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Autore: Soe Mame    23/07/2023    0 recensioni
[Spinoff prequel de Il bronzeo addormentato nel bosco]
Dieci anni dopo la festa in onore del principe del regno d'Egitto, ma sei anni prima del suo risveglio per il primo bacio d'amore, uno dei musicanti di Brema si avventurò per il mondo, finendo tra le grinf- ehm, amorevoli mani di un'incantevole strega...
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri personaggi, Doma, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Mai Valentine
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

— Nota: Questo capitolo è stato scritto nel 2019.

PRÓTO EPEISÓDIO



Era da qualche giorno che il suo stomaco non gli diceva niente.
Non appena lo sentiva brontolare qualcosa, gli bastava aprire un'anta dorata della cucina e portare alla bocca pezzi di pane, pezzi di marzapane, pezzi di pane degli angeli, biscotti, triscotti e unicotti e quello taceva, appagato. In generale, Johnoh riusciva persino a fare i suoi buoni sei pasti al giorno - colazione, merenda delle undici, pranzo, merenda, cena, spuntino di mezzanotte - e ogni notte dormiva su un comodo divano di seta, sotto una calda coperta di cashmere e sotto un riparante tetto in puro oro. Poteva andare dove voleva quando voleva e come voleva, poteva aspirare l'interno del frigo a suo piacimento e non doveva più andare a caccia - per quanto, ogni tanto, non riuscisse a frenare il suo istinto di tendere un agguato ad un fungo particolarmente grassoccio.
Comprendeva perfettamente che quanto avesse fosse fantastico, ma il prezzo da pagare gli sembrava abbastanza poco equo.
- Johnoh! È rimasta una goccia d'acqua sul pavimento del bagno, lì nell'angolo nascosto dietro il water! -
- Johnoh! La parte superiore delle finestre è solo pulita, non la vedo brillare! -
- Johnoh! Perché non hai passato l'acido muriatico dietro il frigorifero? Non la vedi la colonia di trenta tipi diversi di Muffe Istantanee? -
- Johnoh! Perché non hai messo il profumatore agli arachidi nella mia camera? -
- Johnoh! Non si suppone tu faccia il tè all'ortica lasciandoci le ortiche dentro! -
- Johnoh! Perché i tappeti non sono a stendere sotto la pioggia? Lo sai che è perfetta per sciogliere qualsiasi materiale organico! -
"Johnoh! Johnoh! Johnoh!" Quasi cominciava ad odiare il suo nome. La Strega lo riempiva di compiti assurdi e orari vaghi, tornando a volte tre minuti dopo a volte tre giorni dopo - ed era certo che lo facesse apposta.
- Johnoh! Risolvimi questa equazione! -
- Mia signora... - Ormai lo diceva con calcata ironia: - Non ho mai studiato matematica. -
- Perché, pensi che qualcuno l'abbia mai fatto? Non farmi ripetere, che mi serve quel risultato per i miei affari, e lo voglio per quando torno! -
E andava a farsi la doccia, o a dormire, o a prendere il sole, o a fare una nuotata in piscina. Alle volte, andava persino a parlare di "affari" con dei fantomatici "clienti".
Non che dubitasse della loro esistenza, in quei cinque giorni li aveva pure visti: damigelle lacrimevoli, cavalieri erranti, monaci eremitici, venditori di aspirapolveri magiche, testimoni di Genova e astronauti giungevano alla porta della Casetta di Gioielli per chiederle un filtro, una pozione, dello zucchero o una fattura mortale. Queste ultime non erano molto richieste, però, perché la Strega pretendeva un pagamento altissimo, quindi tutti preferivano ripiegare su un palloncino che fa le pernacchie.
Tuttavia, erano loro ad andare da lei: quando era lei ad uscire, era molto probabile stesse semplicemente andando a divertirsi - Johnoh l'aveva dedotto dai bustoni pieni di abiti e gioielli con cui la Strega soleva tornare ad orari improbabili.
Un povero illuso avrebbe potuto pensare che la Strega uscisse per prendere gli ingredienti per le sue pozioni ma, come da contratto invisibile, quello era diventato uno dei tanti compiti di Johnoh: la Strega gli lasciava la lista degli ingredienti con il luogo in cui trovarli e una sorta di descrizione - dato che, a suo dire, lui era troppo stupido per capire da solo cosa fosse un Papavero Raffazzonato o una Rafflesia Scardinata. Quando poi lo zaino di Johnoh era pieno di roba improbabile...
- Se ti avanzano cinque minuti, cerca qualche pietra. - gli aveva detto, mettendogli in mano martello e scalpello. Johnoh aveva imparato a sue spese che avrebbe sempre dovuto far sì che gli avanzassero cinque minuti.
Certo, aveva finalmente cibo illimitato e un luogo dove dormire. Ma se la tua schiavista, di fronte ad un tuo errore, disattiva le tue papille gustative alle ore dei pasti e, la notte, ti tiene sveglio con un prurito implacabile, il cibo illimitato e il luogo dove dormire diventano un premio di consolazione.
Con un sospiro, Johnoh mise nella tasca della giacca una pietra brillante azzurra. Non aveva idea di cosa fosse, ma l'aveva trovata in un sasso e brillava, quindi era tenuto a portarlo all'Arpia.
- Dall’alba sino a sera sono intento a lavorar! - canticchiò, dando un'ultima occhiata a tutti i sassi che aveva aperto: - Scavo e spiccono tutto quello che mi par. Trovo diamanti in quantità e altre gemme d’ogni qualità... - Battè una mano sulle tasche. Aveva trovato una quindicina di brillocchi, i suoi "cinque minuti" se li era presi anche fin troppo abbondantemente, per i suoi gusti: - Anche se ne ha da buttar, io devo seguitare a scavar! -
La Strega soffriva senz'altro di un disturbo cumulativo ossessivo-compulsivo. Non si spiegava, altrimenti, perché continuasse a bramare pietre preziose pur avendone fino a scoppiare. Le alternative erano che volesse entrare nel Guinness dei Primati - a cui però, per quanto ne sapeva lui, potevano partecipare solo le scimmie - o che avesse fatto un qualche voto di Grande Importanza Sentimentale. Per qualche oscuro motivo, però, era piuttosto certo del disturbo cumulativo ossessivo-compulsivo. Lui c'era tragicamente finito in mezzo.
"Direi che è ora di tornare." Sperò che la Strega fosse in qualche regno vicino a fare affari con una vasca idromassaggio in una costosa spa, ma qualcosa gli diceva che era già a casa e stava controllando con la lente d'ingrandimento i fornelli per vedere se brillassero di almeno tre colori diversi.
- Sì, ho capito, ho capito! - Con un gesto brusco, Johnoh scacciò l'iguana che gli aveva fatto quella soffiata: - Torno a casa! -
- Almeno sembra di buon umore. - lo rassicurò l'iguana, per poi zampettare via. Johnoh annuì e si mise in marcia.
Quel giorno non era dovuto andare troppo lontano, dato che doveva solo grattuggiare un po' di Parmigiano Semovente - il problema stava tutto nel fatto che fosse fin troppo Semovente e che, una volta grattato, tendesse a scappare anche per via aerea - e, si rese conto, era sempre stato così occupato a cercare le cose più assurde da non essersi guardato intorno: attorno a lui, la Natura fioriva nella più piena potenza.
Distese infinite di tronchi marroni, foglie verdi ed erba verde, la luce che filtrava dalle fronde verdi sembrava tingersi di verde, dando all'atmosfera un qualcosa di verde.
Era uno spettacolo bellissimo, però Johnoh l'avrebbe fatto un po' più giallo e meno ripetitivo. Diede un otto abbondante, ma nulla era ancora deciso, perché un altro voto avrebbe potuto confermare o ribaltare la situazione.
Una strana musica riempì l'aria verde.
Johnoh si voltò alla sua sinistra: una graziosa casetta bucolica spiccava in mezzo al verde, piccola e umile. In quel momento, dalla porticina di legno uscì una ragazza dall'aspetto incredibilmente puccio, con lunghi capelli castani e occhi color nocciola, piccina e sprofondante in un abito da massaia verde - ed era verde sul serio.
- Stanno arrivando! - urlò, gli occhi che le brillavano, lo sguardo in un punto preciso del cielo: - Stanno arrivando! -
Johnoh guardò a sua volta: un disco volante si stava avvicinando alla casetta. Due ragazzi piuttosto giovani stavano a cavallo della testina fonografica - Johnoh ringraziò i suoi dieci minuti di studio della storia della musica per questo fondamentale termine - che incideva sul disco nero rotante.
- Eccoli! - Un'altra voce, stavolta commossa, si era aggiunta alle grida di giubilo della ragazza puccia. Il musicante tornò a guardare la casetta, trovando altre due fanciulle davanti alla porta: una donzella castana dalle belle curve, in abito da massaia rosso, e una bella donzella dalla pelle di caffè, in abito da massaia azzurro. Tutte e tre quasi si gettarono ai piedi dei due ragazzi, non facendolo solo per permettere loro di atterrare.
Johnoh deglutì. La Strega era un'Arpia, ma era oggettivamente bellissima; a pochi metri da loro, vivevano due gnocche e una fanciulla puccia. Che quel bosco fosse popolato da splendide - per quanto potenzialmente terribili - ninfe? E chi erano quei due misteriosi cavalieri, così bramati da quel trio di donzelle?
- Buongiorno, meravigliosa Shizulora! - Uno dei due ragazzi, dai capelli neri e dai grandi occhi verdi - ed erano verdi sul serio - saltò giù dal disco volante, per poi fare un elegante baciamano alla ragazza verde - che era verde sul serio.
- Hotogih! - tuonò l'altro, dalla ridicola capigliatura castana appuntita con un temperino: - Siamo in servizio, un po' di contegno! -
- Buongiorno, Hotogih. - La ragazza, Shizulora, sorrise con infinita pucciosità. Poi guardò l'altro: - Buongiorno, Hondah. - e gli rivolse un altro sorriso luminoso. I due ragazzi s'imbambolarono, rapiti dalla puccissima, seppur ammaliante, voce della tenera fanciulla in verde - che era verde sul serio. L'aria era permeata della calda voce che usciva dal disco volante, cullando quella visione non tanto celestiale quanto verdiale.
Una macchia rossa e una macchia azzurra presero qualcosa dalle braccia del ragazzo di nome Hondah e Johnoh le seguì: le altre due ragazze si erano caricate decine e decine di grossi quadrati bianchi, con sopra disegnati dei cerchi rossi.
- E con queste stiamo a posto per le prossime due settimane! - trillò la ragazza in blu.
- È proprio una fortuna che questi due vogliano come pagamento un sorriso di Shizulora! - La ragazza rossa sospirò: - Non è una cosa romantica? -
- Tutto questo romanticismo ha fatto venire al mio stomaco voglia di fare un incontro romantico con questa Boscaiola. -
Johnoh si ritrovò a concordare con lo stomaco della ragazza blu. Nel farlo, le sue orecchie realizzarono cosa stesse dicendo quella voce tanto affascinante che risuonava di albero in albero.
- Ma tu vulive 'a pizza, 'a pizza, 'a pizza... Cu 'a pummarola 'ncoppa, cu 'a pummarola 'ncoppa... -
... Adesso, però, aveva voglia di pizza anche lui. Chissà se la Strega ne aveva un po'...
Proprio mentre stava seguendo con lo sguardo le due ragazze con le braccia cariche di pizza - meditando se mangiare a ufo un pezzetto anche piccolo -, un ragazzino uscì dalla casetta. Doveva aver subìto qualche trauma terribile e psichedelico, dati i capelli dritti e multicolore, e doveva stare affontando un confuso periodo di ribellione adolescenziale a neanche dieci anni, dato che indossava una maglia di pelle nera sotto una tranquilla giacchetta celeste e degli stivaloni in pelle nera sotto dei tranquilli pantaloni celesti. Forse era imparentato con la ragazza blu, data la pelle color cappuccino con prevalenza di caffè.
- Io vado a cogliere lamponi. - annunciò, a voce neanche troppo alta. In effetti, notò Johnoh, aveva un cestino di vimini con una tovaglietta a stelle.
- Vai pure, Rosyami! - La ragazza in blu riemerse dalla casetta, le mani libere e pronte a prendere altri cartoni della pizza: - Torna pure sul tardi, noi riempiamo il freezer, va bene? -
- Certo. - Da come lo aveva detto, il bambino di nome Rosyami bramava di scappare da quella casetta. Era davvero un bimbo bizzarro: perché mai qualcuno sarebbe dovuto scappare all'arrivo di almeno trentacinque chili di pizza praticamente gratis?
Johnoh ci mise un istante nel rendersi conto che Rosyami stava venendo nella sua direzione. Evidentemente, anche lui se ne accorse solo quando quasi si scontrarono, perché alzò di colpo la testa - aveva gli occhi di un viola intenso e Johnoh era certo che, da grande, avrebbe fatto strage di cuori - e disse, lapidario: - Meglio se ti allontani. -
- Eh? -
Un ruggito disumano.
Hondah e Hotogih parvero risvegliarsi di colpo, la ragazza in rosso battè i cento metri piani uscendo dalla casetta.
- IL FREEZER VUOLE MANGIARSI LE NOSTRE PIZZE! - strillò, a metà tra l'indignato e l'orrore.
- Eh no, eh! - La ragazza in blu si tirò su le maniche: - È ora di far capire a quel freezer chi comanda! Al contrattacco! -
La ragazza in verde aveva già preso un ceppo da non si sa dove, così come da non si sa dove la ragazza in blu aveva preso un grosso sasso e la ragazza in rosso un'ascia. La terra iniziò a tremare, le foglie iniziarono a piovere dagli alberi.
In quel momento, Johnoh realizzò che non sarebbe stato saggio mandare da solo nel bosco un tenero bambino, quindi fece dietrofront e scappò più veloce che potè. Dato che incontrò Rosyami solo dopo un paio di minuti, anche lui doveva essersi dato alla fuga.
Johnoh si schiarì la voce, ben deciso a portare a termine il suo compito di adulto responsabile. Neppure l'Arpia avrebbe potuto dirgli nulla, se si era trattenuto per aiutare un povero bimbo in difficoltà!
Rosyami lo guardò, senza nessuna espressione in particolare. Al suo fianco, un uomo trasparente vestito di viola.
"... Da quanto tempo è lì?" Rabbrividì: "Sarà mica un fantasma?" Una consapevolezza: "Ah, ma che figura ci faccio, se non mi mostro educato?"
- Piccolo, Uomo trasparente. - fece un leggero inchino ad entrambi. Quando suonava a Brema, il pubblico amava questo tipo di presentazioni: - Io sono Johnoh, sono un musicante in trasferta e- -
- Non abbiamo niente. - L'uomo trasparente lo interruppe, portandosi davanti a Rosyami come una gallina che si gonfia davanti ai suoi pulcini. Era un peccato fosse trasparente e probabilmente impalpabile, sciupava abbastanza l'effetto.
- ... Sono qui per assicurarmi che il piccolo non corra pericoli. - Johnoh decise di ignorare l'insinuazione dell'uomo trasparente. "Come hanno potuto prendermi per un mendicante?" Si guardò i vestiti ormai logori e tacque.
- Non abbiamo niente. - ripetè l'uomo trasparente: - E basto già io. -
"Cosa?" Johnoh sbattè le palpebre: - Uhm, signore, ecco... - lo indicò, con cautela: - Sa di essere trasparente? -
- Il fatto che io sia trasparente non fa di me una creatura impalpabile. - La voce dell'uomo trasparente si fece più bassa: - Quindi, signor musicante, è pregato di andarsene se non vuole che io- -
- Aspetta, Mhahadh. - Rosyami lo aggirò, e per Johnoh fu una prova abbastanza concreta del suo essere concreto: - Questo signore vuole fare una buona azione. Non privarlo dell'occasione di fare una buona azione, per quanto possa essere un inutile spreco di tempo. -
"Oh, ma che bambino dolce!" Johnoh quasi si commosse: "Diventerà proprio un bravissimo ragazzo!".
Incontrò lo sguardo viola del bimbo, interrogativo: - Io rimarrò qui a cogliere lamponi. Tu cosa farai? -
Un po' poco educato nel dare del "tu" a degli estranei, ma era davvero puccio!
- Credo raccoglierò lamponi anch'io. - Annuì a se stesso: "Sarebbe ridicolo se in una casetta nel bosco mancassero i frutti di bosco, no?".
Rosyami doveva conoscere davvero bene quel bosco, dato che si trovavano in una radura stracolma di lamponi, puntellata di alberi di vario tipo - come l'Albero della Cuccagna, dai frutti a forma di prodotti alimentari, o l'Albero degli Alcolici, dai frutti a forma di bottiglie piene di alcool. La musica della pizza era ormai lontana e l'aria profumava di terra bagnata, lamponi schiacciati, prodotti alimentari e vodka. Per Johnoh, ovviamente, il profumo più inebriante era quello della terra bagnata.
"Uhm..." Gettò una rapida occhiata a Rosyami: stava mostrando a quel tipo trasparente, Mhahadh, un lampone arcobaleno. "Forse si sente un po' a disagio nello stare in presenza di qualcuno e stare in silenzio?" Prese un lampone rosso e lo guardò intensamente, come se potesse dargli una risposta: "Ma di cosa parlano i bambini? Come posso trovare un argomento adatto alla giovane e innocente mente di un tenero bambino indifeso?". Guardò di nuovo Rosyami e si accorse che anche lui lo stava guardando - e se ne accorse per la velocità con cui distolse lo sguardo. "Allora vuole davvero parlare...?"
Il lampone non rispondeva. Non sapeva come intavolare una conversazione con quel piccolino.
- Ehm... -
Fu Rosyami a parlare per primo. Johnoh si preparò: i bambini non erano stupidi, erano anzi molto diretti e sinceri, parlavano delle piccole cose quotidiane con un linguaggio semplice e candido.
- Cosa ne pensi della sopravvivenza dell'anima dopo la morte? -
"Ma che ca**o-" - ... Sì? -
"Cos'altro vuoi rispondere ad una cosa del genere?" L'alternativa era "banana", ma era piuttosto certo non fosse la risposta corretta.
Rosyami non parve offeso a morte, quindi doveva trattarsi di una risposta accettabile. Rimase a guardarlo fisso negli occhi. Il musicante comprese che era il suo turno. Ma il lampone non gli suggerì niente neanche stavolta e decise di punirlo mangiandoselo. Stava diventando un musicante davvero spietato, e tutto per colpa della Strega!
Una lampadina si accese nella sua testa e Johnoh si affrettò a spegnerla perché consumava corrente.
- Credo sia giusto spiegare perché io sia qui. -
- Se vuoi. - commentò Rosyami. Il musicante non capì se fosse ironico, se non fosse interessato o se la domanda di prima avesse prosciugato tutte le sue capacità di formulare una frase troppo lunga.
- Io sono al servizio della Strega della Casetta di Gioielli! -
Nessuna reazione da Rosyami. Mhahadh, invece, mise le braccia conserte e disse, piatto: - Le Streghe non sono creature con cui è piacevole stare. -
- No, infatti! - Johnoh gonfiò il petto, una cascata di parole gli riempì la bocca: - Io ho conosciuto solo lei, di Strega, ed è davvero una Strega! È antipatica e prepotente, ogni scusa è buona per punirmi, spaccia i premi di consolazione per grandi concessioni e ogni contratto va a suo vantaggio! -
- Sì, è quello che fa la stragrande maggioranza delle Streghe. - annuì Mhahadh, impassibile: - Pensavo fosse risaputo. -
- Sì, ma- - "Non è colpa mia se sono atterrato nella piscina di una Strega, invece che in quella di una Fata Buona!" - -non ho avuto scelta! Sono costretto a farle da schiavo in cambio di vitto e alloggio! -
Rosyami e Mhahadh si scambiarono uno sguardo strano. Dato che anche un esserino adorabile come Rosyami stava mangiando i lamponi appena colti, Johnoh si sentì un po' meno malvagio.
"... Ho detto qualcosa di strano? Perché si sono guardati così?"
- La Strega della Casetta di Gioielli è un biscotto ripieno. - disse Rosyami.
Forse era un raffinato aforisma o un'alta citazione, ma Johnoh non comprese e azzardò: - Nel senso che va cotta in forno? -
- Nel senso che è tsundere. - intervenne Mhahadh.
- Tsundere...? - Comprese: - È dura e bruciacchiata fuori e morbida e dolce dentro? - Scosse la testa: - Perché mai una Strega malvagia con una reputazione da Strega malvagia da difendere che offre cibo infinito e riparo caldo ad un morto di fame con i vestiti logori dovrebbe chiedergli in cambio di diventare il suo schiavo personale per appena due settimane e passare solo per una tsundere piuttosto che per una schiavista malefica? -
Aggrottò la fronte. Ripensò ad ogni singola parola che aveva pronunciato. Guardò Rosyami e Mhahadh. Lo fissavano con occhi a mezz'asta.
- ... Nonononono, assolutamente no! - Portò le mani ai fianchi, indignato: - Nessuna tsundericità può giustificare la sua tirannia! - Assottigliò la voce: - "Su in soffitta, giù in cantina, disfa i letti, vai in cucina, lava i piatti, il fuoco accendi, poi lava, stira e stendi!" -
- La Casetta di Gioielli ha una soffitta e una cantina? -
Johnoh scosse la testa di fronte allo stupore di Mhahadh: - Sarebbe capace di farle apparire pur di darmi altro lavoro da fare! -
Un fruscio fra gli alberi.
"Non sarà mica lei?" Il musicante sgranò gli occhi, il cuore fece una capriola: voleva godersi il pranzo e la merenda e la cena e lo spuntino di mezzanotte! Se quella Strega lo avesse sentito lamentarsi con così tanta passione, gli avrebbe di nuovo disattivato le papille gustative!
Dagli alberi emerse un uomo, piuttosto cesso, con dei sopracciglioni neri sotto dei capelli rossi. Era un uomo ed era brutto: l'esatto opposto della Strega della Casetta di Gioielli. Johnoh tirò un sospiro di sollievo.
- Tiri un sospiro di sollievo, cane? - fece l'uomo, con un ghigno malefico. Quel ghigno malefico ricordò a Johnoh che, frutti di bosco o meno, la Strega era a casa e che lui era già abbastanza in ritardo.
- Perdonami, Rosyami, ma devo tornare dall'Arpia. - Fece un sorriso incoraggiante al bambino: - Mi raccomando, fai il bravo e non accettare caramelle dagli sconosciuti! -
Rosyami si limitò ad annuire. "È proprio un bambino adorabile!"
- Rosyami? -
Johnoh si stava già allontanando quando sentì di nuovo la voce dell'uomo: - Che razza di nome da donna è? Rooosyyyy! Rooosyyy! Ehi, rispondimi, Rosy! -
Il musicante sospirò: se già quelli che se la prendevano con i più deboli erano il peggio, un uomo che se la prendeva con un bambino era il peggio del peggio. Ma era certo che Mhahadh, protettivo come si era mostrato, gli avrebbe dato una bella lezione.
- Ehi. - La voce di Rosyami, pacata, ormai lontana: - Vuoi fare un gioco con me? -
Johnoh trattenne le lacrime: "Che bambino puro! Non ha raccolto simili parole e ha anzi risposto con la gentilezza! È davvero puccio!". Sbattè gli occhi lucidi: "Su, Johnoh, andiamo, o la Strega ti farà piangere sul serio!".

- Mia sublime visione- -
- Ah, sei tu. Cosa vuoi? -
Johnoh si affrettò a nascondersi dietro un albero. Alla porta di rubino della Casetta di Gioielli c'era un distinto signore con un abito elegante di un bianco immacolato, una rosa rossa all'occhiello come unica macchia di colore. Sulla soglia, la Strega guardava male il distinto signore. Quell'uomo doveva essere appena arrivato e Johnoh non aveva la minima intenzione di interferire con la stizza della Strega.
- Sono venuto qui per riportarvi un grave effetto collaterale della pozione che ho acquistato un mese fa. - Il distinto signore si portò una mano al petto. La Strega non parve colpita da quella teatralità, dunque l'uomo continuò: - Forse non ricorderete- -
- Io ricordo ogni singola vendita. - lo bloccò la Strega, l'espressione immutata.
Il distinto signore fece un gran sorriso, di quelli che i gran fighi che sanno di essere gran fighi fanno per far colpo su qualcuno: - Allora vi ricorderete anche di me, mia diletta? -
"Oh, San Bernardo, che melensaggine!" Johnoh si portò una mano allo stomaco, iniziando a sentire una certa nausea.
- Tu sei GyanKlawdyo Grossoh e ventisette giorni fa hai acquistato un Filtro d'Amore Livello Limone di Sorrento. Ti è costato un diamante da cinque carati e sette zaffiri da due carati. Li hai spesi senza fare una piega. -
Non era affatto losco il sottinteso "e ho quindi capito che sei schifosamente ricco e che saresti stato un ottimo pollo da spennare", ma il signor GyanKlawdyo Grossoh non sembrava averlo colto. Così come non aveva colto l'altro losco sottinteso nel tono della voce, che suonava all'incirca "mi stai irritando con la tua sola presenza, sei pregato di andartene entro due minuti o ti darò fuoco".
- Sono onorato vi ricordiate di me con così tanta precisione. - Un altro sorriso da divo, forse secondo lui stavano avendo effetto: - E mi rincresce, davvero, dovervi informare di questo effetto collaterale. -
- I miei filtri non hanno mai avuto effetti collaterali di cui non sono a conoscenza. - La voce della Strega era una lama affilata: - Se il filtro l'hai bevuto tu, io non ne sono responsabile. Non si effettuano rimborsi o sostituzioni dopo dieci giorni. È ridicolo tu te ne sia accorto ventisette giorni dopo. -
- Ho atteso nella speranza che questo immane dolore cessasse! - GyanKlawdyo Grossoh fece un sospiro melodrammatico: - Ma non riesco a cancellare la vostra fulgida figura dalla mia mente! -
La Strega alzò gli occhi al cielo, poi incenerì l'uomo con un'occhiataccia - figurativamente, per quanto ne sarebbe stata concretamente capace.
- Sparisci. -
- Mia divina diletta! - GyanKlawdyo Grossoh fece un passo avanti, quasi finendo sulla soglia della porta. La Strega sgranò gli occhi, visibilmente offesa da quel gesto. L'uomo continuava a non comprendere - o a far finta di: - Non chiudetemi la porta in faccia! Io sono GyanKlawdyo Grossoh, potrei offrirvi tutto ciò che volete! -
- Davvero? - La Strega sbattè le palpebre. Johnoh alzò un sopracciglio: "Non ci starà credendo sul serio?".
- Ma certo, mio splendore! - L'uomo sembrava emanare luce propria: - Mettetemi alla prova! -
- Oh... - Con un movimento leggero, la Strega gli si avvicinò, seno contro petto, labbra a sfiorare le sue: - GyanKlawdyo Grossoh... -
- Sì, mia meraviglia? -
"Ma che cosa...!?" Johnoh artigliò la corteccia, incredulo.
La Strega sorrise: - Sparisci dalla mia vista. -
"... Ah."
GyanKlawdyo Grossoh saltò all'indietro: - M-Ma, mia diletta- -
- E non farti mai più vedere, se non vuoi finire a fare da pranzo agli avvoltoi. -
"Ci sono avvoltoi, qui?" Johnoh si guardò intorno e si spalmò contro il tronco. Gli avvoltoi non erano uccelli particolarmente socievoli. E, se lo erano, lo erano solo per darti un assaggio.
- Perché tutto questo astio, mia divina Strega? - GyanKlawdyo Grossoh non voleva proprio darsi per vinto: - Cosa vi ho fatto per farvi infuriare così tanto? -
Lo sguardo della Strega tornò iroso, le mani andarono ai fianchi: - Punto primo. Sei venuto qui affermando falsità sulla mia merce. Hai offeso il mio lavoro. Non posso essere bendisposta nei tuoi confronti. - Assottigliò lo sguardo: - Punto secondo. Sei venuto qui palesemente credendo di avercela già fatta. Sei ridicolo, melenso e patetico. -
"Ben detto!" Johnoh annuì.
- Punto terzo, mi sembra abbastanza evidente cosa io desideri. - Con un gesto della mano, mostrò la sua Casetta di Gioielli: - Nonostante i miei gusti siano palesi, sei venuto qui con frasi generiche, senza neppure un dono, e hai persino affermato di potermi dare qualsiasi cosa io voglia senza neppure vedere quanto io già abbia qualsiasi cosa io voglia. - La mano tornò al fianco: - Sei il peggior corteggiatore che si possa immaginare. E se il tuo intento era solo una notte con me, la mia risposta è no, perché mi irriti e sei patetico. Sono stata abbastanza chiara? -
A quanto sembrava, la Strega era in grado di incenerire qualcuno anche solo a parole. GyanKlawdyo Grossoh era rimasto immobile, lo sguardo sconvolto, i modi di fare da figo ormai un ricordo lontano.
Ma la sua espressione si ricompose. Voleva provare un'ultima volta.
- Avete ragione- -
- Certo che ho ragione. -
E già partiva male. Johnoh trattenne una risata. Aveva un di che di divertente guardare la Strega insultare qualcun altro.
- Sono stato davvero scortese. - C'era un qualcosa di lontanamente ammirevole nell'ostentata fighezza di quell'uomo: - E mi rendo tristemente conto di non aver pensato alla cosa più importante: il vostro futuro. -
- Il mio cosa? - La Strega spalancò gli occhi.
- Sì, mia ninfa dei boschi. -
- Sono una Strega. -
- Qualora accettaste di unirvi a me- -
- Non succederà. -
- -sarete costretta ad abbandonare la vostra casa e iniziare una nuova vita. -
"..." Il musicante si staccò dal tronco.
La Strega aprì la bocca, disgustata: - Per quale oscuro motivo qualcuno dovrebbe abbandonare la propria vita per- -
- Ma non dovete temere, mia brillante Strega. Nonostante l'idea possa sembrare spaventosa, io vi guiderei ne- -
- Ehi. -
Johnoh si era avvicinato a GyanKlawdyo Grossoh con poche falcate. Lo zaino cadde a terra con un tonfo sordo.
- E voi chi siete, giovanotto? - L'uomo lo guardò dall'alto in basso: - Se volete parlare con la splendida Strega, mettetevi in fila. Ci sono già io. -
- Ma tu hai anche solo una vaga idea di cosa significhi lasciare la propria casa? - Johnoh lo guardò dritto negli occhi e vide GyanKlawdyo Grossoh rabbrividire. Non aveva idea di come suonasse la propria voce, ma forse non risultava troppo pacifica: - Hai una vaga idea di cosa significhi scegliere di abbandonare tutto per andare verso l'ignoto? - Fece scroccare i pugni: - Dal modo ridicolo in cui ne parli, mi sembra che tu non ti sia mai allontanato troppo da casa tua. -
L'uomo non disse nulla. Johnoh lo prese per un sì.
- E tu non solo vorresti porti a fantomatica "guida", ma staresti pure dando per scontato che qualcun altro lascerebbe tutta la propria vita per venire con te? - Digrignò i denti: - Ognuno sceglie da solo dove andare e quando andare. E nessuno può imporre una cosa del genere a qualcun altro. - Un pugno cozzò contro il bel viso di GyanKlawdyo Grossoh.
I suoi amici gli avevano sconsigliato di andarsene da Brema. Lì c'erano i suoi amici, la sua casa, il suo lavoro! Perché avrebbe dovuto andarsene a spasso per il mondo?
- Mi manca qualcosa. -
Non sapeva cosa. Non sapeva se l'avrebbe mai trovata. Non sapeva se, girato tutto il mondo, sarebbe tornato a Brema e sarebbe tornato alla vita di sempre. Ma, in quel caso, avrebbe potuto dire di averci provato. Forse, qualche tempo dopo, sarebbe partito di nuovo. C'era qualcosa che Brema, nonostante tutto, non era stata in grado di dargli e lui voleva trovarla.
Garfield, Ciuchino e Asterix avevano capito. Gli avevano fatto trovare una sacca nuova, delle scarpe nuove e dei prodotti alimentari comprati il giorno stesso. Non sarebbero andati con lui, ma l'avevano sostenuto nella sua scelta.
L'idea di un individuo che si presenta alla porta, certo di averti già in pugno e pronto a farti fare qualsiasi cosa, anche abbandonare la tua vita...
GyanKlawdyo Grossoh cadde a terra. Nel giro di qualche ora, i lividi l'avrebbero fatto sembrare un dalmata. Si mise seduto con un gemito dolorante, si portò una mano al volto e, più veloce che potè, scappò nel bosco senza proferire altra parola.
Johnoh trasse un profondo respiro. Le mani prudevano un po'. Erano passati anni dall'ultima volta che aveva gonfiato qualcuno come una mongolfiera. Chiuse gli occhi. Aveva un po' di mal di testa. Forse aveva bisogno di qualche minuto di riposo.
- Johnoh... -
Sobbalzò. Si era quasi dimenticato della Strega. Riaprì gli occhi e si voltò, incontrando il suo sguardo violetto. Sembrava... stupita? Un istante dopo, la vide riassumere il suo solito cipiglio stizzito: - Sono felice tu sia stato un buon cane da guardia, ma sappi che sarei stata perfettamente in grado di liberarmene da sola! -
Johnoh neanche fece caso alla definizione, troppo disorientato: - ... Certo che ne sareste stata in grado. - disse, piano. Doveva stargli sfuggendo qualcosa.
Forse anche alla Strega stava sfuggendo qualcosa, perché la sua espressione divenne uno specchio della propria: - E allora perché...? -
Perché? Johnoh sbattè le palpebre e spiegò: - Mi stava irritando. Parlava di cose delicate con una superficialità ridicola. - Si accorse che la sua voce era più bassa del solito: - A Brema avevo tutto. Partire è stata una mia scelta. Avevo i miei motivi e non lo rimpiango. Pensare che qualcuno possa mettere bocca in una cosa così personale... -
La Strega inarcò le sopracciglia, ma rimase in silenzio per qualche istante. Poi, domandò: - Per curiosità... Se io fossi in pericolo, tu cosa faresti? -
- Eh? - "Ma che razza di domanda...?" Ci pensò. Mise le braccia conserte. Continuava a pensarci: - Questo implica che sia un pericolo particolarmente grande, se voi non siete in grado di salvarvi da sola. -
La Strega non disse nulla. Sembrava che volesse soltanto conoscere la sua risposta. Johnoh decise di non farla attendere oltre: - Beh, suppongo farei ciò che è in mio potere per aiutarvi, anche se siete una Strega antipatica. - Si morse la lingua, ma ormai l'aveva detto. Preparò le gambe, pronto a correre.
Lei, tuttavia, non sembrava pronta a dar fuoco ai suoi vestiti con la sola forza del pensiero. Sembrava anzi... pensierosa?
Una strana luce alle sue spalle. Un crepitio sinistro.
Johnoh si voltò.
In mezzo agli alberi, a qualche decina di metri di distanza, era scoppiato un incendio.
- Ma avete dato fuoco agli alberi, piuttosto che a me? - quasi gridò, incredulo.
La Strega parve tornare alla realtà: - Cosa? - Sbuffò: - Ma ti pare che sbaglierei mira in modo così plateale? -
Johnoh non potè far altro che deglutire. Un pensiero improvviso. Il cuore sussultò.
- Un attimo! Ma laggiù non c'era... - Le sue gambe furono più veloci dei suoi pensieri. Prima che potesse anche solo pensare quel nome, stava già correndo in mezzo agli alberi. Gli parve di sentire il suo nome urlato dalla Strega.
"Laggiù c'era Rosyami!" Nonostante l'incendio, sentì freddo: "Possibile che Mhahadh non l'abbia protetto?". Era quasi arrivato. Iniziò a cercarlo con lo sguardo, senza smettere di correre: "Forse sarei dovuto rimanere di più e fregarmene della Strega! Avevo detto che mi sarei accertato che non gli succedesse niente, e invece...!"
Sì, in effetti era stato abbastanza incoerente. Si rincuorò un pochino pensando al fatto che la sua frase fosse stata dettata principalmente dal desiderio di allontanarsi dal malvagio Lord Freezer e rinviare il momento in cui sarebbe tornato dalla sua schiavista, obiettivi raggiunti con successo.
- Rosyami! - lo chiamò: - Rosyami! Rispondimi! - Avrebbe voluto dire "Se stai bene, rispondimi!", ma sarebbe stato un problema se fosse stato ferito; di contro, se avesse urlato "Se stai male, rispondimi!", sarebbe stato un problema se fosse stato sano - o se fosse stato così ferito da non poter parlare. Quindi, aveva optato per un semplice "rispondimi", ma Rosyami non rispondeva.
Un suono intenso e prolungato.
Ormai Johnoh era arrivato alla radura di lamponi.
Rosyami era tra le fiamme. Le braccia erano aperte, i suoi occhi scintillavano di un rosso vivo, le labbra erano curvate in un ampio sorriso, nell'aria risuonava la sua risata colma di soddisfazione.
Johnoh sbattè le palpebre.
Rosyami era davanti a lui, l'espressione neutra. Non c'era traccia di fuoco. L'unico suono era il frusciare delle fronde.
- Sì, signor musicante? - fece Rosyami, pacato.
Johnoh si grattò la testa, confuso: - Mi era sembrato... Ecco, mi era sembrato ci fosse un incendio, qui. -
- Un incendio? - Quel bambino era il ritratto dell'innocenza: - Non so di cosa tu stia parlando. -
- Mmmh... - "Forse ero così spaventato all'idea che la Strega mi desse fuoco, che ho immaginato un incendio. E l'ho immaginato qui per il mio senso di colpa dell'aver lasciato Rosyami con-" - A proposito! - si ricordò: - Ma dov'è quell'uomo brutto? -
Rosyami gli indicò qualcosa ad un paio di metri di distanza: l'uomo era appallottolato e dondolava, gli occhi del tutto sferici, e farfugliava qualcosa. Non appena guardò Johnoh - o meglio, qualcosa al fianco di Johnoh -, emise un grido soffocato, sbiancò e cadde a terra svenuto.
- Cos'ha? - Johnoh lo indicò, perplesso. Rosyami alzò le spalle. In quel momento, il musicante si accorse che il piccolo aveva in mano un accendino. - Stai attento, con quello! - lo avvisò: - Siamo in mezzo al bosco, se non fai attenzione rischi di far scoppiare un incendio! -
Rosyami annuì: - Lo terrò a mente. -
Lento e leggero, Mhahadh atterrò al loro fianco. Aveva in mano un lungo bastone verde, che tuttavia scomparve nel giro di pochi secondi.
- Beh... - Johnoh tirò un sospiro di sollievo, la pelle che riprendeva a sentire la normale temperatura dell'ambiente: - Non ho ben capito cos'è successo, ma sono felice che il piccolo Rosyami stia bene. -
- Johnoh! - Il musicante quasi saltò sul posto. La Strega era accanto a lui.
- S-sì, mia signora? -
Un orecchio finì dolorosamente tirato: - Quando ti chiamo, tu scatti sull'attenti e stai pronto ad eseguire ogni mio ordine! - La Strega lo lasciò, Johnoh si massaggiò la parte lesa. Oltre che aggressiva, era pure forzuta.
- Giovane Rosyami, signor Mhahadh. - La donna fece un cenno ad entrambi: - Mi porto via il mio servo. Buona raccolta. - Per qualche strano motivo, guardò il corpo esanime dell'uomo con i sopracciglioni e ridacchiò. Poi si voltò e s'incamminò verso casa.
Dato che, quel giorno, aveva scampato almeno due arrabbiature, era meglio non provocarla oltre. Johnoh salutò i due - Rosyami sventolò debolmente la mano, con fare adorabile - e seguì la Strega.
Dopo pochi secondi, si rese conto di una mancanza: - Ah, lo zaino- -
- L'ho messo in casa. - La Strega si stiracchiò. La sua voce non sembrava irritata. Anzi, era quasi... possibile... qualcosa di simile... al buonumore?
Meglio mantenere quell'apparente positività: - Oggi ho trovato un po' di pietre. Vedete se vi possono interessare. -
- Ottimo, ottimo! - Una risata leggera: - Delle belle pietre preziose sono l'ideale per riprendersi da un incontro fastidioso~ - Le mani ai fianchi: - Anche se vedere un idiota pestato con tanto ardore è stato comunque divertente! -
Johnoh non vedeva la faccia della Strega, che camminava davanti a lui, ma poteva osare pensare che fosse davvero di buonumore.
- Comunque, siamo in ritardo per il pranzo. -
Johnoh rabbrividì.
- Spero tu abbia un menù pronto, perché ho fame. -
- S-sì, certo! - "Cucinerò qualsiasi cosa mi capiterà sotto mano."
- E dopo pranzo suonerai. -
- Cosa? - Non era riuscito a non dirlo. Dato che la Strega non si era voltata a minacciarlo, diede voce al suo dubbio: - Non avevate detto che- -
- Ho voglia di musica e la tua era sì mediocre ma non così tanto da non volerla più sentire. -
"È fisicamente possibile una cosa del genere?" Non sembrava volesse farlo suonare solo per insultarlo di nuovo. E poi perché sentire una cosa che non piace se si è di buonumore?
- Come volete, mia signora... -
La Strega quasi saltellava. Johnoh non era mai stato così confuso come in quell'ultima ora.
Ma c'era qualcosa, in tutto quello, che non gli dispiaceva affatto. Anche se non era ben sicuro di cosa fosse.

- Tu sei sicuro che funzioni. - Quella di Alystehr non voleva davvero essere una domanda, quindi l'intonazione piatta fu quanto di meglio potesse desiderare per manifestare il suo essersi arreso ancor prima di iniziare.
- Certo che sì! - Vahlon teneva il bastone, serissimo: - Capitolo Uno punto Due di Scherma per Principianti: "Il Bastone e i suoi utilizzi alternativi". Paragrafo Quindici: "Rattomanzia". -
- Rabdomanzia. - lo corresse Rahphael.
- L'hai letto anche tu? - Il ragazzo dal cespuglio castano in testa lo guardò, ammirato: - E perché non me l'hai mai detto? -
- In che modo un bastone a forma di Y dovrebbe trovare oggetti nascosti? - Alystehr riportò l'attenzione su di lui, giusto in tempo per permettere a Rahphael di alzare gli occhi al cielo, l'espressione quasi di supplica.
- Ma che ne so, ti pare che mi ricordo tutto quel paragrafo? - Vahlon sbuffò: - Mi ricordo solo che i bastoni a forma di Y, con le stanghette superiori della stessa lunghezza, hanno il potere di trovare le cose nascoste! -
- E cosa dovrebbero fare, se trovano qualcosa? S'illuminano? -
- Dovrebbero vibrare, tipo? -
- Tipo? Non sai neppure cosa dovrebbero fare? -
- Te l'ho detto che non mi ricordo! -
- Alystehr. - La voce bassa di Rahphael li interruppe: - Non distrarre Vahlon. La rabdomanzia richiede molta concentrazione. -
- Ben detto! - Vahlon gonfiò il petto, fiero. Alystehr si spalmò una mano sulla faccia.
Trascorse qualche minuto in pieno silenzio. Il più giovane avanzava davanti agli altri due, concentrato sulla bacchetta biforcuta.
Dopo un quarto d'ora di nulla, Alystehr si avvicinò a Rahphael: - Perché lo sostieni in una cosa così stupida? - gli sussurrò.
- Non possiamo escludere nessun possibile metodo di ricerca. - spiegò l'altro, grave: - È stato uno shock scoprire che la bussola ad acqua non è infallibile e, purtroppo, la nuvola non ci ha portato dove avrebbe dovuto. -
Alystehr non ebbe cuore di commentare.
- È stata davvero una fortuna che Vahlon si sia ricordato di questo metodo. -
- Se questa è stata una fortuna, prego non ci capiti nessuna sfiga. - borbottò il ragazzo dai capelli rossi.
Vahlon iniziò a brillare ad intermittenza.
Era uno spettacolo talmente ridicolo che Alystehr e Rahphael lo avvisarono dopo solo una manciata di secondi, troppo presi a contemplarlo.
- Ma allora... - Vahlon s'illuminò di blu: - Questo significa che il bastone ha trovato qualcosa! -
- O che una Strega ti ha trasformato in un semaforo daltonico. -
- Cosa dobbiamo fare? - Rahphael era molto più determinato di Alystehr.
- Scava qui sotto! - Il più giovane indicò un punto del terreno. Il massiccio uomo biondo estrasse dal nulla una pinza gigante e un martello colossale e iniziò a scavare con una rapidità inumana. Dopo un paio di minuti, riemerse con un oggetto sferico verde. Gli altri due ragazzi trasalirono, increduli.
- Ha davvero funzionato? - Alystehr afferrò l'oggetto dalle mani del più grande e lo mise controluce.
Era uno yoyo.
- Ma vaffan... - Il ragazzo dai capelli rossi lo gettò alle spalle, ma Vahlon lo prese al volo: - Perché lo butti? - protestò, brillando di rosso: - È carino! -
- È inutile. -
- È carino! -
- Vahlon. -
- Alystehr! -
- Continua a cercare, Vahlon. - Ancora una volta, Rahphael li interruppe: - Stai andando bene. La bacchetta funziona. -
Con un sorriso di trionfo verso il ragazzo dai capelli rossi, Vahlon rimise le bacchette in posizione e si allontanò un po', smettendo di brillare. La ricerca era ripresa.
- Chissà perché qualcuno avrebbe dovuto sotterrare uno yoyo... - L'unica cosa che Alystehr riuscì a dire invece di: - Non riesco a credere che una cosa così stupida possa davvero funzionare! -
- Forse è solo stato lasciato lì tempo addietro e la Natura l'ha fagocitato. - ipotizzò Rahphael, saggio.
Passò qualche altro minuto prima che Vahlon riprendesse a brillare ad intermittenza.
- Presto, Rahphael, scava qui! -
Pinza gigante in una mano, martello colossale nell'altra, il più grande scavò, scavò e scavò, fino a riemergere con un piccolo cilindro bianco.
- È bianco, non è quello giusto. - notò Alystehr.
- Ma potrebbe essere dentro. - osservò Rahphael.
I tre si accorsero che il cilindro aveva una pellicola sulla parte superiore. Quando lo aprirono, rivelò il suo contenuto.
- ... Yogurth. -
- Ottimo, avevo giusto un po' fame! -
- Vahlon, no! - Ma Vahlon si era già mangiato lo yogurth. Alystehr e Rahphael si scambiarono un'occhiata esasperata - almeno, quella del ragazzo dai capelli rossi lo era, quella del biondo era impassibile con una nota di disperazione.
- Stiamo andando bene! - Vahlon saltò su in una grande luce gialla, in qualche modo rinvigorito.
- No, non è neanche del colore giusto! - Ma le parole di Alystehr furono ignorate e il ragazzo dai capelli castani si era rimesso in marcia, smettendo di brillare.
I tre ripresero dunque la loro ricerca.
- Chissà perché qualcuno avrebbe dovuto sotterrare uno yogurth... - L'unica cosa che Alystehr riuscì a dire invece di: - Nonostante tutto, spero non ci siamo appena giocati Vahlon. Sarebbe davvero impietoso finire avvelenati da uno yogurth trovato sottoterra. -
- Forse è solo stato lasciato lì tempo addietro e la Natura l'ha fagocitato. - ipotizzò nuovamente Rahphael, saggio.
Ci volle almeno mezz'ora prima che Vahlon ricominciasse a brillare ad intermittenza.
- Lo sento! Lo sento! - quasi urlò: - È qui sotto! -
- Perché ho come l'impressione che neanche stavolta sarà quella giusta? -
Rahphael ignorò le parole disfattiste di Alystehr e si mise a scavare con i suoi attrezzi fuori misura.
Scavò, scavò, scavò, scavò, scavò per almeno cinque ore, prima di portare alla luce trenta metri di yatch.
- E c'era bisogno di tirarlo fuori tutto? - Alystehr quasi esplose: - Si vedeva benissimo che non era quel che stavamo cercando! -
- Pareva brutto lasciarlo là sotto... - si giustificò Rahphael, iniziando a pensare solo in quel momento che avrebbero potuto impiegare quelle cinque ore in modo un pelino più costruttivo.
- Forse è dentro? - C'era una remota possibilità che l'ipotesi di Vahlon potesse essere corretta. I tre, dunque, si divisero e cercarono per tutto lo yatch, in ogni singolo centimetro. Quando ormai il sole era tramontato, si ritrovarono sul ponte.
- Niente. - sospirò il più giovane, affranto.
- Niente. - ripeté il biondo massiccio, scuotendo la testa.
- Davvero niente? Strano... - Alystehr giocherellò con i suoi rasoi: - Forse dovremmo rinunciare a questo fantastico metodo di ricerca. -
- Ma abbiamo provato solo tre volte! - protestò Vahlon.
- Se ha sbagliato tre su tre, dubito ci azzeccherà la quarta volta. E comunque, non ti sei accorto? -
- Di cosa? -
- Ecco, appunto. - Il ragazzo dai capelli rossi era talmente irritato da avere in qualche modo raggiunto la calma assoluta: - Yoyo. Yogurth. Yatch. Cos'hanno in comune? -
Vahlon rispose dopo un secondo, i lati della bocca all'ingiù: - Nessuna di queste è la cosa che cerchiamo? -
- Qual è l'altra cosa che hanno in comune? -
Rahphael sgranò gli occhi chiari, una realizzazione improvvisa: - Iniziano tutte per Y! -
Il trio guardò il bastone a forma di Y tra le mani di Vahlon. Il gigante biondo diede una pacca sulle spalle del più giovane: - La tua idea era ottima, Vahlon. -
- Ma anche no- -
- Purtroppo, nessuno di noi aveva calcolato che un bastone a forma di Y ci avrebbe fatto trovare solo cose che iniziano per Y. -
- Quindi ci basterà trovare un bastone a forma di O! - Vahlon risplendette di luce verde.
- Buona fortuna nel trovare un bastone a forma di O. - Alystehr indicò le cabine: - Che ne dite se usiamo questo coso per dormire e ci pensiamo domani mattina? -
Per fortuna della sua già provatissima pazienza, entrambi i ragazzi annuirono.
Vahlon scese dallo yatch per andare a posare a terra il bastone a forma di Y e Alystehr e Rahphael rimasero soli sul ponte. Non era educato andare nelle proprie cabine separatamente.
- Chissà perché qualcuno avrebbe dovuto sotterrare uno yatch... - L'unica cosa che Alystehr riuscì a dire invece di: - E anche oggi non ho scorticato Vahlon. -
- Forse è solo stato lasciato qui tempo addietro e la Natura l'ha fagocitato. - ipotizzò ancora una volta Rahphael, saggio.
- Trenta metri di yatch? -
- Deve essere stato molto tempo fa. -
- In mezzo ad un bosco? -
- Deve essere stato moltissimo tempo fa. -
- Ma gli yatch non erano ancora stati inventati! -
- Alystehr. -
- Sì? -
Rahphael lo guardò dritto negli occhi: - Ma è possibile che a te non vada mai bene niente? -.

.

Note:
* "Próto Epeisódio" (Πρώτο Επεισόδιο): "Primo Episodio" in greco.
* "Dall’alba sino a sera sono intento a lavorar!": «Scava, scava», Biancaneve (1937) (Con modifiche.)
* "Ma tu vulive 'a pizza": «'A pizza», Aurelio Fierro
* La definizione di "biscotto ripieno" per riferirsi ad una tsundere mi è venuta in mente dalla fanfiction Scrivere una Fan Fiction su Dolce Flirt? Puoi farlo anche TU!, in cui le tsundere vengono definite "tronky" (dure fuori e morbide dentro).
* "Su in soffitta, giù in cantina...": «Lavorare, che fatica!», Cenerentola (1950)
* GyanKlawdyo Grossoh sarebbe Jean-Claude Magnum, l'imbecille che voleva sposare Mai nell'episodio 80.
* "Lord Freezer" è ovviamente un riferimento a Dragon Ball.
* Quel che ha combinato Rosyami è quel che ha combinato nel capitolo 4 del manga / episodio 2 della Serie 0.


Sì. Non è uno scherzo. Io sono Soe Mame e questo è un aggiornamento de Il musicante di Brema e l'incantevole strega, una delle mie long interrotte dall'alba dei tempi.
Nel capitolo precedente (pubblicato solo DODICI ANNI FA, cosa volete che siaPSDOKWEèPLFWSEDèKWEFPEWFJIO-) dissi che avrebbe avuto sette capitoli. Se non altro, aggiunsi un "credo", e feci bene: ne avrà otto. (So che pensavate diciassette. Ebbene no, sono riuscita a contenermi!)

Ora vi racconto una storia molto divertente, ma anche no. Nel 2019 si era reinfiammata la mia passione per Yu-Gi-Oh! (Infatti avevo anche pubblicato qualcosa di nuovo dopo anni!) e mi era tornata l'ispirazione per questa storia. Così, a Dicembre 2019 mi sono messa a scrivere i capitoli mancanti, ho scritto spedita, l'ultimo capitolo l'ho iniziato a... Marzo 2020.
Per ovvi motivi, l'ispirazione è andata a farsi un giro e non ho più toccato la storia. Siamo nel 2023, l'ultimo capitolo non è ancora finito, ma ho deciso di pubblicare lo stesso, piuttosto che far marcire ancora i capitoli dal 3 al 7.
Sono passati anni, ovviamente da quando questa storia è iniziata, ma anche da questi capitoli "nuovi", e adesso scrivo in modo un po' diverso - Tipo, per i dialoghi uso le virgolette basse invece dei trattini, metto le maiuscole negli incisi indipendenti, eccetera -, ma ho deciso di lasciare tutto come l'ho scritto a Dicembre/Gennaio/Febbraio. Così, anche per vedere l'evoluzione. (!) Suppongo che a leggerla tutta di fila sia emozionante, a metà tra lo studio scientifico e la serata alcolica.

Chi per caso è capitato sul mio account e ha notato il link sulle prosecuzioni/conclusioni delle mie storie interrotte - E magari ci ha persino cliccato e ha letto il post! -, forse saprà che questo terzo capitolo era quello che aveva portato al blocco totale della storia: non avevo idea di cosa metterci, non sapevo come far evolvere il rapporto tra Johnoh e la Strega. A distanza di anni, pensandoci con calma, la soluzione è arrivata, semplice semplice, e il capitolo è venuto fuori con tranquillità. Non credo sia OMG!11 È LA KS + BLL K HO MAI LTT!!!11UNOUNO, ma sono soddisfatta. Sia del risultato che del fatto di averlo finalmente scritto!
A proposito del post con la prosecuzione/finale de Il musicante di Brema e l'incantevole strega: ovviamente la storia rimarrà la stessa, ma ho modificato un po' di cose - più a livello di dettaglio. Spero sia uscito bene ╭( ・ㅂ・)و

Parlando dei coprotagonisti di questo capitolo. Partiamo da... no, non da GyanKlawdyo Grossoh - Chissene frega di GyanKlawdyo Grossoh! -, ma da Rosyami. Sorvolando sul fatto che trovo Atem uno dei personaggi più difficili da muovere, ha un che di divertente scrivere di "Atem Serie 0", con tanto di Gioco delle Ombre. Più "Atem Serie 0" per tutti! (?)
C'è poi il (disastrato) trio dell'Orichalcos. Come detto in precedenza, è la prima volta che li muovo sul serio e farlo dopo settordici lustri che non vedo la loro serie mi aveva un po' messa in soggezione; con mia somma sorpresa, la loro scena è invece quella che ho scritto con più facilità. L'idiozia può tutto. (!)
C'è poi Dahrtz, che in questo capitolo non è apparso ma su cui vorrei fare un appunto: c'è un motivo per cui parla in modo così "bizzarro", ma mi sono accorta che potrebbe ricordare il Dartz dell'Abridged. Non mi sono ispirata (In caso contrario, non avrei problemi a dirlo, anzi! - Vedasi Notre Dame de Domino, dove specificai come mi fosse stata ispirata dalla parodia di Out there), ma non nego che potrebbe essere stata una cosa inconscia - Quando iniziai Il musicante di Brema e l'incantevole strega non era ancora uscita la quarta serie abridged, ma Dartz era già apparso negli Evil Council of Doom, quindi potrebbe essermi rimasto impresso da lì-

Un'ultima cosa. Dato che, in questi anni, si è iniziato a fare più attenzione alla sensibilità dei singoli, mi sembra doveroso fare un avviso: dato che alcune parti di questa storia si rifanno ad Hansel e Gretel, nei prossimi capitoli sarà nominato più di una volta il cannibalismo, ma sempre a fini parodici (e nessuno sarà mangiato). Se vi causa problemi anche solo leggerne il nome, non è il caso proseguiate nella lettura.

Detto ciò, benvenut@ a chi legge per la prima volta, e bentornat@ a chi è già passato di qui. Spero che questa prosecuzione de Il musicante di Brema e l'incantevole strega possa piacervi!
  
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