Una parola importante.
《Ma tu, mi ami?》
Vorrei chiedertelo, e non lo faccio. Prendo un po’ della tua legna e tu non sbuffi, mi passi il pane e io ti verso il vino.
《Ma tu, mi ami?》
Vorrei chiedertelo e non lo faccio, perché so che mi dirai di no. Mi stendo sulla tua coperta e tu non protesti, attizzi il fuoco e riprendi a intagliare quel flauto a cui lavori ultimamente.
Io ti guardo sempre, ma i tuoi occhi sono altrove, intenti a ignorarmi.
Ti piaccio, lo so, ma mi ami?
Sempre più spesso temo di no.
È stato divertente, per i primi cento anni, giocare con la tua pazienza, scoprirmi le spalle e immaginarti sognare la mia pelle di notte, vederti al mattino arruffato e di malumore e ridermela, ignorando con una certa sfacciataggine di aver condiviso gli stessi identici sogni.
È stato interessante, per più di cinque secoli, sedurti e farmi sedurre… ma cosa ci resta ora, se non un gioco non consumato, come un giglio messo a seccare? Forse hai fatto bene tu, a non amarmi sul serio: ti sei fatto meno male.
《Ma tu, mi ami?》
Te lo urlo, finalmente, e tu mi chiami serpe. Mi dici di andar via, o che te ne andrai tu.
Faccio come vuoi, e non serve a niente.
《Ti amo》sussurro, mentre veniamo divisi per affrontare il giudizio;
《Ti amo》mi rispondi, e non ti preoccupi di sussurrare;
Ti amo. Sono parole forti, anche se spesso ce lo scordiamo.
《Mi ami?》
Vorrei chiederti, ma non serve più: ora so che mi hai amata da sempre, proprio come ti ho amata io.