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Autore: Narah_Joban    07/08/2023    0 recensioni
[D&D - ambientazione originale]
Ilican Valo è il capitano della Pulzella dei Cieli. Bardo, pirata e donnaiolo, si getta nelle battaglie con ironia insieme al suo gruppo di avventurieri.
La storia nasce da una campagna di D&D 3.5 la cui ambientazione è un mix di Mystara, Greyhawk ed elementi originali.
I capitoli hanno il titolo della canzone portante della scena.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AC/DC - Thunderstruck


Fragore dei tuoni.
Odore di ozono.
Correnti d’aria impazzite.
E pioggia.
C’è sempre un casino di pioggia quando arrivo.

C’è da aspettarselo a lanciarsi da una nave volante nel mezzo di una tempesta.

Nessuno è contento di dover stare allo scoperto sotto la pioggia battente: il terreno diventa scivoloso, i vestiti pesanti. Se non ci sei abituato sono una serie di piccole seccature che messe tutte insieme fanno una bella rottura di palle.
Io invece ci sguazzo sotto la pioggia.
Specie quando dalla nave arriva la musica.

E’ così forte che la si può vedere muovere le gocce.
E se atterri sul battito sembra che sia stato tu a causare l’onda.
Non c’è bisogno di saper leggere le menti per capire che tutti hanno pensato “Merda, questo è tosto”.

Resto in ginocchio e lascio che guardino il tricorno con la piuma.
Adoro il bavero alto di questo cappotto, mi ripara il collo dalla pioggia anche quando resto accovacciato. Con quello di prima mi restava sempre esposto lo spazietto tra capo e collo e tutte le volte poi quella si lamentava di dovermi asciugare i capelli.

Le tavole della tolda tremano, anche gli altri sono atterrati.
Due battute, poi battere-levare-battere. Bravi, dopo mi devo complimentare.

Loro ci circondano facendosi forza nel numero. La voce di chi ha il comando è un flebile grido senza mordente nel frastuono del vento e del riff. Lui non si è preparato un incantesimo per amplificare la sua voce.
Io sì.

Lampo.
In piedi, si va in scena.
“Sono Ilican Valo, e il carico della vostra aeronave ora mi appartiene”.
Tuono.

Che figo.

Lasciano le armi a terra? Milizie regolari.
Caricano a testa bassa? Mercenari. O milizie regolari di qualche posto in cui il terrore è la regola.
Che poi è il mio genere di clienti.
Perciò non c’è da stupirsi che ci stiano venendo addosso con il desiderio di sangue negli occhi.

Pessima scelta.

A Silde il desiderio di sangue piace da morire. E quando si abbandona al suo desiderio di sangue puoi solo sperare di essere molto molto lontano.
È stupenda nel suo balzare felino mentre brandisce una spada più grande di lei, col suo sguardo vacuo in preda alla frenesia della battaglia. Il modo in cui l'acqua disegna le scie della sua lama mentre taglia in due gli gnoll corazzati ha un che di poetico.
Non è tanto grossa, ma la sua forza trascende i limiti del suo corpo e a bordo della nave non c'è nessuno che le possa tenere testa.

Forse Grimbeorn quando diventa un gigante.
Tipo adesso.
Regalargli l'anello di levitazione è stata davvero una gran mossa; prima era tutto un
Trasformazione - la nave si rovescia di lato - precipitiamo
Oppure
Trasformazione - la nave si impenna - cerca di raddrizzarla - precipitiamo
O anche
Trasformazione - sfonda la tolda - si dibatte - la nave si spezza - precipitiamo

Insomma non funzionava molto bene. Ma lo vai a dire tu a un gigante delle tempeste in ira?
Che poi non avrebbe nemmeno bisogno di gettarsi nella mischia; potrebbe starsene com'è, scatenare la furia degli elementi e chiudere lì la questione. È che a lui piace essere una forza della natura e farne sentire la rabbia con le sue mani; è il suo spazio di libertà di espressione.

Solo Sulpicia resta indietro. Perché serve qualcuno che si occupi delle retrovie, perché lanciare incantesimi di protezione difendendosi dalle asce è scomodo, perché ha un altro stile.
In verità è perché stare sotto la pioggia la infastidisce. Essere un chierico del sole su un'aeronave pirata che si muove nelle tempeste dev'essere una costante fonte di irritazione. Forse è per quello che la sua luce incandescente è così violenta.

C'è da chiedersi cosa io ci faccia in mezzo a loro, dato che il mio contributo alla lotta è trascurabile. Io sono quello che scivola sulle assi bagnate schivando le lame delle guardie, sfrutta il sartiame per salire sull'albero di trinchetto, distacca gli inseguitori correndo in equilibrio sul boma e con un salto mortale piomba davanti al capitano della nave, disarmandolo.

Bravo, e adesso?

La mia lama sfiora la gola del capitano.
Sul quale ho fatto parecchie ricerche: il suo nome è Julius Cromwell, capitano di ventura in attività da parecchi anni con la sua compagnia dei Kraken. Si è distinto nel sacco di Magdeburg, dove ha depredato i templi trucidando coloro che vi avevano cercato rifugio, e nel rapimento dei passeggeri della Nuova Speranza. In quell'occasione, dopo aver ricevuto il riscatto, ha lasciato scendere i prigionieri.
Gettandoli in mare.
Con mani e piedi legati.

"Capitano Cromwell datemi le chiavi della cassaforte nascosta nella vostra cabina e ordinate ai vostri uomini di gettare le armi. Vi sarà fatta salva la vita."

Si muove calmo verso la balaustra, noncurante della mia minaccia e del clangore del metallo.
"Ho già sentito il tuo nome. Il pirata che deruba i pirati. Il terrore dei tiranni. Che dona il bottino al popolo. Se non hai lo stomaco per fare un lavoro come si deve, faresti meglio a non farlo."

"Le chiavi, grazie" rispondo con un sorriso.

Con gesto misurato infila una mano nella giacca e tracciando un arco getta le chiavi nella mia direzione. So con chi ho a che fare, perciò non mi stupisco del suo braccio che resta puntato verso la mia faccia né del dardo che parte dalla sua manica.
"Dovrai fare di meglio", lo punzecchio.
Lui non risponde, non sposta il braccio e una nuvola nerastra mi avvolge.
Occhi e polmoni bruciano all'istante e mi ritrovo a dibattermi per terra come un tonno fuori dall'acqua.

Si allontana per prendere la sua arma dandomi le spalle.
"Bargle, sistema gli altri" dice al tizio vestito colorato che in tutto questo non si è mai mosso dal timone.

Quello si sposta di pochi passi poi pronuncia parole arcane con voce stentorea mentre compie complessi gesti agitando un pezzetto di spugna.
Come faccia l'acqua a uscire da un corpo umano mentre sta piovendo proprio non lo capisco. Le grida dei miei compagni invece non hanno bisogno di spiegazioni. Sono tutti e tre parecchio resistenti, ma hanno comunque accusato il colpo.

Bargle, detto "l'infame", è il navigatore nonché mago di bordo del Kraken rosso, l'aeronave su cui ci troviamo. Ama la birra scura, le donne meticce e, con una certa ironia, il calamaro ai ferri. I suoi hobby sono il lancio dei pugnali con la telecinesi e la tortura.

Si prepara a lanciare un altro incantesimo, questa volta con in mano una calamita e dei pezzetti di ferro.
Ma qualcosa rompe la sua concentrazione: la mia frusta intorno alla sua caviglia sinistra.
Lui ha le babbucce del ragno, io non ho la forza per buttare a terra un bambino. Perciò mentre si volta a guardarmi giro la frusta intorno al polso, faccio un saluto col cappello e scivolo sotto la balaustra, lasciandomi cadere nel vuoto.

Snap!
Thum.
Sguiiiiish....
Ahhhhhhhhhhhh.....

Tre metri di frusta tra di noi; le finestre della stanza del capitano sono due metri sotto.
Il difficile è riuscire a romperle tra il thum e lo sguiiiiish e liberare la presa prima del Ahhhhhhhhhhhh....
Trovarle aperte mentre entro è una piacevole sorpresa, quasi quanto vedere Pdor impegnato a ripulire la stanza.
Descrivere Pdor è stranamente difficile: per quanto tarchiatello ha i tratti caratteristici di un elfo, ma è come se si fossero dimenticati di mettergli i dettagli. È in bassa risoluzione.

Ahhhhhhhhhhhh...
Premo il quarto pulsante sul manico della frusta che torna ad assumere la forma di spada, lasciando Bargle libero di precipitare indisturbato.

"Cosahh... Quih?"
È il meglio che riesco a dire a Pdor con i polmoni malconci.
"Prendo quello per cui siamo venuti". Risponde mentre dalla sua cintura delle molte tasche estrae una boccetta che poi mi lancia.
"Mhhh..  Chiavhhhh...?" Trangugio il contenuto della fiala. Schifo, ma sto già meglio.
"Ma non ti servivano le chiavi?"
Mi guarda con sufficienza indicando la finestra con un cenno della testa.
"Vai a fare il tuo lavoro e lasciami fare il mio".
Eseguo.

Lascio pozze bagnate mentre corro fuori dalla stanza e il vento mi sferza appena apro la porta.
"Chiudi che fa corrente!"
Gli altri uomini dell'equipaggio si sono calati con le corde e ora il ponte è un guazzabuglio di lame.

Sono usciti allo scoperto anche i due chierici dei Kraken, Leo Cox e Diego Nivez.
Fedeli rispettivamente del dio della morte e di quello delle stragi, tengono solitamente un basso profilo e aspettano sempre che ci sia qualche morto prima di farsi vedere.

Si sono messi a fare le solite cose: rianimare cadaveri, maledire, infliggere ferite. La novità è il branco di ululatori che hanno evocato. Bestiacce schifose simili a lupi malnutriti con la masticazione invertita e una cresta di penne affilate come rasoi. Sicuramente uscite da qualche buco di culo dell'Abisso.

È ora di chiudere la questione.

"Avanti ciurma, prendiamoci questa nave!"

Ci credereste se vi dicessi che un gruppo di pirati diventa una formidabile forza d'assalto quando il loro capitano si mette a suonare il flauto nel mezzo della battaglia?
Nemmeno io.
Eppure eccoci qua.
Pulsante numero uno e la spada si trasforma nel mio strumento, prendo fiato e parto con l'assolo mentre mi muovo nel mezzo del combattimento.

Silde sta prendendo gusto nell'abbattere gli ululatori due o tre alla volta. La sua pelle marmorea è costellata di penne delle bestie sue vittime; ha rivoli di sangue suo e di altri che le colano in ogni dove, sorprendentemente intonati ai lunghi capelli. Sarà un caso? Io non credo. Dopo devo indagare.

Sulpicia sta cercando di evitare vittime sul nostro fronte, alternando l'implacabile splendore del sole del meriggio al delicato tocco guaritore. Il piacere che prova nell'incenerire non morti è palpabile, fa quasi paura.

Grimbeorn invece fissa torvo il cielo, mentre  svuota la sua sacca sul palmo della mano e inizia a salmodiare.
Molto male.
Quando non si lascia andare in battaglia è segno di una marea di guai in arrivo.

Il mio equipaggio è così galvanizzato che combatte anche quando non dovrebbe essere in condizioni per farlo; Cromwell è solo sul cassero di poppa.
Vado a prenderlo.

Barba legata in sei ciocche e i baffi a sembrare due tentacoli.
Mantello nero sfrangiato con silhouette di Kraken grigio scuro.
Bandana stretta sotto il cappello a tesa larga.
So dove colpire.

La prima volta in cui ho visto praticare la danza da guerra ho pensato che fosse affascinante.
Poi stupida.
Poi ridicola.
Poi folle.
A quel punto ho cominciato a praticarla.
L'abbandonarsi al vento, adattare i movimenti a lui e poi cavalcarlo. È suonare insieme alla tempesta.
Con una spada.

Ma Cromwell è un osso duro, con una tonnellata di oggetti magici e potenziato dai suoi chierici. Per colpirlo dove fa più male serve una marcia in più.
"Bella la barba da polpo, riesci a farla muovere?"
Si offende. Si scopre. Affondo. Zac!
"Errore mio, è da seppia" Zac!
"Totano?" Zac!
"Generico cefalopode!" Zic! Zac!
"Va beh comunque roba che con le patate sta bene" Zac!
"Anche con la salsa teriyaki" Zac!
"Comunque tocco di classe la rasata per completare la somiglianza" Zac!
"Ah sei solo pelato?" Zac! Zac! Zac!
Geme e si accascia contro la balaustra.
Mi guarda carico di odio. Poi fa uno strano ghigno.
"Sei solo un saltimbanco di merda. Avresti fatto meglio a lasciarti cadere quando ne hai avuto l'occasione."

"Arriva qualcosa!"
Grimbeorn non grida mai quando è trasformato, dice che sentirsi parlare con una voce che non è la sua lo disturba.
Perciò istantaneamente guardo oltre la poppa dell'aeronave.

Merda.

È come se un temporale purpureo si stesse facendo strada nel nostro temporale.
Con dei tentacoli.
Sei lunghi e due sconfinati.
Nel mezzo una voragine con un becco grande come la mia nave e una specie di testa calamarosa a tenere insieme il tutto.
È allo stesso tempo la cosa più grande, orribile, maestosa e terrificante che io abbia mai visto.

Raccogliere informazioni sui propri bersagli non è solo una sana abitudine, è una vera e propria forma d'arte. Non basta far tintinnare qualche moneta sul bancone della taverna e sciogliere la lingua all'oste.
Ci vuole mestiere, sensibilità, quasi affezione nei confronti dei bersagli. Anche se lo fai per portar via loro qualcosa, spesso con la forza.
La parte più difficile comunque è mettere insieme le tessere del puzzle.
Un pezzo d'informazione da una parte, una mezza verità dall'altra, una balla bella e buona da tralasciare.
Quelli che come me raccontano storie rendono il tutto ancora più complicato, mischiando cronaca e fantasia per maggiore presa sul pubblico.
Perciò quando senti in una ballata semisconosciuta che i Kraken devono il loro nome a un kraken dei cieli abissale di dimensioni colossali che in una occasione ha preso le loro parti, etichetti la cosa come arricchimento narrativo.

Che cazzata.
Me lo rinfacceranno per il resto dei miei giorni.

Agire, ora.

Attivo l'anello con parola del richiamo e sono sul mio scranno accanto al timone della Pulzella dei Cieli.
"Capitano sul ponte!" grida il timoniere facendosi da parte.
Rimbalzo in piedi e con un calcio aziono la grossa leva rossa delle emergenze. Le bocche magiche sparse per l'aeronave si attivano all'unisono propagando il suono della campana d'allarme e della mia voce.
"Metà dell'equipaggio di manovra alle batterie di babordo, assicurare il carico nella stiva, tutte le vele al vento, massimo calore ai palloni ascensionali".
Getto il tricorno e indosso la corona d'argento incastrata nel mozzo del timone.
Le immagini degli occhi dello stregone che costellano lo scafo e gli alberi della nave mi investono disorientandomi per un istante, mentre prendo coscienza dei servitori inosservati in attesa di ordini.
C'è così tanta magia su questa nave che penso abbia una volontà tutta sua e più che ordinarle cosa fare devo persuaderla a farlo.

"Tagliare le cime di arrembaggio, spiegare gabbie e stralli di cabrata".
La nave sta rapidamente guadagnando velocità, peccato che dritto davanti a noi ci sia un kraken pronto a farci a pezzi.

Dobbiamo guadagnare quota in fretta e sperare che non riesca a trattenerci coi tentacoli o questa volta non ce la faremo.
"Ragazze ditemi che avete buone notizie e che il vostro esperimento è pronto".

Le ragazze sono le due maghe di bordo, Terry e Meggy. Dicono di essere gemelle. Dicono di non scendere mai dalla nave. Dicono un sacco di cazzate. Ma sono incredibilmente brave.
Anche con la magia.

"La nave potrebbe andare molto veloce" "O potrebbe esplodere" rispondono.
"Ce lo faremo bastare"
Do un colpo alla ruota delle divinità
"Oggi si prega... Ma dai, sul serio?! Oggi ci appelliamo al bastione del dovere, dei nani e dei fabbri, il grande dio Moradin!"
Se serve a far salire più in fretta la nave, mi va bene persino lui.

Avanti, avanti!!

Uno smisurato tentacolo si estroflette superandoci in quota per poi abbattersi sul ponte, frantumando il parapetto e il fasciame.
"Asce sulla tolda, staccatecelo di dosso!"
La nave sta spingendo come mai prima, un solo tentacolo non basta a tirarci giù.
E siamo fuori portata delle sei braccia.
Possiamo ancora farcela.

Ma il tentacolo non ne vuole sapere di mollare la presa.
E il secondo si abbatte su di noi.
L'intera nave crepita nello sforzo di allontanarsi, ma il mostro ci tira implacabilmente verso di sé. Vedo un malcelato compiacimento nei suoi occhi grandi come la mia cabina.

Bastardo.
Merda merda cosa faccio cosa faccio?

Le costole della nave cominciano a spezzarsi mentre le braccia del kraken si preparano a condurci dentro la sua bocca.

Per un istante credo di aver visto Moradin con gli occhi della nave.
Ma era decisamente troppo alto.
Che poi: credo fosse troppo alto. Solo perché uno è la divinità dei nani dev'essere nano pure lui?

In ogni caso era un gigante delle tempeste che volava nella tempesta. Con in mano una sacca invece del martello.
Si ferma per un momento sul tentacolo depositando la sacca, poi scende in picchiata.

E un istante dopo si accende un piccolo sole.
Semi infuocati! Ecco cosa stava facendo Grimbeorn prima. Iracondo pazzo bastardo che ci ha salvato la vita. I ringraziamenti dopo.
 
L'esplosione dilania il tentacolo che dibattendosi si stacca dalla nave.
Il grido del kraken fa gelare il sangue nelle vene, ma la nave riprende quota riportandosi fuori portata delle braccia.

Possiamo ancora farcela!

"Fissare le funi di vita, armare i cannoni, pronti a fare fuoco!"
Stiamo volando sopra il mantello del cefalopode abissale, è il momento di fargli capire che ha sbagliato preda.

"Timone tutto a tribordo, compensare con le vele di cabrata!".

Come un bambino troppo coraggioso che va sull'altalena di traverso, l'aeronave rolla intorno al pallone, sdraiandosi nel cielo.
Mi aggrappo al timone per non precipitare mentre una pioggia di oggetti attraversa la nave da destra a sinistra.

Lo vedo che è stupito di vedere il fianco della nave.
E i cannoni.
"FUOCO!!"

Le 14 bocche da fuoco scaricano una salva sovrastando il boato dei tuoni.
Un altro grido. Beccato!

L'abbiamo superato e la nave sta cercando di tirarsi dritta. Non basta, ci vuole di più.
"Ricaricare! Svuotamento d'emergenza del pallone principale!"

La bolla d'aria calda intrappolata dentro la tela scappa da un centinaio di finestrelle che si aprono in sequenza.
La nave fa un'imbardata voltando la prua verso il mare sotto di noi e scende in picchiata.

"FUOCO!"

Passiamo appena oltre le pinne del kraken attraverso la nube di l'odore di polpo troppo grigliato.

A guardarmi in questo momento, ignorando l'effettivo orientamento della nave, ci sarebbe da chiedersi perché io sia con la schiena a terra mentre cerco di tirare indietro il timone.

"Chiudere gli sfiati, massimo calore alla camera principale, spiegare tutte le vele di cabrata e sdraiare quelle di manovra!"

Se va bene il kraken ne ha avuto abbastanza e si ritira. Se va male non riprendiamo quota abbastanza in fretta e precipitiamo.

Né l'una né l'altra.
All'improvviso smettiamo di cadere.
Perché le sei braccia del kraken hanno imbrigliato la poppa della nave.
Non lo facevo con i riflessi così pronti.
È davvero incazzato.

Sta frantumando il castello di poppa mentre ci tira verso il suo becco.

Calmo.
Ho una sola possibilità.

È come se una carovana di carri fatta di carne avesse parcheggiato a cinque metri da me e stesse premendo sulle assi per andare al ponte inferiore.
Cosa che fa, accompagnata da un'esplosione di schegge.

Il becco del Kraken è a 100 metri.
50.
30.
20.

Quando ho rubato la mia prima aeronave non conoscevo ancora le gemelle e non avevo idea di cosa fossero i piani elementali.
Non avrei mai pensato che l'avremmo usata per cercare una risposta alla domanda: "Cosa succederebbe se una tempesta del piano dell'aria di scontrasse con un'eruzione del piano del fuoco?"
Ora stiamo per scoprirlo.

"Accensione dei motori elementali, ADESSO!"
   
 
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