Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Happy Deadman    17/07/2023    1 recensioni
Una storia introspettiva sul rapporto tra Saori e Seiya, ma anche tra Saori e Asher dell'Unicorno.
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pegasus Seiya, Saori Kido, Unicorn Jabu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutte e tutti!
Volevo condividere questa storia, ma per capirla ci vuole una piccola premesse.
Ho usato i nomi giapponesi perchè mi rifiuto di chiamare una persona Pegasus. Però in realtà per il cavaliere dell'Unicorno ho usato Asher, che è il nome italiano... perchè? Boh... per abitudine.
La storia si svolge dopo le dodici case. Ho ripreso il personaggio di Asher, che se ben ricordate non fa praticamente niente. Ma all'inizio della serie c'è stato un flashback che spiegava il rapporto tra lui e Saori. Se non l'avete visto devo raccontarvelo, altrimenti la mia storia sembra assurda.
Saori, da piccola, era egoista e aveva ordinato a Seiya di essere il suo cavallino. Lui si era rifiutato, ma Asher si era fatto avanti, e aveva fatto il cavallino al suo posto. Lei l'aveva cavalcato e l'aveva frustato, facendogli malissimo.
Io interpreto così il loro rapporto: Asher è sempre stato innamorato di Saori e le fa da schiavetto. Ma lei lo ignora perchè - come si capisce da altre scene - ama Seiya.
Buona lettura e... per favore, fatemi sapere cosa ne pensate!

---

 

Sì, mia Dea

Saori aveva ormai piena consapevolezza di essere Atena. Intendeva essere una dea buona, essere gentile con il prossimo e proteggere l'umanità. Ma era una dea, e questo non l'avrebbe dimenticato. Seppur con gentilezza, Saori avrebbe richiesto agli uomini il rispetto che le dovevano.
A tutti… o quasi.

Quel giorno era seduta sul suo trono e stava leggendo un libro sulla mitologia greca. Man mano che leggeva, i ricordi riaffioravano nella sua memoria. Episodi dimenticati le tornavano alla mente. Alcuni non erano andati come descritto nel libro, probabilmente qualche mortale li aveva fraintesi e riportati con qualche errore. Ma non importava.
Stava ricordando chi era stata. Da dove veniva. E ricordava gli altri dei: quelli che aveva amato e quelli che aveva odiato. Certamente, prima o poi, li avrebbe rivisti tutti.

Seiya entrò nella stanza. Non bussò. Non era nemmeno vestito come ci si veste davanti a una dea: aveva i soliti jeans, il petto nudo, i piedi nudi. In fondo era a casa sua: viveva al palazzo con lei. Camminava come chi è annoiato.
- Come stai oggi, Saori?
Saori chiuse il libro e lo poggiò sul tavolino che stava accanto al suo trono. Era divertita.
- Sai, se Ikki entrasse da quella porta come hai fatto tu, senza bussare, e vestito in quel modo… probabilmente lo avrei polverizzato!
Seiya rise. Si sedette sul divano e batté una mano su di esso per chiederle di sedersi accanto a lui. L'aveva fatto in modo amichevole, ma Saori non poté fare a meno di notare che in quel modo si chiamano i cani… non certo gli dei.
Era sicuro di sè. Dopo la battaglia alle dodici case l'aveva vista piangere, china su di lui. Nei giorni successivi aveva accudito le sue ferite. L'aveva baciato. Avevano fatto l'amore. Tutti i giorni, molte volte al giorno, in molti modi diversi.
Saori gli aveva detto di amarlo.
Seiya non aveva risposto a parole, ma con i baci. Non aveva mai pronunciato quelle parole. Non gli piaceva. E in fondo non sentiva di averne bisogno, dopo aver rischiato tante volte la vita per Saori.
Dopo aver fatto l'amore un'altra volte, lei gli aveva chiesto:
- E tu?
Seiya aveva finto di non capire:
- Io cosa?
Saori lo aveva baciato, lasciando cadere il discorso. Una dea non poteva permettersi di mostrarsi insicura davanti a un suo Saint. Avevano fatto l'amore di nuovo.

Ma ora Saori voleva essere vista come Atena.
- Non capisco la tua richiesta, Seiya. Mi stai chiedendo qualcosa?
Seiya capì, ma non stette al gioco.
In quel momento qualcuno bussò, e Atena disse: "Avanti!". Sottolineò bene quella parola, per evidenziare che gli altri bussavano prima di entrare. Un accenno di sorriso tradì il suo divertimento,
Seiya la guardò negli occhi le disse:
- Dai, scendi dal trono e vieni qui. Ho voglia di fare l'amore con te.
Asher entrò nella stanza.Indossava la sua armatura. Portava un calice di vino rosso su un vassoio antico, d'argento. Era stata Saori a chiedere quel calice di vino, poco prima. Asher non chiedeva niente di meglio che darle tutto ciò che desiderava.
Saori si rivolse a Seiya:
- Hai dimenticato di dire le parole magiche: "mia dea".
Seiya rise di nuovo. Rispose sicuro, ma con una certa gentilezza di fondo:
- Non lo farei mai. Io voglio fare l'amore e tu lo vuoi quanto me.
Quelle parole trafissero il cuore di Asher. L'istinto gli urlava di attaccare Seiya per fargli pagare la sua insolenza e… il suo rapporto d'amore con l'unica donna che Ashe avesse mai amato. Non lo fece. Saori non lo voleva di certo, e quindi lui non lo avrebbe fatto. E poi… non lo avrebbe mai ammesso ad alta volte, ma Asher sapeva di essere poco più di un dilettante in confronto a Seiya. Asher non voleva subire una bruciante sconfitta davanti agli occhi di Saori.
Alle dodici case, Seiya e i suoi amici avevano affrontato i Gold Saint. E avevano vinto. Seiya aveva afferrato lo scudo di Atena, e aveva salvato la dea. Aveva perfino mandato in frantumi l'armatura di Gemini. E per quanto fosse più debole del nemico, se Saori non fosse arrivata… Seiya avrebbe vinto ugualmente quella battaglia. Avrebbe trovato il modo. Tutti lo sapevano.
E Asher, invece, cosa aveva fatto? Era rimasto ai piedi della gradinata, per proteggere il corpo esanime di Saori da nemici comuni, nemici senza forza né gloria, indegni di combattere contro i Saint.
Quel che era peggio era che Asher doveva essere grato a Seiya. Senza di lui, infatti, Saori sarebbe morta.
Ma quel giorno, vedendolo sfidare Saori, non potè fare a meno di lanciargli una frecciatina, voltando appena il viso verso di lui:
- Insolente come al solito, eh, Seiya?
- Tu stai zitto, scemo.
Asher dovette ingoiare quell'umiliazione. Ma gli fece male. Molto male.
E poi Seiya si era rivolto a Saori:
- Vuoi davvero che ti chiami mia dea?
Saori, lo guardava divertita. Sedeva su quel trono decorato da oro, zaffiti e rubini. La sua collana, grande e lucente, era d'oro e d'argento. Riviste di gossip ne avevano parlato, e avevano scritto che era la più costosa e la più bella al mondo, ammirata e desiderata dai più grandi gioiellieri. Le gambe di Saori erano incrociate, con una gonna di seta il cui orlo ricamato a mano cadeva sulle sue caviglie. Roteò lentamente un piede, che calzava scarpe col tacco di altissima classe.
Ma se anche avesse vestito stracci e fosse stata seduta sul marciapiede di una periferia povera, Asher avrebbe capito che quella era Atena. Lo avrebbe capito chiaramente, con assoluta certezza, guardandola negli occhi. Occhi regali. Autoritari. Ma anche dolci. Profondi. Intelligenti.
Seiya riprese:
- E va bene, se ci tieni tanto potrei anche farlo. Ma voglio fare una scommessa.
Saori amava essere sfidata da Seiya. Amava quel ragazzo spavaldo che avrebbe combattuto solo contro un dio per proteggerla, ma che mai si sarebbe piegato alla sua autorità.
- E sarebbe?
- Scommetto tutto quello che ho contro uno dei tuoi diamanti che, se ti chiamo mia dea, ti passerà la voglia di fare l'amore con me.
Saori arrossì, confermando allo spavaldo Seiya che aveva ragione lui. Seiya batté di nuovo la mano sul divano. Saori ignorò il calice portato da Asher, si alzò dal suo trono, e si sedette accanto a Seiya. Lui sorrise sicuro e allungò una mano su una coscia di lei.
Saori amava essere sfidata da Seiya. E amava perdere. Ma non completamente.
- Audace come al solito… non che mi dispiaccia, ma davanti a una dea bisogna mostrare un po' di buona maniere. Sai, dovresti prendere esempio da Asher.
Saori si voltò verso il Saint dell'Unicorno:
- Ehi, Asher! Ti avevo chiesto di portare un poggiapiedi in questa stanza e metterlo vicino al divano! Te ne sei dimenticato di nuovo? Non importa, non ti punirò, ma ora sono qui e ho bisogno di un poggiapiedi. Mettiti a quattro zampe davanti a me!
Asher deglutì. Gli stava ordinando di farle da poggiapiedi. Lo avrebbe fatto. In un'altra situazione sarebbe stato fiero di servire la sua dea, e avrebbe provato un piacere forse perverso nell'essere completamente soggiogato da lei, mentalmente e fisicamente. Ma farlo davanti a Seiya era terribile e umiliante.
Comunque, non avrebbe mai disubbidito a Saori. Annuì e disse:
- Sì, mia Dea.
Si inginocchiò e posò a terra il vassoio con il calice di vino. Si mise in posizione da poggiapiedi. Saori si tolse le scarpe, le lasciò cadere sul pavimento e posò i piedi sulla schiena di Asher. Guardò Seiya negli occhi e sorrise,
- Vedi? Così ci si comporta, di fronte a una dea!
Seiya ridacchiò. Dal suo sguardo, Saori capì che non poteva vincere, Ma ogni volta che lo guardava negli occhi, il suo amore aumentava.
Seiya prese il calice, le offrì un sorso e bevve il resto. Poggiò anche lui i piedi su Asher.
- La sua presenza ti eccita, Saori?
Lei arrossì di nuovo. Seiya baciò Saori e infilò una mano sotto la sua gonna. Prese da lei ciò che voleva, le diede ciò che lei desiderava.
Asher pianse, ma nessuno se ne accorse.

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Happy Deadman