Videogiochi > The Witcher
Ricorda la storia  |      
Autore: Melanto    14/09/2009    5 recensioni
Geralt di Rivia è tornato con una nuova missione, ma non sarà da solo: il fido Bardo Dandelion lo seguirà in questa ennesima avventura. Ce la faranno i nostri eroi ad affrontare le infinite orde di Kikimore?!...
Sembrerebbe quasi una missione seria, se non stessimo dicendo che Gegè è in compagnia di Dandelion. Dandelion, eh, mica pizza e fichi! (Geralt riferisce che avrebbe preferito la pizza e i fichi).
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

Questa storia è nata molto, molto prima del Pigiama Party di Fanworld.it, ed è rimasta a macerare nel pc per tutta l'estate. Ma ora, in occasione della nuova iniziativa di Fanworld.it e dedicata al bollino 'fic su videogiochi o RPF Sportivi', ho deciso di tirarla fuori dal barile!

Gegè is coming back!

The Bard’s song

La goccia d’acqua – o forse di muco; Dandelion preferì non chiederselo – cadde sulla sua spalla con un sonoro ‘sploch’ – sì, era muco, anche senza che si sprecasse a pensarci su; evitò quindi di domandarsi che razza di bestia potesse produrne in quelle quantità indecenti –.
Con espressione schifata cercò di ripulirsi, mentre continuava ad avanzare lungo la vecchia miniera abbandonata, seguendo i passi di un più esperto e poco incline al disgusto Geralt.
«Ghhh. Mi spieghi quanto manca al nostro obiettivo?» disse, strofinando il guanto inzaccherato sui calzoni. Avrebbe speso un capitale per lavarli in tintoria, ma tanto lo avrebbe messo sul conto di Geralt, poco ma sicuro.
Il witcher volse appena il capo per inquadrare la sua figura con la coda dell’occhio e ridacchiare. «Sei il primo essere umano che si lamenta di non aver ancora incontrato qualche mostro.»
«Oddei, che mostri? A giudicare da quanto sbavano mi fanno già schifo.»
«Te l’avevo detto: siamo a caccia di kikimore
«KIKIMORE?!» sbottò Dandelion, raggiungendo toni acutissimi che lo fecero girare completamente e fargli cenno di tacere.
«Shhh! Abbassa la voce, vuoi che ci piovano addosso tutti insieme?!»
«Non mi avevi detto che saremmo andati a cacciare kikimore
«Certo che sì, ma tu non mi stavi ascoltando.» sospirò Geralt, facendo spallucce.
«E che stavo facendo?!»
«Il solito: sbirciavi le tette della cameriera all’Orso Peloso.»
Il bardo cercò di giustificarsi «Beh, sarebbe stato un delitto non farlo.» per poi incrociare le braccia al petto con stizza «E comunque mi hai colto impreparato; ma non potevi chiedere a Zoltan di andare a giocare con i ragni?! Figurati se gli sarebbe dispiaciuto.»
Geralt si fermò davanti ad una biforcazione della miniera, portandosi le mani ai fianchi e scrutando i due sentieri piuttosto pensieroso. «No, Zoltan era impegnato. Lo sai, screzi tra Non-umani e Ordine della Rosa Fiammeggiante; aveva altro da fare.»
Dandelion si sentì pungere sul vivo, portandosi teatralmente le mani al petto. «Anche io avevo da fare!»
«Sì, certo. Come infilarti sotto qualche sottana, vero?»
«Sono attività che richiedono impegno e preparazione. E poi dovevo comporre, sono sempre un bardo, dopotutto.»
La risata di Geralt lo fece sbuffare, prima che decidesse di cessare le ostilità ed accomodarsi su un blocco di roccia tirando fuori il suo liuto ed iniziando svogliatamente ad accordarlo. Poi gli lanciò un’occhiata incuriosita, mentre gli vedeva tastare chiazze schifose sul terreno e portarsi le dita al naso per annusare chissà che odori fetidi. Con disgusto domandò «Che stai facendo?»
«Cerco di capire da che parte andare.» spiegò il witcher, restando ancora per qualche secondo in ginocchio a scrutare nell’oscurità di entrambe le gallerie, prima di liberarsi della bandoliera con le pozioni e decidere quale prendere. Estrasse Bufera di Neve, Rampicante e Rondine, mettendole da parte in modo da poterle recuperare più facilmente durante lo scontro. Poi si avvicinò a Dandelion, porgendogli un’ampolla con del liquido latteo.
«Tienimi Miele Bianco, mi servirà per dopo.» ed il bardo la prese dalle sue mani, rigirandola per qualche secondo prima di metterla via, e iniziare a muoversi insieme al witcher per scomparire all’interno della biforcazione di sinistra.
«Cerca di non farti troppo male…» ridacchiò «…o Shani se la prenderà con me perché ti accompagnavo.»
Geralt avrebbe voluto replicare un qualcosa come ‘Io ne approfitto così poi mi cura lei’, ma si batté, invece, il palmo della mano sulla fronte, facendo schioccare la lingua tra i denti.
«Mapporc-! Era per stasera!»
«Uh?»
«La cena!» continuò ancora «La cena era per stasera! Shani la stava preparando da settimane, se la salto mi ammazza! Ma come ho fatto a dimenticarmene?! Accidenti, vediamo di darci una mossa.». Si passò una mano tra i lunghi capelli, tirandoli indietro e concludendo con un ringhio «Detesto fare i lavori di fretta.». Con fastidio aumentò il passo, mentre Dandelion seguitava a ridacchiare pizzicando qualche corda.
«E non mi hai ancora detto perché hai voluto che fossi io ad accompagnarti.» aggiunse il bardo, camminando ben poco agilmente tra le assi mezze crollate del soffitto della miniera – che non sembrava tanto stabile – e massi che si erano staccati dalle pareti; carrelli diroccati con ancora il loro contenuto inutilizzato e binari divelti da chissà che mostri – piuttosto pericolosi, a giudicare dai danni che avevano inflitto. Il ferro era stato piegato e addirittura tranciato di netto, in certi casi. Si parlava pur sempre di kikimore e lui sperò che ci fossero solo quelli nei paraggi – . Ad occhio e croce, i minatori dovevano aver abbandonato il posto in tutta fretta, il che non faceva presagire nulla di buono.
Geralt si strinse nelle spalle. «Perché volevo compagnia.» disse con nonchalance, scavalcando una muraglia di rocce dove la galleria era franata.
«Compagnia?!» il bardo gli fece il verso «E non potevi chiedere a qualcun altro?»
«Dan, non devi fare assolutamente nulla, faccio tutto io. Tu ti metti buono in un angolo ed io falcio i mostri, non è così complicato.». Con gesti rapidi lo aiutò a superare la frana.
«Sì, e magari compongo anche una bella canzone.»
«Se lo fai, evita di menzionare le mie arti amatorie, mh? O devo ricordarti cosa è successo l’ultima volta?» Geralt gli lanciò un’occhiata che avrebbe ghiacciato anche le fiamme dell’Inferno, ma Dandelion non riuscì a non ridacchiare senza ritegno, ricordando come, il suo amico, si fosse quasi fatto ammazzare nella palude e tutto a causa di una delle sue ballate in cui… beh… aveva mentito – ma giusto un po’! – sulle sue capacità sessuali.
«Non è divertente.» sottolineò il Lupo Bianco «Non te la caveresti di nuovo a buon mercato, sappilo.»
L’altro alzò le mani in segno di resa. «Va bene, va bene. Adesso canterò qualcosa, così non sarò venuto a farmi inzaccherare di moccio inutilmente.». Con serietà si schiarì la voce «Che ne pensi di: ‘Cantami, o Vossignoria, del Riviano Geralt l’ira funesta-‘…»
Ma l’occhiataccia del witcher lo fulminò. «Dandelion.»
«Calma! Scherzavo!» e rise ancora, tracciando strani disegni in aria. «Vediamo, fammi pensare a cos-» ma la mano di Geralt, che bloccò il suo incedere, lo zittì, ed il suo sguardo perplesso si posò sul profilo del mutante. A giudicare dall’espressione seria e tesa, che inaspriva ulteriormente i suoi tratti già duri, non stava per comunicargli alcuna buona nuova; o, forse, lo comprese dal vibrare sempre più insistente del suo ciondolo a testa di lupo.
«Ci siamo.» affermò il witcher, dandogli una leggera spinta per fargli intendere di cercarsi un posto all’ombra, suggerimento che Dandelion non si fece ripetere, arrampicandosi su una sporgenza un po’ più alta.
Mentre il tremore del ciondolo diveniva sempre più intenso, Geralt afferrò Rampicante e la bevve in solo sorso facendo poi seguire Rondine e Bufera di Neve. La tossicità sommata di tutte e tre le pozioni gli diede una fastidiosa sensazione di pesantezza e, davanti ai suoi occhi, cominciarono ad apparire leggeri formicolii rossastri, ma era ancora un livello accettabile per il suo fisico e non avrebbe minimamente influito sulle sue capacità combattive. Un attimo dopo aver messo via l’ultima boccetta, arrivarono i kikimore.
«Operai.» commentò tra sé, estraendo la spada d’argento e maledicendo Sua Tirchieria perché “Nooooo! Spendere trecentocinquanta oren per un unguento?! Staischerzando?!” e quell’unguento, adesso, gli avrebbe fatto davvero comodo.
I piccoli kikimore corsero verso di lui, emettendo versi acuti e fastidiosi e lui cercò di approfittare del fatto che non ci fossero ancora dei guerrieri per atterrarli – o almeno stordirli – attraverso il segno Aard. L’onda d’urto ne mandò tre-quattro a zampe all’aria, mentre i restanti arretrarono di qualche passo. Senza aspettare oltre si gettò nella mischia, sfruttando la velocità negli attacchi fornitagli da Bufera di Neve. La sua spada maciullò carapaci duri come la roccia ad un ritmo vertiginoso, tranciò zampe a ripetizione e ringhiò svariate imprecazioni quando l’acido dei loro fetidi spruzzi di difesa lo colpì al viso e al collo, ma Rampicante alleviò l’effetto e Rondine annullò il dolore.
Quando mandò al tappeto anche l’ultimo degli operai che erano accorsi – e non era nemmeno riuscito a tenerne il conto! – la voce all’armata di Dandelion attirò la sua attenzione.
«Geralt! Ti dispiacerebbe?!» 
Gli vide lanciare ridicoli calci alla cieca, cercando di colpire un piccolo operaio kikimore che tentava di arrampicarsi per raggiungerlo.
Il witcher lo mandò a schiantarsi con l’evocazione di Aard, ridacchiando dell’espressione del bardo. «Mettici anche questo nella ballata, mi raccomando.»
«Spiritoso.»
Lentamente ripresero il cammino all’interno della galleria e Geralt sapeva che l’odore di morte, che emanavano i cadaveri alle sue spalle, non ci avrebbe messo molto per raggiungere le sensibili narici dei guerrieri kikimore. Ed infatti, mentre Dan veniva nuovamente mandato a mettersi al riparo, lui venne accerchiato da quattro bestie, decisamente più grandi degli operai, ma per sua fortuna anche più lenti. Mentre ruotò la spada d’argento, cominciando il suo attacco, si accorse che l’effetto di Bufera di Neve stava già passando. Sarebbe stata una gran bella pozione, se non avesse avuto la fregatura; una volta rientrato a Kaer Morhen – semmai fosse davvero rientrato, un giorno – avrebbe dovuto chiedere a Vesemir se non si potesse modificarla un po’, per farla durare più a lungo: venti minuti erano davvero troppo pochi.
Ai quattro guerrieri kikimore, se ne sommarono altri quattro e lui riuscì a districarsi dal mucchio per correre verso il fondo della galleria, che si apriva in un ambiente decisamente più ampio in cui avrebbe potuto muoversi meglio. Quando il primo guerriero lo raggiunse gli saltò sulla schiena agilmente, sfruttandolo come trampolino per infilzare, dall’alto, il secondo kikimore. In sequenza, estrasse poi lesto la spada e tranciò le zampe del terzo ragno, sbilanciandolo e vedendolo arrancare ventre a terra, mentre con le zampe posteriori cercava inutilmente di rimettersi in piedi. Una fiammata veloce col segno Igni per distrarre nuovamente il primo kikimore e poi rotolarsi di lato per attaccare gli altri che arrivavano dal fondo della galleria. Il brutto dei kikimore era che, per quanti ne atterravi, altrettanti ne spuntavano e ci voleva pazienza e concentrazione per non abbassare la guardia. E lui aveva entrambe, per sua fortuna; e se solo Vossignoria non fosse stata così tirchia, magari avrebbe fatto pure prima: tsk, non c’era ragno che poteva tenere contro l’unguento anti-insettoide!
Agilmente, Geralt balzò all’indietro per evitare una zampata dall’ennesimo guerriero spuntato dal cunicolo e lui sperò ardentemente che Dandelion non si fosse cacciato nei guai, ma il non sentire la sua voce strillare come una donnetta riuscì a rassicurarlo.
«Aspetta il tuo turno!» ringhiò nei riguardi del primo kikimore che era ripartito all’attacco, ma il witcher aveva deciso che lo avrebbe seccato per ultimo, così lo allontanò con un’altra fiammata, mettendo definitivamente al tappeto l’ultimo della fila. Con un sospiro soddisfatto si passò un braccio sulla fronte, asciugando sudore e rimasugli di cadavere alla bene e meglio, poi si volse ad osservare il guerriero che tanto agognava a morire, inarcando un sopracciglio. «Ecco, adesso tocca a te.» e gli aprì la testa con un fendente come fosse stato un cocomero maturo. L’animale barcollò per qualche momento, con movimenti scoordinati, poi stramazzò al suolo e lì stette, attorniato da ciò che rimaneva dei suoi fratelli.
Geralt si guardò intorno, annuendo soddisfatto prima di dare una voce all’ingresso della galleria. «Dan?»
«Sono finiti?» si sentì di lontano e lui abbozzò un sorriso.
«Sì, puoi uscire.»
Dandelion fece capolino all’interno dell’ambiente, valutando il mucchietto di cadaveri sparsi al suolo, prima di lanciare un’occhiata ironica al witcher – imbrattato da capo a piedi – ed aggiungere «Avresti bisogno di un bagno.»
«Se vuoi saperlo, è l’ultimo dei miei problemi.» affermò l’interpellato, portandosi le mani ai fianchi mentre il ciondolo continuava ad agitarsi al suo collo come impazzito. «Non capisco…» mormorò, quasi stesse pensando ad alta voce.
«Il tuo amuleto dice che abbiamo compagnia.» gli fece notare Dandelion e Geralt si strinse nelle spalle, scuotendo il capo.
«Lo so anch’io, ma non vedo niente.» gli occhi gialli vagavano con attenzione a scrutare ogni possibile anfratto, ma era piuttosto buio e l’idea di prendere una pozione Gatto non era delle più felici, al momento, visto che la tossicità nel suo organismo era già elevata. «Chissà, magari qualche altro operaio o guerriero nascosto nel terreno o comunque nei paraggi.». Ed in previsione di un altro possibile combattimento, decise che non era il caso di perdere ulteriore tempo, così estrasse dalla sacca il suo diario di viaggio, sul quale annotava la maggior parte delle informazioni che riteneva necessarie e le note sugli incarichi, cominciando a sfogliarne velocemente le pagine.
«A proposito: il motivo per cui siamo in questo covo di bava?» domandò Dandelion, visto che non aveva la più pallida idea del perché stesse lì a rischiare la pelle e farsi sporcare proprio i pantaloni nuovi che aveva comprato un paio di giorni prima – e che aveva pagato una fortuna! –.
Nuovamente, Geralt si strinse nelle spalle.
«Non lo so.»
«C-… cosa?!»
«Quello che ho detto.» ripeté, come se fosse la cosa più normale del mondo.
«Quindi, mi stai dicendo… che siamo andati allo sbaraglio in una tana di kikimore, a rischiare il culo, senza nemmeno sapere perché?!»
Geralt alzò lo sguardo al cielo con pazienza. «Dandelion, ho avuto una giornata pesante, sono in piedi dall’alba e non ho ancora avuto tempo di leggere i contratti passatimi da Vossignoria. Chiedo tregua!»
Il bardo alzò le mani rassegnato, scuotendo il capo. «Witcher.» affermò «Ormai ci rinuncio.» e smise di lamentarsi in modo che il Lupo Bianco potesse consultare i suoi appunti senza ulteriori interruzioni, mentre lui continuava a tenere l’ampia cavità sott’occhio; sia mai che fosse spuntato qualche kikimore di rinforzo. Per buona pace di Geralt, Dandelion riuscì a mantenere il silenzio per quasi cinque secondi prima che una colata di muco gli piovesse di nuovo sulla spalla.
«AH! Ma che schifo! Maledette bestiacce!» si lagnò, alzando fugacemente lo sguardo al cielo ed impietrendosi all’istante. La bocca che lentamente si apriva e la mano che tastò alla cieca dietro di lui per andare a richiamare l’attenzione di Geralt. Animatamente lo scosse per una spalla.
«Geralt…»
«Non adesso Dan, sto cercando di capire perché siamo qui.»
«Geralt…»
«Ti ho detto ‘non adesso’
«Geralt…» ma il witcher lo ignorò per la terza volta, dando invece un colpetto al suo diario.
«Tsk! Lo sapevo che doveva esserci la fregatura da qualche parte!» borbottò seccato «Ti rendi conto di cosa mi ha chiesto?! Di uccidere addirittura la Regina Kikimore!» scosse il capo, mettendo a posto il volume «Fossi matto. Adesso io e te ce ne andiamo da-…»
«…la Regina Kikimore è per caso grande, grossa, bavosa e con un pungiglione poco rassicurante?»
Il witcher abbozzò un ghignetto ironico, girandosi nella sua direzione. «La conosci per caso?»
«Se vuoi… te la presento…» disse l'altro indicando il soffitto sopra le loro teste.
Geralt seguì il suo sguardo e la visione non fu proprio piacevole. La proprietaria di quel nido, e che aveva generato anche tutti i kikimore che lui aveva fatto a pezzi pochi attimi prima, restava immobile, attaccata alla roccia sovrastante. Le fauci che venivano lentamente aperte e lasciavano colare liquidi acidi e fetidi; le zampe, che a piccoli passi presero a muoversi, avvisarono i due della sua ferma intenzione di scendere dal soffitto.
«Ah.» fu l’unico commento del witcher.
«E… e adesso? Qual è la tattica? Io mi metto nel solito angolino a guardare e tu la fai a fettine?» domandò Dandelion a bassa voce, quasi non volesse disturbare.
«Mmmmh… non proprio. Avrei un’altra idea.»
La Regina balzò al suolo, apparendo molto più minacciosa e pericolosa di quanto non fosse stata un attimo prima.
«Dilla in fretta.»
Geralt non se lo fece ripetere, agguantandolo per un braccio e gridando.
«Scappa!»
Come fulmini, tornarono sui loro passi correndo probabilmente come mai avevano fatto in vita loro. L’enorme kikimore emise un verso stridentissimo, richiamando a raccolta tutti gli altri mostri presenti nella caverna, che accorsero in massa, cominciando a rincorrerli.
«E sarebbe questa la tua strategia?!» gridò Dandelion, guardandosi rapidamente indietro, dove un numero terribile di bestiacce seguitavano a guadagnare terreno.
«Perché tu ne hai una migliore?!»
«Non lo so! L’esperto sei tu!»
«E allora fai come ti dico! Quella ci secca con uno sputo!»
«Non è affatto la morte che ho sempre sognato!»
Poi, entrambi inchiodarono di colpo la loro corsa, ritrovandosi con la strada sbarrata da altri gruppi di insetti.
Geralt estrasse l’argento, intimando a Dandelion di fare altrettanto, per quanto lui fosse dotato solo di comunissimo acciaio, ma era sempre meglio di niente. Ad ogni modo, affrontare le orde di kikimore non rientrava nel piano del witcher, che cercò di farsi largo sfruttando al massimo il potere dei segni, alternando Aard a Igni. Riuscirono a districarsi, con qualche fendente volante e piroette, da quell’affluenza di mostri, riprendendo la loro corsa giusto un attimo prima che la Regina – dai movimenti decisamente più lenti – riuscisse a raggiungerli. L’imponente spiegamento dei ragni fece tremare i pilastri che sorreggevano il soffitto della miniera, lasciando che frammenti di rocce più instabili rovinassero al suolo.
«Ma mi spieghi che diavolo stiamo facendo?!» sbottò Dandelion quando emersero nuovamente al principio del bivio e la strada da percorrere tornò ad essere esclusivamente una, più larga. «Non dovresti andare lì e… e utilizzare una delle tue magie e poi farle, che so!, la pedicure con la spada, mentre io osservo le gesta e ne traggo una canzone?!»
Geralt si fermò, prendendo fiato ed indicando lo stuolo di creature che correvano velocissime per raggiungerli.
«Se ci tieni tanto, accomodati pure! Poi te la canterò io una canzone, anzi, una bella marcia funebre!»
Il bardo assunse un’espressione non propriamente entusiasta all’idea, quando il Lupo Bianco richiamò nuovamente la sua attenzione. «Tu continua a correre, ormai non manca molto all’uscita. Io credo di aver trovato il modo per toglierceli dai piedi.»
«Sei sicuro di non tirarci le cuoia?!»
Geralt inarcò un sopracciglio con fare risaputo. «Sono un witcher.»
«Sì, ma non sei immortale, vedi di non strafare.» e riprese a correre, lasciando che l’amico fronteggiasse l’orda di kikimore e la loro Regina.
Rimasto solo, Geralt diede una rapida occhiata ai pali che puntellavano il soffitto affinché non crollasse e, ad ogni movimento delle bestie, tremavano pericolosamente. Annuì con convinzione. Non ci sarebbe voluto molto, bastava solo scegliere il tempo giusto.
Piano si mise in posizione caricando nelle mani tutta la potenza possibile del segno Aard.
– Non ancora. – pensò mentre i kikimore divenivano sempre più vicini.
– Non ancora. – pensò mentre la Regina arrancava lentamente verso il centro dell’andito.
– Non ancora. – ed ormai la distanza da quei mostri si era dimezzata.
«Ora!» decise, nel momento in cui la Regina si trovò perfettamente sotto al nodo di tralicci più debole, e rapidamente rilasciò il suo incantesimo. La potenza devastante dell’onda d’urto mandò in pezzi la giuntura che reggeva tutta la costruzione, collassando sulla Regina e su tutti i kikimore a lei vicini. In pochi secondi, e quintali di polvere, roccia e legno li seppellirono senza lasciare scampo.
E lui aveva appena concluso la sua ennesima missione.
Geralt attese che la nuvola di polvere, sollevata dal crollo dei calcinacci, si diradasse prima di muoversi verso l’ammasso informe di roccia e zampe di kikimore che ora si stendeva davanti ai suoi occhi.
Saltò agilmente sulle macerie, individuando il cadavere della Regina, poco distante e dal ventre completamente schiacciato sotto un masso, estraendo il pugnale. Con un po’ di fatica – perché pesava un accidente e avrebbe sfidato chiunque a dire il contrario! – capovolse una delle sue enormi zampe, incidendo all’altezza del tendine e staccandolo con una precisione quasi chirurgica.
«Ma non poteva volere qualcosa di meno disgustoso?» borbottò tra i denti, mentre avvolgeva l’oggetto della sua missione in un panno e lo riponeva all’interno della sacca; le braccia luride fino ai gomiti di vari prodotti organici. Dopodiché si caricò nuovamente la borsa sulla spalla e lasciò definitivamente la miniera.
All’esterno, dove le prime stelle cominciavano già ad occhieggiare nel cielo, trovò Dandelion intento a comporre qualche verso per quella avventura appena conclusa.
Quando lo vide, il bardo balzò in piedi, facendoglisi contro.
«Ehi, sei tutto intero?» gli domandò, ma ad una prima occhiata poteva già rendersi conto che stesse relativamente bene, a parte la tossicità delle sue pozioni ancora in circolo e lo sporco che lo ricopriva da capo a piedi. «A giudicare dal botto, ho la netta sensazione che tu abbia combinato un vero macello là dentro. Per un attimo, ho temuto di doverti incidere una lapide così, su due piedi.»
Geralt non rispose e l’espressione sul suo viso non faceva presagire nulla di buono, tanto che Dandelion si affrettò ad aggiungere «Dai, stavo scherzando, davvero! Lo so che sei uno che conosce il fatto suo, eh! La mia era solo una battuta!» ma l’altro seguitò a restare trincerato nel suo rigido mutismo, grugnendo strani sbuffi, mentre si metteva subito in marcia verso Vizima, che non si trovava esattamente dietro l’angolo.
Il bardo lo affiancò rapidamente, apparendo titubante. Forse l’irascibilità era un effetto delle troppe pozioni ingerite – ma i witcher non brillavano di cortesia a priori -. «Tutto bene?» e non sapeva se avesse fatto la domanda giusta, beh, al massimo Geralt l’avrebbe mandato a quel paese.
Il Lupo Bianco grugnì di nuovo. «E’ tardi.» gli fece presente «Si è già fatto buio.»
«…»
«Shani andrà su tutte le furie.»
Dandelion cominciò a ridere sonoramente, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. «Suvvia, non è niente che un mazzo di fiori ed una sequela di scuse non possano sistemare, amico mio.»
«Ne sei sicuro?»
«Parola del più grande amatore del mondo!»


*****


La porta si aprì dopo qualche secondo che lui aveva bussato.
Non aveva avuto il tempo di darsi una ripulita, non aveva avuto il tempo di posare il tendine di Regina kikimore, non avuto il tempo di comprarle un mazzo di rose – visto che tutte le botteghe erano già chiuse da un pezzo – e si era dovuto arrangiare raccogliendo fiori di campo disseminati lungo il tragitto per ritornare in città e legandoli insieme con l’unico filo che aveva a disposizione, quello di spago. Consapevole di non presentarsi proprio nel migliore dei modi e senza il migliore dei regali, Geralt pensò che avrebbe puntato tutto sulle scuse; un po’ di tono… mh… ‘carino’, lo sguardo… oddio, come aveva detto Dan? Ah, sì: lo sguardo da cane bastonato, sequela di sdolcinatezze e via. Perdono assicurato. Oh, e poi Shani andava sì facilmente su di giri, ma era dopotutto una persona ragionevole e lo sapeva che lui era un witcher e comunque… conosceva ben altri metodi per farsi perdonare.
Come la vide comparire sull’uscio, con quella sottoveste che indossava per la notte e che non lasciava assolutamente spazio all’immaginazione, la mano appoggiata sul fianco e lo sguardo che, se avesse potuto, l’avrebbe ucciso seduta stante, si calò l’espressione più carina che potesse fare. Per quanto potesse essere carina una qualsiasi espressione sul viso di un witcher pieno di cicatrici, che non rideva se non per sghignazzare e che era coperto di, boh, moccio, sangue di kikimore e terra da capo a piedi e puzzava in una maniera indecente.
«Ciao, Shani.»
La porta gli venne richiusa sul naso con uno schianto e l’unico rumore udibile per i successivi secondi fu quello di una cornacchia che passò in volo radente sopra la sua testa.
«Buonanotte, Shani.»
Decisamente, Shani non era poi così ragionevole come aveva pensato che fosse e a lui non restò che girare i tacchi e gettare il mazzo striminzito di fiori nel primo angolo che trovò.
«Il più grande amatore del mondo, eh?» fece il verso alle parole di Dandelion, prima di alzare un indice verso il cielo, agitandolo con fare minaccioso. Gli occhi gialli che si puntarono ad osservare un punto indefinito della volta celeste, costellata di nugoli di stelle.
«Non ridere, guarda che ti sento.»
- Non si tromba stasera eh, Gegè? – quella voce comparve esattamente così, dal nulla, e stava pure ridacchiando senza ritegno.
«Lo sai di essere la responsabile, vero?»
- Oh, suvvia, non cercare di addossarmi le colpe. –
«Non dovrei? Hai una gran faccia tosta. Mi hai mandato tu in quella miniera dimenticata dagli Dei.»
- E tu dovresti cercare di vederla in rosa. Dammi retta, domani le sarà passata e sarete di nuovo d’amore e d’accordo. E vedi di comprarle qualcosa di più di un semplice mazzo di rose. –
«Potresti anche dirlo che Shani non ti piace.»
- No, ma non è vero. – ridacchiò ancora più forte – Ora vedi di andartene a dormire, domani ti aspetta un’altra lunga giornata. –
«Non ne avevo dubbi.»
- Buonanotte, Gegè. –
«Buonanotte, Vossignoria
E così com’era comparsa, la voce si zittì, ma Geralt non avrebbe mai saputo dire se se ne fosse andata davvero, almeno per quel giorno, oppure se avesse continuato a restare acquattata nell’ombra per dargli nuovamente il tormento alla prima occasione. Con passo sostenuto raggiunse la Locanda dell’Orso Peloso che, nonostante l’ora tarda, seguitava ad essere piena di gente. In un angolo adocchiò Zoltan e Dandelion seduti al tavolo. Massì, un bicchiere di vodka ci voleva proprio per scacciare il pessimo umore. Così, facendosi largo tra pseudo-lottatori che lui avrebbe atterrato anche con un dito, sicari ubriachi che stavano per venire alle mani e cani che si infilavano tra le gambe col rischio di farlo ruzzolare, raggiunse i suoi amici e compagni di infinite avventure.
«Ah, Geralt!» lo salutò il nano, alzando il suo boccale di birra «Il bardo, qui, mi stava giusto raccontando della vostra gita alla tana dei kikimore. Perché andate a divertirvi sempre quando sono impegnato?»
«Ricorda che il novanta per cento delle cose che ti ha detto sono balle.» affermò il witcher, sedendosi assieme a loro e facendo cenno alla locandiera di avvicinarsi per prendere la sua ordinazione.
Dandelion gli lanciò un’occhiata ironica, trattenendo una risata. «Se sei già qui deduco che il metodo del ‘fiori-scuse-sesso’ non ha funzionato.»
«Già. Ricordami di non seguire mai i tuoi consigli.»
«E tu, la prossima volta, ricordati di farti un bagno prima di presentarti alla porta di una signora.»
Zoltan gli diede una gomitata complice «Non che il bardo abbia torto: puzzi da fare schifo, vecchio mio.» e rise sonoramente, dandosi una manata sulla pancia. Geralt scosse il capo, abbozzando anche lui un sorriso.
«Poche chiacchiere, mastro nano, che tu non profumi certo di Margherite. Piuttosto, ti va una partita a dadi?»
«Prima voglio sentire il tintinnio dell’oren.» disse l'altro, passandosi furbescamente le dita sulla barba.
«Dandelion, sei dei nostri?» domandò il witcher, estraendo un sacchetto pieno di monete, ma il bardo scosse il capo, agitando animatamente la piuma che stava usando per scrivere su un vecchio foglio che gli aveva dato la locandiera.
«No, amici miei, stasera la mia vena poetica è particolarmente ispirata, anzi, sentite questa: ‘Nel mezzo del cammin dell’avventura, mi ritrovai in una miniera oscura, che la diritta via era biforcuta…’ è solo l’inizio, ma sento che sarà una fantastica ballata.»
 




…E poi Bla bla bla…

La Regina Kikimore è stronza, ma così stronza che sarò morta almeno una decina e più di volte prima di riuscire a farla fuori. Giuro.
Sicuramente, è stato forse l’avversario più difficile da battere, perché le bastava davvero uno sputo per farti fuori. XD
Ovviamente, anche questa volta come ne “Il bello del gioco”, l’avventura si ispira ad una realmente affrontata da Geralt (appunto contro la Regina Kikimore), ma, chi ha giocato al game, sa benissimo come il contesto sia totalmente differente.
Ci sono alcuni riferimenti a “Il bello del gioco”; e stavolta ci ho piazzato pure la SelfInserction XD, ma io giuro solennemente che PARLAVO DAVVERO con Geralt XD. Lo prendevo in giro, ridacchiavo, commentavo le sue disgrazie. Non mi sono mai divertita tanto con un videogame X3


Giusto per farvi capire di chi parlo:

- Dandelion

- Regina Kikimore

- Shani

- Zoltan

Di Geralt non c'è bisogno, vero? *ihih*

Credit:

- “The Witcher”: RPG appartiene al Red Project e Andrzej Sapkowski che ne detengono tutti i diritti.

- Varie citazioni a “L’Iliade” di Omero e la “Comedia” di Dante. X3 (dai! In bocca a Dan ci stavano benissimo X3 e spero mi perdonerete la ‘licenza poetica’: ma ‘biforcata’ non suonava bene XD).

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Witcher / Vai alla pagina dell'autore: Melanto