E che cazzo, questa roba finirà per ammazzarmi, pensò drammaticamente Irene. I suoi occhi scorsero velocemente il paragrafo del libro di fisica, cercando di memorizzare il più possibile. Giovedì ci sarebbe stata la verifica e lei non si sentiva minimamente pronta; sapeva che se avrebbe preso un altro brutto voto la sua media si sarebbe abbassata di brutto e questo avrebbe fatto incazzare mamma e papà.
Come minimo, l'avrebbero rinchiusa per un secolo nella sua stanza: quindi niente vacanze al mare con Cris, niente uscite e blah, blah, niente telefono, massima concentrazione sullo studio.
Irene sbuffò, quindi decise di prendere carta e penna, e prendere appunti...magari le sarebbe riuscito meglio.
O forse poteva usare quei foglietti per copiare! Poteva fare come aveva fatto Lina che li aveva nascosti nel reggiseno, poi con la scusa di andare in bagno li avrebbe letti!
Sono un genio, anzi una genia del male!
Un sorriso le sfiorò le labbra.
Soddisfatta, ricopiò il tutto.
Chiuse il libro.
"Vaffanculo professore di fisica, tu e i tuoi quattro!" esclamò a voce alta, buttandosi sul divano. Per fortuna, i suoi non potevano sentirla: erano andati a una di quelle insulse feste dove non si faceva altro che discutere di argomenti insulsi e bere vino da quattro soldi.
Il suo cellulare vibrò, Irene lo prese e vide Cris on-line su Whats'up.
Irene sorrise e si mise a scrivere.
"Aiuto! Domani prova!"
"Che cosa??"
"Sì! Noon lo sapeviiii?!"
"No, sono stato tutto il giorno a lavorare con mio padre, quindi non ho studiato un cazzo!"
"Merda, io mi sono fatta alcuni bigliettini...non ci capisco niente di questa roba" rispose Irene mettendo anche un emoticon con il pollice all'insù.
"Non dirlo a me! Adesso sto cercando di fare qualcosa, magari domani posso tagliare e sai che cazzo mi frega" scrisse Cris le faccine ridenti.
"In qualche modo, vedrò di cavarmela"
"Bigliettini...eh? Mandami una foto, che poi me li ricopio"
"E poi li metti nel reggiseno? Ah-Ah"
"Me lo puoi sempre prestare :)"
"Il reggiseno?"
"Anche quello! Ma io parlo dei biglietti!!!"
"E come facciamo??"
"Domani vieni prima a scuola e poi studieremo un piano"
"Ok, adesso faccio una dormita e poi riprendo a studiare quella merda"
Cris le rispose con un pollice all'insù e una faccina che rideva.
Irene posò il telefono sotto al cuscino e si tirò la coperta, chiuse gli occhi.
Non voleva assolutamente pensare a quello stupido compito di domani, quindi...cosa poteva scegliere?
Magari al bel voto che avrebbe preso? Nah!
Agli occhi verdi di Cris? Li vedeva tutti giorni a scuola!
Forse a quel vestito che stava aspettando ai saldi? Tanto stava risparmiando i soldi per compralo...oppure una spiaggia assolata e tranquilla, niente prof e niente genitori tra le balle, solo lei e Cris che si baciavano...
Una giacca cadde per terra con un leggero fruscio.
Irene infastidita alzò la testa, e lanciò un'occhiataccia al portagiacche. Non sapeva trovare un motivo per cui sua madre lo trovasse tanto bello: i bracci si levano in alto come rami di un albero battuto dal vento che creavano ombre furtive quando scendeva la sera, i pomelli sembravano frutti marci pronti a cadere.
Quel...coso era stato un regalo da parte di quella matta di zia Teresa per Natale qualche anno prima.
"Maledizione" brontolò Irene raccogliendo la giacca.
La risistemò e corse subito al divano, si avvolse nella coperta.
Dove eravamo rimasti?
I suoi pensieri si focalizzarono sulla spiaggia e...
...cazzo.
La sua attenzione si voltò verso il portagiacche tutto nero...e tranquillo.
Sbatté le palpebre.
Si accorse di avere freddo quindi si alzò e andò a chiudere le imposte.
Si buttò sul divano con la faccia premuta sul cuscino. Forse era solo tesa per quel cazzo di compito! Odio la fisica!
La spiaggia...già...la spiaggia!
Tentò di pensare...
Un leggero rumore...come uno scricchiolio.
Irene girò la testa.
Niente.
O forse quel coso di merda si era mosso?
Di nuovo quello scricchiolio.
Sembravano come piccole ossa che cercavano di sistemarsi...ossa rotte?
Irene sentì i polmoni strizzarsi,
I suoi occhi divennero grandi.
Immobilizzata e con le dita affondate nella pelle del divano, guardò il portagiacche muoversi lentamente come un passo alla volta.
A scatti.
Ma aveva gambe e braccia? Capelli lunghi neri, una schiena curva e il viso? Gli occhi?
La sua mente registrò quello.
Irene cacciò un urlo, fece per alzarsi ma due mani bianche adunche come quelle delle streghe nelle favole la inchiodarono con forza sul divano e le strinsero crudelmente la gola.
Li vide gli occhi...erano...neri?
Tentò di graffiare l'aria o forse il suo aggressore.
Soffocava...
e...soffocava...
Il telefono vibrò. C'era un messaggio da parte di Elena: "Ire, l'altro giorno ho lasciato la tavola di Ouja da te, quella con cui avevano fatto una seduta spiritica tre giorni fa? Quando posso venire a prenderla?"