Il mio posto 

Durante il ritiro a Berchtesgaden il mister aveva dato il sabato e la domenica liberi, e il resort a cinque stelle dov’era ospite la squadra nel fine settimana aveva aperto le porte anche alle famiglie dei calciatori.

Il sabato mattina, verso le dieci, la fidanzata di Siken, che era una nota influencer di moda, si era sistemata a bordo piscina insieme ad alcune ‘colleghe’, con una bella scorta di cocktail alla frutta e pronta a passare la mattinata tra le chiacchiere, quando aveva individuato poco lontano, seduta a un tavolino, davanti a un laptop aperto, una giovane donna dai capelli corti, in t-shirt, jeans e sneaker. Si era diretta verso di lei con fare battagliero: “Ehi!” 

La giovane donna non aveva neanche registrato quell’ “ehi”, per cui l’influencer era dovuta arrivare fino al tavolino, e lì si era fermata, le mani sui fianchi: “Ehi!” aveva ripetuto. “Non puoi stare qui!”

La giovane donna l’aveva squadrata di sotto in su e aveva chiesto: “Prego?” 

“Non puoi stare qui, è riservato” aveva spiegato l’influencer. 

E la giovane donna, sorridendo: 

“Davvero?” 

“Sì, devi andare via, altrimenti avviso la sicurezza”. 

“OK” aveva risposto la giovane donna, rimettendosi serenamente a lavorare al computer.

Quando, cinque minuti dopo, era arrivato l’addetto alla sicurezza, si era fermato a mezzo metro, si era guardato intorno con aria perplessa e aveva esordito: “Mi avevano detto che c’era un ospite abusivo… chiedo scusa…” 

Julia aveva scosso la testa: 

“Ci sarà stato un malinteso!” 

La storia s’era sparsa per tutto il resort alla velocità della luce: quando era arrivata alle orecchie dei giocatori, impegnati in riunione tecnica, Karl aveva visto la faccia di Siken farsi rossa come un pomodoro maturo. E quando più tardi Julia era entrata in sala da pranzo a passo di marcia, un silenzio imbarazzato era sceso sulle teste di tutti i presenti, allenatore e viceallenatore compresi. Lei aveva girato lo sguardo tutto intorno, poi a occhi semichiusi aveva esclamato:

“Signori, c’è sempre stato qualcuno che si è sentito in dovere di dirmi: non è questo il tuo posto, non puoi stare qui. Ma io sto dove devo stare, alla faccia di chi vorrebbe insegnarmi qual è il mio posto”.

E così facendo si era diretta verso il tavolo di Karl, Wakabayashi e Levin. 

“A dire la verità mi aveva avvisato che cose del genere sarebbero potute accadere” aveva commentato Karl, una nota amara appena percettibile nella voce.

“Però, la piccoletta è forte” era stata la risposta di Genzo. 

“Sono d’accordo con te” gli aveva fatto eco Levin.

Poi avevano taciuto tutti e tre per fare posto alla piccoletta. 

“Sei arrabbiata?” le aveva domandato Schneider, versandole un bicchier d’acqua. 

“Scherzi?” Julia mandava lampi dagli occhi. “Vedrai cosa ne verrà fuori!”

Ne era venuto fuori un articolo intitolato “Cenerentola tra i VIP”, in cui Julia partiva dal fatterello accaduto - neutralizzando il contesto e non facendo nomi - per analizzare tutta una serie di dinamiche sociali e di genere. 

“Quella donna è pericolosa” era stato il giudizio del Presidente. 

“E se reagisce così a una scema che non sa guardare al di là del suo naso, figurati cos’è capace di fare per una questione seria” aveva chiosato l’SGGK.