<< Forse la prima e unica volta che tua madre si è davvero infuriata, quello e quando Martìn canticchiava “One, two, three viva l’Algerie” >> e come se fosse un segnale convenuto tra i due Martìn cominciò effettivamente a canticchiare l’inno della nazionale algerina, chissà dove l’aveva imparato.

Osservò la foto, era incredibile credere che quella bambina di undici anni che lo guardava nella foto fosse la donna che ora stava ridendo appoggiata a suo fratello, quanto tempo.

<< Tu hai vissuto con loro? >> domandò Raquel indicando Martìn curiosa, anche lui a suo tempo aveva trovato assurda quella sistemazione, Clara e Andrés non avevano avuto nulla da obbiettare a patto che Martìn fosse discreto e non portasse uomini in casa non tanto per loro quanto per non far fare domande alle bambine a meno che non pensasse ad una situazione definitiva aveva aggiunto Clara con un ghigno. Le bambine lo avevano adorato, tutto quello era un’eccellente copertura e per fortuna non c’erano mai state scene imbarazzanti, secondo i suoi standard quindi lui aveva i suoi dubbi.

<< Per cinque anni, quando Clara si è ammalata le bambine avevano bisogno di aiuto inoltre Juana è un genietto con i numeri >> rispose Martìn, era sicuro che in qualche modo le bambine fossero state coinvolte nelle rapine, e lui aveva sempre dissentito. Capito dove la conversazione stesse andando a finire Maria mostrò loro un’altra foto. Il matrimonio di Isabel, Clara raggiante, le ragazze cresciute, Manuel sorridente, Isabel che era tra sua madre e Andrés, lui sorridente, la foto che aveva scattato Martìn quel giorno era perfetta.

<< Lo è ancora, vorrei parlarvi del vero motivo per cui sono venuta qui ma è una questione di famiglia >> dichiarò Maria facendogli capire che avrebbe preferito che Raquel non ascoltasse.

<< Come vuoi, noi due andiamo a finire di preparare la tavola >> replicò lui prima di trascinare con sé Raquel.

<< Non sapevo che fosse un tipo paterno >> disse Raquel quando furono abbastanza lontani da non sentire gli altri.

<< Non lo è, non in maniera tradizionale: non ricorda il compleanno di suo figlio biologico ma è capace di dirti ad occhi chiusi la data del diploma di Juan, e vale lo stesso per le bambine >> ammise lui. I contatti con Rafael li aveva sempre tenuti lui, i regali per compleanni e Natali vari erano stati sempre una sua preoccupazione per non dire le telefonate, non fosse stato per l’assegno di mantenimento suo fratello si sarebbe tranquillamente dimenticato di avere un figlio. Con le bambine e Juan era stato diverso, fin dal primo incontro e non era stato sorpreso nel vedere come le bambine a malapena sopportassero quello che per dieci anni era stato il loro fratellastro, a diciotto anni Juan aveva tranquillamente ammesso di aver scambiato più parole col postino che non con Rafael ed era vero, pur essendo coetanei i due non si erano mai frequentati, non erano nemmeno amici.

<< Quella ragazza, quella donna, lo adora, sapeva di Martìn? >> quella si che era una bella domanda.

<< Ho dei dubbi, le bambine sono sempre state percettive e penso avesse intuito qualcosa, di sicuro Cato sapeva tutto, bisogna dire che i primi tempi Martìn era discreto. Poi dopo il divorzio è stato diverso >> spiegò lui.

<< Ecco spiegato il motivo: è il genitore divertente che torna ogni tanto carico di regali >> disse Raquel facendolo ridere, e non aveva tutti i torti.

<< Dopo… un certo fatto non si sono più visti ma è stata dura per tutti >> si limitò a dire lui.

<< Cosa è successo a una delle “bambine”? >> sbirro era e sbirro restava pensò Sergio.

<< Cinque anni fa Isabel è morta di parto. Non muore più nessuno di parto e invece è accaduto a lei. Eravamo tutti, c’era persino la quinta moglie di Andrés e… ho parlato con Juan prima del colpo alla zecca e mi ha confidato che Clara non sta bene, è sempre stata un po’ religiosa ma sta esagerando >> rispose. Le manie di Clara lo avevano sempre divertito, compreso come si considerasse ancora sposata con Andrés dinanzi a Dio ma come tutti aveva temuto una deriva fanatica. A livello caratteriale Clara ed Andrés non avevano nulla in comune, a livello fisico funzionavano più che bene, e Clara credeva oltremodo nella contraccezione perché dopo aver partorito sei volte prima dei trent’anni ci teneva a non sottoporsi ad un settimo parto, ma quello che li aveva tenuti insieme per anni erano proprio le bambine, nient’altro.

<< Mi dispiace molto, e il bambino? >>

<< Miguel ha cinque anni, l’ho visto solamente una volta ma Manuel si reca da Clara una volta al mese, ne ha bisogno >> rispose. << Isabel voleva che si chiamasse Alfonso, come suo fratello ma Manuel ha avuto idee diverse e noi non facendo più parte della famiglia non avevamo voce in capitolo >> aggiunse.

<< Capisco, sembra che abbia preso bene la notizia che il suo patrigno abbia un compagno >> gli fece notare Raquel prima di indicare Maria che ogni tre secondi baciava Martìn sulle guance.

<< Hanno voluto molto bene a Maribel e conoscono Martìn da anni, semplicemente ora lo vedono in maniera diversa >> rispose lui. Avrebbe dovuto contattare Clara ma aveva tutto il tempo per farlo, tutto stava andando bene e per quanto si annoiasse quella vita tranquilla sentiva di meritarla.

Se Maria li aveva trovati allora era solo questione di tempo prima che Cato e Juan arrivassero, era sicuro che sapessero tutti dove si trovavano ma prevedibilmente non li avrebbero denunciati, non quando le bambine e Juan potevano mettere le mani su un’autentica fortuna; quello e il divertimento di saperne di più della polizia.

Come temeva nulla sarebbe andato come previsto.

   
 
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