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Autore: Marc25    03/08/2023    1 recensioni
Un aspirante chef viene licenziato dal suo capo e viene sostituito da una talentuosa raccomandata. In un bar si ritroveranno faccia a faccia, lei subito si interessa a lui, ma capisce presto chi è. Che fare? Frequentarlo omettendo più particolari? Oppure lasciare stare e non cacciarsi nei guai?
Note: Questo racconto è già stato completamente scritto, sono 6 capitoli, lo sto trascrivendo sul PC, per cui ci vorrà molto meno tempo nell'uscita dei capitoli rispetto alle altre storie.
Il primo capitolo è una sfida, non tanto per la prima persona, già usata in altre storie quanto per il tempo presente. Spero vi piaccia. Gli altri capitoli sono tutti in terza persona e non al presente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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1.il bar
Prima persona: Robert
Ho sempre sognato fare lo chef. Da bambino adoravo guardare mia madre cucinare, anche se avevo sempre una sorta di timore nel chiederle di imparare da lei.
Con gli anni è successo qualche volta ed è stato bellissimo, ma quell’insensato timore è rimasto.
 
Oggi ho 27 anni e sono un apprendista chef ormai da un anno da Jacques Le Claf, tre stelle Michelin, un genio.
Non è stato facile, ho iniziato dal lavare i piatti a pulire le patate e quando ho preparato le salse per qualche piatto mi sono sentito un re.
Oggi è il giorno in cui preparo un piatto per Le Claf in persona e se ho successo verrà messo nel menù di domani. Sono eccitato.
Ho preparato pappardelle ai funghi, funghi che ho raccolto personalmente, sicuro che siano commestibili e che siano quelli che Jacques ritiene perfetti per questo piatto.
 
Eccolo che entra in cucina, sono in mezzo ai colleghi ma mentre preparavo il piatto mi sono sentito solo, sono sicuro che il piatto sia venuto bene.
Jacques mi chiama in disparte per assaggiare il piatto davanti a me, il mio cuore palpita come non mai.
<< La pasta è cotta perfettamente Robert >>
<< Grazie chef. >>
Adesso la prova del nove, i funghi.
Dopo che ha assaggiato i funghi Jacques mi dice: << Seguimi >>
<< Si chef. >>
Si avvicina ad una cassetta di funghi e mi dice: << Sono questi che hai usato? >>
<< Si, li ho raccolti personalmente >>
<< Guarda sotto il cappello, la vedi la parte verde? >>
<< Si, è minima >>
<< Seguimi >>
Si avvicina ad un’altra cassetta degli stessi funghi, ne prende uno e me lo fa vedere sotto il cappello, niente parte verde.
<< Vedi, niente parte verde >>
<< Lo vedo chef >>
<< La differenza è minima per un dilettante e io ti sembro tale? Oppure peggio, non sei stato attento e solo per caso hai preso un fungo più amaro invece di uno velenoso. >>
<< Nessuno dei due signore, io..
<< Sei licenziato >>
Mi stanno scendendo le lacrime dagli occhi.
<< Su, non fare il poppante, se non avessi una alternativa istantanea e anche raccomandata ti farei restare ma ahimè, sei stato sfortunato. Come chef dilettante non sei male. Addio. >>
 
Non riesco a respirare, sono completamente distrutto, penso che Le Claf abbia ragione, sono un discreto cuoco ma niente di più. L’unica cosa che riesco a pensare è che se fosse un film io sarei un personaggio secondario, appena uscito di scena. Al contrario l’alternativa sarebbe una aspirante chef molto preparata con cui nascerebbe un rapporto romantico con il cuoco bello e scorbutico e Le Claf rispetta entrambe le caratteristiche.
Non so perché mi sono fermato in questo bar, per quanto tempo ho camminato? È sera, è servito a qualcosa? No, mi sento come prima, forse quelle due ragazze che ad un tavolino stanno brindando con una coppa di champagne mi hanno spinto ad entrare o forse più il fatto di voler bere per dimenticare, si, decisamente più per questo.
Ordino un whisky, mi arriva subito, mi perdo guardando il bicchiere e osservo il ghiaccio che pian piano si riduce pensando quasi solo a quello, è una sensazione strana. Non so quanto tempo sono stato a osservarlo ma lo trangugio in un attimo.
Sto per ordinarne un altro quando la ragazza che prima era al tavolino dice qualcosa al barista: << Posso chiedere due coppe di champagne di cui una per il signore? >>
Capisco che “ il signore “ sono io, mi giro istintivamente verso di lei, noto che è la ragazza del tavolino ma non c’è più l’amica.
È molto bella, occhi grandi castano scuri, capelli biondi. Indossa una camicetta bianca e un pantalone rosso abbastanza aderenti.
<< In qualità di gentiluomo dovrei rifiutare >> le dico
<< Quindi intende rifiutare? >> mi dice
<< Mi dispiace ma non sono in vena di fare il gentiluomo, quindi accetto. >>
<< Oh, grazie al cielo, non sono brava a insistere ma lo avrei fatto. >>
La ragazza mi incuriosisce e in un altro contesto sarei stato molto più indagatore.
<< Cosa festeggiamo? >>
<< Mh..diciamo.. una promozione >>
<< Allora brindo alla sua promozione e al mio licenziamento. >>
<< Oh, mi dispiace.. >>
<< Stia tranquilla, anzi non avrei mai pensato di brindare dopo che Le Claf mi ha licenziato, assumendo chissà che raccomandato o raccomandata >>
Sento la tosse della mia interlocutrice, è come se lo champagne le fosse andato di traverso.
<< Tutto bene? >> le chiedo
<< Oh, si..adesso bene >>
Finisco il bicchiere di champagne e le chiedo: << Qual è il suo campo? >>
<< Ehm…il mio campo…architettura! >>
È come se ci avesse pensato e poi con impeto abbia detto architettura con un lampo di genio, probabilmente un po’ stordita dallo champagne
<< Allora, ancora auguri >>
<< Ehm… grazie >>
<< A lei, per lo champagne. Ah, mi chiamo Robert >>
<< Io Angelica, piacere >>
Ci diamo la mano, me ne sto andando, lei non mi ferma, sembra un po’ stordita, forse non regge molto l’alcool, ora le do il numero di telefono al volo, se se lo ricorderà sarà un segno del destino, altrimenti sarà stato un incontro simpatico in una giornata di merda.
<< Comunque il mio numero è 444-329-633, chiamami…ciao! >>
Sento un “ Ehi, aspetta “ ma faccio finta di non sentire e lascio il bar.
 
Prima persona: Angelica
È andata una meraviglia, ho ricevuto una chiamata da Le Claf in persona verso le 11 con la richiesta di presentarmi nella sua cucina. Se non fossi figlia di Francois Hubert, avrei sicuramente avuto più difficolta a entrare, invece grazie a mio padre ho avuto una via preferenziale. In realtà me la sono meritata, sono una ottima chef, e ce la avrei fatta lo stesso, mi sono data da fare, sono andata a studiare dai migliori chef, anche in Italia, ora però potrò davvero lavorare col migliore.
Questa sera festeggerò con la mia migliore amica, Veronica.
Andiamo in un bar, il solito posto dove ci incontriamo, solo che stavolta vedo questo ragazzo, non è un adone ma mi colpisce subito.
Vedo uno sguardo di Veronica, lei mi capisce più di chiunque altro, al volo. << È bello il ragazzo che è entrato vero? >>
<< Ma non ho guardato bene, non ti so dire >> le dico
<< Sai, ho letto uno studio scientifico >>
Bene, sta cambiando argomento, penso.
<< Stava scritto che è naturale per chiunque girarsi quando si sente che qualcuno è entrato nel luogo in cui noi siamo presenti, e che lo guardiamo al massimo per tre secondi. Sai per quanto tempo hai guardato il ragazzo che è entrato? 15 secondi. Il medesimo studio dice che solo se il tipo ha suscitato interesse in noi lo scrutiamo per più tempo. >>
Decisamente non ha cambiato argomento, cerco di rispondere piccata: << Che fai? Mi cronometri? Sono sicura che ti sei inventata questo studio. E poi…del signore stavo guardando le scarpe. >> Abbasso la voce mentre dico l’ultima frase
<< Certo delle scarpe altre un metro e ottanta >>
<< Non puoi dirlo, ero girata di spalle per guardarlo. >>
<< Per guardarlo distrattamente per quindici secondi e solo le scarpe. Ma ti dirò, ora che le vedo, sono delle scarpe di ginnastica mediocre. >>
<< Ammettiamo che tu abbia ragione, che dovrei fare? >>
<< Parlarci, forse? >>
<< Non saprei proprio come approcciare, è passato tanto tempo. Ma che dici, prendiamo un altro bicchiere? >>
Veronica fa uno sbadiglio palesemente finto e mi dice: << Scusa, amore, ma domani devo lavorare e sono davvero stanca >>
<< Ma è presto per me >>
<< Sai quello che devi fare. >>
Non mi fa rispondere, esce dal locale e mi fa un gesto con la mano salutandomi e sorridendo.
 
Mi sono fatta forza e ho detto come mi diceva Veronica. Sta andando bene, o almeno credo, mi ha rivolto la parola e ha accettato lo champagne. È molto bello, castano, occhi chiari, naso perfetto, bocca leggermente carnosa, fisicamente ben messo ma non palestrato, e io preferisco così.
Scopro che è stato appena licenziato dal mio capo, quindi io lo ho sostituito, è come se gli avessi rubato il posto. La notizia mi manda di traverso lo champagne, avrei voluto condividere la mia gioia, forse dovrei dirgli la verità e chiuderla qui?  Ma a che pro? Tanto non lo rivedrò probabilmente, l’importante è che non mi chieda in cosa sono stata “ promossa “.
Come non detto, me lo sta chiedendo, ci penso ma non posso metterci troppo, sto pensando al lavoro di Veronica. << Architettura >>, ho detto architettura? Ma che mi è venuto in mente?
Sono ancora stordita da quello che ho scoperto, meglio metterci una pietra sopra, tanto mi ha ringraziato e se ne sta andando, poi si gira e improvvisamente mi lascia il numero: “ 444-329-633 “ e se ne va.
Io ancora stordita, prendo il cellulare per scrivere subito il numero ma il barista sapendo che devo pagare mi dice: << Ok, lei ha preso una bottiglia di champagne da 23 euro e 50, paga in contanti o carta? >>
Cazzo, con tutti sti numeri ho completamente dimenticato il numero di Robert. Appoggiò per un attimo la testa sul bancone, ma devo pagare e andarmene, forse non era destino.
 
   
 
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