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Autore: E u r eka    14/09/2009    3 recensioni
Ciò che davvero rende possibile l’esistenza all’uomo, scaccia lo sconforto e le tenebre, rende più sopportabile ogni esperienza di dolore e di lotte e illumina con la sua luce ogni cuore, è la speranza. Affidarsi alla speranza è qualcosa di naturale, spontaneo ed immediato. E’ irrefrenabile l’impulso e il bisogno del nostro animo di placare la sua sete insaziabile di pace e serenità. La speranza rende possibile tutto ciò e Kagome infine se ne renderà conto.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Speranza

Speranza nel tempo

 

 

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Il tempo scorre rapido per il mio cuore
e presto ogni giorno da noi vissuto
non diverrà altro che un ricordo.
Amore e sogni potranno essere dimenticati, un giorno,
ma io ancora desidero essere riscaldato...
QUATTRO STAGIONI COL TUO AMORE,
nel profondo del cuore.

Four Seasons, Namie Amuro

 

L'adorabile Primavera ha perduto il suo profumo.
Il Tempo m'inghiotte minuto per minuto come fa la neve
immensa d'un corpo irrigidito io contemplo dall'alto
il globo in tutta la sua circonferenza e non vi cerco più
l'asilo d'una capanna.
Valanga, vuoi tu portarmi via nella tua caduta?

Baudelaire 

 

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Sotto il sole del pomeriggio, nel calore della pigra giornata autunnale, il lago si allargava come una macchia chiara, rappresa nel paesaggio indifferente. 
Indistinta, la superficie dell’acqua brillava ubbiosa, ferma e bassa rifletteva un cielo sbiancato.
Le canne diritte fremevano nella loro fragile immobilità. L’onda gorgogliava senza schiuma nelle stagnanti insenature verdi d’erba fradicia, coperta dalla sottile alga giallastra degli stagni.
Il lago, come assopito, respirava adagio vapori densi, le dune intorno sovrastavano informi e grigie, un volo di uccelli spaziava nella campagna distesa. 
Un ramo, che la corrente rigettava dolcemente a riva, si dondolava leggero e moltiplicava ogni incurvarsi dell’acqua.
L’acqua..
..l’acqua passava rapida, come il tempo.
Era verde, azzurra e d’oro, e profonda e gelida. L’aria era limpida e i monti rossastri sull’orizzonte sembravano stranamente vicini.
L’acqua passava con un singhiozzo intorno al vecchio salice, sui sassi sgretolati della massicciata, trascorreva veloce, verso di lei.
Inesorabile.
L’acqua passava e riaffioravano i ricordi deposti, i sogni dimenticati, tingendosi di verde e d’oro come i sassi sul fondo.
Nella piana in cui aveva trovato rifugio, regnava incontrastato il silenzio, un angolo di tranquillo raccoglimento, permesso dalla quiete del luogo e dalla solitudine.
Per arrivare fin lì si era fatta prestare Kirara da Sango e aveva dovuto inscenare una specie di battibecco con Inuyasha.
Inuyasha. Possibile non avesse capito che non gliene importava nulla del..Per cosa avevano litigato?Ah si, per un raviolo.
Già questo doveva dirla lunga sul resto, no?
Si sentiva la testa così pesante, troppi pensieri ad opprimerla in una morsa crudele. Per non parlare poi di quel macigno, un peso invisibile, ma presente e sempre lì a schiacciarle il cuore con il suo magone di dolore e sofferenza.
Eppure, nonostante tutto, nonostante l’ondata di tristezza e il cocente rimpianto che a volte la prendeva, nonostante il supplizio di essere separata dai suoi cari a volte la rinchiudesse in un cupo ed ermetico mutismo, nonostante a volte arrivasse al punto di odiare se stessa per quella sua fragile vulnerabilità ed eccessiva sensibilità, nonostante tutto questo lei era felice.
Era felice nell’epoca Sengoku, tra amici fidati e compagni ritrovati, nipotini scoperti, nuovi nemici da abbattere e pericoli da affrontare, compiti da imparare e prove da superare, una nuova vita da creare e organizzare con lui.
Sospirò felice, mentre il vento le carezzava dolcemente il bel viso pensieroso e sentiva le labbra stirarsi in un sorriso luminoso.
Inuyasha era stata la sorpresa più grande. Forse il suo cuore aveva sempre saputo di essere ricambiato nell’amore che aveva donato a quello strano ragazzo, ma la mente l’aveva sempre distolta da quella visione ottimistica e realistica delle cose, preferendo spingerla verso ottiche più drammatiche e negative.
E poi a dirla tutta, il suo continuo ed imperterrito disfattismo, il suo paragonarsi ad altri che non fossero lei, la sua insicurezza e sfiducia nelle proprie capacità, non erano stati gli unici ostacoli. 
Erano state le stesse azioni e scelte da lei prese, ogni avventura straordinaria e imprevisto, ogni incontro e peripezia, ogni amicizia sbocciata, ognuna di queste cose aveva  contribuito ad intralciare e boicottare i suoi sentimenti e allo stesso tempo a sorreggerli e sostenerli in un perfetto e calibrato gioco di equilibri tra sconfitta e vittoria, morte e vita, odio e amore.
Il suo unico, indimenticabile, primo grande amore era nato in un’epoca di sangue e battaglie, di guerre infinite e scontri epocali, di razzismi e preconcetti, di stermini e disumanità, ma, anche se guastato da questo contesto spietato e feroce, Kagome vi aveva scorto la bellezza pura e incontaminata della natura, sfondo costante delle sue travagliate vicende.
Contro ogni aspettativa e influenza maligna o benigna che fosse, il suo attaccamento al mezzodemone era proseguito fino a sfociare in un sentimento così profondo da spaventarla.
Non era la prima volta che aveva “una cotta”, dopotutto aveva quindici anni, ma aveva sempre pensato che con il passare del tempo lei avrebbe finito col cedere alla persistente corte di Hojo facendosi così coinvolgere in un tranquillo e pacato rapporto di coppia.
Era la prima volta che ne provava gli effetti spiacevoli per così dire. Battibecchi continui, litigi, sfuriate, tradimenti e abbandoni, fughe improvvise e inseguimenti. Insomma un tira e molla che dapprima l’aveva lasciata leggermente confusa e disorientata, spiazzata visti i racconti romantici e favoleggianti delle sue amiche, ma che poi aveva compreso essere il segno e tratto che distingueva il loro rapporto. 
Certo era che Inuyasha attaccasse facilmente briga con chiunque, eppure lei aveva scorto un che di diverso nelle loro liti, forse un lampo ad illuminarne gli sguardi, un sorriso spuntato sulle labbra.
Non sapeva dirlo, sapeva solo che c’era qualcosa di misterioso che li spingeva ad avvicinarsi l’una all’altro. Era in quei momenti, quando abbassavano le loro facciate e barriere di orgogliosi testardi e cocciuti, lasciandosi travolgere e trasportare dagli occhi magnetici dell’altro e dalle reazioni che scatenavano, che erano davvero vicini come non mai.
Tanto che lei si era sempre sentita minacciata dalla portata di quelle sensazioni così intense e costretta a rinchiudersi nel suo protettivo guscio, al sicuro nella sua corazza dalla pericolosità degli occhi d’oro del mezzodemone.
Al sapore amaro di quei contrasti era subentrata allora un’altra consapevolezza. 
E nei tre anni di forzata lontananza da lui si era ritrovata a dover combattere non con i ricordi e la spiacevole sensazione di star dimenticando qualcosa di fondamentale, quanto l’inspiegabile desiderio di sfida, di sentire l’adrenalina scorrerle nelle vene e di azzuffarsi con qualcuno. Non chiunque, naturalmente, ma quel qualcuno che la perseguitava nei suoi sogni chiedendole di tornare da lui.
Perché cercare la perfezione di una relazione che sarebbe divenuta banale e monotona, aveva compreso?Il suo legame con Inuyasha non era mai stato rose e fiori, ma sempre speciale, magico, un miscuglio di opposti, difetti e pregi insieme, che non avrebbe potuto trovare con nessun altro, neanche se avesse continuato a cercare per l’eternità. Ogni certezza e dubbio erano crollati.
Loro due erano fatti per stare insieme e non c’era niente da dire, fare o spiegare, punto. Era stato allora che aveva preso la sua strada, fatto la sua scelta. Era stato allora che era cresciuta, nel momento in cui aveva abbandonato la sua famiglia, il suo tempo, le sue sicurezze, se stessa, per stare con lui.
Aveva preferito rimanere per sempre insieme a lui e non si era mai rimproverata per ciò che aveva fatto, perché in fondo che vita sarebbe stata la sua senza Inuyasha?
Erano così diversi da avere poco o niente in comune, così estremamente e radicalmente antitetici, da essere incompatibili.
Eppure cosa avrebbe fatto lei senza di lui?
Era Inuyasha la sua famiglia adesso, amico e confidente, fratello e compagno, padre e madre. Era il suo mondo ed era felice, tanto da avere continuamente il terrore di perdere quella sua felicità conquistata tanto duramente.
Ed eccolo lì il problema, la piccola macchiolina che appannava e rendeva incompleta e imperfetta la sua altrimenti completa e perfetta felicità. Se un tempo una delle sue preoccupazioni era stata Kikyo, ora Kagome aveva un rivale ben più potente contro cui scontrarsi, qualcosa di impalpabile, vago e indefinito, appena percepibile, contro cui si trovava completamente inerme e sprovvista di armi per contrattaccare.
Se c’era una cosa che odiava, quello era il tempo. Detestava con tutta se stessa il lento, ma progressivo procedere dei minuti, l’implacabile trascorrere delle ore.
Giorno dopo giorno, mese dopo mese, stagione dopo stagione, il suo nemico, beffardo e incurante della silenziosa lotta instauratasi con l’avversaria, era avanzato col suo incedere borioso e arrogante, il suo fare silenzioso e sfuggente. E così si erano susseguite le lune, in un impetuoso, incontrollabile e ciclico ripetersi, sfumature diverse forse, ma stesse radici.
Ed erano già trascorsi sei anni. Sei anni, così pochi in confronto all’immensità della vita, eppure così tanti.
E lei si sentiva così vecchia e stanca.
Ridicolo avrebbe detto qualcuno, ma lei alla veneranda età di ventiquattro anni si sentiva come se il mondo dovesse crollarle addosso da un momento all’altro e la sua vita fosse sul punto di concludersi, come sull’orlo di un baratro oscuro e senza fine, pronto a inghiottirla e a portarla con sé nell’oscurità più profonda.
C’era già stata lì e il ricordo ancora la terrorizzava.
Quella volta si era salvata, ma Inuyasha sarebbe andato ancora a trarla fuori dall’incubo mostruoso che la assillava tanto profondamente?
Quel suo tacito scontro era davvero insensato e assurdo, ma cosa poteva farci lei se provava quella incondizionata paura per il futuro?
La parola domani aveva sempre avuto il fascino dell’ignoto, l’eccitante incertezza del futuro. Era stato per lei come una scatola chiusa da aprire con emozione e sorpresa, ma da qualche anno a quella parte l’inesorabile trascorrere del tempo l’aveva atterrita.
Era terrorizzata da ogni alba e tramonto che scandivano l’inizio e la fine di un’altra giornata. E se da un lato era paga e riconoscente per ogni momento di gioia passato con Inuyasha, dall’altro c’era sempre quella cupa ombra ad incombere su di lei con le sue oscure minacce.
Molto spesso si era ritrovata a riflettere sulla sua condizione e ogni volta il timore era stato maggiore. Sapeva che avrebbe dovuto continuare a sperare e combattere, ad affrontare con coraggio il domani, non come entità distinta dall’oggi, ma come una sua continuazione non interrotta, ma come poteva riuscirci?
Ciò che temeva in fondo non era il futuro in sé, quanto le deleterie conseguenze che il suo fluire immericordioso comportasse.
Alzò lo sguardo dalle sue mani incrociate e lo sollevò sino alla superficie levigata dell’acqua.
Spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio osservando il paesaggio che la circondava.
Era ottobre e i primi freddi, portati dal vento, erano giunti. L’estate stava per diventare un ricordo da aggiungere agli altri del passato, un’altra perla da inserire nella collana e l’autunno stava già arrivando con le sue giornate un po’ grigie e ravvivate da sprazzi di colore, di vecchie dorature, di rossi e gialli vivaci. Mentre la prima stagione era gaia e festosa, grazie al sole vivo e ai colori smaglianti, l’altra dava uno strano senso di malinconia al cuore, rendendo taciturni e silenziosi. Forse era tutto quello che c’era di patetico e morto in quel periodo dell’anno a provocare quegli stati d’animo, forse l’apparente armonia del paesaggio, in cui si fondevano il grigio del cielo, il pastello ovattato delle montagne nella nebbiolina, il rosso-rame delle foglie morte, si rilevava in realtà piena d’amarezza. In autunno più che mai ci si rendeva conto di quanto fosse passeggera la stagione dell’uomo sulla terra.
Eppure quella era di sicuro la sua stagione preferita. Amava il suo annunciarsi con colori bruciati e sbiaditi, le sfumature di giallo, rossiccio e marrone delle piante, il clima che diventava sempre più inclemente e procurava una morte lenta a tutta la natura; una morte però apparente, che durava solo pochi mesi.  
Era sufficiente osservare le abitudini degli uomini per accorgersi di quanto le stagioni influissero sulle loro vite. L’inverno giungeva col suo freddo ed il manto regale e candido, recando con sé la cara neve, la primavera ingioiellava invece i prati e gli alberi con i boccioli e i suoi colori vividi e brillanti, mentre l’estate forniva calore e brillava d’oro, donando i suoi raggi luminosi.

Kagome osservò le foglie giallastre staccarsi delicatamente dai rami ad ogni soffio lieve di vento, volteggiare e poi cadere lentamente in larghe volute, ammucchiandosi alle radici sporgenti degli alberi e formando un soffice e rumoroso tappeto d’oro sotto i piedi.
A un tratto, una ventata impetuosa strappò una piccola foglia dal suo ramo facendola cadere in acqua; subito fu travolta dalla corrente insieme a tante altre.
Provò un incondizionato moto di pena e senza neanche rendersene conto si ritrovò a paragonarsi a quella. Si sentiva così fragile in quel momento.
Si strinse nell’ampio kimono color ocra, rabbrividendo leggermente mentre gli occhi le si inumidivano. Pochi secondi e sentì qualcosa di pesante ricaderle sulle spalle e una presa sicura, forte e delicata al contempo cingerla alla vita.
Sgranò appena gli occhi, per niente sorpresa in fondo, quando due braccia robuste la strinsero contro un petto saldo e muscoloso e provò il familiare ed incontrollabile impulso di posarvi sopra la testa e farsi stringere da quell’abbraccio così energico e caldo.
Non alzò lo sguardo né ne incrociò gli occhi, mentre sentiva le sue labbra sfiorarle il capo e posare un tenero bacio sulla sua fronte.
Il suo cuore batteva impazzito contro il costato, ma lei non ci fece caso, sicura che anche lui si fosse accorto di quali reazioni avesse scatenato.
Il respiro caldo di Inuyasha contro il collo le provocò l’ormai familiare vampata e mentre le guance le si imporporavano, lui immerse il viso nei suoi capelli.
Sapeva quanto gli piacesse farlo. Se li aveva fatti crescere, era stato anche per soddisfare un suo capriccio. Voleva vederla con i capelli lunghi e lei aveva deciso di accontentare quel suo piccolo desiderio. Quando Inuyasha posò la testa sulla sua spalla, guancia contro guancia, Kagome smise di pensare, lasciandosi cullare da quella stretta e godendosi l’attimo.
Solitamente non era così espansivo, a meno che non fossero soli e lei chiuse gli occhi per assaporare meglio quel momento, sentendosi in pace con il mondo.
Quando stava per aprire gli occhi, sentì la presa del ragazzo irrigidirsi, ma non si mosse, aspettando in silenzio che lui dicesse qualcosa.
“Mi dispiace per prima”  buttò giù tutto d’un fiato.
Pur non potendo vedergli il viso Kagome immaginò il suo sguardo da cucciolo bastonato, le orecchie abbassate e le labbra piegate verso il basso in una smorfia. Sapeva quanto fosse stato difficile per lui porgerle quelle scuse e subito si sentì in colpa. Non era lui ad essere dalla parte del torto, ma lei. Era lei che doveva scusarsi, solo e solo lei. Scosse leggermente la testa e girò completamente il busto, raggomitolandosi contro il suo petto e poggiando il capo poco sotto la spalla. Le dita lunghe corsero ai capelli e strinsero lievemente quei fili d’argento, mentre Inuyasha le carezzava la schiena.
Voleva chiedergli perdono, ma non si sentiva ancora pronta ad incrociarne lo sguardo e si limitò a sussurrare, in un bisbiglio appena udibile. “Chi ti ha detto che ero qui?”
“Nessuno, ho seguito il tuo odore.”
Tutto si spiegava adesso. Avrebbe dovuto alzare una barriera, eppure una parte di sé non aveva voluto, come se sperasse che lui accorresse.
E lui era arrivato, come al solito.
Per tutti i kami, lo amava così tanto!
Eppure..Sentì di nuovo quella sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco.
Tic tac..Tic tac..
Il tempo scorreva e lei invecchiava ogni secondo di più. Un giorno, dopo essere avvizzita e appassita come una foglia, sarebbe morta, ma lui?Cosa ne sarebbe stato di Inuyasha?
Alzò finalmente il viso, incrociando gli occhi e il viso che amava. Erano trascorsi sei anni da quando aveva detto addio alla sua epoca d’origine, alla sua famiglia, al suo passato e mentre lei portava su di sé i segni brucianti di quegli anni passati, Inuyasha aveva lo stesso aspetto di quando lo aveva svegliato dal suo sonno, il loro primo incontro al Goshinboku. Mentre lei cresceva e il suo fisico e il viso risentivano degli effetti del tempo, lui rimaneva uguale a se stesso; Kagome diventava la splendida donna che da ragazza si era previsto sarebbe stata e Inuyasha era fermo, bloccato all’apparenza di ragazzo.
Tutti intorno a lui erano uomini e donne e si avviavano al loro destino di morte, come tutti gli esseri umani, tranne lui. Come doveva sentirsi vedendo lei e gli altri invecchiare, mentre lui non poteva?Cosa avrebbe provato vedendoli morire un giorno, mentre lui sopravviveva?
Sentì la gola farsi secca e gli occhi inumidirsi di nuovo, ma ricacciò con forza le lacrime, dandosi per l’ennesima volta della stupida.
Fissò i suoi occhi d’ambra e carezzò il viso dell’uomo che amava, perdendosi in quei raggi di sole dorato vivi, tiepidi e morbidi che sciolsero istantaneamente il freddo gelato del suo cuore, carezzandolo e riscaldandolo con amore e dolcezza, come il più prezioso dei tesori.
Inuyasha la fissava serio, con sguardo stranamente risoluto e un’espressione determinata che gli faceva brillare gli occhi ancor di più.
Aumentò la presa, stringendola con maggiore forza e decisione al petto.
“Non ho intenzione di lasciarti andare mai più, Kagome. Qualunque cosa possa accadere, qualsiasi nemico o problema..noi lo abbatteremo insieme.”
Inuyasha.
Si poteva abbattere anche un nemico come la morte?
Un giorno del loro amore sarebbero rimasti solo i sogni e i ricordi e forse neanche più loro..
No, non voleva pensarci. Ricambiò l’abbraccio e quando Inuyasha la prese in braccio e la baciò, rispose con lo stesso trasporto, aggrappandosi a lui con tutto l’amore che provava.
Era ancora presto e in fondo non era poi così vecchia.
Ne avevano passate di tutti i colori e di certo non si sarebbero lasciati sconfiggere da qualcosa del genere. Avrebbero trovato una soluzione, insieme.

 

 

Ciò che davvero rende possibile l’esistenza all’uomo, scaccia lo sconforto e le tenebre, rende più sopportabile ogni esperienza di dolore e di lotte e illumina con la sua luce ogni cuore, è la speranza. Affidarsi alla speranza è qualcosa di naturale, spontaneo ed immediato.
E’ irrefrenabile l’impulso e il bisogno del nostro animo di placare la sua sete insaziabile di pace e serenità. La speranza rende possibile tutto ciò.
Pur se per poco, ci si culla a volte nella dolce illusione di una facile e rapida attuazione dei propri progetti, dimenticando di operare per raggiungere ciò che si desidera.
Chi agisce in questo modo non riesce a vagliare rettamente quanto sia in suo potere di realizzare e quanto invece non sia nelle sue possibilità, per l’insufficienza delle sue forze e per cause che dipendano dall’ambiente in cui vive.
Conoscere noi stessi è difficile e il giudizio che diamo sulle nostre capacità può essere errato, ma quando abbiamo la certezza che la meta a cui tendiamo può essere raggiunta con i mezzi a nostra disposizione, allora occorre allontanare dal nostro animo ogni facile illusione e fare appello alle risorse di cui la nostra volontà, vigorosamente stimolata, è prodiga.
E’ evidente che in ogni nostra azione c’è sempre una parte notevole di imprevisto e di imprevedibile per cui esiste sempre la possibilità che essa non si svolga secondo i desideri, tuttavia lo sforzo continuo della nostra volontà può rendere sempre più insicuro il successo.
Esistono fatti che non dipendono da noi e allora è innato e istintivo il sorgere della speranza e della fiducia negli avvenimenti futuri.  

  

 

 

Aveva una fiducia illimitata in Inuyasha e nel loro amore e la speranza che col tempo tutto si sarebbe appianato e risolto.
Il futuro non le sembrava più così terribile..

  

..Anche perché..

 

Inuyasha, noi due staremo sempre insieme, vero?

L’eco di una promessa mai dimenticata, un sogno che non si sarebbe infranto e sarebbe rimasto intatto e protetto nel tempo..

 

 

 

“L’occhio che guarda con amore è una lucerna provvista di fiamma.
Vede di là dal normale, per una introspezione che trae su dalle ombre una ricchezza insospettata.
Chi ama comprende, perché l’amore è luce e vede dove l’occhio senza amore vede solo tenebre.”
Igino Giordani

 

 

 

 

 

 

 

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Allora, cosa dire?
Questa breve one-shot era nata per partecipare al contest indetto da Roro ed Emiko “Four Seasons”, ma poi non ho purtroppo fatto in tempo a completarla.
Dopotutto tempus fugit..
Comunque ero finalmente riuscita a concluderla da qualche settimana, ma per un motivo e per un altro non la postavo mai.
Finalmente stasera mi sono decisa ed eccomi qui.
Scrivere di Inuyasha e Kagome nuovamente è stato qualcosa di indescrivibile. Ho riscoperto l’amore incondizionato per quel mezzo demone cocciuto e la ragazzina testarda nel suo amore, il coraggio, la forza, l’energia che mi avevano fatto innamorare di questo magico manga cinque anni fa. Vedere la conclusione della saga che tanto mi aveva fatto penare, commuovere, piangere, ridere, emozionare è stato un po’ come perdere una parte di me. Inuyasha non è stato soltanto un fumetto, ma un amico, un compagno che mi ha aiutato a superare momenti difficili, a farmi sentire più forte.
Mi ha trasmesso coraggio e si, con lui si conclude un’epoca.
Per me rimarrà l’emblema della mia adolescenza, così come Peter Pan e i classici Disney quelli dell’infanzia.
Perciò eterna gloria ai valorosi e prodi guerrieri che per tanti anni ci hanno fatto sognare. Dopo tante battaglie il dovuto e meritato riposo.
Ben approdati ad Itaca!
Quindi anche se è doloroso ..Addio Inuyasha e Kagome e Sango e Miroku e Shippo e Kirara e Sesshomaru e Kikyo!E grazie, mille volte grazie per questi splendidi anni trascorsi insieme , grazie di cuore!Conserverò gelosamente il ricordo meraviglioso che mi avete donato e  non dimenticherò mai il vostro valore, la tenacia, la fermezza, i vostri sorrisi così come le vostre lacrime, la gioia e il dolore di voi tutti.
Un bacio a tutti <3

 

  
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